Dall'11 settembre al 15 dicembre 2019, la Sala dei Ducali del Castello Sforzesco di Milano accoglie la mostra "Intorno a Leonardo"
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Dall’11 settembre al 15 dicembre 2019, la Sala dei Ducali del Castello Sforzesco di Milano accoglie la mostra “Intorno a Leonardo” L’esposizione, curata da Giovanna Mori e Alessia Alberti, frutto della collaborazione fra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana e il Castello Sforzesco, si concentra sulla fortuna e la diffusione di alcune invenzioni grafiche di Leonardo da Vinci, e s’inserisce all’interno del programma di “Leonardo mai visto” che racchiude tutte le iniziative organizzate al Castello Sforzesco, in occasione delle celebrazioni dei 500 anni della morte del genio toscano. La rassegna presenta nove preziose e rare opere grafiche, realizzate tra gli anni novanta del Quattrocento e la fine del Cinquecento, in grado di raccontare il successo dei soggetti trattati da Leonardo, che hanno lasciato significative tracce nel lavoro di artisti della sua cerchia e per tutti i secoli successivi, provenienti da istituzioni milanesi quali la Veneranda Biblioteca Ambrosiana, la Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli” e il Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco. Il percorso prende l’avvio dalla Testa di Leda (circa 1504-1506), disegno appartenente alle collezioni civiche del Castello Sforzesco. Il foglio, un autografo di Leonardo, successivamente ritoccato dagli allievi, è uno studio a matita rossa che fissa l’immagine del volto della mitica Leda, per amore della quale Giove si trasformò in cigno e dalla cui unione nacquero i Dioscuri, quindi prosegue con tre tavole dei cosiddetti “nodi vinciani”, motivi decorativi incisi a bulino partendo dalle invenzioni di Leonardo, realizzati nell’ambito della sua bottega verso la metà degli anni novanta del
Quattrocento e oggi conosciuti in pochissimi esemplari. La serie completa dei sei “nodi vinciani” è conservata nelle collezioni della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano. Le raffinate opere grafiche sui giochi di intrecci potranno essere particolarmente apprezzate dal pubblico proveniente dalla vicina Sala delle Asse, dove attraverso lo spettacolo di luci e proiezioni virtuali sono messe proprio in evidenza le geometrie formate dai nodi che si intrecciano ai rami di gelso, l’albero che celebrava la sapienza politica di Ludovico il Moro.
Peculiari di Leonardo sono, inoltre, le “teste di carattere”, e molto significativo fu l’influsso di queste nella ritrattistica degli artisti del suo tempo. Nel percorso si incontrano un suggestivo disegno con due teste grottesche – inedito, già attribuito all’incisore originario di Praga, Wenzeslaus Hollar (1607-1677) ma forse opera di fine Cinquecento – e uno studio a matita nera di Giovanni Agostino da Lodi (1500-1519 circa), con una testa maschile barbuta,
fortemente evocativa delle ricerche sulle espressioni dei volti nel Cenacolo in Santa Maria delle Grazie. La mostra si conclude con un focus sul motivo del cavallo, qui documentato attraverso tre rarissimi bulini, su carte filigranate, realizzati fra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento nell’ambito di Giovanni Antonio da Brescia (attivo tra la fine XV e il primo quarto del XVI secolo). I fogli raffigurano studi di cavalli per monumenti equestri associabili con tutta probabilità ai progetti per Francesco Sforza e Gian Giacomo Trivulzio. “Intorno a Leonardo” fa parte del palinsesto “Milano Leonardo 500”, promosso dal Comune di Milano | Cultura in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo da Vinci. Grande successo per “Imaginarium – in mostra vent’anni di lavoro teatrale dei fratelli Forman” a Palazzo delle Arti Beltrani Imaginarium è la grande mostra auto-antologica progettata per riunire in un’unica e stupefacente macchina espositiva vent’anni del lavoro teatrale dei fratelli Forman, concepita con la stessa immaginazione fuori misura e la stessa cura artigianale di ogni loro spettacolo, questa esposizione è insieme una mostra antologica rigorosa ed un gigantesco percorso-gioco, ricco di sorprese e strabordante di dettagli
poetici. Un allestimento iconico che celebra, da “Obludárium” a “Dead Town”, la storia e la straordinaria carriera dell’ultimo esempio di artigianato teatrale al mondo, quello dei fratelli Forman e della loro compagnia. Palazzo delle Arti Beltrani a Trani (BT) si conferma un Centro Culturale Polifunzionale attrattivo per turisti e autoctoni. Da tutto il mondo per visitare Imaginarium, la mostra dei fratelli Forman, allestita dal 16 luglio al 6 settembre in uno dei più bei palazzi nobiliari della Perla dell’Adriatico. In controtendenza rispetto ai dati diffusi recentemente dal maggior quotidiano economico italiano, il Sole 24 Ore, nella sua classifica “Indice del tempo libero” (riferibili però al 2018), funzionale a quel che sarà poi il noto report “Qualità della vita 2019”, che colloca proprio la provincia BAT al 97° posto su 107 province, i dati sui visitatori della Mostra Imaginarium a Palazzo delle Arti Beltrani di Trani sono invece incoraggianti. Si conclama così un trend assolutamente positivo iniziato con la gestione di Niki Battaglia che ha mirato a riempire di contenuti importanti il Centro Culturale Polifunzionale del Palazzo Beltrani. Sia autoctoni della sesta provincia pugliese, sia turisti hanno visitato l’iconica mostra-labirinto Imaginarium dei fratelli Forman. Il 43% dei visitatori è della sesta provincia pugliese, la BAT; il 15% proviene da fuori provincia; il 24% sono visitatori da fuori regione e il 18% sono stranieri, per un totale di turisti pari al 42%. Un altro dato importante viene poi registrato rispetto al numero dei Paesi di provenienza dei visitatori stranieri, ben
19: Francia, Svizzera, USA, Russia, Olanda, Inghilterra, Svezia, Spagna, Polonia, Germania, Austria, Lettonia, Romania, Australia, Repubblica Ceca, Ucraina, Turchia, Belgio, Egitto. La mostra internazionale Imaginarium, unica tappa in Italia, che celebra la storia e la straordinaria e ventennale carriera dei fratelli Forman e della loro compagnia, rappresentanti dell’ultimo esempio di artigianato teatrale al mondo, sarà visitabile sino a venerdì 6 settembre per poi essere allestita in Repubblica Ceca, Paese di provenienza dei gemelli Petr e Matěj Forman. Regista uno e scenografo l’altro, figli del grande cineasta ceco Miloš Forman, più volte premio Oscar e noti al pubblico pugliese per essere stati protagonisti di due edizioni del Festival internazionale Castel dei Mondi di Andria con gli spettacoli “Obludárium” e “Dead Town”, i fratelli Forman, ancora per una settimana, ci faranno immergere nel dedalo immaginifico del loro mondo fantastico, un viaggio onirico con straordinarie installazioni interattive, ardite soluzioni scenografiche, affascinanti macchine teatrali ed animali fantastici. Una vera e propria scatola delle meraviglie insomma sospesa tra gioco e magia. Proprio la squadra ben rodata del Festival internazionale Castel dei Mondi con, tra gli altri, Riccardo Carbutti, curatore della mostra per l’Italia, e il direttore di produzione della mostra per l’Italia Francesco Fisfola, ha consentito di portare la prestigiosa esposizione a Trani, accolta con grande entusiasmo dalle amministrazioni comunali di Trani e Andria, nelle persone del Sindaco di Trani Amedeo Bottaro e del Commissario prefettizio di Andria, dott. Gaetano Tufariello, oltre che dal gestore del Centro Culturale Polifunzionale Palazzo delle Arti Beltrani, Niki Battaglia. Una scommessa vinta, dunque, anche per i soggetti istituzionali che la supportano. La mostra, in prima assoluta in Italia, è stata voluta e interamente finanziata dalla Regione Puglia-Dipartimento Turismo, Economia della Cultura e Valorizzazione del Territorio, diretto dal dott. Aldo Patruno,
e dal Teatro Pubblico Pugliese, diretto dal dott. Sante Levante, con i patrocini di Città di Trani, Città di Andria, Ambasciata della Repubblica Ceca, Ufficio culturale Centro Studi Ceco, Festival Internazionale Castel dei Mondi-Città di Andria, Palazzo delle Arti Beltrani, in collaborazione con Associazione Delle Arti e l’Associazione culturale MaleArti. A Palazzo Morando in mostra la Milano Anni 60 – Storia di un decennio irripetibile, dal miracolo economico a piazza Fontana Dal 6 novembre 2019 al 9 febbraio 2020, Palazzo Morando,Costume Moda Immagine di Milano (via Sant’Andrea 6) ospita la mostra Milano Anni 60 che ripercorre la storia di un decennio irripetibile che ha consacrato il capoluogo lombardo come una delle capitali mondiali della creatività in grado di assumere il ruolo di guida morale ed economica del Paese. Spinta dal boom economico, Milano si trovò improvvisamente a vivere un irrefrenabile fermento culturale, caratterizzato da una forza progettuale senza precedenti e dalla voglia di lasciarsi alle spalle in maniera definitiva gli orrori della guerra. L’esposizione ripercorre quella stagione di grande splendore, vissuta dal capoluogo lombardo, caratterizzata da un irrefrenabile fermento creativo, da una forza progettuale senza precedenti e dalla voglia di lasciarsi alle spalle in
maniera definitiva gli orrori della guerra, che prese avvio con la costruzione dei primi grattacieli e si arrestò bruscamente il 12 dicembre 1969 con l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. In mostra, fotografie, manifesti, riviste, arredi, oggetti di design e molto altro ancora, che faranno rivivere l’atmosfera di quell’epoca. Alla mostra, con il patrocinio della Polizia di Stato e della Regione Lombardia, hanno collaborato il Comune di Milano | Cultura, Direzione Musei Storici e la Questura di Milano. La grande stagione della musica a Milano si inaugura con il concerto di Billie Holiday del 1958 allo Smeraldo e proseguirà felicemente con tutti i grandi del Jazz da Duke Ellington a Thelonius Monk fino a Chet Baker e Gerry Mulligan che a Milano erano di casa. Anche la musica leggera conosce un periodo d’oro con il concerto dei Beatles al Vigorelli del 1965 e dei Rolling Stones al Palalido del 1967, che suggellano il ruolo di Milano come città moderna e pronta ad accogliere i più grandi protagonisti della musica pop e rock d’oltremanica e d’oltreoceano. Sono anni di grande fervore artistico con l’opera di Lucio Fontana e Piero Manzoni, di pietre miliari del design italiano quali Marco Zanuso, Bruno Munari, Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Bob Noorda e di grandi esponenti della fotografia quali Roberto Polillo, Carlo Orsi, Uliano Lucas, Gianni Greguoli, Fedele Toscani, Fabrizio Garghetti, Giorgio Lotti, Emilio Frisia, Cesare Colombo, Ernesto Fantozzi, Paolo Monti, Silvestre Loconsolo, Piero Raffaelli, di intensa vita notturna dei locali del jazz con Giorgio Gaber ed Enzo Jannacci. Questi sono solo alcuni dei protagonisti della scena milanese che contribuirono all’incanto di quel decennio. Un sogno da cui la città si svegliò bruscamente, il 12 dicembre 1969, con l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana.
Curata da Stefano Galli, realizzata in collaborazione con il Comune di Milano | Cultura, Direzione Musei Storici e con la Questura di Milano, organizzata da MilanoinMostra con il patrocinio della Polizia di Stato e della Regione Lombardia, la rassegna presenta fotografie, manifesti, riviste, arredi, oggetti di design e molto altro ancora, che faranno rivivere l’atmosfera di quell’epoca. Il percorso espositivo, diviso in sezioni, si apre con le immagini della nuova Milano, il cui volto si modifica grazie alle nuove costruzioni, come il Pirellone, la Torre Velasca, la Torre dei servizi tecnici comunali, il Centro direzionale, la Torre Galfa ma anche la nascita dei quartieri periferici, tra i quali spiccano Quarto Oggiaro, Olmi, Gallaratese, Gratosoglio, Comasina, quest’ultimo iniziato nel 1953 e ultimato nel 1960, il più importante intervento edilizio in quegli anni in Italia con i suoi 11.000 vani e 83 palazzi.
Fotografie e riviste dell’epoca documentano il boom economico, con la realizzazione delle tangenziali milanesi, del tratto Milano-Piacenza dell’autostrada A1, infrastrutture che portarono una più rapida circolazione delle merci con una maggiore crescita delle aziende; celebri nomi della grafica pubblicitaria furono chiamati a ripensare i brand delle nuove e rinnovate realtà aziendali, a partire dal fondamentale progetto di Franco Albini e Bob Noorda per la Metropolitana Milanese. Numerosi sono gli oggetti che aiutano a rievocare la grande stagione del design, con maestri del calibro di Bruno Munari, Marco Zanuso, Vico Magistretti, Enzo Mari, Achille Castiglioni, Sambonet, Joe Colombo, Gio Ponti. Si racconta la storia delle aziende milanesi coinvolte in questa clamorosa stagione. Tra tutte Brionvega, Cassina, Zanotta, Kartell, Tecno, Fontana Arte, Artemide, Flos, Arflex e Danese. Anche il mondo della cultura, delle gallerie d’arte e del cabaret visse un periodo di grande spolvero. E naturalmente la musica, in particolare il jazz, che trovò casa in numerosi club sparsi per la città, come la Taverna Mexico, dove si esibirono i migliori esponenti di questo genere. Già alla fine degli anni Cinquanta, Milano divenne anche un luogo apprezzato dove organizzare concerti memorabili, come quelli di Billie Holiday allo Smeraldo, dei Beatles al Vigorelli, dei Rolling Stones al Palalido, di Jimi Hendrix al Piper, ma fu anche il palcoscenico che vide affermarsi artisti quali Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Adriano Celentano, Patty Pravo. La fine degli anni 60 segnò poi la nascita della contestazione, dalle rivolte studentesche negli atenei, sfociate nelle occupazioni della Statale e della Cattolica, ai picchetti nelle fabbriche e agli scioperi. Chiude la mostra la sezione dedicata a piazza Fontana e alla
fine del sogno, con le fotografie della strage e dei funerali, accompagnate da documenti e alcuni oggetti legati a questo tragico avvenimento alla cui ricerca e selezione, presso gli archivi della Polizia di Stato e non solo, ha collaborato la Questura di Milano. “MILANO ANNI 60” a Palazzo Morando, Costume Moda Immagine è il nuovo appuntamento espositivo di un percorso iniziato con Milano tra le due guerre. Alla scoperta della città dei Navigli attraverso le fotografie di Arnaldo Chierichetti (2013) e proseguito con Milano, città d’acqua (2015) e Milano, storia di una rinascita. 1943-1953 dai bombardamenti alla ricostruzione (2016), Milano e la mala (2017) e Milano e il Cinema (2018). Un viaggio a tappe nella storia di una città, attraverso le sue specificità, le vicende sociali, le tante iniziative culturali e imprenditoriali che ne hanno cambiato radicalmente il volto. Dal 21 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 alla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia un’insolita quanto preziosa esposizione del XV secolo dal titolo L’Autunno
del Medioevo Dal 21 settembre 2019 al 6 gennaio 2020 la Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia ospita un’insolita quanto preziosa esposizione che documenta uno spaccato della cultura figurativa perugina, e non solo, del XV secolo.Sono un nuovo Blocco di testo, pronto per il tuo contenuto. La mostra, dal titolo L’Autunno del Medioevo in Umbria. Cofani nuziali in gesso dorato e una bottega perugina dimenticata, curata da Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi, raccoglie cassoni o cofani nuziali, raffinati elementi di arredo in uso nelle dimore rinascimentali italiane, rari frammenti della vita privata delle ricche famiglie che li avevano commissionati. Solo pochi esemplari sono giunti fino ai giorni nostri: l’esposizione diviene, così, l’occasione per radunare e mettere a confronto i pezzi, facendo conoscere un aspetto inedito, intensamente profano, dell’arredo di lusso domestico nel pieno Quattrocento. I cassoni nuziali, antenati della moderna cassapanca, venivano costruiti sempre in coppia ed erano destinati a contenere il corredo delle spose di famiglie nobili e borghesi. Al momento dell’insediamento della donna nella casa del marito, o domumductio, venivano trasportati nella camera matrimoniale e lì conservati. Il coperchio, i fianchi e il retro erano raramente decorati, mentre assai più spesso gli ornamenti si concentravano sulla faccia anteriore: in pittura, in intaglio, in gesso dorato (talvolta chiamato pastiglia) o utilizzando più tecniche insieme, erano composti secondo moduli che tendono a differenziarsi tra regione e regione e che rivelano spesso la provenienza da una precisa area geografica. Vari anche i temi raffigurati, dai semplici motivi animali o vegetali, ripetuti talvolta in modo seriale, alle vere e proprie narrazioni, cortei e feste nuziali, ma anche episodi tratti dalla mitologia e dalla storia greca e romana, dalla
Bibbia, dai romanzi medievali, scelti perlopiù tra quanti meglio richiamavano le virtù tipiche della vita matrimoniale e ne condannavano i vizi. Della decorazione facevano spesso parte gli stemmi delle famiglie degli sposi, generalmente secondo le regole dell’araldica che ponevano l’arma dell’uomo alla sinistra dell’osservatore, quella della donna alla destra: è proprio lo studio di questi dettagli a permettere oggi di ricondurre opere erratiche al loro originario contesto di provenienza, nei casi più fortunati addirittura a un preciso matrimonio e quindi a una cronologia sicura. In mostra, oltre ad esemplari di cassoni nuziali completi e di fronti decorati in gesso dorato, provenienti dalle principali collezioni d’arte italiane ed europee quali la Galleria Nazionale delle Marche, lo Städel Museum di Francoforte, il Muzeum Narodowe di Varsavia e il Victoria & Albert Museum di Londra, sarà presente anche un nucleo di dipinti ascrivibili alla stessa bottega, il cui responsabile può essere forse identificato con la personalità, a oggi poco nota, di Giovanni di Tommasino Crivelli. Per poter meglio contestualizzare la figura poliedrica di questo artista verranno esposte inoltre alcune opere che ben testimoniano la cultura tardogotica che si respirava ancora a Perugia nei primi decenni del Quattrocento, in primis la Madonna con il Bambino e angeli di Gentile da Fabriano, e le opere di pittori a lui coevi come il perugino Benedetto Bonfigli. Si offre, così, uno spaccato della cultura figurativa perugina in un momento delicato di transizione, dove artefici tenacemente nostalgici della civiltà degli ori tardogotici convissero con altri diversamente aperti alla nuova lingua dell’Angelico e di Filippo Lippi, come Benedetto Bonfigli e Bartolomeo Caporali. Giovanni di Tommasino Crivelli è documentato, nel 1442, a fianco del Bonfigli, con le cui opere giovanili condivise il caldo cromatismo, il modo di dipingere filamentoso e vibrante, ma diversamente dal quale non si schiuse mai ad una dimensione
rinascimentale, rimanendo sempre nostalgico dei valori intimamente gotici di un’arte analitica e preziosa, congeniali del resto alla manifattura speciale dei cofani istoriati, modellati a pennello col tenue rilievo del gesso, sfavillanti per il gioco minuto delle incisioni sull’estensiva lamina dorata, interrotta da sprazzi cromatici. L’élite cittadina si rispecchiò in questi manufatti, in cui esplodeva la dimensione festosa dei cortei musicanti e dei carri nuziali, o si mettevano in scena episodi memorabili di virtù femminili, come la storia truce, poi vendicata, di Lucrezia – opera conservata alla Galleria Nazionale dell’Umbria -, o di virtù materne, come la vicenda del Giudizio di Salomone. Crivelli si fece interprete della stessa identità cittadina, ambientando nella sala delle Udienze del Collegio della Mercanzia, dentro al Palazzo dei Priori, due scene dell’Annunciazione, nella tavoletta del Musée Jacquemart André di Parigi (probabilmente del 1440), che in calce presentava i ritratti dei dieci Priori e del notaio ser Cipriano di Gualtiero, inginocchiati in preghiera, e in quella successiva del Musée du Petit Palais di Avignone, al centro di un trittico nelle cui ante, da poco identificate e acquisite dal museo francese, sono raffigurati San Francesco ai piedi della Croce e San Giovanni Battista. Nella descrizione degli intagli fioriti dei capitelli e degli archi, del rivestimento ligneo a lacunari, delle stoffe damascate e di altri oggetti sparsi, nelle graniture dei ramages a foglie carnose del fondo si accende l’ultimo bagliore del gotico internazionale e di un gusto polimaterico, coerente con la versatilità di questo singolare e dimenticato artista. Il catalogo, Silvana Editoriale, è curato da Andrea De Marchi e Matteo Mazzalupi e presenterà, oltre i saggi dei curatori, i testi di Chiara Guerzi, Veruska Picchiarelli, Alessandra Tiroli, Gaia Ravalli ed Emanuele Zappasodi. Per avvicinare il pubblico dei più piccoli a questo affascinante argomento, la Galleria Nazionale dell’Umbria
pubblicherà un racconto per bambini, scritto da Cristiana Minelli e illustrato da Bimba Landmann, per i tipi di Aguaplano. Palazzina dei Giardini di Modena – dal 13 settembre al 17 novembre 2019, la personale di Vittorio Guida (Napoli, 1957), dal titolo Where are we now? Volumi I e II, Anche quest’anno, Fondazione Modena Arti Visive rinsalda la collaborazione con il festivalfilosofia, con la proposta di una serie di mostre realizzate ad hoc sul tema dell’edizione 2019, Persona. Tra queste, alla Palazzina dei Giardini di Modena è in programma dal 13 settembre al 17 novembre 2019, la personale di Vittorio Guida (Napoli, 1957), dal titolo Where are we now? Volumi I e II, nella quale l’artista napoletano racconta attraverso una serie di opere – 2 video, 6 foto, 1 installazione scultorea – il mondo contemporaneo con un linguaggio universale, interrogandosi su ciò che siamo oggi o, meglio, su “dove” siamo oggi, in che mondo, in che cultura, in che relazioni, in che spazio. Quello che ne risulta è il ritratto di una società che sta perdendo il senso della comunità, dominata dalla paura, dal rancore e dall’ostilità.
Vittorio Guida è un fotografo che ha lavorato in diversi ambiti e realizzato immagini in numerose parti del mondo, con particolare attenzione nei confronti di due aree considerate centrali per il futuro sviluppo del pianeta: la Cina e l’Africa. Il percorso espositivo si apre con l’installazione scultorea che presenta un esercito di statuine di Mao Zedong rappresentato come “gatto della fortuna” (in cinese Zhao Cai Mao, con evidente calembour). Vittorio Guida (Napoli, 1957) dopo il diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli sviluppa la passione per la fotografia, lavorando per case editrici, istituzioni, musei, gallerie, studi di architettura e agenzie pubblicitarie sia in Italia che all’estero. Negli stessi anni lavora anche come assistente alla regia per film e video pubblicitari. Nel 1991 si trasferisce a Parigi dove lavora come fotografo di scena nel film-documentario Le maître de lumière, diretto da Denis Guedj. Tornato in Italia, diviene il fotografo di Nessuno tocchi Caino, associazione per l’abolizione della pena di morte nel mondo. Nel 1996, insieme a Marcello Garofalo e Pietro Baldoni dirige il film Westmoreland Naples, selezionato per la 14° edizione del Festival Internazionale Cinema Giovani. Dopo diversi reportage in Burundi, Burkina Faso, Togo, Benin, Kenya, Qatar e Islanda, nel 2009 si è trasferito a Pechino dove partecipa più volte al Festival internazionale di fotografia Vision Beijing e nel 2011 presenta il suo progetto Polaroid stories al Pingyao International Photography Festival. Nel 2010 collabora con il Ministero della Cultura della Repubblica cinese per il libro Rebirth sulla ricostruzione dopo il terremoto del Sichuan. Nel 2014 partecipa a Napoli al Forum Universale della Cultura con la mostra Where Are We Now? Vol.1, presentata anche nel 2015 alla terza edizione degli International Photography Days a Izmir, all’MSC Arts Festival di Oxford e nel 2016 al Siena Art Photo Travel.
Le due serie fotografiche vedono, invece, protagonisti un robot di ultima generazione, capace di movimenti autonomi grazie a una rete neuronale artificiale, e un grillo “metallizzato”, insetto tenuto comunemente in cattività in Cina come animale da compagnia o da combattimento. Il dialogo a distanza tra esse tocca numerosi temi tra cui quelli dello sviluppo della personalità e della libertà individuale. I due video Where are we now? Volume 1 e Volume 2 (di cui il secondo inedito e prodotto appositamente per questa mostra) costituiscono un insieme magmatico di immagini che non obbediscono a regole di unità stilistica ma fanno coesistere temi e generi, colore e bianco e nero, fotografia diretta e montaggi digitali, rispecchiando la liquidità del mondo contemporaneo. Nel loro succedersi le immagini a poco a poco perdono il contatto con la realtà che le ha originate per restare solo immagini, bozze per una sceneggiatura o frammenti di un enorme e disordinato archivio. “La lingua usata da Vittorio Guida – evidenzia Daniele Pittèri, Direttore Fondazione Modena Arti Visive – è una straordinaria ed efficacissima sintesi di primitivo e digitale, di pulsioni ancestrali mixate con le proiezioni, le paure, le speranze e le “ansietà” provocate e indotte da un futuro che ha smesso di essere tale perché vive sottotraccia e pienamente nella quotidianità”. “R-Nord” del fotografo Tommaso Mori – In mostra dal
13 settembre al 17 novembre 2019, Chiesa di San Nicolò ad AGO Modena Fabbriche Culturali Anche quest’anno, Fondazione Modena Arti Visive rinsalda la collaborazione con il festivalfilosofia, con la proposta di una serie di mostre realizzate ad hoc sul tema dell’edizione 2019, Persona. Tra queste, dal 13 settembre al 17 novembre 2019, nello spazio rinnovato della Chiesa di San Nicolò ad AGO Modena Fabbriche Culturali, la mostra R-Nord del fotografo Tommaso Mori (Modena, 1988), uno dei vincitori della Call for Projects ABITARE, committenza pubblica rivolta a fotografi under 35, realizzata dal Museo di Fotografia Contemporanea e dalla Triennale di Milano, con il sostegno della Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo. L’esposizione, curata da Matteo Balduzzi, in collaborazione con il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano – Cinisello Balsamo, mostra gli esiti dell’indagine che Tommaso Mori ha realizzato sul complesso residenziale R-Nord di Modena. Nel corso di un’intera giornata, Mori ha scattato un ritratto a oltre 200 abitanti del quartiere, che lo hanno personalizzato sovrapponendo a esso immagini e documenti d’archivio (articoli, documenti, progetti architettonici e urbanistici originali), proposti dall’artista. La tecnica utilizzata per stampare i ritratti rappresenta un anello di congiunzione tra un antico processo fotografico (cianotipia) e un metodo di stampa di disegni architettonici (blueprint). Di questi ritratti sono state realizzate due serie di stampe,
entrambe in copia unica. Una di queste fu esposta in tempo reale nel quartiere, dando vita a una mostra collettiva e, successivamente, restituita a ogni persona. L’altra fu utilizzata per un’installazione alla Triennale di Milano e poi consegnata al Museo di Fotografia Contemporanea per la sua collezione. La Fondazione Modena Arti Visive ripropone l’intera installazione composta da 209 immagini cianotipiche (20×20 cm) incorniciate, accompagnata da un video che testimonia lo svolgimento dell’evento e da materiale documentario stampato su lucidi e proiettato mediante due lavagne luminose. Tommaso Mori (1988, Modena) si è laureato in Scienze della Comunicazione all’Università di Modena e Reggio Emilia e diplomato in fotografia al C.F.P. Bauer di Milano. La sua ricerca fonde pratiche di arte partecipata, esistenzialismo e approcci relazionali. Ha partecipato a esposizioni in Italia e all’estero, tra cui Abitanti. Sette sguardi sull’Italia di oggi, La Triennale, Milano (2018); Premio Francesco Fabbri per la Fotografia Contemporanea, Pieve di Soligo (2018); Onward Compé 16, Project Basho Gallery, Philadelphia (2016); Festival Circulation(s), Centquatre, Parigi (2015); BJCEM Mediterranea 17, Fabbrica del Vapore, Milano (2015); UNSEEN Photo Fair, Amsterdam (2014); Giovane Fotografia Italiana #03, Fotografia Europea Reggio Emilia (2014) Sue opere sono conservate presso il Museo di Fotografia Contemporanea di Milano -Cinisello Balsamo. FONDAZIONE MODENA ARTI VISIVE è un’istituzione dedicata alla presentazione e alla promozione dell’arte e delle culture visive contemporanee e comprende Galleria Civica di Modena, Fondazione Fotografia Modena e Museo della Figurina. Durante festivalfilosofia, la mostra osserverà un orario di apertura prolungato: venerdì dalle 9.00 alle 23.00, sabato dalle 9.00 alle 24.00, domenica dalle 9.00 alle 21.00
Nuova tappa del percorso “Un Tuffo nel Blu” presso il Parco Archeologico di Paestum Il sito di Paestum ha ospitato un gruppo di giovani adulti del centro per la Vita Indipendente “My Life, nell’ambito delle attività di fruizione museale programmate dall’associazione Cilento4all che ha sottoscritto con il Parco, circa un anno fa, un accordo di convenzione finalizzato a realizzare visite museali per persone con disturbo dello spettro autistico e\o con disabilità cognitiva e che per l’attività di valutazione e monitoraggio prevede la collaborazione del Dipartimento di Scienze Motorie e del Benessere (DiSMeB) dell’Università degli Studi di Napoli “Parthenope” da sempre impegnato nella promozione di iniziative che mirano all’inclusione sociale soprattutto per persone con disabilità e, in generale, con bisogni speciali. Nella visita che si è svolta ieri, gli “ospiti speciali”, accompagnati dagli operatori di Cilento4all e con il supporto del personale di accoglienza del Parco, hanno potuto vivere l’emozione del Museo e dei suoi depositi in un tour loro dedicato animato da laboratori interattivi ed inclusivi che ha visto il coinvolgimento di tutti i partecipanti alla visita. “Questo pomeriggio abbiamo potuto attuare nuove tecniche di animazione e di coinvolgimento per la fruizione museale per tutti, cogliendo la partecipazione attiva dei partecipanti che hanno vissuto il tour dei depositi come un laboratorio continuo delle emozioni e sensazioni suscitate dall’incontro con la storia e l’archeologia” – dichiara Giovanni Minucci, responsabile di Cilento4all.
Il Museo di Paestum prosegue dunque nel percorso di apertura a nuovi pubblici proponendo servizi personalizzati in base ai bisogni di ciascun visitatore in una logica di accessibilità e fruizione per tutti del suo patrimonio. “L’ampliamento dell’accessibilità continua ad essere una nostra priorità – afferma il direttore Zuchtriegel – con i lavori PON che interessano l’area archeologica saranno perfezionati tutti i percorsi in battuto facilitato per una fruizione allargata dell’area archeologica; anche la cartellonistica a supporto della visita è stata concepita nell’ottica di una utenza ampliata. Intanto in questi giorni si stanno svolgendo i lavori di riqualificazione dell’ingresso di Porta Principale con l’eliminazione di tutti gli ostacoli fisici all’accessibilità”. Steve McCurry, uno dei fotografi più celebrati a livello internazionale – 13 settembre 2019, 6 gennaio 2020 – Sala Mostre delle Gallerie Estensi di Modena Una gran bella esposizione quella promossa dalle Gallerie Estensi di Modena. Organizzata da Civita Mostre e Musei, curata da Biba Giacchetti, con i contributi letterari dello scrittore Roberto Cotroneo, presenta 70 immagini, dedicate alla passione universale per la lettura, realizzate dall’artista americano (Philadelphia, 1950) in quarant’anni di
carriera e che comprendono la serie che egli stesso ha riunito in un volume, pubblicato come omaggio al grande fotografo ungherese André Kertész, uno dei suoi maestri. Gli scatti ritraggono persone di tutto il mondo, assorte nell’atto intimo di leggere, còlte dall’obiettivo di McCurry che testimoniano la sua capacità di trasportarle in mondi immaginati, nei ricordi, nel presente, nel passato e nel futuro e nella mente dell’uomo. I contesti sono i più vari, dai luoghi di preghiera in Turchia, alle strade dei mercati in Italia, dai rumori dell’India ai silenzi dell’Asia orientale, dall’Afghanistan a Cuba, dall’Africa agli Stati Uniti. Sono immagini che documentano momenti di quiete durante i quali le persone si immergono nei libri, nei giornali, nelle riviste. Giovani o anziani, ricchi o poveri, religiosi o laici; per chiunque e dovunque c’è un momento per la lettura. In una sorta di percorso parallelo, le fotografie sono accompagnate da una serie di brani letterari scelti da Roberto Cotroneo. Un contrappunto di parole dedicate alla lettura che affiancano gli scatti di McCurry, coinvolgendo il visitatore in un rapporto intimo e diretto con la lettura e con le immagini. Anche l’allestimento, grazie a sei video con i consigli di McCurry sull’arte di fotografare, è pensato per valorizzare ulteriori contenuti della mostra. Il percorso è completato dalla sezione Leggere McCurry, dedicata ai libri pubblicati a partire dal 1985 con le foto di Steve McCurry, molti dei quali tradotti in varie lingue: ne sono esposti 15, alcuni ormai introvabili, insieme ai più recenti, tra cui il volume edito da Mondadori che ha ispirato la realizzazione di questa mostra. Tutti i libri sono accompagnati dalle foto utilizzate per le copertine, che sono spesso le icone che lo hanno reso celebre in tutto il mondo.
Alla 76ª Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia quest’anno tripudio di star Inizia con un ricco programma di appuntamenti la 76 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica che si svolgerà come tutti gli anni dal 28 agosto al 7 settembre al Lido di Venezia. Diversi importanti incontri, convegni, presentazioni, ad una Mostra che vuole favorire la conoscenza e la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, di spettacolo e di industria, con uno spirito di libertà e di dialogo. Ricco carnet quest’anno con un tripudio di star e di storie che riesce perfino a “rimettere insieme” due celebri ex coppie, Monica Bellucci e Vincent Cassel, ma anche Tom Cruise e Nicole Kidman, tre i film italiani in concorso per il Leone d’Oro contro Brad Pitt nello spazio in “Ad Astra”…Questo e molto altro è il Festival del Cinema di Venezia 2019. Ma ecco alcune chicche sul programma del Festival: I nomi dei divi internazionali: Brad Pitt, Johnny Depp, Robert Pattison, Jude Law, Kristen Stewart, Sharon Stone, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Liv Tyler, Roger Waters dei Pink Floyd, Tim Robbins, Margareth Qualley, Ethan Hawke, Penelope Cruz, Catherine Deneuve, Juliette Binoche, Scarlett Johansson, Laura Dern, Adam Driver, Gael Garcia Bernal, Gong Li, Harvey Keitel, Meryl Streep, Antonio Banderas, Gary Oldman
I divi italiani: Luca Marinelli, Valeria Golino, Toni Servillo, Massimiliano Gallo, Roberto De Francesco, Chiara Ferragni, Micaela Ramazzotti, Adriano Giannini, Claudio Santamaria, Gabriele Salvatores, Diego Abatantuono, Marcello Fonte, Silvio Orlando. I film in gara per l’Italia: “Martin Eden” di Pietro Marcello (il romanzo di Jack London a Napoli). “Il sindaco del Rione Sanità” di Mario Martone (il classico di Eduardo De Filippo oggi). “La mafia non è più quella di una volta” di Franco Maresco: la politica, la corruzione, il cinismo di Cinico tv. E poi tornano loro, Monica Bellucci e Vincent Cassel in coppia con Il film “Irreversible” di Gaspar Noé, rimontato in senso cronologico (era al contrario, nella versione originale). Venezia 2019 ripropone “Irreversible ” e “Eyes Wide Shut” con Nicole Kidman e Tom Cruise. Questi ultimi,vent’anni fa, portarono l’ultimo film di Stanley Kubrick al festival. Per le serie tv invece abbiamo: “000” di Stefano Sollima tratto dal libro di Roberto Saviano sul traffico internazionale di droga. “The New Pope” di Paolo Sorrentino con Jude Law, Sharon Stone e John Malkovich nel seguito di “The Young Pope”. I film più attesi? Secondo me il “Joker” di Todd Phillips, proposto nella versione più spaventosa di sempre con un Joaquin Phoenix dietro la maschera da paura! Dicono sia più dark degli ultimi Batman… Una delicata Kristen Stewart che racconta Jean Seberg in “Seberg”, Margot Robbie che fa Sharon Tate in “C’era una volta… a Hollywood” di Tarantino. “J’accuse” di Roman Polanski che racconta il caso Dreyfuss di fine 800′, “The Laundromat” di Steven Soderbergh, con Meryl Streep, Antonio Banderas, Gary Oldman che raccontano lo scandalo dei Panama Papers. Gong Li che fa la femme fatale Anni 40 in “Saturday Fiction”. Johnny Depp e Robert Pattinson in “Waiting for the Barbarians”,
tratto da Nobel per la Letteratura J.M.Coetzee… Scarlett Johansson e Adam Driver in “Marriage Story”: la fine dell’amore. Poi si gioca in casa con i nostrani Diego Abatantuono e Gabriele Salvatores che tornano in copia in “Tutto il mio folle amore”. Presidente di giuria sarà la regista argentina Lucrecia Martel, mentre i due Leoni d’Oro alla carriera saranno assegnati al regista spagnolo Pedro Almodóvar e all’attrice inglese Julie Andrews, che tutti ricordano se non altro per lo meno per l’interpretazione di Mary Poppins. Elenco dei film in concorso: La Verité di Kore-eda Hirokazu The Perfect Candidate di Haifaa Al-Mansour Om det oändliga di Roy Anderson Wasp Network di OlivierAssayas Marriage Story di Noah Baumbach con Scarlett Johansson e Adam Driver Guest of Honour di Atom Egoyan Ad Astra di James Gray con Brad Pitt e Tommy Lee Jones, Ruth Negga e Liv Tyler A herdade di Tiago Guedes Gloria mundi di Robert Guédiguian Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra, con Johnny Depp Ema di Pablo Larraìn con Gael Garcia Bernal Saturday Fiction di Lou Ye Martin Eden di Pietro Marcello
La mafia non è più quella di una volta di Maresco The painted bird di Vaclav Marhoul, con Udo Kier e Stellan Skarsgard Joker di Todd Phillips, con Joaquin Phoenix J’Accuse di Roman Polanski The Laundromat di Steven Soderbergh, con Meryl Streep, Gary Oldman e Antonio Banderas Babyteeth di Shannon Murphy Il sindaco del Rione Sanità di Mario Martone *Serie TV ZeroZeroZero di Stefano Sollima dal libro di Saviano The New Pope (episodi 2 e 7) di Paolo Sorrentino *Orizzonti: Pelikanblut di Katrin Gebbe Mes Jours de Gloire di Antoine De Bary Nevia di Nunzia De Stefano Moffie Hermanus Blanco en Blanco di Theo Court Zumiriki di Oskar Alegria Un fils di Mehd Bersaoui Hava, Mariam, Hayesha di Sahraa Karmi Rialto di Peter Mackie Burns Qiqiu (Balloon) di Pema Tseden
Sole di Carlo Cironi Atlantis di Valentin Vasyanovich Chola (Shadow of Water) di Sanal Kumar Madre di Rodrigo Sorogoyen The Criminal Man di Dmitri Mamuliya Revenir di Jessica Palud Giants Being Lonely di Grear Patterson Verdict di Raymund Ribay Gutierrez Just 6.5 di Saeed Roustaee *Fuori Concorso Roger Waters Us + Them I diari di Angela. Noi due cineasti. Parte Seconda Citizen K Citizen Rosi di Carolina Rosi e Didi Gnocchi The Kingmaker State Funeral di Sergei Loznitsa Colectiv di Alexander Nanau 45 secondi di risate di Tim Robbins Il pianeta in mare di Andre Segre No one left behind di Guillermo Arriaga e Electric Swan di Konstantina Kotzamani Irreversible di Gaspar Noé in versione integrale Seberg di Benedict Andrews con Kristen Stewart
Vivere di Francesca Archibugi Musul di Matthew Michael Carnahan Adults in the Room di Costa-Gavras dal libro di Varoufakis The King di David Michod *Evento Speciale Never just a dream. Stanley Kubrick e Eyes Wide Shut Sito ufficiale https://www.labiennale.org/it/cinema/2019/selezione-ufficiale È partito ufficialmente il countdown per la 7a edizione dell’Ariano International Film Festival È partito ufficialmente il countdown per la 7a edizione dell’Ariano International Film Festival, che si terrà dal 29 luglio al 4 agosto nella città di Ariano Irpino, in provincia di Avellino. Gli ingredienti? Proiezioni, incontri, workshop e conferenze, eventi speciali e naturalmente tanti ospiti. Anche quest’anno la manifestazione si conferma particolarmente vivace e aperta a contaminazioni e a partnership, in particolare con realtà affini come Aqua Film Festival e Vertical Movie Festival, senza dimenticare quelle storiche con FAI, WWF e WEEC con cui sono stati organizzati laboratori a
tema ambientale. Non mancheranno workshop, seminari, convegni tra cui quello con l’Università del Sannio, retrospettive come quella di Bernardo Bertolucci e proiezioni fuori concorso tra cui Gatta Cenerentola, vincitore di 2 David di Donatello, che sarà proiettata venerdì 2 agosto in presenza del regista Marino Guarnieri. Numerosi i personaggi che animeranno questa edizione a partire dall’attrice Emily Shah fino a Fortunato Cerlino, Fabio Fulco, Andrea Roncato, Danilo Brugia, Massimo Bonetti e Pino Ammendola che parteciperanno alla cerimonia di premiazione. Quest’ultima sarà presentata da Franco Oppini, Emanuela Tittocchia e Chiara Esposito. Presente all’appello anche l’attrice Emanuela Rei, che fa anche parte della Giuria Tecnica insieme ad Ada Alberti, Alfio Bastaincich (produttore di “ShowLab”), Pietro Innocenzi (produttore del “Globe Film”), Sergio Giussani (produttore della ”Ocean Production”), Angelo Bassi (produttore distributore della Mediterranea production), Prashant Shant
(produttore della Bollywood Hollywood Production) e Andrea Canali dell’Anica. Saranno loro a giudicare le circa 70 opere arrivate in finale. Il cuore dell’Ariano Film Festival, infatti, rimane il concorso diviso in due sezioni: AIFF World e AIFF Green (entrambi internazionali). Il primo è composto da 5 sezioni a tematica libera (lunghi, corti, animazioni, documentari e corti scuola), mentre il secondo prevede una singola sezione a tematica ambientale (con focus sui documentari). Quest’ultima è stata istituita dalla quinta edizione e ha l’obiettivo di sensibilizzare tutti, giovani e meno giovani sul tema, tramite la promozione del cinema alla cultura ambientale. Nel programma di questa 7a edizione non mancherà il concorso fotografia (sempre internazionale e a tematica libera) e il concorso Cosplay (l’arte di indossare un costume che rappresenta un personaggio riconoscibile del mondo dei fumetti e dell’animazione, delle serie tv ecc). Molte, come ogni edizione, le presenze internazionali e ci sarà anche una giornata dedicata all’Austria (29 luglio). Il programma eventi e il programma proiezioni sono consultabili sul sito www.arianofilmfestival.com
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