Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
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GIUSEPPE PELLEGRINI VESCOVO DI CONCORDIA-PORDENONE da Babele a Pentecoste Cammino pastorale 2020 -2021 13 Settembre 2020
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 S O M M A R I O Introduzione (1 - 8) 5 I. Solo uomini … non dèi (9 - 19) 10 II. Da Babele a Pentecoste Genesi 11,1-9; Atti 2,1-13 (20 - 28) 17 Una profezia che cambia la storia: III. per una comunità cristiana alternativa Atti 2,42-47 (29 - 35) 24 IV. Suggerimenti per l’attività pastorale (36 - 43) 30 a. Ascolto e confronto (37) 30 b. Approfondimento della fede (38) 31 c. Cura della formazione (39 - 40) 33 d. Partecipare alla mensa dell’Eucaristia (41) 37 e. Carità e solidarietà (42) 39 f. Custodi della Casa Comune (43) 41 Conclusione (44 - 45) 45 3
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 I N T R O D U Z I O N E Carissimi, 1. Iniziamo questo nuovo anno pastorale 2020-2021 immersi in una crisi vissuta in maniera drammatica, dove tutti ci siamo trovati impreparati e smarriti. A dire il vero, in questi primi vent’anni del terzo millennio, è la terza crisi, il terzo shock globale che colpisce le società e le economie globalizzate. Ab- biamo avuto l’11 settembre 2001 che ha innescato dinamiche di terrorismo, non ancora sconfitte; abbiamo avuto il 2008 con la crisi finanziaria e gli effetti che conosciamo bene; oggi abbiamo la crisi del Covid-19 e vedremo dove ci porterà. Abbiamo costruito società molto poten- ti e profondamente interconnesse, ma anche molto vulnerabili. Quest’ultima crisi spingerà all’accele- razione dei processi di trasformazione degli attuali modelli socio-economici del pianeta, tanto la cultura cosmopolita della globalizzazione degli anni ’90 che immagina un mondo senza frontiere e sfacenti risposte. Bruscamente e senza senza identità, quanto la reazione sovra- nessun preavviso, in pochissimo tempo, nista che vuole costruire muri e innalza- tutto è cambiato. All’inizio, si percepiva re barriere tra le diverse parti del mon- che qualcosa di grave avrebbe potuto do. La pandemia ha messo fuori gioco i abbattersi sull’Europa e sull’Italia. C’e- due estremi. rano tante voci che ci tranquillizzavano dicendo che è un’influenza un po’ più 2. Avvolti dalla paura ci portiamo forte delle altre, e che se mai, toccherà di dentro una serie di domande e interroga- più i paesi del ‘Terzo Mondo’, non noi! tivi sul futuro e sul significato profondo Il virus, invece, ci ha raggiunti e ci ha della vita, della società e anche della Chie- colpiti entrando non solo nei nostri cor- sa, che non hanno ancora trovato soddi- pi, ma di più nelle nostre menti e nei no- 5
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 I N T R O D U Z I O N E stri cuori. Ci siamo trovati a combattere così da poterli ridonare con entusiasmo contro un male invisibile ma micidiale. e con passione agli altri. Per noi cristiani Una tragedia non più ascoltata nei tele- lo sguardo su ogni avvenimento passa giornali o letta sui giornali, sempre però attraverso la lente del mistero pasquale, in differita, ma presente e reale nel no- culminante nell’annuncio che Cristo “è stro paese, vicino a noi, nelle nostre case. risorto il terzo giorno” (1 Corinzi 15,4). Il Covid-19 ha portato sofferenza, malat- Queste semplicissime parole esprimo- tia e morte in tante famiglie del nostro no il nucleo della nostra fede, la fiducia Paese e in tutti la paura di essere conta- in una grazia che ci è stata donata e che giati e l’angoscia per un futuro incerto. continua ad espandersi anche ai nostri Chiusi per tanto tempo in casa, impos- giorni. È il mistero pasquale che ci offre sibilitati a incontrare direttamente la la chiave di lettura per comprendere il gente, abbiamo avuto più tempo per re- tempo vissuto. Gesù, come il seme ca- stare con noi stessi, per guardare in pro- duto in terra, muore per portare frutto. fondità la nostra vita e per farci alcune Davanti alla morte di Gesù e alle nume- domande. Domande, che man mano si rose prove e sofferenze della vita, molti andava avanti, emergevano sempre più rimangono disorientati e delusi. Con la fortemente, in particolare sul modo di Pasqua Gesù riaccende la speranza per- concepire la vita, sulla consistenza del- ché è risorto, è vivo ed è sempre con noi le relazioni con gli altri, sulla pretesa di e non ci lascia mai soli. “Non abbiate pau- avere sotto controllo qualsiasi situazio- ra, non temete: ecco l’annuncio di speran- ne e sulla speranza di un futuro migliore za. È per noi, Oggi. Sono le parole che Dio e meno drammatico. ci ripete nella notte che stiamo attraver- sando”, ci ha ricordato papa Francesco, 3. Una parte significativa del cam- nell’omelia della Veglia pasquale dell’11 mino pastorale del prossimo anno è bene aprile 2020. La morte e la risurrezione sia dedicata e riservata a far emergere dal possono diventare cattedre che inse- profondo di noi stessi le vere domande e i gnano a tutti a cambiare, a convertirsi, grandi interrogativi che ci portiamo den- a prestare orecchio e cuore ai drammi tro e che l’esperienza della pandemia ha causati dall’ingiustizia e dalla violenza, fatto emergere con più forza. Desidero a trovare il coraggio di attuare nuovi ge- che il periodo trascorso non sia consi- sti di vita. derato come una parentesi, da lasciare quanto prima dietro le spalle, ma sia in- 4. Ci viene in aiuto un breve e pre- terpretato e vissuto come un’occasione zioso testo della Commissione Epi- propizia per riprendere il cammino, per scopale per la Dottrina della Fede, essere uomini e donne ‘nuovi’, rinnova- l’Annuncio e la Catechesi “È risorto il ti e rinfrancati, per accogliere con più terzo giorno. Una lettura biblico spiritua- generosità e disponibilità i doni di Dio, le dell’esperienza della pandemia”, che ci 6
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 aiuta a ritornare al centro della nostra 5. Nell’omelia della Messa di Pen- fede: il mistero pasquale di Gesù, morto, tecoste di quest’anno, papa Francesco ci sepolto e risorto per noi. Dall’incontro ha ricordato che “peggio di questa crisi, con il Crocifisso-Risorto, centro vitale c’è solo il dramma di sprecarla, chiuden- e propulsore della testimonianza e della doci in noi stessi”. È il rischio che pos- missione cristiana, possiamo imparare a siamo correre anche noi. Valorizziamo stare sotto la croce del dolore di chi ha quest’anno per uscire un po’ di più da sofferto, farci vicino a chi ha dedicato noi stessi. Le domande possono costi- tempo, energie, amore a curare i malati; tuire la molla per aprirsi, per cercare la possiamo imparare a stare nel silenzio verità su di noi, sulle attività e proposte del sabato santo: non un silenzio passivo, pastorali e per andare lealmente verso ma operoso, pieno di carità, come abbia- gli altri. Negli incontri che vivremo, sia mo visto nella generosità creativa di tan- a livello parrocchiale, di unità pastorale te persone che si sono fatte prossimo di che di gruppo, troviamo il tempo per far chi aveva più bisogno; possiamo impara- risuonare alcuni interrogativi che ci por- re, ad attendere la luce della Pasqua per tiamo dentro e, con fiducia e responsabili- vivere non di semplice ottimismo che tà, confrontiamoci per individuare nuove segue i nostri desideri, ma per essere abi- opportunità di crescita umana e spiri- tati dalla speranza che apre all’incontro tuale e per ritrovare la gioia e il coraggio con l’inedito della vita che viene da Dio. dell’annuncio del Vangelo. La Parola di Dio risplende ancora più vera e concreta quando veniamo mes- 6. Non intendo proporre un esame si di fronte alla verità del nostro essere di coscienza o una introspezione per cer- creature fragili e amate da Dio, come è care ciò che abbiamo o non abbiamo fat- successo durante il tempo di isolamento. to, ma desidero sia un’occasione di aper- tura e di dialogo tra di noi, per rilanciare l’agire pastorale e per rivitalizzare il no- stro essere comunità sociale ed ecclesiale. Vi chiedo tutto questo, anche in forza dell’esperienza di incontro e di condi- visione che noi preti abbiamo vissuto insieme da metà maggio, appena è stato possibile incontrarci. Se da una parte ab- biamo sperimentato la fatica e la paura di esporci e di vivere chiusi in canonica, dall’altra ci siamo resi conto che i mesi trascorsi ci hanno offerto la possibilità di avere più tempo per noi, sperimen- tando il nostro essere intercessori nella 7
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 I N T R O D U Z I O N E preghiera, l’importanza della fraternità gere questa esperienza alla luce sacerdotale e la passione che ci anima della Parola di Dio? per essere vicini alla nostra gente. Molti sacerdoti hanno poi vissuto la vicinanza, • Verifichiamo alcune scelte che l’affetto e la preghiera di tanti parroc- singolarmente, come famiglia o chiani, preoccupati dei loro pastori. Sia- come comunità parrocchiale o dio- mo usciti da questi incontri più convinti, cesana abbiamo fatto per annun- più forti e anche più contenti. ciare il Vangelo e per testimoniare Auguro che anche le comunità parroc- la prossimità e la carità: sono state chiali, i diversi gruppi e gli operatori scelte dettate per rispondere con pastorali, possano sperimentare e vivere generosità ai bisogni ed esigenze momenti belli e significativi di incontro e che si profilavano, compiendo an- di condivisione del vissuto, come abbia- che un discernimento, oppure le mo fatto noi sacerdoti. abbiamo fatte senza una profonda riflessione, o per paura del giudizio 7. A mo’ di esempio suggerisco alcu- degli altri? ni interrogativi, che possono essere ar- ricchiti e completati con altri. • Come l’esperienza vissuta durante il periodo di lockdown ci ha aiutato • Come abbiamo vissuto a livello e rileggere con più ‘saggezza e personale il periodo del Coronavi- discernimento’ l’attività pastorale rus e come ora lo stiamo vivendo? precedente, che già ci aveva messo in crisi? • Cosa ha voluto dirci il Signore con questa esperienza? Come leg- • Cosa abbiamo imparato su noi 8
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 stessi e sul nostro rapporto con gli Abbiamo imparato che una relazione altri in questo periodo di relazioni per continuare nel tempo deve attraver- interrotte? sare dei passaggi fondamentali: - il rispetto dell’altro in quanto altro e • La pandemia ha portato tante diverso da me, oltre ogni tentativo di persone, credenti e non creden- omologazione; ti, a porsi altre domande, come: il - l’amore basato sull’accoglienza senso della vita, la fragilità uma- incondizionata e non interessata na, il valore della sofferenza, la dell’altro; la scoperta del mistero del vita dopo la morte, la fede in Dio. “tu” che è sempre oltre e più di quel Come aiutare la nostra gente a che io penso di aver capito; rendere ragione della speranza - e per un credente, la scoperta del Mi- che è in noi? stero e della presenza di Dio in me e nell’altro. 8. L’attenzione prioritaria che siamo Viviamo con responsabilità le relazioni, chiamati ad avere in questo particolare grati per quel che si riceve e consapevoli anno - e che costituisce il nostro obietti- di quello che possiamo dare, in pace con vo - consiste nella capacità di entrare in se stessi, con gli altri, con la natura e con relazione vera e autentica con le persone Dio. delle nostre comunità, in particolare con i soggetti più deboli, mettendoci in at- teggiamento contemplativo di ascolto della vita e di quello che il Signore opera in ciascuno. Abbiamo sperimentato, proprio nei giorni della pandemia, il desiderio e la nostalgia di tanta gente di avere relazio- ni autentiche e profonde. Questo è il primo e necessario cambiamen- to da mettere in atto, se vogliamo annun- ciare ai nostri giorni la bellezza e la gioia dell’incontro con Gesù. Tutta la realtà, ter- rena e umana, nei suoi molteplici aspetti, è relazione, è reciprocità, è interazione. Per uscire da questa pandemia ci è chiesta la riscoperta della reciprocità, del senso di appartenenza di una comunità, di sentirci parte viva di qualcosa di più grande, pren- dendoci cura gli uni degli altri. 9
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 ·I· SOLO UOMINI … NON DÉI 9. Tra le tante considerazioni che ab- 10. Tutto quello che abbiamo vissuto ci biamo letto, ritengo illuminante quanto ricorda una verità tanto scontata quanto papa Francesco ci ha testimoniato nella difficile da accettare: non possiamo con- straordinaria preghiera di adorazione in trollare tutto e il nostro modello di svi- piazza San Pietro il venerdì sera 27 marzo. luppo è limitato, nonostante i progressi Lì c’eravamo proprio tutti, credenti e non della scienza. In altre parole, ‘non siamo credenti, insieme al grande intercessore Dio’. Avevamo coltivato la presunzione dell’umanità, come qualcuno l’ha defini- di saper gestire la crescita, di dominare to: papa Francesco, che ha interpretato il tutto, di fare previsioni corrette su tutto. vissuto dell’umanità con il racconto della La scienza avanza, ma non è onnipoten- Tempesta sedata di Marco 4,35-41. “La te, non risolve tutti i problemi. Il coro- tempesta smaschera la nostra vulnerabilità navirus ci ha ricordato che la scienza e e lascia scoperte quelle false e superflue si- la tecnica ci aiutano, ma non sono tutto. curezze con cui abbiamo costruito le nostre Il virus ha assestato un colpo pesante al agende, i nostri progetti, le nostre abitudi- delirio di onnipotenza, allo scientismo ni e priorità. Ci dimostra come abbiamo autosufficiente e alla tendenza prometei- lasciato addormentato e abbandonato ciò ca dell’uomo contemporaneo, creando che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra profonda inquietudine e smarrimento. vita e alla nostra comunità. La tempesta I limiti di un malinteso antropocentri- pone allo scoperto tutti i propositi di “im- smo, la vulnerabilità e la fragilità della ballare” e dimenticare ciò che ha nutrito nostra condizione umana, ci avevano fat- l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentati- to illudere circa la nostra onnipotenza di vi di anestetizzare con abitudini apparen- uomini e donne moderni. Del comando temente “salvatrici”, incapaci di fare appel- biblico abbiamo trattenuto solo il verbo lo alle nostre radici e di evocare la memoria ‘dominare’, trascurando il verbo ‘custo- dei nostri anziani, privandoci così dell’im- dire’, dimenticandoci che la natura oltre munità necessaria per far fronte all’avver- a essere madre è anche matrigna. La crisi, sità. Con la tempesta, è caduto il trucco di qualsiasi crisi, si affronta mettendosi in- quegli stereotipi con cui mascheravamo i sieme, superando le rivalità e aiutandosi nostri “ego” sempre preoccupati della pro- reciprocamente, come abbiamo speri- pria immagine; ed è rimasta scoperta, an- mentato. È nella collaborazione attiva cora una volta, quella (benedetta) appar- che possiamo trovare energie perché i tenenza comune alla quale non possiamo problemi che riguardano tutti possano sottrarci: l’appartenenza come fratelli”. trovare una soluzione comune, modifi- 10
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 cando alcuni nostri comportamenti e sti- uni dagli altri, interconnessi e vulnerabi- li di vita. Il contagio ci ha fatto capire che li, perché dal comportamento di ciascuno siamo strettamente legati e dipendenti gli dipendono la salute e la vita del prossimo. Piazza San Pietro il venerdì sera 27 marzo 11
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 ·I· 11. Proprio in questa condizione di proiettati sul lavoro e sulla realizzazio- fragilità abbiamo potuto metterci in con- ne sociale e non concentrati sulla co- tatto con quell’aspirazione profonda che struzione di legami forti dentro le mura Dio ha messo nel cuore di ogni uomo che è domestiche. Per molte famiglie è stata la comunione. Essere connessi gli uni gli un’occasione bella per ritrovare il tempo altri può diventare una condanna se non di stare di più insieme, in una conviven- si cerca il bene comune; quando invece za continua a cui non si era più abituati: ciascuno ascolta il bisogno di comunio- marito e moglie hanno passato tante se- ne che porta dentro di sé, scopre la gioia rate insieme con la possibilità di dialoga- dell’incontro con l’altro e sprigiona la re; i figli hanno trascorso più tempo con creatività della carità che genera unio- i genitori e tra di loro. Purtroppo ci sono ne e comunione. Molte persone, con il state anche situazioni difficili che hanno loro lavoro semplice e poco alla ribalta, acuito le tensioni in famiglia: pensiamo hanno assicurato i beni necessari a tut- alle difficoltà coniugali che sono aumen- ti. La Chiesa, che è abitata dallo Spirito tate e hanno portato alla crescita delle Santo, riconosce che tali testimonianze separazioni; alla fatica di tanti bambini sono doni del Paraclito, come una me- e ragazzi non più capaci di sopportare dicina contro ogni indifferenza che è la l’isolamento, perché residenti in case grande pandemia del nostro tempo, come progettate in modo sempre più ridotto; ci ricorda spesso il Papa. Grazie a questi agli adolescenti e ai giovani che si sono gesti in tante persone è riaffiorato il bi- sentiti privati della libertà di incontro e sogno di Dio e il desiderio di coltivare la di amicizia; agli anziani soli o a chi ha un fede in Cristo e di condividere con spi- malato o un diversamente abile in casa; rito di fraternità la condizione di chi era a chi soffre di disturbi e di malattie psi- più colpito. Questo è ‘il tesoro’ che ab- chiche e mentali. biamo scoperto in questo periodo, che tuttavia non deve rimanere una generica 13. Questo periodo ha messo “in crisi” istanza morale! È necessario che questa la fede, chiedendoci un serio cammino riscoperta si traduca in ‘buone pratiche’ di conversione. In alcune persone si è sociali, economiche e politiche. riaccesa la domanda religiosa e il biso- gno di Dio. Altri, invece, hanno vissuto 12. L’esperienza del Covid-19 ci ha negativamente il rapporto con il Signo- spinti a riscoprire la forza e la necessità re, con la domanda: “Dov’è Dio nel do- dei legami familiari, che spesso abbiamo lore?”. Questa prova ci ha messo davanti dato per scontati. Rimanere tante ore al vero Dio, che ascolta il grido di chi lo della giornata in casa, in particolare la invoca e fa udire la sua voce, invitando- sera, non è stato facile. L’abitazione per ci a rimetterci in cammino senza perdere molti è un luogo di passaggio, nel qua- la speranza. In quella sera del 27 marzo, le trascorrere il minor tempo possibile, papa Francesco ci ha provocati con la 12
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 domanda ripetuta per ben quattro vol- te: “Perché avete paura? Non avete ancora fede?”. Il Papa ci ha dato una risposta: “È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di te, Signore, e verso gli altri”. La fi- ducia in Gesù e nel suo messaggio ci per- mette di affrontare ogni evento, anche il più difficile, e trasformarlo in opportu- nità di crescita e occasione di ricchezza, perché “tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Romani 8,28), come ci assicura san Paolo, che arriva perfino a compiacersi delle difficoltà e avversi- tà che incontra: “Quando sono debole, è allora che sono forte” (2Corinzi 12,10). Questa convinzione nasce dalla certez- za della presenza viva e vivificante del Signore Gesù che libera da ogni ansia e rende più capaci di attendere alla neces- sità degli altri. razione. La fede nella vita che continua 14. Molti di noi, cresciuti in una cultu- oltre la soglia della morte è il fondamen- ra che ha bandito il dolore e la morte, si to di ogni speranza, del coraggio e anche sono confrontati all’improvviso con l’im- dell’impegno per fare qualcosa per gli potenza, dinanzi al dramma che ci passa altri. È la fede nella risurrezione di Gesù, vicino e scuote l’anima e la mente. Il Co- la forza creatrice che dà significato e pie- vid-19 ci ha costretti a guardare in faccia nezza per una nuova società. una morte dura, vissuta in solitudine, senza la vicinanza e il conforto degli af- 15. Il virus, oltre ad aver colpito i rap- fetti più cari, senza alcun accompagna- porti tra le persone e l’anima della vita mento religioso e senza la possibilità di comunitaria, seminando sospetti che il elaborazione del lutto. Abbiamo avuto vicino o l’amico possano essere poten- l’impressione che i valori relazionali e ziali portatori di contagio, ha messo in spirituali fossero considerati un lusso crisi le tradizionali modalità di espres- che non ci si poteva permettere. Il dram- sione della nostra fede e la partecipazione ma della sofferenza e della morte avve- attiva alla vita della comunità cristiana. lena la vita e ci ha scossi in profondità, La Chiesa è stata tra le prime istituzioni mutandosi, talvolta, in rassegnazione ad essere interessata dai provvedimenti triste, in rabbia e, per qualcuno, in dispe- di contenimento del virus, privata del- 13
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 ·I· le celebrazioni, della catechesi e della preti e tanti laici non sono rimasti con le prossimità alle persone. Tale circostan- mani in mano, facendosi vicini ai biso- za ha trovato le autorità ecclesiastiche gni e alle persone in difficoltà, tramite i partecipi della situazione e disponibili social, mantenendo viva quella trama di alle misure per affrontarla. Inizialmente relazioni e di prossimità, fatto di ascol- abbiamo vissuto tutti un senso di smar- to e di opere di carità ai più bisognosi. rimento, non sapendo cosa fare e come gestire la difficile situazione. Senza l’Eu- 16. Nei mesi di emergenza mi sembra caristia e le ‘relazioni’ con la comunità, sia andato ulteriormente in crisi il rap- il cristianesimo rischiava di perdere la porto stretto e indispensabile tra l’Euca- propria identità. Più di uno è rimasto ristia e la Chiesa, mettendo in discussio- turbato da quello che ai suoi occhi appa- ne quanto il Vaticano II ci ha abituati a riva come un cedimento, una mancanza pensare. Come dice il documento della di coraggio o addirittura l’espressione di Commissione episcopale: “Lo stretto le- una fede debole e non convinta. Qual- game tra il corpo eucaristico e il corpo ec- che altro, invece, ha accusato la Chiesa clesiale si è mostrato una volta di più vero, di voler ancora privilegi ed esenzioni. per quanto vissuto nella forma della man- Ben presto tante comunità e numerosi canza. Ma la scena era insolita: da una sacerdoti si sono attrezzati, mettendo in parte, il corpo eucaristico veniva ripresen- atto un “culto religioso online”. Questa tato sull’altare dai presbiteri; dall’altra, creatività ha voluto essere un segno di il corpo ecclesiale nella sua forma assem- prossimità e di vicinanza della Chiesa bleare era costretto a rimanere lontano alle famiglie e alle persone chiuse in dall’altare, dalla mensa e dalla comunità. casa, anche se ha fatto sorgere molte Si trattava di una separazione innaturale, domande, in particolare sul pericolo di per quanto le trasmissioni televisive potes- una fede disincarnata e di una comuni- sero in parte supplire, integrate dalle cele- tà soltanto virtuale. Una Chiesa dove i brazioni domestiche”. 14
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 Il digiuno eucaristico forzato ci ha ricor- È emerso, talvolta, che la riforma litur- dato che la partecipazione alla S. Messa gica del Vaticano II ha cambiato i riti, è un dono che va preparato e accompa- ma non ha mutato la mentalità e, dun- gnato con l’ascolto quotidiano della pa- que, non ha contribuito a far maturare rola di Dio, con una vita impegnata nel nei cristiani quel “culto spirituale”, nel bene e con la testimonianza cristiana in quale si offre a Dio se stessi e la propria tutti gli ambienti. “La comunione eucari- vita in sacrificio vivente. Come comu- stica è finalizzata, infatti, alla comunione nità cristiana, in questi tempi, abbiamo ecclesiale e al servizio reso ai fratelli”. Dob- vissuto poco la celebrazione in famiglia biamo ricordarcene soprattutto adesso della liturgia domestica della Parola. Di- che, nella ripresa delle celebrazioni co- mentichiamo facilmente che la preghie- munitarie, si avverte la mancanza spe- ra prima di tutto è ascolto. Ricordiamo cialmente di bambini e ragazzi, i quali la preghiera di ogni pio israelita: “Ascol- hanno bisogno di conoscere la fede della ta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è comunità cristiana, come la comunità il Signore” (Deuteronomio 6,4). ha bisogno della loro fede trasparente, semplice ed entusiasta. 18. Nell’emergenza vissuta e che stia- mo ancora vivendo, è risuonata un’ur- 17. Forse ci siamo dimenticati dell’e- genza, meglio una vocazione universale, sperienza del popolo ebraico durante non solo per noi cristiani, ma per tante l’esilio babilonese. Privato del Tempio, altre persone: la compassione e la solida- del culto e delle feste, il popolo aveva rietà verso chi è nel dolore e nel bisogno. innalzato il tempio della Parola, creando Dio si è rivelato a noi non solo come un culto domestico, nella consapevolez- l’Emmanuele, il Dio con noi, ma come za che Dio non abbandona mai e segue Dio che soffre per amore, Dio che si sempre il suo popolo, ovunque si trovi. commuove e si china sulle nostre ferite. Gesù ci ha ricordato che è presente con Come ci ricorda il Salmo 91,15: “Mi invo- il suo Spirito tra coloro che sono riuni- cherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io ti nel suo nome; è presente nella Parola sarò con lui”. L’epidemia ha spinto molte che alimenta e nutre chi la ascolta; è pre- parrocchie e tantissime persone a farsi sente nel povero e nel bisognoso. dono per gli altri, come non si era mai Una fede che si fonda e trova nella pre- visto. Gare di solidarietà, non solo eco- ghiera, nella meditazione della Parola e nomiche, ma di prossimità e vicinanza nella relazione con Dio nella comune vo- con chi soffriva e si trovava nel bisogno. cazione battesimale la forza per testimo- Professionisti e volontari, negli ospeda- niare al mondo l’amore e la misericordia li, nelle case di riposo, nelle famiglie, nei di Dio: fede che si nutre e si alimenta nei comuni e nelle parrocchie si sono messi sacramenti vissuti come incontro con a servizio, spendendosi con eroismo e Dio. generosità. Tali esperienze realissime e 15
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 ·I· concrete sono per noi credenti un dono al bene comune. Dobbiamo rivedere ra- dello Spirito: siamo chiamati a dire gra- dicalmente i criteri su cui si fonda oggi zie con umiltà e lasciarci provocare ad l’economia. La proposta di una “econo- essere una Chiesa più pronta e agile a mia nuova” (green economy o sviluppo vivere la carità di Cristo. Non dimenti- sostenibile), l’attenzione rivolta al Terzo chiamo chi è rimasto indietro. settore (oggi toccato da una riforma in via di definizione con luci e ombre) e lo 19. L’emergenza sanitaria ha riporta- sviluppo di una forma “alta” di politica, to all’attenzione dell’opinione pubblica sono urgenze che la comunità cristiana e delle istituzioni il valore del lavoro. non può più sottovalutare. Viviamo in Abbiamo apprezzato l’abnegazione di un sistema politico-economico malato tutto il personale medico, paramedico e (cfr. Laudato Si’, 109). Il Covid-19 ci volontario. Ma soprattutto è il significa- porta, seppur indirettamente, a pratica- to del lavoro ad assumere rilevanza: tut- re radicalmente e responsabilmente una ti i lavori, anche quelli più umili hanno “conversione ecologica”, per rimettere in pari dignità, dalla pulizia degli ambienti sesto i gravi squilibri ambientali di cui ospedalieri, alla raccolta dei rifiuti urba- l’attività umana è spesso causa. Purtrop- ni e al trasporto di generi di prima ne- po, ci siamo comportati come padroni cessità; dal lavoro agricolo per garantire del mondo, rovinando, distruggendo e il cibo, alla riconversione industriale per inquinando quell’armonia di viventi in rifornire materiali sanitari. Abbiamo cui siamo inseriti. Perciò occorre rinno- costatato quanto indispensabili siano i vare l’impegno personale e comunitario docenti della scuola. nel cambiamento dei propri stili di vita, Tutti i lavori meritano un adeguato ri- investendo particolarmente sulla ridu- conoscimento sociale ed un’equa ricom- zione dei consumi e dello sfruttamento pensa salariale, perché tutti concorrono delle risorse del pianeta. 16
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 · I IE· S S A P R E M DA BABELE A PENTECOSTE GENESI 11, 1-9; ATTI 2, 1-13 20. “Non è bene che l’uomo sia solo” zioni. Da Adamo alla torre di Babele è (Genesi 2,18). L’uomo e la donna si rea- una continua disgregazione: le lingue lizzano nel dialogo fraterno e si alienano si confusero e gli uomini si dispersero. nella solitudine. In ogni persona l’esi- Ma a Pentecoste, con la venuta dello genza della comunione è preminente! Spirito Santo, inizia il cammino a rove- Ma nonostante questo, la storia testi- scio: uomini e donne di lingue diverse, monia che nell’umanità talvolta preva- iniziano a capirsi e a ritrovarsi insieme. le la tentazione contraria. Le persone spesso non dialogano: c’è un parlare 21. Torre di Babele: Genesi 11,1-9 che si apre all’ascolto e c’è un parlare 1 che si chiude all’ascolto; c’è un parlare Tutta la terra aveva un’unica lingua e che rispetta l’altro e c’è un parlare che si uniche parole. 2 Emigrando dall’oriente, gli impone; c’è un parlare che unisce e c’è uomini capitarono in una pianura nella re- un parlare che divide. Il Concilio Va- gione di Sinar e vi si stabilirono. 3 Si dissero ticano II indica con precisione il com- l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e pito della Chiesa, definendola “il segno cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro e lo strumento dell’intima unione con da pietra e il bitume da malta. 4 Poi disse- Dio e dell’unità di tutto il genere umano” ro: «Venite, costruiamoci una città e una (Lumen Gentium, 1). La sua vocazione torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamo- è quella di riunire e di promuovere la ci un nome, per non disperderci su tutta la comunione e l’incontro di tutte le na- terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la cit- tà e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’al- tro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. 9 Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra. 17
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 · I I · Nei primi undici capitoli della Genesi, ne sulla terra per “stabilirsi” lì. Poi, usan- la Scrittura ci dà le chiavi di lettura per do quello che trovano sulla terra (argilla comprendere il senso profondo della vita e bitume) e il fuoco, trasformano la na- dell’uomo visto con gli occhi di Dio. L’o- tura e si fanno mattoni che funzionino pera della creazione di Dio era comin- da pietre. È il genio dell’uomo che rende ciata con la distinzione e la separazione, la natura più produttiva al suo servizio. dal caos al cosmo, Genesi 1,1-4, per ren- Invece di usare il suo genio per abita- dere possibile la vita. Quando crea l’uo- re meglio la terra e scoprirne ulteriori mo, Dio lo costituisce nelle sue relazioni possibilità, gli uomini giocano un’altra fondamentali: con Dio (a sua immagine, carta. Il v. 4 ci presenta con precisione Genesi 1,27), con il suo simile (rappre- le intenzioni e lo stato d’animo che li sentato dalla donna, con cui è invitato a spingono. “Costruiamoci una città e una una comunione d’amore, Genesi 2,22) e torre la cui cima tocchi il cielo”: gli uomini con il creato (che è chiamato a custodi- si considerano il centro dell’universo, ve- re, Genesi 2,15, e a chiamare per nome, dono le loro possibilità e vogliono avere Genesi 2,19-20). Ma fin dall’inizio l’uo- accesso anche al cielo, la casa di Dio. Per mo mal sopporta la sua condizione, non farlo serve una sola città, che raduni tutte accetta di non essere Dio (Genesi 3,4-6 e le forze per compiere l’impresa. Tutti de- la tentazione del serpente) e, per tentare vono sottomettersi all’impresa ma solo di diventarlo, rovina le relazioni fonda- la cima toccherà il cielo. Il movimento mentali in cui Dio lo ha posto. Questo dal basso verso l’alto rinnega quello di gioco si ripete diverse volte. Fino al di- Dio che si china dall’alto per prendersi luvio, al termine del quale Dio decide di cura dell’uomo (Osea 11,4). “Facciamo- tenersi l’uomo così com’è, e in Genesi ci un nome”: dopo essere stato chiamato 10, rinnova ai figli di Noè il mandato di ad esistere da Dio, l’uomo aveva dato abitare tutta la terra (vv. 5 e 32): dà loro il nome agli animali (Genesi 2,19-20). la capacità di costituirsi in popoli, molti Ora vuole dare il nome anche a se stes- popoli e fecondi, e li invia. so, vuole essere l’origine della propria Tutti possono capirsi: “avevano una sola identità, vuole autodeterminarsi in tutto lingua e le stesse parole” (Genesi 11,1), e per tutto. con il compito da Dio di diffondersi su Ai molti nomi di Genesi 10,1-31 si vuole tutta la terra. sostituire un nome solo, una unica iden- tità. “Per non disperderci su tutta la terra”: 22. Così l’umanità giunge a Sinar. è disobbedienza a Dio ma anche il rifiu- Negli stereotipi ebraici, Sinar è la città to di differenziarsi, di considerare tutta della tecnica e del progresso, dove l’abi- la terra come loro casa, di esplorarne le lità manifatturiera dell’uomo produce possibilità e la bellezza. Sinar basta e cose grandi ed entusiasmanti. Infatti in- avanza e, per ottenere questo scopo, ogni terrompono il loro cammino di diffusio- differenza deve essere appiattita. Apoca- 18
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 lisse 13,16 ci ricorda come questo piano non è mai tramontata. È una logica che di annullamento di ogni differenza farà parte dal delirio di onnipotenza di una sempre parte della tentazione dell’uma- umanità che in forza dei suoi studi e ri- nità. Dio deve intervenire perché questo cerche, dei mezzi tecnologici e delle sue progetto di omogeneizzazione e massifi- capacità organizzative, vuole sostituirsi cazione spinge l’uomo a rifiutare il dono al progetto di Dio, imponendo una cul- della terra. Per tentare di essere Dio, si tura, una civiltà che comporta un potere condanna a smettere di essere umanità. centralizzato. In un progetto che spezza la relazione La diversità è vista come un pericolo. con Dio, rovina la relazione con la terra e appiattisce le relazioni tra gli uomini. L’intervento di Dio è doloroso ma, con la differenza delle lingue e delle culture, spinge gli uomini nella direzione giusta, a rimanere al loro posto nelle relazioni fondamentali che permettono una vita piena, ricca e ben disposta sulla terra. 23. Il racconto della Torre di Ba- bele riguarda l’intera famiglia umana, una società, possiamo dire, globalizzata, dove il peccato prende avvio da un sov- 24. Pentecoste di Gerusalemme vertimento del senso del lavoro umano (Atti 2,1-13) e del progresso tecnico, asserviti all’or- 1 goglio prometeico di una umanità che Mentre stava compiendosi il giorno del- pretende di auto-innalzarsi e auto-di- la Pentecoste, si trovavano tutti insieme vinizzarsi giungendo al cielo, cioè inse- nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso diandosi in casa di Dio. dal cielo un fragore, quasi un vento che si E per fare ciò era necessario avere una abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa stessa lingua. Questo peccato è un tra- dove stavano. 3 Apparvero loro lingue come dimento della missione che Dio aveva di fuoco, che si dividevano, e si posarono su affidato all’umanità, che chiedeva di ciascuno di loro, 4 e tutti furono colmati di diffondersi sulla faccia della terra e di Spirito Santo e cominciarono a parlare in diversificarsi. A Babele gli uomini per- altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava cepiscono la diversificazione e la disper- loro il potere di esprimersi. 5 Abitavano sione come qualcosa di negativo, perché allora a Gerusalemme Giudei osservanti, considerato poco efficiente e poco gran- di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 A quel dioso. Al progetto di Dio si sostituisce la rumore, la folla si radunò e rimase turba- civiltà della Torre, della ‘grandeur’ che ta, perché ciascuno li udiva parlare nella 19
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 ·II· propria lingua. 7 Erano stupiti e, fuori di sé comeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio. per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più che parlano non sono forse Galilei? 8 E come nulla, i nostri occhi non vedono altro che mai ciascuno di noi sente parlare nella pro- questa manna” (Numeri 11,5-6). L’Egit- pria lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi, to è un posto dove si può stare bene. È Elamiti, abitanti della Mesopotamia, del- una civiltà che offre molto… ma ha le la Giudea e della Cappadòcia, del Ponto sue regole. Gli Israeliti fanno troppi fi- e dell’Asia, 10 della Frìgia e della Panfìlia, gli? Si devono uccidere (Esodo 1,9-11). dell’Egitto e delle parti della Libia vicino Gli Israeliti chiedono di onorare il loro a Cirene, Romani qui residenti, 11 Giudei e Dio? Tre giorni per fare una festa non prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parla- sarebbero una cosa grave, ma il faraone re nelle nostre lingue delle grandi opere di sospetta di questa originalità, di questa Dio». 12 Tutti erano stupefatti e perplessi, e diversità e aumenta il lavoro (Esodo 5,3- si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa signi- 5.17). L’Egitto vuole tutti uguali e tutti fica questo?». 13 Altri invece li deridevano e sotto controllo, in cambio di cibo. Tutti dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce». a fare mattoni per costruire la loro città e torri altissime (evidente assonanza con Il giorno di Pentecoste è un giorno di Babele, Genesi 11,3). Dopo il potente grande festa per la comunità ebraica di atto di liberazione dall’Egitto, Colui che Gerusalemme. È la festa del raccolto consegna la Legge al Sinai è Colui che del grano, collegata al ricordo del dono ha costruito la libertà e l’originalità del della Legge di Dio al Sinai. Nel raccon- popolo. Questi dovrà camminare, pati- to di Luca, il fragore, il vento e il fuoco re un po’ di fame ma potrà differenziarsi (Atti 2,2-3) richiamano direttamente la dall’impero egizio e autodeterminarsi. teofania del Sinai: il dono dello Spirito Così la Pentecoste ebraica. compie il dono della Legge e corona un atto definitivo di liberazione. Liberazio- 25. La Pentecoste cristiana è letta ne da cosa? Noi diciamo abitualmente: nello stesso modo: attraverso il dono “dalla schiavitù d’Egitto”, ma quello che dello Spirito Santo, Dio dà al suo popo- immaginiamo solitamente non corri- lo la capacità di osservare la Legge della sponde a una visione corretta. L’Egitto libertà definitiva da ogni imperialismo è una terra ricca, che cerca manodopera umano e da ogni altra legge, soprattutto e paga bene. Israele vi era emigrato par- quella dell’egoismo e del peccato (Ro- tendo da una terra battuta dalla carestia mani 7,14-23). Luca, raccontandoci del- e, sebbene le cose fossero cambiate al la Pentecoste definitiva, ci elenca, senza tempo dell’Esodo, gli Israeliti si ricorda- temere di essere noioso e senza troppa vano bene come si mangiava in Egitto: sintesi, una “tavola dei popoli” (Atti “Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo 2,9-12 più breve ma, nello stile simile a in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei co- Genesi 10). Tutto il racconto degli Atti 20
segue il filo rosso della “dispersione” del Vangelo fino agli estremi confini della terra (Atti 1,8). Da Gerusalem- me (Atti 1-7) ai dintorni, alla Samaria (Atti 8-13), alla Grecia (Atti 16) fino a Roma dove il libro termina, lasciando intendere che da lì il Vangelo è pronto a raggiungere tutto il mondo conosciuto. A Pentecoste, tutti i popoli sono riuniti a Gerusalemme, ma non sono costretti a rimanervi. E pos- sono comprende- re l’annuncio del Vangelo nella loro lingua nativa (Atti 2,8), non devono ascoltarlo tutti nella stessa lingua (come vo- levano i Giudei o come imponeva Roma). Anzi, da Gerusalemme l’annuncio partirà quasi per forza (Atti 8,1- 8) e si disperderà su tutta la terra sotto la spinta dello Spirito Santo che attraverserà senza cancellarli i confini geografici e le differen- ze sociali e culturali (cittadini romani, giudei e proseliti…), e richiederà di essere annunciato in tutti 26. Questa è l’esperienza che hanno i luoghi (sinagoghe, piazze, areopago, fatto i primi cristiani a Gerusalemme. tribunali…). Gerusalemme è l’esempio e Un gruppo di poco più di un centinaio la guida di questa comunione (Atti 15) di persone ha sperimentato di comunio- e deve rimanere aperta all’azione dello ne, un linguaggio nuovo, che permetteva Spirito Santo. Gli apostoli saranno ben loro di capirsi mantenendo la loro diver- attenti a non uniformare e spersonaliz- sità. È una esperienza forte, miracolosa zare l’adesione alla fede. e alternativa agli imperialismi del tem- 21
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 · I I · po, che creavano potenza uniforman- 27. A partire da qui, saranno da in- do. Questa novità è frutto dello Spirito dividuare alcune linee pastorali che ten- e non capita una volta sola negli Atti gano presente la centralità, la specificità (4,31; 10,44; 19,6…). Dio pone fine al e l’importanza del dono dello Spirito disastro di Babele e permette all’umani- Santo, spesso dimenticato, capace di tra- tà di abitare in pace la terra. Per Luca, il sformare le persone che, pur avendo in- dono dello Spirito Santo è il dono della contrato Gesù, non sono capaci di uscire nuova Legge che raggiunge il cuore di e di andare nella quotidianità della vita ognuno, rappresentato dalle diverse na- ad annunciarlo e a testimoniarlo vivo e zioni presenti a Gerusalemme, il giorno presente. La comunità che nasce dalla di Pentecoste. La tentazione di Babele è Pentecoste è una comunità missionaria, vinta in modo radicale perché le persone che vive il Vangelo e lo annuncia agli non sono più costrette a parlare tutte la altri. Sarà necessario, pure, a partire stessa lingua, anzi ognuno comprende il dall’esperienza della pandemia, mettere Vangelo di Dio nella propria lingua, cul- in risalto alcuni fattori interessanti che tura e modalità recettiva. L’unicità del meritano una riflessione, in relazione al messaggio non significa che tutti devo- messaggio che la Parola di Dio ci ha of- no comprenderlo e ridirlo in un’unica ferto. Abbiamo constatato che il mondo maniera. Siamo di fronte al miracolo globalizzato rende impossibile arginare di una nuova umanità, capace di essere il contagio. La globalizzazione ha fatto unita nella diversità. Luca riconosce la emergere l’enorme fragilità di un mondo centralità di Gerusalemme e l’autorità totalmente interconnesso e interdipen- della Chiesa madre, ma non nella linea dente. Anche la concentrazione ‘babeli- babelica di una centralità che tutto atti- ca’ delle grandi città, con il conseguente ra a sé e tutto controlla. La fondazione inquinamento, rende sempre più fragile di nuove comunità non avverrà per un l’equilibrio e la salvaguardia del creato. progetto espansionistico della comuni- Abbiamo creato un modello di civiltà – ci tà di Gerusalemme, ma dalla forza e dal ricorda profeticamente papa Francesco mandato dello Spirito Santo che apre nell’enciclica Laudato Si’– che va contro nuove strade e nuove possibilità (cfr. la logica espressa nel racconto biblico Atti 14,6.9). Il racconto della Pentecoste della creazione: Dio crea distinguendo è una elaborata riflessione su come Dio e separando, invitando l’uomo a custo- porta avanti continuamente il suo pro- dire la creazione e non a distruggerla. getto di salvezza a favore dell’umanità, evitando le due tentazioni che oscillano 28. La comunione non è uniformità, tra l’individualismo che conduce alla ri- fare tutti le stesse cose o pretendere che valità e all’eliminazione dell’altro e una gli altri facciano quello che noi voglia- vita associata e comunitaria così stretta mo. È unità nella diversità, in ascolto e opprimente che vuole tutti uguali. della voce dello Spirito, nella piena va- 22
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 lorizzazione dei doni e dei carismi di Vi invito, piuttosto, a prendere coscienza ciascuno. Il Covid-19 ha rivelato pure della crisi e della povertà di altre forme la fragilità di una pratica religiosa stan- di preghiera; della poca attenzione che dardizzata e di una vita di fede che, abbiamo dato alla Parola di Dio e alla tutto sommato, fa ancora esclusivo ri- preghiera dei salmi. Inoltre, abbiamo ferimento alla celebrazione domenicale valorizzato poco la centralità della fa- dell’Eucaristia e di alcuni sacramenti. miglia come ‘Chiesa domestica’, luogo Non si tratta di mettere in dubbio la cen- abilitato alla preghiera. Così pure non tralità e il valore della Messa domenica- siamo riusciti a dare più spazio alla vo- le, culmen et fons della vita della Chiesa. cazione sacerdotale di ogni fedele. 23
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 · I I I · UNA PROFEZIA CHE CAMBIA LA STORIA. PER UNA COMUNITÀ CRISTIANA ALTERNATIVA ATTI 2, 42-47 29. Atti 2,42-47 mezzi economici. Anziché un’umanità disgregata dall’individualismo egoisti- 42 Ed erano perseveranti nell’ascoltare co o dalla massificazione alienante, ab- l’insegnamento degli apostoli e nella biamo una comunità di uomini e di don- comunione fraterna, nel rompere il pane ne che si vogliono bene, che superano la e nelle preghiere. 43 Ognuno era preso da logica “del mio e del tuo”, dove si rende timore; e molti prodigi e segni erano fatti visibile la potenza e la bontà del nome dagli apostoli. 44 Tutti quelli che credevano di Gesù. Una comunità che gode della stavano insieme e avevano ogni cosa in co- simpatia della gente e che attrae con la mune; 45 vendevano le proprietà e i beni, e li forza dell’amore e della testimonianza. distribuivano a tutti, secondo il bisogno di “Guardate come si amano”, ci ricorda ciascuno. 46 E ogni giorno andavano assidui Tertulliano (Apologetico 39). e concordi al tempio, rompevano il pane nelle case e prendevano il loro cibo insieme, 30. In questi anni, nei diversi incontri con gioia e semplicità di cuore, 47 lodando e anche nella visita pastorale, abbiamo Dio e godendo il favore di tutto il popolo. verificato il cammino compiuto, analiz- Il Signore aggiungeva ogni giorno alla zando obiettivi, tappe e mete raggiunte. loro comunità quelli che venivano salvati. Abbiamo cercato di individuare l’essen- ziale, quello che riteniamo importante L’evangelista Luca, nel sommario a mantenere e anche quello che è necessario conclusione della Pentecoste, ci indica lasciare, abbandonare, perché non più ri- in cosa consiste veramente il miracolo spondente ai bisogni e alle esigenze delle della Pentecoste: la nascita di una co- persone o perché non più confacente ai munità di persone che vivono uno stile di servizi ministeriali e pastorale di oggi. In vita anti-babelico. Lo vediamo nel loro questi anni, guidati dalle prospettive e in- essere sottomessi alla Parola e all’inse- dicazioni dell’Evangelii Gaudium e della gnamento degli apostoli, incentrato sul- Chiesa italiana, abbiamo camminato in la vicenda di Gesù; nella vita fraterna, questa direzione, anche se ci accorgiamo vissuta con semplicità e armonia, senza che sono necessarie delle scelte più forti e annullare le differenze e senza mortifi- incisive. care i carismi; nella preghiera comune e nella ‘frazione del pane’, l’Eucaristia; Ora è necessario interrogarci di nuovo, nella condivisione dei beni, gestiti in partendo dalle domande poste all’ini- maniera alternativa, con semplicità di zio, in particolare: 24
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 • che cosa il Signore dice, attraverso zioni presiedute da noi (papa, ve- la pandemia, alla nostra comunità scovi e preti), ponendoci sempre al cristiana, alle parrocchie e unità centro della scena, senza stimolare pastorali, ai consigli parrocchiali e i laici adulti a dare vita in famiglia a di unità pastorale e ai vari operato- qualche celebrazione/momento di ri della pastorale? preghiera domestico? • che cosa ci ha insegnato il vissuto, • Perché, non sempre siamo riusciti a in riferimento a ciò che è essenzia- favorire la comunione e la fraterni- le per il ministero ordinato e per i tà tra noi. Nel rispetto delle diverse singoli ministeri istituiti e di fatto, situazioni di vita, quali segni con- presenti nelle nostre comunità? creti possiamo porre per testimo- niare l’amore, l’amicizia, la stima 31. Talvolta, presi alla sprovvista, reciproca che dovrebbero caratte- anche in questo tempo di pandemia, rizzare tutti i battezzati? Talvolta, abbiamo cercato di ripresentare lo stile è capitato anche a noi preti, che di annuncio già consolidato e anche con- invece di favorire la comunione e sunto, senza attualizzarlo e senza tener la fraternità, ci siamo lasciati pren- conto delle reali esigenze e necessità delle dere dall’essere ‘censori’ gli uni gli persone e delle comunità. altri, con atteggiamenti di critica e di poca carità fraterna. A mo’ di esempio: • Anche per l’organizzazione dioce- • Perché non siamo riusciti a valo- sana della pastorale siamo invitati rizzare un po’ di più la dimensione a riscoprire le forme di una pasto- del sacerdozio comune di fedeli, rale “in connessione”, non più pen- offrendo l’immagine di una chiesa sata per “uffici” ma per progetti co- troppo ‘clericale, dimenticandoci muni lavorando insieme con uno che ogni cristiano, con il battesimo, stile sinodale che possa diventare partecipa del sacerdozio di Cristo? modello per le nostre comunità. • Perché ci siamo limitati a trasmet- 32. La Chiesa che verrà. Quale co- tere tramite i social (cosa bella, munità cristiana, quale parrocchia per i nuova e necessaria) solo le celebra- prossimi anni? La pandemia ci ha con- 25
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021 · I I I · segnato una Chiesa, a partire dalle no- fonde del mondo. Che cosa significa questo stre parrocchie, più vicina alla gente, in concreto? Anche qui il discorso potrebbe con una presenza capillare sul territorio, farsi immediatamente operativo, ma sareb- prossima alle tante necessità delle per- be sbagliato assecondare simile impulso. sone. Tutto questo dipenderà sempre Prima di programmare iniziative concrete più dalla capacità di rileggere insieme il occorre promuovere una spiritualità della vissuto. La Chiesa, sostenuta dalla fede e comunione, facendola emergere come prin- dalla speranza del Risorto, è chiamata, cipio educativo in tutti i luoghi dove si pla- nel momento in cui il mondo fatica a far- sma l’uomo e il cristiano, dove si educano i lo, ad offrire ai credenti, e attraverso le te- ministri dell’altare, i consacrati, gli opera- stimonianze di questi, a tutta l’umanità, tori pastorali, dove si costruiscono le fami- il senso profondo della realtà e della vita glie e le comunità.” (Novo Millennio ineun- umana, a partire da Dio e dal suo disegno te, 43). Il primo compito di una comunità di amore. Non possiamo rendere vani il di discepoli consiste nel rendere effettiva dolore, le sofferenze e la morte di questo e visibile, per quanto fallibile e limitata, tempo. Invito tutte le comunità parroc- una reale vita di comunione fraterna, nel- chiali e le unità pastorali ad avviare un la quale soltanto è possibile rivedere nel serio cammino di conversione pastora- suo splendore concreto l’umanesimo di le e di rinnovamento, per realizzare il Gesù e la via evangelica che lo tratteggia. sogno di papa Francesco di una Chiesa in uscita, che senza paura va incontro a 34. L’EVANGELII GAUDIUM non tutti per offrire l’amore e la misericor- è un documento della Chiesa tra i tanti, dia del Padre. In questi giorni è uscita da passare inosservato. Non ho paura di un’istruzione della Congregazione del definirlo la ripresentazione dello spirito Clero dal titolo “La conversione pastora- conciliare del Vaticano II per i nostri tem- le della comunità parrocchiale al servizio pi. Oggi, poi, ne vediamo la spinta pro- della missione evangelizzatrice della Chie- fetica necessaria per oltrepassare questo sa”, che sarà sicuramente utile per il rin- periodo tragico per l’umanità e per noi novamento delle strutture pastorali nel cristiani. In questi anni abbiamo cercato cammino sinodale che ci avviamo ad in tutti i modi di attualizzare e mettere iniziare. in pratica uno dei principi del rinnova- mento della Chiesa: “La pastorale mis- 33. All’alba del nuovo millennio San sionaria esige di abbandonare il comodo Giovanni Paolo II raccomandava di fare criterio pastorale del ‘si è sempre fatto così. della Chiesa la casa e la scuola della comu- Invito tutti ad esser audaci e creativi in nione. Così si esprimeva: “Ecco la grande questo compito di ripensare gli obiettivi, le sfida che ci sta davanti nel millennio che strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno delle proprie comunità” (EG 33). di Dio e rispondere anche alle attese pro- Quanto ci siamo riusciti? Abbiamo fat- 26
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