Germania in festa - Amazon S3

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Bauhaus,   cento                           anni            e
Germania in festa
Un compleanno importante, quest’anno, per la scuola tedesca
che cambiò il modo di concepire l’architettura, l’arte e il
design negli anni ’20 e ’30 del Novecento. Sono passati 100
anni, infatti, da quando la Bauhaus, chiamata così da Walter
Gropius, fu fondata a Weimar, sua sede dal 1919 al 1925.

Per festeggiare il grande evento, sono state organizzate più
di 600 manifestazioni sparse in tutta la Germania, per
ricordare non solo una scuola, ma un movimento che ha lasciato
una traccia indelebile e riconoscibile nell’articolato
percorso della storia dell’architettura moderna e
contemporanea.

La Bauhaus: breve excursus storico
sulla sua nascita ed evoluzione
Nata nel 1919 a Weimer, la Bauhaus rappresentò la culla delle
idee razionaliste e funzionaliste della Germania dell’epoca,
esaltando artigianalità e tecnologia quali strumenti
fondamentali di supporto al processo creativo, e apportando
profonde innovazioni nel campo della didattica e delle
metodologie di apprendimento.

La Bauhaus, nome completo Staatlitches Bauhaus, dove il
termine Bauhaus rievoca la Bauhütte, la ‘loggia dei muratori’,
deve la sua nascita a Walter Gropius, che la istituisce nel
1919 a Weimer, attraverso la comunicazione ufficiale
intitolata ‘Manifesto e programma del Bauhaus statale di
Weimar’.

La Bauhaus, in realtà, è frutto dell’unione tra l’ex Istituto
Superiore di Belle Arti e l’ex Scuola d’arte applicata del
Granducato di Sassonia. In altre parole, la scuola di Gropius
fu il risultato della fusione tra un’accademia d’arte e una
scuola di arti e mestieri, con l’inserimento dell’insegnamento
dedicato all’architettura.

La scuola rimase operativa a Weimer fino al 1925, per poi
spostarsi a Dessau e a Berlino a causa delle continue
pressioni del nazismo, contrario a qualsiasi forma di
avanguardia ed estro creativo. In sintesi, si possono
individuare cinque diverse fasi che hanno caratterizzato la
storia della Bauhaus, e hanno rappresentato dei cambiamenti in
termini di direttori e di sedi:

     dal 1919 al 1925, sotto la guida di Walter Gropius a
     Weimar;
     dal 1925 al 1927, sempre sotto la guida di Walter
     Gropius ma a Dessau;
     dal 1928 al 1930, con Hannes Meyer come direttore, a
     Dessau;
     dal 1930 al 1932, a Dessau sotto la direzione di Ludwig
     Mies van der Rohe;
     dal 1932 al 1933, a Berlino con Mies van der Rohe ancora
     come direttore.

I direttori                e    la      rivoluzione
industriale
Gropius, Meyer e Mies van der Rohe sono stati quindi i
direttori della Bauhaus, che all’epoca si configurava quasi
come la naturale prosecuzione di quelli che erano stati i
movimenti post-rivoluzione industriale e post-guerra, compresa
l’Art and Crafts di William Morris e la corrente olandese De
Stijl.

La rivoluzione industriale, infatti, aveva trasformato anche
il modo di concepire l’arte: la meccanizzazione dei processi
produttivi, l’avvento di nuovi materiali e il diverso modo di
trattarli, l’affacciarsi di nuove tecnologie, avevano spinto
il modo di concepire le cose del vivere quotidiano verso un
sempre più spiccato razionalismo, per realizzare oggetti
moderni, di design, utili e funzionali.

Nel 1932 la Scuola fu chiusa, per motivi politici, per essere
poi riaperta a Berlino da Mies van der Rohe. Purtroppo la
riapertura non durò a lungo: nel 1935 venne chiusa
definitivamente a seguito delle forti imposizioni dettate dal
nazionalsocialismo, oltre che per problematiche di tipo
economico.

Le materie studiate alla Bauhaus:
tra creatività e artigianato
A caratterizzare la Bauhaus, una didattica efficace,
incoraggiata e realizzata grazie al contributo di figure
professionali di spicco – professori di diversa nazionalità
dalle competenze artistiche più disparate – e ad un’accurata
organizzazione interna dei corsi e dei laboratori.

Molti dei personaggi che gravitarono intorno alla Bauhaus
durante le cinque fasi della sua esistenza hanno contribuito
alla costruzione delle correnti artistiche e architettoniche
moderne: Paul Klee e Wassily Kandinsky tenevano il corso di
pittura, Walter Gropius, Adolf Meyer, Ernst Schumann, Emil
Lange, Mies van der Rohe si occupavano delle lezioni di
Architettura, Oskar Schlemmer di quelle di Scultura, Georg
Muche della Tessitoria. Gropius guidò inoltre il laboratorio
di Falegnameria, Paul Klee quello di tipografia, grafica e
pubblicità, e Kandisky quello di decorazione parietale e del
vetro.

Le materie insegnate      alla   Bauhaus   si   possono   così
sintetizzare:

     corso di Pittura;
corso ‘L’UOMO’;
     laboratorio di Ceramica;
     laboratorio di Decorazione parietale e del vetro;
     laboratorio di Lavori in metallo;
     laboratorio di Falegnameria;
     laboratorio di Tessitoria;
     laboratorio di Scultura;
     laboratorio di Tipografia, grafica e pubblicità;
     corso di Architettura;
     corso di Teatro.

Case, spazi, città Bauhaus
Il sapiente accostamento tra teoria e pratica, la predilezione
per tutto ciò che può essere concretamente realizzato,
tecnologia ed arte che si mescolano: l’eredità della Bauhaus è
visibile oggi nell’industrial design, nell’arredo, nella
riscoperta della preziosità dei materiali.

Legno, vetro, pietra, metallo, argilla, tessuti, trattati con
maestria e personalizzati nella forma e nel colore, sono le
materie prime con le quali dare vita ad arredi e decorazioni,
opere d’arte e oggetti. La Bauhaus non fu soltanto una scuola
di ‘arti e mestieri’, ma anche un luogo in cui sviluppare
progetti di architettura. Del resto, come diceva Gropius, “il
fine ultimo di ogni attività figurativa è l’architettura!”.

Nel 1923, ad esempio, fu organizzata un’esposizione, ricca di
interventi e riflessioni da parte di ospiti d’onore e
professori, durante la quale vennero presentate delle ‘case
modello’ studiate nell’ambito dei corsi e dei laboratori.

La ‘Haus am Horn’, ad esempio, progettata da Georg Muche, e
finanziata dall’imprenditore Adolf Sommerfeld, fu una casa,
per l’epoca, davvero innovativa: assenza di corridoi, ambienti
interni collegati tra loro a seconda delle funzioni
(soggiorno-cucina-sala bambini, camera-bagno), arredi dalle
superfici lisce facili da pulire, camera dei bambini
attrezzata con giochi ed appositamente pensata per essere
vissuta a pieno, prevedendo persino la possibilità di poter
scrivere sulle pareti.

La grande festa che la Germania
dedica al Bauhaus: gli eventi
principali in programma
Manifestazioni in tutta la Germania, per un totale di oltre
600 eventi – di cui 45 a Berlino programmati nei primi sei
mesi del 2019    – per celebrare i 100 anni della Bauhaus,
inaugurati da un festival tenutosi presso la Berliner Akadamie
der Künste di Berlino dal 16 al 24 gennaio, avente come
concept quello di ‘ripensare il mondo’. Riprendendo le parole
della direttrice artistica Bettina Wagner-Bergelt, si può
affermare che ‘il festival è qualcosa di vivo’, uno strumento
attraverso il quale il movimento tedesco fondato nel 1919
rivive narrato ed espresso da suoni, immagini e parole.
Spettacoli, concerti, workshop, mostre, raccontano l’anima
della Bauhaus e dei suoi sostenitori, dislocandosi soprattutto
tra Berlino, Dessau e Weimar – i tre luoghi in cui la scuola
si svolse – e cercando non solo di trasmettere emozioni al
pubblico ma favorire delle stimolanti occasioni di incontro e
dialogo. Bettina Wagner-Bergelt ha poi parlato di un “festival
monotematico ma al tempo stesso transmediale e
interdisciplinare”, che “non è solo una mostra, ma può essere
anche una mostra” e “non è un simposio, ma ha anche contributi
discorsivi”.

L’obiettivo del festival alla Berliner Akadamie der Künste,
aperto dal Presidente della Repubblica Frank Walter Steinmeier
è evidente: celebrare la Bauhaus immergendosi in un
caleidoscopio di colori e forme artistiche diverse,
diffondendone i messaggi e mantenendone vivo il linguaggio.

Tra gli eventi del festival di apertura, l’installazione in
Virtual reality “Das Totale Tanz Theater”, lo spettacolo
“Triadischen Ballet” e “Immagine di una esposizione”, che
rielaborano il teatro di Samuel Beckett, il concerto del
pianista tedesco Michael Wollny .

Robert Wilson, Richard Siegal, Michael Wollny, Sandra Hüller,
Trajal Harrell, Mykki Blanco, Cesc Gelabert alcuni dei 100
artisti internazionali coinvolti.

La nostra selezione
Segnaliamo di seguito alcuni eventi/mostre da non perdere:

     Ideal Standard – Spekulationen über ein Bauhaus heute,
     al Friedrichshafen, Zeppelin Museum, fino al 28 aprile;
     BauhausWocheBerlin, la settimana del Bauhaus con
     spettacoli, mostre e installazioni di vario tipo, a
     Berlino dal 31 agosto all’8 settembre;
     Weissenhof City – History, Present and Future of a
     City, a Stoccarda, Staatsgalerie, dal 7 giugno al 20
     ottobre;
     Original BAUHAUS – Die Jubiläumsausstellung, a Berlino,
     Berlinische Galerie, dal 6 settembre 2019 al 27 gennaio
     2020;
     Moderne am Main – Il Moderno sul Meno, nei musei di
     Francoforte    Museum Angewandte Kunst, Historisches
     Museum, Deutsches Architekturmuseum, dal 19 gennaio al
     14 aprile;

I segni lasciati dalla Bauhaus:
idee ancora vive nelle Università e
scopribili nei negozi di design
L’impatto della Bauhaus nella cultura dell’epoca e in quella a
venire è stato e continua a essere forte e chiaro.
L’esaltazione della manualità si traduce oggi nella riscoperta
dell’hand made, sostenuto da tanti giovani artisti emergenti
che hanno fatto del lavoro artigianale il loro biglietto da
visita. Si sta infatti assistendo ad un revival degli antichi
mestieri, il cui valore era proprio dato dalla ricchezza delle
materie prime e dal modo di lavorarle: il ‘fatto a mano’, il
concetto di qualità e i materiali naturali sembrano voler
tornare alla ribalta, in un processo di riscoperta già
promosso dalla Bauhaus ben 100 anni addietro.

Il mondo del design, nell’ideare e proporre elementi minimal,
funzionali, dalle linee pure e pulite, è ancora profondamente
influenzato dalla Bauhaus. Quella costante ricerca della
funzionalità e della razionalità che forgiava l’uomo moderno
rivive inoltre nell’industrial design.

L’azienda tedesca Tecta, ad esempio, realizza tuttora arredi
ideati presso la Bauhaus basandosi su documenti ufficiali
della scuola. Anche la Tecta festeggia i 100 di Bauhaus,
lanciando   l’esperimento    ‘BauhausNowhaus’        una
reinterpretazione dei grandi classici della Bauhaus – la
poltrona F51 di Gropius, il tavolino M10 di Brendel, la D4 di
Breuer, la B42 di Mies van der Rohe –     da parte di alcuni
designers Tecta.

Infine, le strutture in cui si svolsero i corsi e i laboratori
della Bauhaus sono tuttora utilizzate. Gli edifici di Weimar,
ad esempio, ospitano alcune facoltà tecniche dell’Università
della Turingia, regalando ai ragazzi la possibilità di
studiare in un luogo iconico.
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