Esperienze europee in tema di rischi psicosociali
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G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3, 265-269 © PI-ME, Pavia 2009 http://gimle.fsm.it S. Iavicoli, E. Natali, M. Ghelli, V. Cafiero, M. Mirabile, B. Persechino Esperienze europee in tema di rischi psicosociali Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), Via Fontana Candida 1, 00040 Monteporzio Catone, Roma Come emerso da numerosi studi, lo stress costituisce, ABSTRACT. EUROPEAN EXPERIENCES ON PSYCHOSOCIAL FACTOR in Europa, la seconda causa di problemi di salute legati al RISKS. Psychosocial factors are largely recognised in Europe as potentially risks related to work. lavoro. La direttiva 89/391/CEE non fa riferimento allo In the past years, important laws and agreements have been stress in quanto tale, pur obbligando il datore di lavoro ad elaborated by European stakeholders in order to have a common “assicurare la sicurezza e la salute dei lavoratori in tutti gli regulation across Europe on this area. aspetti legati al lavoro” e ad “adattare il lavoro al- The aim of the present contribution is to introduce three l’uomo…”. European models for assessment and management of psychosocial factors risks. These models are HSE, SOBANE Sulla scia dell’impatto dello stress sulla salute dei la- and Start. voratori europei, nella Comunicazione della Commissione Vantages and disvantages are presented and the future Europea “Adattarsi alle trasformazioni del lavoro e della perspectives are suggested. società: una nuova strategia comunitaria per la salute e la sicurezza 2002-2006”, nel ribadire il ruolo del dialogo so- Key words: framework agreement on work-related stress, management of work-related stress. ciale “… in quanto permette … di affrontare l’insieme delle questioni legate alla promozione del benessere sul luogo di lavoro …”, si afferma che “… Le varie istanze del dialogo sociale potranno occuparsi in modo utile di tali nuovi rischi, in particolare dello stress, il cui aspetto mul- tiforme, proprio per le numerose patologie che possono essergli attribuite, giustifica pienamente un’iniziativa di questo genere che coinvolge le parti sociali …”. Pertanto, nel 2002 è avviata una consultazione delle parti sociali sulla tematica stress lavoro-correlato, in ottemperanza alla procedura di cui all’articolo 138 del Trattato; dopo un se- minario congiunto di preparazione tenutosi nel febbraio 2003 a Bruxelles, le contrattazioni sono state avviate il 18 settembre 2003 e sono terminate il 27 maggio 2004, nel ri- spetto dei nove mesi di negoziato concessi alle parti so- ciali previste dall’art. 138 comma 4 del Trattato CE (1). In data 8 ottobre 2004, dopo approvazione dei rispettivi or- ganismi esecutivi, la Confederazione Europea dei Sinda- cati (CES), la Confederazione degli industriali europei/ ar- tigianato/piccole e medie imprese (UNICE/UEAPME) e la Confederazione europea dei datori di lavoro e delle im- prese pubblici (CEEP) hanno firmato, in conformità alla previsione di cui all’art. 139 comma 1 del Trattato, l’“Ac- cordo quadro europeo sullo stress nei luoghi di lavoro” (2). L’attuazione del suddetto Accordo va realizzata entro i tre anni successivi alla data della firma (8 ottobre 2007), attraverso una delle due procedure previste dall’art. 139 comma 2 del Trattato e cioè: 1) con una richiesta con- giunta delle parti firmatarie di una Decisione del Consi- glio su proposta della Commissione; 2) con le procedure e prassi proprie delle parti sociali e degli Stati membri. L’a- dozione e l’attuazione dell’Accordo Quadro Europeo sullo stress nei Paesi Membri, segue strade differenti sia nei
266 G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3 http://gimle.fsm.it contenuti che nella forma dando luogo ad un quadro ab- L’Accordo Quadro Europeo sullo stress pur soffer- bastanza complesso e non facilmente sistematizzabile; in mandosi, al punto 4 – “identificare i problemi di stress da tabella I sono riportati dati relativi allo stato di implemen- lavoro” – ed elencando, in maniera specificata non esau- tazione, in alcuni Paesi membri, dell’Accordo Quadro, stiva, “potenziali indicatori dello stress” ed una serie di così come riportati nel Report dell’European Social Part- elementi da analizzare, tuttavia non individua un modello ners (3) che ha esaminato i Rapporti sull’implementazione di valutazione dello specifico rischio. dell’Accordo Quadro pervenuti, entro giugno 2008, da È da sottolineare che anche per lo stress lavoro-corre- parte di 21 paesi membri; alla suddetta data, mancavano i lato il momento di “valutazione del rischio” deve aderire Rapporti di Bulgaria, Estonia, Grecia, Islanda, Italia e Li- alle indicazioni generali fornite dalla Commissione Eu- tuania. ropea nel 1996 (4). Le modalità di attuazione dell’Accordo Quadro nei Nel 2000, la Commissione Europea ha pubblicato un singoli Paesi vanno dalla trasposizione, cioè dal recepi- manuale (5) che pur trattando la tematica “stress lavoro-cor- mento integrale e tal quale della traduzione dell’Accordo, relato” in maniera esaustiva e ribadendo l’approccio tripar- sino all’adozione di traduzioni interpretate e integrate in tito alla problematica specifica, tuttavia non indica strumenti base a specifiche esigenze del Paese. Per quanto riguarda di valutazione del rischio. Il suddetto manuale richiama, in gli strumenti formali del recepimento, si va dall’utilizzo di materia di strumenti di valutazione del rischio stress, quanto accordi volontari tra le parti sociali (con l’intervento o indicato in una Guida per le piccole e medie imprese com- meno di mediazione da parte dello stato), al recepimento missionata dalla Fondazione europea per il miglioramento negli accordi collettivi sino all’integrazione nella norma- delle condizioni di vita e di lavoro (6) che suggerisce di va- tiva nazionale in materia di tutela del lavoro. A tutto ciò va lutare il problema utilizzando liste di controllo dei contenuti aggiunta una forte eterogeneità nelle misure complemen- del lavoro, delle condizioni di lavoro, delle condizioni di in- tari (o accessorie) di supporto all’attuazione come forma- quadramento e dei rapporti sociali sul lavoro. zione, servizi di consulenza, campagne informative, pro- Sulla scia di questo interesse alla tematica stress la- duzione di materiali o di tools. voro-correlato, nel 2007 nasce il progetto di ricerca eu- Tabella I. Dati tratti da ETUC (3) Accordi Attività complementari Implementazione collettivi a livello Attività tramite la Paese Traduzione tra parti Nazionale, tripartite legislazione Attività di Tools/ sociali settoriale nazionale informmazione manuali e aziendale Austria Belgio Cipro Danimarca Finlandia Francia Germania Gran Bretagna Lettonia Lussemburgo Norvegia Olanda Polonia Portogallo Repubblica Ceca Repubblica Slovacca Romania Slovenia * Spagna Svezia Ungheria *
G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3 267 http://gimle.fsm.it ropeo PRIMA-EF (Psychosocial Risk Management - Euro- pali responsabilità quelle di sviluppare un progetto ad hoc pean Framework), il cui obiettivo è quello di fornire delle con adeguate risorse e strategie comunicative e monitorare indicazioni per i datori di lavoro e i rappresentanti dei la- i progressi, con lo scopo di facilitare, guidare e supervi- voratori sulla tematica dello stress lavoro-correlato (7), e sionare l’attuazione del modello che può essere applicato sono stati individuati i criteri per sviluppare un modello in- all’intera organizzazione o solo a singole unità. La com- tegrato per il monitoraggio dei rischi psicosociali. Un buon posizione di un gruppo direttivo, in genere, comprende la modello di monitoraggio dei rischi psicosociali deve iden- Direzione Aziendale; i Preposti (Line Management); i tificare i fattori di rischio psicosociale, gli effetti e le azioni Rappresentanti Sindacali; i Rappresentanti dei Lavoratori; preventive e gli interventi, deve illustrare i processi ciclici il Responsabile delle Risorse Umane; il Responsabile Sa- di gestione del rischio psicosociale e deve considerare tre lute e Sicurezza e in generale gli operatori della preven- livelli di impatto (livello individuale, organizzativo e del zione nei luoghi di lavoro. settore di impresa o nazionale). Dai dati emersi dalla ri- All’interno del gruppo direttivo verranno identificati cerca condotta nel PRIMA-EF, importante risultato è che il due ruoli chiave: il Capo Progetto (Project Champion), dialogo sociale viene riconosciuto come un elemento im- che ha il compito di garantire le risorse e di rappresentare portante per la gestione dei rischi psicosociali e dello stress il progetto al Board level, aggiornandolo sui progressi, e il lavoro-correlato, da parte di tutte le categorie di stakehol- Responsabile Gestionale del Progetto (Day-to-day Cham- ders coinvolte nella ricerca (rappresentanti dei datori di la- pion) che assume il ruolo di project manager con il com- voro, sindacati e istituzioni governative) (8). pito di coordinare le attività, gestire e controllare costi e Da una disamina dei modelli sviluppati in alcuni Paesi tempi del progetto. membri, sono stati selezionati tre modelli esemplificativi, Fase 1. Identificazione dei fattori di rischio stress la- orientati ad un approccio olistico rivolto alla prevenzione voro-correlato. dei rischi psicosociali: Management Standards (Regno La prima fase prevede che tutti gli attori coinvolti nel Unito); SOBANE (Belgio), Start (Germania). processo di valutazione del rischio siano a conoscenza del contenuto dei sei Management Standards, che interagi- scono fra loro. I sei fattori sono: domanda (include aspetti 1. Regno Unito: il modello “Management Standards” come il carico di lavoro, la strutturazione del lavoro e l’am- biente di lavoro); controllo (quanto i lavoratori hanno voce Il modello Management Standards è stato sviluppato in capitolo sul modo di svolgere il proprio lavoro); sup- dalla Health and Safety Executive (HSE), l’autorità che porto (include l’incoraggiamento e le risorse fornite dal- opera in supporto alla Health and Safety Commission, con l’organizzazione, dalla dirigenza e dai colleghi); relazioni lo scopo di tutelare la salute e la sicurezza sul posto di la- (include la promozione di un modo di lavorare positivo per voro. La finalità del modello è quella di aiutare i datori di evitare i conflitti e affrontare i comportamenti inaccetta- lavoro, i dipendenti e i loro rappresentanti a gestire effica- bili); ruolo (ossia se le persone non capiscono il loro ruolo cemente lo stress lavoro-correlato, per ridurne l’impatto all’interno dell’organizzazione e se l’organizzazione assi- sull’attività lavorativa, oltre che come guida per ottempe- cura che la persona non abbia conflitti di ruolo); cambia- rare agli adempimenti della normativa di riferimento. La mento (ossia come i cambiamenti organizzativi sia grandi strategia partecipativa e collaborativa basata sull’impegno che piccoli sono gestiti e comunicati nell’organizzazione). della dirigenza e il coinvolgimento dei lavoratori e dei loro Fase 2. Individuazione di chi può essere danneggiato e rappresentanti nell’intero processo, determina l’efficacia come. dell’intervento proposto dal modello HSE (9). Il processo di individuazione della fase 2 avviene at- traverso la raccolta dati e l’indagine. 1.1. Fasi della procedura di valutazione dei rischi: i La raccolta dati prevede di reperire informazioni azien- Management Standards dali utili come le assenze per malattia, la produttività e i li- velli di turnover da integrare con una indagine condotta at- I Management Standards rappresentano un insieme di traverso la somministrazione dell’Indicator Tool, che va a condizioni che, se presenti, riflettono elevati livelli di sa- misurare alcuni indicatori utili per l’analisi dello stress la- lute, benessere e prestazione organizzativa. Le organizza- voro-correlato (10). Lo strumento permette di indagare le zioni, applicando il modello, sono in grado di misurare il percezioni sulle condizioni di lavoro ritenute come poten- gap tra la loro situazione attuale e gli standards proposti, ziali cause di stress all’interno dell’organizzazione e che in modo da poter sviluppare soluzioni che vadano a col- corrispondono ai sei fattori di rischio dei Management mare questo divario. Il modello consiste in un processo Standards. Il questionario, composto da 35 item, risulta di partecipato in cui la valutazione del rischio si articola in facile utilizzo grazie anche al software di analisi dei dati cinque fasi progressive e interdipendenti. (Analysis Tool, una applicazione Excel) che fornisce, tra- Fase preliminare: la preparazione dell’organizzazione. mite l’indicazione in percentili (11, 12), il livello di ade- Nella fase preliminare di preparazione dell’organizza- guatezza dell’azienda nella gestione dello stress rispetto zione si garantisce l’impegno della Direzione Aziendale agli standards proposti dal modello, permettendo una sem- (Senior Management) e il coinvolgimento dei dipendenti e plice ed immediata interpretazione dei dati. dei loro rappresentanti lungo tutto il processo di valuta- Fase 3. Valutazione del rischio. zione del rischio. Elemento centrale della fase preliminare I risultati complessivi ottenuti dalle analisi precedenti è l’istituzione di un gruppo direttivo che ha tra le princi- vengono verificati, discussi e approfonditi a partire dal
268 G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3 http://gimle.fsm.it confronto con gli standards del modello rispetto a even- Fase 2. Nella seconda fase di Observation si ha l’ap- tuali aree critiche emerse, attraverso la conduzione di profondimento delle problematiche emerse, condotto da focus group con un campione rappresentativo dei lavora- un consulente esterno, con il ruolo di coordinatore, esperto tori e i loro rappresentanti. Lo scopo finale del focus group in materia di sicurezza. è di sviluppare proposte di intervento, suggerimenti sulle Il gruppo e il coordinatore hanno quindi il compito di: soluzioni da adottare, che verranno valutate dalla diri- individuare la figura eventualmente interna (da chi) più genza (gruppo direttivo) le cui scelte in merito dovranno, indicata per concretizzare i provvedimenti di migliora- in seguito, essere condivise. mento (cosa), i tempi di realizzazione (quando) e le im- Fase 4. Formalizzazione dei risultati. plicazioni finanziarie degli stessi (quanto). Dall’interpretazione dei piani di intervento suggeriti dai Fase 3. La terza fase di Analysis prevede uno studio focus group, il gruppo direttivo che ne ha la responsabilità, approfondito delle criticità residue attraverso l’ausilio di sviluppa una pianificazione globale. La pianificazione del- un tecnico qualificato. l’intervento definisce gli obiettivi, le priorità, i ruoli, le ri- Fase 4. La quarta e ultima fase di Expertise prevede il sorse e viene progettata in funzione dei risultati della valuta- coinvolgimento di esperti specializzati sugli aspetti pro- zione del rischio stress, specie se in presenza di aree critiche. blematici residui. Fase 5. Controllo e realizzazione del piano di miglio- Al termine della valutazione viene espresso un giu- ramento. dizio sia per ciascun rischio sia complessivo attraverso L’ultima fase è relativa al controllo dell’effettiva im- una gradazione su tre livelli: positivo, mediamente posi- plementazione degli interventi pianificati e alla valuta- tivo, negativo. zione dell’efficacia delle soluzioni attuate, anche conside- rando l’andamento delle assenze per malattia, dei livelli di turnover e della produttività. Il progresso può anche essere 3. Germania: Start misurato ripetendo la valutazione completa dei Manage- ment Standards (dalla fase 2) a distanza di tempo, in Lo Start è un modello tedesco sviluppato da Satzer e un’ottica di monitoraggio continuo. Geray per la valutazione e la gestione partecipata del ri- schio stress lavoro-correlato (14) attraverso l’analisi in fasi ripetute di tutte le condizioni di lavoro, nell’ottica so- 2. Belgio: SOBANE (Screening, Observation, Analysis, Expertise) prattutto preventiva. Il processo di valutazione dei rischi secondo il modello è Il metodo di valutazione dei rischi SOBANE è un mo- continuo e prevede, da parte di un team di valutazione e super- dello Belga sviluppato da Malchaire JB per l’individua- visione (rappresentanti del datore di lavoro e dei lavoratori ed zione e la valutazione globale e partecipata di molteplici eventualmente esperti esterni e lavoratori) verifiche, interventi rischi lavorativi, ivi compresi i rischi psicosociali (13). e monitoraggi periodici. Tale modello, detto a spirale continua, L’obiettivo generale del modello è quello di proporre ai è composto da sette fasi che sono: informazione e coinvolgi- medici del lavoro o ai consulenti della prevenzione, delle mento dei lavoratori (briefing); valutazione dei rischi; infor- Piccole e Medie Imprese, uno strumento complementare per mazione sui rischi, progettazione e implementazione delle mi- permettere un’individuazione dei rischi tarata sull’azienda. sure più efficaci per il miglioramento della salute e sicurezza, registrazione dei risultati, controllo dell’efficacia delle misure 2.1. Le fasi della procedura di valutazione dei rischi: di intervento attuate, monitoraggio periodico. SOBANE 3.1. Le fasi della procedura di valutazione dei rischi: Il modello SOBANE si articola in 4 fasi progressive Start d’intervento: Fase 1. La prima fase di Screening interessa tutti gli La procedura Start per la valutazione del rischio stress aspetti del lavoro che condizionano ugualmente la salute, la si compone di 5 fasi: sicurezza e il benessere. Gli obiettivi sono quelli di identifi- Fase 1. “Screening” iniziale della documentazione esi- care i problemi principali e di trovare soluzioni più efficaci. stente stilata dal responsabile della sicurezza, dai rappresen- Lo screening prevede la compilazione della guida DE- tanti dei lavoratori e da afferenti all’ufficio del personale. PARIS (Depistage PARtecipatif des RISques) da parte di Fase 2. “Valutazione” attraverso l’utilizzo di un que- un coordinatore su indicazioni del gruppo di lavoro incari- stionario rivolto ai lavoratori e la consultazione degli cato, composto sia dalle figure della sicurezza sia dai lavo- stessi e delle figure della prevenzione. Il questionario a di- ratori. Tale guida si compone di 18 schede relative a diversi sposizione si compone di 50 item suddivisi in 13 aree: for- ambiti: locali e le zone di lavoro, organizzazione del lavoro, mazione professionale, dirigenti, spazio disponibile, gli infortuni professionali, i rischi elettrici e di incendio, i agenti fisici di stress, pressione temporale, orario lavora- comandi e la segnaletica, attrezzi e macchine, postazioni di tivo, divisione del lavoro, riconoscimento e informazioni, lavoro, attività manuali e di manutenzione, illuminazione, formazione in materia di salute e sicurezza, relazioni in- rumore, rischio chimico e biologico, microclima, vibra- terpersonali, sicurezza lavorativa, infortuni sul lavoro, zioni, autonomia e responsabilità individuali, contenuto del soddisfazione. Gli autori non escludono la possibilità di lavoro, costrizioni temporali, relazioni di lavoro tra i col- adattare il questionario START alle esigenze aziendali o leghi e con la gerarchia, ambiente psicosociale. addirittura utilizzare questionari giù in uso nelle aziende.
G Ital Med Lav Erg 2009; 31:3 269 http://gimle.fsm.it Tabella II. Vantaggi e criticità dei modelli europei HSE, SOBANE e Start HSE SOBANE Start Vantaggi • Coinvolgimento dei lavoratori • Coinvolgimento dei lavoratori • Coinvolgimento dei lavoratori • Valutazione partecipata • Valutazione partecipata • Valutazione partecipata • Ciclicità e approccio globale • Ciclicità e approccio globale • Ciclicità e approccio globale • Possibilità di affiancare lo strumento con altri • Possibilità di affiancare lo strumento con altri • Focus sulla prevenzione • Strumento e modello validato • Focus sulla prevenzione • Consulenza esterna • Presenza di un software di analisi • Consulenza interna/esterna • Adattabilità dello strumento • Comparazione indicatori oggettivi-soggettivi Criticità • Poca chiarezza degli interventi • Poca chiarezza degli interventi • Poca chiarezza degli interventi • No consulenza esterna • Mancanza di uno strumento specifico • Assenza di uno strumento standardizzato • Poca adattabilità alle micro imprese • Poca adattabilità alle grandi imprese • Limitato utilizzo delle figure (inferiore ai 10 addetti) • Alto rischio di abbandono durante della prevenzione interne la fase di screening Fase 3. “Valutazione sul campo” che permette con so- pralluoghi, focus group e attraverso l’utilizzo di checklist di Bibliografia confermare i risultati emersi dalla valutazione della fase 2. Fase 4. “Conclusioni” riportate in una relazione di sin- 1) Deitinger P, Nardella C, Bentivenga R, Ghelli M, Persechino B, Ia- tesi contenente le iniziative intraprese, lo stato delle vicoli S. D.Lgs. 81/2008: conferme e novità in tema di stress corre- lato al lavoro. G Ital Med Lav Erg 2009 (in press). stesse, i relativi effetti e i controlli da attuare; oltre all’e- 2) ETUC, UNICE, UEAPME, CEEP. Framework Agreement on Work- lenco dei rischi presenti per la salute vengono riportati Related Stress. 8 October 2004. anche i punti di forza dell’azienda utilizzati come esempi 3) ETUC, BUSINESSEUROPE, UEAPME, CEEP. Implementation of positivi da tenere in considerazione in fase di progetta- the European autonomous framework agreement on work related zione degli interventi risolutivi. stress. Report by the European Social Partners adopted at the Social Dialogue Committee on 18 june 2008. Fase 5. “Progettazione” fase conclusiva della rela- 4) European Commission. Guidance on risk assessment at work. zione in cui vengono proposti degli interventi tecnici, or- Luxembourg: Directorate General V Employment, Industrial Rela- ganizzativi e individuali. tions and Social Affaires, 1996. 5) Commissione Europea. Guida sullo stress legato all’attività lavorati- va - sale della vita o veleno mortale? Lussemburgo: Direzione Ge- nerale Occupazione e Affari Sociali, 2000. 4. Conclusioni 6) Kompier M, Levi L. Stress at work: Causes, effects, and prevention. A guide for small and medium sized enterprises. Dublin: European Da quanto riportato, l’individuazione di una metodo- Foundation, 1994. logia valida per l’individuazione dello stress lavoro-corre- 7) Leka S, Cox T (Eds.). The European Framework for Psychosocial lato non è una problematica di facile soluzione sia per la Risk Management: PRIMA-EF. UK: I-WHO, 2009. 8) Natali E, Deitinger P, Rondinone B, Iavicoli S. Exploring Stakehol- multifattorialità eziopatogenetica dello stress e soprattutto ders’ Perceptions on Social Dialogue in relation to Psychosocial Ri- per l’assenza di indicatori chiari e indici obiettivi. sks. In Leka S, Cox T (Eds.). The European Framework for Psycho- I modelli illustrati in precedenza, i cui vantaggi e criti- social Risk Management: PRIMA-EF. UK: I-WHO, 2009; 80-95. cità sono riportati in tabella II, hanno come principio di base 9) Health and Safety Executive (HSE). Managing the causes of work- un approccio olistico, globale e soprattutto partecipativo e related stress. A step-by-step approach using Management Stan- dards. UK: HSE Books, 2007. condiviso e quindi in accordo con il concetto di valutazione 10) Counsins R, Mackay CJ, Clarke SD, Kelly C, Kelly PJ, McCaig RH. dei rischi universalmente accettato. In particolare, viene ri- Management Standards’ and work-related stress in the UK: Practical conosciuto il ruolo attivo e partecipativo dei lavoratori che, development. Work & Stress, 2004; 18 (2): 113-136. grazie alla loro esperienza diretta dell’organizzazione, per- 11) Mackay CJ, Counsins R, Kelly PJ, Lee S, McCaig RH. Management mettono di individuare importanti informazioni relative al Standards and work-related stress in the UK: Policy background and science. Work & Stress, 2004; 18 (2): 91-112. contesto e di suggerire e implementare le strategie corret- 12) Edwards JA, Webster S, Van Laar D, Easton S. Psychometric analy- tive o i piani d’azione attraverso il loro coinvolgimento. sis of the UK Health and Safety Executive’s Management Standards Pur coi limiti e differenze socio-culturali e dell’assetto work-related stress Indicator Tool Work & Stress, 2008; 22 (2): 96- normativo nei singoli Stati Membri, il confronto nei di- 107. versi paesi offre dei punti di forza e degli spunti per la 13) Malchaire J, Pierre A, D’Horre W, Stordeur S. The Sobane Strategy applied to the management of psychosocial aspects. Direction Géné- messa a punto di un modello con condivisione del dialogo rale Humanisation du travail, Février 2008. sociale e con riferimento ad adeguati approcci contestua- 14) Satzer R. Stress - Mind - Health The START procedure for the risk lizzati alle variabili degli specifici contesti produttivi e ba- assessment and risk management of work-related stress. Arbeitspa- sati su evidenze scientifiche. pier 174, 2009. Richiesta estratti: Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro (ISPESL), Via Fontana Candida 1, 00040 Monteporzio Catone, Roma, Italy - E-mail: Sergio.iavicoli@ispesl.it
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