Il bambino tra anni Sviluppo tipico e atipico - Ottobre 2013 Dott.ssa Mara Lelli Neuropsichiatra Infantile

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Il bambino tra i 3 e i 6 anni
    Sviluppo tipico e atipico
           Ottobre 2013
                             .

              Dott.ssa Mara Lelli
            Neuropsichiatra Infantile
CONOSCERE lo SVILUPPO TIPICO

Per
- Effettuare una adeguata
  programmazione didattica .
- Intervenire precocemente ed in maniera
   idonea in caso di difficoltà dello
   sviluppo
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Cos’è necessario osservare?
•   Sviluppo psicomotorio
•   Sviluppo linguistico
•   Sviluppo cognitivo
•   Capacità relazionali e di socializzazione

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Lo sviluppo motorio
• “I movimenti non sono un puro meccanismo, un
  mezzo per ottenere qualcosa: le azioni motorie
  esercitano un ruolo importante nella formazione
  della mente, condizionano l’apprendimento e sono
  alla base del linguaggio … sviluppano infatti la
  logica mentale, sono alla base dei rapporti causa
  effetto, della concatenazione dei diversi anelli che
  formano la catena del pensiero” (Alberto Oliverio)

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Lo sviluppo motorio
  Fra i 3 e i 6 anni il bambino:
• Ha ormai raggiunto le competenze motorie
  di base.
• Continua ad evolvere quanto ad equilibrio e
  coordinazione globale e fine.

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Lo sviluppo motorio tipico
          Motricità globale
• 3 ANNI: cammina sulla punta dei piedi dopo
  esemplificazione,alterna i piedi salendo le scale, tenta di
  stare in equilibrio su un piede.
• 4 ANNI: riesce a stare su un piede per alcuni secondi (2”),
  fa 6-7 saltelli di seguito o un ampio salto correndo o da
  fermo. Esibisce la propria motricità.
• 5-6 ANNI:salta una corda a piedi uniti a 20 cm da terra,
  saltella su un piede e alternando i piedi, sta in equilibrio su
  un piede per più tempo (8”), scende con disinvoltura le
  scale, sta a piedi uniti sulle punte per 10”.

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Coordinazione oculo-manuale e
      prassie ideomotorie
• 3 anni: costruisce una torre di 10 cubi, inserisce le
  3 forme anche con rotazione della tavoletta dopo
  vari tentativi, tiene la matita come l’adulto.
• 4 anni: infila grosse perle, piega un pezzo di carta
  in 3 modi diversi(vert.,orizz.,diag.), segue un
  tracciato grafico dopo esemplificazione
  rispettando la direzione.

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Prassie ideomotorie
• A 5 anni: fa un nodo semplice, usa le forbici
  seguendo una linea spezzata, infila le perle,
  travasa perline con un cucchiaino, sa
  avvitare e svitare, avvolge un nastro, fa
  incastri piani.
• A 6 anni: sa usare le forbici per ritagliare un
  quadrato, usa lo scotch, esegue incastri con
  diversi orientamenti.
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PRASSIE VIDEOCOSTRUTTIVE

• A 5 -6 anni:
• Riproduce su copia modelli con cubi e
  bastoncini
• Riproduce su copia graficamente modelli
  grafici

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PRASSIE della VITA QUOTIDIANA

A 5- 6 anni
• Si veste e si sveste (abbigliamento semplice,
  giacca)
• Usa forchetta e coltello quasi bene
• Sa pettinarsi abbastanza bene
• Si lava faccia e mani
• Conosce il suo indirizzo ( 3 informazioni).
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LO SCHEMA CORPOREO
• A 3 anni: percepisce il corpo nella sua
  globalità con le principali posture ed
  andature.
• A 4 anni: su comando verbale tocca
  almeno 10 delle parti principali del
  corpo.

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LO SCHEMA CORPOREO

• A 5 anni:denomina su di sé, su un altro o su
  un’immagine le principali parti del corpo e molti
  particolari fini ( es. mento, guancia, fronte).
• Imita gesti e posture
• Disegna la figura umana completa, chiara la distinzione fra
  maschio e femmina

• A 6 anni : aumenta il numero dei particolari fini che
  denomina. Comincia a conoscere destra e sinistra su di sé.
• Nel disegno i particolari vengono meglio rappresentati.
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L’ORGANIZZAZIONE
          PERCETTIVA
• A 3 anni: comincia l’associazione dei colori
  fondamentali e delle forme.
• A 4 anni: associa colori anche derivati e comincia
  la denominazione di colori e forme.
• A 5 anni:denomina esattamente i colori e comincia
  ad utilizzarli appropriatamente nel
  disegno.Riconosce forme geometriche semplici e
  le rappresenta graficamente. Seriazione di 5
  elementi.
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L’ORGANIZZAZIONE PERCETTIVA

• A 6 anni:
• Denomina tutti i colori e li usa
  appropriatamente nel disegno.
• Rappresenta graficamente figure
  geometriche semplici
• E’ capace di seriare 6 elementi.

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L’Org. Spazio-temporale
• Il bambino conosce gradualmente lo spazio
  secondo precise tappe:
• in riferimento al proprio corpo
• conoscendo i rapporti topologici degli
  oggetti fra loro ( dentro-fuori, sopra-
  sotto,davanti- dietro, vicino-lontano)
• conoscendo lo spazio rappresentato

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L’organizzazione spaziale
• A 3-4 anni : sa copiare figure geometriche, non già
  rispettando angoli e dati, ma riproducendo i rapporti
  topologici che li contraddistinguono (vicinanza ,
  separazione, inclusione di una figura nell’altra).
• Dopo i 4 anni: differenzia le diverse figure geometriche
  sulla base delle dimensioni relative dei lati e degli angoli.
• Comincia a conoscere e rispettare i rapporti euclidei
  ( distanza reale fra i vari punti di una figura) e persino
  prospettici.

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L’ORGANIZZAZIONE SPAZIALE

• A 5 anni:
• Cammina e corre evitando gli ostacoli
• Sa collocarsi spazialmente rispetto ad un oggetto
• Sa collocare spazialmente gli oggetti fra loro
• Riconosce su illustrazioni rapporti spaziali
• Discrimina lunghezza, altezza, grandezza diversa fra 2-3
  oggetti
• Memory di 6 pezzi
• Puzzle semplici
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L’organizzazione spaziale
• A 6 anni:
• Cammina e corre seguendo un ritmo spontaneo o richiesto
• Sa fermarsi ad un segnale
• La nozione di spazio diventa più ampia. Descrive luoghi
  familiari
• Nozioni topologiche: c’è la rappresentazione grafica
• Memory di 8 pezzi.

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L’ORGANIZZAZIONE TEMPORALE

•   A 4 anni:
•   Esegue 2 azioni in successione
•   Ha il concetto di prima-dopo
•   A 5 anni:
•   Usa adeguatamente i termini “ adesso, prima, dopo”
•   A 6 anni:
•   Conosce i giorni della settimana
•   Conosce il significato di “ieri, oggi, domani”

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IL LINGUAGGIO
     Le principali tappe dello sviluppo del linguaggio.
•   Dalla nascita ai 2-3 mesi: utilizza il pianto
    differenziandolo sempre di più.
•   Dai 4 mesi ai 6/7 mesi: vocalizza, inizia la
    lallazione.
•   Dagli 8 ai 12 mesi: la lallazione si arricchisce,
    utilizza i suoni onomatopeici.
•   Dai 12 ai 18 mesi: compaiono le prime parole,
    comincia ad utilizzare la parola-frase.

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• Dai 18 ai 24 mesi: con 2-3 parole forma le
  prime frasi contratte.
• Dai 2 ai 3 anni: struttura la frase semplice e
  l’arricchisce, differenzia singolare e plurale,
  usa gli aggettivi.
• Dai 3 ai 4 anni utilizza la frase completa.
• Dai 4 ai 6 anni: la frase è completa, corretta
  e sempre più ricca nei modi di espressione.
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Il LINGUAGGIO fra i 5 e i 6 anni

• Il bambino utilizza una frase
  completa,corretta e sempre più ricca.
• Comincia ad avere una buona
  consapevolezza fonologica.
• Sa raccontare una storia.

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CONSAPEVOLEZZA
          FONOLOGICA
• Capacità di percepire/riconoscere per via
  uditiva i fonemi che compongono le parole
  del linguaggio parlato.
• Saper operare delle trasformazioni con gli
  stessi.

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Consapevolezza fonologica
    A 5 anni:
•   Divide la parola in sillabe
•   Riconosce un maggior numero di fonemi
•   Identifica alcune lettere nella scrittura
•   Sente le rime e le riproduce.

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Consapevolezza fonologica
    5-6 anni:
•   Tra più parole o immagini trova quelle che
    iniziano con la stessa sillaba
•   Identifica e pronuncia la sillaba o il suono iniziale
    di una parola
•   Conta il numero di sillabe e fonemi di una parola
    semplice
•   Opera la fusione di due fonemi per formare una
    sillaba (a circa 6 anni).

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LA NARRAZIONE
• Non è possibile osservare questa abilità
  prima dei 3 anni quando il racconto non è
  però ancora una vera narrazione: è rispettato
  l’ordine temporale, ma all’interno di
  sequenze di brevi frasi non sono esplicitati i
  luoghi, il modo in cui avvengono le
  relazioni e i personaggi che le svolgono.

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La narrazione
• Intorno ai 4 anni i bambini sembrano capire che una storia
  è interessante perché al suo interno il protagonista deve
  fronteggiare e risolvere una situazione problematica ma
  non sono ancora in grado di esprimere i suoi stati interni.
• A 5 anni i bambini sono finalmente in grado
  di raccontare le sequenze di azioni esplicitando lo scopo
  cui sono dirette e costruiscono storie complesse e coerenti
  Permette di valutare oltre agli aspetti specificatamente
  linguistici, anche aspetti più complessi come la coerenza
  narrativa e il livello di informazioni che è necessario
  trasmettere.

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IL DISEGNO
• Più che un’abilità unitaria è un SISTEMA
  COMPLESSO che implica abilità motorie,
  immaginazione,memoria,significati,
   percezione, rappresentazioni affettive.
• Il deficit di una di queste abilità può dare un
  deficit nell’abilità grafica.

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IL DISEGNO
A 3 anni: il bambino disegna forme poco
  riconoscibili ma che denomina (intenzionalità
  rappresentativa).Copia il cerchio e la croce. Inizia
  a rappresentare la figura umana.
KELLOG (1960):
Fase dei DIAGRAMMI (circa 3 anni):mette insieme
  più figure (es. sole).
COMBINAZIONE di DIAGRAMMI (3-4anni)

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IL DISEGNO

KELLOG (1960)
Fase PITTORICA ( 4 anni): cerca di dare un
  significato a quello che ha disegnato.
DISEGNI COMPLESSI ( 4-5 anni):inizia la capacità
  di elaborare disegni complessi che indicano
  pensieri, sentimenti, preoccupazioni. Le
  dimensioni e la collocazione sul foglio ci dicono
  cosa per il bambino è più importante .

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IL DISEGNO

PIAGET (1947): ipotizza che il disegno corrisponda allo
   sviluppo dei rapporti spaziali
2 anni: inizia a rappresentare immagini mentali di oggetti ed
   eventi ( simbolismo). Raffigura solo il suo punto di vista
( egocentrismo).
4 anni: inizia a rappresentare i rapporti topologici fra le parti
   di una figura
4-7 anni: il bambino rappresenta rapporti spaziali che
   rimangono invariati anche con lo spostamento o la
   rotazione delle figure.
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IL DISEGNO

LUQUET (1964):
REALISMO MANCATO (3-5 anni):
Il bambino decide cosa vuole rappresentare ma
 spesso produce disegni per lui insoddisfacenti
( difficoltà nel tracciare contorni accurati, trascura
 particolari importanti o li colloca in posti
 sbagliati), riformula così le intenzioni man mano
 che il disegno procede.

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IL DISEGNO

LUQUET(1964):
 REALISMO INTELLETTUALE (5 - 7/8 anni)
Il bambino esegue disegni somiglianti alla realtà ma disegna
   le cose non come le vede ma come le conosce.
  Non si preoccupa della prospettiva.
  Rappresenta elementi che nella realtà non si dovrebbero
   vedere ( es. casa con oggetti interni ad essa).
 Può rappresentare più momenti di una storia.

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Lo sviluppo intellettivo
• Piaget: lo sviluppo mentale è un processo attivo e dinamico
  e la condotta intelligente è espressione della ricerca di un
  equilibrio funzionale fra l’individuo e l’ambiente.
• Ha suddiviso lo sviluppo cognitivo del b. in 5 fasi
• Fase senso-motoria
• Fase pre-concettuale
• Fase del pensiero intuitivo
• Fase delle operazioni concrete
• Fase delle operazioni formali

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Lo sviluppo intellettivo
• Fase pre-concettuale: va dai 2 ai 4 anni.
  L’atteggiamento fondamentale del bambino è ancora di
  tipo egocentrico in quanto non conosce alternative alla
  realtà che personalmente sperimenta. Crede che tutti la
  pensino come lui e che capiscano i suoi desideri e pensieri
  senza sforzarsi di farsi capire.
• Il linguaggio diventa molto importante perché impara ad
  associare alcune parole ad oggetti e azioni.

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Lo sviluppo intellettivo
• Per lui tutto è gioco: addirittura ripete in forma di gioco le azioni reali
  che sperimenta (ad es. per lui è un gioco vestirsi e svestirsi).
• Imita, anche se in maniera generica, tutte le persone che gli sono
  vicine: le idealizza perché sa che si prendono cura di lui. Impara a
  comportarsi come gli adulti vogliono, prima ancora di aver compreso
  il concetto di obbedienza.
• Non è neppure capace di relazionare i concetti di tempo, spazio, causa.
  Il suo ragionamento non è né deduttivo (dal generale al particolare),
  né induttivo (dal particolare al generale), ma transduttivo o analogico
  (dal particolare al particolare)

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Lo sviluppo intellettivo
• Fase del pensiero intuitivo: va dai 4 ai 7 anni.
• Aumenta la partecipazione e la socializzazione nella vita
  quotidiana, ciò lo obbliga a rivedere conoscenze
  precedenti mediante processi cognitivi di
  generalizzazione.
• Il pensiero non è reversibile: riproduce mentalmente un
  avvenimento nell’unica direzione in cui l’avvenimento si è
  verificato. Non comprende l’invarianza della quantità al
  mutare delle condizioni percettive.

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Lo sviluppo emotivo
• PROCESSO di SEPARAZIONE-INDIVIDUAZIONE:
  a 3 anni il b. dovrebbe aver raggiunto la prima importante
  tappa di tale processo . Comincia a percepirsi come
  individuo separato dalla figura della madre con
  caratteristiche e desideri propri.
• SVILUPPO dell’AUTONOMIA: la maturità emotiva
  raggiunta permette al bambino di affrontare nuove
  importanti autonomie come quelle legate all’ingresso nella
  scuola dell’infanzia.

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La socializzazione
• SOCIALIZZAZIONE: con l’ingresso alla scuola
  dell’infanzia inizia il primo contatto in autonomia con il
  mondo extrafamiliare e l’interazione col gruppo dei pari.
• Il bambino sviluppa gradualmente la sua capacità di
  cooperazione e di collaborazione con i coetanei.
• Apprende gradualmente a controllare i propri impulsi e a
  regolare il suo comportamento secondo norme condivise.

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La socializzazione
• INTERAZIONE nel GRUPPO: è graduale e si sviluppa
    dai 2 ai 6 anni.
il gruppo di gioco è formato da pochi bambini (3-4),
    gradualmente si accettano più soluzioni pur di non
    rimanere soli.
Nel gruppo il b. esprime le sue capacità, la sua affettività, si
    confronta con gli altri, assume le sue reponsabilità, assume
    un ruolo sociale.
Il gruppo assume un carattere normativo e disciplinare:
    apprende certi comportamenti e inibisce alcuni impulsi.

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Sviluppo atipico
• L’osservazione attenta del bambino nei vari
  momenti di vita nella scuola dell’infanzia permette
  di cogliere l’atipicità di comportamenti e
  apprendimenti. Ciò consente di:
   --- avviare stimolazioni adeguate al superamento
  del problema
   --- in caso di persistenza o particolare gravità
  delle atipie chiedere una consultazione
  specialistica.
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BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

( Strumenti d’intervento per alunni con bisogni
  educativi speciali - MIUR 27/12/ 12 )
  L’area dei BES comprende 3 grandi sotto-
  categorie:
• Disabilità
• Disturbi evolutivi specifici
• Svantaggio socio-economico,linguistico,
  culturale
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Disturbi Evolutivi Specifici
•   Disturbi Specifici dell’Apprendimento
•   Disturbi evolutivi specifici del linguaggio
•   Disturbi specifici delle aree non verbali
•   Deficit della coordinazione motoria
•   Deficit dell’attenzione e iperattività

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Patologie al confine tra disabilità
      e disturbo evolutivo

• Funzionamento intellettivo limite
  ( quadri borderline)
• Gravi disturbi del comportamento

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I Disturbi Specifici
       dell’Apprendimento.
 LINEE GUIDA MIUR 17 Aprile 2013 :
 Linee guida per la predisposizione dei
 protocolli regionali per le attività
 d’individuazione precoce dei casi sospetti di
 DSA .
La scuola ha il compito dell’individuazione
precoce dei casi sospetti di DSA
         ( legge 8 Ottobre 2010)
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L’iter previsto si articola in 3 fasi:

1)Individuazione degli alunni che presentano
  difficoltà significative di lettura, scrittura o
  calcolo.
2)Attivazione di percorsi didattici mirati al
  recupero di tali difficoltà
3) Segnalazione dei soggetti “resistenti”
  all’intervento didattico

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INDICATORI di RISCHIO e
  PREVENZIONE dei DSA nella SCUOLA
                dell’INFANZIA
     Rischio Dislessia:
gli indicatori più sensibili sono riferiti allo
  SVILUPPO del LINGUAGGIO
 ( capacità di comprensione ed espressione,
  alterazioni fonologiche significative,
  capacità percettivo- uditive, competenze di
  manipolazione consapevole dei suoni
  all’interno delle parole)
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Rischio Disortografia e Disgrafia:

• Indicatori riferiti allo SVILUPPO
  LINGUISTICO
• Maturazione delle COMPETENZE VISUO-
  COSTRUTTIVE
• Maturazione delle COMPETENZE
  GRAFICHE

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Rischio Discalculia

• Difficoltà nella rappresentazione delle
  quantità, nel loro confronto e manipolazione
  (aggiungere o sottrarre)
• Difficoltà nella capacità di astrazione della
  numerosità

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DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI
       dell’ELOQUIO e del LINGUAGGIO

• I DSL sono condizioni in cui l’acquisizione delle
  normali abilità linguistiche è disturbata sin dai primi
  stadi dello sviluppo (Definizione ICD -10)
• DISTURBI SPECIFICI:
  i DSL non sono direttamente attribuibili a
• alterazioni neurologiche o anomalie dei meccanismi
  fisiologici dell’eloquio
• compromissioni sensoriali
• ritardo mentale
• fattori ambientali
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ICD-10 DISTURBI EVOLUTIVI SPECIFICI
  dell’ELOQUIO e del LINGUAGGIO (F80)

• F80.0 Disturbo specifico dell’articolazione
  dell’eloquio
• F80.1 Disturbo del linguaggio espressivo
• F80.2 Disturbo della comprensione del
  linguaggio

                   Dott.ssa Mara Lelli
                 Neuropsichiatra Infantile
DISTURBO SPECIFICO
dell’ARTICOLAZIONE dell’ELOQUIO (F80.0)

• E’ un disturbo evolutivo specifico in cui l’uso dei suoni
  verbali da parte del bambino è al di sotto del livello
  appropriato alla sua età mentale, ma in cui vi è un livello
  normale delle abilità linguistiche, per cui si osserva:
• acquisizione dei suoni verbali ritardata
• articolazione difettosa con omissioni, distorsioni o
  sostituzioni di suoni , incoerenze nell’associazione di
  suoni (pronunciati talvolta correttamente altre volte no)

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DISTURBO del LINGUAGGIO
       ESPRESSIVO (F 80.1)
• E’ un disturbo evolutivo specifico in cui la
  capacità del bambino di esprimersi tramite il
  linguaggio è marcatamente al di sotto del livello
  appropriato alla sua età mentale, ma in cui la
  comprensione del linguaggio è nei limiti
  normali.
• Vi possono essere o meno anomalie
  dell’articolazione.

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Sintomatologia
• notevole ritardo nello sviluppo linguistico (es.
  assenza di singole parole intorno ai 2 anni assenza
  di piccole frasi di almeno due parole intorno ai 3
  anni)
• limitato sviluppo del vocabolario in età
  successive
• uso ripetitivo di parole generiche
• difficoltà a selezionare le parole adeguate e le
  sostituzioni di parole
• talvolta ritardo o anomalia nella produzione dei
  suoni verbali
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Sintomatologia
•    notevole ritardo nello sviluppo linguistico (es. assenza
    di singole parole intorno ai 2 anni assenza di piccole frasi
    di almeno due parole intorno ai 3 anni)
•    limitato sviluppo del vocabolario in età successive
•    uso ripetitivo di parole generiche
•    difficoltà a selezionare le parole adeguate e le
    sostituzioni di parole
•    talvolta ritardo o anomalia nella produzione dei suoni
    verbali

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DISTURBO della COMPRENSIONE del
        LINGUAGGIO (F 80.2)

• E’ un disturbo evolutivo in cui la comprensione
  del linguaggio da parte del bambino è al di
  sotto del livello appropriato alla sua età
  mentale.
• In quasi tutti i casi anche l’espressione verbale è
  marcatamente disturbata e son frequenti le
  anormalità nella produzione dei suoni verbali.

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Sintomatologia
• Significativo ritardo nella comprensione del linguaggio ad es.
   - incapacità di rispondere a nomi familiari nel primo anno di vita
   - incapacità di identificare almeno alcuni oggetti comuni entro i 18
   mesi
   - incapacità di seguire istruzioni semplici e comuni entro i 2 anni
  - più avanti difficoltà a capire le strutture grammaticali (es frasi
   interrogative, negative, comparativi ecc.)
  - talvolta difficoltà a comprendere alcuni aspetti comunicativi del
   linguaggio (tono della voce ,gestualità)

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Diagnosi
• La gravità del disturbo è significativamente oltre i
  limiti della normale variabilità
• Non sono soddisfatti i criteri per le Sindromi da
  alterazione globale dello sviluppo psicologico
  dov’è in genere gravemente ritardato lo sviluppo
  del linguaggio (anomalie qualitative delle
  interazioni sociali e della comunicazione ,
  repertorio limitato, stereotipato di interessi e
  attività
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Diagnosi
• Nei DSL più gravi possono essere presenti:
• ritardo nello sviluppo sociale
• ripetizione automatica di parole che non capiscono
• gamma ridotta di interessi
  Ma a differenza dei b. autistici:
• Interazione sociale normale
• gioco nella norma
• comunicazione non verbale sufficientemente adeguata.

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DISTURBI SPECIFICI NON
         VERBALI
La Sindrome non verbale fu definita dal
  neuropsicologo canadese Rourke (1989)
  come
"una tipologia di disordini caratterizzata da un
  forte divario, nel punteggio di QI, fra
  componenti verbali e non verbali"

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Disturbi specifici non verbali
          Caratteristiche
1- Problemi percettivi e tattili, riguardanti
  specialmente il lato sinistro del corpo :
  manca una buona elaborazione percettiva
  degli stimoli sensoriali.
2 - Problemi di coordinazione motoria.
3 - Deficit visuo-spaziali , soprattutto della
  memoria di lavoro in ambito visuo spaziale.

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4 - Problemi in compiti cognitivi ( es. mappe
  mentali, elaborazione corretta delle percezioni)
  e sociali ( gesti ed espressioni che
  accompagnano il discorso)
  di tipo non-verbale
5 - Buona memoria verbale meccanica
6 - Difficoltà in aritmetica e discreto successo
  in lettura e scrittura (con eccezione del
  grafismo )

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7 - Difficoltà di adattamento a nuove situazioni
  sociali : i soggetti amano le routines e le
  situazioni statiche
8 - Verbosità
9 - Deficit di giudizio sociale ( difficoltà ad
  interpretare adeguatamente le regole, a cogliere
  la pragmatica del discorso, sempre inadeguati al
  contesto)
10 - Discrepanza fra QI verbale (più alto) e QI
  di performance (più basso)
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Difficoltà scolastiche nelle
        sindromi non verbali
• Difficoltà nel Disegno soprattutto
  geometrico e nell’incolonnamento dei
  numeri
• Difficoltà a ricordare l’ordine spaziale nelle
  procedure di calcolo
• Difficoltà nella rappresentazione dei
  problemi.

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• Difficoltà nella rappresentazione dei testi
  descrittivi e argomentativi se richiedono un
  modello mentale visuo spaziale.
• Iniziali difficoltà nella letto – scrittura che
  scompaiono però dopo la classe 3° mentre
  emergono in maniera più rilevante le
  difficoltà aritmetiche.

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Disturbo non verbale di tipo
             motorio
• ( Disprassia o Disturbo di sviluppo della
  funzione motoria o Disturbo specifico
  evolutivo della funzione motoria)
• Queste denominazioni indicano che la
  componente coordinazione motoria non si è
  mai sviluppata in maniera adeguata

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Sintomatologia

• Gravi difficoltà di coordinazione motoria
   dovute a difficoltà cognitive
  (il soggetto non è in grado di pianificare e
  immaginare i movimenti)

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Rispetto alla Sindrome non verbale

•   Mancano le carenze affettivo relazionali
•   Buoni risultati nelle prove percettive
•   Difficoltà scolastiche non gravi
•   Compromissione cognitiva non grave

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Il ritardo psicomotorio e
               intellettivo
• RITARDO PSICOMOTORIO: è una modalità
  generica con cui si segnala il ritardo delle
  principali competenze psicomotorie
  (motricità,linguaggio, schema corporeo, org.
  percettiva, spazio-temporale, grafica ecc.).
• Tale definizione viene usata soprattutto nei
  bambini più piccoli dove lo sviluppo delle
  competenze cognitive è più difficilmente
  valutabile.
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Il ritardo psicomotorio e
                intellettivo
• RITARDO INTELLETTIVO ( o mentale): è una
  condizione di interrotto o incompleto sviluppo psichico,
  caratterizzato soprattutto da compromissione delle abilità
  che si manifestano durante il periodo evolutivo e che
  contribuiscono al livello globale di intelligenza , cioè
  quelle cognitive, linguistiche, motorie e sociali (ICD 10).
• E’ una definizione che prende in considerazione, nella
  valutazione dello sviluppo, competenze psicomotorie ma
  anche competenze più stettamente cognitive ( attenzione,
  memoria, astrazione, logica, capacità di apprendimento) e
  sociali.
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RITARDO MENTALE e Q.I.
•   Livello cognitivo borderline               70 - 85
•   R.M. lieve                                 50 - 69
•   R.M. medio                                 35 - 49
•   R.M. grave                                 20 - 34
•   R.M. profondo                               < 20

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QUADRO BORDERLINE
   (Funzionamento cognitivo limite)
• buone autonomie operative e pratiche ma con
  difficoltà in compiti complessi che richiedono
  elaborazione e capacità di problem solving
• linguaggio semplice, articolato, per lo più
  elencativo e narrativo
• pensiero sintattico ma con difficoltà di sintesi ed
  astrazione; limitato accesso agli apprendimenti
  formalizzati
• spesso sentimenti di bassa autostima; facile
  disimpegno
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I disturbi del comportamento
1- Difficoltà di adattamento al nuovo
  ambiente ed ansie di separazione: devono
  preoccupare quando si prolungano oltre il
  normale periodo di adattamento o si
  dimostrano particolarmente gravi.
   Possono accompagnarsi a somatizzazioni.

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I disturbi del comportamento
 2 -Tendenza all’isolamento ed al gioco solitario:
   possono non preoccupare durante l’adattamento
   diventano invece un elemento significativo in fasi
   successive o se il bambino non risponde agli
   stimoli a socializzare.
• Importante in questo caso valutare le capacità
   comunicative del soggetto (verbali e non) e
   l’interesse per il gioco e l’ambiente.

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I disturbi del comportamento
    Particolarmente preoccupante è la
    coesistenza fra i seguenti sintomi:
•   Difficoltà nella comunicazione verbale e
    non verbale,
•   Presenza di stereotipie e ritualità eccessiva
•   Comportamenti bizzarri
•   Crisi di angoscia immotivata
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I disturbi del comportamento
• Aggressività eccessiva,litigiosità,irritabilità
  indicative di disagio nella relazione con
  l’altro.
• Difficoltà a rispettare le regole sociali e a
  cooperare.

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Deficit dell’attenzione e
              iperattività

• DEFICIT DELL’ATTENZIONE: Il bambino
  passa frequentemente da un’attività
  all’altra: non vengono portati a termine
  giochi e attività che richiedono un impegno
  cognitivo.
• Se prolungato nel tempo può determinare
  ritardo nell’apprendimento.
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Deficit dell’attenzione e
              iperattività
• IPERATTIVITA’: notevole irrequietezza
  con movimento eccessivo e comportamenti
  come chiaccherare e far rumore
  esageratamente.
• L’attività è eccessiva rispetto a quanto ci si
  attende in quella situazione da bambini
  della stessa età e di buona intelligenza.

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Iperattività
• I bambini iperattivi sono spesso imprudenti
  ed impulsivi, facili agli incidenti.
• Le infrazioni sono dovute a mancanza di
  riflessione piuttosto che a deliberata
  disobbedienza.
• I rapporti con gli adulti sono spesso
  disinibiti e con i coetanei sono talvolta
  difficoltosi.
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Eziologia dei disturbi
          comportamentali

• I disturbi comportamentali segnalati
  possono avere varie eziologie
• Per la diagnosi differenziale è necessaria
  una valutazione effettuata da uno specialista
  a cui inviare il bambino in caso di
  persistenza e/o gravità dei sintomi.

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