DIVERSITY MANAGEMENT E LA SUA APPLICAZIONE NELLE - Organizzazione aziendale AZIENDE ITALIANE
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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA DIPARTIMENTO DI ECONOMIA E DIRITTO DIVERSITY MANAGEMENT E LA SUA APPLICAZIONE NELLE AZIENDE ITALIANE Organizzazione aziendale Dott.ssa Maria Zifaro anno accademico 2017-2018 A cura di: MARCHIONNI CAMILLA TOMBESI ARIANNA
«Non è il nostro compito quello d’avvicinarci, così come non s’avvicinano fra loro il sole e la luna, o il mare e la terra. Noi due, caro amico, siamo il sole e la luna, siamo il mare e la terra. La nostra meta non è di trasformarci l’uno nell’altro, ma di conoscerci l’un l’altro e d’imparare a vedere e a rispettare nell’altro ciò che egli è: il nostro opposto e il nostro completamento.» Da «Narciso e Boccadoro» (Hermann Hess)
Le risorse umane sono un autentico fattore critico di successo dell’impresa in quanto grazie al know-how da essi detenuto, esercitano una cruciale infuenza sul grado di conseguibilità dei fni aziendali e quindi è necessario periodicamente analizzarle e valutarle, così come accade per altri elementi costitutivi del sistema aziendale se si considera che il valore del fattore umano è in buona sostanza valore dell’impresa. Dato che le persone sono fra loro diverse, sono cioè caratterizzate da una molteplicità di fattori (quali il genere, l’età, la nazionalità, le abilità psico-fsiche, la religione, le attitudini, le competenze, il ruolo professionale…) che in parte le accomunano e in parte le diferenziano, attuare una gestione efciente e efcace del personale richiede alle imprese di decidere come porsi di fronte a queste diversità scegliendo quali strategie e quali politiche di intervento adottare; si tratta di passare dalla “gestione del personale” alla “gestione della consapevolezza delle diversità delle persone” in un impresa.
DEFINIZIONE DI DIVERSITY MANAGEMENT
«Il Diversity Management è lo sviluppo attivo e cosciente di un processo manageriale lungimirante, orientato al valore, strategico e comunicativo di accettazione delle diferenze e uso di alcune diferenze e somiglianze come un potenziale dell’organizzazione, un processo che crea valore aggiunto per l’impresa.»
Le dimensioni della diversità sono: Ricchezza Genere Le diversità Livello di educazione primarie: per Età esempio l'età, il Religione genere, l'etnia, ecc., Etnia che fanno parte di un Lingue patrimonio innato Razza dell'individuo e che Luogo geografco non possono essere modifcate. Le diversità Abilità psico-fsiche secondarie: per Personalità esempio il percorso Caratteristiche fsiche formativo e professionale, Ruolo organizzativo l’esperienza e il ruolo Orientamento sessuale nell’organizzazione, il Responsabilità in azienda reddito, la collocazione geografca, ecc., che Stato civile comprendono elementi Condizione familiare acquisibili, perciò … modifcabili nel corso del tempo.
ORIGINI ED EVOLUZIONE DEL DIVERSITY MANAGEMENT
Il report informava i nord americani che ... … entro l’anno 2000 la L’espressione maggioranza«DIVERSITY dei loro lavoratori MANAGEMENT» apparve sarebbe perafro-americana, stata la prima volta nel 1987 contenuta ispanica, all’interno di una nativa americana, donna trattazione, riferita e appartenente allo ad altri studio di previsione per il nuovo millennio «gruppi minoritari». sugli scenari lavorativi nel territorio statunitense, pubblicata nel testo «WORKFORCE 2000: WORK AND WORKERS FOR THE 21° CENTURY» dagli autori WILLIAM B. JOHNSTON E ARNOLD E. PACKER dello Hudson Institute.
Questa notizia sorprese molti uomini d’afare americani che, allarmati, iniziarono a porsi il problema della valorizzazione e del mantenimento dei propri talenti, appartenenti a razze, religioni, etnie e stili di vita diferenti. La gestione delle diferenze risultava essere, così, una possibile risposta strategica dal cambiamento in atto dal quale poterne trarne vantaggi competitivi per l’intera organizzazione: DIVERSITY MANAGEMENT.
OCCORRE FARE UN PASSO INDIETRO NEL CONTESTO SOCIO- CULTURALE GLOBALE DEGLI U.S.A.: 1)La svolta demografca 2)La svolta politica 3)La svolta economica
1)La svolta demografca - Melting pot - Afrmative action VS BBBBBJJJ Diversity Management
2)La svolta politica La storia degli Stati Uniti è densa di tensioni sociali, in gran parte riguardanti i trattamenti discriminatori su basi etnico culturali nei confronti della popolazione afroamericana. - Gli anni Sessanta furono gli anni del Civil Rights Movement e dell'ascesa del Black Power e del Black Panther Party, nati questi ultimi come alternativa alla lotta non-violenta del movimento per i diritti dei neri. - Manifestazioni per il rispetto dei diritti civili degli Afroamericani, azioni di protesta, scontri e disobbedienza non-violenta contro le discriminazioni razziali, specialmente degli Stati segregazionisti del Sud, si evolvevano con sempre maggiore sdegno dagli anni Cinquanta; - negli anni Sessanta si accolsero le prime conquiste formali con l'approvazione di leggi a tutela dei diritti civili dei neri nei luoghi pubblici e per le questioni abitative. Sempre in questa decade, inoltre, nacque un ente specifco di protezione dedicato alle forme di discriminazione al lavoro: l'Equal Employment Opportunity Commission (EEOC).
3)La svolta economica L’interesse politico al Diversity Management diviene economico con la difusione di alcune teorie, contenute in articoli come “Diversity Now” (Scully, 1994), o “The Bottom Line Value of Diversity” (McNerney, 1994), che consigliavano vivamente alle imprese di porre immediatamente attenzione alla gestione delle diversità nelle loro performance organizzative se non volevano mettere a rischio la propria immagine. …Le imprese, così, maturarono la consapevolezza che le tradizionali organizzazioni monoculturali fossero divenute inadeguate nell’incontrare le esigenze di una domanda proveniente da un mercato globale.
INTRODURRE IL DM IN AZIENDA
Un ambiente di lavoro (luogo fsico di lavoro e relazioni che in esso si sviluppano) è inclusivo quando ognuno riconosce l’esistenza di diversità delle persone e del loro valore, ha grande rispetto delle sensibilità e dei diritti altrui e sente di potersi esprimere liberamente perché accettato e valorizzato (Pless e Maak, 2004). Una volta compresa la rilevanza del tema, la domanda che sorge spontanea fra i vertici aziendali e i manager interessati alla gestione delle diversità è “Come si gestiscono concretamente le diversità?”. Questa domanda non trova una risposta “univoca”: non esiste una “one best way” di intervento per la gestione delle diversità. Ciascuna organizzazione, tenendo conto delle caratteristiche del suo business, della sua cultura organizzativa, della fase che sta attraversando, delle risorse (economico-fnanziarie, umane, tecnologiche e temporali) di cui dispone e delle pressioni alla diversità cui è internamente ed esternamente sottoposta, defnirà il ‘suo’ approccio alla gestione delle diversità.
Per un’impresa, occuparsi delle diversità del personale signifca decidere di intraprendere un duplice cambiamento: 1. cambiamento culturale, volto a riconoscere e a rispettare l’esistenza di diversità fra i lavoratori, 2. cambiamento organizzativo Per supportare l’adozione del Diversity Management da parte delle aziende, si propone e presenta un processo integrato di gestione delle diversità che si compone di 8 fasi.
VANTAGGI E LIMITI DEL DIVERSITY MANAGEMENT
Costi aziendali ed atteggiamenti dei collaboratori Le politiche di inclusione di Diversity Management Selezione e presentano un fdelizzazione delle risorse umane impatto positivo su vari aspetti: La creatività e l’innovazione
I BENEFICI apportati dal Diversity Management: BENEFICI MORALI: BENEFICI ECONOMICI: L’accesso a nuovi gruppi di lavoratori Incremento del commitment Maggiore motivazione e soddisfazione dei Ambiente di lavoro più dipendenti e conseguente aumento dell’efcienza e della produttività equilibrato ed inclusivo Migliori opportunità di mercato e maggior Elementi di motivazione del vantaggio competitivo duraturo nel tempo personale: gli incentivi, Attrazione delle risorse migliori l’empowerment, il dare visibilità Riduzione dei costi ai casi di successo, gli extra Incremento della creatività e (seminari, corsi…), la cultura dell’innovazione aperta a nuovi suggerimenti. Maggiore fessibilità e miglior problem La sensibilità verso la solving responsabilità sociale Miglior reputazione e immagine aziendale
I LIMITI del Diversity Management: La radicalizzazione degli stereotipi e dei pregiudizi L’etnocentrismo La discriminazione alla rovescia e le priorità organizzative L’ambiente di lavoro I sistemi di valutazione e di ricompensa La difcoltà a bilanciare le carriere e gli impegni familiari La difcoltà nella selezione e nella retention di persone appartenenti a gruppi minoritari La resistenza al cambiamento Costi ulteriori: di adeguamento alla normativa, delle politiche per la diversità, costi opportunità, costi legati ai rischi.
IL DIVERSITY MANAGEMEN T IN ITALIA
- «Carta per le pari opportunità e l’uguaglianza sul lavoro», 2009. … Il DM non ha trovato in Italia un terreno molto fertile per il suo radicamento e sviluppo a causa di: Arretratezza dal punto di vista dell’innovazione della cultura aziendale Pregiudizi Prevalenza, nel territorio italiano, di PMI Bussola per le PMI
«Perché un’azienda dovrebbe1)decidere La globalizzazione di 2) Clienti e bisogni sempre intraprendere un complesso percorso di più diferenziati cambiamento culturale con l’obiettivo di 3) Il cambiamento adottare un approccio fondato demografco sulla della forza lavoro centralità della persona e orientato alladell’economia 4) Lo sviluppo valorizzazione delle diversità?» dei servizi 5) Le pressioni della società civile 6) Il livello normativo - Fattori di spinta derivanti da: PRESSIONI INTERNE SCELTE DEL MANAGEMENT PRESSIONI ESTERNE approfondimento
1)La globalizzazione « Il processo di progettazione-produzione-distribuzione del 21° secolo presupporrà una estrema diversità. Per esempio il progetto di un prodotto potrà avvenire in Germania, essere fnanziato dal Giappone e l’esecuzione del progetto potrà essere governata dagli Stati Uniti, il progetto di dettaglio fatto in Bulgaria e la fabbricazione in Cina, mentre la distribuzione potrà includere una forza di vendita internazionale. Le interfacce tra queste attività richiederanno luoghi di lavoro estremamente diferenziati. Nei Paesi sviluppati il passaggio da una economia di produzione ad una di servizio e informazione richiederà che le forze di vendita siano tanto diverse quanto la popolazione dei clienti.» Il fenomeno descritto è una realtà ormai presente in tutte le tipologie di prodotti: molte imprese delocalizzano gran parte delle produzioni alla ricerca di vantaggi di costo, seguendo logiche di «global sourcing». Ciò è possibile grazie alla globalizzazione, ossia al processo di integrazione che ha permesso al mondo di essere connesso attraverso una rete di collegamenti.
2) Clienti e bisogni sempre più diferenziati Stiamo assistendo ad un’evoluzione del marketing, le cui strategie devono puntare a soddisfare clienti che richiedono beni sempre più specifcatamente adatti a loro. A tale scopo è imprescindibile conoscere i propri clienti attuali e potenziali, capire le loro necessità e individuare le loro caratteristiche, per cercare di soddisfare consumatori che esigono una personalizzazione dell’oferta. DALLA STANDARDIZZAZIONE E DALL’APPROCCIO AL MERCATO UNIDIREZIONALE… … ALLA MASS CUSTOMIZATION (personalizzazione di massa) … ALLA CUSTOMERIZZAZIONE (personalizzazione one to one) DAL MODELLO DELLA MASS COMMUNICATION… …AL MODELLO DELLA NETWORK COMMUNICATION Ciò è possibile tramite un approccio one to one, ossia un dialogo «uno a uno» con i propri interlocutori, di cui è necessario riconoscere e
Negli ultimi anni ha apportato grandi cambiamenti nella società. 3) Il cambiamento demografco Nel 2050, dati Istat alla mano, l’Italia sarà chiamata a convivere con ben oltre 12 milioni di L’incremento della presenza femminile sul lavoro, avvenuta in Italia in ritardo della forza lavoro: immigrati, la cui presenza sarà necessaria per il funzionamento rispetto agli altri paesi, è uno dei primi del paese. E’ quindi evidente che motivi per cui ci si è avvicinati alla il nostro paese sta diventando flosofa del DM. Le donne sono spesso sempre più multietnico e il suo vittime di disparità di trattamento in progresso dipenderà in gran parte quanto la loro condizione porta o Il fenomeno dell’immigrazione da queste nuove presenze. l’impresa a far fronte a esigenze specifche. Inoltre, a confermare che le L’Italia è considerato il donne non sono sempre valorizzate ci paese più vecchio d’Europa. sono il divario di retribuzione (10,9 %) le cause tra i due sessi e il tasso di occupazione (46,1 %) per le donne. dell’invecchiamento demografco sono: la o La femminilizzazione del mercato longevità e la denatalità. Per le aziende diviene necessario gestire una del lavoro Le persone, al giorno d’oggi, aspirano a livelli di forza lavoro di età sempre autorealizzazione sempre più crescente che si trovi a maggiori, cercando da un convivere, al suo interno, con persone di generazioni o L’invecchiamento della alto di ottenere una brillante carriera e dall’altro di diferenti. popolazione conciliare il tutto con la propria vita privata. Questo è dovuto al fatto che le persone fanno del lavoro il fulcro della loro vita. o Il superamento dei livelli di L’impresa deve saper cogliere i percorsi soggettivi bisogni primari e lo spostamento di realizzazione delle diverse persone per far emergere il massimo potenziale di verso i bisogni di ciascuno.
4) Lo sviluppo dell’economia dei servizi Le economie dei Paesi avanzati sono oggi soggette ad un processo di TERZIARIZZAZIONE: Passaggio dall’economia industriale a quella dei servizi. I lavoratori del settore dei servizi operano a diretto contatto con il cliente. …Se i lavoratori sono simili ai clienti possono comunicare meglio con loro, per questo è importante che le diversità presenti nella società in cui l’impresa opera siano rispecchiate all’interno dell’organizzazione stessa. L’organico aziendale deve avere le conoscenze e le competenze adatte per potersi rapportare con qualunque tipo di cliente.
5) Le pressioni della società civile Quando l’impresa si fa attore sociale: L’organizzazione è attualmente chiamata a svolgere, oltre ad un ruolo economico, anche un ruolo sociale per il fatto che essa, nel perseguimento dei suoi obiettivi aziendali, infuenza in un modo o nell’altro la società in cui opera, di cui deve farsi “cittadino attivo”. Per un’organizzazione, che per sopravvivere in un mercato sempre più competitivo necessita del sostegno e dell’approvazione della comunità in cui opera, è indispensabile cercare di fondare il proprio agire sulla Responsabilità Sociale, facendo propri gli ideali e i valori della società in cui opera.
6) Il livello normativo Legge 903 del 1977: sancisce parità di trattamento tra uomini e donne. Direttive Europee per la parità di trattamento tra le persone indipendentemente dalla razza e dall’origine etnica (2000/43/CE) recepita nel nostro Paese tramite il Decreto Legislativo 216 del 2003. Decreto Legislativo 30 dicembre 2016, n. 254: recepisce la Direttiva 95/2014/UE e obbliga dal 2018 le aziende di grandi dimensioni a pubblicare, unitamente al rendiconto fnanziario, anche dati di carattere non fnanziario. Le aziende che rivestono un interesse pubblico (banche, assicurazioni, società quotate, ecc…), quelle che hanno oltre 500 dipendenti e specifche caratteristiche economiche, dovranno fornire annualmente indicazioni sulle iniziative adottate in materia ambientale, sociale, il rispetto dei diritti umani, le misure adottate per la lotta alla corruzione e le politiche del personale, in particolare quelle rivolte alla parità di genere ed
LE PECULIARITA’ ITALIANE IN TEMA DI DM: GENER DISABILITA E ’
Per quanto riguarda la questione del genere: Il concetto di diversità di genere si presta ad una serie di analisi… - Inanzitutto bisogna riconoscere che viviamo in una società generalmente maschilista, seppur in modo inferiore rispetto al passato. - L’occupazione femminile è sempre stata inferiore a quella maschile a cause di 2 problematiche fondamentali: 1) SEX TYPING 2) SEGREGAZIONE OCCUPAZIONALE: verticale o orizzontale. - Problema del dualismo lavoro famiglia: le imprese sono solitamente più restie ad afdare alle donne dei ruoli core all’interno dell’impresa, una volta superato l’ostacolo all’assunzione. - Divario retributivo del 10,9 % a sfavore delle donne, alla luce del fatto che vengono afdati loro dei ruoli più marginali e meno remunerati. - Politiche di WORK-LIFE BALANCE.
Per quanto riguarda la questione della disabilità: La principale azione volta a garantire un trattamento equo è di natura giuridica. Nonostante la legge favorisca l'inserimento delle persone disabili nelle attività lavorative prevedendo obblighi di assunzione per le imprese e forme di collocamento mirato, la discriminazione nei loro confronti purtroppo è ancora molto presente. Se solo si immaginasse di capovolgere la prospettiva, pensando ad una realtà in cui la disabilità rappresentasse la normalità mentre la minoranza fosse costituita da persone prive di handicap, si comprenderebbe quanto tutto ciò sia semplicemente una questione di punti di vista. La prima preoccupazione per un datore di lavoro non dovrebbe riguardare ciò che manca, che diferisce, ma al contrario, dovrebbe riguardare il contributo positivo che una persona con il suo bagaglio di conoscenze e di competenze può dare all'azienda. Le poche iniziative in tema di DM presenti in Italia si sono rivolte principalmente alle persone con disabilità, coinvolgendo meno gli altri destinatari. Questo fa desumere la probabile correlazione tra l’interessamento e l’obbligo delle aziende di rispettare specifche disposizioni legislative in materia. … tutto ciò rientra ancora nella fase delle azioni positive e non coincide esattamente con l’evoluzione inclusiva negli ambienti di lavoro richiesta dalla politica di DM.
I DATI IL DIVERSITY MANAGEMENT: DA MODA MANAGERIALE A INGREDIENTE IMPORTANTE PER UNA STRATEGIA EFFICACE INDAGINE: Diversity Management Lab di SDA Bocconi (anno 2014) 28,67% 20,68% 50,65% adottanti non adottanti interessati non adottanti non interessati
Imprese tedesche: tasso di adozione pari al 39.4% Europa: tasso di adozione pari al 56% Possiamo evidenziare che esiste un divario tra il contesto italiano e il contesto europeo, in quanto meno di un quarto ! delle imprese italiane medio-grandi ha adottato politiche e pratiche di diversity management. Circa un terzo delle imprese ha dichiarato di “non essere assolutamente interessato ad adottarle”. 26% ha introdotto una fgura responsabile del diversity management e/o ha creato un’unità organizzativa ad hoc (spesso all’interno della funzione HR).
• per il 77% degli adottanti il diversity management è una leva per gestire il benessere dei lavoratori • per il 19% è una leva per alimentare la strategia di business • per il 3%, è una semplice leva di comunicazione esterna • genere sono coperte: 84% delle imprese adottanti • età e delle generazioni: 58% delle imprese adottanti • diferenze etnico-culturali: 39% delle imprese adottanti • orientamento sessuale:10% delle imprese adottanti
I CASI AZIENDALI
Telecom Italia è stata fra le prime aziende italiane a prevedere nel 2009 un programma sulla diversità: - nominando un Diversity Manager; - istituendo il "Diversity Board Marco Virzi", composto da 35 colleghi, rappresentativi di tutte le diversità.
In questi anni l'Azienda ha avviato moltissime iniziative e programmi, toccando tutte le tipologie di diversità con l'obiettivo di essere sempre più una organizzazione inclusiva, di aumentare il benessere aziendale e migliorare il work-life balance, mettendo al centro il valore della persona con tutte le sue peculiarità. Il percorso si è focalizzato inizialmente sulla maturazione della consapevolezza interna, con un piano di formazione mirato, che ha coinvolto dal top al middle management, sui benefci di una cultura e un’organizzazione aziendali centrati sulla valorizzazione delle diferenze. Una volta consolidati i fondamenti organizzativi delle azioni da intraprendere, si sono potuti avviare percorsi specifci per la valorizzazione delle diversity.
Il genere (il 29,2% delle nostre persone sono donne) e l’età (l’età media aziendale è di 48 anni) hanno avuto la priorità numerica, ma non sono stati trascurati ambiti quali lo studio di postazioni, policy e cura gestionale a favore di colleghi diversamente abili o colpiti da malattie degenerative, o il varo di un percorso di equiparazione delle policy e dei permessi per quanto riguarda le diversità meno visibili, come orientamento sessuale. I risultati di questo lavoro sono riscontrabili soprattutto nell’aumento della partecipazione, della collaborazione e della cittadinanza organizzativa.
- TELECOM ITALIA FACTORY - COMUNICAZIONE: video sul tema del Diversity Management da difondere all’interno dell’azienda e Blog Diversity all’interno della Tim Factory. - FORMAZIONE: Acquisire consapevolezza sulla nostra predisposizione a classifcare persone e cose e ad essere infuenzati da idee preconcette. Prevenire e allontanare pregiudizi e stereotipi, per costruire una cultura aziendale pronta ad apprezzare la diversità che troviamo nelle persone, valorizzare le diferenze, assecondando uno sviluppo al “plurale” degli individui e dei gruppi. Acquisire strumenti che favoriscano consapevolezza e orientino le scelte comportamentali così da benefciare dei vantaggi che vengono dal vivere e dal lavorare in un ambiente ricco di diversità e inclusivo. Defnire un piano d’azione individuale orientato al miglioramento delle relazioni nell’ambiente di lavoro, all’inclusione e la valorizzazione delle diversità. - NETWORKING
LE ATTIVITA’ REALIZZATE: • “Direzione Donna • “Nuovamente in pista” • Progetto Comunico-IO • Working Age • Servizio di counselling: • Attivazione Parcheggi Rosa.
LE ATTIVITA’ CHE PORTIAMO AVANTI: progetto di ricerca/intervento sull’equity and inclusion management TIM “Equity & Inclusion Week costituzione della «Equity & Inclusion community» policy che prevede l'adeguamento obbligatorio della postazione di lavoro, fssa o mobile, dei colleghi disabili; progetto Comunico-IO collaborazione con Valore D ciclo di incontri “LeadHERship al femminile” che presentano le storie delle nostre manager donne. Sull’orientamento sessuale e dell’identità di genere: collaborazione con l’associazione di aziende PARKS Liberi e Uguali, applicazione delle nostre policy su permessi, congedi, fruizione di beneft e servizi di welfare in maniera equiparata per coppie LGBTI e etero, nonché l’estensione ai bambini presenti nel nucleo famigliare del dipendente della fruizione dei servizi rivolti a bambini e ragazzi.
Dott.ssa Frau tra gli oltre 6.500 collaboratori diretti di Ikea in Italia le donne sono il 58%, nel top management il 50%, mentre tra manager e responsabili sono il 42%. Potremmo defnirla quasi un’azienda in rosa..? L’impegno che avete assunto si inserisce in un contesto complesso come quello italiano, in cui una donna su due non lavora e il tasso di occupazione femminile è decisamente al di sotto della media europea... la vostra ambizione è di diventare un modello da seguire? La sua storia personale in azienda, insieme a quella di altre donne del management Ikea che hanno ottenuto avanzamenti di carriera in prossimità della maternità, ci danno una visione così diversa da quella che solitamente ci riporta la cronaca da sembrare quasi irreale... perchè secondo lei la maggior parte delle aziende (anche
Quali progetti importanti portate avanti per la tutela della diversità in azienda? Ikea si impegna anche per favorire la work-life balance con strategie diversifcate e all’occorrenza personalizzate che vadano incontro il più possibile alle esigenze del singolo dipendente… questa flosofa funziona dal punto di vista della profttabilità complessiva dell'azienda? I risultati vi danno ragione?
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