Disfunzione Cognitiva del cane e terapia con un utile associazione di Nicergolina e Olio Vivo LTB5
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Disfunzione Cognitiva del cane e terapia con un utile associazione di Nicergolina e Olio Vivo LTB5 V.Bianchini – G.di Nunzio www.nsgs.it (National Sanitary Gathering of Studies) INTRODUZIONE La speranza di vita dei carnivori domestici è aumentata significativamente, soprattutto in questi ultimi anni, grazie ai progressi realizzati dalla medicina veterinaria, al miglioramento della situazione igienica e, soprattutto, ad una alimentazione più attenta alle esigenze del paziente anziano. Il cane viene considerato vecchio quando arriva al 70-80% della durata della vita. Nel 1991 una studio effettauto dall’AVMA (American Veterinari Medical Association) ha valutato che la percentuale di cani con età superiore ai 6 anni è circa il 47% della popolazione canina. Di conseguenza, accanto a patologie prevedibili, comparse con l’invecchiamento del cane (insufficienza cardiaca e renale, artrosi o certe affezioni neoplastiche), vi sono incrementi molto significativi delle cosiddette “Turbe da comportamento”. Come accade per gli anziani della specie umana può non essere facile stabile il confine tra una manifestazione fisiologica ed una patologica. E’ chiaro che la vecchiaia porta ad un rallentamento delle attività psico- motorie (indifferenza agli stimoli esterni e/o scarso adattamento alle nuove situazioni) ma questo tuttavia non deve comportare né alla perdita dei comportamenti acquisiti (zone dove generalmente il cane dorme o effettua i proprio bisogni). Circa il 70% delle forme di demenza progressiva nel cane adulto è causato da questa sindrome molto simile al morbo di alzheimer dell’uomo. Si manifesta inizialmente con amnesie e perdita di comportamenti abituali (disorientamento, pica, non risponde al suo nome e spesso non riconosce persone familiari). La demenza viene definita come un declino progressivo delle facoltà mentali rispetto ad un livello precedente. Sebbene generalmente siano predominanti gli effetti sulla memoria (soprattutto la memoria recente), tutte le funzioni corticali possono essere coinvolte, risultandone: disorientamento e incoordinazione. Il deterioramento cerebrale che ne deriva è inizialmente modesto, clinicamente non manifesto e spesso compensato. Col procedere dell’età, tale processo tende gradualmente a corredarsi di segni clinici. E’ possibile che alcune di queste manifestazioni rimangano nei limiti fisiologici e non siano, quindi, incompatibili con una normale vita del cane. Alte volte, però, può accadere che la progressiva degenerazione delle strutture nervose porti ad una alterazione della sfera umorale e cognitiva con gravi ripercussioni sociali. Questa “omissione” dei primi segni clinici (cognitivi, comportamentali ed emozionali) legati all’invecchiamento si rivela piuttosto grave; tali disturbi, infatti, essendo progressivi per natura, vanno inevitabilmente incontro ad un crescendo sintomatologico, sempre più difficilmente controllabile da un punto di vista terapeutico, e talmente “pesante” sia per l’animale che per il proprietario, da indurre spesso a considerare l’eutanasia. La scuola dei comportamentalisti Europei (apparrtenti alla ESVCE - European Society of Veterinary Clinical Ethology) identifica 3 principali categorie di disturbi legati all’invecchiamento cerebrale: quelli che interessano i comportamenti sociali, che si identificano essenzialmente nell’iperaggressività del cane anziano; quelli prettamente cognitivi, corrispondenti alla sindrome PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
confusionale del cane anziano; quelli timici, comprendenti la depressione da involuzione e la distimia, nella cui patogenesi entrano in gioco, oltre all’invecchiamento cerebrale, anche lesioni intracraniche e disendocrinie. Dal punto di cista strettamente anatomico con l’invecchiamento si riscontrano spesso in un cane con sindrome da disfunzione cognitiva un certo ispessimento delle meningi, dilatazione dei ventricoli, gliosi, placche diffuse), e neurochimiche (apoptosi neuronale, deposizione di lipofuscina e di proteina beta- amiloide,aumento di stress ossidativo). In particolare, è l’accumulo di proteina beta-amiloide ad essere direttamente connesso alle manifestazioni cliniche dei disordini cognitivo-comportamentali dell’anziano. È noto da tempo che nei cani e nei gatti anziani si verifica un deposito di proteina beta-amiloide nell’ippocampo e nella corteccia frontale (due aree particolarmente coinvolte nei comportamenti cognitivi). Le più moderne evidenze mettono altresì in luce l’esistenza di un link diretto tra disturbi cognitivi dell’animale anziano e danni cerebrali di natura ossidativa,. Un ruolo patogenetico importante viene, inoltre, attribuito a specifiche alterazioni neurotrasmettitoriali che si manifestano durante l’invecchiamento cerebrale del cane: calo delle catecolamine, dopamina in particolare; riduzione dei livelli di acetilcolina, minore densità dei recettori muscarinici. Nei cani anziani si è, inoltre, dimostrato un calo dei recettori NMDA per il glutammato, che interessa prevalentemente le aree della corteccia e dell’ippocampo. Ricerche d’avanguardia hanno anche messo in luce sensibili riduzioni quantitative a carico di fattori neuronotrofici (es. BDNF, NGF). Nell’insieme, i cambiamenti comportamentali e neuropatologici osservati nel cane anziano sono così simili a quelli dei pazienti umani con demenza, tanto che numerosi Autori identificano nell’invecchiamento cerebrale del cane un utile modello naturale per lo studio della demenza umana. Da qui la similitudine con il morbo di Alzheimer. Placche diffuse di beta-amiloide (ippocampo, corteccia) sono presenti non solo nelle placche, ma anche intorno ai vasi ed in associazione con le membrane plasmatiche. Si tratterebbe di depositi sono simili alle primissime placche che si depositano nel cervello di pazienti affetti da mordo di Alzheimer. Il potenziale neurodistruttivo delle placche di beta amiloide sarebbe da ricondursi alla loro capacità di generare ROS come il perossido di idrogeno PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
PRINCIPALI ALTERAZIONI DEL SISTEMA NERVOSO LEGATE ALL’INVECCHIAMENTO DEL CANE Il Sistema Nervoso necessita che gli elettroliti ematici, il glucosio, l’ossigeno, la temperatura, il pH, l’osmolarità, la pressione e diversi altri parametri siano mantenuti entro limiti stretti. Soltanto l’ossigeno, l’anidride carbonica e il glucosio attraversano rapidamente la barriera emato-encefalica. Il metabolismo ossidativo del glucosio provvede alla maggior parte delle richieste energetiche del cervello. L' apporto sia di ossigeno che di glucosio al cervello è in relazione al flusso ematico cerebrale. Ricerche che sperimentali hanno permesso di misurare il consumo di glucosio in differenti settori del cervello hanno evidenziato una netta diminuzione di questo metabolismo nei sistemi visivo, uditivo,limbico ed extrapiramidale. Il che potrebbe giustificare alcuni deficit comportamentali dei cani anziani. Con la senescenza la perfusione ematica tende a diminuire (in contrasto con una aumentato della presione sistemica) con relativa riduzione della concentrazione di O2 e glucosio a livello cerebrale. In un cane anziano la minore irrorazione ematica al cervello non sempre è compensata adeguatamente dai meccanismi fisiologici “Autoregolazione della presione”. Infatti, in un animale giovane il flusso ematico cerebrale si mantiene ad un livello relativamente costante (a una pressione arteriosa media compresa tra 50-160 mm/Hg), grazie ad una adeguata costrizione e dilatazione dei vasi cerebrali, anche quando la pressione intracranica è elevata perché questo induce un aumento della pressione arteriosa media (Risposta di Cushing). Abbiamo visto però che in un cane anziano il flusso ematico cerebrale può subire una alterazione per motivi dipendenti da : n Ipossia n Anemia n Ridotta Gittata Cardiaca n Ipoglicemia e tumori pancreatici n Aumento di pressione del liquido cefalo rachidiano n Vagotonia n Disordii metabolici n Ipertensione renale n Alterazione della permeabilità delle membrane citoplasmatiche. Il primo tipo di alterazione prodotta dal processo di senescenza riguarda le membrane cellulari e, in modo particolare, quelle dei neuroni. Infatti, si assiste ad una progressiva diminuzione della fluidità all’interno delle membrane cellulari, il che modica il trasporto da e per la cellula, le varie attività enzimatiche cellulari, le relazioni intercellulari e la capacità di mobilizzazione dei recettori di membrana. E’ evidente, quindi, che un corretto apporto alimentare ma, soprattutto, l’integrazione di acidi grassi essenziali può comportare un miglioramento dello stato clinico del paziente. Infatti, un apporto dietetico di omega 6 ed omega 3 (in rapporto 5:1) garantisce un miglioramento della fisiologia di membrana con evidenti miglioramenti dell’osmosi e della permeabilità delle membrane cellulari. Di notevole importanza è poi l’azione vasodilatativa che permette una generale riduzione sistemica della pressione e , soprattutto, una maggiore perfusione renale per la presenza di Eicosanoidi vasoattivi che riduco la pressione intraglomerurale. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
L’ALIMENTAZIONE E IL CANE ANZIANO I progressi compiuti dalla medicina veterinaria e in particolare dall’alimentazione per gli animali da compagnia nel corso degli ultimi decenni hanno consentito di prolungare l’esistenza dei cani e dei gatti, garantendo loro una buona qualità di vita. Nei nostri animali da compagnia il processo di invecchiamento inizia quando termina lo sviluppo. La conoscenza dei meccanismi che conducono alla disfunzione degli organi, all’incapacità di garantire l’omeostasi cellulare , quindi, alla morte è ancora frammentaria. La buona igiene, un’alimentazione completa e bilanciata adatta ai fabbisogni specifici e il controllo costante dello stato di salute contribuiscono a vivere meglio e più a lungo. manifesti clinicamente dipende da diversi fattori. L’effetto dell’invecchiamento può influenzare a livello di apparato digerente la capacità di consumare, digerire o metabolizzare il cibo. A livello di cavo orale il tartaro, le gengiviti, la perdita dei denti possono contribuire ad una minore assunzione di cibo. Con la senescenza diminuisce la motilità del colon con la comparsa molto frequente nei soggetti anziani di stipsi. I cani anziani hanno maggiori difficoltà ad assimilare il cibo e necessitano quindi di ingredienti di alta qualità per digerire bene e non avere problemi intestinali. Gli alimenti per cani in età matura devono tenere conto delle differenze di taglia. Quelli per i cani di taglia gigante devono essere ricchi di energia per compensare le dimensioni ridotte del tubo digerente e ridurre il rischio di torsione – dilatazione dello stomaco. Mentre in un individuo giovane l’organismo si adatta facilmente alle fluttuazioni di quantità e qualità, nel soggetto anziano si perde in parte questa attitudine. Importanza dei Grassi nella Dieta I lipidi nella dieta dei cani e dei gatti rappresentano la principale sorgente di acidi grassi essenziali (EFA, Essential Fatty Acids). L’organismo presenta una richiesta fisiologica di due distinte famiglie di acidi grassi essenziali, la serie n-6 e la serie n-3. Capostipiti di queste due classi di acidi grassi polinsaturi a lunga catena necessari per il normale metabolismo sono: · ACIDO LINOLEICO ---------------------à (OMEGA 6) · ACIDO ALFA LINOLEICO ---------------à (OMEGA 3) Il cane, come la maggior parte degli animali, assume queste sostanze con la dieta, ma possiede anche una produzione endogena. Il gatto invece non è in grado di sintetizzare l’acido arachidonico, poiché a livello epatico manca dell’enzima d-6-desaturasi e l’enzima d- 5-desaturasi ha bassi livelli di attività. Mentre il cane richiede la presenza del solo acido linoleico nella dieta, la dieta del gatto deve contenere sia acido linoleico che arachidonico. L’acido linoleico è essenziale per il mantenimento della funzionalità della cute, regolandone la permeabilità all’acqua. Esso è poi il precursore di numerose altre sostanze che intervengono nella crescita, nel mantenimento corretto delle membrane cellulari, della cute e del pelo, oltre al trasporto dei lipidi nel torrente ematico. L’acido arachidonico è indispensabile per le funzioni dipendenti dagli eicosanoidi, come funzione riproduttiva e aggregazione piastrinica. L’acido arachidonico e l’acido eicosapentaenoico (EPA) sono costituenti dei fosfolipidi delle membrane cellulari. Questi composti , quando si verificano danni cellulari vengono coinvolti nelle reazioni attivate dalle fosfolipasi di membrana. Inoltre favoriscono la formazione dei leucotrieni e delle prostaglandine. I leucotrienti e prostaglandine sono composti simili, derivanti dall’acido arachidonico. I primi intervengono nei processi difensivi: sono molto più efficienti dell’istamina nel provocare la dilatazione e aumentare la permeabilità capillare. I leucotrieni insieme alle prostaglandine, molecole dotate di molteplici attività, regolano il metabolismo di diversi composti lipidici: trigliceridi e colesterolo. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
Questi enzimi determinano il rilascio di acidi grassi a 20 atomi di carbonio dallo strato fosfolipidico delle membrane cellulari, soprattutto di cute, tratto gastroenterico e respiratorio. Questi acidi grassi vengono attaccati da ciclossigenasi e lipossigenasi con la formazione di diverse classi di composti, I composti derivanti dall’acido arachidonico sono dei pro infiammatori, aggreganti, trombotici e immunosoppressivi, mentre quelli derivanti dall’EPA hanno funzione diametralmente opposta, sono infatti dei validi antiinfiammatori, antiaggreganti vasodilatatori e non sono immunosoppressivi. Sia cani che gatti sono in grado di digerire e assimilare diete ad alto tenore lipidico, ma l’ingestione di lipidi in quantità superiori alle possibilità di digestione e di assorbimento dell’apparato gastroenterico provoca steatorrea e diarrea. Se l’alimentazione è ricca di lipidi, ma carente per quanto concerne gli altri nutrienti, in rapporto alla densità energetica, si possono verificare carenze di altri nutrienti. In particolare livelli eccessivi di acidi grassi polinsaturi nella dieta provocano un aumento del fabbisogno di vitamina E dell’animale. Poiché questa vitamina viene ossidata dagli acidi grassi insaturi, essa svolge nell’organismo il compito antiossidante, proteggendo dalla perossidazione i fosfolipidi delle membrane cellulari. In questo evento la vitamina E viene distrutta, perciò un aumento degli acidi grassi insaturi nella dieta determina un parallelo aumento del fabbisognodi vitamina E. Nei gatti una dieta ricca di acidi grassi insaturi, ma povera di vitamina E è responsabile della malattia definita pansteatite o malattia del fegato giallo. Una dieta con un basso quantitativo di lipidi può determinare sia una carenza energetica che una carenza in acidi grassi essenziali. Il contenuto di lipidi influenza l’appetibilità della dieta, una diminuzione, sotto un certo livello, dei grassi determina una riduzione del gradimento e della appetibilità della dieta. Una carenza, invece, degli acidi grassi essenziali comporta la comparsa di alterazioni a livello cutaneo, interessanti sia la cute che il pelo. Queste sostanze intervengono infatti nel mantenimento sia della barriera epidermica che nella velocità di ricambio delle cellule cutanee. Diete carenti di questa componente somministrate a soggetti giovani possono determinare ritardi nell’accrescimento. Perche gli efa? Abbiamo visto che un corretto apporto alimentare di acidi grassi essenziali è indispensabile all’organismo e, soprattutto, quando è l’organismo stesso a richiederlo in particolari situazioni fisiologiche e patologiche. Il ruolo dell’omega 6 e dell’omega 3 è stato dimostrato nella regolazione dei fenomeni antinfiammatori e delle risposte immunitarie. La composizione tissutale in acidi grassi dipende dall’apporto globale e dal rapporto tra gli acidi grassi N-6 ed N-3. Il miglior rapporto N-6/N-3 è 5:1 ed è a questo livello che si ottiene il tasso ottimale di leucotrieni B5 (LTB5) Bisoga tenere presente che ogni apporto complemetare di acidi grassi deve essere ragionato, perché aumenta i fabbisogni di Vit E come antiossidante ed un eccesso di N-3 può ridurre, nei cani anziani, l’immunocompetenza. Il ruolo dell’omega 6 e dell’omega 3 è stato dimostrato nella regolazione dei fenomeni antinfiammatori e delle risposte immunitarie. La composizione tissutale in acidi grassi dipende dall’apporto globale e dal rapporto tra gli acidi grassi N-6 ed N-3. Inoltre, bisogna ricordare che ogni apporto complemetare di acidi grassi deve essere ragionato, perché aumenta i fabbisogni di Vit E come antiossidante ed un eccesso di N-3 può ridurre, nei cani anziani, l’immunocompetenza. Il fabbisogno di lipidi nei cani e nei gatti è correlato alla necessità di acidi grassi essenziali e alla densità calorica della dieta. Gli alimenti ricchi di lipidi possono soddisfare le necessità nutrizionali e garantire condizioni di salute ottimali. Tuttavia gli animali sedentari possono presentare la tendenza a consumare quantità eccessive a causa della loro elevata appetibilità e manifestare una tendenza all’obesità. lipidi forniscono circa 8.5 kcal/g di Energia Metabolizzabile. I lipidi non hanno soltanto un elevato contenuto PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
energetico, ma costituiscono un alimento molto digeribile (nei cibi di alta qualità è superiore al 90%). Per questi motivi il contenuto dei lipidi nella dieta incrementa la densità calorica. I periodi a più alto fabbisogno energetico sono: la crescita, la gestazione, l’allattamento e lo sforzo fisico prolungato. Tecnicamente gli Omega 3 sono acidi grassi polinsaturi che, dal punto di vista chimico, hanno la caratteristica di possedere un doppio legame in posizione 3 (omega 3) o in posizione 6 (omega 6), della catena che li forma. Sono tecnicamente definiti EPA (acido eicosapentaenoico), e DHA (acido docosaesaenoico). Questi acidi hanno dei precursori, cioè delle sostanze che dopo l'introduzione nel nostro organismo vengono trasformati, nello specifico l'acido linoleico è il precursore dell'acido grasso omega 6, mentre l'acido linolenico è il precursore dell'acido grasso omega 3. Gli omega 3 e 6 sono acidi grassi essenziali: con questo termine si intende che il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli, e quindi l'introduzione attraverso la dieta è assolutamente fondamentale. Per ciò che concerne le funzioni biologiche si evidenzia dalle più recenti acquisizioni e studi scientifici, condotti su questo argomento, che è possibile sostenere che, tra gli effetti protettivi degli omega 6/3 i più rilevanti sono sicuramente: n Azione antitrombotica ; azione antiaggregante piastrinica (effetto antitrombotico), cioè ridurrebbero la possibile formazione di coaguli nel sangue. n controllo del livello plasmatico dei lipidi, soprattutto dei trigliceridi n Evitano l'accumulo dei grassi più pericolosi, trigliceridi e colesterolo, sulle pareti arteriose, bloccando l'indurimento dei vasi. n Proteggono il sistema cardiovascolare: il sangue, reso più fluido dall'assenza dei grassi cattivi, circola meglio, facendo funzionare bene il cuore e allontanando il rischio di malattie coronariche, ipertensione, arterosclerosi e trombosi. n Attenuano le reazioni infiammatorie quali, asma ed artrite reumatoide. n Favoriscono la vitalità delle cellule del sistema nervoso centrale, con funzioni antidepressive n Aumentano le difese immunitarie e rafforzano le difese della pelle n Utili nella terapia dell'artrite e di altri disturbi infiammatori. n Coadiuvanti nella cura della dermatiti e di altre patologie cutanee. n Anticancerogeni. n Agiscono sul microcircolo (attività antiedemigena). n Produzione di ormoni. Gli acidi grassi polinsaturi come l'acido gamma linolenico sembrano regolare l'azione degli ormoni androgeni sui recettori delle cellule interessate. In particolare l'acido gamma linolenico pare essere un potente inibitore della 5-alfa-reduttasi. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
Tutte le attività del giusto rapporto 5:1 omega 6 – omega3 sono presenti nello schema Gli acidi grassi essenziali sono coinvolti nella sintesi delle prostaglandine, le quali giocano un ruolo in numerose funzioni dell'organismo: la sintesi degli ormoni, la immunità, la vasocostrizione, la regolazione del dolore e dell'infiammazione. Le prostaglandine sono suddivise in tre gruppi principali: quelle della serie 1 e 3 sono considerate benefiche, mentre quelli della serie 2 hanno effetti dannosi. Gli acidi 3 omega sono i precursori della serie 3, l'acido linoleico (omega 6) sintetizza la prima o la seconda serie di prostaglandine, il tipo di grassi degli oli può influenzare la sintesi delle benefiche prostaglandine di prima serie o delle dannose prostaglandine di serie 2. Le prostaglandine di prima e terza serie sono vasodilatatrici, modulano la coagulazione,abbassano il colesterolo ldl, aumentano il colesterolo hdl, svolgono azione antinfiammatoria. La seconda serie di prostaglandine ha l'effetto opposto. Il rapporto tra le varie serie di prostaglandine è determinato dalla dieta e può determinare un aumento del rischio di malattia. Queste preziosissime sostanze rappresentano quindi un presidio terapeutico di massima importanza, in quanto carenze di acidi grassi portano profonde alterazioni biologiche in diversi organi e tessuti: come ad esempio l'alterazione della cute con desquamazione, turbe dell'accrescimento e della riproduzione. Gli acidi grassi omega-3 a lunga catena (ed in particolare l’acido eicosapentenoico, o EPA, e l’acido docosaexenoico, o DHA, che sono i composti di questa famiglia veramente importanti per l’organismo) sono presenti in quantità assai ridotte in gran parte degli alimenti più comuni con la sola eccezione del pesce e dei suoi derivati. Alla luce di questo è probabilmente opportuno aumentare l’apporto di acidi grassi omega-3, insufficiente nella dieta attraverso l’uso selettivo di prodotti supplementati in acidi grassi omega-3 soprattutto di EPA+DHA. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
Nicergolina 1,6-dimetil-8-beta-(5-bromonicotinoil-oximetil)-10-alfa-metoxiergolin Gli alcaloidi dell'ergot sono prodotti principalmente fra i funghi inferiori della famiglia delle Clavicipitaceae, in particolare nei generi Claviceps, Balansia, Acremonium, specie ospiti particolarmente delle Graminaceae e delle Cyperaceae. L'ergot ("segale cornuta"), Claviceps purpurea (Fr.Tul.) è tristemente famoso per le stragi umane di cui è stato diretto responsabile, nelle intossicazioni collettive dei periodi medievali che vanno sotto i nomi di "Male degli Ardenti" o "Fuoco Sacro". Fra questi alcaloidi, molti dei quali tossici, ve ne sono alcuni dotati di proprietà psicoattive, quali l'ergonovina (Bigwood et al., 1979) e l'ergina. La nicergolina (derivato da processi di emisintesi) è un potente inibitore dei recettori alfa-adrenergici, antagonizza gli effetti delle catecolamine. Inoltre essa interagisce con i recettori D2 dopaminergici presinaptici incrementando il turnover della dopamina. Un’altra caratteristica di questa molecola consiste nella sua attività antiaggregante piastrinica indotta dalla adrenalina. La nicergolina interviene con un meccanismo di vasodilatazione associata ad una regolarizzazione dell’equilibrio vascolare; riducendo il furto di flusso nei distretti che presentano una pressione elevata all’interno del vaso equilibrando cosi’ la distribuzione della portata ematica con un aumento del flusso nei territori maggiormente ischemici. La nicergolina possiede un largo spettro di azioni farmacodinamiche centrali e periferiche.; · azione alfa-sinpaticolitica ; è un potente vasodilatatore che si oppone alla voscostrizione prodotta dalle catecolamine. · azione antitrombotica ; Competivivo nei confronti dell’azione aggregante piastrinica indotta dalla adrenalina (ADP, colagene e PAF). Favorisce la depolimerizzazione dei microtubuli trombocitari che liberano una quantità ridotta di sostanze favorenti l’emostasi primaria e la coagulazione sanguigna. La nicergolina riduce, inoltre, l’adesione piastrinica alle cellule endoteliali. · metabolica sulle cellule nervose ; aumenta l’incorporazione del glucosio e degli aminoacidi nelle cellule nervose e stimola la sintesi di composti fosfati altamente energetici. · Effetto anti-anossico; Importante azione contro forme ischemiche, preinfartuali ed edemigene. Permette un maggiore utilizzo dell’ossigeno da parte delle cellule cerebrali · Aumento del flusso sanguigno cerebrale; · Aumento dell’attività colinergica Dopo somministrazione orale viene rapidamente metabolizzato e da origine ad una serie di metaboliti con molteplici funzioni farmacologiche. I principali metaboliti della nicergolina sono il 1,6-dimetil-8ß- hidroximetil-10a-metoxi-ergolina, MMDL, e il 6-metil-8ß-hidroximetil-10a-metoxi-ergolina (MDL), formati a partire da metabolismo di primo passaggio. E’ importante stimolatore della attività colinergica, è stato dimastrato che una assunzione di questo alcaloide permette significativi aumenti di acetil transferasi e dei recettori per l’acetilcolina essendo inibitore della sintesi di acetilcolinesterasi. La nicergolina é rapidamente e quasi completamente assorbita dopo sommistrazione orale. La sua biodisponibilità dopo 3 ore é < 5 percento., i dati indicati da esperienze in vitro ed in vivo sono incoraggianti. I livelli plasmatici della nicergolina sono molto bassi (< 1 ng/ml, dopo somministrazione orale di 15 mg di nicergolina. Dopo somministrazione di 30 mg, si ha un picco plasmatico di MMDL, 21 ± 14 ng/ml, e MDL, 41 ± 14 ng/ml, approssimativamente dopo , 1 h e 4 h per dose. Dopo il picco, i valori plasmatici di MDL declinano com uma emi-vita di 13-20 ore., con variazioni dipendenti dalla circolazione sistemica. La nicergolina si lega estensivamente alle proteine plasmatiche, per il >90 percento, com maggiore afinità per la glicoproteína acida do che per l’albumina sierica. La velocità e la percentuale di assorbimento della nicergolina può anche essere significantivamente influenzata dalla’alimentazione L’ escrezione urinária é la principale via di elimininazione della molecola, approssimativamente l’ 80% della dose totale. Va comunque ricordato che i dati sumenzionati si riferiscono a soggetti in cui la fuinzionalità PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
renale e nella norma e la perfusione ematica del rene ottimale. E’ chiaro che nei soggetti con lieve o modesta insufficienza renale i dati riferibili all’emivita della molecolecola e alla sua eliminazione si allungano. Sarebbe, quindi opportuno diminuiire la dose neglia animali anziani in cui l’insufficienza renale cronica e reperto frequente. ESPERIENZA CLINICA SCOPI Valutare la sinergia di azione tra la nicergolina e gli acidi grassi essenziali in un gruppo di cani anziani con turbe comportamentali e con patologie correlate all’invecchiamento. MATERIALI E METODI Animali Lo studio ha incluso tre cani conviventi che presentavano sintomi simili, dominati da persistente e inspiegabile apatia, sonnolenza e reazioni improvvise di tipo aggressivo, e altri sintomi (dolore muscolare e poli-articolare, malessere conseguente all’esercizio fisico, insufficienza renale cronica e linfoadenopatia) perduranti da molti mesi. Questi animali vennero visitati nel loro canile nel Marzo 2004, per effettuare gli esami clinici e ambientali e per raccogliere campioni di sangue da utilizzare per analisi sierologiche ed ematologiche. L’acqua di bevanda venne raccolta anch’essa, per effettuare esami batteriologici. Durante visite successive, vennero effettuati ulteriori esami clinici e campioni di sangue vennero raccolti nei giorni 7 e 14 e 21 successivi alla terapia. Le analisi sono state effettuate per verificare la innoquità della associazione e valutare il corretto dosaggio. Terapia La scelta di Olio Vivo LTB5 (Fazoo srl, Pesaro, Italia come integratore di omega 6 e omega 3 in rapporto bilanciato 5:1 viene somministrato ( 2 mg/5Kg/die) per 15 giorni e nicergolina 0.50 mg/kg per 30 giorni.. RISULTATI DEI CASI CLINICI Investigazione sul canile I tre cani compresi in questo studio erano due femmine di 13 e 15 anni e un maschio di 14 anni, che vivevano insieme in un canile. I cani erano state vaccinati e sverminati regolarmente ogni anno dal responsabile del rifugio sanitario Cane n. 1 Il primo cane esaminato era una femmina meticcia di 13 anni, affetta da una malattia cronica indefinita che durava da più di 2 anni e che si era dimostrata resistente a numerose terapie precedenti. I sintomi erano: debolezza, dolore muscolare, cambiamenti di umore, intolleranza all’esercizio fisico, perdita di peso, pelo opaco e caduco e linfoadenopatia. Il cane aveva una scarsa tolleranza all’esercizio fisico PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
moderato ed era riluttante a correre per più di 2 minuti. L’ esame fisico rivelò linfonodi ingrossati e una cattiva condizione fisica generale Un esame fisico effettuato al giorno 7 mostrò che lo stato generale di salute era migliorato La risposta clinica appariva soddisfacente al giorno 14, quando il dolore muscolare e la resistenza all’attività fisica erano migliorate la dimensione dei linfonodi stava diminuendo e il mantello era brillante. Al giorno 21 il cane aveva perso un po’ della vitalità acquisita ed il pelo appariva leggermente opaco e friabile. Al termine del periodo di terapia (30 giorni) il cane manifestava un’affaticamento precoce ed una respirazione leggermente difficoltosa ma la condizione psichica si era mantenuta ottimale. Cane n. 2 Questo soggetto era una femmina di 14 anni di razza Rottweiller, con un’identica storia di malattia cronica, caratterizzata da dolore muscolare, letargia, perdita di peso, incordinazione e abbondante forforosi con caduta cronica del pelo e malessere conseguente all’esercizio fisico della durata superiore ai 10 minuti. Esisteva un’anemia normocitica normocromica (PCV= 30%, MCV= 63.5 fl., MCH= 23.07 pg) e tutti gli altri esami di laboratorio diedero risultati all’interno dei ranges di riferimento. Al primo controllo (giorno 7) il cane presentava uno stato più vigile e attento, il pelo era ancora in condizioni scadenti ma la forfora era diminuita. Il cane aveva aumentato il volume di urina prodotto e si alimentava regolarmente. Al giorno 14 l’ematocrito era aumentato (35%). Il cane era meno riluttante all’esercizio fisico e non mostrava dolore muscolare. Il pelo era in buone condizioni e meno friabile, il cane aumentò leggermente il suo peso e l’appetito ritornò normale. Manifestava anche una certa tolleranza all’esercizio fisico. Al giorno 21 (terzo controllo) il cane aveva un minore appetito ed un volume di urina non sufficiente con conseguente affaticamento e cianosi. Nell’ultimo controllo (30 giorni) il cane si manifestava con un buon stato vigile ma il peso non era incrementato cosi’ come era peggiorato lo stato del mantello. Cane n. 3 Questo soggetto era un maschio di 15 anni incrocio breton. Affetto da letargia, scarso appetito e umore variabile a volte tendenze aggressive improvvise.. Dermatite atopica e zoppia. Il cane aveva per un episodio di ictus perso la coordinazione motoria ed era incerto nella deambulazione Al giorno 7 il cane manifestava un netto miglioramento dell’appetito e dell’attenzione. E miglioramenti si sono registrati nella sfera affettiva (riconoscimento immediato del proprietario). Al secondo controllo (giorno 14) il cane si presentava in buono stato e la dermatite era meno pruriginosa e limitata ell’estensione, il peso era aumentato e lo stato psichico era normale e piuttosto stabile. La zoppia non aveva avuto regressioni., ma la deambulazione era molto più coordinata e normale. Al terzo controllo (21 giorni) era peggiorato lo stato del mantello ed era ricomparso un certo affaticamento. Lo stato psichico era lievemente peggiorato cosi’ come la sua capacità di movimento. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
All’ultimo controllo (giorno 30) il cane manifestava una certa riluttanza ad effettuare sforzi prolungati e il prurito era aumentato. Umore piuttosto diversificato, alternava fasi gioco a fasi apatiche e, talvolta, aggressive. Discussione In questo studio, i cani riferiti come affetti da disfunzione cognitiva , apparentemente corrispondevano alla definizione utilizzata per l’uomo e al quadro clinico descritto nel morbo di alzheimer. Nei 2 anni precedenti, lo stato di salute dei cani si era progressivamente deteriorato nonostante gli svariati trattamenti adottati. I sintomi dominanti, fatica e apatia, erano accompagnati da talvolta da lesioni cutanee croniche anche lo stato emotivo dei soggetti era gradualmente peggiorato. I casi canini qui descritti condividevano le stesse anomalie psichiche (apatia, indifferrenza e aggressività improvvisa)) e fisiche (dimagramento, pelo opaco e fragile). E’ probabilmente possibile inquadrare la complessa patologia di questi cani nel fisiologico decadimento fisico legato all’avanzata età dei soggetti ma, correlata a questa, vi era un deficit psichico notevole probabilmente dovuto alla complessa sindrome da Deficit Cognitivo del cane anziano In questo studio, l’utilizzo degli acidi grassi e della nicergolina ha permesso un migliorameno delle condizioni fisiche e psichiche del soggetto. Mantenendo comunque una integrazione di omega 6 e 3.. Ma si è voluto, soprattutto, porre rimedio ad un problema molto comune ai proprietari di cani e gatti di età avanzata che vedono il loro amico perdere la capacità cognitiva (con perdita della memoria recente) e l’autosufficienza nella alimentazione e nell’espletamento dei bisogni fisiologici. Conclusioni Riassumendo, un piccolo gruppo di 3 cani con disfunzione cognitiva e scadimento delle condizioni fisiche è stato trattato con un’associazione di nicergolina ed EFA (omega 6 e 3 in rapporto 5:1) per un periodo di 30 giorni. Al quindicesimo giorno si è deciso di eliminare dall’alimentazione l’olio e valutare un’effetto da carenza e i dati raccolti al trentesimo giorno ha poi dimostrato una leggera regressione. Infatti, il miglioramento delle condizioni psico-fisiche in tutti e tre i cnai si è avuto progressivamente fino al secondo controllo (14° giorno) ed un lieve decadimento delle condizioni generali (pelo opaco e secco, riduzione dell’appetito, riluttanza allo sforzo) erano presenti al terzo controllo (30°giorno). E’, quindi, evidente che l’integrazione è fondamentale alla terapia. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
E, inoltre,importante segnalare che la successiva integrazione del solo olio al termine della terapia per altri 30 giorni (60° giorno) ha mantenuto i soggetti in discrete condizioni. In un ulteriore studio effettuato con terapia esclusivamente basata sull’uso della nicergolina ha portato a significativi miglioramenti clinici dei soggetti interessati, ma sempre inferiori ai risultati dell’associazione con gli acidi grassi essenziali. PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com
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