Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone

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Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
da Babele a Pentecoste

Cammino Pastorale
      2020 -2021
Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
GIUSEPPE PELLEGRINI
VESCOVO DI CONCORDIA-PORDENONE

 da Babele
a Pentecoste

Cammino pastorale 2020 -2021
       13 Settembre 2020
Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
Da Babele a Pentecoste - Cammino Pastorale 2020 -2021 - Diocesi Concordia Pordenone
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
         S O M M A R I O

Introduzione (1 - 8)                                                                   5

I.     Solo uomini … non dèi (9 - 19)                                              10

II.    Da Babele a Pentecoste Genesi 11,1-9; Atti 2,1-13 (20 - 28)                 17

   Una profezia che cambia la storia:
III.
		 per una comunità cristiana alternativa Atti 2,42-47 (29 - 35)                   24

IV.    Suggerimenti per l’attività pastorale (36 - 43)                             30
       a. Ascolto e confronto (37)                                                 30
       b. Approfondimento della fede (38)                                          31
       c. Cura della formazione (39 - 40)                                          33
       d. Partecipare alla mensa dell’Eucaristia (41)                              37
       e. Carità e solidarietà (42)                                                39
        f. Custodi della Casa Comune (43)                                          41

Conclusione (44 - 45)                                                              45

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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
   I N T R O D U Z I O N E

Carissimi,

1.      Iniziamo questo nuovo anno
pastorale 2020-2021 immersi in una
crisi vissuta in maniera drammatica,
dove tutti ci siamo trovati impreparati
e smarriti. A dire il vero, in questi primi
vent’anni del terzo millennio, è la terza
crisi, il terzo shock globale che colpisce
le società e le economie globalizzate. Ab-
biamo avuto l’11 settembre 2001 che ha
innescato dinamiche di terrorismo, non
ancora sconfitte; abbiamo avuto il 2008
con la crisi finanziaria e gli effetti che
conosciamo bene; oggi abbiamo la crisi
del Covid-19 e vedremo dove ci porterà.
Abbiamo costruito società molto poten-
ti e profondamente interconnesse, ma
anche molto vulnerabili.
Quest’ultima crisi spingerà all’accele-
razione dei processi di trasformazione
degli attuali modelli socio-economici
del pianeta, tanto la cultura cosmopolita
della globalizzazione degli anni ’90 che
immagina un mondo senza frontiere e             sfacenti risposte. Bruscamente e senza
senza identità, quanto la reazione sovra-       nessun preavviso, in pochissimo tempo,
nista che vuole costruire muri e innalza-       tutto è cambiato. All’inizio, si percepiva
re barriere tra le diverse parti del mon-       che qualcosa di grave avrebbe potuto
do. La pandemia ha messo fuori gioco i          abbattersi sull’Europa e sull’Italia. C’e-
due estremi.                                    rano tante voci che ci tranquillizzavano
                                                dicendo che è un’influenza un po’ più
2.      Avvolti dalla paura ci portiamo         forte delle altre, e che se mai, toccherà di
dentro una serie di domande e interroga-        più i paesi del ‘Terzo Mondo’, non noi!
tivi sul futuro e sul significato profondo      Il virus, invece, ci ha raggiunti e ci ha
della vita, della società e anche della Chie-   colpiti entrando non solo nei nostri cor-
sa, che non hanno ancora trovato soddi-         pi, ma di più nelle nostre menti e nei no-
                                                                                           5
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stri cuori. Ci siamo trovati a combattere      così da poterli ridonare con entusiasmo
contro un male invisibile ma micidiale.        e con passione agli altri. Per noi cristiani
Una tragedia non più ascoltata nei tele-       lo sguardo su ogni avvenimento passa
giornali o letta sui giornali, sempre però     attraverso la lente del mistero pasquale,
in differita, ma presente e reale nel no-      culminante nell’annuncio che Cristo “è
stro paese, vicino a noi, nelle nostre case.   risorto il terzo giorno” (1 Corinzi 15,4).
Il Covid-19 ha portato sofferenza, malat-      Queste semplicissime parole esprimo-
tia e morte in tante famiglie del nostro       no il nucleo della nostra fede, la fiducia
Paese e in tutti la paura di essere conta-     in una grazia che ci è stata donata e che
giati e l’angoscia per un futuro incerto.      continua ad espandersi anche ai nostri
Chiusi per tanto tempo in casa, impos-         giorni. È il mistero pasquale che ci offre
sibilitati a incontrare direttamente la        la chiave di lettura per comprendere il
gente, abbiamo avuto più tempo per re-         tempo vissuto. Gesù, come il seme ca-
stare con noi stessi, per guardare in pro-     duto in terra, muore per portare frutto.
fondità la nostra vita e per farci alcune      Davanti alla morte di Gesù e alle nume-
domande. Domande, che man mano si              rose prove e sofferenze della vita, molti
andava avanti, emergevano sempre più           rimangono disorientati e delusi. Con la
fortemente, in particolare sul modo di         Pasqua Gesù riaccende la speranza per-
concepire la vita, sulla consistenza del-      ché è risorto, è vivo ed è sempre con noi
le relazioni con gli altri, sulla pretesa di   e non ci lascia mai soli. “Non abbiate pau-
avere sotto controllo qualsiasi situazio-      ra, non temete: ecco l’annuncio di speran-
ne e sulla speranza di un futuro migliore      za. È per noi, Oggi. Sono le parole che Dio
e meno drammatico.                             ci ripete nella notte che stiamo attraver-
                                               sando”, ci ha ricordato papa Francesco,
3.     Una parte significativa del cam-        nell’omelia della Veglia pasquale dell’11
mino pastorale del prossimo anno è bene        aprile 2020. La morte e la risurrezione
sia dedicata e riservata a far emergere dal    possono diventare cattedre che inse-
profondo di noi stessi le vere domande e i     gnano a tutti a cambiare, a convertirsi,
grandi interrogativi che ci portiamo den-      a prestare orecchio e cuore ai drammi
tro e che l’esperienza della pandemia ha       causati dall’ingiustizia e dalla violenza,
fatto emergere con più forza. Desidero         a trovare il coraggio di attuare nuovi ge-
che il periodo trascorso non sia consi-        sti di vita.
derato come una parentesi, da lasciare
quanto prima dietro le spalle, ma sia in-      4.      Ci viene in aiuto un breve e pre-
terpretato e vissuto come un’occasione         zioso testo della Commissione Epi-
propizia per riprendere il cammino, per        scopale per la Dottrina della Fede,
essere uomini e donne ‘nuovi’, rinnova-        l’Annuncio e la Catechesi “È risorto il
ti e rinfrancati, per accogliere con più       terzo giorno. Una lettura biblico spiritua-
generosità e disponibilità i doni di Dio,      le dell’esperienza della pandemia”, che ci
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

aiuta a ritornare al centro della nostra      5.      Nell’omelia della Messa di Pen-
fede: il mistero pasquale di Gesù, morto,     tecoste di quest’anno, papa Francesco ci
sepolto e risorto per noi. Dall’incontro      ha ricordato che “peggio di questa crisi,
con il Crocifisso-Risorto, centro vitale      c’è solo il dramma di sprecarla, chiuden-
e propulsore della testimonianza e della      doci in noi stessi”. È il rischio che pos-
missione cristiana, possiamo imparare a       siamo correre anche noi. Valorizziamo
stare sotto la croce del dolore di chi ha     quest’anno per uscire un po’ di più da
sofferto, farci vicino a chi ha dedicato      noi stessi. Le domande possono costi-
tempo, energie, amore a curare i malati;      tuire la molla per aprirsi, per cercare la
possiamo imparare a stare nel silenzio        verità su di noi, sulle attività e proposte
del sabato santo: non un silenzio passivo,    pastorali e per andare lealmente verso
ma operoso, pieno di carità, come abbia-      gli altri. Negli incontri che vivremo, sia
mo visto nella generosità creativa di tan-    a livello parrocchiale, di unità pastorale
te persone che si sono fatte prossimo di      che di gruppo, troviamo il tempo per far
chi aveva più bisogno; possiamo impara-       risuonare alcuni interrogativi che ci por-
re, ad attendere la luce della Pasqua per     tiamo dentro e, con fiducia e responsabili-
vivere non di semplice ottimismo che          tà, confrontiamoci per individuare nuove
segue i nostri desideri, ma per essere abi-   opportunità di crescita umana e spiri-
tati dalla speranza che apre all’incontro     tuale e per ritrovare la gioia e il coraggio
con l’inedito della vita che viene da Dio.    dell’annuncio del Vangelo.
La Parola di Dio risplende ancora più
vera e concreta quando veniamo mes-           6.      Non intendo proporre un esame
si di fronte alla verità del nostro essere    di coscienza o una introspezione per cer-
creature fragili e amate da Dio, come è       care ciò che abbiamo o non abbiamo fat-
successo durante il tempo di isolamento.      to, ma desidero sia un’occasione di aper-
                                              tura e di dialogo tra di noi, per rilanciare
                                              l’agire pastorale e per rivitalizzare il no-
                                              stro essere comunità sociale ed ecclesiale.
                                              Vi chiedo tutto questo, anche in forza
                                              dell’esperienza di incontro e di condi-
                                              visione che noi preti abbiamo vissuto
                                              insieme da metà maggio, appena è stato
                                              possibile incontrarci. Se da una parte ab-
                                              biamo sperimentato la fatica e la paura
                                              di esporci e di vivere chiusi in canonica,
                                              dall’altra ci siamo resi conto che i mesi
                                              trascorsi ci hanno offerto la possibilità
                                              di avere più tempo per noi, sperimen-
                                              tando il nostro essere intercessori nella
                                                                                         7
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
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preghiera, l’importanza della fraternità         gere questa esperienza alla luce
sacerdotale e la passione che ci anima           della Parola di Dio?
per essere vicini alla nostra gente. Molti
sacerdoti hanno poi vissuto la vicinanza,     • Verifichiamo alcune scelte che
l’affetto e la preghiera di tanti parroc-       singolarmente, come famiglia o
chiani, preoccupati dei loro pastori. Sia-      come comunità parrocchiale o dio-
mo usciti da questi incontri più convinti,      cesana abbiamo fatto per annun-
più forti e anche più contenti.                 ciare il Vangelo e per testimoniare
Auguro che anche le comunità parroc-            la prossimità e la carità: sono state
chiali, i diversi gruppi e gli operatori        scelte dettate per rispondere con
pastorali, possano sperimentare e vivere        generosità ai bisogni ed esigenze
momenti belli e significativi di incontro e     che si profilavano, compiendo an-
di condivisione del vissuto, come abbia-        che un discernimento, oppure le
mo fatto noi sacerdoti.                         abbiamo fatte senza una profonda
                                                riflessione, o per paura del giudizio
7.     A mo’ di esempio suggerisco alcu-        degli altri?
ni interrogativi, che possono essere ar-
ricchiti e completati con altri.              • Come l’esperienza vissuta durante
                                                il periodo di lockdown ci ha aiutato
• Come abbiamo vissuto a livello                e rileggere con più ‘saggezza e
  personale il periodo del Coronavi-            discernimento’ l’attività pastorale
  rus e come ora lo stiamo vivendo?             precedente, che già ci aveva messo
                                                in crisi?
• Cosa ha voluto dirci il Signore
  con questa esperienza? Come leg-            • Cosa abbiamo imparato su noi

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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

   stessi e sul nostro rapporto con gli         Abbiamo imparato che una relazione
   altri in questo periodo di relazioni         per continuare nel tempo deve attraver-
   interrotte?                                  sare dei passaggi fondamentali:
                                                - il rispetto dell’altro in quanto altro e
• La pandemia ha portato tante                      diverso da me, oltre ogni tentativo di
  persone, credenti e non creden-                   omologazione;
  ti, a porsi altre domande, come: il           - l’amore basato sull’accoglienza
  senso della vita, la fragilità uma-               incondizionata e non interessata
  na, il valore della sofferenza, la                dell’altro; la scoperta del mistero del
  vita dopo la morte, la fede in Dio.               “tu” che è sempre oltre e più di quel
  Come aiutare la nostra gente a                    che io penso di aver capito;
  rendere ragione della speranza                - e per un credente, la scoperta del Mi-
  che è in noi?                                     stero e della presenza di Dio in me e
                                                    nell’altro.
8.      L’attenzione prioritaria che siamo      Viviamo con responsabilità le relazioni,
chiamati ad avere in questo particolare         grati per quel che si riceve e consapevoli
anno - e che costituisce il nostro obietti-     di quello che possiamo dare, in pace con
vo - consiste nella capacità di entrare in      se stessi, con gli altri, con la natura e con
relazione vera e autentica con le persone       Dio.
delle nostre comunità, in particolare con
i soggetti più deboli, mettendoci in at-
teggiamento contemplativo di ascolto
della vita e di quello che il Signore opera
in ciascuno.
Abbiamo sperimentato, proprio nei
giorni della pandemia, il desiderio e la
nostalgia di tanta gente di avere relazio-
ni autentiche e profonde.
Questo è il primo e necessario cambiamen-
to da mettere in atto, se vogliamo annun-
ciare ai nostri giorni la bellezza e la gioia
dell’incontro con Gesù. Tutta la realtà, ter-
rena e umana, nei suoi molteplici aspetti,
è relazione, è reciprocità, è interazione.
Per uscire da questa pandemia ci è chiesta
la riscoperta della reciprocità, del senso di
appartenenza di una comunità, di sentirci
parte viva di qualcosa di più grande, pren-
dendoci cura gli uni degli altri.
                                                                                            9
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SOLO UOMINI …
             NON DÉI

9.      Tra le tante considerazioni che ab-      10. Tutto quello che abbiamo vissuto ci
biamo letto, ritengo illuminante quanto          ricorda una verità tanto scontata quanto
papa Francesco ci ha testimoniato nella          difficile da accettare: non possiamo con-
straordinaria preghiera di adorazione in         trollare tutto e il nostro modello di svi-
piazza San Pietro il venerdì sera 27 marzo.      luppo è limitato, nonostante i progressi
Lì c’eravamo proprio tutti, credenti e non       della scienza. In altre parole, ‘non siamo
credenti, insieme al grande intercessore         Dio’. Avevamo coltivato la presunzione
dell’umanità, come qualcuno l’ha defini-         di saper gestire la crescita, di dominare
to: papa Francesco, che ha interpretato il       tutto, di fare previsioni corrette su tutto.
vissuto dell’umanità con il racconto della       La scienza avanza, ma non è onnipoten-
Tempesta sedata di Marco 4,35-41. “La            te, non risolve tutti i problemi. Il coro-
tempesta smaschera la nostra vulnerabilità       navirus ci ha ricordato che la scienza e
e lascia scoperte quelle false e superflue si-   la tecnica ci aiutano, ma non sono tutto.
curezze con cui abbiamo costruito le nostre      Il virus ha assestato un colpo pesante al
agende, i nostri progetti, le nostre abitudi-    delirio di onnipotenza, allo scientismo
ni e priorità. Ci dimostra come abbiamo          autosufficiente e alla tendenza prometei-
lasciato addormentato e abbandonato ciò          ca dell’uomo contemporaneo, creando
che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra    profonda inquietudine e smarrimento.
vita e alla nostra comunità. La tempesta         I limiti di un malinteso antropocentri-
pone allo scoperto tutti i propositi di “im-     smo, la vulnerabilità e la fragilità della
ballare” e dimenticare ciò che ha nutrito        nostra condizione umana, ci avevano fat-
l’anima dei nostri popoli; tutti quei tentati-   to illudere circa la nostra onnipotenza di
vi di anestetizzare con abitudini apparen-       uomini e donne moderni. Del comando
temente “salvatrici”, incapaci di fare appel-    biblico abbiamo trattenuto solo il verbo
lo alle nostre radici e di evocare la memoria    ‘dominare’, trascurando il verbo ‘custo-
dei nostri anziani, privandoci così dell’im-     dire’, dimenticandoci che la natura oltre
munità necessaria per far fronte all’avver-      a essere madre è anche matrigna. La crisi,
sità. Con la tempesta, è caduto il trucco di     qualsiasi crisi, si affronta mettendosi in-
quegli stereotipi con cui mascheravamo i         sieme, superando le rivalità e aiutandosi
nostri “ego” sempre preoccupati della pro-       reciprocamente, come abbiamo speri-
pria immagine; ed è rimasta scoperta, an-        mentato. È nella collaborazione attiva
cora una volta, quella (benedetta) appar-        che possiamo trovare energie perché i
tenenza comune alla quale non possiamo           problemi che riguardano tutti possano
sottrarci: l’appartenenza come fratelli”.        trovare una soluzione comune, modifi-
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

cando alcuni nostri comportamenti e sti-         uni dagli altri, interconnessi e vulnerabi-
li di vita. Il contagio ci ha fatto capire che   li, perché dal comportamento di ciascuno
siamo strettamente legati e dipendenti gli       dipendono la salute e la vita del prossimo.

   Piazza San Pietro il venerdì sera 27 marzo

                                                                                            11
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11. Proprio in questa condizione di           proiettati sul lavoro e sulla realizzazio-
fragilità abbiamo potuto metterci in con-     ne sociale e non concentrati sulla co-
tatto con quell’aspirazione profonda che      struzione di legami forti dentro le mura
Dio ha messo nel cuore di ogni uomo che è     domestiche. Per molte famiglie è stata
la comunione. Essere connessi gli uni gli     un’occasione bella per ritrovare il tempo
altri può diventare una condanna se non       di stare di più insieme, in una conviven-
si cerca il bene comune; quando invece        za continua a cui non si era più abituati:
ciascuno ascolta il bisogno di comunio-       marito e moglie hanno passato tante se-
ne che porta dentro di sé, scopre la gioia    rate insieme con la possibilità di dialoga-
dell’incontro con l’altro e sprigiona la      re; i figli hanno trascorso più tempo con
creatività della carità che genera unio-      i genitori e tra di loro. Purtroppo ci sono
ne e comunione. Molte persone, con il         state anche situazioni difficili che hanno
loro lavoro semplice e poco alla ribalta,     acuito le tensioni in famiglia: pensiamo
hanno assicurato i beni necessari a tut-      alle difficoltà coniugali che sono aumen-
ti. La Chiesa, che è abitata dallo Spirito    tate e hanno portato alla crescita delle
Santo, riconosce che tali testimonianze       separazioni; alla fatica di tanti bambini
sono doni del Paraclito, come una me-         e ragazzi non più capaci di sopportare
dicina contro ogni indifferenza che è la      l’isolamento, perché residenti in case
grande pandemia del nostro tempo, come        progettate in modo sempre più ridotto;
ci ricorda spesso il Papa. Grazie a questi    agli adolescenti e ai giovani che si sono
gesti in tante persone è riaffiorato il bi-   sentiti privati della libertà di incontro e
sogno di Dio e il desiderio di coltivare la   di amicizia; agli anziani soli o a chi ha un
fede in Cristo e di condividere con spi-      malato o un diversamente abile in casa;
rito di fraternità la condizione di chi era   a chi soffre di disturbi e di malattie psi-
più colpito. Questo è ‘il tesoro’ che ab-     chiche e mentali.
biamo scoperto in questo periodo, che
tuttavia non deve rimanere una generica       13. Questo periodo ha messo “in crisi”
istanza morale! È necessario che questa       la fede, chiedendoci un serio cammino
riscoperta si traduca in ‘buone pratiche’     di conversione. In alcune persone si è
sociali, economiche e politiche.              riaccesa la domanda religiosa e il biso-
                                              gno di Dio. Altri, invece, hanno vissuto
12. L’esperienza del Covid-19 ci ha           negativamente il rapporto con il Signo-
spinti a riscoprire la forza e la necessità   re, con la domanda: “Dov’è Dio nel do-
dei legami familiari, che spesso abbiamo      lore?”. Questa prova ci ha messo davanti
dato per scontati. Rimanere tante ore         al vero Dio, che ascolta il grido di chi lo
della giornata in casa, in particolare la     invoca e fa udire la sua voce, invitando-
sera, non è stato facile. L’abitazione per    ci a rimetterci in cammino senza perdere
molti è un luogo di passaggio, nel qua-       la speranza. In quella sera del 27 marzo,
le trascorrere il minor tempo possibile,      papa Francesco ci ha provocati con la
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

domanda ripetuta per ben quattro vol-
te: “Perché avete paura? Non avete ancora
fede?”. Il Papa ci ha dato una risposta: “È
il tempo di reimpostare la rotta della vita
verso di te, Signore, e verso gli altri”. La fi-
ducia in Gesù e nel suo messaggio ci per-
mette di affrontare ogni evento, anche il
più difficile, e trasformarlo in opportu-
nità di crescita e occasione di ricchezza,
perché “tutto concorre al bene, per quelli
che amano Dio” (Romani 8,28), come ci
assicura san Paolo, che arriva perfino a
compiacersi delle difficoltà e avversi-
tà che incontra: “Quando sono debole, è
allora che sono forte” (2Corinzi 12,10).
Questa convinzione nasce dalla certez-
za della presenza viva e vivificante del
Signore Gesù che libera da ogni ansia e
rende più capaci di attendere alla neces-
sità degli altri.
                                                   razione. La fede nella vita che continua
14. Molti di noi, cresciuti in una cultu-          oltre la soglia della morte è il fondamen-
ra che ha bandito il dolore e la morte, si         to di ogni speranza, del coraggio e anche
sono confrontati all’improvviso con l’im-          dell’impegno per fare qualcosa per gli
potenza, dinanzi al dramma che ci passa            altri. È la fede nella risurrezione di Gesù,
vicino e scuote l’anima e la mente. Il Co-         la forza creatrice che dà significato e pie-
vid-19 ci ha costretti a guardare in faccia        nezza per una nuova società.
una morte dura, vissuta in solitudine,
senza la vicinanza e il conforto degli af-         15. Il virus, oltre ad aver colpito i rap-
fetti più cari, senza alcun accompagna-            porti tra le persone e l’anima della vita
mento religioso e senza la possibilità di          comunitaria, seminando sospetti che il
elaborazione del lutto. Abbiamo avuto              vicino o l’amico possano essere poten-
l’impressione che i valori relazionali e           ziali portatori di contagio, ha messo in
spirituali fossero considerati un lusso            crisi le tradizionali modalità di espres-
che non ci si poteva permettere. Il dram-          sione della nostra fede e la partecipazione
ma della sofferenza e della morte avve-            attiva alla vita della comunità cristiana.
lena la vita e ci ha scossi in profondità,         La Chiesa è stata tra le prime istituzioni
mutandosi, talvolta, in rassegnazione              ad essere interessata dai provvedimenti
triste, in rabbia e, per qualcuno, in dispe-       di contenimento del virus, privata del-
                                                                                              13
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
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le celebrazioni, della catechesi e della       preti e tanti laici non sono rimasti con le
prossimità alle persone. Tale circostan-       mani in mano, facendosi vicini ai biso-
za ha trovato le autorità ecclesiastiche       gni e alle persone in difficoltà, tramite i
partecipi della situazione e disponibili       social, mantenendo viva quella trama di
alle misure per affrontarla. Inizialmente      relazioni e di prossimità, fatto di ascol-
abbiamo vissuto tutti un senso di smar-        to e di opere di carità ai più bisognosi.
rimento, non sapendo cosa fare e come
gestire la difficile situazione. Senza l’Eu-   16. Nei mesi di emergenza mi sembra
caristia e le ‘relazioni’ con la comunità,     sia andato ulteriormente in crisi il rap-
il cristianesimo rischiava di perdere la       porto stretto e indispensabile tra l’Euca-
propria identità. Più di uno è rimasto         ristia e la Chiesa, mettendo in discussio-
turbato da quello che ai suoi occhi appa-      ne quanto il Vaticano II ci ha abituati a
riva come un cedimento, una mancanza           pensare. Come dice il documento della
di coraggio o addirittura l’espressione di     Commissione episcopale: “Lo stretto le-
una fede debole e non convinta. Qual-          game tra il corpo eucaristico e il corpo ec-
che altro, invece, ha accusato la Chiesa       clesiale si è mostrato una volta di più vero,
di voler ancora privilegi ed esenzioni.        per quanto vissuto nella forma della man-
Ben presto tante comunità e numerosi           canza. Ma la scena era insolita: da una
sacerdoti si sono attrezzati, mettendo in      parte, il corpo eucaristico veniva ripresen-
atto un “culto religioso online”. Questa       tato sull’altare dai presbiteri; dall’altra,
creatività ha voluto essere un segno di        il corpo ecclesiale nella sua forma assem-
prossimità e di vicinanza della Chiesa         bleare era costretto a rimanere lontano
alle famiglie e alle persone chiuse in         dall’altare, dalla mensa e dalla comunità.
casa, anche se ha fatto sorgere molte          Si trattava di una separazione innaturale,
domande, in particolare sul pericolo di        per quanto le trasmissioni televisive potes-
una fede disincarnata e di una comuni-         sero in parte supplire, integrate dalle cele-
tà soltanto virtuale. Una Chiesa dove i        brazioni domestiche”.

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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

Il digiuno eucaristico forzato ci ha ricor-        È emerso, talvolta, che la riforma litur-
dato che la partecipazione alla S. Messa           gica del Vaticano II ha cambiato i riti,
è un dono che va preparato e accompa-              ma non ha mutato la mentalità e, dun-
gnato con l’ascolto quotidiano della pa-           que, non ha contribuito a far maturare
rola di Dio, con una vita impegnata nel            nei cristiani quel “culto spirituale”, nel
bene e con la testimonianza cristiana in           quale si offre a Dio se stessi e la propria
tutti gli ambienti. “La comunione eucari-          vita in sacrificio vivente. Come comu-
stica è finalizzata, infatti, alla comunione       nità cristiana, in questi tempi, abbiamo
ecclesiale e al servizio reso ai fratelli”. Dob-   vissuto poco la celebrazione in famiglia
biamo ricordarcene soprattutto adesso              della liturgia domestica della Parola. Di-
che, nella ripresa delle celebrazioni co-          mentichiamo facilmente che la preghie-
munitarie, si avverte la mancanza spe-             ra prima di tutto è ascolto. Ricordiamo
cialmente di bambini e ragazzi, i quali            la preghiera di ogni pio israelita: “Ascol-
hanno bisogno di conoscere la fede della           ta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è
comunità cristiana, come la comunità               il Signore” (Deuteronomio 6,4).
ha bisogno della loro fede trasparente,
semplice ed entusiasta.                            18. Nell’emergenza vissuta e che stia-
                                                   mo ancora vivendo, è risuonata un’ur-
17. Forse ci siamo dimenticati dell’e-             genza, meglio una vocazione universale,
sperienza del popolo ebraico durante               non solo per noi cristiani, ma per tante
l’esilio babilonese. Privato del Tempio,           altre persone: la compassione e la solida-
del culto e delle feste, il popolo aveva           rietà verso chi è nel dolore e nel bisogno.
innalzato il tempio della Parola, creando          Dio si è rivelato a noi non solo come
un culto domestico, nella consapevolez-            l’Emmanuele, il Dio con noi, ma come
za che Dio non abbandona mai e segue               Dio che soffre per amore, Dio che si
sempre il suo popolo, ovunque si trovi.            commuove e si china sulle nostre ferite.
Gesù ci ha ricordato che è presente con            Come ci ricorda il Salmo 91,15: “Mi invo-
il suo Spirito tra coloro che sono riuni-          cherà e io gli darò risposta; nell’angoscia io
ti nel suo nome; è presente nella Parola           sarò con lui”. L’epidemia ha spinto molte
che alimenta e nutre chi la ascolta; è pre-        parrocchie e tantissime persone a farsi
sente nel povero e nel bisognoso.                  dono per gli altri, come non si era mai
Una fede che si fonda e trova nella pre-           visto. Gare di solidarietà, non solo eco-
ghiera, nella meditazione della Parola e           nomiche, ma di prossimità e vicinanza
nella relazione con Dio nella comune vo-           con chi soffriva e si trovava nel bisogno.
cazione battesimale la forza per testimo-          Professionisti e volontari, negli ospeda-
niare al mondo l’amore e la misericordia           li, nelle case di riposo, nelle famiglie, nei
di Dio: fede che si nutre e si alimenta nei        comuni e nelle parrocchie si sono messi
sacramenti vissuti come incontro con               a servizio, spendendosi con eroismo e
Dio.                                               generosità. Tali esperienze realissime e
                                                                                               15
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
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concrete sono per noi credenti un dono         al bene comune. Dobbiamo rivedere ra-
dello Spirito: siamo chiamati a dire gra-      dicalmente i criteri su cui si fonda oggi
zie con umiltà e lasciarci provocare ad        l’economia. La proposta di una “econo-
essere una Chiesa più pronta e agile a         mia nuova” (green economy o sviluppo
vivere la carità di Cristo. Non dimenti-       sostenibile), l’attenzione rivolta al Terzo
chiamo chi è rimasto indietro.                 settore (oggi toccato da una riforma in
                                               via di definizione con luci e ombre) e lo
19. L’emergenza sanitaria ha riporta-          sviluppo di una forma “alta” di politica,
to all’attenzione dell’opinione pubblica       sono urgenze che la comunità cristiana
e delle istituzioni il valore del lavoro.      non può più sottovalutare. Viviamo in
Abbiamo apprezzato l’abnegazione di            un sistema politico-economico malato
tutto il personale medico, paramedico e        (cfr. Laudato Si’, 109). Il Covid-19 ci
volontario. Ma soprattutto è il significa-     porta, seppur indirettamente, a pratica-
to del lavoro ad assumere rilevanza: tut-      re radicalmente e responsabilmente una
ti i lavori, anche quelli più umili hanno      “conversione ecologica”, per rimettere in
pari dignità, dalla pulizia degli ambienti     sesto i gravi squilibri ambientali di cui
ospedalieri, alla raccolta dei rifiuti urba-   l’attività umana è spesso causa. Purtrop-
ni e al trasporto di generi di prima ne-       po, ci siamo comportati come padroni
cessità; dal lavoro agricolo per garantire     del mondo, rovinando, distruggendo e
il cibo, alla riconversione industriale per    inquinando quell’armonia di viventi in
rifornire materiali sanitari. Abbiamo          cui siamo inseriti. Perciò occorre rinno-
costatato quanto indispensabili siano i        vare l’impegno personale e comunitario
docenti della scuola.                          nel cambiamento dei propri stili di vita,
Tutti i lavori meritano un adeguato ri-        investendo particolarmente sulla ridu-
conoscimento sociale ed un’equa ricom-         zione dei consumi e dello sfruttamento
pensa salariale, perché tutti concorrono       delle risorse del pianeta.

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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
               · I IE· S S A
         P R E M

DA BABELE A PENTECOSTE
                                                               GENESI 11, 1-9; ATTI 2, 1-13

20.      “Non è bene che l’uomo sia solo”      zioni. Da Adamo alla torre di Babele è
(Genesi 2,18). L’uomo e la donna si rea-       una continua disgregazione: le lingue
lizzano nel dialogo fraterno e si alienano     si confusero e gli uomini si dispersero.
nella solitudine. In ogni persona l’esi-       Ma a Pentecoste, con la venuta dello
genza della comunione è preminente!            Spirito Santo, inizia il cammino a rove-
Ma nonostante questo, la storia testi-         scio: uomini e donne di lingue diverse,
monia che nell’umanità talvolta preva-         iniziano a capirsi e a ritrovarsi insieme.
le la tentazione contraria. Le persone
spesso non dialogano: c’è un parlare           21.     Torre di Babele: Genesi 11,1-9
che si apre all’ascolto e c’è un parlare
                                               1
che si chiude all’ascolto; c’è un parlare         Tutta la terra aveva un’unica lingua e
che rispetta l’altro e c’è un parlare che si   uniche parole. 2 Emigrando dall’oriente, gli
impone; c’è un parlare che unisce e c’è        uomini capitarono in una pianura nella re-
un parlare che divide. Il Concilio Va-         gione di Sinar e vi si stabilirono. 3 Si dissero
ticano II indica con precisione il com-        l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e
pito della Chiesa, definendola “il segno       cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro
e lo strumento dell’intima unione con          da pietra e il bitume da malta. 4 Poi disse-
Dio e dell’unità di tutto il genere umano”     ro: «Venite, costruiamoci una città e una
(Lumen Gentium, 1). La sua vocazione           torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamo-
è quella di riunire e di promuovere la         ci un nome, per non disperderci su tutta la
comunione e l’incontro di tutte le na-         terra». 5 Ma il Signore scese a vedere la cit-
                                               tà e la torre che i figli degli uomini stavano
                                               costruendo. 6 Il Signore disse: «Ecco, essi
                                               sono un unico popolo e hanno tutti un’unica
                                               lingua; questo è l’inizio della loro opera, e
                                               ora quanto avranno in progetto di fare non
                                               sarà loro impossibile. 7 Scendiamo dunque
                                               e confondiamo la loro lingua, perché non
                                               comprendano più l’uno la lingua dell’al-
                                               tro». 8 Il Signore li disperse di là su tutta la
                                               terra ed essi cessarono di costruire la città.
                                               9
                                                 Per questo la si chiamò Babele, perché là
                                               il Signore confuse la lingua di tutta la terra
                                               e di là il Signore li disperse su tutta la terra.
                                                                                            17
Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021
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Nei primi undici capitoli della Genesi,        ne sulla terra per “stabilirsi” lì. Poi, usan-
la Scrittura ci dà le chiavi di lettura per    do quello che trovano sulla terra (argilla
comprendere il senso profondo della vita       e bitume) e il fuoco, trasformano la na-
dell’uomo visto con gli occhi di Dio. L’o-     tura e si fanno mattoni che funzionino
pera della creazione di Dio era comin-         da pietre. È il genio dell’uomo che rende
ciata con la distinzione e la separazione,     la natura più produttiva al suo servizio.
dal caos al cosmo, Genesi 1,1-4, per ren-      Invece di usare il suo genio per abita-
dere possibile la vita. Quando crea l’uo-      re meglio la terra e scoprirne ulteriori
mo, Dio lo costituisce nelle sue relazioni     possibilità, gli uomini giocano un’altra
fondamentali: con Dio (a sua immagine,         carta. Il v. 4 ci presenta con precisione
Genesi 1,27), con il suo simile (rappre-       le intenzioni e lo stato d’animo che li
sentato dalla donna, con cui è invitato a      spingono. “Costruiamoci una città e una
una comunione d’amore, Genesi 2,22) e          torre la cui cima tocchi il cielo”: gli uomini
con il creato (che è chiamato a custodi-       si considerano il centro dell’universo, ve-
re, Genesi 2,15, e a chiamare per nome,        dono le loro possibilità e vogliono avere
Genesi 2,19-20). Ma fin dall’inizio l’uo-      accesso anche al cielo, la casa di Dio. Per
mo mal sopporta la sua condizione, non         farlo serve una sola città, che raduni tutte
accetta di non essere Dio (Genesi 3,4-6 e      le forze per compiere l’impresa. Tutti de-
la tentazione del serpente) e, per tentare     vono sottomettersi all’impresa ma solo
di diventarlo, rovina le relazioni fonda-      la cima toccherà il cielo. Il movimento
mentali in cui Dio lo ha posto. Questo         dal basso verso l’alto rinnega quello di
gioco si ripete diverse volte. Fino al di-     Dio che si china dall’alto per prendersi
luvio, al termine del quale Dio decide di      cura dell’uomo (Osea 11,4). “Facciamo-
tenersi l’uomo così com’è, e in Genesi         ci un nome”: dopo essere stato chiamato
10, rinnova ai figli di Noè il mandato di      ad esistere da Dio, l’uomo aveva dato
abitare tutta la terra (vv. 5 e 32): dà loro   il nome agli animali (Genesi 2,19-20).
la capacità di costituirsi in popoli, molti    Ora vuole dare il nome anche a se stes-
popoli e fecondi, e li invia.                  so, vuole essere l’origine della propria
Tutti possono capirsi: “avevano una sola       identità, vuole autodeterminarsi in tutto
lingua e le stesse parole” (Genesi 11,1),      e per tutto.
con il compito da Dio di diffondersi su        Ai molti nomi di Genesi 10,1-31 si vuole
tutta la terra.                                sostituire un nome solo, una unica iden-
                                               tità. “Per non disperderci su tutta la terra”:
22. Così l’umanità giunge a Sinar.             è disobbedienza a Dio ma anche il rifiu-
Negli stereotipi ebraici, Sinar è la città     to di differenziarsi, di considerare tutta
della tecnica e del progresso, dove l’abi-     la terra come loro casa, di esplorarne le
lità manifatturiera dell’uomo produce          possibilità e la bellezza. Sinar basta e
cose grandi ed entusiasmanti. Infatti in-      avanza e, per ottenere questo scopo, ogni
terrompono il loro cammino di diffusio-        differenza deve essere appiattita. Apoca-
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

lisse 13,16 ci ricorda come questo piano      non è mai tramontata. È una logica che
di annullamento di ogni differenza farà       parte dal delirio di onnipotenza di una
sempre parte della tentazione dell’uma-       umanità che in forza dei suoi studi e ri-
nità. Dio deve intervenire perché questo      cerche, dei mezzi tecnologici e delle sue
progetto di omogeneizzazione e massifi-       capacità organizzative, vuole sostituirsi
cazione spinge l’uomo a rifiutare il dono     al progetto di Dio, imponendo una cul-
della terra. Per tentare di essere Dio, si    tura, una civiltà che comporta un potere
condanna a smettere di essere umanità.        centralizzato.
In un progetto che spezza la relazione        La diversità è vista come un pericolo.
con Dio, rovina la relazione con la terra
e appiattisce le relazioni tra gli uomini.
L’intervento di Dio è doloroso ma, con
la differenza delle lingue e delle culture,
spinge gli uomini nella direzione giusta,
a rimanere al loro posto nelle relazioni
fondamentali che permettono una vita
piena, ricca e ben disposta sulla terra.

23.      Il racconto della Torre di Ba-
bele riguarda l’intera famiglia umana,
una società, possiamo dire, globalizzata,
dove il peccato prende avvio da un sov-       24.    Pentecoste di Gerusalemme
vertimento del senso del lavoro umano                (Atti 2,1-13)
e del progresso tecnico, asserviti all’or-
                                              1
goglio prometeico di una umanità che            Mentre stava compiendosi il giorno del-
pretende di auto-innalzarsi e auto-di-        la Pentecoste, si trovavano tutti insieme
vinizzarsi giungendo al cielo, cioè inse-     nello stesso luogo. 2 Venne all’improvviso
diandosi in casa di Dio.                      dal cielo un fragore, quasi un vento che si
E per fare ciò era necessario avere una       abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa
stessa lingua. Questo peccato è un tra-       dove stavano. 3 Apparvero loro lingue come
dimento della missione che Dio aveva          di fuoco, che si dividevano, e si posarono su
affidato all’umanità, che chiedeva di         ciascuno di loro, 4 e tutti furono colmati di
diffondersi sulla faccia della terra e di     Spirito Santo e cominciarono a parlare in
diversificarsi. A Babele gli uomini per-      altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava
cepiscono la diversificazione e la disper-    loro il potere di esprimersi. 5 Abitavano
sione come qualcosa di negativo, perché       allora a Gerusalemme Giudei osservanti,
considerato poco efficiente e poco gran-      di ogni nazione che è sotto il cielo. 6 A quel
dioso. Al progetto di Dio si sostituisce la   rumore, la folla si radunò e rimase turba-
civiltà della Torre, della ‘grandeur’ che     ta, perché ciascuno li udiva parlare nella
                                                                                          19
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propria lingua. 7 Erano stupiti e, fuori di sé   comeri, dei porri, delle cipolle e dell’aglio.
per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro      Ora la nostra gola inaridisce; non c’è più
che parlano non sono forse Galilei? 8 E come     nulla, i nostri occhi non vedono altro che
mai ciascuno di noi sente parlare nella pro-     questa manna” (Numeri 11,5-6). L’Egit-
pria lingua nativa? 9 Siamo Parti, Medi,         to è un posto dove si può stare bene. È
Elamiti, abitanti della Mesopotamia, del-        una civiltà che offre molto… ma ha le
la Giudea e della Cappadòcia, del Ponto          sue regole. Gli Israeliti fanno troppi fi-
e dell’Asia, 10 della Frìgia e della Panfìlia,   gli? Si devono uccidere (Esodo 1,9-11).
dell’Egitto e delle parti della Libia vicino     Gli Israeliti chiedono di onorare il loro
a Cirene, Romani qui residenti, 11 Giudei e      Dio? Tre giorni per fare una festa non
prosèliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parla-   sarebbero una cosa grave, ma il faraone
re nelle nostre lingue delle grandi opere di     sospetta di questa originalità, di questa
Dio». 12 Tutti erano stupefatti e perplessi, e   diversità e aumenta il lavoro (Esodo 5,3-
si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa signi-     5.17). L’Egitto vuole tutti uguali e tutti
fica questo?». 13 Altri invece li deridevano e   sotto controllo, in cambio di cibo. Tutti
dicevano: «Si sono ubriacati di vino dolce».     a fare mattoni per costruire la loro città
                                                 e torri altissime (evidente assonanza con
Il giorno di Pentecoste è un giorno di           Babele, Genesi 11,3). Dopo il potente
grande festa per la comunità ebraica di          atto di liberazione dall’Egitto, Colui che
Gerusalemme. È la festa del raccolto             consegna la Legge al Sinai è Colui che
del grano, collegata al ricordo del dono         ha costruito la libertà e l’originalità del
della Legge di Dio al Sinai. Nel raccon-         popolo. Questi dovrà camminare, pati-
to di Luca, il fragore, il vento e il fuoco      re un po’ di fame ma potrà differenziarsi
(Atti 2,2-3) richiamano direttamente la          dall’impero egizio e autodeterminarsi.
teofania del Sinai: il dono dello Spirito        Così la Pentecoste ebraica.
compie il dono della Legge e corona un
atto definitivo di liberazione. Liberazio-       25. La Pentecoste cristiana è letta
ne da cosa? Noi diciamo abitualmente:            nello stesso modo: attraverso il dono
“dalla schiavitù d’Egitto”, ma quello che        dello Spirito Santo, Dio dà al suo popo-
immaginiamo solitamente non corri-               lo la capacità di osservare la Legge della
sponde a una visione corretta. L’Egitto          libertà definitiva da ogni imperialismo
è una terra ricca, che cerca manodopera          umano e da ogni altra legge, soprattutto
e paga bene. Israele vi era emigrato par-        quella dell’egoismo e del peccato (Ro-
tendo da una terra battuta dalla carestia        mani 7,14-23). Luca, raccontandoci del-
e, sebbene le cose fossero cambiate al           la Pentecoste definitiva, ci elenca, senza
tempo dell’Esodo, gli Israeliti si ricorda-      temere di essere noioso e senza troppa
vano bene come si mangiava in Egitto:            sintesi, una “tavola dei popoli” (Atti
“Ci ricordiamo dei pesci che mangiavamo          2,9-12 più breve ma, nello stile simile a
in Egitto gratuitamente, dei cetrioli, dei co-   Genesi 10). Tutto il racconto degli Atti
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segue il filo rosso della “dispersione”
del Vangelo fino agli estremi confini
della terra (Atti 1,8). Da Gerusalem-
me (Atti 1-7) ai dintorni, alla Samaria
(Atti 8-13), alla Grecia (Atti 16) fino a
Roma dove il libro termina, lasciando
intendere che da lì il Vangelo è
pronto a raggiungere tutto il
mondo conosciuto.
A Pentecoste, tutti i
popoli sono riuniti
a Gerusalemme, ma
non sono costretti a
rimanervi. E pos-
sono comprende-
re l’annuncio del
Vangelo nella loro
lingua nativa (Atti
2,8), non devono
ascoltarlo tutti nella
stessa lingua (come vo-
levano i Giudei o come
imponeva Roma). Anzi,
da Gerusalemme l’annuncio
partirà quasi per forza (Atti 8,1-
8) e si disperderà su tutta la terra
sotto la spinta dello Spirito Santo
che attraverserà senza cancellarli
i confini geografici e le differen-
ze sociali e culturali (cittadini
romani, giudei e proseliti…), e
richiederà di essere annunciato in tutti    26. Questa è l’esperienza che hanno
i luoghi (sinagoghe, piazze, areopago,      fatto i primi cristiani a Gerusalemme.
tribunali…). Gerusalemme è l’esempio e      Un gruppo di poco più di un centinaio
la guida di questa comunione (Atti 15)      di persone ha sperimentato di comunio-
e deve rimanere aperta all’azione dello     ne, un linguaggio nuovo, che permetteva
Spirito Santo. Gli apostoli saranno ben     loro di capirsi mantenendo la loro diver-
attenti a non uniformare e spersonaliz-     sità. È una esperienza forte, miracolosa
zare l’adesione alla fede.                  e alternativa agli imperialismi del tem-
                                                                                 21
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po, che creavano potenza uniforman-            27. A partire da qui, saranno da in-
do. Questa novità è frutto dello Spirito       dividuare alcune linee pastorali che ten-
e non capita una volta sola negli Atti         gano presente la centralità, la specificità
(4,31; 10,44; 19,6…). Dio pone fine al         e l’importanza del dono dello Spirito
disastro di Babele e permette all’umani-       Santo, spesso dimenticato, capace di tra-
tà di abitare in pace la terra. Per Luca, il   sformare le persone che, pur avendo in-
dono dello Spirito Santo è il dono della       contrato Gesù, non sono capaci di uscire
nuova Legge che raggiunge il cuore di          e di andare nella quotidianità della vita
ognuno, rappresentato dalle diverse na-        ad annunciarlo e a testimoniarlo vivo e
zioni presenti a Gerusalemme, il giorno        presente. La comunità che nasce dalla
di Pentecoste. La tentazione di Babele è       Pentecoste è una comunità missionaria,
vinta in modo radicale perché le persone       che vive il Vangelo e lo annuncia agli
non sono più costrette a parlare tutte la      altri. Sarà necessario, pure, a partire
stessa lingua, anzi ognuno comprende il        dall’esperienza della pandemia, mettere
Vangelo di Dio nella propria lingua, cul-      in risalto alcuni fattori interessanti che
tura e modalità recettiva. L’unicità del       meritano una riflessione, in relazione al
messaggio non significa che tutti devo-        messaggio che la Parola di Dio ci ha of-
no comprenderlo e ridirlo in un’unica          ferto. Abbiamo constatato che il mondo
maniera. Siamo di fronte al miracolo           globalizzato rende impossibile arginare
di una nuova umanità, capace di essere         il contagio. La globalizzazione ha fatto
unita nella diversità. Luca riconosce la       emergere l’enorme fragilità di un mondo
centralità di Gerusalemme e l’autorità         totalmente interconnesso e interdipen-
della Chiesa madre, ma non nella linea         dente. Anche la concentrazione ‘babeli-
babelica di una centralità che tutto atti-     ca’ delle grandi città, con il conseguente
ra a sé e tutto controlla. La fondazione       inquinamento, rende sempre più fragile
di nuove comunità non avverrà per un           l’equilibrio e la salvaguardia del creato.
progetto espansionistico della comuni-         Abbiamo creato un modello di civiltà – ci
tà di Gerusalemme, ma dalla forza e dal        ricorda profeticamente papa Francesco
mandato dello Spirito Santo che apre           nell’enciclica Laudato Si’– che va contro
nuove strade e nuove possibilità (cfr.         la logica espressa nel racconto biblico
Atti 14,6.9). Il racconto della Pentecoste     della creazione: Dio crea distinguendo
è una elaborata riflessione su come Dio        e separando, invitando l’uomo a custo-
porta avanti continuamente il suo pro-         dire la creazione e non a distruggerla.
getto di salvezza a favore dell’umanità,
evitando le due tentazioni che oscillano       28. La comunione non è uniformità,
tra l’individualismo che conduce alla ri-      fare tutti le stesse cose o pretendere che
valità e all’eliminazione dell’altro e una     gli altri facciano quello che noi voglia-
vita associata e comunitaria così stretta      mo. È unità nella diversità, in ascolto
e opprimente che vuole tutti uguali.           della voce dello Spirito, nella piena va-
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

lorizzazione dei doni e dei carismi di        Vi invito, piuttosto, a prendere coscienza
ciascuno. Il Covid-19 ha rivelato pure        della crisi e della povertà di altre forme
la fragilità di una pratica religiosa stan-   di preghiera; della poca attenzione che
dardizzata e di una vita di fede che,         abbiamo dato alla Parola di Dio e alla
tutto sommato, fa ancora esclusivo ri-        preghiera dei salmi. Inoltre, abbiamo
ferimento alla celebrazione domenicale        valorizzato poco la centralità della fa-
dell’Eucaristia e di alcuni sacramenti.       miglia come ‘Chiesa domestica’, luogo
Non si tratta di mettere in dubbio la cen-    abilitato alla preghiera. Così pure non
tralità e il valore della Messa domenica-     siamo riusciti a dare più spazio alla vo-
le, culmen et fons della vita della Chiesa.   cazione sacerdotale di ogni fedele.

                                                                                         23
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UNA PROFEZIA CHE CAMBIA LA STORIA.
PER UNA COMUNITÀ CRISTIANA ALTERNATIVA
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29.    Atti 2,42-47                              mezzi economici. Anziché un’umanità
                                                 disgregata dall’individualismo egoisti-
42
    Ed erano perseveranti nell’ascoltare         co o dalla massificazione alienante, ab-
l’insegnamento degli apostoli e nella            biamo una comunità di uomini e di don-
comunione fraterna, nel rompere il pane          ne che si vogliono bene, che superano la
e nelle preghiere. 43 Ognuno era preso da        logica “del mio e del tuo”, dove si rende
timore; e molti prodigi e segni erano fatti      visibile la potenza e la bontà del nome
dagli apostoli. 44 Tutti quelli che credevano    di Gesù. Una comunità che gode della
stavano insieme e avevano ogni cosa in co-       simpatia della gente e che attrae con la
mune; 45 vendevano le proprietà e i beni, e li   forza dell’amore e della testimonianza.
distribuivano a tutti, secondo il bisogno di     “Guardate come si amano”, ci ricorda
ciascuno. 46 E ogni giorno andavano assidui      Tertulliano (Apologetico 39).
e concordi al tempio, rompevano il pane
nelle case e prendevano il loro cibo insieme,    30. In questi anni, nei diversi incontri
con gioia e semplicità di cuore, 47 lodando      e anche nella visita pastorale, abbiamo
Dio e godendo il favore di tutto il popolo.      verificato il cammino compiuto, analiz-
Il Signore aggiungeva ogni giorno alla           zando obiettivi, tappe e mete raggiunte.
loro comunità quelli che venivano salvati.       Abbiamo cercato di individuare l’essen-
                                                 ziale, quello che riteniamo importante
L’evangelista Luca, nel sommario a               mantenere e anche quello che è necessario
conclusione della Pentecoste, ci indica          lasciare, abbandonare, perché non più ri-
in cosa consiste veramente il miracolo           spondente ai bisogni e alle esigenze delle
della Pentecoste: la nascita di una co-          persone o perché non più confacente ai
munità di persone che vivono uno stile di        servizi ministeriali e pastorale di oggi. In
vita anti-babelico. Lo vediamo nel loro          questi anni, guidati dalle prospettive e in-
essere sottomessi alla Parola e all’inse-        dicazioni dell’Evangelii Gaudium e della
gnamento degli apostoli, incentrato sul-         Chiesa italiana, abbiamo camminato in
la vicenda di Gesù; nella vita fraterna,         questa direzione, anche se ci accorgiamo
vissuta con semplicità e armonia, senza          che sono necessarie delle scelte più forti e
annullare le differenze e senza mortifi-         incisive.
care i carismi; nella preghiera comune
e nella ‘frazione del pane’, l’Eucaristia;       Ora è necessario interrogarci di nuovo,
nella condivisione dei beni, gestiti in          partendo dalle domande poste all’ini-
maniera alternativa, con semplicità di           zio, in particolare:
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Lettera pastorale per l’anno 2020 -2021

• che cosa il Signore dice, attraverso            zioni presiedute da noi (papa, ve-
  la pandemia, alla nostra comunità               scovi e preti), ponendoci sempre al
  cristiana, alle parrocchie e unità              centro della scena, senza stimolare
  pastorali, ai consigli parrocchiali e           i laici adulti a dare vita in famiglia a
  di unità pastorale e ai vari operato-           qualche celebrazione/momento di
  ri della pastorale?                             preghiera domestico?

• che cosa ci ha insegnato il vissuto,         • Perché, non sempre siamo riusciti a
  in riferimento a ciò che è essenzia-           favorire la comunione e la fraterni-
  le per il ministero ordinato e per i           tà tra noi. Nel rispetto delle diverse
  singoli ministeri istituiti e di fatto,        situazioni di vita, quali segni con-
  presenti nelle nostre comunità?                creti possiamo porre per testimo-
                                                 niare l’amore, l’amicizia, la stima
31. Talvolta, presi alla sprovvista,             reciproca che dovrebbero caratte-
anche in questo tempo di pandemia,               rizzare tutti i battezzati? Talvolta,
abbiamo cercato di ripresentare lo stile         è capitato anche a noi preti, che
di annuncio già consolidato e anche con-         invece di favorire la comunione e
sunto, senza attualizzarlo e senza tener         la fraternità, ci siamo lasciati pren-
conto delle reali esigenze e necessità delle     dere dall’essere ‘censori’ gli uni gli
persone e delle comunità.                        altri, con atteggiamenti di critica e
                                                 di poca carità fraterna.
A mo’ di esempio:
                                               • Anche per l’organizzazione dioce-
• Perché non siamo riusciti a valo-              sana della pastorale siamo invitati
  rizzare un po’ di più la dimensione            a riscoprire le forme di una pasto-
  del sacerdozio comune di fedeli,               rale “in connessione”, non più pen-
  offrendo l’immagine di una chiesa              sata per “uffici” ma per progetti co-
  troppo ‘clericale, dimenticandoci              muni lavorando insieme con uno
  che ogni cristiano, con il battesimo,          stile sinodale che possa diventare
  partecipa del sacerdozio di Cristo?            modello per le nostre comunità.

• Perché ci siamo limitati a trasmet-          32. La Chiesa che verrà. Quale co-
  tere tramite i social (cosa bella,           munità cristiana, quale parrocchia per i
  nuova e necessaria) solo le celebra-         prossimi anni? La pandemia ci ha con-
                                                                                          25
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segnato una Chiesa, a partire dalle no-           fonde del mondo. Che cosa significa questo
stre parrocchie, più vicina alla gente,           in concreto? Anche qui il discorso potrebbe
con una presenza capillare sul territorio,        farsi immediatamente operativo, ma sareb-
prossima alle tante necessità delle per-          be sbagliato assecondare simile impulso.
sone. Tutto questo dipenderà sempre               Prima di programmare iniziative concrete
più dalla capacità di rileggere insieme il        occorre promuovere una spiritualità della
vissuto. La Chiesa, sostenuta dalla fede e        comunione, facendola emergere come prin-
dalla speranza del Risorto, è chiamata,           cipio educativo in tutti i luoghi dove si pla-
nel momento in cui il mondo fatica a far-         sma l’uomo e il cristiano, dove si educano i
lo, ad offrire ai credenti, e attraverso le te-   ministri dell’altare, i consacrati, gli opera-
stimonianze di questi, a tutta l’umanità,         tori pastorali, dove si costruiscono le fami-
il senso profondo della realtà e della vita       glie e le comunità.” (Novo Millennio ineun-
umana, a partire da Dio e dal suo disegno         te, 43). Il primo compito di una comunità
di amore. Non possiamo rendere vani il            di discepoli consiste nel rendere effettiva
dolore, le sofferenze e la morte di questo        e visibile, per quanto fallibile e limitata,
tempo. Invito tutte le comunità parroc-           una reale vita di comunione fraterna, nel-
chiali e le unità pastorali ad avviare un         la quale soltanto è possibile rivedere nel
serio cammino di conversione pastora-             suo splendore concreto l’umanesimo di
le e di rinnovamento, per realizzare il           Gesù e la via evangelica che lo tratteggia.
sogno di papa Francesco di una Chiesa
in uscita, che senza paura va incontro a          34. L’EVANGELII GAUDIUM non
tutti per offrire l’amore e la misericor-         è un documento della Chiesa tra i tanti,
dia del Padre. In questi giorni è uscita          da passare inosservato. Non ho paura di
un’istruzione della Congregazione del             definirlo la ripresentazione dello spirito
Clero dal titolo “La conversione pastora-         conciliare del Vaticano II per i nostri tem-
le della comunità parrocchiale al servizio        pi. Oggi, poi, ne vediamo la spinta pro-
della missione evangelizzatrice della Chie-       fetica necessaria per oltrepassare questo
sa”, che sarà sicuramente utile per il rin-       periodo tragico per l’umanità e per noi
novamento delle strutture pastorali nel           cristiani. In questi anni abbiamo cercato
cammino sinodale che ci avviamo ad                in tutti i modi di attualizzare e mettere
iniziare.                                         in pratica uno dei principi del rinnova-
                                                  mento della Chiesa: “La pastorale mis-
33. All’alba del nuovo millennio San              sionaria esige di abbandonare il comodo
Giovanni Paolo II raccomandava di fare            criterio pastorale del ‘si è sempre fatto così.
della Chiesa la casa e la scuola della comu-      Invito tutti ad esser audaci e creativi in
nione. Così si esprimeva: “Ecco la grande         questo compito di ripensare gli obiettivi, le
sfida che ci sta davanti nel millennio che        strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori
inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno      delle proprie comunità” (EG 33).
di Dio e rispondere anche alle attese pro-        Quanto ci siamo riusciti? Abbiamo fat-
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