Il contributo del mare alle necessità di approvvigionamento energetico nazionale - Dr. Fabio INDEO - Difesa
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CENTRO ALTI STUDI CENTRO MILITARE PER LA DIFESA DI STUDI STRATEGICI Dr. Fabio INDEO Il contributo del mare alle necessità di approvvigionamento energetico nazionale ( codice AI – SA - 05) ∞
INDICE Sommario p.2 Abstract p.5 Capitolo 1 – Lo scenario energetico nazionale p.8 1.1 Domanda di energia, fonti e importazioni p.8 1.2 Sicurezza energetica nazionale e vulnerabilità geopolitica: la dipendenza p.12 dalle importazioni 1.3 Strategia Energetica Nazionale e il ruolo del mare nella produzione di p.16 energia Capitolo 2 - La produzione offshore di idrocarburi p.21 2.1 Le zone marine p.21 2.2 Produzione nazionale e potenzialità dei giacimenti offshore p.25 2.3 L'effetto propulsivo della nuova normativa sulle operazioni offshore: la p.32 legge 164/2014 Capitolo 3 - La produzione di energia rinnovabile dal mare p.40 3.1 L'eolico offshore: prospettive nazionali e quadro comunitario p.40 3.2 L'energia prodotta dal mare: potenzialità e prospettive p.47 3.3 Le alghe marine e la produzione di biocarburanti p.52 Capitolo 4 - Approvvigionamento energetico dal mare: problematiche e p.55 prospettive future 4.1 La centralizzazione decisionale della “sblocca Italia” e le questioni p.55 ambientali. 4.2 Produzione endogena o hub energetico? p.58 4.3 Minacce alle infrastrutture energetiche: il ruolo della Marina Militare p.61 come garante della sicurezza Conclusioni p.65 Bibliografia p.68 Lista acronimi p. 75 NOTA sul Ce.Mi.S.S. e sull’Autore p. 76 1
Sommario La condizione di dipendenza dalle importazioni di idrocarburi è un fattore che accomuna le maggiori economie europee e mondiali, in quanto la produzione domestica di energia non è sufficiente a soddisfare il fabbisogno interno. Questa dipendenza espone le nazioni importatrici ad una condizione di vulnerabilità, in quanto possibili interruzioni degli approvvigionamenti provenienti dall'estero rappresentano una seria minaccia alla loro condizione di sicurezza energetica, che varia a seconda del grado di dipendenza dalle importazioni e dalla politica di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Generalmente, la sicurezza energetica dei paesi consumatori viene definita come “un approvvigionamento di energia stabile, abbondante e relativamente a buon mercato”. L'Italia non si discosta da questo quadro: nonostante la domanda di energia sia in calo, la limitata produzione endogena di petrolio e di gas naturale espone la nazione ad una marcata condizione di dipendenza dalle importazioni (90% per il petrolio e 88% per il gas naturale). Considerata la vulnerabilità insita nel transito degli approvvigionamenti energetici attraverso i chokepoints marittimi (ad esempio lo stretto di Hormuz, per quanto concerne le importazioni di petrolio dai paesi del Golfo), la condizione di instabilità che caratterizza alcuni paesi produttori (in primis le nazioni nordafricane, a seguito degli eventi della "Primavera Araba"), la situazione di tensione geopolitica in Ucraina (territorio nel quale transitano gli approvvigionamenti di gas russo, principale fornitore nazionale), si evince la portata delle minacce che gravano sulla sicurezza energetica della nostra nazione. Al fine di ovviare a questa pericolosa condizione di vulnerabilità legata alla dipendenza dalle importazioni, la Strategia Energetica Nazionale - SEN, elaborata dal governo italiano nel 2013 - propone di puntare sull'incremento della produzione nazionale di energia, sia di idrocarburi (petrolio e gas naturale) e sia di energia prodotta da fonti rinnovabili. Una politica energetica nazionale, orientata su queste due priorità d'azione, presuppone l'adozione di normative volte a promuovere l'estrazione di petrolio e gas naturale sia in terraferma (onshore) che sul mare (offshore), precedute da capillari attività di esplorazione e ricerca di riserve di idrocarburi; inoltre, questi orientamenti della SEN appaiono in linea con le direttive della Commissione Europea espresse nel cosiddetto pacchetto clima- energia e finalizzate all'abbattimento delle emissioni inquinanti, attraverso un progressivo incremento dell'energia prodotta da fonti rinnovabili. In una prospettiva di aumento della produzione nazionale di energia, il mare è destinato a giocare un ruolo di rilievo nello scenario italiano, considerata la conformazione geografica 2
della nostra penisola italiana - 8.000 km di costa - e la sua fortunata posizione geopolitica al centro della regione mediterranea. Questa condizione geografica permette all'Italia di poter disporre di aree aggiuntive, di territorio nazionale, nel quale sviluppare attività di esplorazione alla ricerca di idrocarburi nei fondali marini e di perfezionare moderne tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili, come l'eolico offshore, energia prodotta dal mare (correnti marine, moto ondoso, energia dalle maree, ecc), coltivazione di alghe marine per la produzione di biocarburanti. Oltre che in termini di potenziale produzione di energia, la favorevole collocazione geografica italiana pone il paese in una posizione privilegiata per svolgere la funzione di eventuale hub europeo del gas, convogliando sui mercati europei approvvigionamenti aggiuntivi (attraverso pipeline offshore e terminal di rigassificazione per l'opzione rappresentata dal gas naturale liquido) provenienti dal Caspio, Nordafrica e Medio Oriente, al fine di rafforzare la condizione di sicurezza energetica europea con un’efficace strategia di diversificazione. La finalità che questa ricerca si propone è quella di analizzare il potenziale energetico italiano offshore e in quale misura l'energia prodotta dal mare potrà contribuire a rafforzare la condizione di sicurezza energetica nazionale: un potenziale incremento della produzione endogena implicherebbe una parallela riduzione della dipendenza dalle importazioni (con ripercussioni economiche sulla fattura energetica) e una maggiore diversificazione del mix energetico per la produzione di energia elettrica, con un crescente apporto di energia “pulita” prodotta da fonti rinnovabili connesse allo spazio marino. Per la realizzazione di questa ricerca, ho analizzato i dati ufficiali presenti sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico - per quanto concerne la produzione nazionale offshore di idrocarburi e la localizzazione delle riserve – e gli studi condotti dai ricercatori dell' ENEA e dell'EWEA - sulla produzione di energia dal mare - come punto di partenza per l'elaborazione dello scenario energetico futuro e delle prospettive relative al contributo che l'energia prodotta dal mare può fornire al fabbisogno nazionale. Nel primo capitolo vengono delineate le caratteristiche dello scenario energetico nazionale, mettendo in evidenza la condizione di dipendenza dalle importazioni e il ruolo del mare come luogo di transito, in quanto la totalità delle importazioni di petrolio e il 30% delle importazioni di gas naturale avviene attraverso petroliere, gasdotti offshore e navi metaniere. Con l'adozione della SEN l'Italia intravede nell'incremento della produzione endogena di energia un modo per sopperire alle vulnerabilità esistenti, rafforzando la condizione di sicurezza energetica, anche attraverso lo sfruttamento dell'energia prodotta dal mare. 3
Le attività di ricerca ed estrazione offshore di idrocarburi costituiscono la tematica trattata nel secondo capitolo. Partendo dallo scenario attuale relativamente a pozzi in produzione e stima delle riserve, si nota come le recenti disposizioni legislative (in primis la legge 164/2014, cosiddetta “sblocca Italia”, ma anche le direttive volte a rafforzare la sicurezza delle operazioni in mare) rappresentino un incentivo per la promozione di attività di prospezione offshore, in modo da valorizzare le riserve esistenti e quelle potenzialmente sfruttabili al fine di incrementare la produzione nazionale di idrocarburi. Il terzo capitolo, è invece, dedicato all'energia che si può produrre dal mare, focalizzando l'attenzione sul settore delle fonti rinnovabili e le diverse opportunità offerte dalla realizzazione di installazioni sul mare: parchi eolici offshore, produzione di energia dalle maree, dalle correnti marine, dal moto ondoso, coltivazione di alghe per la produzione di biocarburanti. Sulla base delle diverse opzioni, sono state individuate le aree maggiormente idonee per lo sviluppo di una produzione di energia elettrica “pulita” legata allo sfruttamento di elementi naturali come il vento e l'acqua. Nel quarto capitolo, sono stati evidenziati gli ostacoli - ambientali e di mancata concertazione con gli enti locali - che possono rallentare o impedire lo sfruttamento delle riserve di idrocarburi offshore e la produzione di energia dal mare. Inoltre, una politica energetica nazionale improntata sullo sviluppo della produzione di energia dal mare pone dei problemi di sicurezza legati alle necessità di proteggere le infrastrutture offshore: la Marina Militare può assolvere al ruolo di garante della sicurezza, contribuendo al perseguimento e alla tutela degli obiettivi strategici nazionali in tema di energia. La ricerca realizzata pone in evidenza le potenzialità insite nella produzione di energia dal mare, anche se sussistono differenti problematiche da risolvere. L'ammontare delle riserve di idrocarburi non appaiono sufficienti a modificare la condizione di dipendenza nazionale dalle importazioni di gas e petrolio, se non accompagnata da misure di risparmio energetico e da un massiccio contributo delle fonti rinnovabili. La produzione di energia elettrica dallo sfruttamento del moto ondoso e dalle correnti marine rappresenta un interessante opzione da perseguire, con un impatto notevole per soddisfare la domanda energetica di cittadine medio-piccole, oltre a contribuire alla duplice finalità di produrre energia elettrica da fonti pulite - diversificando il parco delle rinnovabili utilizzate - e di adempiere agli obiettivi del pacchetto clima-ambiente imposti dalla UE. 4
Abstract The condition of dependence on hydrocarbon imports represents a common issue shared by the main developed countries in the world, mainly because the domestic energy production is not sufficient to meet the national energy demand. In this scenario, energy importing countries are dangerously exposed to a vulnerability condition: as a matter of fact, potential disruptions of import supply are a serious threat which affects their energy security, even if the negative impact depends on the level of diversification of energy sources. Commonly, the energy security is defined in the consumers countries as “the availability of reliable supplies at affordable price”. In Italy we can observe a similar scenario: even if energy demand is lower than in the past years, the limited endogenous production of oil and natural gas entails a strong and marked condition of dependence on imports (90% for oil and 88% for natural gas imports). National energy security appears threatened by several factors linked to this dependence on imports: the vulnerability of maritime routes which cross the energy chokepoints (such as the Hormuz Strait for oil imports coming from Persian Gulf), the persistent political and social instability which characterize some of the main energy suppliers (mainly natural gas and oil imports from Libya and Algeria following the impact of the so called “Arab spring” events), the confrontation between Russia and Ukraine (strategic transit country crossed by Russian gas exports to Italy, which covers 47% of total Italian gas imports). In order to partially solve this condition of vulnerability linked to the high dependence on energy imports, the Italian Government launched in 2013 the National Energy Strategy (SEN), aimed to increase the domestic energy production of oil and gas as well as of renewable sources. A national energy policy focused on these two priorities must be supported by the adoption of a regulatory framework aimed to promote onshore and offshore drilling activities and an endogenous production of oil and gas, as well as to lead preliminary exploration and research activities in order to estimate potential reserves. Furthermore, these targets of the National Energy Strategy are in line with the guidelines of the European Union Commission set in the climate and energy package, aimed at reducing greenhouse gas emissions and promoting the production and the use of energy from renewable sources. In a scenario of a rising domestic energy production, the sea could play a key role in the Italian scenario, considering the geo-morphological features of our peninsula - 8.000 km coast - and its privileged geopolitical position in the heart of the Mediterranean region. Thanks to its geographic location, Italy can dispose of additional areas of its national 5
territory where it can develop exploration activities of hydrocarbons in the sea and test new technologies for the production of energy from renewable sources such as offshore wind, energy produced from the sea (wave power, tidal current power, tidal range power, etc), algae for the biodiesel production. Moreover, this strategic geographic position also allows Italy to potentially play a significant role as EU natural gas hub, delivering additional gas supply to the European markets (through offshore pipelines and LNG terminals) coming from Caspian region, North Africa or Middle East in order to enhance the EU energy security condition through an efficient diversification strategy. This research is aimed at analysing the Italian energy offshore potential and in which measure the energy from the sea could contribute to enhance the national energy security: a potential increase of the endogenous energy production could entail a related reduction of the dependence on import (with a positive economic impacts on the energy bill) and a greater diversification in the energy mix for the electricity production, with a raising contribution of “green” energy produced from offshore renewable energy technologies. In order to realize this research, I analysed official data available on the Italian Ministry of Economic Development website - concerning the national offshore production of hydrocarbons and potential reserves - and the research studies and reports of ENEA and EWEA - on the energy production from the sea – as the starting point to elaborate the future energy scenario and the perspectives related to the possible contribution of the energy from the sea to the national needs. The first chapter outlines the features of the national energy scenario, focusing the condition of dependence on imports and the role of the sea as transit place: 100% of oil imports and 30% of natural gas imports are delivered through oil and LNG tankers, and offshore gas pipelines. Following the launch of the National Energy Strategy, Italy aims to increase the domestic energy production, thus facing its existing vulnerabilities and enhancing own energy security conditions, also through the exploitation of energy produced from the sea. Chapter two is dedicated at the hydrocarbons offshore potential. Starting from the actual data related to wells in production and reserves estimation, the recent italian legislative provisions (such as the 164/2014 law, the so called “Sblocca Italia”, and also the directives aiming to enhance safety during sea operation) could represent an incentive for the promotion of offshore prospecting activities. The exploitation of the potential offshore oil and natural gas reserves could allow to increase the national energy production of hydrocarbons, reducing the dependence on imports and strengthening the national energy security. 6
The third chapter is dedicated to the energy produced from the sea, focusing on the offshore renewable energy technologies and their potential implementation in the national scenario: offshore winds, energy produced from the sea (wave power, tidal current power, tidal range power, etc), algae for the biodiesel production. On the basis of the different options, the most suitable areas for the development of “green” electricity deriving from natural elements such as winds and water have been detected. The fourth chapter focuses on the hindrances - environmental ones and related to the lack of consultations and disagreements between governments and local authorities - which could delay or block the exploitation of offshore hydrocarbon reserves and the production of energy from the sea. Moreover, a national energy policy shaped on the development of energy production from the sea could pose some security problems linked to the necessity to protect offshore infrastructures: the Italian Navy could play the role of security guarantor, contributing to the fulfilment and the protection of the national strategic objectives in the energy field. The present research highlights the intrinsic potentialities of the energy production from the sea, even if different problems still exist. The hydrocarbon reserves do not appear sufficient to modify the condition of national dependence on gas and oil imports, if they are not associated with energy saving measures and the massive contribution of the renewable sources. Electric energy production from the exploitation of wave and tidal current power represent interesting options, able to highly and positively impact the energy demand by small and medium towns, and to contribute both to the production of electricity from green sources – diversifying the mix of used renewables – and to the fulfilment of the objectives set by EU through the climate-energy package. 7
CAPITOLO UNO Lo scenario energetico nazionale 1.1 Domanda di energia, fonti e importazioni Il fabbisogno energetico lordo del Paese nel 2014 è stato di 166,43 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep), con un decremento del 3,8 % rispetto al 2013. La diminuzione della domanda di energia primaria - dopo il picco dei consumi raggiunto nel 2006, pari a 197,76 Mtep, con una parziale ripresa nel 2010 - conferma il trend di riduzione registratosi negli ultimi anni, rappresentando il valore, in termini assoluti, più basso da 18 anni. Sul decremento del fabbisogno energetico del 2014 hanno influito variabili determinanti come gli effetti della recessione economica e una maggiore efficienza energetica.1 Grafico 1 Bilancio energetico nazionale 2014. 1 Ministero dello Sviluppo Economico, La situazione energetica nazionale nel 2014, Ministero dello Sviluppo Economico Direzione Generale per la Sicurezza dell’approvvigionamento e le Infrastrutture Energetiche, Luglio 2015, pp. 11-12, http://dgerm.sviluppoeconomico.gov.it/dgerm/ downloads/situazion _energetica_nazionale_2014_v4_con_allegati.pdf 8
Per quanto concerne la composizione percentuale del “paniere” energetico nazionale (ovvero il bilancio energetico), dal grafico 1 si evince come oltre i due terzi della domanda italiana di energia siano coperti da combustibili fossili (petrolio, gas naturale, carbone), mentre il peso delle fonti rinnovabili ha oltrepassato il 20%, in linea con le indicazioni e gli impegni assunti nell'ambito della politica energetica dell'Unione Europea relativamente alla riduzione delle emissioni inquinanti. Rispetto al 2013, nel 2014 si è registrato un leggero incremento nella domanda di petrolio (dal 33,7% al 34,4%) e un aumento dell’importazione netta di energia elettrica (dal 5,4% al 5,7%), una diminuzione di quella del gas (dal 33,2% al 30,5%), mentre la domanda di combustibili solidi si caratterizza come stabile (dall’ 8,2% all’ 8,1%). Di particolare rilievo è invece la conferma del trend positivo e crescente della quota delle fonti rinnovabili che passa dal 19,5% al 21,2%.2 Nel complesso, nell'anno di riferimento la produzione nazionale di fonti energetiche è cresciuta del 2,8% rispetto allo scorso anno, passando da 43,82 a 45,04 Mtep.3 Si rileva però come la produzione endogena di energia presenti degli andamenti differenti, dal sostanziale declino nella produzione di gas naturale (dopo una iniziale ripresa cominciata nel 2011 e proseguita nel 2012) alla costante crescita nel settore delle energie rinnovabili, mentre la produzione nazionale di petrolio registra una leggera crescita, iniziata nel 2010 e confermata dai dati di produzione del 2014. Nel 2014, la produzione nazionale di petrolio è cresciuta del 5% rispetto all'anno precedente (5,75 milioni di tonnellate, rispetto alla produzione 2013 di 5,48 milioni di tonnellate) mentre la produzione di gas naturale ha fatto registrare un decremento del 7,6%, raggiungendo il minimo storico di produzione di 7,28 miliardi di metri cubi (mmc). 4 In ascesa risulta invece la produzione endogena di energia prodotta da fonti rinnovabili (+ 4,7%) - trainata dall'aumento della produzione idroelettrica (+8,1 %) - mentre diminuisce sensibilmente la produzione dei combustibili solidi (-11,7%).5 L'aumento dell'energia prodotta da fonti rinnovabili (FER) si inserisce nel quadro delle direttive fornite dalla Commissione Europea in materia ambientale, ed è stato possibile anche grazie a misure di sostegno economico statale. La metà dell'energia prodotta da FER viene utilizzata per la produzione di calore, il 45% per la produzione di energia elettrica mentre il restante 5% nel settore dei trasporti (biocarburanti per l’autotrazione). 2 Ibidem 3 Ibidem, p.13 4 Ministero dello Sviluppo Economico, Produzione nazionale di idrocarburi-Anno 2014, http://unmig.mise.gov.it/unmig/produzione/storia/produzione%202014.pdf 5 Ministero dello Sviluppo Economico,La situazione energetica nazionale nel 2014, 2015, p.13 9
La fonte idraulica è la fonte rinnovabile maggiormente utilizzata per la produzione di energia elettrica (copre quasi il 50%), seguita da quella solare (19-20%), dalle bioenergie (come biomasse solide, biogas, ecc: 14%) dalla fonte eolica (13%) e da quella geotermica (5%). Per quanto concerne la domanda nazionale di energia elettrica, le FER (principalmente fonte idraulica e geotermica) coprono il 40,9%, il 44,2% con la trasformazione di combustibili tradizionali in centrali termoelettriche, mentre le importazioni di energia elettrica dall'estero si attestano al 14,9%.6 Nonostante il decremento del fabbisogno nazionale di energia, la limitata produzione italiana di idrocarburi - che, come ricordato in precedenza, rappresentano la porzione più importante del paniere energetico nazionale - impone un massiccio ricorso alle importazioni di gas naturale e petrolio, accentuando una condizione di marcata dipendenza da esse che delineano una condizione di vulnerabilità nella sfera della sicurezza energetica. 6 Ministero dello Sviluppo Economico ,La situazione energetica nazionale nel 2014, 2015, pp.15-17; Terna, Dati Generali, http://www.terna.it/LinkClick.aspx?fileticket=z78c0JKUYA4%3d&tabid=418&mid=2501 10
Nel 2014 la contrazione dei consumi ha determinato una complessiva riduzione delle importazioni di energia (- 5,1%) assestandosi sul livello di 122,5 Mtep rispetto ai 129,2 Mtep dell’anno precedente. La quota delle importazioni nette rispetto al fabbisogno energetico nazionale si è ridotto passando dal 74,7% del 2013 al 73,6% del 2014. Particolarmente significative risultano il crollo delle importazioni di gas (-10,1%) e la riduzione delle importazioni di petrolio (-3,9%) mentre in controtendenza aumentano quelle di energia elettrica (+3,7%).7 Nel 2014 le importazioni italiane di greggio sono state inferiori a 54 milioni di tonnellate, con un crollo del 7,9% rispetto all’anno precedente: considerato che la produzione nazionale di petrolio copre solamente il 10% del fabbisogno, la dipendenza dalle importazioni raggiunge il 90%, palesando una condizione di disequilibrio e una pericolosa condizione di vulnerabilità in termini di sicurezza energetica.8 Per quanto concerne il gas naturale, nel 2014 il consumo nazionale è calato dell'11,6% attestandosi a 61,9 miliardi di metri cubi – rispetto ai 70,1 miliardi di metri cubi dell'anno precedente - a causa di un periodo invernale non particolarmente rigido. Anche se le importazioni si sono ridotte del 10% rispetto al 2013, per un valore di 55,36 miliardi di metri cubi, la costante riduzione della produzione domestica (-7,6%, raggiungendo il livello di 7,28 mmc) ha sostanzialmente mantenuto inalterata la condizione di dipendenza dall'approvvigionamento estero, pari all'88%.9 In realtà, la situazione italiana riflette lo scenario che caratterizza l'intera Unione Europea, dove le nazioni condividono le stesse distorsioni e problematiche in ambito energetico: riduzione della produzione di gas naturale da parte dei singoli stati - in particolare dei maggiori produttori europei come Paesi Bassi (-12% nel periodo 2010-2014) e Regno Unito (-36% nello stesso periodo di riferimento) -, consumi in calo, massiccia dipendenza dalle importazioni. Il grado di dipendenza italiana dalle importazioni (88%) è analogo a quello della Germania (che consuma però 20 miliardi di metri cubi di gas in più dell'Italia) e abbastanza elevato, anche se la nostra nazione non risulta totalmente dipendente dalle importazioni come alcune nazioni europee dell'ex blocco sovietico o altre come Francia e Spagna (che non producono gas naturale, ma hanno anche consumi nettamente inferiori a quelli italiani) o Grecia.10 7 Ministero dello Sviluppo Economico,La situazione energetica nazionale nel 2014, 2015, p.13 8 Unione Petrolifera, Relazione Annuale 2015, UP, 2015, p.39, file:///C:/Users/oem/Downloads/Unione%20Petrolifera%20Relazione%20Annuale%202015.pdf 9 Ministero dello Sviluppo Economico,La situazione energetica nazionale nel 2014, 2015, p.14 10 ISPI Osservatorio di Politica Internazionale, Focus Sicurezza Energetica, No. 21, Gennaio-Marzo 2015, pp. 14-16, http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osse rvatorio/focus/PI0021.pdf 11
1.2 Sicurezza energetica nazionale e vulnerabilità geopolitica: la dipendenza dalle importazioni Oltre che in termini meramente economici - di “fattura energetica” - la marcata dipendenza dalle importazioni determina una condizione di estrema vulnerabilità in termini di sicurezza energetica, soprattutto se non viene compiutamente perseguita un’ efficace strategia di diversificazione geografica delle rotte d'importazione, ampliando il novero dei suppliers per attenuare la minaccia rappresentata da una potenziale interruzione degli approvvigionamenti. Generalmente, la sicurezza energetica dei paesi consumatori viene definita come “un approvvigionamento di energia stabile, abbondante e relativamente a buon mercato”. 11 Secondo la Commissione Europea, per sicurezza energetica si intende la “garanzia di una ininterrotta disponibilità fisica dei prodotti energetici nei mercati, ad un prezzo accessibile per i consumatori, tenendo in considerazione l’impatto ambientale e puntando sullo sviluppo sostenibile”.12 L’insorgere di situazioni di conflittualità e il deterioramento delle relazioni tra gli stati rappresentano dei fenomeni capaci di provocare delle interruzioni dell’offerta energetica, a causa della natura e delle modalità con le quali si svolge il trasporto degli idrocarburi, ovverosia per via terrestre (pipelines) e per via marittima (petroliere e navi metaniere). Per quanto concerne il trasporto terrestre, i gasdotti e gli oleodotti che collegano l’offerta energetica dei paesi produttori ai mercati di consumo attraversano necessariamente i territori di numerosi stati, creando i presupposti per una condizione di vulnerabilità che si palesa nel caso sorgano dei contenziosi tra suppliers e paesi attraversati: questo è il caso delle forniture di gas russo che attraversano il territorio dell'Ucraina, prima di raggiungere i mercati di consumo italiani ed europei. Analogamente al trasporto terrestre, le tensioni tra nazioni in ambito geopolitico, economico e strategico possono rappresentare una seria minaccia al costante flusso di approvvigionamenti di idrocarburi che si svolge attraverso rotte marittime: tale minaccia può concretizzarsi nell’interruzione del passaggio delle petroliere e delle navi metaniere nei chokepoints, “strozzature” geografiche e snodi marittimi rilevanti nel traffico internazionale di petrolio e gas.13 Nel caso italiano, lo stretto di Hormuz (tra Oman ed Iran), quello di Bab el-Mandab (che collega il mare Arabico al mar 11 D. Yergin, Ensuring Energy Security, in "Foreign Affairs", vol. 85, No. 2, 2006, pp.69-82 12 Commissione Europea, Strategia europea di sicurezza energetica, Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo e al Consiglio, Bruxelles, 28.5.2014 COM(2014) 330 final, http://eur- lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:52014DC0330&from=EN; European Commission, Energy 2020 A strategy for competitive, sustainable and secure energy, COM(2010) 639 final, Brussels, 10 November 2010, https://ec.europa.eu/energy/sites/ener/files/documents/2011_energy2020_en_0.pdf 13 U.S. Energy Information Administration, World Oil Transit Chokepoints, EIA, November 10, 2014 (last updated), http://www.eia.gov/countries/analysisbriefs/World_Oil_Transit_Chokepoints/wotc.pdf 12
Rosso) e quello di Suez rappresentano i chokepoints potenzialmente più vulnerabili e sensibili.14 Analizzando la provenienza geografica delle importazioni nazionali di gas e petrolio, si osserva come l'elevata dipendenza dell'Italia dalle importazioni esponga il paese agli effetti nefasti delle turbolenze geopolitiche che spesso caratterizzano le nazioni produttrici ed esportatrici di idrocarburi. In ambito petrolifero, gli effetti della “Primavera Araba” in Nordafrica e l'attuale condizione di profonda instabilità politica che caratterizzano la Libia hanno radicalmente influito sulla composizione dell'offerta energetica rivolta al nostro paese. Tradizionalmente, la Libia era il primo fornitore di petrolio per l'Italia (grazie alle immense riserve e alla vicinanza geografica): ora il ruolo della Libia è stato progressivamente assunto dall'Azerbaijan, diventato il nostro primo fornitore di greggio, coprendo una quota del 17,2% delle importazioni petrolifere italiane. Nel 2010 la provenienza geografica delle importazioni di greggio era abbastanza bilanciata, in quanto Africa, Medio Oriente, Russia e area post sovietica coprivano il 33% ciascuna: a seguito delle tensioni e delle turbolenze geopolitiche post “Primavera Araba”, il peso dell'Africa e del Medio Oriente si è ridotto rispettivamente al 24,8% e 23,8%, mentre il petrolio proveniente dalla Russia (16,5%) e dall'area del Caspio - Azerbaijan (17,2%).e Kazakistan (7,7%) - rappresenta attualmente il 41% delle importazioni petrolifere italiane.15 La sicurezza degli approvvigionamenti risulta vulnerabile in quanto il petrolio proveniente dal Medio Oriente deve attraversare i tre chokepoints di Hormuz, Bab el Mandab – il cui transito è minacciato dalla situazione di conflittualità in Yemen e dal fenomeno della pirateria somala - e Suez, la cui sicurezza è inficiata dall'evoluzione politica dell'Egitto post Mubarak e dalle minacce del terrorismo islamico internazionale legato all'I.S.I.S.. Inoltre, i flussi di greggio da Nigeria, Angola, Azerbaijan provengono da aree di potenziale instabilità politica e sociale, condizioni che possono inficiare su un approvvigionamento energetico regolare e senza interruzioni. La domanda nazionale di gas naturale viene in larga parte soddisfatta con importazioni, attraverso gasdotti o via mare, nella forma di gas naturale liquido (GNL) che viene poi riportato allo stato gassoso originario attraverso impianti di rigassificazione dislocati lungo le coste. 14 Fabio Indeo, Le minacce sulla sicurezza energetica, in Catia Eliana Gentilucci (a cura di), “Indicatori di rischio alla sicurezza. Dall’analisi all’operatività. Il caso della criminalità organizzata e metropolitana”, Progetto di ricerca congiunto CeMiSS-CEFFS Gruppo di ricerca Università di Camerino, Febbraio 2010, Capitolo 6 15 Unione Petrolifera, Relazione Annuale 2015, pp. 38-39 13
Nel 2014 i flussi di gas naturale provenienti dalla Russia - 26,15 mmc - hanno rappresentato il 47% delle importazioni (pari al 42% del fabbisogno nazionale): la domanda nazionale viene altresì soddisfatta con importazioni provenienti da Paesi Bassi e Norvegia (attraverso il gasdotto TRANSITGAS), dall'Algeria e dalla Libia. Inoltre, attraverso il terminal di rigassificazione di Cavarzere/Rovigo sono stati importati 4,47 miliardi di metri cubi di gas naturale proveniente da 5 Paesi: Qatar, Egitto, Trinidad e Tobago, Guinea Equatoriale e Norvegia: 0,02 mmc di gas naturale proveniente dall'Algeria hanno invece alimentato il terminal di rigassificazione di Panigaglia. 16 Il gas naturale: la struttura dell'approvvigionamento Miliardi di Percentuale Infrastrutture(gasdotti Punto metri cubi sulle Provenienza Capacità e rigassificatori) d'ingresso importati nel importazioni 2014 totali Gasdotto TAG Russia Tarvisio 32 mmc 26,15 mmc 47,00% Gasdotto Norvegia e Passo 18 mmc 11,43 mmc 20,71% TRANSITGAS Paesi Bassi Gries Mazara Gasdotto TMPC Algeria 30 mmc 6,78 mmc 12,29% del Vallo Gasdotto Greenstream Libia Gela 10 mmc 6,51 mmc 11,80% Rigassificatore di Algeria 4 mmc 0,02 mmc 0,40% Panigaglia Qatar (in Rigassificatore LNG prevalenza, Rovigo 8 mmc 4,47 mmc 7,80% Adriatic 4,3 mmc) Rigassificatore OLT Livorno 5 mmc 0 0 offshore Totali 107 mmc 55,36 mmc 100,00% Analizzando la provenienza geografica delle importazioni di gas naturale si evince chiaramente la vulnerabilità del sistema nazionale, esposto alle turbolenze geopolitiche dei paesi produttori. In generale, ad eccezione degli approvvigionamenti “geopoliticamente sicuri” provenienti dal Nord Europa ed in crescita rispetto al 2013 del 40%, rileviamo come il 70% delle 16 SNAM Rete Gas, Piano decennale di sviluppo delle reti di trasporto di gas naturale 2015-2024, Marzo 2015, p. 31, http://www.snamretegas.it/export/sites/snamretegas/repository/file/Anno_termico_2014x15/piano- decennale/consultazione/Piano_decennale_2015-2024.pdf; Ministero dello Sviluppo Economico, Gas naturale-importazioni, http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/energia/gas-naturale/importazione 14
importazioni italiane provenga da aree a forte instabilità, causata sia da motivazioni politico-sociali interne che da tensioni con i paesi di transito. Uno dei casi maggiormente esplicativi è quello della Libia: prima della destituzione di Gheddafi e dell'attuale situazione di instabilità politica, la Libia era il terzo fornitore italiano di gas: tuttavia la situazione di conflittualità interna determinò la completa sospensione delle forniture tra marzo ed ottobre 2011, esponendo l'Italia ad una seria minaccia in termini di sicurezza energetica.17 Nonostante gli approvvigionamenti gasiferi dalla Libia siano ritornati sostanzialmente stabili, la dipendenza dai fornitori nordafricani risulta particolarmente pericolosa per la potenziale condizione di instabilità che caratterizza l'area e riconducibili in misura diversa a motivazioni economico-sociali, alle minacce del terrorismo islamico jihadista (I.S.I.S.) e all'impatto del flusso dei migranti. Queste condizioni mettono potenzialmente a rischio anche le importazioni provenienti da un altro importante fornitore nordafricano come l'Algeria. Sino al 2012 l'Algeria era il secondo supplier di gas naturale per l'Italia e copriva oltre un terzo (30,8%) delle importazioni nazionali con approvvigionamenti pari a 20,82 mmc: nonostante le condizioni favorevoli (prossimità geografica, abbondanza di riserve, una pipeline realizzata con una capacità di 30 mmc) nel 2014 le importazioni sono crollate di due terzi. Se da un lato questa evoluzione è favorevole - in quanto attenua una condizione di marcata dipendenza da una nazione che potrebbe essere attraversata da tensioni politico-sociali interne, per quanto immune al contagio della “Primavera Araba” del 2011 - dall'altro lato le importazioni di gas algerino continuano comunque a coprire più del 10% del fabbisogno nazionale e, nell'ipotesi di un improvviso stop degli approvvigionamenti nordafricani, questi andrebbero compensati - nel breve periodo - incrementando le importazioni da altri suppliers tradizionali, rafforzando la condizione di dipendenza.18 Considerata la condizione di dipendenza dalle importazioni di gas naturale proveniente dalla Russia (47%), le tensioni tra questa nazione supplier e l'Ucraina (principale nazione di transito dei gasdotti alimentati con gas russo e diretti verso la UE) acuiscono la minaccia di interruzioni delle forniture che graverebbero sulla sicurezza energetica nazionale. Per ovviare a questa situazione, attenuando la minaccia, occorrerà attendere l'implementazione di corridoi energetici alternativi capaci di bypassare l'Ucraina (es. il Turkish Stream che dovrebbe sostituire il progetto di gasdotto South Stream) o impegnarsi ulteriormente nella strategia di diversificazione geografica degli approvvigionamenti. 17 Fabio Indeo, The geopolitics of Energy in Mediterranean region: regional needs, security, logistics and interdependency. A perspective view. CeMiSS, Progetto di ricerca 2012, Roma, 2012, pp.15-18 18 Ibidem, pp.14-15 15
La condizione di vulnerabilità del sistema energetico nazionale, legata alla dipendenza dalle importazioni, appare destinata ad acuirsi in relazione alle previsioni inerenti l'aumento della domanda di gas naturale nei prossimi anni: infatti, al fine di attuare compiutamente il processo di graduale decarbonizzazione e di raggiungere gli obiettivi delle politiche energetiche ed ambientali della UE - fondate sulla riduzione delle emissioni inquinanti - si prevede un aumento della crescita dei consumi di gas naturale, in quanto opzione energetica in grado di favorire la graduale transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili. Secondo il documento elaborato da SNAM Rete Gas, nel decennio 2015-2024 la domanda nazionale di gas dovrebbe crescere del 2,1% annuo, domanda legata alla previsione di una ripresa economica del paese capace di trainare un incremento della domanda di energia elettrica e un maggiore utilizzo del gas naturale nel settore dei trasporti.19 Nonostante le previsioni relative ad un progressivo aumento della produzione nazionale di gas naturale - dal 6,9 mmc a 11,3 mmc - riconducibile alla produzione di biometano (che dovrebbe contribuire alla domanda di gas naturale fino a circa 5,1 miliardi di metri cubi entro il 2024) le importazioni saranno essenziali per coprire la crescente domanda di gas nazionale. Infatti nel prossimo decennio le importazioni cresceranno da 55 mmc del 2014 a 73,4 mmc del 2024, rendendo necessario reperire 18 mmc aggiuntivi di gas naturale. 20 1.3 Strategia Energetica Nazionale e il ruolo del mare nella produzione di energia Puntare sull'incremento della produzione nazionale di energia - sia di idrocarburi e sia di energia rinnovabile - appare uno degli strumenti più efficaci a disposizione del governo italiano, al fine di attenuare questa condizione di vulnerabilità e dipendenza. La produzione sostenibile di idrocarburi nazionali e lo sviluppo delle energie rinnovabili costituiscono due priorità d'azione individuate nella Strategia Energetica Nazionale (SEN) - approvata con decreto interministeriale dell'8 marzo 2013 –, elaborata per dare un indirizzo alle scelte di politica energetica e agli orientamenti futuri.21 Questo documento strategico ipotizza che una combinazione tra aumento della produzione nazionale di energia da idrocarburi e da fonti rinnovabili (in aggiunta a 19 SNAM Rete Gas, Piano decennale di sviluppo delle reti di trasporto di gas naturale 2015-2024, 2015, p. 33, 20 Ibidem, p.34 21 Ministero dello Sviluppo Economico, Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile, marzo 2013, http://www.sviluppoeconomico.gov.it/images/stories/normativa/20130314_Strategia_Energetica_Nazional e.pdf 16
necessarie misure di efficienza energetica) possa garantire una maggiore sicurezza energetica, una minore dipendenza dall'approvvigionamento estero dall’84% al 67% e una conseguente riduzione della cosiddetta fattura energetica estera di circa 14 miliardi di euro l’anno (rispetto agli attuali 44,25 miliardi).22 Da notare comunque che la spesa nazionale per l’approvvigionamento di energia dall’estero è calata di oltre il 20% rispetto al 2013 (56 miliardi di euro), con un risparmio di oltre 11,8 miliardi di euro.23 Considerato che l'Italia dispone di riserve di idrocarburi potenzialmente interessanti (al settimo e sesto posto in Europa per riserve di gas e petrolio), la strategia si propone di sviluppare la produzione nazionale di gas e petrolio, con un ritorno ai livelli degli anni novanta, nel rispetto dei più elevati standard ambientali e di sicurezza internazionali. Secondo la SEN, entro il 2020 sarà possibile incrementare la produzione attuale di idrocarburi di circa 24 milioni di boe/anno (barili di olio equivalente) di gas e 57 di olio, raddoppiando il contributo della produzione endogena (dal 7% al 14%) al fabbisogno energetico totale). Lo sviluppo di una produzione domestica di idrocarburi implicherà un flusso di investimenti per almeno 15 miliardi di euro e la creazione di 25mila posti di lavoro, oltre a consentire un risparmio sulla fattura energetica di circa 5 miliardi di euro l’anno entro il 2020 grazie alla riduzione di importazioni di combustibili fossili.24 Inoltre, l'incremento della produzione di energia prodotta da fonti rinnovabili sarebbe funzionale al processo di decarbonizzazione e abbattimento delle emissioni inquinanti, in linea e nel rispetto degli orientamenti previsti nelle direttive UE. Nello studio denominato Energy Roadmap 2050 si prevede infatti una riduzione delle emissioni di gas serra del’80-95% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990, con un abbattimento per il settore elettrico di oltre il 95%.25 Nel 2008, l’Unione Europea ha varato il ‘Pacchetto Clima-Energia’ (cosiddetto ‘Pacchetto 20-20-20’), che intendeva perseguire i seguenti obiettivi energetici e climatici: impegno unilaterale dell’UE a ridurre di almeno il 20% entro il 2020 le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990; una riduzione del 20% nel consumo di energia primaria rispetto ai livelli previsti al 2020, da ottenere tramite misure di efficienza energetica; soddisfare il 20% del 22 Ministero dello Sviluppo Economico, Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile, 2013, p.5 23 Unione Petrolifera, Relazione Annuale 2015, p.24 24 Ministero dello Sviluppo Economico, Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile, 2013, p.110 25 European Commission, Energy Roadmap 2050, Communication from the Commission to the European Parliament, the Council, the European Economic and Social Committee and the Committee of the Regions, Brussels, 15.12.2011 COM(2011) 885 final, http://eur-lex.europa.eu/legal- content/EN/TXT/PDF/?uri=CELEX:52011DC0885&from=EN 17
fabbisogno energetico europeo con le energie rinnovabili. Ad ottobre 2014, il Consiglio europeo26 ha ridefinito al rialzo gli obiettivi delle politiche ambientali ed energetiche al 2030. Come primo obiettivo, è stata decisa una riduzione delle emissioni del 40% rispetto al 1990; una penetrazione delle fonti rinnovabili di almeno il 27% sul totale dei consumi, in aumento di 7 punti percentuali rispetto agli obiettivi vigenti per il 2020; un aumento del 27% dell’efficienza energetica.27 Secondo la SEN, le energie rinnovabili arriveranno a coprire il 22-23% dei consumi primari (rispetto all'11% del 2010), grazie all'incremento della loro incidenza in tutti i settori (elettrico, calore, trasporti).28 Per quanto riguarda il mix di fonti nel settore elettrico, la SEN prevede un significativo aumento delle fonti rinnovabili a discapito delle fonti convenzionali: nel 2020 la quota delle rinnovabili all'interno del mix energetico oscillerà tra il 35 e il 38%, eguagliando il peso relativo della produzione a gas.29 In uno scenario caratterizzato dall'aumento della produzione nazionale di energia, il mare è destinato a giocare un ruolo di rilievo per una serie di ragioni e motivazioni profondamente interconnesse tra loro. In primis, la conformazione geografica della penisola italiana, con i suoi 8.000 km di costa, posizionata al centro della regione mediterranea. Questa condizione geografica permette all'Italia di poter disporre di aree aggiuntive di territorio nazionale nel quale sviluppare attività di esplorazione, alla ricerca di idrocarburi nei fondali marini (che hanno ricevuto un forte incentivo politico nella recente normativa - la cosiddetta “sblocca Italia”- che verrà analizzata nel capitolo 2), e di perfezionare moderne tecnologie per la produzione di energia da fonti rinnovabili come l'eolico offshore, energia dalle correnti marine e dalle onde, coltivazione di alghe marine, ecc. Ad oggi, il 67% della produzione nazionale di gas naturale deriva da giacimenti offshore (e la restante parte da giacimenti onshore), mentre le proporzioni sono differenti in ambito petrolifero dove solo il 13% della produzione nazionale viene estratta offshore, contro l'87% estratto sulla terraferma.30 26 La decisione del Consiglio europeo, che dovrà essere tradotta in disposizioni normative nei prossimi anni, 27 ISPI Osservatorio di Politica Internazionale, Focus Sicurezza Energetica, No. 19-20, Luglio-Dicembre 2014, p.14, http://www.parlamento.it/application/xmanager/projects/parlamento/file/repository/affariinternazionali/osse rvatorio/focus/PI0019-20FocusISPI.pdf 28 Ministero dello Sviluppo Economico, Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile, 2013, p.31 29 Ibidem 30 Ministero dello Sviluppo Economico, Rapporto annuale 2015-attività 2014, Ministero dello Sviluppo Economico DGRME, 2015, pp.29-30, http://unmig.mise.gov.it/unmig/stat/ra2015/it/ra2015.pdf 18
La presenza di riserve di petrolio e gas naturale in mare rafforza il ruolo del mare nell'ambito della produzione di energia: secondo le stime del Ministero dello Sviluppo Economico, il 59% del totale nazionale di gas è ubicato in mare mentre le riserve certe di 31 petrolio presenti nei fondali marini ammonterebbero al 10%. In aggiunta a queste riserve certe ed individuate, nei fondali marini vi sarebbero ulteriori riserve di idrocarburi disponibili che, una volta individuate e quantificate, potrebbero essere estratte e rese disponibili per soddisfare il fabbisogno energetico interno, riducendo l'apporto delle importazioni. L'importanza del mare per la sicurezza energetica nazionale trova conferma nel fatto che la totalità delle importazioni petrolifere nazionali avviene mediante petroliere - e non attraverso pipelines internazionali - che possono attraccare in 16 diversi porti nazionali, (tra i quali Taranto, Milazzo, Falconara [Ancona] e Augusta) oltre alla strategica attività di trasformazione di petrolio greggio svolta dalle raffinerie dislocate lungo le coste nazionali. Dai porti di Genova e Trieste si dipanano poi degli oleodotti che riforniscono anche le nazioni confinanti come Austria, Svizzera e Germania.32 Per quanto concerne il gas naturale, se da un lato si nota la preponderanza delle importazioni che avvengono attraverso pipelines terrestri (90% del totale), dall'altro si nota come due di esse (Transmed e Greenstream) siano due gasdotti offshore che attraversano il tratto di mare tra l'Africa e la Sicilia. A questo va aggiunto che i progetti futuri relativi alla realizzazione di nuovi gasdotti (Trans Adriatic Pipeline, Galsi, Poseidon) vertono tutti sulla realizzazione di condutture sottomarine. Inoltre, incrementare le importazioni di GNL rappresenta una delle opzioni perseguite per promuovere al meglio la diversificazione geografica degli approvvigionamenti, anche se l'Italia al momento ha una capacità totale non pienamente utilizzata poiché importa 4 mmc su una capacità totale di 17 mmc.33 Inoltre, la fortunata collocazione geografica italiana pone il paese in prima linea per svolgere la funzione di eventuale hub europeo del gas, convogliando sui mercati europei approvvigionamenti aggiuntivi (attraverso pipeline offshore e GNL) provenienti dal Caspio, Nordafrica e Medio Oriente. 31 Ministero dello Sviluppo Economico, Riserve. Riserve di idrocarburi al 31 Dicembre 2014, Ministero dello Sviluppo EconomicoDGRME, http://unmig.mise.gov.it/unmig/riserve/riserve.asp 32 International Energy Agency, CHAPTER 4: Emergency response systems of individual IEA countries, Italy, IEA 2014, pp. 264-265, https://www.iea.org/media/freepublications/security/EnergySupplySecurity2014_Italy.pdf 33 Si veda, Ministero dello Sviluppo Economico, Documento di consultazione per una Strategia Nazionale sul GNL, giugno 2015, http://www.mise.gov.it/images/stories/documenti/gas/documento_di_consulazione_per_una_strategia_na zionale_sul_GNL.pdf 19
Soprattutto la ridistribuzione delle forniture provenienti dal Caspio risulterà funzionale per l'implementazione del corridoio energetico meridionale del gas promosso dalla UE, per rafforzare la diversificazione geografica delle fonti di approvvigionamento, coerentemente con le direttive UE e in conformità con gli obiettivi della SEN. Ovviamente una strategia di questo tipo risulta condizionata alla realizzazione di una serie di infrastrutture strategiche di stoccaggio e trasporto (depositi, rigassificatori e gasdotti) che mettano in collegamento i porti italiani con i mercati europei in modo da soddisfare il previsto aumento della domanda europea di gas naturale. 20
CAPITOLO DUE La produzione offshore di idrocarburi Attualmente la produzione di gas naturale e petrolio estratto offshore, ovvero estratta dai fondali marini, contribuisce in maniera differente sul totale della produzione nazionale di idrocarburi. Appare infatti significativa per quanto concerne il gas naturale (67% della produzione nazionale proviene dall'offshore), mentre il contributo alla produzione petrolifera nazionale risulta limitato, pari al 13% del totale. Tuttavia, come ricordato nel primo capitolo, vi sono diversi fattori strategici che giocano a favore di una politica energetica nazionale fondata anche sullo sfruttamento e sulla commercializzazione delle riserve di petrolio e gas naturale offshore, al fine di incrementare la produzione domestica di idrocarburi e ridurre la dipendenza dalle importazioni, rafforzando la condizione di sicurezza energetica: la collocazione geografica della nostra penisola, dove il mare costituisce il 64% del nostro territorio; la presenza nei fondali di riserve potenzialmente sfruttabili; la lunga esperienza maturata nel tempo per quanto concerne le attività di esplorazione e sfruttamento delle riserve marine di idrocarburi (le prime attività risalgono agli anni sessanta-settanta); l'evoluzione della tecnologia per le perforazioni e attività di esplorazione nei fondali (le prime perforazioni offshore non oltrepassavano i 200 metri di profondità, mentre oggi le perforazioni offshore possono raggiungere anche 3600 metri di profondità.34 2.1 Le zone marine Tenendo presente la dislocazione geografica delle attività di produzione di idrocarburi offshore, soprattutto il mare Adriatico e il canale di Sicilia appaiono detenere ancora significative potenzialità esplorative, mentre Il lato tirrenico si è dimostrato per il momento poco fruttuoso per l’esplorazione. Nel corso degli anni, lungo la piattaforma continentale italiana35 sono state istituite delle zone marine, ovvero delle aree nelle quali è possibile svolgere attività di ricerca, 34 Ministero dello Sviluppo Economico, Il Mare, MISE RAPPORTO MARE 2015, MISE Direzione Generale per le Risorse Minerarie ed Energetiche, 2015, p. 47http://unmig.mise.gov.it/unmig/buig/buigmare2015/buigmare2015.pdf 35 «La piattaforma continentale di uno stato costiero comprende il fondo e il sottosuolo delle aree sottomarine che si estendono al di là del proprio mare territoriale attraverso il prolungamento naturale del suo territorio terrestre fino all'orlo esterno del margine continentale, o fino a una distanza di 200 miglia marine dalle linee di base. Il limite esterno della piattaforma continentale non supera comunque la distanza di 350 miglia dalle linee di base». (Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare, 1982, articolo 76, §1 e §7) Lo stato costiero esercita sulla piattaforma continentale diritti sovrani allo scopo di esplorarla e sfruttarne le risorse naturali in maniera esclusiva, nel senso che nessun altro attore può intraprendere tali attività senza il suo espresso consenso. 21
esplorazione e coltivazione di idrocarburi. Attualmente la superficie totale delle zone marine aperte alle attività minerarie è di circa 139.656 km2 e costituisce circa il 25% della superficie totale della piattaforma continentale italiana.36 Con un decreto ministeriale del 9 Agosto 2013, il governo italiano ha proceduto ad una rimodulazione delle sette zone marine esistenti e all'apertura di una zona nel mare Balearico e di Sardegna.37 Le zone marine si suddividono in: La Zona A, che comprende il mare Adriatico settentrionale e centrale, si estende per circa 13.300 km2 e costituisce circa il 2% della piattaforma continentale italiana. Questa zona è delimitata a ovest dalla linea di costa delle regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto e Emilia Romagna; a est dalle linee di delimitazione Italia-Slovenia e Italia-Croazia. A seguito della rimodulazione delle zone del 2013, la superficie della zona A in cui è possibile presentare nuove istanze è stata ridotta di circa il 70%, perciò la sua estensione attuale è pari a 4.016 km2. La Zona B, che comprende il mare Adriatico centrale e meridionale, si estende per circa 23.000 km2 e costituisce circa il 4% della piattaforma continentale italiana. Questa zona è delimitata a ovest dalla linea di costa delle regioni Marche, Abruzzo e parte del Molise; a est dalla linea di delimitazione Italia-Croazia. La superficie della Zona B è stata ridotta del 44% - la sua estensione è ora pari a 12.980 km2 - per effetto della rimodulazione del 2013. La Zona C è la seconda per estensione territoriale, e comprende il mar Tirreno meridionale, il canale di Sicilia e il mar Ionio meridionale. Questa zona si estende per circa 46.390 km2 e costituisce circa l’8% della piattaforma continentale italiana, anche se la superficie sulla quale presentare nuove istanze è stata ridotta del 30% (32.720 km2). La zona C si estende in alcuni punti sino ad entrare in contatto con la linea di delimitazione Italia-Tunisia e con il “Modus vivendi” Italia-Malta.38 36 Ministero dello Sviluppo Economico, Il Mare, MISE RAPPORTO MARE 2015,pp. 39, 69 37 Ministero dello Sviluppo Economico, Rimodulazione della zona “E” e ricognizione delle zone marine aperte alla presentazione di nuove istanze, Decreto Ministeriale 9 agosto 2013 http://unmig.sviluppoeconomico.gov.it/unmig/norme/dm090813.htm 38 Sul "Modus vivendi" Italia-Malta si veda alla fine del presente capitolo 22
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