Duecentocinquantuno - Collegio Ingegneri Padova
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G ALILEO Rivista di informazione, attualità e cultura degli Ingegneri di Padova Fondata nel 1989 Direttore responsabile ENZO SIVIERO www.collegioingegneripadova.it duecentocinquantuno 1 • Galileo 251 • Marzo 2021 N. 251, Marzo 2021. Anno XXXIII. Copia Omaggio. ISSN 1122-9160. Contiene I.P e I.R.
Ricciardello Costruzioni, sin dalla sua fondazione nel 1966, progetta e realizza grandi infrastrutture, quali ferrovie, strade, autostrade, porti, aeroporti, edifici civili e industriali, reti di distribuzione, raccolta e trattamento delle acque, conseguendo un elevato know how nella costruzione di grandi strutture: ponti e viadotti in calcestruzzo armato e in acciaio, gallerie, consolidamenti e fondazioni speciali, opere di protezione idraulica e difesa ambientale. Ha conseguito le certificazioni di settore rilasciate dai seguenti istituti: Ricciardello Costruzioni S.r.l. Sede legale: Sede Amministrativa: Via Poli, 29 - 00187 ROMA Loc. Ponte Naso - 98074 NASO (ME) Tel.: +39 06 6781331 Tel.: +39 0941 961555/961640 Fax : +39 06 69292801 Fax : +39 0941 961600 web: www.ricciardellocostruzioni.com email: info@ricciardello.com 4 • Galileo 251 • Marzo 2021
Anno XXXIII n. 251 Contenuti Marzo 2021 In copertina: volumetria Editoriale schematica del progetto definitivo di Nuova pedia- Un mio pensiero a margine tria (Padova). Rendering del libro di Giuseppe Zaccaria eseguito nel 2021 (simula- zione di A.Sabbadin), con “Lasciare un’impronta” altezze e dimensioni reali, Enzo Siviero 6 dedotte dal progetto pre- sentato ai VV.F. nella Con- ferenza dei Servizi del 21 L’impronta di Giuseppe Zaccaria agosto 2020. Ivo Rossi 7 Direttore responsabile Enzo Siviero • Condirettore Giuliano Marel- La città postpandemica la • Vicedirettore, Michele Culatti • Editore Collegio degli Ingegne- Qualche riflessione ri della Provincia di Padova, Piazza G. Salvemini 2, 35131 Padova, Giuseppe Zaccaria 8 tel-fax 0498756160, e-mail segreteria@collegioingegneripadova.it, www.collegioingegneripadova.it, P.IVA: 01507860284. Presidente Jessica Khoury • Stampa Berchet. Ingegneria di stampa - Padova- Via Discorrendo di Padova Scrovegni, 27 - 35131 •La rivista è pubblicata on-line nel sito: www. Paolo Giaretta 11 collegioingegneripadova.it • Autorizzazione Tribunale di Padova n. 1118 del 15 marzo 1989 • Comitato di redazione Adriano Bisello, Alessia Mangialardo, Valentina Antoniucci, Rubina Canesi • Coor- Giustinianeo, San Lazzaro, dinamento editoriale Rinaldo Pietrogrande • Corrispondente da Nuova Pediatria e Parco delle Mura Roma Patrizia Bernadette Berardi • Avvertenze La Direzione non si esteso al territorio assume alcuna responsabilità per eventuali danni causati da informa- zioni errate. Gli articoli firmati esprimono solo l’opinione dell’autore e Lettera aperta al Presidente non impegnano in alcun modo né l’editore né la redazione •Tutela della Regione Veneto, al Sindaco della privacy i nominativi inseriti nella nostra mailing list sono utiliz- di Padova e al Rettore dell’Universita’ zati esclusivamente per l’invio delle nostre comunicazioni e non sarà degli Studi di Padova ceduto ad altri in virtù del nuovo regolamento UE sulla Privacy N. 2016/679. Qualora non si desideri ricevere in futuro altre informazio- Padova, 18 marzo 2021 ni, si può far richiesta all’editore, Colleglio degli Ingegneri di Padova, Vittorio Spigai 15 scrivendo a: segreteria@collegioingegneripadova.it __________________________________________________________ • Norme generali e informazioni per gli autori: Galileo pubblica artico- Pediatria: la maledizione li di ingegneria, architettura, legislazione e normativa tecnica, attualità, della cinta muraria redazionali promozionali •Rivista scientifica ai fini dell’Abilitazione Scientifica Nazionale per le aree CUN 08 e 11. Referenti Aree CUN cinquecentesca Francesca Sciarretta (Area 08), Marco Teti (Area 10), Enrico Landoni e pronta a essere sacrificata Martina Pantarotto (Area 11), Carlo Alberto Giusti (Area 12) •Note autori: i testi degli articoli forniti in formato digitale non im- Ivo Rossi 23 paginato e privi di immagini devono contenente: titolo dell’articolo; sottotitolo; abstract sintetico; nome e cognome dell’autore/i; titoli ac- Recensione di Enzo Siviero cademici/carica/ruolo/affiliazione e eventuale breve Curriculum pro- fessionale dell’autore/i (max 60 parole); note a piè di pagina; indica- “Microcosmo Sicilia” zione nel testo della posizione dell’immagine; bibliografia (eventuale). di Salvo Guglielmino 24 Didascalie delle immagini in formato digitale con file separato. Per gli articoli il numero orientativo di battute (compresi gli spazi) è circa 15.000 ma può essere concordato. Le immagini, numerate, vanno for- Ricordo del “magnifico” nite in file singoli separati dal testo in .jpg con definizione 300 dpi con Marcello Cresti base 21 cm; non coperte da Copyright, con libera licenza o diversa- mente, accompagnate da liberatoria e in ogni caso con citazione della Camillo Bianchi 26 fonte. Trasmissione: gli articoli vanno trasmessi michele_culatti@fa- stwebnet.it e a enzo.siviero@esap.it e se il materiale supera i 10MB si chiede di trasmetterlo agli stessi indirizzi con strumenti di trasmissione L’ex Macello di via Cornaro a Padova telematica che consentano il download di file di grandi dimensioni. Le Il restauro magistrale della bozze di stampa vanno confermate entro tre giorni dall’invio. L’approvazione per la stampa spetta al Direttore che si riserva la facol- Sala di macellazione tà di modificare il testo nella forma per uniformarlo alle caratteristiche e la sua vocazione multifunzionale e agli scopi della Rivista dandone informazione all’Autore. La proprie- Vittorio Dal Piaz 27 tà letteraria e la responsabilità sono dell’Autore. Gli articoli accettati sono pubblicati gratuitamente. • Iscrizione annuale al Collegio, aperta anche ai non ingegneri: 10,00 € per gli studenti di Ingegneria, 20,00 € per i colleghi fino a 35 anni di età e 35,00 € per tutti gli altri. Il pagamento può essere effettuato con bonifico sul c/c IBAN IT86J0760112100 000010766350 o in contanti in segreteria.• 5 • Galileo 251 • Marzo 2021
Il 9 e 30 marzo abbiamo iniziato un forum per riprendere un dialogo con la città così come sin dal primo numero di Galileo nel lontano 1989 avevamo auspicato. Pubblichiamo ora alcuni interventi di quei due appuntamenti. In particolare, l’intervento di Giuseppe Zaccaria ex rettore dell’Università di Padova nel riferimento il suo libro, mi ha indotto a richiamare alcuni miei ricordi che qui riporto come editoriale. Editoriale ta in tanti momenti della nostra vita, e ora spinta a partecipare Un mio pensiero a margine insieme a tanti altri, al dibattito sul futuro della città promosso nel FORUM di Galileo e del Collegio degli ingegneri di Padova. In del libro di Giuseppe Zaccaria questa occasione l’amico Zaccaria mi ha fatto dono del suo bel LASCIARE UN’IMPRONTA libro che già nel titolo è indicativo di un modo di interpretare la propria presenza in questo mondo. LASCIARE UN’IMPRONTA. Enzo Siviero Per chi se non per coloro che verranno dopo di noi? Ecco il mes- saggio per i giovani, per i nostri giovani. Conoscere la storia e la cronaca. Interpretare il presente per affrontare il futuro. Compren- V orrei iniziare questa mia testimonianza ricordando dere che senza una gerarchia della conoscenza, ogni passaggio che nel 1963, ormai quasi sessant’anni fa, allor- è spericolato e foriero di disastri. Lascio al lettore la curiosità di ché mi iscrissi alla facoltà di ingegneria dell’Università esplorare i sei anni di rettorato di Giuseppe Zaccaria che nei suoi di Padova, “regnavano” tre figure di assoluto rilievo. scritti esprime tutto il suo pensiero-azione basato su impegno eti- Il Vescovo Bortignon, il sindaco Crescente e natural- co, assiduo studio e comprensione del pensiero altrui. Ecco quindi mente il rettore Ferro da noi considerato ill “magnifi- che dal suo sapere accademico, figlio di quella filosofia del diritto co” Guido! Erano anni incredibili, uscita da meno di trasmessagli dal suo maestro a sua volta rettore Enrico Opocher, vent’anni da una guerra rovinosa e devastante , l’Italia Zaccaria ha tratto il giusto modo di fare da regista in una pièce stava diventando una potenza mondiale e ne eravamo teatrale (straordinariamente reale) ove i molti “personaggi in cer- orgogliosamente consapevoli. Prima della conclusio- ca di autore” vengono accompagnati a comprendere che la vita, ne dei miei studi, fu eletto rettore Enrico Opocher (la soprattutto quella accademica, non è né commedia né tragedia, cui firma compare nel mio diploma di laurea) mae- ma semplicemente il tentativo costante di far avanzare l’umanità. stro, come vedremo , del nostro Giuseppe Zaccaria . Per chi avrà il piacere di una lettura molto densa e articolata, vi Fu poi la volta di Luciano Merigliano, mio professore troverà come nei molti momenti di travaglio, Zaccaria abbia sa- di elettrotecnica, cui succedette Marcello Cresti pure puto governare la complessità uscendone vincitore. Dalla legge mio professore di Fisica, e via via a seguire, Mario Gelmini, la cui gestazione io stesso ho vissuto, talvolta trauma- Bonsembiante, fondatore di Agripolis, Gilberto Mura- tizzato talvolta speranzoso e comunque partecipe, pur senza una ro fondatore della facoltà di Economia, con il quale vera possibilità di incidervi essendo il CUN chiamato unicamente pubblicammo uno speciale IL BO’ DI GALILEO. Fu a esprimere il proprio parere, troppo spesso ahimè pressoché ina- poi la volta dell’ingegnere Giovanni Marchesini, la cui scoltato... Alla pesante e progressiva riduzione del finanziamento statura di oltre 1.90 sovrastava chiunque, e ancora ministeriale che ha messo l’intero sistema universitario nazionale Vincenzo Milanesi altro filosofo, fino ad arrivare al in fortissime difficoltà. Con una fortissima crisi economica in atto. giurista Giuseppe Zaccaria e attualmente allo scien- Il rettore Zaccaria si è cimentato da ottimo nocchiero di una “nave ziato Rosario Rizzuto (ormai a fine mandato). Questa in gran tempesta” portando in salvo l’Ateneo, anzi rafforzandone mia breve carrellata “storica” è solo per ricordare che le radici per produrre eccellenze ormai acclarate in molti settori. in questo più di mezzo secolo l’università di Padova Al pari o forse più dei rettori che lo hanno preceduto Giuseppe è cresciuta enormemente. E mi piace qui riprendere Zaccaria ha reso ancora più forte in tutti noi l’orgoglio di essere anche il motto che sin dalla goliardia noi studenti de- parte del nostro Ateneo e questo suo volume ne è preziosa te- clamavamo a gran voce: Universa Universis Patavina stimonianza. Si caro Giuseppe, affettuosamente e patavinamente Libertas. La nostra università è sempre stata nel nostro “Bepi” l’impronta l’hai davvero lasciata.• cuore tanto da darne ampio spazio negli oltre 30 anni di vita della nostra rivista anche ricordandone alcuni maestri. E veniamo a noi. La mia frequentazione con Giuseppe Zaccaria risa- le ai lontani anni ‘60 quando nel fermento culturale che animava Padova ci si trovava ricorrentemente da studenti all’Antonianum sede di incontri e dibattiti sui temi più svariati. Un grande arricchimento che, indub- biamente ci ha accompagnato per una intera vita. In fondo le comuni radici culturali ci hanno consentito di mantenere un filo conduttore che mai si è interrotto, fino a farci ritrovare dopo intensi impegni accademi- ci istituzionali con esiti molto simili. Giuseppe prima Prorettore vicariò e poi rettore dell’Università di Pado- va. Io vicepresidente del CUN e, attualmente rettore dell’Universita eCAMPUS. Mi sento dunque accomu- nato a Giuseppe da un’amicizia ormai storica sanci- 6 • Galileo 251 • Marzo 2021
L’impronta di Giuseppe Zaccaria Ivo Rossi A pochi mesi dal voto per le elezioni del nuovo rettore, chiamato a guidare l’Università di Padova a ottocento anni dalla sua fondazione, è da poco uscita la pubblicazione collaborazione e di ricerca delle migliori soluzioni nel comune interesse, non solo sul piano formale o della cortesia istituzionale, a caratterizzare il sul rettorato di Giuseppe Zaccaria che riannoda, attraverso un rettorato di Zaccaria.Nuovo ospedale, giardino della appassionato racconto, i sei anni vissuti al Bo dal 2009 al 2015. biodiversità, realizzazione di nuove sedi integrate nel In una stagione caratterizzata da tagli generati dalla crisi contesto della città (il Parco d’Europa con il ponte economica e dall’avvio della più vasta riforma dell’assetto pedonale che lega città e di istituti universitari), sono organizzativo, Zaccaria, al timone di una delle più importanti diventati argomenti e luoghi riconosciuti dalla città, comunità universitarie, descrive senza reticenze le non poche in particolare per i riflessi sul tessuto urbano e sulla difficoltà incontrate durante la sua gestione. Difficoltà che, come socialità ed economia delle zone interessate. Una lui ricorda, si trasformarono anche in opportunità di innovazione. sensibilità che non sempre è appartenuta a chi ha Il titolo del volume, Lasciare un’impronta (Marsilio editore), coperto lo stesso ruolo negli ultimi anni e i cui effetti rimanda a una duplice lettura: quella di chi assume la sul tessuto cittadino (vedasi le cliniche costruite sui responsabilità della guida di un’istituzione e nello svolgere il bastioni e sulle mura) rimangono testimonianze di servizio lascia un segno destinato a diventare preziosa eredità errori ed estraneità. per chi gli succederà, e la forza che, di quelle tracce, rimarrà Quei sei anni entreranno a far parte della storia di nel giudizio non solo della comunità accademica ma dell’intera un’istituzione che ha saputo rinnovare il suo patto città, in una sorta di passaggio dalla cronaca alla storia. con Padova, la città che nel 1222 accolse studenti e È un testo che ha il pregio di mostrare la costante interlocuzione professori alla ricerca di un luogo in cui poter coltivare, con una molteplicità di attori sociali attraverso una sequenza di nella libertà, lo studio e il sapere. È un vincolo che fotogrammi, che fissano le innumerevoli tappe del percorso e si riscrive continuamente e che, in occasione delle che restituisce i processi che hanno riguardato l’Ateneo in quel prossime elezioni, dovrà non solo indicare nuove difficile periodo. L’università, nella sua rivendicata autonomia e tracce in un mondo in grande cambiamento, ma nella sua ribadita libertà, si conferma a pieno titolo protagonista misurarsi con le solide impronte lasciate.• nello studio e nella vita della società, smentendo così la vulgata che talvolta purtroppo la vuole caratterizzata da alteri atteggiamenti accademici, come si trattasse di un’enclave avulsa dal contesto territoriale e sociale della città che la ospita, e non invece parte integrante.Si tratta di una testimonianza importante, diversa da quelle che hanno riguardato i predecessori di Zaccaria perché, pur mantenendo una certa modalità asciutta e rigorosa, abbandona l’accademismo mostrando invece la contaminazione permanente con la realtà sociale che ha caratterizzato la sua stagione. Non è un racconto di maniera e usa parole nette nei giudizi quando in gioco sono i valori fondanti o gli interessi dell’università e dei saperi, come in occasione delle celebrazioni per i 150 anni dall’Unità d’Italia quando riafferma a un ambiguo presidente della Regione l’importanza dei simboli, o come quando il sindaco in carica, autonomamente e senza giustificazione plausibile, straccia l’accordo di programma per il nuovo ospedale sottoscritto con Università e Regione nel 2013.Anche la scelta originale di corredare il testo con estratti dalla stampa rende più vivo il racconto: i fatti filtrati dagli osservatori consentono così al lettore di riannodare la trama di una navigazione durata sei anni e che non ha mai conosciuto bonacce. Ci si ritrova così immersi in una grande avventura collettiva in cui attorno al rettore gioca una squadra motivata, vero strumento per il raggiungimento di traguardi non a caso riconosciuti dall’ANVUR quando per la prima volta vengono valutate le università italiane, collocando al primo posto quella Ivo Rossi. Laureato in scienze politiche, è stato dirigente di Padova su metà degli indicatori, mentre sui restanti si colloca della Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie. Sindaco di Pado- fra la seconda e la terza posizione. Ma accanto al lavoro e ai va dal 2013 al 2014, Consigliere della Regione Veneto dal molti risultati conseguiti, emerge un’università dalle solide radici 1990 al 2000, Assessore e vicesindaco di Padova con dele- diramate nella città, divenuta quasi il suo campus naturale. Ed ghe alla mobilità, all’urbanistica, alla Città metropolitana e è proprio il rapporto con le istituzioni cittadine, fatto di leale al verde pubblico dal 2004 al 2013. 7 • Galileo 251 • Marzo 2021
La città postpandemica. Qualche riflessione Giuseppe Zaccaria D esidero innanzitutto esprimere al Collegio degli Ingegneri di Padova la mia gratitudine per l’invi- to a partecipare a questo incontro, occasionato dal Verso una trasformazione radicale Iniziavo la mia Introduzione nel libretto sopra citato con queste bel saggio di Ivo Rossi “Appunti sul futuro di Padova parole: “Il virus ha agito nei diversi Paesi come un pettine im- ed il suo piano degli interventi”. Non essendo né un pietoso, in modi differenziati in relazione alle diverse capacità ingegnere, né un architetto o un urbanista, mi sono di risposta, e ha evidenziato la necessità di misurarsi con una chiesto perché fossi stato invitato; e l’unica risposta serie di nodi e di problemi troppo a lungo colpevolmente tra- che ho trovato sta nel fatto che nei primi mesi del scurati; ma contemporaneamente esso ha operato come un forte 2020, nel corso della prima fase della pandemia, ho acceleratore storico di processi sociali ed economici che oggi si curato per la Padova University Press un libretto dal ripresentano sotto il segno drammatico dell’urgenza e dell’incer- titolo Dopo l’emergenza. Dieci tesi sull’era post-pan- tezza”. Ad un anno di distanza, questa diagnosi mi pare ancora demica, che oltre alla mia Introduzione (appunto le corretta anche se non si sa - è onesto riconoscerlo - se quello Dieci tesi) e Postfazione, conteneva 10 brevi scritti che affermiamo sarà ancora sostenibile tra alcuni mesi, ma quel di qualificati esperti interlocutori, tra cui Ivo Rossi e che è certo è che la radicalità e l’ampiezza della pandemia han- Paolo Giaretta, che anche oggi figurano tra i relato- no determinato un punto di svolta tale da far precipitare l’inte- ri del nostro incontro. Purtroppo, benché il libretto ra scala dei valori occidentali e da pregiudicare le stesse idee abbia avuto una certa fortuna, il titolo Dopo l’emer- di cambiamento, di progresso, di innovazione, di città come le genza non si è rivelato affatto profetico, nel senso, avevamo prima di essa concepite e praticate. Tutti i nostri modi come ben sappiamo, che la pandemia è ben lungi di vivere e di agire hanno subito, e ancor più subiranno, una dall’essere conclusa. Peraltro, dopo essere interve- trasformazione radicale. In questo senso il virus ha funzionato nuto “a caldo”, anche per l’emozione di un evento come un reagente chimico, esaltando, accentuando e facendo traumatico globale e radicale, nei mesi successivi ho emergere i nostri vizi e i nostri limiti, in particolare la capaci- preferito tacere, convinto come sono che al cospetto tà dell’uomo di deteriorare in modo irrimediabile l’ambiente in di una realtà così straniante occorra in primo luogo cui vive e quindi di autodistruggersi. C’è poco da fare: se vo- attivare una sorta di distacco, una presa di distanza, gliamo assicurare all’umanità un futuro che non sia più segnato indispensabile per tentare di cogliere il senso di ciò da apocalissi come questa, dobbiamo radicalmente cambiare il che sta accadendo. nostro modello di sviluppo, lineare e progressivo, caratterizzato Ma, se possibile, il fenomeno pandemia e la profon- dalla credenza di poterci espandere illimitatamente, da un uso dità delle ferite che ci ha inferto si sono presto rivelate abnorme delle risorse naturali e della stessa atmosfera, un uso ancor più sconvolgenti di quanto in origine si pensas- abnorme che ha profondamente alterato gli equilibri del pianeta se sia per il mondo intero, sia per il nostro Paese, sia e ha scatenato in esso fenomeni mai fronteggiati in precedenza. per la nostra vita individuale; e dal momento in cui La formula dello sviluppo sostenibile, già delineato nella Laudato abbiamo realizzato che il futuro dipende certo dai Sì di papa Francesco, e purtroppo divenuta un termine scontato nostri governanti, ma non dipende meno da ciascu- e abitudinario, diventa invece non un’espressione retorica, ma no di noi, occorre provare ad insistere sull’elemen- una drammatica necessità. Uno sviluppo sostenibile non solo to della speranza, che si alimenta con la creatività ambientale, ma anche sociale, che riduca la forbice delle dise- dell’analisi e dell’intelligenza politica, ma anche con guaglianze e contenga le asimmetrie di opportunità, con tutte il disinteresse della passione civica. Il contrario della le implicazioni che questo ha nel lavoro e nelle imprese, nelle speranza è non attendersi più nulla dal futuro. La città, negli ambienti di vita, nella protezione dei deboli. speranza non solo si radica biologicamente nel no- Un concetto ed un valore ritornano assolutamente centrali, stro istinto di vita, ma è anche movimento verso l’ol- quello di eguaglianza. È fin troppo evidente infatti che gli effetti tre. Questo è un tempo propizio per progettare, per della crisi pandemica hanno introdotto impoverimento e nuove, aprire nuove prospettive, per ripartire con soluzioni clamorose diseguaglianze. Citiamone due soltanto. Gli anziani creative e innovative. In una parola, come abbiamo innanzitutto, decimati dal virus - come ha scritto efficacemente appena detto, per tornare a sperare, a crescere, dopo Giuseppe De Rita - nelle case di accoglienza, con un numero il tempo della difesa e del tener duro. di morti statisticamente impressionante, e divenuti metafora del- Eccoci dunque al mio breve intervento, che articole- lo “scarto”. Quando sentiamo qualche presidente di Regione e rò in due parti, la prima relativa a qualche riflessio- qualche sedicente esperto di vaccinazioni sostenere che occorre ne sollecitata dal prolungarsi della crisi pandemica dare assoluta priorità a chi è in grado di “produrre” e che i pa- e dalla conseguente necessità sempre più impellente zienti molto anziani “non sono indispensabili allo sforzo produt- di proporre una visione per il dopo, la seconda rela- tivo del Paese”, c’è davvero da rabbrividire, se solo si pensa che tiva al contributo sul Piano degli Interventi di Padova queste idee, più diffuse di quel che si pensi, colpiscono la dignità pubblicato sulla rivista Galileo n.249. e i diritti fondamentali delle persone anziane, che hanno il diritto di essere considerate “persone” fino alla loro morte. Ma questa mentalità è diffusa più ampiamente, se solo si considera che i 8 • Galileo 251 • Marzo 2021
grandi anziani sono molto spesso consegnati alle case di acco- di ripetere gli stessi errori del passato. glienza da una logica dell’abbandono, diffusa anche in molte Su di un’idea occorrerà lavorare nel postpandemia, famiglie, che si cura di sostenerne economicamente il costo, ma quella di ricomporre le separatezze e l’incomunicabi- non si preoccupa del rapidissimo crollo psicologico dell’anzia- lità delle diverse città che convivono in Padova (la città no, sradicato dal suo consueto ambiente vitale. del commercio, la città degli studenti e dell’università, Poi le donne. Già penalizzate prima del Covid, come anche i la città del terziario e dei servizi, la città della sanità, la giovani e i lavoratori precari, le donne rischiano di pagare un città degli stranieri) con una visione complessiva che prezzo ancor più pesante, sia sul piano delle condizioni di la- tenga conto delle relazioni interpersonali, dei senti- voro, sia per la presenza sempre più essenziale in famiglia, sia menti, delle competenze, della solidarietà, che metta per la didattica a distanza dei figli, che grava molto sulle loro in campo fiducia. L’uomo ha bisogno della relazione. spalle. Il rischio, anche dietro i magniloquenti slogan dello smart In fondo non è da dimenticare la profetica intuizione working, è quello di tornare ad un modello familiar-femminile che già Albert Camus aveva fissato nei suoi Taccuini: anni Cinquanta e di causare un’ulteriore, gravissima caduta del “Ciò che mi sembra caratterizzare meglio questa epo- numero delle nascite e del tasso di natalità. ca è la separazione. Tutti vennero separati dal resto del mondo, da coloro che amavano e dalle proprie abitu- dini. E in questa solitudine furono costretti, quelli che Sul Piano degli Interventi di Padova lo potevano, a meditare, gli altri a vivere come animali braccati”. E veniamo alla seconda parte del mio intervento, quella relativa È fin troppo ovvio che al centro di questa strategia di alla discussione del Piano degli Interventi di Padova, sul quale le uscita dalla crisi saranno l’aspetto sanitario e la tutela indicazioni provenienti dai primi documenti che sono stati pro- della salute delle persone, che hanno mostrato tutta la dotti peccano ancora di una certa genericità. Qui dovrò limitarmi loro vulnerabilità. La salute è sempre e comunque il ad alcune osservazioni riguardanti da un lato il nuovo Ospedale e bene più prezioso, ma dalla pandemia è emerso anche dall’altro il ruolo dell’università e dei suoi insediamenti nello svi- chiaramente il legame strettissimo tra istruzione, sanità luppo della città. Lo scritto di Ivo è peraltro ricchissimo di spunti ed economia. Se solo pensiamo che negli anni Ottanta e di stimoli anche nel ricordarci puntualmente la serie di tentativi del secolo scorso la Medical School di Harvard e quel- istituzionali, purtroppo falliti, che nel corso di più di due decenni la dell’Università di Yale avevano chiuso i loro dipar- sono stati effettuati per cercare di ragionare (con la Città Metropo- timenti di Malattie infettive, sostenendo che la guerra litana, la Grande Padova, la Comunità metropolitana di Padova) contro le malattie infettive era ormai vinta, è evidente in un’ottica larga di area vasta. Ma occorrerebbe un dibattito ap- il grande bagno di umiltà di cui tutti abbiamo biso- posito e questa non ne è l’occasione. gno. In questa chiave il nuovo Ospedale di Padova, Ha ragione Ivo nel sottolineare che l’impatto della pandemia ha sia in chiave assistenziale e di ricerca (dunque come tracciato un solco ed uno spartiacque profondo tra un prima e un struttura d’eccellenza, tecnologicamente avanzata in dopo, sollevando interrogativi cruciali sul futuro dei centri urba- grado di affrontare situazioni di alta specializzazione, ni. A causa dell’enorme riduzione della presenza quotidiana nei di esplorare nuovi sentieri e di aprire nuove possibilità centri urbani (didattica a distanza, smart working , svuotamento produttive), sia anche in chiave simbolica, è destina- degli uffici) c’è una crisi profonda dello spazio pubblico, ma an- to a giocare un ruolo essenziale. Non possiamo certo che la necessità di un ripensamento radicale degli spazi privati e dimenticare, almeno noi che in parte siamo stati pro- dell’abitare e di ritrovare un equilibrio completamente nuovo tra tagonisti di questa vicenda, le defatiganti lentezze e in- l’abitare privato e gli spazi condivisi. Ad esempio è probabile che certezze della politica e l’irresponsabile volontà di fare svanisca, o che comunque si attenui la distinzione novecentesca tabula rasa di un lungo lavoro che era culminato nella tra aree residenziali e aree per uffici: gli uffici non spariranno, ma sottoscrizione dell’Accordo di programma del luglio si restringeranno (Financial Times, 19.03.2021). Le case cambie- 2013 tra Regione, Comune, Provincia e Ateneo per la ranno, più ecologiche, più ampie, con spazi verdi. In altre parole, localizzazione e la realizzazione del nuovo ospedale, diventano improcrastinabili una riconversione degli edifici e un accordo poi stracciato dall’Amministrazione Bitonci. cambiamento dello stile di vita delle città in una molteplicità di Abbiamo dovuto penosamente passare attraverso pro- ambiti (urbanistico, di organizzazione dell’istruzione e del lavo- clami di adeguamento del vecchio polo ospedaliero di ro, dei trasporti, del commercio, del tempo libero). Da come si via Giustiniani per approdare finalmente ad una scelta realizzeranno la trasformazione urbana e la riprogettazione degli diversa, con una localizzazione sicuramente infelice, spazi dipenderanno il nuovo ruolo che le città potranno assumere in un’area già intasata da attività commerciali, ma che e la loro vitalità, in una parola come si organizzerà il rinnovato almeno consente, sia pure in una dimensione più ri- modello di città che lasceremo alle prossime generazioni. La de- dotta, lo sviluppo in termini nuovi dell’assistenza, del- materializzazione dei rapporti umani e delle relazioni interper- la formazione e della ricerca. Abbiamo la speranza, o sonali potranno forse insidiare la rinnovata domanda di città che forse la presunzione, di confidare che tanto impegno e l’esperienza di confinamento pandemico ha posto sul tavolo. Cer- tanta passione spesi nel passato non siano stati inutili, to, le città possiedono la flessibilità necessaria per trasformazioni ma che abbiano contribuito a far maturare una nuova anche radicali, e in questo senso le dimensioni di una città come consapevolezza. E tuttavia la riflessione su come verrà Padova la rendono un laboratorio ideale per sperimentare nuove a configurarsi l’area di Padova Est manca ancora di forme di cambiamento sociale e di riqualificazione urbana; ma la concretezza e di una visione complessiva, che leghi sopravvivenza di vecchi modelli organizzativi rischia di pregiudi- insieme le varie funzioni che vi si insedieranno e che carne in concreto la possibilità. Il “modello dell’alluvione”, quello coordini in un progetto unitario l’intera filiera della sa- che attende che l’acqua rientri nell’alveo del fiume, limitandosi a nità, dall’assistenza alla ricerca, al biomedicale. rinforzarne un po’ gli argini, ma poi continuando nel business as usual”, è destinato al fallimento. Puntare tutto sul “tutto come pri- ma” non è certo una buona idea: ci si esporrebbe alla possibilità 9 • Galileo 251 • Marzo 2021
L’Università e la città zare il volto di Padova, in un quadrante davvero strategico. Per non dire del Giardino della Biodiversità, che ha vinto la difficile E veniamo all’ultimo aspetto di questa seconda parte sfida di riscrivere un sito storico prestigioso con un bene che del mio intervento, non certo ultimo per rilevanza, può essere trasmesso anche in futuro, o della progettazione del quello del ruolo dell’università nelle trasformazioni Complesso Beato Pellegrino, che ha contribuito a ridefinire il della città. È fin troppo pleonastico sottolineare come quadrante collocato tra la Stazione e il centro storico. Realizza- l’Università di Padova, con 2000 docenti, altrettanti zioni diverse, ma un’idea unitaria: quella del ruolo centrale della tecnici amministrativi e 60.000 studenti, rappresenti cultura e dei luoghi della scienza per la missione di Padova, una il più grande centro di competenze intellettuali del città che deve dare maggiore spazio alla creatività dei giovani. Nord Est. Essa quindi incide profondamente sull’ur- Non posso che augurarmi che questa prospettiva si mantenga banistica, sull’architettura e sulla stessa economia di anche nel futuro, nella consapevolezza che pur in una città po- una città, che con l’intera cintura conta circa 300.000 licentrica e nella quale quartieri come l’Arcella richiedono giu- abitanti. Così è sempre stato, negli otto secoli di sto- stamente autosufficienza e riconoscimento, si deve mantenere ria del rapporto università-città, così è ancor oggi, fermo l’obiettivo dell’attrattività del centro storico; e mi doman- quando siamo alla ricerca di una nuova socialità, do a questo proposito se alcuni progetti che prevedono gran- pur dopo l’esperienza spettrale di una città in gran di insediamenti nell’area ovest della città, a ridosso del centro parte priva di studenti e nella quale anche i giovani storico, non sbaglino nel desertificare, spostando numeri ingenti devono mantenere le distanze fisiche. Chiediamo- di professori e di studenti, vie centralissime come via Cesarotti ci, con tutta l’urgenza che la domanda implica, se e via del Santo e alleggerendo sensibilmente la presenza nello il prevedibile ridimensionamento della presenza fisi- stesso Bo, pensando di destinare ad uffici gli spazi oggi occu- ca degli studenti in città, coniugato con lo squilibrio pati dalla didattica e dai dipartimenti. C’è un aspetto identitario demografico causato dal tracollo delle nascite, non e simbolico che abbandonare alcuni nostri insediamenti storici possa indebolire una risorsa essenziale per il futu- può comportare. Non vorrei che si ripetesse la vicenda di Fi- ro di Padova che, senza la capacità di attrarre e di renze, dove l’università ha spostato Giurisprudenza e Scienze formare talenti, rischierebbe di rimanere fortemente politiche in una zona periferica in edifici nei quali ha perso la impoverita. Il rischio di Padova è di diventare una consapevolezza del proprio passato, finendo per pentirsi della città anziana, che pensa solo agli anziani. Quel che scelta fatta. L’identità dei luoghi non è qualcosa di banale. Nel è certo, comunque, è che ciò che conferisce vitali- caso di Oxford, solo per fare un esempio, l’identità dei luoghi è tà alla nostra Padova è l’istruzione e la vita cultura- una delle armi più potenti di reputazione, di forza e di attrazio- le, mortificate da un insegnamento a distanza non ne, è un vero e proprio marchio. sempre indispensabile e dalla chiusura degli spazi È questo uno soltanto, ma non certo il meno rilevante, degli ele- museali e per la musica ed il teatro. Il pericolo che menti di quell’idea del rapporto università-città come sistema, una situazione di forte sottodimensionamento della che, se vuole mantenere la funzione strategica che ha avuto in presenza di studenti in città per banali motivi di co- passato, non tollera decisioni e scelte unilaterali ed esige co- modità e di inerzia si cronicizzi, anche quando sarà stante consapevolezza di quanto l’Ateneo possa costituire anche superato il picco della pandemia, va assolutamente nel futuro uno straordinario motore per offrire una direzione allo scongiurato, anche con iniziative di attrazione della sviluppo della città.• presenza studentesca, che si può consolidare solo in una città accogliente, dotata di servizi e vivace, che abbia chiaro nella cultura il suo valore strategico. Se gli studenti si iscrivono a Padova, è perché vogliono vivere la città, una città dove si vive bene e si respira l’aria della libera ricerca e del libero insegnamento. Il mantenimento nel tempo di un modello di “univer- sità a distanza” favorirebbe l’isolamento e l’omologa- zione dei comportamenti e narcotizzerebbe la città, impedendo il confronto e lo scambio. La vita della nostra città è prima di tutto relazione, tessuto di rico- noscimento etico e politico. Nei miei sei anni di rettorato, sulla cui esperienza ho scritto per Marsilio il volume Lasciare un’impron- ta, l’Ateneo si è molto impegnato a rafforzare questo elemento di identità che connota Padova e a portare avanti delle realizzazioni che creassero poli edilizi con una certa consistenza di dimensioni, in una logi- ca cioè di razionalità dell’insediamento dell’Ateneo nella città. Non solo: ma che tali poli fossero fedeli all’esigenza che le progettazioni architettoniche ri- spondessero a criteri di qualità estetica e sostanziale. Giuseppe Zaccaria. Professore Emerito di Teoria Generale del Di- Parlo del nuovo Dipartimento di Geoscienze in via ritto nell’Università di Padova. Ha insegnato nelle Università di Sassari, Gradenigo, del “Fiore di Botta”, immerso nel verde Bocconi di Milano, Ferrara e Padova. Preside della Facoltà di Scienze del parco d’Europa, della Casa dello Studente e del Politiche dell’Università di Padova (1992-2001), dal 2009 al 2015 è nuovo edificio per la Psicologia, al centro dell’area Rettore dell’Università di Padova. È socio dell’Accademia dei Lincei e di via Venezia e via del Pescarotto: edifici tutti che laureato honoris causa nelle Università di Arad (Romania) e Alicante credo abbiano contribuito a modificare e moderniz- (Spagna). È Presidente dell’Ente Nazionale Francesco Petrarca. 10 • Galileo 251 • Marzo 2021
Discorrendo di Padova Paolo Giaretta L a Rivista Galileo e il Collegio degli Ingegneri meritoriamen- te hanno promosso una riflessione sull’importante saggio di Ivo Rossi “Appunti sul futuro di Padova ed il suo piano degli schio di un ulteriore ripiegamento individualistico e securitario, la città delle chiusure, di comunità recin- tate e protette, in cui almeno nel racconto dei media interventi”. La redazione del Piano degli Interventi del Comune sembra che la dimensione prevalente degli spazi ur- di Padova al di là del suo significato giuridico/amministrativo bani debba essere l’avventura della movida. Nel frat- dovrebbe essere l’occasione di un discorso pubblico sul futuro tempo la pervasività delle nuove tecnologie consente della città di Padova. Pensiamo all’intensità del dibattito cittadi- un controllo sociale del tutto nuovo: non solo teleca- no che accompagnò quasi mezzo secolo fa l’adozione della Va- mere e droni a sorvegliare la città, ma il big data ca- riante generale al Piano Regolatore, eravamo nel 1975: l’Ordine pace di conoscere tutto dei cittadini: abitudini, gusti, degli Architetti dedicò un numero speciale della nuova rivista spostamenti, stato di salute, ecc. dell’Ordine, assumendo anche un ruolo di coordinamento per Insieme tuttavia ci sarà una domanda crescente di cit- la presentazione delle osservazioni. Il saggio di Rossi ci presenta tà. L’esperienza del confinamento pandemico obbli- una accurata rassegna degli strumenti in atto e prospettati per ga ad un ripensamento della organizzazione spaziale una gestione del territorio di area vasta, dall’aspirazione alla e temporale della convivenza sociale. In sostanza è Grande Padova tradotta nel Pati alla sovrastruttura barocca cre- sopravvissuto nelle nostre città un modello organiz- ata con le città metropolitane. Ci invita poi a riflettere su due zativo erede della città manifatturiera del Novecento aspetti cruciali: che vede una netta separazione tra le funzioni dell’a- a. i cambiamenti che hanno subito e subiranno le città con la bitare e del produrre, tra zone residenziali, produtti- stagione della pandemia; ve, direzionali, con un sovraccarico di conseguenti b. il ruolo che Padova è chiamata a svolgere, in un futuro che spostamenti fisici. Si affaccia un modello possibile, può contemplare contradditori processi di ascesa e declino. diverso, che richiede tuttavia capacità progettuale, ri- organizzazione degli spazi, relazioni sociali da rian- nodare. Conterà molto la qualità degli spazi pubblici, Arriva la pandemia, lascia cambiata la città se saranno minori le occasioni di relazione sul luogo Sul primo punto è evidente un cambiamento nell’uso degli spazi del lavoro, ci sarà una domanda di relazione che do- urbani, conseguente alle regole che si sono via via succedute. vrà essere adeguatamente soddisfatta, cambierà an- Una parte di questo cambiamento resterà, perché la pandemia che l’organizzazione domestica, se una parte della è stato un acceleratore di processi già in atto. Questo vale par- casa deve anche essere destinata ad attività lavorative ticolarmente per quegli usi legati alle funzioni terziarie, quelle in remoto. Dovrebbe cambiare l’offerta abitativa, con che più fortemente saranno rivoluzionate dall’espansione dello il rischio della crescita di diseguaglianze abitative, tra smart working. Da un lato si confermerà una sovrabbondanza luoghi e dentro i luoghi abitativi. Crescerà la doman- degli spazi fisici (il tanto direzionale invenduto), con una razio- da di una ecologia della città, e vale in particolare per nalizzazione e restrizione delle superfici necessarie, dall’altro vi una città come Padova che per motivi geografici ha sarà un ridimensionamento di parte delle attività connesse alla una qualità dell’aria tra le peggiori. Gli investimenti presenza di uffici, quali ristorazione, caffetteria, ecc. Che in par- previdenti fatti sulla mobilità dolce (pedonabile, ci- te si riconvertiranno in parte non troveranno più un mercato, clabile, tram), a suo tempo accompagnati da proteste con pesanti conseguenze anche sociali. L’espansione già in atto imprevidenti, indicano la direzione giusta che va per- dell’e-commerce ha avuto una forte impennata: nel 2020 vi è seguita con continuità. stata in Italia una crescita per le transazioni online del 15,4%, con il 36,4% dei consumatori totali che ha acquistato da casa Una città di solitudini? anche quei prodotti che solitamente prendeva fisicamente in ne- gozio. È un rapido cambiamento di abitudini che resteranno e Se la città non è fatta di pietre e torri ma di cittadini, che pongono una enorme pressione sulla rete del piccolo com- come ci insegnavano i saggi del passato, dovremmo mercio: cambiare o sparire, con conseguente negativa desertifi- anche chiederci chi siano oggi i cittadini, perché la cazione di spazi urbani. Subirà conseguenze anche l’ipertro- città dei cittadini è profondamente cambiata. Que- fica presenza di grandi strutture di vendita, favorita da una sto è un tema completamente rimosso dal dibattito troppo generosa legislazione regionale, che ha portato ad pubblico, eppure la demografia offre scenari inquie- un dissennato consumo di suolo urbano. tanti. Un quarto dei padovani ha più di 65 anni ma Possiamo pensare alle conseguenze per la città fisica ma pensia- gli ultraottantenni sono già il 10%. I giovani adulti, mo anche alla città immateriale, fatta di sentimenti, di relazioni quelli tra i 20 e i 39 anni sono solo il 21% dei re- interpersonali, ecc. Se lo stress della pandemia ha fatto emergere sidenti, e quasi un terzo di questi sono stranieri. In valori positivi, quali sentimenti solidali, riconoscimento del va- dieci anni questa classe di età è diminuita del 27%. lore delle competenze, riscoperta di senso civico, dall’altro vi è Il 45% delle famiglie padovane sono famiglie uniper- stata anche una accumulazione di possibili rancori, di tentazioni sonali: un single in attesa, un single per vocazione, di disobbedienza civile, di un sentimento di insicurezza di fronte tante vedovanze. Una città delle solitudini si affaccia al rischio. con prepotenza, nella inconsapevolezza degli attori. Dunque possibili conseguenze ambivalenti, da governare: il ri- Il 10% delle famiglie è fatto da un solo genitore con un 11 • Galileo 251 • Marzo 2021
figlio. Nell’ultimo anno 330 matrimoni e 5 unioni civili Luoghi di declino e rinascita (doveva essere una conquista sociale…) a fronte di Qui deve esercitarsi una riflessione attenta. Le città possono 160 tra divorzi e separazioni. I bambini fino a 5 anni crescere o declinare, in conseguenza di funzioni che possono sono solo il 4,5% della popolazione, di questi quasi assolvere a servizio di una area vasta. Ci sono anche i luoghi un terzo stranieri. Una città con questa composizio- della trasformazione che possono essere occasione di rilancio ne demografica ha domande sociali diverse da quelle o di declino, a seconda dell’impostazione che si riesce a dare. già conosciute, domande che condizionerebbero an- Il Piano degli Interventi può essere occasione di questa riflessio- che la forma della città. Sono dati di una demografia ne, anche se l’ambito solo comunale pone dei forti limiti. Al di decadente che sono tuttavia in parte corretti dalla là dell’assolvimento degli obblighi giuridico/amministrativi resta presenza di coorti di studenti universitari, risorsa non l’opportunità di chiamare la città ad una riflessione su sé stessa. ancora sufficientemente percepita come valore per il È presto per dare un giudizio sui primissimi documenti prodotti, vi è futuro della città. Questione giovanile ridotta alla po- sempre il rischio di una certa genericità prima di entrare nel meri- litica degli spritz? Oppure risorsa da coltivare per un to. Le indicazioni contenute sono del resto in linea con la carat- investimento sul futuro? terizzazione delle politiche amministrative perseguite: restrizio- ne nel consumo del suolo, mobilità dolce, rigenerazione urbana, Le giuste e necessarie ambizioni valorizzazione del verde ecc. Il problema è che, preso atto della fine del comunismo, si possa passare al luogocomunismo. Bi- Importanti sono le suggestioni offerte dal saggio di sognerà vedere come si passa dai principi generali alla pratica Ivo Rossi sul possibile ruolo di Padova. Ragioniamo previsione di politica amministrativa. Ad esempio la suggestione necessariamente sul ruolo di una città media collo- di Padova città dei 15 minuti non è che sia proprio originale. È cata nel reticolo delle città del Nord Est, se non nella uno degli obiettivi fissati da Anne Hidalgo Sindaco di Parigi al suggestione del pentagono offerto dalla Fondazione suo secondo mandato, trasformare Parigi in una città verde dei Nord Est, con riferimento alla vasta area nord orienta- 15 minuti, dove tutti i residenti possono raggiungere a piedi o in le che include anche l’Emilia Romagna. Con gli occhi biciletta tutti i servizi di cui hanno bisogno. Proposta ripresa da rivolti all’Europa naturalmente, come è sempre stato Beppe Sala come pezzo forte della sua campagna elettorale a nella storia veneta, come richiede il sistema delle re- Milano, poi possiamo arrivare a Padova, con una scala di gran- lazioni produttive e culturali che danno significato e dezza affatto diversa. futuro al territorio veneto. Cito a titolo d’esempio alcuni luoghi da rigenerare: dal se e dal Mi sto occupando di musica ed in occasione del come avverrà la trasformazione dipenderà il ruolo della città, 250esimo anniversario del viaggio del giovane Mo- perciò il benessere dei cittadini, la vitalità della comunità urba- zart a Padova ho riletto una lettera in cui Gian Maria na. Ortes, erudito di una certa fama che accompagna la C’è la seconda Padova dell’Arcella, segnata dalla rapida ricostru- famiglia Mozart nel suo soggiorno veneziano, così zione dopo i bombardamenti distruttivi della guerra mondiale, raffigura la capacità attrattiva di Padova: “io non du- soddisfacendo un impellente bisogno di abitazioni anche per i biterei di preferir Padova ad ogni altra per la vicinanza ceti medi e popolari, oggi con un forte insediamento di popola- alla capitale e l’accesso e la comunicazione più facile zione straniera, con fenomeni di degrado ma anche di potenzia- per poche ore di viaggio per acqua che fa sì che vi lità interessanti. In fondo potrebbe essere l’asse nord della città si partecipino di quei comodi che d’altronde più ab- che lega il Brenta al circuito delle acque interne. Boulevard per bondano nella capitali che fuori di esse” e dopo aver funzioni nobili o direttrice di impoverimento urbano? L’assessore lodato la salubrità del clima così conclude “osservo Andrea Colasio ha annunciato una operazione di rigenerazione per pratica che ogni disgustato qui dalle irregolarità di che coinvolgerebbe Piazza Azzurri d’Italia e gli stabili ex Coni Venezia si ritira sempre a Padova e non mai a Treviso ed ex Configliachi (di quanti ex è ricca Padova…) con la realiz- a Vicenza o a Verona”. Siamo nel 1771 e, a parte i zazione di strutture a valenza culturale (mediateca, museo del disgustati e la salubrità del clima, è stato largamente design, studentato). Potrebbe essere un generatore di funzioni così almeno fino alla fine del Novecento. Poi nel giro di ricche che darebbero una nuova centralità al quartiere. Decisivi una sola generazione si sono appannate vocazioni saranno gli orientamenti sulla riorganizzazione dell’area della specifiche di Padova che la hanno qualificata nella Stazione in conseguenza delle decisioni sull’Alta Velocità, o più seconda metà del Novecento come centro di servizio propriamente Alta capacità. Una occasione per trattare un tema pressoché esclusivo in alcuni campi. Potrei citare la delicato, una possibile sutura delle due città e un risanamento finanza, che vedeva la presenza di tre primari istituti delle aree di degrado, oppure una occasione persa se dovessero di credito, equamente distribuiti tra finanza laica e fi- prevalere le esigenze speculative con un ulteriore ampliamento nanza cattolica, la Fiera, seconda fiera internazionale di aree commerciali. in Italia dopo Milano, un grande polo manifatturiero C’è l’area di Padova Est, una delle porte di Padova, sfigurata da con la Zona Industriale, la seconda in Veneto dopo insediamenti commerciali, in parte ancora da attuare, caricata Marghera, l’Università, per molto tempo coincidente del peso e dall’opportunità del nuovo ospedale, con una zona con il territorio comunale di Padova, prima dell’am- industriale in declino, per la quale non basta la soppressione pio decentramento delle sedi. In anni più recenti una dell’ente giuridico che fin qui la ha governata. È un decimo della vocazione nella logistica, che arricchiva con l’Inter- superficie urbana di Padova. Anch’essa un’area di potenziali tra- porto il polo preesistente costituito dai Magazzini sformazioni positive ma anche di possibile degrado, un territorio Generali e dal Mercato Ortofrutticolo, insieme ad un strategico, che non può essere segnato da una sommatoria di polo nazionale dell’informatica con la Cerved, poi funzioni slegate da una visione complessiva. Infocamere. Una parte di queste vocazioni ci sono Infine interventi di ridefinizione d’uso di importanti settori del ancora, altre si sono diluite, altre sono sparite. centro storico. L’acquisizione al patrimonio comunale dell’area della caserma Prandina e il progetto di utilizzo a fini universitari 12 • Galileo 251 • Marzo 2021
della ex Caserma Piave costituiscono una importante occasione non si è tuttora riusciti a concludere alcunché, dopo di riqualificazione del centro, di cambiamento delle modalità l’avventuroso concorso che ne prevedeva la realiz- d’uso. Finora i progetti procedono in modo separato, né vi è zazione a Piazzale Boschetti e la successiva ottima stata una valutazione approfondita del riuso del comparto via ipotesi di una collocazione in Piazza Eremitani, con del Santo – via Cesarotti. È una importante occasione di ridefini- la realizzazione di una insula culturale integrata, tra zione ed arricchimento delle funzioni del centro storico da con- Musei Civici e Centro San Gaetano, anche questa siderare in modo unitario, con la possibilità di un ampliamen- non tradotta in realtà. to delle zone pedonalizzate. Sotto questo profilo è esemplare Non si può pensare alla città del futuro senza una l’intervento di riconversione dell’ex Ospedale Geriatrico tra via ambiziosa soluzione di questo nodo. Padova è una Beato Pellegrino e via Vendramin, che ha costituito in aggiunta città che attira sempre di più un turismo colto, attratto agli spazi più propriamente universitari un complesso di corti dai suoi luoghi monumentali e museali, ma sempre di e di passaggi porticati aperto a tutti i cittadini, riqualificando il più il turismo richiede esperienze plurime, che inclu- contesto urbano. dono la qualità dell’ospitalità e una offerta culturale integrata, in cui teatro e musica sono complementi necessari. La cultura motore necessario Dobbiamo fare i conti con le profonde trasformazioni planeta- La Fiera rigenerata nel nome della cultura rie che hanno segnato l’avvento del nuovo secolo (cambiamenti anche traumatici nella geopolitica, shock finanziari che hanno La Fiera come l’abbiamo conosciuta, motore per l’e- sconvolto le economie occidentali, fino all’attuale pandemia) e conomia e l’immagine internazionale della città, vive che impattano anche sulla possibile missione di una città come una crisi al di là del disastroso bilancio portato dalla Padova. Che deve contare sulle sue risorse potenziali da far pandemia. È un quartiere che è il lascito di genera- esprimere pienamente, all’interno di una visione condivisa tra zioni di padovani. Basta ricordare che dopo i gra- gli attori pubblici e privati e sentita come propria dai cittadini. vissimi danneggiamenti subiti con i bombardamenti Risorse evidenti: tutta la filiera sanitaria (ricerca, cura, biome- della seconda guerra mondiale già nel 1946 la Fiera dicale, ecc.), il ruolo plurimo dell’Università e le sue possibili riprendeva la sua attività, tornando nel quartiere fie- integrazioni a sostegno del sistema produttivo del Nord est, con ristico riedificato già nel 1949, visitata dal presidente la frontiera della ricerca applicata, la sua capacità di attrarre ta- del Consiglio Alcide De Gasperi nel 1950 e dal pre- lenti e di formarne di nuovi, ancora la logistica ed i servizi, il sidente della Repubblica Luigi Einaudi l’anno dopo. significato di una centralità da non perdere nel campo del digi- Tanta era il ruolo che i gruppi dirigenti attribuivano al tale…Funzioni che possono segnare positivamente processi di motore della Fiera. trasformazione urbana. Si tratta di una area strategica alle soglie del centro Segnalo il ruolo strategico della cultura. Asset fondamentale per storico. Se è finita quella Fiera se ne prenda atto ma una città che voglia appunto essere capace di offrire la buona si rigeneri quell’area con funzioni pubbliche all’al- vita, la vita sobria di cui ci ha parlato Alvise Cornaro insieme agli tezza di quella eredità. Esiste ora un Centro Congres- umanisti del Cinquecento, che reputavano Padova il luogo ove si; si è persa l’occasione di dare al complesso una vi si rinviene la sapienza raccolta in una sola città come in una maggiore flessibilità, per consentire anche l’ospitalità casa, dove Pallade informi ad ogni arte. di eventi musicali e teatrali. Esisterà ancora dopo la Non sono mancati interventi positivi di arricchimento di luoghi pandemia uno spazio reale per la congressualità di della cultura: pensiamo al Giardino della biodiversità, che ha grandi dimensioni? C’è una espansione dei quartieri implementato la grande tradizione dell’Orto Botanico, al Museo universitari, cosa in sé positiva, sperando sempre che della Medicina, al rinnovato Museo di Geologia e Paleontologia anche in questo caso la demografia non dia torto ad a Palazzo Cavalli, al Museo dell’Insetto a Brusegana, cui possia- ambiziosi progetti di crescita edilizia. Ora è stato pre- mo aggiungere la decisiva restituzione ormai prossima del Ca- sentato da parte di Geox un rendering per un possibi- stello Carrarese interamente risanato ad una fruizione collettiva le auditorium da 12.000 posti in Fiera, per la musica come grande motore culturale (posso anche ricordare che tutte pop. Servirebbe una maggiore riflessione però. Siamo queste opere sono state finanziate con interventi ad hoc nelle certi che portare alle soglie del centro storico un at- diverse leggi finanziarie statali, grazie a interventi specifici di trattore da 12.000 persone sia una scelta opportuna? parlamentari padovani). È stata ora avanzata l’idea di un parco Si è decentrato lo stadio trent’anni fa ora si riporta in didattico per la scienza all’ex Macello. centro un attrattore di pari dimensioni. È rimasto tuttavia del tutto irrisolto il tema di luoghi per lo spettacolo Si è parlato di un distretto per una soft city come pivot dal vivo all’altezza delle ambizioni che deve avere una città come di una generazione delle funzioni della città sull’asse Padova. Una città dove nella seconda metà del 700 Giuseppe via Venezia/Stanga. La Camera di Commercio sotto Tartini, un istriano fattosi padovano, fondava il violinismo mo- la presidenza di Fernando Ziglio aveva molto puntato derno, intitolando non a caso la sua scuola “Scuola delle nazio- in questa direzione. ni”, Padova scuola per le nazioni, come testimonia del resto la Bisogna superare una visione frammentata. Il quar- sua gloriosa Università, ospitale luogo per le nationes studente- tiere fieristico non può diventare una sorta di spez- sche. zatino, in cui collocare funzioni in modo casuale. Il Teatro Verdi è un lascito dei padovani dell’Ottocento. Impor- Diamogli una caratteristica definita: un grande spa- tanti interventi di restauro sono stati effettuati, ma la struttura è zio per rafforzare le funzioni urbane nel campo della quella di allora, con vincoli fisici, modestia degli spazi accesso- cultura e dello spettacolo dal vivo in particolare con ri, accessibilità complicata. Per l’Auditorium per la musica, in il progetto ambizioso di un Nuovo Teatro, erede di una città che ospita uno dei maggiori conservatori italiani e due quell’idea di un Teatro Nuovo che i padovani seppe- complessi musicali di primario livello e un pubblico generoso, ro portare a compimento nel 1751. Ne ha parlato il 13 • Galileo 251 • Marzo 2021
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