DIOCESI DI NOVARA - Giovaninovara
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INTRODUZIONE La Route diocesana del 5 giugno 2021 è stata la prima occasione in cui i giovani, se pur divisi in tre zone, si sono ritrovati in presenza a livello diocesano nonostante la minaccia della pioggia che non ha ostacolato il desiderio di incontrarsi insieme per * «Ho letto sui vostri volti [...] tanta voglia di ripartire con il vostro entusiasmo. Ora la mia domanda è: come dobbiamo riempire questa ripartenza? [...] Per ripartire bene tra noi deve circolare la stessa vita, non solo la vita fisica, ma anche la vita con la “V” maiuscola. camminare, pregare, condividere La vita come desiderio di fare e di e formarsi. Sul volto di tutti i crescere, desiderio di sfidare, di partecipanti era facile riconoscere scegliere, di andare avanti». questo pensiero: “Ne avevamo Da qui il titolo scelto per il sussidio veramente bisogno!” Questo di questo nuovo anno pastorale: evento ha avviato la pastorale “Ripartiamo a Vita piena con la “V” giovanile estiva che ha visto maiuscola”. molte realtà della nostra Diocesi proporre i Grest e i Campi estivi. “Ripartiamo...” è il desiderio Si è voluto osare o meglio ripartire non semplicemente di ripartire con entusiasmo. “Ripartenza” e magari di farlo da soli, ma è stato un concetto sul quale il di ripartire insieme (il “noi”!) nostro Vescovo Franco Giulio è recuperando «i legami che ci ritornato più volte nell’omelia a fanno andare avanti» conclusione della Route a Boca: 3
e che contribuiscono alla nostra crescita; ripartire quindi come comunità, come diocesi, insieme, appunto. Giocando un po’ con il verbo “ripartiamo”: l’ultima parte “- amo” vuole indicare la continuità con il percorso proposto alla Route “Metti in circolo il Suo amore”, nella quale ci siamo concentrati sul tema dell’annuncio declinato nelle tre grandi verità che Papa Francesco ricorda nel quarto capitolo dell’Esortazione Christus Vivit: Dio ti ama, Cristo ti salva e, nello Spirito, Egli vive. È chiaro esistenza. * L’obiettivo è ripartire non puntando al ribasso, ma con un forte desiderio di vita piena (“eterna” nel Vangelo) che è presente in ciascuno di noi, desiderio che Cristo vuole aiutare a realizzare, perché solo Lui può donare pienezza alla nostra La struttura di questo sussidio riprende il percorso della Route 2021 e il materiale proposto in quell’occasione, quindi le tre tappe “Dio ti ama”, “Cristo ti salva”, “Egli vive nello Spirito”, arricchite che tra i legami fondamentali della ognuna dalle sintesi di ciò che nostra vita è urgente recuperare giovani alla Route “hanno detto” e e coltivare anche quello con Dio, “ci chiedono” e da alcune attività sorgente di ogni relazione e di da proporre ai propri giovani, ogni amore. senza spegnere la creatività delle singole realtà. “...a Vita piena con la “V” maiuscola” è il “come” della ripartenza Il sussidio può essere usato nella suggerito dal nostro Vescovo. sua interezza o nelle singole parti che lo compongono, secondo le 4 INTRODUZ
* esigenze di ciascun gruppo, così da rispondere meglio ai bisogni dei giovani a cui i nostri cammini si rivolgono. L’augurio è che questo strumento possa essere per i nostri giovani l’occasione di fermarsi, riscoprire e ripartire dal centro della nostra fede che è una buona notizia capace di renderci tutti seminatori ambulanti di speranza, persone e cristiani di cui questo tempo ha urgente bisogno. Assieme a loro vogliamo ringraziare anche i giovani che hanno collaborato a strutturare il percorso della Route 2021 e questo sussidio, rileggendo e sintetizzando le riflessioni emerse e pensando alle attività. Buon anno e buon cammino a tutti! Ripartiamo a Vita piena! Don Gianluca e don Riccardo In questa ripartenza cogliamo l’occasione per ringraziare don Marco Masoni, don Riccardo Zaninetti e i loro collaboratori per le energie, la passione e l’entusiasmo messi a servizio dei giovani della nostra diocesi in questi anni e per avere aiutato i nostri oratori sin dall’inizio della pandemia a gettare il cuore oltre l’ostacolo. DUZIONE 5
INDICE 00 Omelia del Vescovo Franco Giulio Brambilla Route diocesana 2021 Boca 05-06- 2021 pag. 7 01 Un Dio che ti ama I giovani della Route ci dicono I giovani della Route ci chiedono RICONOSCERE INTERPRETARE SCEGLIERE 02 pag. 13 Cristo ti salva I giovani della Route ci dicono I giovani della Route ci chiedono RICONOSCERE INTERPRETARE SCEGLIERE 03 pag. 33 Egli vive, lo Spirito I giovani della Route ci dicono I giovani della Route ci chiedono RICONOSCERE INTERPRETARE SCEGLIERE pag. 51 6
LA LIBERTÀ NEI PASSAGGI DELLA VITA Route dei giovani 2021 05-06-2021 La ripartenza Carissimi giovani, celebriamo qui a Boca il traguardo della nostra Route che, però, come per ogni giro che si raccomandi, è solo la prima tappa. Questa è una tappa particolarmente importante, perché è la prima di un giro più grande che forse, così almeno speriamo, ci introduce in un nuovo periodo. Voi, che siete nati dopo il 2000, siete i giovani del terzo millennio, di questo secolo che probabilmente non è ancora veramente partito! Vi è noto come agli inizi del secolo, nel 2001, abbiamo vissuto la tragedia delle Torri Gemelle, e lì ci siamo resi conto che il mondo non era più solo il mondo occidentale. Ci siamo trovati dinanzi a una competizione col mondo orientale, con uno scontro tra varie culture e addirittura religioni diverse, che per alcuni è divenuto addirittura uno scontro di civiltà. In seguito c’è stata la grave crisi economica del 2008 che si è protratta almeno fino al 2012, l’anno nel quale sono arrivato a Novara quando c’era ancora lo strascico della crisi. Qualcuno di noi potrebbe aver avvertito anche in casa propria gli effetti di quella depressione economica. Questi fatti degli inizi del secolo ventunesimo, per quanto gravi, sono stati tuttavia per noi eventi esterni e di cui abbiamo fatto esperienza solo attraverso il filtro della televisione e della comunicazione. Forse la seconda crisi, che ha riguardato il versante economico, ci ha toccati più da vicino, ma voi eravate ancora ragazzi o all’inizio dell’adolescenza. La terza crisi, questa segnata dal Covid, ci ha chiusi tutti in casa. 8
Il paradosso è che la stiamo vivendo con un nemico assolutamente invisibile! E ci ha rinchiusi per un anno e tre mesi, perché il primo lockdown ha avuto inizio il 7 marzo dello scorso anno. È la prima volta che ci incontriamo. Lo scorso aprile abbiamo vissuto la veglia delle Palme, per quanto molto ben fatta, solo in video e la Route dell’anno passato non si è potuta svolgere. È dunque la prima volta che ci vediamo. Ho letto sui vostri volti, negli altri luoghi dove si è svolta oggi la Route, stamattina a Galliate, poi a Cavandone e, infine, qui ora a Boca, tanta voglia di ripartire con il vostro entusiasmo. Ora la mia domanda è: come dobbiamo riempire questa ripartenza? Ci vengono in aiuto le due scene che abbiamo ascoltato dalla Liturgia della Parola di oggi. 1. Ritessere legami La prima scena è presa dal testo dell’Antico Testamento – Esodo 24,3-8 – ed è il testo della alleanza. Si narra di una condizione simile alla nostra, di un popolo già uscito dall’Egitto, già libero e non più schiavo, però in cammino nel deserto e che deve inventarsi come popolo. Mosè sancisce un’alleanza, un patto, un legame e una legge comune, i comandamenti, perché, senza un’intesa sui gesti fondamentali da compiere, non c’è popolo. Poi Mosè lo fa attraverso un rito dove le dodici stele delle dodici tribù sono asperse con il sangue insieme all’altare centrale che rappresenta la presenza di Dio. Questo rito di alleanza ci consegna un messaggio bello che vorrei regalarvi: per ripartire bene deve circolare la stessa vita. Per gli ebrei il sangue è la sede della vita, e anche tra noi deve circolare la stessa vita, non solo la vita fisica, ma anche la vita con la “V” maiuscola. 9
La vita come desiderio di fare e di crescere, desiderio di sfidare, di scegliere, di andare avanti. Per attuare questo, dobbiamo rinnovare il nostro patto, i nostri legami. Giovedì scorso in Duomo, in occasione della celebrazione la festa del Corpus Domini, facevo notare quali erano le cose che ci sono mancate maggiormente in questi mesi: gli abbracci, le carezze, la stretta di mano, che sono tutti segni del legame, dell’affetto, della prossimità. La nostra prossemica, cioè il modo con cui diventiamo prossimi in quest’anno è stato inibito, è stato come sterilizzato e ora dobbiamo recuperarlo. Lo riprenderemo nei gesti, ma sarà importante ricuperarlo anche nelle nostre relazioni. Può essere che in questi tempi avremo smarrito qualcuno per strada, perché magari non ha più inviato messaggi, è uscito dal gruppo… Dobbiamo allora ricuperare i legami che ci fanno andare avanti, perché nel deserto non si cammina da soli. Il deserto è struggente e meraviglioso, ma anche come dice il libro del Deuteronomio grande e spaventoso (Dt 8,15)! Forse non vi è mai capitato di attraversare un vero deserto, dove ci sono interminabili chilometri di sabbia. Se uno pensa di fissare al mattino una duna come riferimento per iniziare il suo cammino e poter tornare sulla stessa via, alla sera la duna di sabbia ha già cambiato forma e non la si riconosce più. Per questo il salmo dice “Signore tu sei mia roccia”[1], perché mentre per noi la roccia indica un “fondamento” sicuro, per gli ebrei era anche il “punto di riferimento” certo, perché la roccia non muta la sua forma, rimane salda pur in mezzo ad un panorama di dune sabbiose. Il messaggio che voglio consegnarvi oggi è un invito forte ad essere persone che ripartono! Tengo molto a lanciare questo messaggio, perché possiamo ritessere i nostri legami, la nostra prossimità, la nostra vicinanza. 10
2. Prepararsi a diventare adulti La seconda scena ci dice forse qualcosa di più concreto. Gesù stesso è la figura storica che ci cammina accanto. L’ho detto anche attraverso il breve messaggio che ho inviato e che mi ha preceduto. Gesù manda avanti i suoi discepoli a preparare il luogo dove celebrare la Pasqua. Anche noi dobbiamo lasciarci mandare avanti, per preparare il luogo dove celebrare questo passaggio. Molti di voi, soprattutto chi ha vissuto momenti di passaggio, dalla terza media alla prima superiore o dalla quinta superiore al primo anno di università, o anche chi stava cercando un lavoro ha vissuto questo tempo come un tempo rubato. Di ciò sono molto preoccupato, come ho confidato anche ai preti giovani qui presenti. Questi passaggi, questi due anni rubati che purtroppo non torneranno più, questi snodi importanti della vita, nei quali si viene iniziati a una fase nuova dell’esistenza, non si potranno più vivere. Ai sacerdoti e anche agli educatori dico che a settembre dovremo fare qualcosa per dar voce a questi adolescenti, giovani e giovani adulti che hanno vissuto questi passaggi negati. Aiutiamoli ad elaborare il loro lutto, aiutiamoli a rileggere come hanno vissuto questo tempo da soli, nella stagione in cui di solito si prendono decisioni importanti. Preparare la Pasqua ha anche un altro significato per voi. Prevedo che nei prossimi mesi si vivrà un po’ di euforia per la libertà ritrovata e quindi dovremo attendere il mese di settembre per vedere cosa rimane. Se dovessi tradurre per voi le domande classiche che solitamente si fanno ai personaggi famosi, perché dimostrino la loro concretezza e la loro cultura (quanto costa un litro di latte? tre libri che vorreste portare su un’isola solitaria), a voi chiederei: “Quali sono le due/tre cose che portereste nel 2022 e poi anche nel 2023 e 2024, quando forse ritorneremo a una vita apprezzabilmente normale?”. 11
In questi ultimi anni abbiamo vissuto tante possibilità, adesso possiamo immaginare di scegliere qualcosa, con cui potremo diventare un po’ più grandi. Per diventare adulti, bisogna scegliere! Un adolescente di fronte alla domanda “cosa scegli?”, risponde che sceglie “tutto”, mentre l’adolescente diventa adulto, quando è capace di concentrare quel “tutto” dentro un’unica scelta, in una scelta singolare. Pare che Einstein fosse stato bocciato all’esame di matematica! Ma poi ha saputo concentrare tutta la sua potenza intellettuale, tra le infinite possibilità, nello studio della fisica e ha scoperto la legge della relatività. Così ognuno di noi ha una legge della vita da scoprire, ma per fare questo deve concentrare nella sua scelta di vita, una decisione che ci fa unici e singolari, come in una sorta di fusione atomica. Solo in quel momento sarà diventato adulto! Se, dunque, in questi due anni abbiamo sperimentato che potevamo vivere senza questo o quello, chiediamoci allora quali sono le due/tre cose che porteremo con noi nel futuro e che ci aiuteranno a diventare adulti. Nella vita e nella fede. Allora l’invito “ripartiamo” porta con sé un contenuto forte. I vostri volti mi dicono che ce la possiamo fare. Anche se piove a dirotto, ci proviamo? + Franco Giulio Brambilla Vescovo di Novara 12
UN DIO CHE TI AMA CRISTO TI SALVA EGLI VIVE, LO SPIRITO *01 AMA CHE DIO UN TI
*1 UN DIO CHE TI AMA I GIOVANI DELLA RciOdicono UTE I giovani dicono che trovare un momento preciso di incontro con Dio non è semplice. Molti individuano questo incontro nei grandi eventi, intesi come momenti di carica che fanno prendere coscienza della misura della propria fede. Altri sottolineano l’importanza di avere accanto testimoni credibili e veri, che ricordino nel quotidiano la costante presenza di Dio. L’amore si sperimenta anche all’interno della comunità, «anche con le persone che non ci vanno a genio. Nella comunità ci si sente parte di qualcosa di più grande nel Suo nome, le esperienze di comunità sono fondamentali per sentire quell’amore» (GRUPPO 50 - Centro). I più giovani ci dicono che non tutti hanno già incontrato Dio: spesso questo incontro è identificato con la celebrazione dei sacramenti. È faticoso riconoscere Dio come una presenza che riguarda personalmente ciascuno; e i giovani esprimono la necessità di vivere momenti in cui poter dire «Ecco, questo è l’amore di Dio». Molti sottolineano come sia necessario amare se stessi prima di poter lasciarsi amare da Dio e dagli altri. Il momento di incontro è sempre inserito all’interno di un cammino continuo, caratterizzato da alcuni passi, alcuni “salti di qualità”, in merito a cui un giovane dice: «il salto non è solo uno, sono molti i momenti in cui prendere consapevolezza della propria fede. Momenti che durano pochi istanti ma che lasciano il segno» (GR 4 - Sud). 14
1 UN DIO CHE TI AMA Non è scontato percepire l’amore di Dio come completamente gratuito perché esso richiede una risposta attiva e di responsabilità. Il cammino di fede non è facile ma richiede fatica: «occorre imparare a donare e anche imparare a raccogliere per poter custodire davvero l’amore di Dio» (GR 1 - Sud). La pienezza della risposta risiede nella vocazione sia nella sua dimensione quotidiana che nei piani a lungo termine, in modo tale che «ciascuno trovi una maniera di dialogare con Dio. Dobbiamo crescere assieme alla nostra fede e non diventare grandi con una fede da bambini» (GR A1 - Nord). «Se l’hai già sentito, non importa, voglio ricordartelo: Dio ti ama. Non dubitarne mai, qualunque cosa ti accada nella vita. In qualunque circostanza, sei infinitamente amato». (ChV 112) I GIOVANI DELLA ROUTE ci chiedono • Un oratorio che sia luogo dove si possa sperimentare l’amore di Dio, con testimoni veri e aperto verso la comunità. • Di essere accompagnati nella risposta all’amore di Dio che si concretizza nella vocazione di ciascuno. • Di capire come mettere a frutto l’amore di Dio come dono da accogliere più che come impegno da assolvere. • «Ma voi sentite concretamente che Dio vi ama? A volte io faccio fatica e mi manda in crisi» (GR 4 - Sud) 15
*2 UN DIO CHE TI AMA RICOnOSCEre Dall’Esortazione apostolica Christus Vivit 112. Anzitutto voglio dire ad ognuno la prima verità: “Dio ti ama”. Se l’hai già sentito, non importa, voglio ricordartelo: Dio ti ama. Non dubitarne mai, qualunque cosa ti accada nella vita. In qualunque circostanza, sei infinitamente amato. 113. Forse l’esperienza di paternità che hai vissuto non è stata la migliore, il tuo padre terreno forse è stato lontano e assente o, al contrario, dominante e possessivo; o semplicemente non è stato il padre di cui avevi bisogno. Non lo so. Però quello che posso dirti con certezza è che puoi gettarti in tutta sicurezza nelle braccia del tuo Padre divino, di quel Dio che ti ha dato la vita e che te la dà in ogni momento. Egli ti sosterrà saldamente e, nello stesso tempo, sentirai che rispetta fino in fondo la tua libertà. 115. Per Lui tu sei realmente prezioso, non sei insignificante, sei importante per Lui, perché sei opera delle sue mani. Per questo ti dedica attenzione e ti ricorda con affetto. Devi avere fiducia nel «ricordo di Dio: la sua memoria non è un “disco rigido” che registra e archivia tutti i nostri dati, la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male».[63] Non vuole tenere il conto dei tuoi errori e, in ogni caso, ti aiuterà ad imparare qualcosa anche dalle tue cadute. Perché ti ama. [...] 116. È un amore «che non si impone e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere e non tace, un amore che non umilia e non soggioga. 16
*2 UN DIO CHE TI AMA È l’amore del Signore, amore quotidiano, discreto e rispettoso, amore di libertà e per la libertà, amore che guarisce ed eleva. È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato».[64] 117. Quando ti chiede qualcosa o quando semplicemente permette quelle sfide che la vita ti presenta, si aspetta che tu gli faccia spazio per spingerti ad andare avanti, per spronarti, per farti maturare. Non gli dà fastidio che tu gli esprima i tuoi dubbi, quello che lo preoccupa è che non gli parli, che tu non ti apra con sincerità al dialogo con Lui. […] Il suo amore è così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo. Infine, cerca l’abbraccio del tuo Padre celeste nel volto amorevole dei suoi coraggiosi testimoni sulla terra! TESTO EVANGELICO Dal Vangelo secondo Giovanni 15,9-17 Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Amatevi gli uni gli altri. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri. 17
UN DIO CHE TI AMA TESTO MAGISTERIALE | Deus caritas est - Benedetto XVI 1. […] Abbiamo creduto all’amore di Dio — così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. […] Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr 1 Gv 4, 10), l’amore adesso non è più solo un «comandamento», ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro. 17. […] L’incontro con le manifestazioni visibili dell’amore di Dio può suscitare in noi il sentimento della gioia, che nasce dall’esperienza dell’essere amati. Ma tale incontro chiama in causa anche la nostra volontà e il nostro intelletto. Il riconoscimento del Dio vivente è una via verso l’amore, e il sì della nostra volontà alla sua unisce intelletto, volontà e sentimento nell’atto totalizzante dell’amore. Questo però è un processo che rimane continuamente in cammino: l’amore non è mai «concluso» e completato; si trasforma nel corso della vita, matura e proprio per questo rimane fedele a se stesso. Dall’Introduzione di “Deus caritas est”, Papa Benedetto XVI In che modo tu puoi incontrare Dio senza la testimonianza di un uomo? Dal Documento finale del Sinodo dei Vescovi al Santo Padre Francesco, al termine della XV Assemblea generale ordinaria (3-28 ottobre 2018) sul tema: “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale” 19. Molti notano come i percorsi di iniziazione cristiana non sempre riescono a introdurre ragazzi, adolescenti e giovani alla bellezza dell’esperienza di fede. Quando la comunità si costituisce 18
UN DIO CHE TI AMA come luogo di comunione e come vera famiglia dei figli di Dio, esprime una forza generativa che trasmette la fede; dove invece essa cede alla logica della delega e prevale l’organizzazione burocratica, l’iniziazione cristiana è fraintesa come un corso di istruzione religiosa che di solito termina con il sacramento della Confermazione. È quindi urgente ripensare a fondo l’impostazione della catechesi e il legame tra trasmissione familiare e comunitaria della fede, facendo leva sui processi di accompagnamento personali. Nella tua comunità, si sperimenta l’Amore di Dio? In che modo lo si percepisce come punto saldo delle persone che credono in Dio? IMMAGINE e/o CANZONE Scannerizza il QrCode per ascoltare Come ti ama Dio Agesci la canzone Io vorrei saperti amare come Dio Che ti prende per mano ma ti lascia anche andare. Vorrei saperti amare senza farti mai domande, Felice perché esisti e così io posso darti il meglio di me. Con la forza del mare, L’eternità dei giorni, La gioia dei voli, La pace della sera, L’immensità del cielo: Come ti ama Dio. Io vorrei saperti amare come ti ama Dio Che ti conosce e ti accetta come sei. Tenerti fra le mani come voli nell’azzurro, Felice perché esisti e così io posso darti il meglio di me. 19
UN DIO CHE TI AMA Io vorrei saperti amare come Dio Che ti fa migliore con l’amore che ti dona. Seguirti fra la gente con la gioia che hai dentro, Felice perché esisti e così io posso darti il meglio di me. La lavanda dei piedi - Rupnik 20
UN DIO CHE TI AMA Mosaico realizzato dall’artista Marco Ivan Rupnik che raffigura Cristo, poco prima della sua morte, mentre lava i piedi a Pietro. Quest’ultimo ha una mano sul capo, gesto che sembra mostrare imbarazzo: non si capacita del perché il Maestro si umili tanto per lui. Ciò che Pietro non aveva ancora compreso è che l’Amore di Dio ci chiede solo di farci amare e “dimorare nel suo amore”. Come il vulcano ha un’attività incessante, così Dio ha una produzione continua di amore, un amore così grande, scoppiettante, traboccante incandescente che non può e non vuole trattenere per se. Dio esce da sé stesso e va verso l’uomo, verso ogni uomo e lo fa proprio come un magma incandescente. 21
UN DIO CHE TI AMA TESTIMONIANZA Nella storia, Dio si è manifestato agli uomini in modo originale, mettiamoci in ascolto di quelli che sono stati i primi veri testimoni del Suo Amore. Dal libro del profeta Isaia 43, 1b 39 Romani 8,35.38- Dalla lettera ai to? «Non temere, dall’amore di Cris Chi ci separerà perché io ti ho riscattato, la ione, l’angoscia, Forse la tribolaz ti ho chiamato per nome: il fame, la nudità, persecuzione, la tu mi appartieni. […] Io sono infatti pericolo, la spada? geli orte né vita, né an persuaso che né m nire, presente né avve né principati, né né zza né profondità, né potenze, né alte rci potrà mai separa alcun’altra creatura sù, che è in Cristo Ge dall’amore di Dio, nostro Signore. 22
UN DIO CHE TI AMA Marco 2, 13-14 Dal Vangelo secondo o lungo il [Gesù] Uscì di nuov veniva a lui mare; tutta la folla Passando, ed egli insegnava loro. eo, seduto vide Levi, il figlio di Alf , e gli disse: al banco delle imposte alzò e lo «Seguimi». Ed egli si Dalla prima lettera di o 4,8 San Giovanni apostol seguì. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. aia 43, 4 el profeta Is Dal libro d cchi, p re z io s o ai miei o s e i mo, Perché tu g no d i s ti ma e io ti a de perché sei i a l tuo posto ita. do uomin m b io della tua v c a e nazioni in 23
UN DIO CHE TI AMA Chiara Luce Badano: “Dio mi ama” “Si ricordi, signorina, che Dio l’ama immensamente”. Queste parole dette a Chiara Lubich da un frate cappuccino suscitarono in quella maestra poco più che ventenne una rivoluzione destinata a cambiare la sua vita e quella di centinaia di altre persone nel mondo. Quella stessa frase, la ribadì in una lettera a Chiara Badano, quando ormai era immobilizzata a letto dal tumore, come a ricordarle il senso e il valore di ciò che stava vivendo. La consapevolezza dell’Amore di Dio aveva lasciato il segno in lei da ben prima della sua malattia. E fu grazie a tale verità che la giovane è riuscita ad affrontarla come un nuovo manifestarsi dell’amore di Dio per lei. Un amore al quale continuare a credere in ogni momento: nei piccoli accadimenti di ogni giorno, negli incontri e nei momenti più difficili della vita. In questo senso la sua malattia non segnò affatto un’inversione di rotta nel suo percorso esistenziale, tutto per lei era il semplice manifestarsi di un Amore divino. Un Amore così personale da sentire la necessità di approfondirlo ogni giorno scoprendone sempre nuove sfumature. “Dio è Amore” ripeteva tra sé mille e mille volte, non a parole, ma come un naturale impulso del cuore. Da qui quella felicità intima ed ineffabile che l’accompagnò anche nei momenti più difficili, regalandole sempre quel senso di pienezza e di serenità che sapeva irradiare a chiunque le fosse accanto. TESTI VARI Dall’Udienza Generale di Papa Francesco del 16 gennaio 2019 Dio ti cerca, anche se tu non lo cerchi. Dio ti ama, anche se tu ti sei dimenticato di Lui. Dio scorge in te una bellezza, anche se tu pensi di aver sperperato inutilmente tutti i tuoi talenti. Dio è non solo un padre, è come una madre che non smette mai di amare la sua creatura. D’altra parte, c’è una “gestazione” che dura per sempre, ben oltre i nove mesi di quella fisica; 24
UN DIO CHE TI AMA è una gestazione che genera un circuito infinito d’amore. Per un cristiano, pregare è dire semplicemente “Abbà”, dire “Papà”, dire “Babbo”, dire “Padre” ma con la fiducia di un bambino. Può darsi che anche a noi capiti di camminare su sentieri lontani da Dio, come è successo al figlio prodigo; oppure di precipitare in una solitudine che ci fa sentire abbandonati nel mondo; o, ancora, di sbagliare ed essere paralizzati da un senso di colpa. In quei momenti difficili, possiamo trovare ancora la forza di pregare, ricominciando dalla parola “Padre”, ma detta con il senso tenero di un bambino: “Abbà”, “Papà”. Lui non ci nasconderà il suo volto. Ricordate bene: forse qualcuno ha dentro di sé cose brutte, cose che non sa come risolvere, tanta amarezza per avere fatto questo e quest’altro… Lui non nasconderà il suo volto. Lui non si chiuderà nel silenzio. Tu digli “Padre” e Lui ti risponderà. Tu hai un padre. “Sì, ma io sono un delinquente…”. Ma hai un padre che ti ama! Digli “Padre”, incomincia a pregare così, e nel silenzio ci dirà che mai ci ha persi di vista. “Ma, Padre, io ho fatto questo…” – “Mai ti ho perso di vista, ho visto tutto. Ma sono rimasto sempre lì, vicino a te, fedele al mio amore per te”. Quella sarà la risposta. Non dimenticatevi mai di dire “Padre”. Carlo Maria Martini, Dio educa il suo popolo Il momento fondamentale della rottura, che caratterizza il cammino formativo cristiano, è chiamato la “conversione”: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo” (Marco 1, 15). Questa parola di Gesù è decisiva per tutto il processo educativo: non c’è semplicemente una partenza da zero; c’è un momento di rottura col passato, una svolta completa. Senza di esso, l’educazione cristiana non raggiungerebbe la sua verità. Tale momento di rottura viene ripreso in momenti successivi, che allora meglio si caratterizzano come “salti di qualità”. 25
UN DIO CHE TI AMA Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri. Questo passaggio è decisivo. Gesù non lo risparmia, non lo ribassa, ha il coraggio di proporlo con fermezza, anche di fronte al rischio di un rifiuto. Gesù non lo risparmia, non lo ribassa, ha il coraggio di proporlo con fermezza, anche di fronte al rischio di un rifiuto. La “vocazione” in particolare quella di speciale dedicazione (al sacerdozio, alla vita religiosa, alla consacrazione secolare...), ha la caratteristica di un coraggioso “salto di qualità”. Qual è stato il tuo “salto di qualità”? * 3 Johnny Dotti, Educare è roba seria Bisogna essere aperti e disposti ad ascoltare quell’amore, disposti a rispondere, altrimenti tutto attorno a noi ci sembrerà tacere. In questo senso ogni vocazione è, nella sua misura, sacra, perché segna dei confini in cui avviene la trasformazione della tua vita. E quello di essere aperti, di essere pronti ad ascoltare gli altri e sé stessi, potrebbe essere proprio la pro-vocazione di questo tempo. Non si risponde a questo tempo con delle procedure, con delle tecniche, con dei “come”. Se sono pro-vocato, rispondo con una vocazione. Questo è esattamente il tempo della vocazione. Risposta ad una chiamata. Risposta imperfetta, con dubbi, claudicante. Ma risposta. E la responsabilità è proprio questa risposta, perché responsabilità viene dal latino respondeo. E’ per quello che la responsabilità ha a che fare con una vocazione, non con una prestazione, non con una funzione. Neanche con una competenza, in prima istanza. Ha a che fare con una vocazione. Una vocazione che risponde a una provocazione, appunto, all’urgenza di questo tempo. Come ti senti pro-vocato dall’amore di Dio? 26
UN DIO CHE TI AMA VIDEO 1| Catechesi di Don Fabio Rosini “Il perché Dio ti ama” 2| Noah and the Whale, ‘Give a Little Love’ “If you give a little love, you can get a little love of your own” “Love your neighbor as yourself” (Matteo 22,34) 3 Scannerizza Scannerizza * il QrCode il QrCode per vedere il video per vedere il video INTERPRETARE 1. Prova a fare memoria del tuo primo incontro con Dio: ti ricordi come è avvenuto? 2. Da quando hai fatto esperienza dell’Amore di Dio, hai costruito una relazione con Lui? In che modo? 3. Sei consapevole che Dio ti ama così come sei? Come cerchi di declinare nella tua vita quotidiana questa verità? 4. In che modo hai fatto esperienza dell’Amore come punto saldo nelle persone che credono in Dio? 27
UN DIO CHE TI AMA *4 SCEGLIERE In questo primo passo, ad essere messo al centro è il tema dell’Amore di Dio, intorno al quale è possibile intraprendere una serie di percorsi che possano rispondere ad alcune delle necessità che i giovani hanno manifestato durante il cammino della Route. Attività 1 Un oratorio che sia luogo dove si possa sperimentare l’amore di Dio, con testimoni veri e aperto verso la comunità. «Il suo amore è così reale, così vero, così concreto, che ci offre una relazione piena di dialogo sincero e fecondo. Infine, cerca l’abbraccio del tuo Padre celeste nel volto amorevole dei suoi coraggiosi testimoni sulla terra!» (ChV 117) Come possiamo far sperimentare ai giovani che esistono dei “coraggiosi testimoni” dell’Amore di Dio nella comunità? Una via possibile potrebbe essere quella di interagire con la comunità nelle attività solitamente riservate ai giovani, come il gruppo settimanale. In questo modo gli adulti sarebbero chiamati a mettersi in gioco per raccontare ai giovani cosa significa, nella loro vita e nella loro specifica vocazione, essere testimoni dell’Amore di Dio. Potrebbe essere interessante anche stabilire un confronto tra giovani e adulti sul tema dell’amore, permettendo così di scambiare testimonianze di vissuto e abbattere quel divario generazionale che spesso si crea nelle comunità. Una seconda via potrebbe essere quella di portare i giovani nei luoghi che gli adulti “abitano”, quali gruppi caritas o di servizio vario, in modo tale che questi abbiano la possibilità di vedere come si estrinseca la testimonianza dell’Amore. 28
UN DIO CHE TI AMA Attività 2 Essere accompagnati nella risposta all’amore di Dio che si concretizza nella vocazione di ciascuno. «E quello di essere aperti, di essere pronti ad ascoltare gli altri e sé stessi, potrebbe essere proprio la pro- vocazione di questo tempo. Non si risponde a questo tempo con delle procedure, con delle tecniche, con dei “come”. Se sono pro-vocato, rispondo con una vocazione. Questo è esattamente il tempo della vocazione. Risposta ad una chiamata. Risposta imperfetta, con dubbi, claudicante. Ma risposta. E la responsabilità è proprio questa risposta» (Jhonny Dotti, Educare è roba seria) Cosa significa vivere una vocazione? Perché questa domanda riguarda i giovani e i giovanissimi? Nei percorsi dell’anno può essere utile fare riferimento a questo articolo https://5p2p.it/il-progetto-di-dio-obiettivo-n1 del blog 5pani2pesci che pone il tema della vocazione in stretta correlazione alle fatiche della quotidianità. Si può costruire il percorso di una parte dell’anno di gruppo utilizzando il concetto di vocazione come orizzonte per tutti i temi che verranno trattati durante l’anno. Per introdurre il tema della vocazione si può chiedere ai giovani di scrivere su un foglio il loro desiderio più profondo. Una volta fatto, i bigliettini possono essere messi all’interno di una scatola sigillata che verrà riaperta alla fine dell’anno e si domanderà loro: «In questo anno, come hai coltivato il tuo desiderio?». Sul tema si consiglia la lettura del libro di Amedeo Cencini Sete di Dio. Dal desiderio alla decisione vocazionale. 29
UN DIO CHE TI AMA Attività 3 Ma voi sentite concretamente che Dio ti ama? A volte io faccio fatica e mi manda in crisi. «Lui non ci nasconderà il suo volto. Ricordate bene: forse qualcuno ha dentro di sé cose brutte, cose che non sa come risolvere, tanta amarezza per avere fatto questo e quest’altro... Lui non nasconderà il suo volto. Lui non si chiuderà nel silenzio». (Papa Francesco, Udienza Generale, 16 gennaio 2019) Nella vita quotidiana, specialmente quando si sta attraversando un periodo di fatica o di frenesia intensa, può essere difficile sentire concretamente l’amore di Dio anche in quei momenti del quotidiano in cui dedichiamo un tempo e uno spazio al Signore (preghiera personale, messa, gruppo etc.). Dopo aver messo a tema questa fatica con i giovani, chiedendo come e quando la vivono, si può fare un passo avanti, proponendo l’ascolto della canzone Inno all’Amore di Debora Vezzani (https://www.youtube. com/watch?v=egf81MYejak) in cui l’artista musica il capitolo 13 della Prima lettera ai Corinzi, ponendo l’attenzione in particolare su queste parole: “L’amore è paziente L’amore è benigno L’amore non si gonfia L’amore non si vanta L’amore non invidia Sempre rispetta Non cerca mai il proprio interesse Non conta mai il male ricevuto L’amore tutto scusa L’amore tutto crede L’amore tutto spera E tutto sopporta.” 30
UN DIO CHE TI AMA A questo punto si invitano i giovani a fare un esercizio di consapevolezza chiedendogli di richiamare alla memoria tutti i momenti del loro quotidiano in cui sperimentano questo tipo di amore, di carità, che è descritto dal testo. Fatto ciò, li si invita quindi a rendere grazie per le volte concesse in cui hanno sperimentato l’amore di Dio attraverso i fratelli. Attività 4 Come mettere a frutto l’amore di Dio come dono da accogliere più’ che come impegno da assolvere. «È un amore “che non si impone e non schiaccia, un amore che non emargina e non mette a tacere e non tace, un amore che non umilia e non soggioga. È l’amore del Signore, amore quotidiano, discreto e rispettoso, amore di libertà e per la libertà, amore che guarisce ed eleva. È l’amore del Signore, che sa più di risalite che di cadute, di riconciliazione che di proibizione, di dare nuova opportunità che di condannare, di futuro che di passato»” (ChV 116) Spesso si associa il “mettere a frutto l’amore di Dio” con le responsabilità che ci vengono date in oratorio: fai gruppo, fai le riunioni, anima i bambini, aiuta a pulire, aiuta a preparare questo, quello e quell’altro; o spesso capita che i ragazzi trovino pesante anche la messa e i momenti di comunità come le preghiere e gli incontri. Per contrastare tale vezzo, occorre spostare il focus, capire il motivo per cui sto facendo questo percorso. Perché se trovo pesante la messa o la preghiera allora c’è un po’ di confusione alla base. 31
UN DIO CHE TI AMA Una proposta è fare un brainstorming e chiedere da un lato quali siano le cose che sentono più “pesanti” nell’essere cristiani, dall’altro le cose più “piacevoli”; quindi avviare una condivisione/ discussione su quanto emerso chiedendosi perché trovo pesante qualcosa, come posso viverlo meglio; infine scrivere in un bigliettino un modo concreto di mettere a frutto l’amore di Dio nel quotidiano. Si chiede successivamente ai ragazzi di scambiare i biglietti, casualmente, e di provare a mettere in atto quello che c’è scritto. L’importante è porre il focus sul fatto che non è obbligatorio fare quello che c’è scritto ma di prenderlo come un’opportunità per crescere nella fede. 32
UNUNDIO DIO CHETI AMA CHETI AMA CRISTO TI SALVA EGLI VIVE, LO SPIRITO 30 STo SAL *02 CRI VA TI
*1 CRISTO TI SALVA I GIOVANI DELLA Rci Odicono UTE Dalla rilettura delle schede riguardanti il secondo passo “Cristo ti salva”, abbiamo notato come sia i giovani che i giovanissimi si siano soffermati nel confronto su tre punti in particolare: il sacramento della Riconciliazione, la forza di riconoscersi fragili e la gratuità. 1. Il sacramento della Riconciliazione In molti gruppi si è evidenziata l’importanza e nel contempo la difficoltà nell’approcciarsi al sacramento della Riconciliazione tanto da poter identificare tre atteggiamenti con cui giovani e giovanissimi vivono questo Sacramento. C’è chi lo vive positivamente e ne coglie appieno anche “psicologicamente” il senso di perdono e ripartenza, e ne trae una spinta positiva per la propria vita. Questo emerge in modo particolare tra quanto condiviso dai giovani che vivono la confessione spesso come una grazia, un momento personale, da vivere quasi sempre con un confessore conosciuto, che comprende quanto si cela dietro alle difficoltà del portare davanti a Dio i propri errori, e la difficoltà, a volte, di sentirsi giudicati. Tra le condivisioni dei giovani viene evidenziato come anche il «sacerdote si rispecchia nella fragilità di chi gli è di fronte e ci si scopre terribilmente uguali» (GR 10 - Sud). Il sacramento della Riconciliazione dà la possibilità di «sentirsi, meglio, togliersi un peso» (GR 20 - Centro). 34
1 CRISTO TI SALVA I giovanissimi aggiungono altresì come l’apprezzare l’importanza di questo sacramento dipenda molto da una situazione forte sperimentata sulla “propria pelle”; dicono infatti: «Prima non vedevo di buon occhio la confessione ma quando mi sono confessato da un frate durante un campo scuola ho cambiato idea su questo Sacramento. Probabilmente dipende dal confessore e dal tipo di esperienza di confessione che si sperimenta» (GR 1 - Centro). C’è chi lo vive come una routine, oppure con il «freno a mano tirato», perché il sacerdote è una persona in carne ed ossa, oppure perché si teme il giudizio, dal momento che lo si conosce di persona. Sia dal punto di vista dei giovani che dei giovanissimi questo Sacramento è molto importante ma viene, talvolta, visto come un «dovere del cristiano». I giovanissimi in particolare si sentono limitati nella loro libertà ad esprimersi dalle proprie insicurezze caratteriali. Parlarne dà la sensazione che i propri peccati diventino più concreti e a volte fanno anche più paura, perché ci si costringe a porsi davanti a qualcosa che si vorrebbe dimenticare. Questo periodo di lockdown, purtroppo, ha portato all’ accrescimento, soprattutto per i giovanissimi, della difficoltà a confessarsi: «Già non era semplice quando era possibile farlo “quando si voleva”; durante il lockdown temo che chi trovava difficoltà, abbia sospeso del tutto e ora si trovi a dover abbattere un muro particolarmente alto per ripartire, mentre chi era già lontano e non si confessava, ora si è perso del tutto» (GR C - Sud). Infine, c’è chi “confessa” di evitare quasi del tutto la Confessione. Questo si ritrova in particolar modo in quanto espresso dai giovanissimi: «Ho un blocco rispetto al Sacramento della Riconciliazione perché non ne vedo il senso, mi sembra qualcosa di forzato di cui non sento il bisogno. Preferisco parlare direttamente con Dio» (GR 1 - Centro). 35
I GIOVANI DELLA CRISTO TI SALVA Rci Ochiedono UTE • Senso di colpa per il peccato commesso o senso di vergogna nel confessare i propri peccati... sono la stessa cosa? • Rischiamo che la vergogna nel parlare ad un sacerdote dei nostri peccati durante la confessione ci privi del dono di Dio che ci toglie il peso dei nostri errori e ci perdona! • “Stufi” di essere perdonati? A volte la confessione diventa una routine e ci sembra inutile confessare sempre le stesse cose... Come possiamo ravvivare il nostro rapporto con il Signore e ritrasformare anche la confessione in un dialogo con un amico a cui confido davvero tutto? • Una persona è veramente un amico se si condividono con lui le proprie fragilità. • Esercitiamoci davvero a sentire di nuovo il bisogno di essere perdonati dal Signore. • Cosa mi porta a pensare che posso vivere senza la confessione? I GIOVANI DELLA ROUTE ci dicono 2. La forza di riconoscersi fragili Sapere che siamo umani, fragili, ci fa capire che non possiamo 36
salvarci da soli ma che abbiamo bisogno del Signore. CRISTO TI SALVA In particolare, la nostra fragilità non è qualcosa da nascondere, ma da riconoscere e vivere appieno; anzi diventa luogo privilegiato per l’incontro con il Signore e per la nostra crescita come uomini e come cristiani. Tra i giovani si comprende che proprio in questo incontro Dio ci salva con la sua misericordia, ci dà forza e ci aiuta a rialzarci dalle nostre cadute. È importante accorgersi che non si può fare tutto e che «è legittimo anche “pubblicare” la tristezza» (GR 60 - Centro). Per i giovanissimi, le fragilità molte volte rappresentano motivo di rabbia; ma solo quando si smette di lasciarsi turbare da esse si riesce ad accettarle e conviverci. Affrontare le proprie fragilità è l’unico modo per riconoscere e sentire l’amore e «la necessità di essere salvati da Dio, c’è chi sente difficile la sensazione di essere amato da Dio direttamente se non dalle persone che sono vicine» (GR 3 - Centro). I GIOVANI DELLA ROUTE ci chiedono • Fragilità non vuol dire peccato! Spesso in confessione raccontiamo le nostre debolezze spacciandole per i nostri peccati, ma Dio perdona il peccato, che è causato dalle nostre fragilità: non è una colpa essere fragili! • Qualche ragazzo dice: «Al di fuori della confessione è però avvertito il desiderio di confidarsi con il sacerdote del proprio oratorio!». • Valorizziamo per questo la figura della guida spirituale. • In un mondo social, dove l’immagine conta più della persona, alleniamoci a vedere come siamo belli con le nostre fragilità. 37
* 2 CRISTO TI SALVA I GIOVANI DELLA Rci Odicono UTE 3. La gratuità Riflettendo sulla gratuità, sia i giovani che i giovanissimi hanno condiviso quanto sia bello avere la certezza che Cristo ci salva, e che questo sia un dono gratuito... ma quanto è difficile accettarlo nella nostra umanità! La gratuità non è un concetto umano, ci si sente sempre in dovere di ricambiare (do ut des); a volte ricevere i regali ci mette addirittura a disagio. Siamo cresciuti con una fede che «chiede a Dio in cambio di qualcosa» (GR 4 - Sud); ci si sente in difetto a sapere di essere amati da Dio senza un qualche sacrificio in cambio. I GIOVANI DELLA ROUTE ci chiedono Proviamo a sperimentare nel nostro oratorio la gratuità anche vivendo momenti di carità e di volontariato per far comprendere quanto vicino a noi sia la gratuità. Allo stesso modo è importante recuperare l’esperienza del sentirsi amati per primi. Non basta essere in grado di dare gratuità, ma prima di tutto devo riuscire a ricevere ciò che mi è dato con gratuità, prima di tutto l’amore di Dio. 38
* 2 CRISTO TI SALVA RICOnOSCEre Dall’Esortazione apostolica Christus Vivit 120. Noi «siamo salvati da Gesù: perché ci ama e non può farne a meno. Possiamo fargli qualunque cosa, ma Lui ci ama, e ci salva. Perché solo quello che si ama può essere salvato. Solo quello che si abbraccia può essere trasformato. L’amore del Signore è più grande di tutte le nostre contraddizioni, di tutte le nostre fragilità e di tutte le nostre meschinità. Ma è precisamente attraverso le nostre contraddizioni, fragilità e meschinità che Lui vuole scrivere questa storia d’amore. Ha abbracciato il figlio prodigo, ha abbracciato Pietro dopo i suoi rinnegamenti e ci abbraccia sempre, sempre, sempre dopo le nostre cadute aiutandoci ad alzarci e a rimetterci in piedi. Perché la vera caduta – attenzione a questo – la vera caduta, quella che può rovinarci la vita, è rimanere a terra e non lasciarsi aiutare». 123. Guarda le braccia aperte di Cristo crocifisso, lasciati salvare sempre nuovamente. E quando ti avvicini per confessare i tuoi peccati, credi fermamente nella sua misericordia che ti libera dalla colpa. Contempla il suo sangue versato con tanto affetto e lasciati purificare da esso. Così potrai rinascere sempre di nuovo. Devi avere fiducia nel «ricordo di Dio: la sua memoria non è un “disco rigido” che registra e archivia tutti i nostri dati, la sua memoria è un cuore tenero di compassione, che gioisce nel cancellare definitivamente ogni nostra traccia di male».[63] Non vuole tenere il conto dei tuoi errori e, in ogni caso, ti aiuterà ad imparare qualcosa anche dalle tue cadute. Perché ti ama. [...] 39
CRISTO TI SALVA TESTO EVANGELICO Dal Vangelo secondo Matteo 14,22-33 Subito dopo costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull’altra riva, finché non avesse congedato la folla. Congedata la folla, salì sul monte, in disparte, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava lassù, da solo. La barca intanto distava già molte miglia da terra ed era agitata dalle onde: il vento infatti era contrario. Sul finire della notte egli andò verso di loro camminando sul mare. Vedendolo camminare sul mare, i discepoli furono sconvolti e dissero: «È un fantasma!» e gridarono dalla paura. Ma subito Gesù parlò loro dicendo: «Coraggio, sono io, non abbiate paura!». Pietro allora gli rispose:«Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!». Pietro scese dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andò verso Gesù. Ma, vedendo che il vento era forte, s’impaurì e, cominciando ad affondare, gridò: «Signore, salvami!». E subito Gesù tese la mano, lo afferrò e gli disse: «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?». Appena saliti sulla barca, il vento cessò. Quelli che erano sulla barca si prostrarono davanti a lui, dicendo: «Davvero tu sei Figlio di Dio!». TESTO MAGISTERIALE | Papa Francesco, Udienza generale del 19 febbraio 2014 Attraverso i Sacramenti dell’iniziazione cristiana, il Battesimo, la Confermazione e l’Eucaristia, l’uomo riceve la vita nuova in Cristo. Ora, tutti lo sappiamo, noi portiamo questa vita «in vasi di creta» (2 Cor 4,7), siamo ancora sottomessi alla tentazione, alla sofferenza, alla morte e, a causa del peccato, possiamo persino perdere la nuova vita. Per questo il Signore Gesù ha voluto che la Chiesa continui la sua opera di salvezza anche verso le proprie membra, in particolare con il Sacramento della Riconciliazione 40
CRISTO TI SALVA e quello dell’Unzione degli infermi, che possono essere uniti sotto il nome di «Sacramenti di guarigione». Il Sacramento della Riconciliazione è un Sacramento di guarigione. Quando io vado a confessarmi è per guarirmi, guarirmi l’anima, guarirmi il cuore e qualcosa che ho fatto che non va bene. L’iconabiblica che li esprime al meglio, nel loro profondo legame, è l’episodio del perdono e della guarigione del paralitico, dove il Signore Gesù si rivela allo stesso tempo medico delle anime e dei corpi (cfr Mc 2,1-12 // Mt 9,1-8; Lc 5,17-26).[…] Cari amici, celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre. Ricordiamo quella bella, bella parabola del figlio che se n’è andato da casa sua con i soldi dell’eredità; ha sprecato tutti i soldi, e poi, quando non aveva più niente, ha deciso di tornare a casa, non come figlio, ma come servo. Tanta colpa aveva nel suo cuore e tanta vergogna. La sorpresa è stata che quando incominciò a parlare, a chiedere perdono, il padre non lo lasciò parlare, lo abbracciò, lo baciò e fece festa. Ma io vi dico: ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa! Andiamo avanti su questa strada. Che Dio vi benedica! Lettera Enciclica Laudato si’ | Papa Francesco 236. Nell’Eucaristia il creato trova la sua maggiore elevazione. La grazia, che tende a manifestarsi in modo sensibile, raggiunge un’espressione meravigliosa quando Dio stesso, fatto uomo, arriva a farsi mangiare dalla sua creatura. Il Signore, al culmine del mistero dell’Incarnazione, volle raggiungere la nostra intimità attraverso un frammento di materia. Non dall’alto, ma da dentro, affinché nel nostro stesso mondo potessimo incontrare Lui. Nell’Eucaristia è già realizzata lapienezza, ed è il centro vitale dell’universo, il centro traboccante di amore e di vita inesauribile. 41
CRISTO TI SALVA Unito al Figlio incarnato, presente nell’Eucaristia, tutto il cosmo rende grazie a Dio. In effetti l’Eucaristia è di per sé un atto di amore cosmico: «Sì, cosmico! Perché anche quando viene celebrata sul piccolo altare di una chiesa di campagna, l’Eucaristia è sempre celebrata, in certo senso, sull’altare del mondo». L’Eucaristia unisce il cielo e la terra, abbraccia e penetra tutto il creato. Il mondo, che è uscito dalle mani di Dio, ritorna a Lui in gioiosa e piena adorazione: nel Pane eucaristico «la creazione è protesa verso la divinizzazione, verso le sante nozze, verso l’unificazione con il Creatore stesso». Perciò l’Eucaristia è anche fonte di luce e di motivazione per le nostre preoccupazioni per l’ambiente, e ci orienta ad essere custodi di tutto il creato. Senti il bisogno di rivivere la gioia del primo incontro con Gesù? Quando e come potresti riviverla? IMMAGINE e/o CANZONE EL CRISTO DE LA MANO TENDIDA (Chiesa di San Xoàn de Furelos, Spagna) Questo Crocefisso, che non è molto grande (è alto all’incirca 50cm), è davvero unico. Il Cristo infatti è attaccato alla croce con due soli chiodi: uno che fissa la mano sinistra e l’altro i piedi. La sua mano destra, invece, è libera ed è tesa verso di te, che lo osservi dal basso, come se si aspettasse che tu la prendessi. 42
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