L'ASCESA DELL'ESTREMA DESTRA (AFD) IN GERMANIA: UN'ANALISI SOCIO-ECONOMICA UBALDO VILLANI-LUBELLI - WINNER INSTITUTE
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L’ascesa dell’estrema destra (AfD) in Germania: un’analisi socio- economica Ubaldo Villani-Lubelli 1. Introduzione La presenza di movimenti nazionalisti in Europa non è un novità degli ultimi anni.1 Tuttavia, sin dalla crisi economico-finanziaria del 2008, l’estrema destra ha riscosso numerosi successi in molti degli Stati Membri dell’Unione Europea. Inizialmente la Repubblica Federale tedesca sembrava essere immune da tale fenomeno, eppure, la destra di Alternative für Deutschland (AfD) è divenuta una realtà politica che si è radicata nel territorio federale sin dal 2013.2 In considerazione della storia tedesca del Novecento, tale fenomeno è divenuto un caso di studio di notevole rilevanza politica, storica e sociale. Sebbene l’ascesa dell’estrema destra di AfD debba essere inserita in un contesto storico e politico internazionale favorevole ai partiti nazionalisti e sovranisti, vi sono delle specificità interne al quadro socio-economico tedesco ben precise, tali da aver contribuito in modo decisivo al radicamento del consenso politico in favore di AfD nell’ambito del territorio federale. Mi riferisco in particolare: 1. alla disparità economica tra i Länder dell’ex Germania Est e dell’ex Germania Ovest; 2. alla differenza socio-economica e territoriale tra città grandi/medie e piccole, tra zone rurali e zone urbane. 2. L’ascesa di Alternative für Deutschland: il contesto storico-politico e le radici politico- culturali L’estremismo di destra ha caratterizzato la società tedesca in diverse fasi storiche e con caratteristiche spesso diverse.3 Ricordo, brevemente, la Deutsche Partei, la NPD, i più moderati 1 Sin dal secondo dopoguerra molti paesi europei hanno visto crescere e affermarsi partiti di ispirazione nazionalista. Solo per citare alcuni casi relativamente recenti, ricordo soltanto che nel 2002, alle elezioni presidenziali francesi, l’estremista di destra Jean Marine Le Pen arrivò al ballottaggio contro Chirac, in Austria c’è stato il fenomeno Haider agli inizi degli anni Duemila, in Olanda Geert Wilders è da diversi anni protagonista della vita politica del Paese. 2 Sull’iniziale difficoltà dell’estrema destra di imporsi politicamente rimando a: M. Dolezal, Germany: the dog that didn’t bark, in West European Politics in the Age of Globalization, ed. by H. Kriesi, E. Grande, E. Lachat, M. Dolezal, S. Bornschier, T. Frey, Cambridge University Press 2008, pp. 208-233; F. Decker, Warum der parteifoermige rechtspopulismus in Detuschland so erfolglos ist, in Vorgaenge, I, pp. 21-28; N. Berbuir, M. Lewandowsky, J. Siri, The AfD and its Sympathisers: Finally a Right-Wing Populist Movement in Germany? In German Politics, 2014, pp. 154- 178. 3 Per un’analisi sull’estremismo di destra in Germania ma anche, più in generale in Europa, la letteratura è molto vasta, rimando solo ai recenti: R. Wodak, Von Rand in die Mette - “Schmalose Normalisierung”, in Politiche Vierteljahresschrift (PVS). German Political Science Quarterly, 2, 2018, 323-336; M. Minkenberg, Was ist Rechtspopulismus? in Politiche Vierteljahresschrift (PVS). German Political Science Quarterly, 2, 2018, 337-352; F. 1
Republikaner ma anche i movimenti neonazisti nella ex Germania Est subito dopo la riunificazione o, più recentemente, il movimento PEGIDA4. La Deutsche Partei ottenne il 4 per cento dei consensi alle prime elezioni della Repubblica Federale nel 1949 (allora non esisteva ancora la soglia di sbarramento al 5 per cento) e fece parte del primo governo Adenauer e anche successivamente fino al 19605. Il Partito Nazionaldemocratico di Germania (NPD), apertamente neo-nazista, ha ottenuto discreti successi a livello regionale e locale e, più di recente, ha conquistato un seggio alle elezioni europee del 2014. I Repubblicani, negli anni Ottanta, seppur lontani dall’ideologia di estrema destra, si collocavano a destra dell’Unione di cristiano-sociali e cristiano-democratici, ma non hanno mai ottenuto significativi risultati elettorali. Rispetto a queste esperienze del passato, Alternative für Deutschland rappresenta un fenomeno di qualità superiore rispetto alle suddette esperienze del passato in quanto è entrata nel Bundestag con il 12.6 per cento e 94 deputati. Una percentuale molto alta in considerazione sia dei risultati relativamente scarsi ottenuti dai partiti di estrema destra nella storia tedesca sia della tradizionale difficoltà dei partiti minori a imporsi nel panorama politico tedesco. La prima volta che AfD si è presentata alle elezioni è stato in occasione delle elezioni federali del 2013: SLIDE: Grafico 1: Risultato delle elezioni federali del 2013 Decker, Was ist Rechtspopulismus? in Politiche Vierteljahresschrift (PVS). German Political Science Quarterly, 2, 2018, 353-369; U. Birsl, Die Demokratie und ihre Gegenbewegungen: eine kritische (Selbst-)Reflexion zu Begriffen und Referenzrahmen in der Rechtsextremismus, Was ist Rechtspopulismus? in Politiche Vierteljahresschrift (PVS). German Political Science Quarterly, 2, 2018, 371-384 4 Su Pegida rimando al recente lavoro di H. Vorländer, M. Herold, S. Schiller, PEGIDA and New Right-Wing Populism in Germany, Palgrave Macmillan 2018. 5 Nel 1953 raggiunse solo il 3.3 per cento, ma riuscì ad ottenere ben dieci mandati diretti grazie ad un accordo di resistenza con la CDU e quindi non venne applicata la soglia del 5 per cento appena introdotta. Nel 1957 confermò il dato di quattro anni prima (3.4) ma, sempre grazie ad un’alleanza con la CDU, vinse 5 collegi, sufficienti comunque ad entrare in Parlamento in quanto la legge prevedeva che al partito che avesse ottenuto almeno tre mandati diretti non si applicava la soglia di sbarramento. La DP non entrò più nel Bundestag dalle elezioni del 1961. 2
Dato che l’obiettivo che il partito si pose in quella competizione elettorale era superare la soglia del 5 per cento tale risultato fu deludente. Tuttavia, non si può non riconoscere che per un partito nato appena cinque mesi prima (aprile 2013), si trattava comunque di una buona performance. Successivamente, AfD ha ottenuto diversi buoni risultati nelle elezioni regionali tra il 2014 e il 2018 e alle elezioni europee del 2014. Il partito si è gradualmente affermato in tutti i Länder della Repubblica federale tedesca, consolidando la propria posizione nelle istituzioni regionali ed europee: SLIDE: Tabella 1: Risultati di AfD alle elezioni regionali ed europee (2013-2017) Anno Laender Voti per AfD in % 2013 Hessen 4.1 2014 Sachsen 9.7 Brandenbrug 12.1 Thüringen 10.5 Elezioni Europee 7.1 2016 Baden-Württemberg 15.1 Rheinland-Pfalz 12.5 3
Sachsen-Anhalt 24.0 Mecklenburg-Vorpommern 20.8 Berlin 14.1 2017 Saarland 6.1 Schleswig-Holstein 5.8 Nordrhein-Westfalen 7.3 Elezioni federali 12.6 Niedersachsen 6.1 2018 Bayern 10.2 Hessen 13.1 Nei quattro anni che vanno dalla fondazione del partito fino alle elezioni federali del settembre del 2017, Alternative für Deutschland ha mutato radicalmente i propri leader, la propria classe dirigente, i contenuti politici, la comunicazione e, conseguentemente, anche l’elettorato. La trasformazione è stata graduale anche se netta sin dalla fase successiva alle elezioni europee del 2014 con il passaggio dalla leadership politica da Bernd Lucke a Frauke Petry, con la quale è iniziato il riposizionamento del partito su posizioni ultra-nazionaliste, sovraniste, di estrema destra e, in alcuni casi, xenofobe.6 Le radici culturali e politiche di Alternative für Deutschland sono più complesse di quanto possa sembrare a una prima e superficiale analisi.7 Il partito, nato con una forte connotazione anti-europeista e in particolare anti-euro, si è focalizzato, nel corso del tempo, sui temi legati alla sicurezza, all’immigrazione e, in particolare, all’identità nazionale (patriottismo), grazie ai quali si è potuto consolidare nel territorio federale e ottenere discreti successi elettorali.8 6 Si noti, tuttavia, che la deriva nazionalista iniziò, parzialmente, già durante la fine della campagna elettorale del 2013, quando Bern Lucke tese la mano all’estrema destra nella speranza di poter raggiungere già allora il 5 per cento utile per entrare nel Bundestag. Da quel momento, in realtà, perse gradualmente il controllo del partito che si è gradualmente spostato sempre di più su posizioni di estrema destra. Si ricorda inoltra che l’AfD è sotto osservazione da parte del Bundesamt für Verfassungsschutz. 7 AfD potrebbe a ragione essere inserita nella tradizione liberal-nazionale tedesca dell’Ottocento e che, almeno fino all’avvento del Nazionalsocialismo, ebbe un chiaro profilo politico-culturale in Germania, ma che, tuttavia, fu travolto dall’avvento di Hitler. Dopo la seconda guerra mondiale, il Partito liberale (FDP) ebbe un profilo ben diverso rispetto alla tradizione precedente. L’AfD, per la sua retorica contro la cultura del ’68 e per un’idea di democrazia che si fonda su una presunta omogeneità culturale, sociale se non addirittura razziale, si pone, evidentemente, al limite del perimetro valoriale stabilito dalla Legge fondamentale (art. 1 del Grundgesetz: 1. La dignità dell’uomo è intangibile. È dovere di ogni potere statale rispettarla e proteggerla; 2. Il popolo tedesco riconosce quindi gli inviolabili e inalienabili diritti dell’uomo come fondamento di ogni comunità umana, della pace e della giustizia nel mondo). 8 Luca Steinmann, AfD, il nuovo nome del nazionalismo tedesco, in Limes, I, 2019, pp. 69-86 4
Il Manifesto 2017 di Alternative für Deutschland definisce senza equivoci a quali gruppi sociali il partito intende rivolgere il proprio messaggio politico. Essi sono: 1) Elettori di qualunque classe sociale, età e parte geografica della Germania, che sono contrari ai cosiddetti “pacchetti di salvataggio” europei, che sono convinti che la moneta unica abbia comportato più danni che benefici e che non vogliono un Superstato europeo e che pretendono di dare precedenza agli interessi tedeschi; 2) elettori borghesi liberal-conservatori; 3) cittadini che votano per protesta; 4) cittadini che normalmente non votano; 5) Cittadini con stipendi sotto la media e che vivono in quartieri precari e che si riconoscono nei valori dell’ordine, della sicurezza e del patriottismo, e che non si sentono presi sul serio dai partiti tradizionali e che, infine, si percepiscono come perdenti della globalizzazione. Ai fini della presente analisi il punto 5 è il più rilevante e su questo intendo soffermarmi successivamente. 3. Le ragioni del successo Il successo di AfD va inserito in un contesto storico-politico e in un quadro internazionale fortemente favorevole a questo partito che ha saputo sfruttare il consenso che i movimenti neo- nazionalisti, antiglobalisti e sovranisti hanno ottenuto nel recente passato. Prendendo in considerazione le specificità interne del caso tedesco si possono individuare almeno cinque ragioni fondamentali che hanno reso possibile un’affermazione capillare di Alternative für Deutschland nel territorio federale: 1. L’abuso della Grande Coalizione in Germania (2005-2009; 2013-2017, 2018-); 2. Il conservatorismo moderato (e per certi versi progressista) dell’Unione (CDU/CSU) negli anni in cui Angela Merkel ha guidato il partito; 3. L’apice della crisi migratoria del 2015 e la politica dell’accoglienza avviata dal terzo governo Merkel (2013-2017); 4. Le disparità socio-economiche tra ex Germania Est ed ex Germania Ovest; 5. Le differenze dei processi di modernizzazione legati alle globalizzazione tra città grandi/medie e piccole, tra zone rurali e zone urbane; Ai fini di dimostrare il nesso tra le diseguaglianze territoriali e il voto politico per AfD i punti 4 e 5 hanno una significativa rilevanza. 5
4. Le disparità socio-economiche tra ex Germania Est ed ex Germania Ovest Sebbene l’economia tedesca possa vantare bassissimi indici di disoccupazione, una crescita moderata ma costante ed esportazioni in aumento, a quasi trent’anni dalla riunificazione (3 ottobre 1990) le disparità tra ex Germania Est ed ex Germania Ovest non sono ancora del tutto superate. Non si può negare che siano stati raggiunti risultati notevoli (in alcuni casi stupefacenti), certamente da non sottovalutare in un eventuale bilancio complessivo della riunificazione tedesca, tuttavia, le differenze sono ancora nette e, come si vedrà, decisive nella determinazione del voto politico. Prenderò in esame alcuni dati che dimostrano le disparità tra Est/Ovest e che aiutano a comprendere il contesto sociale su cui il messaggio politico di AfD è risultato essere particolarmente efficace. Il primo dato è il reddito famigliare lordo. SLIDE: Tabella 2: Reddito famigliare lordo Ann Germani Nuovi Länder, ex Vecchi Länder, ex Differenza o a DDR BRD (netto) (netto) (netto) 1998 3299 2597 3452 -855 (2615) (2075) (2733) 2003 3561 2825 3729 -904 (2833) (2293) (2957) 2008 3707 2867 3899 -1032 (2914) (2292) (3056) 2011 3871 3080 4090 -791 (n.d.) (n.d.) (n.d.) 2012 3989 3151 4219 (3069) (2470) (3234) -838 2013 4086 3215 4321 -1106 (3132) (2521) (3297) 2014 4101 3215 4339 -886 6
(3147) (2509) (3318) 2015 4196 3346 4424 -850 (3218) (2606) (3382) 2016 4337 3515 4555 -822 (3314) (2724) (3470) 2017 4474 3661 4687 -1026 (3399) (2808) (3554) source: Statistisches Bundesamti Dalla tabella si evince la differenza del reddito famigliare lordo. Essa è cresciuta tra ex Germania Est ed ex Germania Ovest nel 2017 dopo che per cinque anni (a partire dal 2013) si era gradualmente ridotta, restando in ogni caso molto alta rispetto, ad esempio, al 2011. Il divario 7
crescente nel 2017 è particolarmente significativo in quanto rappresenta un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi anni. Un altro dato da prendere in considerazione per comprendere le disparità sociali tra la ex Germania Ovest e la ex Germania Est è quello relativo ai salari medi. SLIDE: Tabella 3: Salari in Germania (media in Euro) Germania 3209 Ex Germania Ovest 3339 Ex Germania Est 2600 source: Bundesagentur für Arbeit La differenza tra ex Germania Est ed ex Germania Ovest è ancora oggi significativa e la media nell’ex Germania Est è ben al di sotto della media nazionale. Infine, è necessario prendere in considerazione il dato relativo al PIL pro-capite, grazie al quale si evince il legame strettissimo esistente tra la differenza Est/Ovest e il voto politico espresso a favore di AfD. I Länder della ex Germania Est hanno un PIL pro capite nettamente inferiore rispetto ai Länder della ex Germania Ovest. Lì dove il PIL pro-capite è minore, ovvero nelle regioni orientali, AfD ha avuto i maggiori successi, ottenendo risultati anche molto superiori alla media nazionale: SLIDE: Tabella 4: PIL pro-capite per Länder e risultati di AfD. Länder PIL pro capite (2017) AfD alle elezioni federali 2017 (%) Hamburg 64567 € 7,8% Bremen 49570 € 10% Bayern 45810 € 12,4% Hessen 44804 € 11,9% Baden-Württemberg 44886 € 12,2% Deutschland 39477 € 12.6% Nordrhein-Westfalen 38645 € 9,4% 8
Länder PIL pro capite (2017) AfD alle elezioni federali 2017 (%) Berlin 38032 € 12% Saarland 35460 € 10,1% Rheinland-Pfalz 35455 € 11,2% Niedersachsen 36164 € 9,1% Schleswig-Holstein 32342 € 8,2% Sachsen 29856 € 27% Thüringen 24747 € 22,7% Brandenburg 27675 € 20,2% Sachsen-Anhalt 27221 € 19,6% Mecklenburg-Vorpommern 26560 € 19% source: statista.de AfD ha beneficiato di un malessere diffuso, di un sostanziale declino economico e della marginalizzazione culturale nell’ex Germania Est. I bassi salari, ma più in generale le pensioni più basse e i servizi pubblici meno efficienti rendono le prospettive di crescita sociale del singolo cittadino dell’Est evidentemente minori rispetto ai cittadini dell’ex Germania Ovest.9 Del resto i 9 A tal proposito, è molto interessante notare una contraddizione estremamente significativa. È certamente vero che AfD ha ottenuto i migliori risultati nei Länder più poveri, ma è altresì vero che la lotta alle disparità sociali e alla povertà non sono mai state tra le priorità del programma politico del partito e in particolare delle ultime elezioni federali del 2017. Nel Manifesto 2017, preparatorio alla campagna elettorale, tra gli ambiti tematici di competenza della AfD, la giustizia sociale non rientrava tra i temi centrali e viene indicata in modo generico, dopo una lista delle priorità: Gli ambiti i competenza per la AfD sono: a) Immigrazione e Asilo; b) Ruolo dell’Islam in Germania; c) Lotta alla criminalità e sicurezza interna; d) Sviluppi fallaci nell’UE; e) Sviluppi fallaci nell’unione monetaria (Eurocrisi); f) Impegno per gli interessi della Germania; g) Preoccupazione per l’identità nazionale della Germania; h) Democrazia diretta e partecipazione dei cittadini; i) Sviluppi fallaci nel sistema politico della Germania. Altri temi per l’AfD sono l’impegno per le libertà dei cittadini e […] per la giustizia sociale (fonte: AfD - Manifest 2017: Dem Volk die Staatsgewalt zurückgeben) AfD non era interessata a dare una risposta concreta, bensì a trasformarlo in un sentimento di rabbia e di protesta (contro il governo uscente e tutti i partiti tradizionali). Ricordo infatti che AfD si auto-definisce, orgogliosamente e diversamente da altre esperienze nazionali partito di protesta e si rivolge, esplicitamente, ai cosiddetti “Protestwähler”. 9
Länder della ex Germania Est hanno subito, inoltre, un processo di spopolamento che ha contributo a rendere molte aree di queste regioni socialmente, culturalmente e economicamente depresse. SLIDE: Grafico 2: Popolazione nei Laender della ex Germania Est 5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1991 2005 2016 2017 Turingia Sassonia-Anhalt Sassonia Meclemburgo-Pomerania Brandeburgo Source: Statisches Bundesamt SLIDE: Grafico 3: Popolazione della Repubblica Federale tedesca, dell’ex Germania Est (esclusa Berlino) ed ex Germania Ovest (esclusa Berlino) 90000 82665,6 80000 79973,4 70000 66504,2 60000 61902,3 50000 40000 30000 20000 14624,2 12569,2 10000 0 1991 2017 Germania ex Germania Est ex Germania Ovest 10
Source: Statisches Bundesamt I Länder della ex Germania Est sono gli unici (esclusi i piccoli Brema e Saarland) dei sedici Länder complessivi della Repubblica federale che hanno visto diminuire la propria popolazione. Dal 1991 al 2017, la popolazione delle regioni della Ex Germania Est è diminuita di circa due milioni di abitati, al contrario, nelle regioni della ex Germania Ovest è aumentata di circa 4,5 milioni. 5. Le differenze socio-economiche tra città e zone rurali Le disparità economiche e territoriali sopra esposte, seppur evidentemente molto rilevanti, non spiegano del tutto le ragioni dell’ascesa di AfD che ha comunque ottenuto risultati lusinghieri anche in molte aree della ex Germania Ovest. La seconda fondamentale ragione del suo successo è rappresentata dalla disuguaglianza territoriale tra le grandi e medie città inserite in reti internazionali da una parte e, dall’altra, zone rurali, periferie e zone meno coinvolte nei processi di modernizzazione tipici della globalizzazione (ovvero quelle zone con servizi pubblici scarsi o mediocri, infrastrutture desuete, reti internet deficitarie, zone de-industrializzate e con processi di spopolamento, ovvero quelle zone che nel Manifesto 2017 di AfD sopra citato vengono definiti “prekäre Stadtteile”, quartieri precari). Osservando e analizzando il consenso ottenuto da AfD alle ultime elezioni federali del settembre 2017, esattamente in questi contesti sociali, l’estrema destra ha riscosso i maggiori successi, rispetto alle zone delle grandi città, o città medio-piccole ma comunque moderne e inserite in un contesto internazionale (come ad esempio Kassel in Assia, sede di una delle più grandi e importanti mostre di arte contemporanea, Documenta). Alcuni esempi presenti nella seguente tabella si riferiscono sia ai Länder della ex Germania Ovest sia della ex Germania Est: SLIDE: Tabella 5: Il successo di AfD nelle zone rurali Länder Collegio elettorale AfD (%) Hessen (ex Germania Ovest) 11.9 Frankfurt am Main I (9.3%)+Frankfurt am Main II (7,6%) 8.4 (media) Kassel 10.5 Wettenrau II 14.4 11
Länder Collegio elettorale AfD (%) Main-Kinzig-WettenrauII- 14.4 Schotten Rheinland-Pfalz (ex Germania 11.2 Ovest) Trier 8 Mainz 8.2 Ludwishafen 15.5 Sachsen (ex Germania Est) 27 Leipzig 18.4 Leipzig Land 26.9 Thüringen (ex Germania Est) 22.7 Erfurt 18.2 Gera 27.1 Brandeburg (ex Germania Est) 20.2 Potsdam 13.5 Cottbus 26.8 Source: Bundeswahlleiter È altresì interessante notare come il quadro appena descritto possa essere ulteriormente completato da alcuni dati relativi ai processi di diminuzione drastica della popolazione. Nella Tabella 5bis, infatti, ad alcuni dei casi presi in considerazione nella Tabella 5, è stato aggiunto il dato relativo alla popolazione dal 1991 al 2016. Come si può notare, proprio lì dove AfD ha ottenuto risultati superiori alla media regionale, tali zone sono caratterizzate dal fenomeno dello spopolamento. SLIDE: Tabella 5bis: Il successo di AfD nelle zone rurali Länder Collegio elettorale AfD (%) Abitanti 1991-2016 Sachsen 27 (ex Germania Est) Leipzig 18.4 Leipzig Land 26.9 Da 273,2 a 258,4 mila 12
Länder Collegio elettorale AfD (%) Abitanti 1991-2016 Sächsische Schweiz- 35.5 Da 266,7 a 246,7 mila Osterzgebierge Thüringen 22.7 (ex Germania Est) Erfurt-Weimar-Weimarer 18.2 Land II Jena-Sӧmmerda-Weimarer 19.8 Land I Gera-Greiz-Altenburger 27.1 Da 130,5 a 95,4 mila Land Saalfeld-Rudolstadt- 25.8 Da 141,0 a 108,8 mila Saale-Holzland-Kreis-Saale- Da 91,9 a 85,4 mila Orla-Kreis Brandeburg 20.2 (ex Germania Est) Potsdam 13.5 Da 162,9 a 211,6 mila Cottbus 26.8 Da 131,1 a 112,2 mila Source: Statistisches Bundesamt I dati della tabella 5, prendendo in considerazione alcuni casi esemplari, dimostrano la differenza del voto politico per AfD nelle città di Francoforte, Lipsia, Potsdam, Erfurt, Weimar (ma se ne potrebbero aggiungere altre, particolarmente significative in questo senso sono anche Monaco, Amburgo e Muenster) e in rispettive zone rurali o piccoli centri (ma anche periferie), particolarmente colpiti dai fenomeni di marginalizzazione e segmentazione sociali, oltreché, in alcuni casi, anche da fenomeni di spopolamento e/o parziale riduzione demografica (cfr. Tabella 5bis). In questo senso le disparità sociali da una parte e le disparità territoriali si sono combinate offrendo un ideale bacino di voti per un “voto di protesta” all’estrema destra ̶ d’altronde i dati dimostrano come AfD sia stata molto più forte nelle aree rurali, di provincia e periferiche.10 Pertanto si delinea la frattura che riguarda il conflitto socio-politico tra i cosiddetti winner e losers 10 Il tema è stato parzialmente trattato in un breve weekly report del Deutsches Institut für Wirtschaftsforschung (DIW): Ch. Franz, M. Fratzscher, A.S. Kritikos, German right-wing party AfD finds more support in rural areas with aging populations, 7/8, 2018. 13
della globalizzazione, inseders e outsiders dei processi di modernizzazioni globali;11 d’altronde le conseguenze della globalizzazione non sono le stesse per tutti i membri di una determinata comunità nazionale.12 È altresì interessante prendere in considerazione le parole di Alexander Gauland, leader di AfD, che ha enfatizzato tale aspetto nel successo elettorale del partito da lui guidato, criticando l’etichetta negativa di ‘populismo’ attribuita dalla stampa. In un articolo pubblicato sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, Gauland ha sottolineato che: Nell’ambito dei processi di globalizzazione, dopo la fine del conflitto tra Est e Ovest, si è formata una nuova élite urbana, si potrebbe parlare di una nuova classe sociale. A essa appartengono uomini e donne dell’economia, della politica, delle attività culturali e di intrattenimento, soprattutto, la nuova specie del lavoratore dell’informazione digitale. Questa classe globalizzata è presente nelle imprese internazionali, in organizzazioni come le Nazioni Unite, nei media, nelle Start-up, nelle università, nelle ONG, nelle fondazioni, nei partiti e nei suoi apparati, e poiché questa classe controlla l’informazione determina il corso politico e culturale. I suoi membri vivono quasi esclusivamente nelle grandi città, parlando fluentemente inglese e se si trasferiscono per cambiare lavoro da Berlino a Londra o Singapore, avranno ovunque appartamenti, case, ristoranti, negozi e scuole simili. Questo milieu sociale resta chiuso, è però culturalmente vario. […] In contrapposizione alla classe sociale globalizzata si trovano due gruppi eterogenei, che sono giunti a unirsi in un’alleanza: il primo è il ceto medio borghese nel quale rientra anche il Mittelstand economico che non può spostare la propria impresa in India per produrre a bassi costi; il secondo è rappresentato da molti uomini e donne semplici il cui lavoro è pagato spesso in modo miserabile o addirittura il lavoro non c’è l’ha più e che per l’intera vita hanno lavorato duramente e oggi devono vivere con una pensione misera.13 Il leader di AfD descrive con grande consapevolezza e lucidità la frattura sociale da cui nasce il consenso nei confronti del suo partito. Il cleavage tra winners e losers della globalizzazione, come 11 Per una definizione di winner e loser della globalizzazione rimando a West European Politics in the Age of Globalization, ed. by H. Kriesi, E. Grande, E. Lachat, M. Dolezal, S. Bornschier, T. Frey, Cambridge University Press 2008, p. 4-8: “The losers of globalization are people whose life chances were traditionally protected by national boundaries. They perceive the weakening of these boundaries as a threat to their social status and their social security. Their life chances and action spaces are being reduced. The winners, on the other hand, include people who benefit from the new opportunities resulting from globalization, and whose life chances are enhanced […] To sum up, the likely winners of globalization include entrepreneurs and qualified employees in sector open to international completion, as well as all cosmopolitan citizens. Losers of globalization, by contrast, include entrepreneurs and qualified employees in traditionally protected sectors, all unqualified employees, and citizens who strongly identify themselves with their national community.” 12 Si vedano in particolare: West European Politics in the Age of Globalization, ed. by H. Kriesi, E. Grande, E. Lachat, M. Dolezal, S. Bornschier, T. Frey, Cambridge University Press 2008; Political Conflict in Western Europe, ed. by H. Kriesi, E. Grande, M. Dolezal, M. Helbling, D. Höglinger, S. Hutter, B. Wüest, Cambridge University Press 2012. 13 A. Gauland, Warum muss es Populismus sein?, in Frankfurter Allgemeine Zeitung, 7 ottobre 2018. Si veda anche l’intervista a Bern Hoecke (Capogruppo AfD al parlamento della Turingia), in Limes, I, 2019, p. 80: “Dal punto di vista economico non è infatti sostenibile alcuna crescita perseguendo l’attuale strategia [riferimento all’Unione Europea]. Sono decenni che in Germania la crescita della produttività non corrisponde alla redistribuzione equa della ricchezza, bensì all’abbassamento dei salari e delle pensioni e al tragico sviluppo della povertà tra gli anziani. Di questo passo nel 2035 il 50% dei pensionati della Germania avrà una pensione di meno di mille euro lordi al mese. […] I nostri politici si vantano davanti al mondo della crescita costante dell’export come se fosse un successo economico quando in realtà le ricchezze stanno raggiungendo una piccola parte di persone. Mentre la maggioranza si impoverisce, soprattutto il ceto medio, cioè lo strato sociale che storicamente dà stabilità alla democrazia.” 14
già previsto nel 2008 dallo scienziato della politica Kriesi14, ha costituito un potenziale politico per le organizzazioni politiche, aprendo una finestra di opportunità per la formazione di nuovi partiti politici, come appunto AfD, e per una nuova riformulazione del sistema partitico nazionale, esattamente come avviene in questa fase storica in Germania. Nel caso specifico dell’ascesa della destra sovranista in Europa, la ricerca scientifica ha da tempo stabilito una correlazione, da una parte, tra l’insicurezza economica e le diseguaglianze sociali, evidentemente crescenti in particolare nei Paesi dell’Occidente, ma in generale nella società particolarmente inserite e coinvolte nei processi di globalizzazione e, dall’altra, il voto politico a partiti, movimenti o leader neo-nazionalisti. 15 La linea divisoria tra winner e losers della globalizzazione ha assunto connotati inediti in Germania, in quanto le disparità sociali e le diseguaglianze territoriali si sono intersecate procurando una significativa lacerazione culturale e sociale che costituisce il cuore del problema dell’ascesa di AfD, offrendo un ideale bacino di voti all’estrema destra e minando la tradizionale stabilità sociale e politica della Repubblica Federale Tedesca.16 6. Conclusioni I dati sopra riportati mostrano che la società tedesca è attraversata da segmentazioni socio- economiche e linee di conflitto politiche, culturali e territoriali ben definite. Con l'aumento di tali disparità e disuguaglianze si pone il problema politico della legittimità stessa del sistema politico, la 14 West European Politics in the Age of Globalization, ed. by H. Kriesi, E. Grande, E. Lachat, M. Dolezal, S. Bornschier, T. Frey, Cambridge University Press 2008, pp. 8-9. Si veda anche A. Giddens, Le conseguenze della modernità, il Mulino, Bolgona 1994, pp. 15-19 e 70-82. G. Preterossi, Le ragioni del populismo, in Iride, 30, 2017, pp. 599-612; L. Del Savio, M. Mameli, Populismo e globalizzazione, in Iride, 30, 2017, pp. 555-570. 15 La letteratura è molto vasta. Negli ultimi anni sono stati publbicato numerosi contributi in tutte le lingue sull’argomento, rimando qui: P. Norris, R. Inglehart, Trump, Brexit, and the Rise of Populism: Economic Have-Nots and Cultural Backlash, in HKS Faculty Reaserch Working Paper Series, Harvard Kennedy School of Government, August 2016, p. 3. Si veda anche il report, The Rise of Populist Soverignism, The Hague Centre for Strategic Studies, Netherland 2017, p. 43-52. Rimando anche a J.D. Colgan, R.O. Keohane, The Liberal Order Is rigged, in Foreign Affairs, April 17, 2017, in cui si sottolinea come la globalizzazione ha comportato un’elevata diversità culturale, una crescente competizione economica e una continua competizione politica tra lo Stato nazionale e le organizzazioni internazionali. Queste line divisorie/fratture parte della società sono recepita come forme di insicurezza e di contraccolpi culturali eccessivi. Da qui nasce il sentimento anti-élite. Rimando anche a West European Politics in the Age of Globalization, ed. by H. Kriesi, E. Grande, E. Lachat, M. Dolezal, S. Bornschier, T. Frey, Cambridge University Press 2008, pp. 4-9. Per un’analisi più generale si veda anche E. Reyneri, La flessibilità. Dall’industrialismo al postindustrialismo, in Processi e trasformazioni sociali. La società europea dagli anni Sessanta a oggi, a cura di L. Sciolla, Laterza 2009, pp. 39-64, in part. 62-64. 16 Sul rapporto tra ascesa del populismo di destra e rottura dell’equilibrio delle necessità economiche, divisione del potere socio-strutturale e conflitti culturali si veda Helmut Dubiel, Das Gespenst des Populismus, in Populismus und Aufklärung, hrsg. von H. Dubiel, 1986, Frankfurt am Main, Suhrkamp, 33-50 e Lawrence Goodwyn, Democratic promise. The populist moment in America, New York, Oxford University Press, 1976. Rimando anche al recente Frank Decker, Was ist Rechtspopulismus? in Politiche Vierteljahresschrift (PVS). German Political Science Quarterly, 2, 2018, 353-369, in part. 356-359. ;. Myatt, J. Siri, Germany – Conditions for the Recent Establishment of Right-Wing Populism and Progressive Responses, in Reclaiming Action – Progressive Strategies in Times of Growing Right-Wing Populism in Denmark, Norway, Sweden and Germany, ed. By Ch. Krell, H. Moellers and N. ferch, Friedrich Ebert Stiftung, Berlin 2018, pp. 75-81. 15
quale viene messa costantemente in discussione dai crescenti dubbi sulle scelte strategiche in termini di sviluppo economico, sociale e culturale. Affinché la democrazia rappresentativa sia credibile è necessario contrastare le disparità e disuguaglianze sopra descritte, rimettendo al centro la difesa dei diritti sociali e riequilibrando il sistema economico e sociale della globalizzazione.17 In altri termini, la questione della giustizia sociale acquista una nuova urgenza in quanto la crisi delle istituzioni democratiche in Europa e più in generale in Occidente è soprattutto una crisi di legittimità e rappresentanza in un contesto di progressivo restringimento dei processi democratici e di tutela dei diritti sociali. 18 L'ascesa dell’economia sociale di mercato tedesca dopo il "miracolo economico" (Wirtschaftswunder) fu dovuta anche al suo potenziale di crescita dinamica, che portò a un'esplosione di reddito e ricchezza senza precedenti nella storia tedesca. Questo aumento del benessere, che ha reso la Repubblica Federale Tedesca uno dei paesi più ricchi del mondo, è stato messo parzialmente in crisi da politiche iperliberiste e dagli eccessi della globalizzazione (a cui anche il partito socialdemocratico, SPD, ha creduto e continua a credere, si pensi ad es. l'Agenda 2010 di Gerhard Schröder).19 L’economia sociale di mercato è stata per lungo tempo un modello di sviluppo di successo, ma negli ultimi vent'anni la Germania si è parzialmente allontanata da questo modello.20 Il risultato delle ultime elezioni federali e il successo di AfD dimostra che la politica economica e sociale ha bisogno di riforme. Del resto, al di là della questione della ineluttabilità o meno della globalizzazione, la partecipazione sociale deve essere migliorata e si dovrebbe porre maggiormente l'accento sullo sviluppo delle aree territoriali strutturalmente deboli. 17 Rimando a H.-U. Wehler, Die neue Umverteilung. Soziale Ungleichheit in Deutschland, C.H. Beck Muenchen 2013 e alla recente intervista a Wolfgang Merkel, Eine kulturelle Trennlinie durchschneidet Deutschland, in Sueddeutsche Zeitung, 25 luglio 2018. 18 Si veda l’utilissimo report di R. Vehrkamp, W. Merkel, Populismusbarometer 2018. Populistische Einstellungen bei Waehlern und Nichtwaehlern in Deutschland 2018, Wissenschaftszentrum Berlin fuer Sozialforschug/Bertelsmann Stiftung, Guetersloh 2018. Cfr. C. Butterwege, Krise und Zukunft des Sozialstaats, Springer, Berlin 2013. 19 Ricordo qui il Trilemma di Rodrik tra iperglobalizzazione, democrazia e sovranità nazionale: “[…] we cannot have hyperglobalization, democracy and national self-determination alla t once. We can have at most two out of three. If we want hyperglobalization and democracy, we need to give up on the nation state. If we must keep the nation state and wat hyperglobalization too, then we must forget about democracy. And if we want to combine democracy with the nation state, the nit is bye-bye deep globalization.” (D. Rodrik, The Globalization Paradox. Democracy and the future of the World Economy, London 2011) 20 Sul valore dell’economia sociale di mercato è tornare recentmente J. Stiglitz, La globalizzazione e i suoi oppositori, Einaudi, Torino 2018. 16
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