I disturbi del linguaggio nell'età evolutiva - Sabrina Frasson Logopedista Logopedia 3 anno "I disturbi del linguaggio" Scuola di Musicoterapia ...
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I disturbi del linguaggio nell’età evolutiva Sabrina Frasson Logopedista Logopedia 3° anno «I disturbi del linguaggio» Scuola di Musicoterapia «Isoinsieme» Torino A.S.2018/2019
Il linguaggio verbale Il linguaggio verbale è una forma di comunicazione costituito da un insieme di suoni (parole e frasi), che esprimono un significato, esso è disciplinato da precise regole: - fonotattiche1 - grammaticali - sintattiche. 1 (per la combinazione di fonemi in sillabe/lessemi o monemi e morfemi)
Il linguaggio verbale è anche … … la manifestazione del grado di maturazione di alcune competenze: - ascolto e discriminazione di suoni e parole, - abilità motorie e prassiche, - sviluppo/funzionamento cognitivo e affettivo.
I disturbi del linguaggio I Disturbi del Linguaggio rappresentano i disturbi di sviluppo più frequenti tra i 2 e 6 anni di età. La definizione di disturbo del linguaggio in età evolutiva è genericamente utilizzata per descrivere quadri clinici molto eterogenei, dove le difficoltà linguistiche possono manifestarsi 1.isolatamente oppure 2.associate ad altre condizioni patologiche (deficit neuromotori, sensoriali, cognitivi e relazionali). 1. I Disturbi Specifici del Linguaggio sono disturbi nell’acquisizione del linguaggio che si manifestano isolatamente: Si tratta di ritardi e disordini del linguaggio "relativamente puri", in cui non sono identificabili fattori causali noti, per questo motivo sono anche detti disturbi primari o primitivi del linguaggio. Questi bambini hanno intelligenza, udito, abilità motorie nella norma e alcun apparente problema neurologico. 2. I Disturbi del linguaggio secondari sono disturbi linguistici associati ad altre patologie (ad esempio paralisi cerebrale infantile, sindromi genetiche come la sindrome di Down, ipoacusia, …).
Prima di proseguire In questa lezione ci occupiamo dei disturbi specifici del linguaggio. È doveroso precisare che alla luce degli studi più recenti sui disturbi specifici del linguaggio si è aperta una discussione sull’appropriatezza di questa espressione. A volte viene usata indifferentemente l’espressione «disturbo primario del linguaggio», ma anch’essa presenta dei limiti descrittivi. Generalmente e più diffusamente si utilizza la prima definizione, abbreviata DSL.
DISTURBI SPECIFICI DI LINGUAGGIO (d’ora in poi DSL) I DSL comprendono un insieme di quadri sindromici caratterizzati da difficoltà differenti per qualità e gravità nella: - Comprensione nelle varie componenti linguistiche (fonologica, lessicale, semantica, sintattica e pragmatica) - Produzione nelle varie componenti linguistiche (fonologica, lessicale, semantica, sintattica e pragmatica) L’evoluzione dei DSL può essere molto differente secondo la gravità, la pervasività e la persistenza del disturbo linguistico (Karmiloff-Smith,1998; Leonard, 1998).
I DSL NEL DSM 5 (DSM 5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, ed. n. 5) I disturbi del linguaggio sono classificati nel DSM 5 all'interno della categoria diagnostica dei «Disturbi della comunicazione» compresi, a loro volta, nei «Disturbi del neurosviluppo». I disturbi del linguaggio a cui si riferisce il DSM 5 sono quei disturbi che qui chiamiamo disturbi specifici del linguaggio (DSL) di cui la seguente descrizione (criteri diagnostici): «Difficoltà persistenti nell'acquisizione e nell'uso di diverse modalità di linguaggio (cioè linguaggio parlato, scritto, gestuale o di altro tipo) dovute a deficit della comprensione o della produzione che comprendono i seguenti elementi: 1. Lessico ridotto (…) 2. Limitata strutturazione delle frasi (…) 3. Compromissione delle capacità discorsive (…). Le capacità di linguaggio sono al di sotto di quelle attese per l’età in maniera significativa e quantificabile, portando a limitazioni funzionali dell’efficacia della comunicazione, della partecipazione sociale, dei risultati scolastici o delle prestazioni professionali, individualmente o in qualsiasi combinazione. L'esordio dei sintomi avviene nel periodo precoce dello sviluppo. Le difficoltà non sono attribuibili a una compromissione dell'udito o ad altra compromissione sensoriale, a disfunzioni motorie o altre condizioni mediche o neurologiche e non sono meglio spiegate da disabilità intellettiva (…) o da ritardo globale dello sviluppo.»1 1. Tratto da DSM 5
Nel DSM 5 i «Disturbi della comunicazione» comprendono anche: - Disturbo fonetico-fonologico - Disturbo della fluenza con esordio nell'infanzia (balbuzie) - Disturbo della comunicazione sociale pragmatica - Disturbo della comunicazione senza specificazione. Disturbo fonetico-fonologico: «Persistente difficoltà nella produzione di suoni dell'eloquio che interferisce con l'intelligibilità dell'eloquio o impedisce la comunicazione verbale di messaggi. L’alterazione causa limitazioni dell’efficacia della comunicazione che interferiscono con la partecipazione sociale, il rendimento scolastico o le prestazioni professionali, individualmente o in qualsiasi combinazione. L’esordio del sintomo avviene nel periodo precoce dello sviluppo. Le difficoltà non sono attribuibili a condizioni congenite o acquisite, come paralisi cerebrale, palatoschisi, sordità o ipoacusia, danno cerebrale da trauma, o ad altre condizioni mediche o neurologiche.» (tratto da criteri diagnostici DSM5) Disturbo della fluenza con esordio nell'infanzia (balbuzie): alterazioni della normale fluenza e della cadenza dell'eloquio, inappropriate per l'età e per le abilità linguistiche dell'individuo. Persistono nel tempo e si caratterizzano per il marcato e frequente manifestarsi di uno o più dei seguenti elementi: -Ripetizioni di suoni o sillabe -Prolungamenti dei suoni delle consonanti o delle vocali -Interruzioni di parole -Blocchi udibili o silenti –Circonlocuzioni -Parole pronunciate con eccessiva tensione fisica -Ripetizione di intere parole monosillabiche. (liberamente tratto da DSM5) Disturbo della comunicazione sociale (pragmatica): persistenti difficoltà nell'uso sociale della comunicazione verbale e non verbale che si manifestano attraverso: -Deficit nell'uso della comunicazione per scopi sociali -Compromissione della capacità di modificare la comunicazione per renderla adeguata al contesto o alle esigenze di chi ascolta -Difficoltà nel seguire le regole della conversazione, come il rispetto dei turni o il saper utilizzare i segnali verbali e non verbali per regolare l'interazione -Difficoltà nel capire quello che non viene esplicitato chiaramente (fare inferenze) e i significati ambigui. (liberamente tratto da DSM5) Disturbo della comunicazione senza specificazione: vi rientrano tutte quelle situazioni non classificabili in una delle categorie precedenti. (liberamente tratto da DSM5)
Il DSM 5 scorpora dai disturbi del linguaggio i disturbi fonetico-fonologici in quanto si possono manifestare «isolatamente» e sono diagnosticabili attraverso un’indagine strumentale dedicata. Diversamente, sotto la più ampia categoria dei disturbi del linguaggio rientrano tutti gli altri possibili profili in cui la prevalenza o l’esclusività del disordine linguistico colpisce altri livelli linguistici. Nel DSM 5 troviamo scritto anche che: - i disturbi del linguaggio e i disturbi fonetico-fonologici possono essere associati, aggravando il quadro sintomatologico, la prognosi e i possibili esiti e che - qualsiasi forma di disturbo del linguaggio può presentarsi fortemente associata ad altri disturbi dello neurosviluppo o al disturbo della comunicazione sociale.
ICD-10 (‘92) Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati L’ICD-10 definisce il DSL come: «Una condizione in cui l'acquisizione delle normali abilità linguistiche è disturbata sin dai primi stadi dello sviluppo. Il disturbo linguistico non è direttamente attribuibile ad alterazioni neurologiche o ad anomalie di meccanismi fisiologici dell'eloquio, a compromissioni del sensorio, a ritardo mentale o a fattori ambientali. È spesso seguito da problemi associati quali le difficoltà nella lettura e nella scrittura, anomalie nelle relazioni interpersonali e disturbi emotivi e comportamentali.» All’interno dei DSL si possono profilare diversi quadri sintomatologici che variano da bambino a bambino, i quali possono essere raggruppati in tre principali manifestazioni: -Disturbo dell’articolazione e dell’eloquio, -Disturbo del linguaggio espressivo, -Disturbo della comprensione del linguaggio.
I disturbi specifici del linguaggio in base alle abilità linguistiche (espressiva e/o ricettiva) e ai livelli linguistici compromessi comprendono una varietà di profili clinici diversi (e di traiettorie di sviluppo diverso). Di cui di seguito viene data una delle tante classificazioni.
Classificazione dei disturbi specifici di linguaggio sec. Rapin Allen (Rapine Allen, 1987, 1996) - Disturbo di decodificazione fonologica o Agnosia verbale uditiva: difficoltà di tipo recettivo che interessa la componente fonologica del linguaggio. Poiché nel bambino le basi del linguaggio non sono ancora acquisite, queste difficoltà di comprensione si traducono a livello di produzione in un discorso poco fluente, con ripercussioni soprattutto a livello fonologico. - Disturbi di codificazione fonologica: a) Deficit di programmazione fonologica: difficoltà nell'organizzazione dei suoni all'interno delle parole, che si manifestano attraverso omissioni, sostituzioni e produzioni inesatte dei suoni. Il bambino sa articolare e sa produrre i singoli suoni della lingua, ma stenta a organizzarli tra loro rispettando le regole fonologiche per formare le parole. b) Disprassia verbale: difficoltà o impossibilità di trasformare immagini verbali in comandi motori per la produzione del discorso. La fluenza risulta fortemente ridotta per la difficoltà a trovare i giusti movimenti degli organi fonatori per emettere una parola. La comprensione risulta meglio conservata.
Classificazione dei disturbi specifici di linguaggio (Rapine Allen, 1987, 1996) - Disturbo di codificazione e decodificazione morfologica e sintattica - Deficit fonologico-sintattico: difficoltà sia espressive che ricettive che non si limitano al sistema fonologico ma si estendono alle componenti morfosintattiche. N.B. La maggior parte dei bambini con Disturbi Specifici del Linguaggio si situa in questa categoria. - Disturbi dei livelli più alti di processamento: a) Deficit semantico-pragmatico, caratterizzato da un discorso fluente e corretto dal punto di vista fonologico e grammaticale, ma con difficoltà a livello di contenuti: questi bambini non comprendono ciò che viene loro detto e le loro produzioni sono inadeguate alla situazione. b) Deficit lessicale: l'area lessicale del linguaggio risulta essere maggiormente colpita, dando luogo a difficoltà nel riconoscimento e nel recupero di parole (anomie).
«cause» alias fattori predisponenti su base biologica e correlati ambientali Fattori genetici predisponenti, vista l'alta presenza del disturbo nei familiari di primo grado dei bambini. Ritardo maturativo di specifici sistemi neuronali, la presenza di lievi danni neuronali o ancora possibili disfunzioni percettive, tra cui difficoltà nella discriminazione uditiva rapida di informazioni uditive. Anomalie parossistiche del sonno paradossale (non-REM) potrebbero influire sul consolidamento della traccia mnestica con ripercussioni sulla memoria semantica del linguaggio. Disfunzioni di sistemi cognitivi primitivi quali l’attenzione (attenzione sostenuta, attenzione divisa, shifting (alternanza tra due focus attentivi)), la memoria di lavoro, le funzioni esecutive (pianificazione, controllo, inibizione), che costituirebbero il substrato comune con altri disturbi di diversa natura.
Più recentemente (2014) …. …… Leonard ribadisce l’associazione dei DSL a sottili deficit in diverse aree: - coordinazione motoria - attenzione - memoria - elaborazione delle informazioni La lieve entità di queste difficoltà ci suggerisce che siamo in presenza di un disturbo «primario» o specifico nell’area del linguaggio (e di disturbi «secondari» in altre aree).
incidenza I Disturbi Specifici del Linguaggio hanno una diffusione del 5-7% (del 6-8% sec. altri AA) in età prescolare e tendono a ridursi nel tempo con una prevalenza dell'1-2% in età scolare. Molti studi longitudinali prospettici hanno evidenziato il perdurare del deficit linguistico fino all’età adulta in una percentuale ulteriormente ridotta della popolazione. Il ritardo o il disturbo del linguaggio, sia esso rilevato o sospetto, in età prescolare non deve essere trascurato. L’attesa di una remissione spontanea del disturbo, come comunemente suggerito, espone il bambino a possibile: - consolidamento del disturbo stesso o, più tardi, - comparsa di disturbi psicopatologici (Disturbo Cognitivo o DSA*) o - di disturbi della condotta e disturbi emotivi 1 * Il 30-40% delle persone con Disturbo Specifico di Apprendimento (DSA) con marcate difficoltà di apprendimento della lettura, della scrittura e del calcolo nei primi anni di scolarizzazione, hanno nella loro storia un disturbo di linguaggio.
Lo sviluppo del linguaggio nei bambini presenta una grande variabilità, per questo motivo non è raro che segni precoci di difficoltà linguistiche vengano confusi con una semplice “pigrizia” o timidezza. Quando un bambino è restio a parlare o preferisce parlare solo con persone familiari e questo fatto è rilevante e persistente merita un approfondimento diagnostico.
Quattro fasi cruciali per i DSL (Fabrizi et al., 2000): - fase di emergenza che oscilla tra i 18 e i 36 mesi quando lo sviluppo linguistico atteso non si verifica o si verifica con modalità da subito atipiche; - fase di strutturazione che va dai 36 mesi ai 5 anni, quando i DSL si stabilizzano in disturbi differenziati; - fase di trasformazione verso i disturbi neuropsicologici e psicopatologici secondari, che può evidenziarsi a partire dai 4-5 anni; - fase di strutturazione del disturbo secondario, che riguarda il successivo sviluppo del bambino fino all’adolescenza e comporta la predominanza del disturbo di apprendimento e/o del disturbo psicopatologico sul disturbo di linguaggio. La tempestività della diagnosi è un fattore prognostico importante
esordio quando ci dobbiamo preoccupare Lo sviluppo delle abilità comunicative avviene già a partire dalla prima infanzia, ancor prima della comparsa della prima parola. Lo sviluppo del linguaggio è caratterizzato da una grande variabilità interindividuale legata alle caratteristiche di ciascun bambino dal punto di vista biologico/neuronale e dal punto di vista ambientale e socio-culturale. Le tappe di acquisizione dello sviluppo del linguaggio sono un punto di riferimento indicativo, che contempla un certo margine di latenza nel loro raggiungimento, oltre il quale o in presenza di certe anomalie dobbiamo allarmarci. Prima queste difficoltà vengono riconosciute più è facile porvi rimedio e ridurre gli effetti, anche importanti: - sul comportamento del bambino, - sulla capacità di relazionarsi con gli altri e - sulle future abilità curriculari.
Quando ci dobbiamo «preoccupare»: Sicuramente sempre Quando un bambino a 24 mesi presenta un linguaggio molto povero usa meno di 50 parole e non usa le parole con la funzione di frase (parola-frase)
Il parlatore tardivo La percentuale di bambini con un forte ritardo linguistico a due anni oscilla tra il 9% e il 17% con una prevalenza di maschi rispetto alle femmine. I bambini che parlano tardi : 1.a producono meno di 10 parole diverse nella fascia di età 18-23 mesi o 1.b producono meno di 50 parole diverse e nessuna combinazione di almeno due parole nella fascia di età di 24-34 mesi 2 hanno una buona comprensione. L’ampiezza del lessico di produzione viene in genere stabilita attraverso un questionario fornito ai genitori ed un esame diretto del clinico. Si tratta di un ritardo linguistico, anche se importante, quando sono escluse cause derivanti da fattori cognitivi, percettivi, neurologici. Vengono definiti ‘bambini che parlano tardi’, in inglese ‘late talkers’, i bambini che hanno un normale sviluppo intellettivo e socio-affettivo, e che non hanno alcun apparente danno neurologico. Una comune caratteristica dei bambini che parlano tardi è un forte ritardo fonologico che si accompagna al ritardo nella produzione lessicale. Generalmente recuperano lo sviluppo linguistico verso i 4 anni.
Prima distinzione Ritardo di linguaggio con sviluppo tipico Parlatore tardivo Late talkers (late talkers in Lete Bloomers) Disturbo specifico di linguaggio con sviluppo atipico e presenza di moltissimi errori tipici
Da «quando preoccuparsi» a chi rivolgersi Il logopedista è lo specialista di riferimento. Il logopedista lavora in collaborazione con il foniatra, il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il terapista della neuropsicomotricità, l’ortodontista, …con il pediatra…comunque in rete con tutti i professionisti che ruotano attorno al bambino e alla famiglia. La valutazione logopedica,1 per quanto concerne l’aspetto linguistico, ha l’obiettivo di accertare se 2il disturbo di linguaggio segue uno sviluppo tipico , e quindi è adeguato anche in presenza di errori, o uno sviluppo atipico , anomalo. 1. Nello sviluppo tipico gli errori commessi dal bambino sono riconducibili ai tipici errori di un bambino che sta imparando a parlare e sono propri del procedimento di acquisizione del linguaggio sicuro e fluido. Ci troviamo di fronte ad un bambino che si esprime con un linguaggio immaturo per la sua età, ma che è tipico di un bambino più piccolo. Errori tipici sono le semplificazioni di gruppi consonantici, ad esempio, il bambino dice /cala/ invece di /scala/, oppure dice /teno/ invece di dire /treno/. Il bambino omette la consonante più difficile e che dal punto di vista evolutivo viene acquisita dopo la consonante mantenuta. Altri errori di transizione possono essere: le disfluenze, lo scambio di consonanti simili (/p/ con /b/), le difficoltà a formulare le sillabe composte come “sc” di scimmia e “gl” di aglio, o le doppie consonanti. 2. Nello sviluppo atipico sono presenti errori non riscontrabili nel normale sviluppo del linguaggio, perciò vanno ulteriormente approfonditi. Esempi di errori in «Processi che semplificano la struttura fonotattica» e in «Processi che semplificano il sistema»
Disturbo specifico del linguaggio Indici di rischio Alcuni segnali, indicatori di possibile presenza di un disturbo del linguaggio, si possono riconoscere già nella fascia compresa tra i 18 ed i 30 mesi: - difficoltà di comprensione del linguaggio parlato da altri, - scarso uso di gesti collegati ai concetti espressi per completare l’espressione del linguaggio, - lentezza nello sviluppo del linguaggio. - l’incapacità a strutturare delle frasi complesse, fatte cioè da un insieme di parole che abbiano un senso compiuto anche se non formulate perfettamente. - linguaggio incomprensibile o comprensibile solo dai famigliari; - Diagnosi tardiva Tali difficoltà non sono tipiche della fase acquisitiva ed evidenziano delle difficoltà nella comprensione del senso compiuto delle frasi o dei concetti espressi nelle parole e indicano che il bambino, pur con le sue normali difficoltà, non è in grado di sostenere una conversazione semplice e minimale.
altri campanelli d’allarme 5 – 10 mesi Assenza di lallazione (babbling) 12 – 14 mesi Assenza di utilizzazione di gesti deittici e referenziali 12 mesi Mancata acquisizione di schemi d’azione con oggetti (gioco imitativo cucchiaio) 18 mesi Vocabolario inferiore a 20 parole 24 mesi Vocabolario espressivo inferiore a 50 parole 24 – 30 mesi Assenza o ridotta presenza di gioco simbolico 24 – 30 mesi Ritardo nella comprensione di ordini non contestuali 30 – 40 mesi Ridotta presenza di gioco simbolico
Il bambino impara a parlare e a comunicare, perché l’essere umano è programmato per apprendere e utilizzare il linguaggio verbale. L’apprendimento del linguaggio verbale avviene per «esposizione» diretta, in primis attraverso la relazione con la madre. Il bambino immerso nel mondo sensoriale fatto di suoni e di gesti articolatori, di vibrazioni provenienti sia dall’ambiente esterno che dal proprio corpo inizia a: «sentire», associare, sperimentare, imitare, provare piacere, divertirsi, giocare. In relazione all’altro suoni, gesti, segni si riempiono di significato, il linguaggio si struttura, si sviluppa, si modifica, accresce, evolve, matura…. Come possiamo favorire, sostenere, stimolare il bambino nello sviluppo del linguaggio? Di seguito troverete delle schede con suggerimenti rivolti ai genitori e al care-giver, penso che un musicoterapeuta possa trarne degli spunti, senza dimenticare che il linguaggio, come dice Leonard, esprime e manifesta molte altre abilità che trovano ampio spazio d’azione e di espressione in un setting di musicoterapia dove sensorialità, corporeità, relazione possono essere declinate in molte forme.
Cosa dovrebbe essere in grado di fare il bambino dalla nascita al primo anno di vita Cosa sente e cosa comprende Cosa produce Dalla nascita ai 3 mesi: Dalla nascita ai 3 mesi: - inizia a sentire i suoni forti − sorride quando vede la madre - sorride o si tranquillizza quando si parla con lui − piange in maniera differente a seconda del bisogno - smette di piangere quando sente la voce «materna» − inizia a produrre i primi suoni vocalici - aumenta o riduce la suzione in risposta al suono 4-6 mesi: 4-6 mesi: - gira gli occhi verso la sorgente del suono - ride - risponde ai vostri cambiamenti di tono vocale - esprime, attraverso i vocalizzi, la felicità e il dispiacere - inizia a prestare attenzione alla musica e ai giochi musicali - inizia la lallazione con la comparsa delle prime consonanti (p, b, m) 7 mesi – 1 anno: 7 mesi – 1 anno: - gli piacciono canzoncine e filastrocche - compare la lallazione vocalica complessa - si orienta verso la sorgente del suono - utilizza i suoni per attirare l’attenzione - riconosce parole semplici - utilizza i gesti per comunicare - inizia a comprendere richieste/domande semplici come “Vieni?” - inizia a produrre le prime parole ad es. o “Ne vuoi ancora?” mamma.
Cosa si può fare per allenare il bambino dalla nascita a 1 anno di età? Suggerimenti ai genitori / care-giver - È importante fare attenzione alle infezioni dell’apparato uditivo, soprattutto se ricorrenti e prestare attenzione alla abilità uditive del bambino, ad esempio se sente i suoni e/o se si gira verso la fonte del rumore; - Rinforzare i tentativi di comunicazione del bambino guardandolo mentre parla, parlandogli e imitando i suoi vocalizzi; - Riprendere le loro espressioni facciali; (elemento corporeo dal gesto buccale al suono) - Utilizzare giochi che favoriscano il rispetto dei turni comunicativi quali canzoncine, filastrocche, etc.; - Parlare mentre si fa loro il bagno, mentre li si veste, mentre li si alimenta, etc.; - Parlargli di cosa si è fatto insieme nell’arco della giornata; - Contare insieme, ad esempio le dita delle mani e dei piedi; («fare la conta») - Insegnare i versi degli animali. (suoni onomatopeici)
Cosa dovrebbe essere in grado di fare il bambino dal primo al secondo anno di vita Cosa sente e cosa comprende Cosa produce - Indicare le diverse parti del corpo quando gli vengono - Il numero delle parole prodotte aumenta di mese in mese; nominate - Inizia ad utilizzare domande composte da una o due parole - Eseguire semplici richieste come ad esempio «manda un come ad esempio «Acqua?» bacio alla mamma» - Inizia a combinare due parole come ad esempio «Mamma - Ascoltare semplici filastrocche, storie, ecc. pappa» - Indicare i disegni di un libro quando nominati - Inizia ad usare diversi suoni consonantici (p b t d k)
Cosa si può fare per allenare il bambino da 1 a 2 anni di età? Suggerimenti ai genitori / care-giver - Parlare al bambino in ogni momento indicandogli gli oggetti e denominandoli per implementare il suo vocabolario; - Utilizzare semplici frasi, più facilmente imitabili; - Espandere gli enunciati del bambino, ad esempio se il bambino dice “cane” è auspicabile riprendere la parola dicendo: «sì è un grande cane nero!”; - Leggere ogni giorno al bambino, cercando di scegliere libri corredati da semplici immagini che posso poi essere descritte; - Far denominare al bambino le immagini dei libri.
Cosa dovrebbe essere in grado di fare il bambino dal secondo al terzo anno di vita Cosa sente e cosa comprende Cosa produce - Comprende le differenze tra i contrari, ad esempio «sopra – - Inizia ad utilizzare combinazioni di tre o più parole sotto», «davanti – dietro», ecc., - Si espande l’inventario dei suoni (fricative) - Eseguire due richieste insieme, per esempio «prendi al bambola e mettila nella cassetta dei giochi» - È in grado di richiamare l’attenzione sull’oggetto che vuole - Ascoltare storie divertenti progressivamente sempre più - È quasi sempre compreso dalle persone gli stanno attorno lunghe e complesse
Cosa si può fare per allenare il bambino da 2 a 3 anni di età? Suggerimenti ai genitori / care-giver - Usare frasi semplici che possano essere facilmente imitate dal bambino; - Mostrare attenzione a quello che il bambino sta dicendo e riformularlo, «correggendo» l’enunciato se presentava errori; - Favorire l’espansione del vocabolario attraverso la lettura di libri via via più complessi; - Iniziare a presentare sinonimi delle parole più conosciute e usarli in frasi semplici affinché possano capire, attraverso la contestualizzazione, come utilizzarli; - Guardare le foto di famiglia e descrivere, tramite frasi semplici, che cosa sta succedendo; - Utilizzare domande aperte per favorire la produzione verbale del bambino.
Cosa dovrebbe essere in grado di fare il bambino dal terzo al quarto anno di vita Cosa sente e cosa comprende Cosa produce - Sente quando viene chiamato da un’altra stanza - Sa raccontare che cosa ha fatto a scuola o a casa di amici - Sente la TV o la radio allo stesso volume degli altri membri - Le persone estranee alla famiglia lo comprendono quasi della famiglia sempre bene quando parla - Risponde a semplici domande: Dove? Come? Chi? Che cosa? - Usa enunciati composte da 4 o più parole - È sempre più fluido durante l’eloquio
Cosa si può fare per allenare il bambino da 3 a 4 anni di età? Suggerimenti ai genitori / care-giver - Ritagliare immagini di vecchi cataloghi e incollarle su un quaderno per categorie semantiche e poi costruire frasi con le immagini catalogate; - Raccontare tutto quello che è capitato o che si sta facendo al bambino; - Allenare la sua comprensione attraverso domande via via sempre più complesse; - Iniziare a proporre giochi di ruolo ad esempio “facciamo finta di essere a scuola, etc.” per allenare le sue abilità di narrazione e relazione.
Cosa dovrebbe essere in grado di fare il bambino dal quarto al quinto anno di vita Cosa sente e cosa comprende Cosa produce - Presta attenzione al racconto di una storia ed è in grado di - Usa frasi sempre più dettagliate rispondere a domande semplici su di essa - Comunica facilmente sia con i bambini che con gli adulti - Sente e comprende molto di quello che viene detto sia a casa che a scuola - Produce correttamente quasi tutti i suoni della lingua italiana - Usa le stesse espressioni usate dai familiari - Inizia a riconoscere alcune lettere e inizia a contare
Cosa si può fare per allenare il bambino da 4 a 5 anni di età? Suggerimenti ai genitori / care-giver - Iniziare ad utilizzare, quando si parla con il bambino, riferimenti spaziali (destra, sinistra, primo e ultimo) e iniziare ad utilizzare gli opposti (luce-buio, caldo-freddo, etc.); - Durante il gioco descrivere oggetti che devono essere indovinati dal bambino e viceversa; - Incoraggiarli a fare domande quando non hanno capito quello che è stato detto; - Iniziare a proporre anche attività a tavolino, via via più lunghe, come il memory, la tombola, etc., Per iniziare ad abituarli a stare seduti a lungo; - Proseguire il lavoro sulla comprensione per stimoli sempre più complessi.
Sviluppo del linguaggio in uno specchietto Età Percezione Produzione Primo mese Discrimina la lingua materna da quella straniera in base alla salienza prosodica Dal 1° al 4° mese - Distingue i cambi di intonazione - Vocalizzi - Riconosce la stessa sillaba in enunciati diversi - Suoni velari legati alla deglutizione Dal 4° al 6° mese - Riconosce le differenze di intonazione nella lingua materna o - Primi suoni vocalici in una lingua straniera - Prime sillabe - Preferisce un linguaggio rivolto ai bambini - Babbling non intenzionale - Può associare una voce con la faccia della persona Dal 6° all’ 8° mese - Focalizza l’attenzione sulla lingua parlata a casa e Compare il babbling canonico: si tratta del primo elemento diminuisce la capacità di usare indici prosodici stranieri linguistico intenzionale Dall’ 8° al 10° mese - Diminuisce la capacità di riconoscere alcuni contrasti fonetici - Il babbling canonico assume contorni intonativi stranieri - È possibile distinguere il babbling di lingue diverse e - Si affina la capacità di riconoscere parole straniere da quelle prevedere la lingua scelta dal bambino della madrelingua Dal 10° al 12°mese Si organizzano le categorie percettive: la struttura fonemica della - Compare il babbling variegato intenzionale, ma non a scopo lingua materna viene acquisita (contrasti fonologici) comunicativo - Compaiono le prime parole con intento comunicativo Dopo il 12° mese Il bambino impara per parole A 18 mesi I vocaboli compresi sono almeno il doppio di quelli pronunciati Dovrebbe conoscere almeno 20 parole Dopo i 18 mesi Acquisito un certo numero di vocaboli inizia lo sviluppo morfologico
Processi che semplificano la struttura fonotattica: esempi di errori Semplificazione Parola prodotta Parola semplificata Cancellazione di sillaba debole ’fate elefante Riduzione di dittonghi ’pedi piedi Cancellazione consonantica kon’fei confetti Cancellazione vocalica ’tsello uccello Metatesi fe’ke caffè Epentesi (inserzione) ’vretro vetro Armonia consonantica ’mome dorme Armonia vocalica lo’one leone Riduzione del gruppo consonantico ’fate frate
Processi che semplificano il sistema: esempi di errori Parola prodotta Parola semplificata Semplificazione Processo di semplificazione Stopping sostituzione di fricative e affricate con occlusive ’telo cielo Affricazione sostituzione di una fricativa con un’affricata ’tʃappa sciarpa Fricazione sostituzione di occlusiva o affricata con fricativa sokko’lata cioccolata Gliding sostituzione di consonante con approssimante ’aejo aereo Anteriorizzazione sostituzione di velari con alveolari o palatali ’ota oca Posteriorizzazione sostituzione di alveolare o labiale con palatale o velare ’nake nave Desonorizzazione sostituzione di consonante sonora con sorda pa’nana banana Sonorizzazione sostituzione di consonante sorda con sonora ’bikkoli piccoli
bibliografia DSM 5 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, ed. n. 5 ICD-10 (‘92) Classificazione Statistica Internazionale delle Malattie e dei Problemi Sanitari Correlati G. Sabbadini (a cura di) - Manuale di neuropsicologia dell'età evolutiva - Zanichelli Editore, 1995 L. Marotta (a cura di), M. C. Caselli (a cura di), D. Scaramuzza (Illustratore) - I disturbi del linguaggio. Caratteristiche, valutazione, trattamento – Erickson ed. 2014 G. Valeri (a cura di), L. Marotta (a cura di), I disturbi della comunicazione. Dalla valutazione al trattamento – Erickson ed. 2014 M. C. Caselli , A. Bello , P. Rinaldi , S. Stefanini , P. Pasqualetti - Il Primo Vocabolario del Bambino: Gesti, Parole e Frasi. Valori di riferimento fra 8 e 36 mesi delle Forme complete e delle Forme brevi del questionario MacArthur-Bates – Franco Angeli ed. nuova ed. 2015 Giornata Europea della Logopedia,6 Marzo 2013 “Libera le parole” QUANDO PARLARE COSTA FATICA: CAMPANELLI D’ALLARME E CONSIGLI PER MAMME E PAPA’. Documento a cura di: Bianc hi A. M ., Ramella B. Tradotto e adattato da: ASHA “Late Blooming or Language Problem: Information for Parents” .
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