GRAND TOUR L'altra donna di Luca Bracali Pittura Romana - DREAM CARS
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Edizione Italiana IT z 10,00 - AUT e 15,00 - BE e 15,00 - D e 19,00 - PTE CONT. e 14,00 - E e 14,00 - UK £ 10,00 - USA $ 20,00 GRAND TOUR L’altra donna di Luca Bracali Pittura Romana DREAM CARS Volvo X60 FASHION HISTORY Simonetta Colonna COVER STORY Richard Avedon ANNO IV - N° 19 - Aprile 2008 e 10,00 - Bimestrale
CONTENTS Parola di Presidente Anno IV - N° 19 - Aprile 2008 - Bimestrale 7 GRAND TOUR L’ALTRA DONNA NELLE FOTOGRAFIE DI LUCA BRACALI Di Lamberto Cantoni Luxus Edizioni srl PITTURA ROMANA Una bellissima mostra al Museo Nazionale Romano (Roma), prorogata sino a giugno Via Dei Poeti, 8 - 40124 Bologna (Italy) 2008, offre una straordinaria veduta d’insieme dell’arte pittorica di area vesuviana di solito identificata con la Phone number: +39 051 227685 pittura romana. Di Antonio Bramclet Presidente & Editore Giovanni Pacciotti 37 QUALITY SPA BACKSTAGE DAY SPA Dietro il palcoscenico della vita ritrovi il benessere. Di Laura Gigliodoro e Stephanie Horvath Direttore Responsabile Lamberto Cantoni 45 FOOD COUTURE lamberto.cantoni@gmail.com MORTADELLA CIBO DEGLI DEI Di Cristina Cinelli La mortadella: ascesa, caduta e risalita della regina dei salumi del mondo. Di Giovanni Tamburini Condirettore Luci e ombre sul Elisa Alloro 55 FASHION HISTORY SIMONETTA La primadonna della moda italiana. Di Lamberto Cantoni Reporters Made in Italy Francesco Antinolfi Cristina Cinelli - Laura Fusco 69 FASHION Antonio Bramclet MILANO MODA DONNA Autunno – Inverno 2008/09 - L’annuncio di sostanziali mutamenti suscita un Luca Olivan - Marianna Sallemi dibattito sul futuro delle sfilate milanesi. Di Lamberto Cantoni - Servizi sulle sfilate di: Elisa Alloro, Laura Fusco, Sascha Mejeritcher LEZIONI DI STILE Appunti, declinati al maschile, su come vestire d’eleganza la prossima stagione autunno- Il nostro Paese non naviga in acque tranquille. Le nostre aziende pagano l’energia che consumano inverno. Di Francesco Antinolfi per produrre un prezzo più elevato rispetto quelle di altri Paesi. I nostri consumi interni sono Grafica & Impaginazione troppo bassi per colpa di stipendi rimasti al passo rispetto all’aumento dei prezzi. Continua a crescere solo il mercato dei prodotti di qualità. Malgrado la strapotenza dell’euro le esportazioni 115 ACCESSORY SABINA MENGOLI ALIAS MADAME GRILLET Il fascino dei tessuti Kuba, dei velluti Shoowa e delle rafie delle nostre marche del lusso continuano a tirare forte. Ma anche in questo scenario ritenuto del Kasai in una borsa avventurosa e romantica. Di Lamberto Cantoni da tutti fondamentale per il futuro della nostra economia si addensano nuvole che potrebbero Consulente Artistica annunciare tempeste spaventose. Provate ad immaginare cosa pensa in questo momento il Francesca Flavia Fontana 125 DESIGN consumatore-mondo dell’Italia? Pensate che differenzi ciò che succede a Napoli dal resto del Paese? Non bisogna essere esperti di strategie d’immagine per capire che il rischio che stiamo L’ABICIcletta Di Laura Fusco Marketing Internazionale correndo è di essere vissuti come una grande cloaca maxima, da Milano a Lecce, incompatibile Giovanni Pacciotti 131 GREAT EXPOSITION con la esigenze comunicazionali delle aziende qualitative che esportano il meglio della nostra CORRADO RICCI Di Cristina Cinelli Dipartimento Editoriale produzione. CANOVA E LA GRAZIA RITROVATA E PERDUTA Palazzo Reale con la mostra “Canova alla corte degli zar” Via Dei Poeti, 8 - 40124 Bologna (Italy) Grazie alla dabbenaggine di generazioni di amministratori campani il marchio più luminoso nel Phone number: +39 051 227685 presenta per la prima volta in Italia i capolavori scultorei dell’Ermitage di San Pietroburgo degli artisti neoclassici Fax: +39 051221086 firmamento del lusso mondiale, ovvero il made in Italy, sta scivolando in una zona d’ombra che italiani. Di Elisa Alloro E-mail: info@cristallocom.it potrebbe costare molto cara alle nostre aziende esportatrici. I.Quality lavora spesso insieme a marche del lusso napoletano famose nel mondo. Sono imprese serie che non meritano di COVER STORY Pubblicità 147 RICHARD AVEDON La neccessità dello stile. Di Lamberto Cantoni Cristallo Srl Communications essere imbrigliate da problemi che tutta l’Europa ha risolto da tempo. Non siamo in grado di Via Dei Poeti, 8 - 40124 Bologna (Italy) misurare il danno reale che l’emergenza rifiuti sta provocando alle aziende del made in Italy, ma è Phone number: +39 051 227685 ragionevole congetturare che il perdurare dell’esposizione mediatica non produrrà danni ingenti 159 CONTEMPORARY ARTISTS Fax: +39 051221086 solo al settore turistico, ma allontanerà in modo esponenziale fasce di pubblico crescenti da tutti MIRKÒ Un artista contemporaneo all’Aria Art Gallery. Di Giovanni Pacciotti info@cristallocom.it i nostri prodotti. Distributore Esclusivo Per L’italia C’è un altro incredibile problema che sommandosi a quello dei rifiuti ci preoccupa. Secondo 165 DREAM CARS PARRINI & C. S.p.A. i dati del Parlamento Europeo in Italia si concentrano la produzione e la distribuzione delle VOLVO XC60 Anticipiamo le immagini della crossover perfetta che vedremo in commercio dal prossimo Via Vitorchiano, 81 - 00189 Roma falsificazione dei marchi del lusso. Non voglio spendere troppe parole per spiegare al lettore la autunno. Di Giovanni Pacciotti Phone number: 06/334551 metastasi distruttiva dei valori strategici per il lusso prodotta dall’invasione dei falsi. Sono evidenti Viale Forlanini, 23 - Milano Phone number: 02/75417.1 le degenerazioni sociali, economiche e simboliche che discendono a cascata dal mancato 177 YACHTING controllo dell’autenticità del marchio. La domanda è: quanto ancora dovremo aspettare una ROMANCE CRN, alta gamma del Gruppo Ferretti, ha presentato in anteprima assoluta il megayacht di 57mt “Romance”. Di Giovanni Pacciotti Stampa: Galeati industrie grafiche - Imola (italy) legge europea che ci tuteli fino in fondo dai falsificatori? Per ora non possiamo che prendere atto dell’ingiustizia che subiscono i nostri marchi più REG. TRIB. Bo No. 7568 1/8/05 prestigiosi e dell’impossibilità per ogni singola azienda di risolvere il problema autonomamente. 183 Elisa Alloro, Francesco Antinolfi, Antonio Bramclet, Giuseppe Copiright 2005. All rights reserved. Reproduction in whole or in part without written permission is Occorre una presa di posizione da parte delle istituzioni. Senza una loro azione efficace non è Bucci, Cristina Cinelli, G. P., Marianna Sallemi prohibited. I.Quality design are protected through possibile alcuna soluzione. trademark registration in Italy and in foreign countries where I.Quality magazine circulates. Giovanni Pacciotti PRESIDENTE DI I.QUALITY 205 Fabiola Cinque In copertina: Rosso Pompeiano I.QUALITY • 2 I.QUALITY • 3
GRAND TOUR L’altra donna nelle fotografie di Luca Bracali Di Lamberto Cantoni I.QUALITY • 6 I.QUALITY • 7
Di Luca Bracali abbiamo già ammirato sulle pagine di I.Quality la rassegna di immagini che lo stanno imponendo all’attenzione degli amanti della fotografia naturalista, nelle vesti di uno dei fotografi documentaristi più preparati nella cattura delle bellezze dei paesaggi esotici. Ma in realtà il suo talento deborda dal genere “reportage” e investe molti altri campi della fotografia. Uno dei temi sviluppati nei suoi numerosissimi viaggi è una sorta di libera interpretazione della bellezza femminile. Bisogna tenere presente però che per donna bella Luca Bracali intende qualcosa di sostanzialmente diverso dalla percezione del senso comune. Da un lato, nella intervista che segue, il fotografo ancora il concetto di bellezza nei dintorni della nostra tradizione classica. Eppure non disdegna di presentarci una splendida sessantenne (la donna del deserto del Gobi) e le pacchiane indios Kuna, che a mio modo di vedere hanno ben poco a che fare con il concetto greco di tò kàlon (è bello ciò che è intriso di luce) o di kòsmos che per Pitagora significava bellezza come divina proporzione. Ho il sospetto che l’occhio di Luca Bracali vada oltre le aspettative di quanto la sua razionalità sembrerebbe suggerirgli. Guardando le sue immagini emergono in modo netto il controllo e l’armonia complessiva delle forme incapsulati in ogni singolo scatto. Ma relativamente al soggetto (la donna) sembra prevalente un supplemento emozionale non previsto dal to kalon, tale da avvicinare altre dimensioni della bellezza che eccedono l’idealizzazione e il formalismo. Per esempio trovo che la bellezza delle donne di Bracali sia “olistica” ovvero è una emanazione che ci viene dall’insieme dei componenti dell’immagine. Mi pare rilevante un ulteriore aspetto del modo di ritrarre la donna messo in luce dal dossier che pubblichiamo in questo numero. Luca Bracali è un raiders, un predatore di immagini. Quando ci parla del suo lavoro sembra di ascoltare un filosofo della natura o un antropologo in nuce. Io penso invece, per usare un parallelismo con altre forme simboliche, che sia più un poeta visionario, sempre a caccia di momenti decisivi. Devo dire che mi attira il suo essere politicamente scorretto, nel senso che il suo obiettivo sembra ritrarsi dall’immagine mielosamente umanistica. Se ci ragionate sopra, vi accorgerete che quasi tutte le foto del dossier riflettono un contesto molto duro nei confronti delle donne. Luca Bracali non indugia nemmeno un attimo per farci cogliere il minimo segno di commozione per la loro condizione. Sembra interessato a riprenderle dal punto di vista e nel preciso momento in cui esse sono, malgrado tutto, semplicemente belle. Qualcuno potrà pensare che forse è proprio questo il contributo che il fotografo pensa di dare alla loro vita. Non nego il fascino di una simile interpretazione. Trovare la bellezza nel bel mezzo di una vita disagiata può significare tante cose: per esempio che la nostra bellezza ordinaria è falsa o che quella “vera” trascende i codici estetici ai quali siamo abituati. Tuttavia io propendo per interpretare l’atto fotografico di Luca Bracali alla stregua di una forzatura. Il fotografo sfida il soggetto ad essere un altro e a combaciare con un sé fasullo ridisegnato dall’angolatura, dalla luce, dal momento. Com’è realmente possibile che questo avvenga? Credo che sia una delle magie della fotografia resa possibile grazie alla capacità dell’occhio (e del tempo) fotografico di fermare qualcosa che ci trasforma e della quale non abbiamo piena coscienza (ecco perché, per esempio, molto spesso non ci ritroviamo nelle foto che ci fanno, oppure le ritocchiamo credendo di abbellirci). Luca Bracali ha un’abilità fuori da comune nel catturare queste ombre degli umani che banalmente definiamo fotogenia, ma che in realtà dipendono più da una forzatura del fotografo che da una qualità che essi non sapevano di avere (prima di essere ripresi). Luca Bracali dunque è un predatore a fin bene. Il suo cinismo ha una morale. Lui la chiama bellezza. I.QUALITY • 8 I.QUALITY • 9
Qual è la particolarità del tuo modo di fotografare il soggetto femminile che incontri durante i tuoi viaggi? Io prendo alla lettera la parola che contraddistingue la mia professione. Sono un fotografo e quindi disegno con la luce. Cerco di creare emozioni con il vero. Per me il bello in natura coincide con un certo gioco della luce del sole. Amo la luce morbida e penso che sia questo che conferisce alle mie immagini femminili l’umanità che molti vi leggono, anche se in realtà, specialmente quando mi trovo in Paesi arretrati, il contesto della foto ci parla anche della durezza della loro vita… Ci sono tanti modi della bellezza fotografica, qual è il tuo? Io parto dalla verità del contesto e dall’attrazione che sento per un soggetto. Ma poi lo enfatizzo esaltando le forme e la bellezza. Mi piace far emergere un volto, un sorriso, uno sguardo che appartengono ad un momento di luce unico. Al contrario di quanto insegnano i guru di National Geographic, provenendo dalla fotografia sportiva (Formula 1 e motoGP) adoro l’uso di lunghissime focali che utilizzo anche per i ritratti, esaltando i primi piani e comprimendo fondi e prospettive. Il 300f.2.8 è la mia ottica preferita ma utilizzo sovente anche il 500 f.4.0 per i close-up. Dal mio punto di vista la bellezza nelle foto delle donne che incontro nei miei viaggi si nasconde in quell’espressione improvvisa che il soggetto vive in quel preciso momento con una naturalezza che non sa di avere. Pur facendo shooting di moda devo riconoscere che mi eccita molto di più “rubare” immagini dalla strada. La teatralità delle modelle professioniste, illuminate da torce e lampeggiatori da 1200 watt e abbellite con photoshop, non mi convince. Cerco di interpretare perfettamente il bello della foto di moda, ma non ci credo. I.QUALITY • 10 I.QUALITY • 11
Dopo aver visto tanti tuoi scatti non ho l’impressione che ti interessi la foto-denuncia della condizione Il segreto è essere rapidi. La mia è molto spesso una foto di rapina. Certo che sono presente, ma scatto solo femminile o la documentazione degli abusi perpetrati nei loro confronti… quando ho l’impressione che il soggetto mi abbia accettato, per quel momento, nel suo mondo… Ci vuole molta Così come quando fotografo un pezzo di natura cerco essenzialmente di registrarne la bellezza, l’unicità, l’incanto, disciplina e tecnica. Devo resistere all’impulso di scattare se mi percepisco come una presenza inquinante. Ma anche quando incontro nel paesaggio una figura femminile che mi colpisce sino ad ora mi ha interessato coglierne nel preciso momento in cui per il soggetto devo fare tutto molto velocemente. L’attrezzatura e la l’intrinseca bellezza che secondo me hanno tutte le donne, di tutte le età, in ogni angolo del mondo. Mi rendo tecnica a questo punto sono fondamentali… conto che in svariate circostanze avrei potuto benissimo fotografare la disperazione. Oppure la tragicità della loro esistenza. Ho preferito invece guardare la loro bellezza, la loro dignità soprattutto in situazioni precarie di vita. Una foto di rapina implica la possibilità del rischio… Noi possiamo denunciare la stupidità dell’uomo con immagini di una natura degradata. Ma possiamo anche Non posso certo dire che tutte le donne che ho fotografato fossero felici di esserlo. Lo so che per molti fotografi arrivare allo stesso valore morale con immagini che ci ricordino quando sia unica la bellezza creata dal tempo tutto ciò suona molto scorretto. Ad essere sinceri direi che me ne frego di ciò che pensa la supposta . infinito e dalle gigantesche forze dell’evoluzione, sintetizzate da una bella fotografia. In definitiva io cerco in lei qualcosa che non le appartiene e che forse in molti casi non sa di avere. L’umanità Anche nei confronti del soggetto umano si può applicare lo stesso metodo. La foto denuncia è importante ma e la bellezza non sono di nostra proprietà. Sono valori transitivi e io come fotografo mi attribuisco il potere e la corre il rischio di essere un po’ ipocrita. Io quando viaggio preferisco ritagliare da tutto ciò che vedo qualcosa di responsabilità di catturarne ogni occorrenza… positivo. A me interessa l’umanità e la dignità che ogni essere può avere, soprattutto in condizioni difficili… Ma come riesci ad introdurti nel mondo di donne così diverse da quelle occidentali per fotografarne Non parlavo soltanto del rischio di urtare la suscettibilità del soggetto, ma anche alla possibilità di reazioni l’umanità? violente… La mia regola è: prima scattare e poi eventualmente chiedere. Se provo a negoziare la possibilità di riprendere Direi che fa parte del gioco. Ti faccio un esempio fra i tanti. Qualche anno fa mi trovavo a Tamanrrasset nel sud immagini mi ritrovo in un mondo falso di pose o di impercettibili turbamenti che mi fanno perdere l’attimo di poesia dell’Algeria, pochi giorni dopo la notizia dell’efferato sgozzamento di un certo numero di italiani ad Algeri da parte visiva di quel punto di vista… Soprattutto quando si viaggia nei cosiddetti Paesi del terzo mondo si incontrano di un gruppo molto feroce di fondamentalisti islamici. Eravamo stati allertati dalla polizia e il consiglio era: state persone che hanno un rapporto con le immagini molto diverso di quello che abbiamo noi occidentali con le in albergo e se uscite non fotografate. Io me ne andai a passeggio e mentre camminavo vidi davanti a me una stesse. Se percepisce troppo la presenza del fotografo il soggetto perde l’armonia con il proprio ambiente… donna tuareg che mi colpì per l’eleganza e l’assoluta dignità in una città che sembrava incapace di offrire luoghi Allora nell’immagine appare un’interrogativo… Appare qualcosa che non c’è e che per un attimo ha disturbato la e atmosfere libere dal dramma di cui tutti ovviamente parlavano. Quella donna era un’eccezione. Non ci pensai bellezza… Ovviamente questa presenza che non c’è è quella del fotografo… nemmeno un secondo. Non so spiegarmi il perché ma sapevo già che la foto meritava quel viaggio. Presi la mira e scattai. In realtà era un coppia di tuareg e la loro reazione fu immediata. L’uomo aveva una delle loro ridicole Tutto questo suona molto bene ma anche un po’ romanzato. Ecco, proviamo ad immaginarti in prossimità sciabole e brandendola prese a rincorrermi. Probabilmente non si fidava a lasciare la donna sola e quindi riuscii della persona che ti ispira i valori che dicevi… A questo punto che fai, diventi un fantasma? Strisci per a scappare… Dopo quell’esperienza divenni più prudente e affinai le tecniche per fare foto invisibili… terra? Ti nascondi dietro un cespuglio? I.QUALITY • 12 I.QUALITY • 13
Foto invisibili? Che significa? E’ il mio modo di definire una tecnica particolare resa famosa da grandi fotografi come Robert Frank e Alex Webb: l’hipshooting… L’arte di fare foto mentre si cammina e non si guarda dentro il mirino della macchina fotografica. E’ un gioco di destrezza che porta in dono la possibilità di “rubare” fotografie senza che il soggetto se ne accorga. In determinate situazioni è molto importante sapere come effettuarla… Ovviamente per l’hipshooting serve una attrezzatura particolare? Per i soggetti in movimento è fondamentale avere un buon previus autofocus. In pratica è la macchina che calcola la messa a fuoco. Poi bisogna considerare che quasi sempre le condizioni di luce non sono ideali. Conviene allora fotografare con una sensibilità ISO molto elevata per compensare la carenza di luce. Ma per evitare la granulosità eccessiva dell’immagine, la macchina deve essere provvista di un filtro elettronico noise-reduction e di uno zoom grandangolo molto spinto, diciamo un 16/35 mm, che utilizzo spesso alla minima distanza focale ovvero 16 mm. I.QUALITY • 14 I.QUALITY • 15
Quali sono le donne che ti hanno colpito di più? Mi sono indimenticabili le donne Himba, una delle tante tribù della Namibia. Sono donne bellissime che vivono in uno dei deserti più inospitali del mondo. La loro vanità è veramente sorprendente: ogni giorno si cospargono la pelle di argilla ocra… Anche l’acconciatura dei capelli è degna di competere con le attenzioni delle nostre più accanite fashion victims. Le Himba sono talmente belle che ho voluto fotografarle senza i compromessi necessari per l’hipshoooting. Ma non è stata una cosa facile. Per poterle fotografare ho dovuto essere accolto dalla loro tribù… In pratica il possibile contatto funziona attraverso la logica del dono… Sono tribù poverissime e anche le cose più semplici sono per loro preziosissime. Quando sei diventato loro amico ti permettono di fissarli con lo strano occhio della fotografia… Un’altra donna che non dimenticherò mai l’ho incontrata nel deserto del Gobi. Ero sconvolto dalle tremende escursioni termiche di quel territorio e stavo prendendo fiato, quando vidi in lontananza avvicinarsi lentamente “come in una dissolvenza rovesciata” un cammello cavalcato da una figura dal portamento dignitoso. Quando mi fu vicina realizzai che si trattava di una donna di poco più di sessanta anni in viaggio da più di tre giorni per andare a trovare la figlia. Parlò un attimo con le mie guide, poi senza scendere dal cammello puntò il suo vecchio cannocchiale verso un punto lontano dell’orizzonte e dopo un impercettibile saluto se ne andò via. Tutto durò pochi minuti e la foto che le feci fu una specie di miracolo. Per fortuna il suo orizzonte era proprio davanti a me e riuscii a coglierla mentre cercava la sua strada. Non mi pare che avesse attrezzature particolari. Probabilmente si orientava guardando le stelle e fissando punti di riferimento che da secoli segnavano la via da percorrere. E’ uno di quei momenti nei quali ho avuto la sensazione di essere un viaggiatore nel tempo e di osservare scene direttamente dal nostro passato. I.QUALITY • 16 I.QUALITY • 17
Sembra che tu abbia una predilezione per le donne del deserto! Nella nostra cultura, un tempo, questa fusione tra bellezza e qualcosa di terribile la definevamo sublime. Diciamo che le forze estreme della natura rendono particolarmente epica la bellezza delle donne di quei territori. Forse, a tuo modo, sei alla ricerca di un’immagine che trasmetta questo concetto… Quando viaggi leggi, ti documenti, ascolti il racconto di grandi miti. E’ inevitabile dunque il fascino che in molte Se penso ad un’altra serie di immagini che amo tantissimo un po’ mi ritrovo nel concetto di sublime. Mi hanno situazioni ti travolge. Per esempio altre donne che ho nel cuore le ho incontrate tra gli Inuit, volgarmente chiamati sempre affascinato i volti scarificati delle donne del Benin. Ne ho fotografate molte e mi sono fatto raccontare “Eschimesi”, cioè mangiatori di carne cruda. Sono donne di una bellezza struggente che vivono nella terra di come avviene la scarificazione. E’ veramente terribile e dolorosissima. E’ incredibile come queste donne siano Ellesmere, nella Groenlandia del sud, in alcune altre regioni del Canada artico, in Alaska. La vita che fanno è fiere di questi segni e tra esse funzionino come pura decorazione. La religione c’entra poco e poi non sono durissima, in condizioni quasi sempre al limite della sopravvivenza. Ancora in giovane età perdono tutti i denti obbligate a farlo. E’ un po’ come tante nostre mode: sofferenze cercate per raggiungere l’illusione di un livello dal momento che sono costrette a masticare in continuazione la pelle dell’animale appena cacciato, per renderla superiore di bellezza. tenera e lavorabile. Quando rimangono senza denti vengono abbandonate dalla tribù al loro destino… Un altro esempio di bellezza sublime potrebbe essere rappresentato dalla donna indiana. In India ho incontrato centinaia di donne straordinarie per bellezza e dignità; spesso costrette a raccogliere sterco Ma tu cosa fotografi, il loro infelice destino o la loro bellezza? di animale, elegantissime con le loro scintillanti vesti. Il loro destino mi commuove, ma si può veramente fotografare il destino di una persona? Forse sì, ma io ho scelto Guardarle mentre facevano i lavori più infimi, andatura a testa alta, colori sfavillanti, mi dava le vertigini… Il di riprendere quell’attimo in cui sono belle, fiere di se stesse, singolarità uniche create dagli infiniti modi che la riferimento ai colori mi fa ricordare anche le indios Kuna, instancabili tessitrici del molas, un coloratissimo tessuto natura attualizza nel meraviglioso processo che chiamiamo vita. che indossano con gioioso esibizionismo. Abitano nelle remote e sconosciutissime isole di San Blass al largo Concentrarmi troppo sulle loro miserie mi fa sentire ipocrita e un po’ un’ottuso forestiero trincerato dietro i delle coste panamensi… propri piccoli privilegi. Comunque ciò che per me stesso queste foto dicono ha a che fare con una bellezza eroica e struggente. Faccio un altro esempio. Nel mio ultimo reportage mi hanno folgorato le donne della valle Qual è il dettaglio che ha messo in crisi la tua propensione ad entrare in empatia con modi della bellezza dello Zambesi. Ne ho osservato i movimenti un po’ dappertutto. Poi mi sono reso conto che dovevano essere alternativi a quelli della cultura occidentale? assolutamente fotografate là dove vivono e in particolare dove sono costrette a lavare i panni ovvero in prossimità Io giro per il mondo portandomi dietro la mia cultura. Non sono uno di quelli che si illudono di potersi trasformare del maestoso fiume Zambesi. In questo contesto la loro bellezza diviene epica… Corrono infatti costantemente in anime innocenti, senza i pregiudizi o le abitudini, che confonderebbero la percezione della forma di vita altra. il rischio di essere mangiate o deturpate da un morso di coccodrillo, uno degli animali più insidiosi del pianeta. Quindi io fotografo preferibilmente la bellezza che mi deriva dalla cultura che mi ha formato. Io credo in ciò che Non sono rimasto a lungo sulle rive dello Zambesi, ma già in pochi giorni sentii quotidianamente il racconto di ci hanno insegnato i greci: la bellezza è numero, è armonia, simmetria… la bellezza ha sempre qualcosa di vero attacchi appena avvenuti, fatali per le donne. Bene, malgrado questo terrificante rischio non c’è giorno in cui e deve essere tendenzialmente buona. Sicuramente oggettiva. esse non scendano, con passo elegante e portamento regale, nelle acque ai bordi del fiume per lavare i quattro Quando incontro qualcosa che stride con questi valori sento che c’è qualcosa in me che non va. Per esempio stracci dei loro uomini… ho scoperto che ho dei problemi a fotografare donne infibulate. La cultura che sancisce questa pratica orrenda la trovo assolutamente detestabile. Io sono d’accordo sul fatto che i simboli religiosi meritino rispetto, ma il solo I.QUALITY • 18 I.QUALITY • 19
pensiero che a una bambina di pochi giorni venga tagliata la clitoride per impedirgli ogni piacere mi fa incazzare. E da occidentale fiero della propria cultura dico che questa pratica è una barbarie e che andrebbe estirpata. E’ chiaro che in questo contesto io non riesco a fare foto che mi soddisfino. Forse, come si dice in questi casi, è solo una questione psicologica, ma tuttavia rimane vero che mi sparisce ogni passione per l’immagine eccellente… scatto ma non ci credo… Stai parlando dei paesi musulmani nei quali tra le altre cose è molto difficile fotografare donne, non solo per la reazione diretta del soggetto, come hai già detto, ma soprattutto perché sembra di fotografare fantasmi… Sì è vero, la donna araba è la più difficile da fotografare. Ma al contrario di te io sono molto affascinato dal burqua e dallo chador. Le donne velate mi fanno impazzire molto più della tipica occidentale studiatamente svestita. Fotografare un segreto è molto più eccitante del realismo corporeo al quale siamo abituati. Quando vedo dalla fessura di un burqua due splendidi occhi o dettagli decorativi minimi, non posso impedirmi di sognare il volto che mi viene nascosto. E qual è l’effetto? Nasce un mistero stranamente attraente. Siamo proprio sicuri che i musulmani stiano sbagliando tutto? E se avessero ragione loro? E se l’uso scomposto della nudità tipico dell’Occidente fosse veramente deleterio per l’apprezzamento della bellezza? Boh! Io invece la penso come Martin Amis. Nel suo ultimo libro, “The Second Plane”, sostiene che il terrorismo islamico avrebbe un fondamento nei problemi di frustrazione sessuale causati dall’interpretazione radicale del Corano. Trovo più interessanti questi rilievi del mare di argomenti geopolitici messi in campo per fornire una base razionale al terrorismo. L’islamismo pretende per tutti un mondo di perfetto terrore e perfetta noia, senza le eccitanti diversioni del gioco, delle arti e delle “donne”. I maschi dell’islam radicale sono impresentabili, i fantasmi che chiamano donne sono vittime designate di una patologia che affligge l’estremismo religioso. Se mi dici che fotografare il nulla può essere intellettualmente stimolante ti capisco, ma cosa c’entra la bellezza? No! Nel caso delle donne islamiche io fotografo una maschera che sposta l’attesa di bellezza da una percezione chiara ed evidente a evocazioni della fantasia. A me interessa molto una bellezza che sappia mobilitare la mia creatività e la mia immaginazione… Riguardo l’islamismo mi pare di essermi già espresso con chiarezza quando parlavo dell’infibulazione… Prendiamo la bellezza al rovescio. Quali sono le donne più brutte che hai fotografato? Dobbiamo distinguere tra un brutto che seduce e un brutto che respinge. Un esempio del primo caso sono le aborigene. Di fronte ad esse il Fidia che è dentro di noi rimane decisamente perplesso. L’aborigena più bruttona che io abbia mai incontrato si è materializzata davanti ai miei occhi tra Alice Springs e Uluru, in Australia ovviamente. Non c’era un solo pezzo del suo volto o del suo corpo che rispettasse le sacre proporzioni che noi occidentali abbiamo interiorizzato. Ma mi è bastato guardarla negli occhi per capire che malgrado tutto non riusciamo ad essere completamente i greci che sogniamo. Insomma mi ha affascinato molto di più di tante donne belle che ho conosciuto. Non posso escludere però che anche in questo caso abbia avuto un ruolo ciò che sapevo della loro vita: privati della loro terra, lacerati dalla loro identità storica gli aborigeni sono dei sopravvissuti con davanti a sé un destino di sofferenza. Non c’è dubbio che quello sguardo apparentemente sereno mi dicesse anche questo… Fammi ora un esempio del brutto che respinge? Non ho alcun dubbio! La donna più brutta del mondo, un vero e proprio orrore, proviene dalle tribù antropofaghe dell’isola di Papua in Nuova Guinea. Nel 2001 ci andai per intervistare l’ultimo cannibale vivente conosciuto. Fu una conversazione per me molto surreale dal momento che mi trovai a discutere di problemi del tipo: qual è la parte più buona da mangiare di un povero cristo che hai accoppato? Come si uccide? Come si cucina? Anche in Papua come in ognuno dei 115 paesi del mondo che ho visitato, ho fotografato donne. Ebbene qui è stato molto difficile. Non avevo nessun impedimento, ma le donne erano talmente brutte e cattive da risultarmi indigeste. Come ho già detto per me la bellezza è oggettiva, è più o meno quello che ci hanno insegnato i greci. Le donne di Papua sembrano veneri passate attraverso il setaccio di un pittore cubista in preda ai fumi dell’alcol. I.QUALITY • 22 I.QUALITY • 23
Anche quando sorridevano avevano qualcosa che ti respingeva. Masticavano in continuazione noci di betel, un frutto allucinogeno, che di tanto in tanto ti sputavano tra i piedi. Sfido chiunque a trovarle belle... Se qualcuno s’azzarda ad affermarlo vorrei vederlo uscirci a cena e scambiare qualche tenerezza… Dal punto di vista antropologico ci troviamo di fronte ad una tipologia umana molto diversa dalla forma ideale che per noi occidentali rappresenta il miraggio della bellezza. Lo so che molti pensano che la fotografia possa fare miracoli, ma dietro al mirino c’è una mente e un cuore ed è lì che si nasconde l’altra metà del segreto della bellezza. Le donne paupasiche non hanno accesso a questo segreto e dubito di poter sentire per esse qualcosa che possa riscattare le impietose forme a loro imposte dall’imperscrutabile disegno della natura. I.QUALITY • 24 I.QUALITY • 25
CHI E’ LUCA BRACALI? Appassionato di pittura e geografia, Luca Bracali appena ventenne inizia la carriera di inviato come fotografo e giornalista. Mondiali di cross, velocità e formula 1 si susseguono, completando gli incarichi con importanti prove su strada di prodotto per importanti riviste a carattere nazionale. In pochi anni si distingue in campo nazionale firmando centinaia di servizi, copertine, calendari, pubblicità e posters. Nella moda realizza per Aviva, importante studio internazionale di design, decine di immagini per arredare le più eleganti profumerie italiane. Una serie di scoop a livello mondiale segnano la sua carriera e sarà sempre lui nel ’99 il primo al mondo a riprendere Michael Schumacher alla guida di una Mercedes stradale dopo l’incidente di Silverstone. Nel ’95 fonda Mass&Media e più recentemente Mediacom, importanti agenzie di comunicazione giornalistica. Ma spinto da una inarrestabile passione per i viaggi Bracali inizia a collaborare con le principali case automobilistiche e le maggiori testate del settore auto e moto per realizzare una serie di reportage e documentari su popoli, culture e geografia del pianeta Terra. Con Ducati si è recato in Canada e Alaska, con Toyota alle remote isole Svalbard, con Volvo in Islanda e Scandinavia, con Renault in Irlanda, con Honda fino a Capo Nord, con Nissan in Cappadocia, con Peugeot in Italia, con Citroen in Marocco, con Jaguar in Scozia, con Bmw in Namibia, con Italjet in India e per Piaggio ha percorso “in sella ad uno scooter” 4.500 Km in Australia in 10 soli giorni. E poi ancora nelle recondite isole San Blass, in Groenlandia, nella misteriosa Papua Nuova Guinea, sulle montagne del Nepal, nel cuore del delta dell’Okavango in Botswana, nella sconfinato deserto del Gobi in Mongolia e nell’affascinante isola di Bora-Bora. Nella fotografia consegue importanti riconoscimenti sia da Fuji che da Canon, rientrando fra i 15 fotografi italiani più rappresentativi ai quali viene poi dedicata una mostra itinerante. Più recentemente viene insignito dal Ferrari Club con l’8° Premio per lo Sport, mentre sarà il prestigioso Rotary Club a volerlo più volte come ospite. In più occasioni ha partecipato come protagonista a trasmissioni radiofoniche su network nazionali come RTL 102.5 e Radio Capital, oltre a dirette televisive e servizi su importanti reti quali Rai 1, Rai 2, Rai 3, Rai Utile, La 7, Fashion TV, Sky Channels, Canale Italia, Odeon TV, TMC, Montecarlo-Sat e Reta A. Dal settembre 2004 è entrato a far parte della prestigiosa agenzia fotografica internazionale Nazca Pictures. Fra i suoi servizi più importanti quello sull’ultimo cannibale della Papua Nuova Guinea pubblicato da L’Espresso, un viaggio scientifico- avventuroso in Antartide per valutare i danni del buco dell’ozono i cui servizi sono andati in onda sui TG di Rai 3 e di RTL 102.5 ed un corso di fotosafari pubblicato come autore web dalle prestigiosissime guide Lonely Planet. E’ inoltre la rivista I-Quality a definirlo “…uno dei pochi fotografi italiani di livello internazionale nell’arte della foto di reportage geografico/antropologico”. Iscritto dal 2001 al C.I.G.V. Club Internazionale dei Grandi Viaggiatori (di cui sono soci anche il Principe Alberto di Monaco, il team-manager ferrarista Jean Todt, l’attore Gérard Depardieu, il magnate delle calzature Thomas Bata) Bracali ha visitato fino ad oggi 115 paesi nei 7 continenti. A dicembre 2006 pubblica il suo primo libro, “I Colori del Viaggio”, definito dalla critica “uno dei libri fotografici più importanti degli ultimi decenni”, subito vincitore di un premio internazionale e recensito da molteplici testate televisive e giornalistiche: da Rai 1 a Sky, da Panorama al Corriere della Sera, dal mensile Arte all’autorevole National Geographic. Successivamente l’opera di Bracali viene presentata anche a Roma, nella Terrazza Civita, il “salotto” culturale più importante della capitale. Dal 2007 Bracali insegna fotografia presso la Lorenzo de’ Medici di Firenze, fra i più qualificati centri accademici universitari per stranieri in Europa e The Darkroom, scuola di fotografia professionale a Firenze. Nel marzo 2008 da vita al suo progetto più importante: “Artic Sun on my path”, un’impresa di oltre trenta giorni in motoslitta a 50° sottozero attraverso le sconfinate distese di ghiaccio di Canada e Alaska, seguendo la migrazione degli orsi polari e sulle tracce degli ultimi Inuit per documentare i mutamenti climatici e ambientali del nostro pianeta. Un’avventura umana ma anche mediatica e tecnologica seguita “in diretta” satellitare dal sistema di geoposizionamento Iridium/Geomat su mappatura Google. Luca Bracali viene rappresentato in Italia e all’estero dall’agenzia fotografica Nazca Pictures. HYPERLINK “http://www.lucabracali.it” www.lucabracali.it questa foto è di: Fabrizio Antonelli I.QUALITY • 26 I.QUALITY • 27
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