FORME DI STATO E CITTADINANZA - UDA DISCIPLINARE STORIA CLASSE II B ITTAAA ANNO SCOLASTICO 2019/2020 - PRESTA COLUMELLA
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La Dittatura - Definizione La dittatura è una forma autoritaria di governo che accentra il potere in un solo organo, se non addirittura nelle mani del solo dittatore, non limitato da leggi, costituzioni, o altri fattori politici e sociali interni allo Stato. In senso lato, dittatura ha, quindi, il significato di predominio assoluto e per lo più incontrastabile di un individuo che detiene un potere imposto con la forza. In questo senso la dittatura coincide spesso con l'autoritarismo e con il totalitarismo. Sua caratteristica è anche la negazione della libertà di espressione e di stampa. La dittatura è considerata l'opposto della democrazia.
La dittatura al tempo dei Romani Il dittatore era una figura caratteristica dell'assetto della costituzione della Repubblica romana. Il dittatore non aveva alcun collega e nominava come proprio subalterno il magister equitum ("comandante della cavalleria"). Inoltre, il dittatore non veniva eletto dalle assemblee popolari, come tutti gli altri magistrati, ma veniva dictus , cioè nominato da uno dei consoli, insieme con l'altro console e con il senato, seguendo un rituale che prevedeva la nomina di notte, in silenzio, in territorio romano. Cicerone e Varrone, anzi, ricollegano l'etimologia del termine a questa particolare procedura di nomina. Per tutta la breve durata della carica il dittatore aveva pieni poteri ed era da solo al comando della Repubblica di Roma, quando lo Stato si trovava in un momento di crisi. Il suo potere però era limitato dalla durata semestrale del suo mandato e per questo non c'era continuità della carica in questione.
La Dittatura in Età Contemporanea Negli anni passati abbiamo avuto gravi forme di dittatura, tra cui anche quella fascista di Benito Mussolini in Italia (1922-1943), quella di Francisco Franco in Spagna, quella di Adolf Hitler in Germania e quella di Stalin in URSS e, infine quella creata nel '47 dal dittatore Mao Tse Tung nella Repubblica Popolare Cinese. Ancora oggi, nel terzo millennio, esistono varie forme di dittatura. In senso propriamente politico abbiamo l’esempio di Kim Jong-un, un politico, militare e dittatore nordcoreano; terzogenito di Kim Jong-il, guida del Paese fino al 2011, è succeduto al padre nella carica di guida suprema della Repubblica Popolare Democratica di Corea del Nord.
Il Principato - Definizione Nella storia dell’uomo si sono susseguiti vari regni, domini, imperi, ognuno dei quali è stato guidato in diverso modo, secondo l’organizzazione politica. Tra questi il Principato ha storicamente avuto grande successo, basti pensare all’Impero creato da Augusto, princeps di Roma. Principato è il governo esercitato da un principe e, in senso lato, il territorio soggetto alla giurisdizione di un principe o di un sovrano assoluto.
Il Principato di Augusto Nell’antica Roma il termine Principato indica la prima fase dell’età imperiale, sorta dal compromesso che, alla fine del I sec. a.C. Augusto seppe attuare fra l’assetto costituzionale tradizionale, proprio della Repubblica, e le nuove istanze, di tipo monarchico, che ne avevano segnato la crisi. Fino alla seconda metà del III secolo d.C. Roma fu retta da un princeps che, pur lasciando formalmente intatte le strutture ereditate dal passato, si sovrappose progressivamente a esse, fino quasi a svuotarle del loro contenuto di potere. Augusto governò, di fatto, in prima persona e tramite i suoi funzionari, sull’intera compagine imperiale.
I Principati nel mondo attuale • Principato di Monaco: monarchia costituzionale (principato) • Principato del Liechtenstein: monarchia costituzionale • Principato di Seborga:monarchia costituzionale elettiva • Principato di Andorra: diarchia parlamentare (principato) • Principato di Islanda: monarchia costituzionale pura
La Provincia Circoscrizione amministrativa del territorio dello Stato, costituita da una pluralità di comuni limitrofi, il più importante dei quali ne costituisce il capoluogo. Il termine trae origine dal latino pro-vincta, cioè conquistata. Le province nell'antica Roma erano infatti i territori conquistati, sottoposti al dominio dell'Impero romano e non aventi diritto alla cittadinanza romana
Le Province Romane Il termine provincia, dopo gli ampliamenti del territorio della Repubblica tra la fine del III Secolo, passò a significare il territorio sottomesso sul quale l’imperatore esercitava i propri poteri, al di fuori dell’Italia romana. L'organizzazione dei nuovi territori annessi alla res publica romana veniva normalmente realizzata dal generale che li aveva conquistati, per mezzo di una lex provinciae, emanata sulla base dei poteri che gli erano stati delegati con l'elezione alla carica, oppure da un autorevole esponente del senato insieme all'ausilio di una commissione di dieci/cinque altri senatori. La legge poteva stabilire l'ordinamento definitivo: la struttura interna della provincia, il regime del suolo e il grado di autonomia delle città esistenti ; le forme di imposizione e il livello di tributo; eventuali limitazioni dei suoi abitanti; la composizione dei senati locali; la compatibilità tra lo status dei cittadini e la cittadinanza romana. Le province erano governate dai Pretori, magistrati appositamente eletti, o da consoli di cui veniva prolungata la carica , coadiuvati per l'amministrazione militare e civile dai Questori. Nel periodo iniziale vennero considerate soprattutto territori di conquista e sottoposte a tributo e allo sfruttamento economico. Le condizioni dei sudditi erano tuttavia piuttosto varie, a seconda delle diverse condizioni di partenza e soprattutto nei casi in cui l'ampliamento territoriale era avvenuto in via pacifica.
La Provincia oggi La Provincia è l’ente territoriale intermedio tra Comune e Regione. Ai sensi dell’art. 114 della Costituzione, le Province - così come i Comuni, le Città metropolitane e le Regioni – sono “enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione”(co. 2). A seguito della riforma del titolo V della Costituzione, (l. cost. 3/2001) l’autonomia della Provincia è quindi direttamente sancita a livello costituzionale: essa è indicata, accanto ai Comuni, alle Città metropolitane, alle Regioni e allo Stato, quale ordinamento costituente la Repubblica (art. 114, co. 1 Cost.), secondo una logica non più di articolazione gerarchica ma, piuttosto, di tendenziale equiordinazione. Attualmente, le province italiane sono 110, includendo nel computo anche le province regionali siciliane (che hanno natura consortile), le province autonome di Trento e di Bolzano (che svolgono funzioni regionali e sono in grado di legiferare) e la Regione Valle d’Aosta, che svolge anche funzioni che nelle regioni a statuto ordinario sono svolte dalle province. Tre di queste (Barletta-Andria-Trani, Fermo e di Monza e Brianza), istituite nel 2004, sono diventate operative in seguito alle elezioni provinciali di giugno 2009.
CITTADINO E SUDDITO Cittadino è il civis, colui che è partecipe della vita pubblica della comunità. Come tale, il cittadino è titolare di diritti e soggetto delle decisioni. Il suo contrario è il suddito, colui che delle decisioni è solo oggetto.
DIRITTI NEL MONDO ROMANO Agli inizi del mondo romano i diritti erano riservati alle famiglie nobili che potevano partecipare alla guerra. In seguito vennero estesi agli italici e poi a tutto il principato romano.
I Diritti nel mondo moderno Nel mondo moderno tutti i cittadini godono di diritti che sono fondamentali e inviolabili. Si suddividono in: ● Diritti civili ● Diritti politici ● Diritti economici, sociali e culturali
DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI La Dichiarazione universale dei Diritti umani è un documento approvato nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Stabilisce alcuni principi in materia di tutela dei diritti della persona. Pur non essendo tecnicamente vincolante, diversi giuristi la ritengono comunque una fonte del diritto internazionale consuetudinario.
CARTA DEI DIRITTI UMANI La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea riafferma i diritti così come risultano dalle tradizioni costituzionali e dagli obblighi internazionali comuni dei Paesi dell’UE, dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, dalle Carte sociali adottate dall’UE e dal Consiglio d’Europa e dalla giurisprudenza della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte europea dei diritti dell’uomo. Grazie alla visibilità e alla chiarezza che la Carta conferisce ai diritti fondamentali, essa contribuisce a creare la certezza del diritto nell’UE. La Carta dei diritti fondamentali comprende un preambolo introduttivo e 54 articoli, suddivisi in sette capi: • capo I: Dignità • capo IV: Solidarietà • capo II: Libertà • capo V: Cittadinanza • capo III: Uguaglianza • capo VI: Giustizia
LIBERTÀ DI CULTO NEL MONDO ANTICO Il pluralismo religioso esiste da sempre ma non così il dialogo tra le religioni, che ha rappresentato una faticosa conquista, formalizzata in età moderna. Tuttavia, anche nell’antichità vi sono esempi importanti di apertura. Uno di essi, che forse costituisce la più antica testimonianza di tolleranza, è rappresentato dal re Aśoka Maurya il Grande (304-232 a. C.), che fu sovrano di un territorio che includeva l’Afghanistan, parte dell’attuale Iran e l’Assam. Egli si convertì al buddhismo ma, consapevole delle differenze religiose esistenti nel suo regno e delle difficoltà nei rapporti tra i diversi Paesi, si preoccupò di assicurare a tutti la libertà di culto. Un altro esempio di tolleranza è dato dal Editto di Milano emanato nel 313 d.C. dall'imperatore romano Costantino
LIBERTÀ DI CULTO NEL MONDO MODERNO La libertà religiosa è la libertà di cambiare religione o di non volerne professare alcuna, di manifestarla nell'insegnamento, nella pratica, nell'adorazione e nell'osservanza, conservando gli stessi diritti dei cittadini che hanno fede differente. Le Nazioni Unite hanno tutelato espressamente la libertà religiosa nell'art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. A livello convenzionale europeo, va rilevato come il principio della libertà religiosa sia scrutinato nella sentenza Refah Partisi, con cui la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo respinse il ricorso contro lo scioglimento di questo partito che violava nei fatti i principi democratici essenziali, nello specifico la laicità dello Stato, in quanto ingrediente essenziale del pluralismo politico.
LIBERTÀ DI CULTO SECONDO LA COSTITUZIONE ITALIANA In Italia la Costituzione tutela questo diritto con gli articoli 3, 7, 8, 19, 20, 21, 117 comma 2 lettera C e attraverso v il principio di laicità dello Stato. Inoltre concorrono leggi apposite, come i Patti Lateranensi del 1929 e il Concordato fra Stato e Chiesa Cattolica del 1984, oltre a intese analoghe fra lo Stato e lealtre religioni, nonché un certo contenzioso giurisdizionale
Forme di Governo nel mondo attuale
Mappa dei Diritti nel Mondo attuale
Conclusioni Mettendo a confronto le due mappe precedenti si vede chiaramente come nei Paesi dove non c’è uno Stato Democratico i diritti non sono sempre rispettati a differenza di quei Paesi in cui questa forma di governo è presente. In molti di quei Paesi in cui non è presente una forma di Stato Democratico non si ha la libertà di culto come, ad esempio, in Pakistan e in Sudan. In altri, come la Corea del Nord, è addirittura difficile raccogliere informazioni certe sullo stato dei diritti umani. Queste prevaricazioni dei diritti provocano fenomeni migratori sia per ragioni politiche sia per motivi religiosi. Quindi è evidente che la forma di governo di una Nazione influenza il rispetto o meno dei diritti che dovrebbero essere garantiti ai cittadini. Siamo un popolo fortunato perché viviamo in Italia, uno Repubblica Democratica.
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