Gestione delle Risorse Umane - Life Learning
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Sviluppo e Carriera Coma abbiamo già avuto modo di constatare nelle lezioni del corso lo sviluppo di un career-plan costituisce un passo differente rispetto ad un’organizzazione delle attività di training. Un career-plan ha degli obiettivi di più ampio spettro e soprattutto a lungo termine. Infatti un career-plan adeguato deve essere organizzato dal dipartimento di Gestione del Personale tenendo conto dello sviluppo aziendale per i prossimi due o tre anni.
L’obiettivo di un’attività di training è quello di migliorare in breve tempo le performance delle proprie risorse umane, nei vari ruoli lavorativi di spettanza. L’obiettivo di un’attività concreta di sviluppo è quello di arricchire l’azienda con figure lavorative sempre più competenti. Proprio per questo obiettivo specifico, l’elaborazione di un “piano di carriera” dovrà essere mirata ad un periodo di tempo più lungo, non limitato semplicemente a quelle attività di crescita professionale interna, previste già attraverso le attività di training annuali.
L’incertezza crescente nel mercato del lavoro ha ultimamente portato a valutare i cosiddetti “piani di sviluppo e carriera” come degli strumenti di scarsa utilità, dal momento che molto spesso le aziende tendono ad adeguarsi ai cambiamenti senza una particolare strategia a lungo termine, almeno per quanto riguarda la gestione del proprio personale. In molti casi infatti si tende a preferire la diretta e rapida assunzione di quelle figure lavorative necessarie al momento. In questo modo le aziende evitano di dover progettare con anticipo le attività di sviluppo necessarie invece alla crescita del personale già in servizio.
Un approccio di questo tipo diventa necessario in mancanza di un piano carrieristico a lungo termine: - Le aziende, prive di un piano di sviluppo di riferimento, trovano più semplice il rimpiazzo di quei lavoratori non qualificati secondo le esigenze attuali; - Allo stesso tempo i dipendenti non vedranno gratificazioni e prospettive nelle attività lavorative immediate e pertanto saranno più inclini a cercare un’altra posizione, in un’altra azienda.
Nonostante la situazione e le opinioni attuali, lo sviluppo di un corretto career-plan costituisce ancora uno strumento indispensabile per ogni società e per ogni lavoratore. Un buon progetto di sviluppo e carriera può portare infatti a: Una riduzione degli sprechi a lungo termine; L’acquisizione di un personale con le capacità necessarie; Un concreto sviluppo di produttività, monitorabile nel tempo.
Gli obiettivi di un Piano di Sviluppo e Carriera Generalmente, la carriera di un lavoratore consiste in una serie di posizioni, organizzate secondo livelli crescenti di autorità e responsabilità all’interno di una data organizzazione. Sebbene un percorso di questo tipo possa comunque definire la carriera di una data figura lavorativa, non sempre un career-plan è strutturato così linearmente. Una stessa posizione lavorativa infatti può essere adatta a differenti sviluppi professionali allo stesso tempo.
Ciò che è necessario considerare nell’elaborazione di un piano di sviluppo e carriera corretto sono le necessità dinamiche dell’azienda e del suo personale, come evidenziato nel seguente grafico. Gli obiettivi dell’azienda, punto chiave di ogni piano di sviluppo e di carriera, devono tener conto nella loro attuazione delle necessità e dei desiderata del proprio personale.
A livello internazionale, nel settore della Gestione delle Risorse Umane, è proprio questo l’obiettivo principale nell’elaborazione di un piano di sviluppo. Mentre negli anni ’70 le aziende tendevano ad elaborare dei piani a lungo termine, considerando solo le necessità in relazione ai progressi da attuare (nuove figure lavorative da assumere, nuove attività di training per i dipendenti, nuove strutture, ecc.), attualmente una buona prassi di gestione delle Risorse Umane mira, nell’organizzazione dello sviluppo, ad un adeguamento dei propri obiettivi alle necessità dei propri lavoratori.
Il grafico nelle precedenti slide mostra come le necessità aziendali e quelle di carriera del singolo lavoratore possano collegarsi, nella creazione di un piano di sviluppo di successo. Tale modalità di Gestione delle Risorse Umane non a caso è seguita da quelle aziende che non solo vantano un’ottima qualità dell’ambiente lavorativo e di soddisfazione del personale ma anche la più alta competitività nel mercato attuale, in continuo mutamento.
Pertanto dal momento che un piano di sviluppo e di carriera gioca un ruolo fondamentale nella crescita di un’azienda, il dipartimento di Gestione del Personale dovrà investire tempo e risorse nella sua elaborazione anche in situazioni di apparente stabilità economica. Un piano di sviluppo adeguato deve infatti tenere conto anche di situazioni aziendali in cui al momento non sono previsti particolari o significativi cambiamenti, dal momento che ogni azienda può essere in ogni momento coinvolta nei cambiamenti dell’economia mondiale.
L’organizzazione di un Piano di Sviluppo e Carriera Prima di progettare un qualsiasi career-plan, un’azienda deve valutare i costi dell’elaborazione del progetto stesso, da parte del dipartimento di HRM. Pertanto prima ancora di iniziare l’elaborazione del “Piano” sarà necessario considerare un primo elemento fondamentale. Il Responsabile del Piano In primo luogo ogni azienda deve stabilire la figura principale incaricata della gestione e della supervisione di ogni attività legata al piano di carriera e di sviluppo.
Molto spesso, soprattutto nelle aziende organizzate secondo un modello burocratico tale controllo viene spesso assegnato completamente agli addetti alla Gestione delle Risorse Umane. In questo caso i dipendenti di tale dipartimento devono occuparsi delle seguenti attività: • Individuazione dei lavoratori che possono compiere, per competenze ed esperienza, il salto di carriera. • Consulenza individuale per i lavoratori, in vista di possibili passaggi di carriera: in questo modo saranno gli stessi addetti alle Risorse Umane a suggerire ai dipendenti le competenze necessarie per il “passaggio di livello”.
Di contro, molte organizzazioni di struttura più aperta hanno scelto un diverso approccio in termini di pianificazione di sviluppo e carriere. Molte aziende, di struttura non burocratica, spingono gli stessi dipendenti ad una partecipazione più attiva nell’elaborazione dei piani di sviluppo. In questi casi sono gli stessi dipendenti a farsi avanti presso il dipartimento di HRM per presentare le proprie qualità e dichiarare i propri desiderata in termini di prospettive lavorative all’interno dell’azienda stessa.
In questo modo i dipendenti diventano parte attiva del processo di sviluppo e, dal momento che sono spontaneamente motivati a determinati sviluppi di carriera, possono contribuire con più efficacia alla crescita dell’azienda. Tuttavia la decisione finale spetterà sempre al dipartimento di HRM: prospettive lavorative e di crescita proposte da un lavoratore devono sempre essere valutate in chiave di un corretto sviluppo, dagli addetti del settore.
Un lavoratore infatti, incoraggiato a presentare le proprie volontà di carriera, potrebbe anche presentare un piano di sviluppo individuale non consono agli obiettivi aziendali e magari totalmente inadatto alle sue competenze attuali. Pertanto anche in questo caso lo sviluppo di ogni individuo anche se incoraggiato dovrà comunque essere guidato in rispetto delle necessità della persona e dell’azienda.
Struttura di un Piano di Sviluppo e Carriera Una volta stabiliti i punti chiave preliminari, il dipartimento di HRM può procedere all’elaborazione di un completo programma di sviluppo. Tale elaborazione dovrebbe sempre consistere in tre fasi, distinte per propedeuticità e finalità. Come mostrato nello schema riassuntivo a fianco, tali fasi principali sono:
1. La Fase di Valutazione 2. La Fase Direttiva 3. La Fase di Sviluppo Anche se queste “fasi” nello schema vengono presentate separatamente, esse si fondono insieme, dal momento che ognuna dipende dall’altra nella completa elaborazione di un corretto piano di sviluppo e carriera.
1. La Fase di Valutazione La fase di valutazione può essere gestita direttamente dagli addetti alle Risorse Umane, oppure può essere guidata, come abbiamo visto, dal personale stesso, direttamente motivato a riguardo. Qualsiasi sia la scelta aziendale a riguardo, l’obiettivo principale di questa fase valutativa consiste nell’individuare i punti di forza e di debolezza all’interno del proprio personale. Questa fase progettuale pertanto evita l’elaborazione di piani di carriera inadeguati a determinati profili lavorativi e di conseguenza a determinati lavoratori.
In questo modo, una corretta valutazione può aiutare gli stessi lavoratori a: (1) Scegliere un percorso di sviluppo realisticamente raggiungibile (per competenze ed esperienze) e appetibile secondo i propri interessi e aspettative. (2) Individuare quelle debolezze e lacune da colmare per attuare il salto di carriera stabilito.
Tale valutazione può essere eseguita per ogni lavoratore direttamente dagli addetti alle Risorse Umane oppure può essere svolta dagli stessi lavoratori, sotto forma di un’ autovalutazione che verrà poi considerata nella progettazione dei piani di carriera dal dipartimento di HRM.
Forme di AutoValutazione Di seguito sono illustrati alcuni dei principali e più semplici sistemi di autovalutazione, utilizzabili dal singolo lavoratore e analizzabili dall’azienda per organizzare correttamente quelle attività direttive necessarie in vista di un cambiamento/avanzamento di carriera per alcune figure professionali. I livelli di valutazione indicati nel seguente schema (da 1 a 3) possono essere utilizzati dai lavoratori e dal dipartimento di HRM per mettere in evidenza:
• Le abilità conosciute ed utilizzate al momento dal singolo lavoratore; • I desideri in termini di competenze/abilità da acquisire e utilizzare con gli avanzamenti di carriera. In questo modo ogni competenza potrà essere valutata in termini di efficienza e in termini di interesse rispetto ad essa.
Una volta stabilito il livello di competenza e il grado di interesse in relazione alle principali abilità possedute, ogni lavoratore potrà calcolare in maniera autonoma il grado di “adeguatezza” per ogni abilità, moltiplicando il punteggio ottenuto nell’area “competenza” per il punteggio ottenuto nell’area “preferenza”.
Tabella di Esempio Livello di Grado di Totale Competenza Preferenza Competenze 3 3 9 informatiche Competenze 2 2 4 logistiche leadership 2 1 3
I punteggi finali così ottenuti potranno guidare in maniera corretta ogni lavoratore nella scelta del percorso di carriera più adatto. Allo stesso tempo le autovalutazioni possono servire al dipartimento di HRM per monitorare la scelta di carriera di ogni lavoratore. Questionari di Valutazione degli Interessi Dei questionari specifici possono essere utilizzati dal dipartimento di HRM per guidare i lavoratori nella scelte di carriera adeguate anche in relazione alla loro vita privata.
Infatti ogni possibile avanzamento di carriera dovrà essere considerato anche in relazione alle aspettative e alla necessità personali di ogni lavoratore. Alcuni profili lavorativi presentano di base caratteristiche che non sempre si adattano alla vita di ogni lavoratore. I questionari di valutazione aggiuntiva servono proprio a guidare ogni lavoratore verso quelle scelte che non vadano a danneggiare la sua sfera privata, così come esso la desidera.
Ad esempio un’attività di rappresentante, appetibile per competenze e interessi, potrebbe invece non essere assolutamente adatta ad un lavoratore che tra le sue preferenze specifica una sua scarsa propensione agli spostamenti. Alcuni degli strumenti propri di una fase valutativa sono utilizzati, per le loro stesse finalità, nella fase di selezione del personale. Anche in questa fase valutativa ai lavoratori possono essere proposti esercizi e attività di carattere attitudinale per valutare le loro effettive capacità ed interessi nell’occupare in futuro specifiche posizioni aziendali.
Tali strumenti di valutazione possono ad esempio essere sottoposti ai lavoratori sotto forma di esercizi specifici, test attitudinali (cartacei e/o online) e colloqui di orientamento diretti. La scelta degli strumenti di valutazione adeguati dipende ovviamente dalle risorse a disposizione, in termini di costi e di personale coinvolto, nell’elaborazione del piano di sviluppo.
Molto spesso aziende con un gran numero di lavoratori o con una struttura di HRM non adeguata affidano le indagini di valutazione a ditte esterne che si occupano proprio dell’elaborazione di strumenti mirati alla valutazione delle competenze e degli interessi di tutti i lavoratori. In questo caso saranno gli intermediari esterni a fornire gli strumenti di valutazione che verranno poi analizzati e considerati degli addetti alle Risorse Umane, interni all’azienda, in vista della successiva fase direttiva del piano di sviluppo.
2. La Fase Direttiva L’obiettivo della fase direttiva consiste nell’individuazione e nell’organizzazione di tutte quelle attività adatte a condurre il lavoratore ad occupare proficuamente una data posizione lavorativa, al momento del passaggio di carriera. Pertanto questa fase diventa cruciale nello stabilire il perfetto abbinamento tra il lavoratore e la nuova posizione lavorativa. Attività inadeguate o volontà inespresse possono portare un dato dipendente ad un avanzamento di carriera ingestibile.
Pertanto una fase direttiva dovrebbe essere organizzata considerando in dettaglio ciò che è veramente necessario per competenze, per occupare una data posizione. Inoltre un determinato percorso di carriera, scelto e richiesto da e per un dato dipendente dovrà essere seguito da opportune attività di gestione del personale: attività informative, di training, ecc. In questo modo saranno chiare al dipendente stesso tutte le migliorie da apportare e le aspettative a lui richieste.
L’approccio principale per una realizzazione concreta dei percorsi di carriera adatti ad ogni figura professionale e persona fisica è costituito dai cosiddetti servizi di consulenza allo sviluppo. I servizi di consulenza alla carriera, gestiti dal dipartimento di HRM proprio dell’azienda, prendono spesso la forma di colloqui frontali con ogni lavoratore, atti ad esaminare direttamente le sue aspirazioni lavorative. In questa tipologia di colloqui l’addetto alla valutazione dovrà indagare sull’attività attuale del lavoratore, sulle sue responsabilità attuali, sui suoi interessi e sui suoi obiettivi all’interno dell’azienda.
In questo modo sarà possibile stabilire: • Quale candidato potrà risultare più adatto ad una data evoluzione di carriera; • Quali posizioni all’interno dell’azienda ogni candidato potrà andare a svolgere al meglio, per competenze e volontà.
Condurre i colloqui direttamente attraverso gli addetti alle Risorse Umane, interni all’azienda, presenta degli ovvi vantaggi: • Risparmio diretto di risorse; • Una maggiore conoscenza diretta delle risorse umane dell’azienda e delle necessità a lungo termine di questa.
Presentazione di un Percorso di Carriera Nell’attività di consulenza prevista in questa fase direttiva, gli addetti alle risorse umane possono avvalersi di percorsi di carriera prestabiliti e schematizzati per le varie figure lavorative all’interno dell’azienda. La schematizzazione di un piano carriera può mostrare con evidenza ad un lavoratore le sue attuali possibilità di sviluppo all’interno dell’azienda. Il seguente schema illustra ad esempio almeno due possibili percorsi di sviluppo per la professione di “facchino” all’interno di un hotel.
Esempio di un Carrier-Path o “percorso di carriera”
Visualizzando un percorso di carriera articolato in maniera simile a quello appena visto può mettere in evidenza gli sviluppi a lungo termine di una data posizione. In questo modo il lavoratore più difficilmente farà una scelta avventata, potendo considerare le diverse e possibili evoluzioni di un dato percorso. Nella realizzazione di un percorso di carriera dettagliato si dovrebbero tuttavia specificare nella schematizzazione anche le competenze necessarie per ogni progressione.
3. La Fase di Sviluppo L’obiettivo della fase di sviluppo finale è quello di guidare i lavoratori negli eventuali passaggi di carriera scelti. Mentre la fase di valutazione serve ad individuare i desideri e le competenze in vista di una progressione e la fase direttiva a identificare gli specifici avanzamenti di carriera individuali, la fase di sviluppo è determinante nell’evoluzione lavorativa del dipendente. L’attività di sviluppo deve fornire a chi si appresta ad occupare una nuova posizione gli opportuni servizi per poter da subito svolgere al meglio la nuova attività.
Generalmente la principale assistenza fornita in questi casi al lavoratore, nel momento del passaggio di carriera, è costituita dal cosiddetto mentoring. Chi già occupa un dato ruolo, uguale per competenze alla nuova posizione occupata da un lavoratore, viene spesso incaricato dalle Risorse Umane di svolgere un’attività di training mirata, per adeguare la persona alla nuova posizione. Durante il servizio di mentoring, il cosiddetto “mentore” prepara il lavoratore al salto di carriera appena attuato, guidandolo almeno all’inizio nelle principali attività che verranno richieste dalla sua nuova figura professionale.
Inoltre chi agisce da mentore nei confronti di un collega junior si occuperà di fornire a questo tutto il materiale necessario, specifico per la sua nuova competenza all’interno dell’azienda. Un mentore nella maggior parte dei casi viene scelto in base alla sua posizione e alla sua anzianità all’interno dell’azienda, come ad esempio viene rappresentato nello schema seguente.
In questo modo il mentore sarà in grado di istruire, per capacità ed esperienza, il lavoratore per la nuova posizione lavorativa. Inoltre il livello di esperienza insieme ad nuovo grado di responsabilità nella “guida” eviterà più facilmente possibili rivalità nei confronti del dipendente junior, permettendo così al mentore di considerare non solo le capacità professionali di quest’ultimo ma anche l’aspetto umano e privato, consolidando così un buon legame sul luogo di lavoro.
FINE LEZIONE
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