Progetto Dòsti: dialogo interreligioso e integrazione - Centri di ...
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Università Cattolica di Milano Facoltà di Scienze della Formazione A.a. 2016/2017 Master in Competenze interculturali Formazione per l’integrazione sociale XIII edizione Progetto Dòsti: dialogo interreligioso e integrazione Barbara Pizzetti Matricola 4614002 Ottobre 2017
SOMMARIO 1. Dalla religione d’Italia all’Italia delle religioni ............................................................................................ 2 1.1. I numeri delle religioni in Italia ............................................................................................................. 2 1.2. I processi di post-secolarizzazione: pluralismo e analfabetismo religioso in Italia ................................ 3 1.3. Religione e integrazione: diritto e sfera pubblica ................................................................................... 4 2. Popolazione straniera ed appartenenze religiose a Brescia ........................................................................... 5 2.1. Il trend generale della presenza straniera a Brescia e provincia ............................................................. 6 2.2. Profilo demografico della popolazione straniera residente in provincia di Brescia ................................ 6 2.2.1. Genere ............................................................................................................................................ 6 2.2.2. Status Giuridico (residenti/non residenti/irregolari) ........................................................................ 6 2.2.3. Aree di provenienza e nazionalità ................................................................................................... 7 2.2.4. Età .................................................................................................................................................. 7 2.3. Appartenenza religiosa .......................................................................................................................... 8 3. L’accompagnamento di un processo di dialogo interreligioso: il progetto Dòsti – Idee per un festival delle arti e delle culture religiose a Brescia (2016-17) .............................................................................................. 9 3.1. I promotori e gli scopi dell’iniziativa ................................................................................................... 11 3.2. Gli attori .............................................................................................................................................. 11 3.3. Fasi del processo ................................................................................................................................. 12 3.4. L’evento pubblico ................................................................................................................................ 13 3.5. Criticità nell’organizzazione dell’evento ............................................................................................. 14 3.6. Sviluppi possibili ................................................................................................................................. 15 4. Dòsti: buona pratica di dialogo interreligioso? ........................................................................................... 16 4.1. Dòsti e le strategie della politica nazionale .......................................................................................... 16 4.2. Dòsti: un ponte fra istituzioni locali e società civile ............................................................................ 17 4.3. Il rischio dell’esotismo e dell’estetismo e la virtù della relazione: una rilettura dell’esperienza dal punto di vista interculturale ........................................................................................................................ 17 Brevi conclusioni e rilancio ............................................................................................................................ 18 Bibliografia .................................................................................................................................................... 20 Sitografia ........................................................................................................................................................ 21 Fonti ............................................................................................................................................................... 21 1
«Vita dialogica non è quella in cui si ha a che fare con molti uomini, ma quella in cui si ha davvero a che fare con gli uomini con cui si ha a che fare» Martin Buber 1. Dalla religione d’Italia all’Italia delle religioni L’Italia, paese di solida tradizione e predominanza cattolica, è attualmente contraddistinta da un’evidente pluralità religiosa, intesa non solo in termini quantitativi – riferibili cioè alla crescente adesione ad altre confessioni di fede o all’aumento delle confessioni presenti e professate sul territorio nazionale, ma anche in termini qualitativi – relativi cioè a modalità sempre più diversificate di vivere l’esperienza religiosa anche all’interno della stessa fede o della stessa tradizione. Si assiste cioè ad un sempre più radicale passaggio dalla religione unica dell’Italia all’Italia delle religioni. 1.1. I numeri delle religioni in Italia Secondo la rassegna enciclopedica presentata da CERNUR Centro Studi sulle Nuove Religioni, in Italia sono attualmente presenti, in maniera organizzata, 866 minoranze religiose e spirituali (a fronte delle 658 conteggiate nella prima edizione dell’enciclopedia, pubblicata nel 2001). Per quanto possa essere difficile stabilire cifre e statistiche reali 1, i totali della ricerca condotta “relativi a quanti chiaramente manifestano un’identità religiosa diversa dalla cattolica in Italia sono di circa 1.781.807 unità se si prendono in esame i cittadini italiani, e di circa 5.672.807 unità se si aggiungono gli immigrati non cittadini, il che ha rilievo principalmente per il mondo islamico e secondariamente per un’immigrazione cristiano-ortodossa dall’Est europeo di proporzioni notevoli, ma anche – per esempio – per l’induismo, il buddhismo, le religioni sikh e radhasoami, un robusto protestantesimo pentecostale e battista di origine cinese, coreana, filippina e africana, o l’immigrazione copta proveniente da diversi Paesi dell’Africa”2. Considerando da una parte i 55.639.398 cittadini italiani (inclusi quanti hanno acquisito la cittadinanza, circa 1.150.000 persone) e dall’altra, il totale della popolazione residente ‒ fissato a 60.665.551 unità, delle quali secondo i dati resi noti nel 2016 dall’ISTAT 5.026.153 sono stranieri (8,3%) ‒ la percentuale delle minoranze religiose in Italia rappresenta complessivamente il 3,2%, della popolazione (percentuale che sale al 9,3 se si considerano i residenti sul territorio). Nel dettaglio, la composizione del 3,2% di cittadini italiani che appartengono a minoranze religiose è la seguente3: Ebrei 36.256 2,0% Cattolici “di frangia” e dissidenti 25.500 1,4% Ortodossi 212.318 11,9% 1 Brunetto Salvarani imputa la difficoltà di fornire dati certi riguardo al pluralismo religioso in Italia a tre ordini di motivi: la natura sensibile dei dati stessi; il fatto che in un paese tradizionalmente cattolico come il nostro, l’appartenenza religiosa tenda a collocarsi naturalmente nel contesto cattolico anche quando corrisponda ad una pratica modesta o addirittura nulla e ad un livello di partecipazione e comunione ecclesiale minimo; infine, alla natura stessa del fenomeno migratorio per la quale solo in tempi recenti l’immigrazione è andata stabilizzandosi, consentendo di definire un quadro più attendibile della appartenenza confessionale dei residenti di origine straniera. Salvarani B., I (difficili) numeri delle religioni in Italia, in Melloni A. (a cura di), Rapporto sull’analfabetismo religioso in Italia, Il Mulino, Bologna, 2014, pp. 387- 391. 2 http://www.cesnur.com/il-pluralismo-religioso-italiano-nel-contesto-postmoderno-2/. 3 Per le definizioni, consultare la ricerca riportata sul sito del CESNUR. 2
Protestanti 450.392 25,3% Testimoni di Geova (e assimilati) 424.259 23,8% Mormoni (e assimilati) 26.750 1,5% Altri gruppi di origine cristiana 6.000 0,3% Musulmani 302.090 17,0% Bahá’í e altri gruppi di matrice islamica 4.250 0,3% Induisti e neo-induisti 35.672 2,0% Buddhisti 157.011 8,8% Gruppi di Osho e derivati 4.100 0,3% Sikh, radhasoami e derivazioni 14.693 0,8% Altri gruppi di origine orientale 3.530 0,2% Nuove religioni giapponesi 3.150 0,2% Area esoterica e della “antica sapienza” 16.450 0,9% Movimenti del potenziale umano 30.000 1,7% Movimenti organizzati New Age e Next Age 20.000 1,1% Altri 9.386 0,5% Totale 1.781.807 100,0% 1.2. I processi di post-secolarizzazione: pluralismo e analfabetismo religioso in Italia4 Sebbene i tratti caratteristici della secolarizzazione (chiese sempre meno frequentate, vocazioni in calo, pratiche religiose ridotte) permangano, si assiste di fatto – come testimoniato tanto dalla diffusione dei centri yoga e dall’inaugurazione di nuovi templi buddisti, quanto dalle discussioni populiste accese in un qualunque bar di quartiere all’indomani di un nuovo attacco terroristico rivendicato dall’ISIS o dal favore accordato alla figura carismatica di Papa Francesco – ad un ritorno al sacro, ad un rinvigorimento della religiosità declinata in forme plurali e variegate. Ci troviamo perciò di fronte a una fase di cambiamento fortemente contraddittorio, a quella che la sociologia religiosa definisce post-secolarizzazione, contraddistinta: da una sempre più evidente vulnerabilità delle grandi istituzioni religiose; da una continua messa in discussione del messaggio religioso di fronte alla pluralità delle scelte possibili; da appartenenze sempre più fragili e “temporanee”; da religioni non più statiche - basate su dogmi rigidamente fissati - ma “mobili”, che si riconfermano valide quando, e se, capaci di contestualizzazione storica; da figure di riferimento non più identificabili nel praticante, bensì nel pellegrino e nel convertito 5 che ricercano risposte non definitive ai propri bisogni esistenziali e spirituali; da formule religiose “alla carta” e personali. La post-secolarizzazione italiana si manifesta in un crescente pluralismo religioso, diverso e aggiuntivo rispetto a quello rappresentato dalle minoranze storiche (ebrei e valdesi), non soltanto in correlazione ai flussi migratori e alla presenza degli stranieri, ma anche interno alla tradizionale appartenenza al cattolicesimo. Secondo Franco Garelli6, infatti, il 10% dei cittadini italiani (circa cinque milioni e mezzo di persone) vivono una condizione di “appartenenza senza credenza” e pur identificandosi come cattolici, sono cattolici “a modo loro”, selettivi nei confronti dei dogmi e delle pratiche da seguire e sincretici nell’attingere da altre religioni simboli, principi e tradizioni7. Pertanto, i cattolici, (l’80% circa degli italiani) possono essere distinti in: 10%; - “militanti” (che 4 Per approfondimenti consultare gli appunti del laboratorio monografico “Dialogo interreligioso, conflitti e comunicazione” condotto da Brunetto Salvarini durante il Master in Competenze Interculturali Formazione per l’Integrazione Sociale, XIII edizione e Naso P., Salvarani B., Post-secolarizzazione. All’italiana, in Naso P., Salvarani B. (a cura di), I ponti di Babele. Cantieri, progetti e criticità nell’Italia delle religioni, EDB, Bologna, 2015, pp. 5 – 26. 5 Hervieu – Léger D., Il pellegrino e il convertito. La religione in movimento, Il Mulino, Bologna, 2003. 6 Garelli F., Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo, Il Mulino, Bologna, 2011, p. 24. 7 Ad esempio, relativamente all’Aldilà, solo il 36,3% degli italiani crede evangelicamente nella vita dopo la morte, il 24,4% non sa cosa aspettarsi, il 22,5% sa di non poter sapere, il 14,6% lo interpreta come “un nulla”, il 3,5% crede nella reincarnazione, il 3,5 ha dato altre risposte. Ivi, p. 41. 3
prendono parte sia alla vita parrocchiale, sia a movimenti ed associazioni); 20% - “assidui” (che frequentano la messa regolarmente e assiduamente); 50% - “maggioranza” (contraddistinta da pratiche religiose saltuarie)8. Gli italiani, inoltre, sono caratterizzati da analfabetismo religioso: essendosi interrotta la trasmissione dei saperi e delle pratiche di fede da una generazione a quella successiva, per quanto maggiormente istruiti, sono sempre meno competenti in materia di religione e non conoscono la confessione cattolica9. All’analfabetismo religioso, si aggiunge l’ignoranza biblica dovuta all’esclusione dai luoghi deputati alla costruzione della cultura e dei processi identitari e formativi, come la scuola e l’università, sia dell’insegnamento laico, scientifico e storico della storia delle religioni, sia della “Scrittura”, testo base della cultura europea, religiosa e secolare, che tanto ha influenzato l’immaginario dei popoli, plasmandone il linguaggio e permeandone storia, arte, musica, letteratura. 1.3. Religione e integrazione: diritto e sfera pubblica Secondo il sociologo della religione Josè Casanova10, la nuova età “secolare”, contraddistinta come detto da una sempre crescente pluralizzazione delle possibilità religiose e non, si fonda su tre principi essenziali: 1. il riconoscimento della libertà religiosa come diritto individuale inalienabile basato sulla dignità della persona, per cui non sono le credenze o le dottrine ad avere diritto, ma sono le persone ad aver il diritto e il dovere di seguire la propria coscienza senza coercizione alcuna; 2. l’obbligo da parte dello Stato di tutelare le minoranze religiose e la libertà di religione di ciascun singolo cittadino e di garantire l’uguaglianza religiosa, ossia uguale rispetto per tutte le visioni religiose; 3. il riconoscimento del pluralismo religioso e culturale non soltanto come fatto imprescindibile ed ormai inevitabile, ma come manifestazione positiva della condizione umana globale, principio che a sua volta implica l’assunzione da parte di tutte le comunità religiose di un atteggiamento di mutuo rispetto e riconoscimento reciproco, fino al dialogo interreligioso. Ciò che caratterizza l’epoca attuale non è solo il fatto che diverse forme religiose siano ugualmente accessibili all’individuo ed alla collettività, ma soprattutto il fatto che tali diverse forme religiose debbano imparare sempre più a convivere in maniera positiva e costruttiva. Lo Stato post-secolare, perciò, a fronte del pluralismo religioso e dell’espansione delle religioni dei “nuovi” cittadini e degli immigrati, è chiamato a riformulare i modelli tradizionali di relazione fra stato e religione, evitando, da un lato, la riaffermazione dell’egemonia cristiana nei confronti delle minoranze religiose, dall’altro, un “secolarismo laicista”, inteso come atteggiamento negativo e aggressivo nei confronti della religione stessa – e in particolare di certe religioni 11 – e a creare e garantire le 8 Cartocci R., Geografia dell’Italia cattolica, Il Mulino, Bologna, 2011, p. 22. 9 Matteo A., La prima generazione incredula. Il difficile rapporto tra i giovani e la fede, Rubbettino, Soveria Mannelli (CZ), 2010. 10 Casanova J., Lo Stato post-secolare e il pluralismo religioso, in Vita e pensiero. Bimestrale di cultura e dibattito dell’Università Cattolica 2017 – 1, Ed. Vita e Pensiero, Milano, 2017, pp. 15 – 21. 11 Per quanto il riconoscimento della libertà religiosa – avvenuto nel 1948 con l’istituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo – rappresenti una delle maggiori conquiste degli ultimi 70 anni, molte società europee stanno mostrando forti resistenze a riconoscere l’Islam come religione europea legittima. In Italia, la libertà religiosa è garantita dalla legge fondamentale dello Stato, la Costituzione - che sancisce il principio di non discriminazione su base religiosa (articolo 3), l’uguaglianza di tutte le confessioni di fronte alla legge (articolo 8), la libertà di professare il proprio credo, sia individualmente che collettivamente, di promuoverne la diffusione e di celebrarne il culto in pubblico o in privato a meno che i riti non siano contrari al buon costume (articolo 19), ed infine la proibizione di ogni forma di discriminazione o l’imposizione di speciali oneri fiscali nei confronti di associazioni o istituzioni religiose basate sull’appartenenza confessionale (articolo 20) – e i rapporti fra lo Stato e le confessioni religiose diverse da quella cattolica presenti sul territorio italiano sono regolati, previo riconoscimento della personalità giuridica della confessione stessa da parte del Ministero dell’interno, tramite accordi bilaterali (intese) con le relative rappresentanze. Nonostante quella islamica rappresenti la comunità di fede non cattolica più numerosa in Italia, data la multiformità del mondo islamico e la mancanza di un soggetto - riconosciuto da tutti - con il quale avviare le 4
condizioni per una libera ed egualitaria espressione delle convinzioni ideologiche, morali e religiose di tutti i cittadini (purché non in contrasto con i diritti fondamentali di ciascuno alla vita e al perseguimento di un uguale sviluppo materiale e spirituale per tutti). Poiché “l’esercizio del diritto di libertà religiosa permea, in realtà, così profondamente la trama sociale da incidere, con un proprio impatto, sul concetto identitario del corpo sociale”12 (ogni associazione religiosa, infatti, in base alla propria concezione di vita, regola non soltanto il rapporto fra il fedele e il trascendente, ma anche il rapporto che intercorre fra i singoli fedeli ed il gruppo di appartenenza e i rapporti intercorrenti fra il singolo/gruppo e le altre componenti della società) le amministrazioni locali, quali prolungamento dello Stato, non potendo restare indifferenti alle convinzioni, ai credo dei propri cittadini, devono operare scelte che mirino non solo a garantire la libertà religiosa ma anche a “dirimere” i delicati aspetti collegati alla gestione del fenomeno (norme alimentari e macellazioni rituali, servizi sanitari e assistenza spirituale nelle strutture ospedaliere, festività religiose e celebrazione dei matrimoni, trattamento delle salme e sepoltura, edifici di culto, somministrazione di cibi specifici nelle mense pubbliche, ecc.). Ed è proprio nei contesti in cui i principi delle confessioni religiose manifestano una ricaduta e un’incidenza maggiori sulla vita sociale, che la sinergia fra politiche di integrazione e dimensione religiosa può esprimere tutto il suo potenziale nel favorire dialogo, inclusione e coesione sociale. Perché l’integrazione non si traduca in una mera assimilazione ma nel rispetto e nella convivenza costruttiva delle diversità, è necessario che le istituzioni prendano atto che l’attuazione della libertà religiosa non si limita all’”autorizzazione” ad esistere di una confessione o associazione religiosa, di un ente di culto all’interno della composita trama sociale, ma riguarda soprattutto le aree del quotidiano e della sfera pubblica. La forte valenza sociale del dialogo interreligioso non è questione interna alle compagini religiose, alle chiese e alle comunità, ma riguarda la collettività ed il clima in cui la collettività cresce e matura i propri comportamenti ed i propri valori. 2. Popolazione straniera ed appartenenze religiose a Brescia La città di Brescia, con i suoi 36.179 residenti stranieri, pari al 22,8% di tutta la popolazione straniera provinciale e con un’incidenza sul totale della popolazione superiore alla media lombarda (Brescia 18,4%, Lombardia 11,4%), occupa l’ottava posizione nella classifica nazionale delle città capoluogo con il più elevato numero di cittadini stranieri, mentre si colloca al secondo posto, dopo Milano, per incidenza degli stranieri sul totale della popolazione residente (Brescia 18,4%, Milano 18,8%). Data la numerosità dei residenti stranieri, sul territorio bresciano si registra la presenza di molteplici comunità di fede e associazioni religiose, la cui composizione è strettamente correlata alla nazionalità e alla provenienza dei migranti. trattative, ad oggi non è stata stipulata alcuna intesa. Da parte governativa sono state promosse iniziative volte a favorire l’aggregazione tra associazioni islamiche e la reciproca conoscenza con i rappresentanti delle Amministrazioni statali, come ad esempio l’istituzione dal parte del Ministro dell’interno pro-tempore della Consulta per l’Islam in Italia (2005), nel cui ambito sono state elaborate, nel 2007, la “Carta dei valori, della cittadinanza e dell’integrazione” e, nel 2008, la “Dichiarazione di intenti per la federazione dell’Islam italiano”. Nel 2010, è stato istituito con decreto del Ministro dell’interno il Comitato per l’Islam italiano, mentre nel 2012 è stata inaugurata, sotto la presidenza del Ministro per l’integrazione e la cooperazione internazionale, la Conferenza per le religioni, la cultura e l’integrazione, di cui fanno parte alcuni membri del Comitato per l’Islam italiano stesso. Per approfondimenti al riguardo, si consulti l’articolo L’esercizio della libertà religiosa in Italia, curato da Anna Nardini e Iole Teresa Mucciconi per conto della Presidenza del Consiglio dei Ministri Ufficio del Segretario Generale – Ufficio Studi e Rapporti Istituzionali, pubblicato alla pagina http://presidenza.governo.it/USRI/confessioni/Esercizio_liberta_religiosa_italia.pdf. 12 Dal rapporto del 2013 Religioni, dialogo, integrazione. Vademecum a cura del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Direzione Centrale degli Affari dei Culti Ministero dell’Interno, p. 7, scaricabile al sito http://www1.interno.gov.it/mininterno/export/sites/default/it/sezioni/sala_stampa/documenti/religioni/2013_06_18_Vad emecum_religioni_dialogo_integrazione.html_1375993340.html. 5
2.1. Il trend generale della presenza straniera a Brescia e provincia Secondo i dati pubblicati annualmente da ISTAT, al 1 gennaio 2017, gli stranieri residenti in provincia di Brescia sono 158.585 e rappresentano il 12,6% del totale della popolazione residente. Il trend del numero dei residenti è in diminuzione in riferimento sia all’anno precedente - rispetto al 1 gennaio 2016, infatti, si registra una riduzione della popolazione straniera presente in provincia di Brescia di circa 5 mila persone (-3,1%), sia al 1 gennaio 2011, anno di maggior presenza dei residenti stranieri in provincia di Brescia - rispetto al quale si registrano 12.178 residenti in meno (- 7,1%). Tale riduzione è prevalentemente imputabile alle cancellazioni per acquisizione di cittadinanza (9.376 persone) da parte dei lungo residenti. La diminuzione dei residenti stranieri è parzialmente mitigata dal saldo positivo (+4.182 persone) tra gli stranieri che arrivano dall’estero (5.536 persone) e quelli che sono partiti per altre destinazioni estere (1.354 persone). Dai dati raccolti da ISTAT relativi alla Questura di Brescia e riferiti al 2015 si desume, inoltre che l’86,2% dei nuovi permessi di soggiorno sono rilasciati per motivi di famiglia, mentre solo il 5% per motivi di lavoro e il 4,7% per asilo, richiesta di asilo o motivi umanitari, a conferma del fatto che, per effetto della crisi economica, il fenomeno migratorio provinciale attualmente è motivato più da ragioni di ricongiungimento familiare, che da ragioni economiche. 2.2. Profilo demografico della popolazione straniera residente in provincia di Brescia I dati relativi alla popolazione immigrata riportati, provenienti dal lavoro di indagine condotto sul territorio locale dal Centro di Iniziative e Ricerche delle Migrazioni (CIRMiB) di Brescia, in collaborazione con Comune di Brescia, Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità, Provincia di Brescia, Prefettura e Questura di Brescia, Ufficio Scolastico territoriale, Agenzie di Tutela della Salute, consentono di tracciare il profilo della popolazione straniera residente nella provincia di Brescia riguardo agli aspetti demografici, sociali e culturali ritenuti qui più rilevanti 13. 2.2.1. Genere A partire dal 2015, la componente maschile è diminuita più intensamente di quella femminile (- 9,2% gli uomini e -3,1% le donne nel periodo dal 2014 al 2017), per cui attualmente le donne sono percentualmente in aumento. Parallelamente a ciò i flussi migratori provinciali sono passati da un’immigrazione più significativamente maschile (nel 2003 gli uomini erano circa 60%) ad un sostanziale equilibrio dei due generi (al 1 gennaio 2017 le donne sono il 51,2%). L’inversione di tendenza è imputabile: - alla progressiva sostituzione della richiesta di manodopera maschile per l’industria con quella di figure professionali prettamente femminili (colf e badanti), avvenuta a seguito dell’allargamento dei confini dell’Unione europea e della crisi economica; - alla più precoce naturalizzazione e acquisizione della cittadinanza, soprattutto nelle ultime due annualità, della componente maschile (giunta per prima in provincia di Brescia); - alla crescita dei ricongiungimenti familiari. 2.2.2. Status Giuridico (residenti/non residenti/irregolari) Secondo le stime fornite dall’Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità, la popolazione straniera non residente costituirebbe il 16% del totale della popolazione straniera in provincia di Brescia e comprenderebbe non solo immigrati irregolarmente presenti sul territorio provinciale (8% circa degli stranieri presenti), ma anche di cittadini con regolare permesso di soggiorno e non iscritti all’anagrafe comunale (8% circa). La porzione di stranieri irregolarmente 13 Cfr. Colombo M. (a cura di), Immigrazione e contesti locali. Annuario CIRMiB 2017, Ed. Vita e Pensiero, Milano, 2017. 6
presenti sul territorio provinciale appare particolarmente bassa rispetto agli anni precedenti 2005- 2010, quando gli irregolari erano stimati tra il 9 e l’11%, in calo rispetto al 1 luglio 2015 (-700 persone) e in linea con il trend regionale14. I regolari non residenti, invece, sono cresciuti rispetto al 1 luglio 2015 (+3.200 persone), ma la loro consistenza numerica è influenzata dalle politiche amministrative adottate dai diversi comuni. 2.2.3. Aree di provenienza e nazionalità Secondo i dati pubblicati da ORIM riguardo alle aree di provenienza degli stranieri presenti in provincia di Brescia al 1 luglio 2016, utilizzando un campione probabilistico di 300 unità che comprende anche stranieri non residenti, l’area di provenienza prevalente è quella dell’Est Europa (44% dei presenti). Le percentuali di stranieri provenienti dalle aree dell’Africa (27%) e dell’Asia (26%) sono sostanzialmente equivalenti, mentre gli stranieri che provengono dall’America Latina hanno un’incidenza percentuale di gran lunga inferiore (3%). Rispetto al 2015 la percentuale di popolazione Est europea è stabile, ma in leggera decrescita in riferimento al campione degli stranieri non comunitari (28,2% nel 2015 e 26,8% nel 2016). In confronto col 2001, appare evidente una riduzione della componente africana (47,7% nel 2001 e 26,9% nel 2016) e latino-americana (4,2% nel 2001 e 2,9% nel 2016), mentre è cresciuta leggermente la componente asiatica (21,1% nel 2001 e 27,1% nel 2016). Integrando l’osservazione con i dati anagrafici di fonte ISTAT, si osserva che la classifica della prime 20 nazionalità più rappresentative per numero di residenti stranieri è rimasta pressoché invariata rispetto al 1 Gennaio 2016. In particolare, le prime cinque nazionalità nella provincia di Brescia sono: Romania (15,2% di tutti gli stranieri residenti in provincia), Albania (12,1%), Marocco (9,4%), India (9,1%) e Pakistan (7,9%). La popolazione totale delle prime 20 nazionalità rappresenta quasi l’89% di tutti gli stranieri residenti e il restante 10% si distribuisce in più di 150 nazionalità diverse; mentre nel capoluogo15 le nazionalità prevalenti sono: Romania (10,5% degli stranieri del capoluogo) – in crescita rispetto al 2015 e Pakistan (10,1%) - in diminuzione rispetto al 2015, al punto che nel 2015 i rumeni sono diventati per la prima volta più numerosi dei pakistani. Nel complesso, ad eccezione dei cinesi, tutti gli altri principali collettivi nazionali presenti a Brescia hanno subìto, nelle due ultime annualità, una riduzione dei residenti. 2.2.4. Età I dati ISTAT al 1 gennaio 2017 relativi alla distribuzione di genere per classi d’età della popolazione residente rivelano che la componente femminile della popolazione prevale su quella maschile, in particolare nella classe d’età 18-34 anni (52,1%) e in quelle oltre i 50 anni. L’età mediana degli stranieri residenti è di 32 anni per gli uomini e 34 anni per le donne. Diminuiscono indipendentemente dal genere i giovani residenti stranieri nelle fasce d’età 0-17 anni (-6,3%) e 18-34 anni (-4,9%), probabilmente per effetto di una decrescita progressiva delle nascite da genitori stranieri (gli stranieri hanno meno figli che in passato e alcuni acquisiscono la cittadinanza italiana prima di procreare), della crescita delle acquisizioni di cittadinanza nella fascia 14 «Fissando l’attenzione sulle dinamiche dell’irregolarità nelle province lombarde nel corso dei sedici anni di monitoraggio ORIM è interessante cogliere la generale convergenza dei tassi verso il basso e il progressivo comune passaggio da un inizio secolo in cui era normale constatare anche più di un irregolare ogni cinque presenti, agli anni di fine decennio in cui è andato decisamente consolidandosi il rapporto di uno a dieci; sino alla fase più recente in cui la prospettiva di un irregolare ogni venti presenti sembra poter diventare sempre più realistica». Cesareo V., Blangiardo G. (a cura di), L’immigrazione straniera in Lombardia. Rapporto ORIM 2016, Fondazione ISMU, Éupolis, Milano 2017, p. 44. 15 «Nel capoluogo le nazionalità prevalenti sono differenti da quelle rilevate a livello provinciale, in quanto per una questione di reti etniche, che supportano l’immigrazione e l’integrazione dei concittadini, spesso si creano delle aree di residenza omogenee per nazionalità di provenienza». Peano Cavasola F., I trend demografici, economici e sociali degli stranieri nel territorio bresciano – anno 2016, in M. Colombo, 2017, pp. 27-78. 7
d’età 18-34 anni e del fatto che i figli minori seguono la condizione dei genitori nel caso di una loro naturalizzazione. In ogni caso, la popolazione straniera residente in provincia è più giovane di quella residente bresciana nel complesso, la cui età mediana è di 44 anni. Le prime tre classi di età, fino ai 49 anni, rappresentano l’85,6% della popolazione, mentre per la popolazione provinciale complessiva gli under 50 rappresentano solo il 59,3%. I minori, che al 1 gennaio 2017 erano 40.392, pur essendo diminuiti rispetto allo scorso anno, rappresentano un quarto della popolazione straniera (25,4%) e un quinto del totale dei minori residenti (19,1%). In questa classe d’età le nuove nascite rappresentano l’8,5% dei bambini, delle quali 2.892 sono avvenute da genitori entrambi stranieri e 667 da madre straniera e padre italiano. Le nascite da entrambi genitori stranieri sono in costante calo dal 2009 (-26,5%) e diminuiscono più intensamente della diminuzione del totale delle nascite (-19,2%) e di quella delle nascite da entrambi i genitori italiani (-19,3%); mentre sono in aumento rispetto al 2009 i bambini nati da coppia mista (+26,3% i bambini nati da madre straniera e padre italiano, +23,8% i bambini nati da madre italiana e padre straniero). 2.3. Appartenenza religiosa La provenienza dei migranti rappresenta uno dei fattori di maggiore incidenza sull’appartenenza religiosa, per cui alla variazione della componente della nazionalità dei migranti, corrisponde una variazione dell’appartenenza religiosa. Il pluralismo religioso inoltre è all’origine di vari modelli di aggregazione comunitaria che l'Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) distingue in tre filoni principali16: - ‘etnico’, in cui le comunità creano strutture organizzate in base alla provenienza, alla lingua ed alle tradizioni di uno specifico gruppo, come nel caso dei sikh; - ‘internazionale’, che aggrega credenti generalmente non italiani, privilegiando l’uso di lingue coloniali come l’inglese ed il francese: è il caso delle cosiddette black churches, ovvero chiese composte di fedeli africani di diversa provenienza che rispondono ad una sola confessione e del "modello" islamico, che con la lingua araba, raggruppa in un’unica fede credenti non italiani provenienti da aree del mondo diverse e distanti fra loro (Africa, Asia); - ‘interculturale’, adottato dalle Chiese storiche del protestantesimo (valdese, metodista, battista, ecc.), che favorisce l’incontro all’interno delle comunità di fede di fedeli non necessariamente della stessa confessione. Dalla ricerca condotta dall'Orim su un campione probabilistico di 300 cittadini stranieri ultraquattordicenni, l'appartenenza religiosa della popolazione straniera in provincia di Brescia rispecchia i modelli enunciati17 e risulta così ripartita: - musulmani 48,8% - pur in presenza di variazioni significative delle nazionalità, la percentuale di musulmani sul totale degli stranieri si è mantenuta sostanzialmente stabile a partire dal 2008; nel tempo, infatti, si è molto ridotta la componente africana della popolazione, ma è cresciuta quella asiatica. Per effetto della numerosità delle comunità provenienti da Marocco, Pakistan e Ghana, la quota di musulmani della provincia di Brescia è di 10 punti percentuali superiore alla media lombarda (38%); - cristiani 41,2% - rispetto al 2015 è diminuita la percentuale di coloro che professano la religione cattolica (14,3% di tutti gli stranieri, -9,3 punti percentuali) in favore dei cristiani non cattolici (26,9% di tutti gli stranieri, +9 punti percentuali rispetto al 2015); - sikh 3,5% - percentuale più elevata rispetto a quella regionale (1,7%); 16 UNAR, L’appartenenza religiosa degli immigrati, in Dossier statistico immigrazione 2015, IDOS, Roma 2015, pp. 186-187. 17 Per approfondimenti, cfr. Capra M., Appartenenza religiosa. Dai simboli ai sentimenti, in Colombo M. (a cura di), Immigrazione e contesti locali. Annuario CIRMiB 2016, Ed. Vita e Pensiero, Milano, 2016, pp. 219-236. 8
- induisti 4,5% - anche in questo caso si tratta di una comunità molto numerosa e la percentuale rispetto al totale della popolazione straniera è superiore a quella regionale (1,9%). Tra le 78 associazioni istituite da cittadini stranieri con finalità di promozione culturale o di solidarietà verso il paese d’origine, censite dal CIRMiB nel 2016 per conto dell’Orim, compaiono: - 32 associazioni che fanno riferimento esplicitamente a nazionalità del continente africano; - 3 associazioni che si riferiscono esplicitamente alla religione sikh (‘Gurdwara Singh Saba’, ‘Baba Budha Ji Sewa Society’, ‘Indian Sikh Community Brescia’); - 7 centri/associazioni culturali e religiose di musulmani, prevalentemente fondati da cittadini di origine pakistana e dislocati principalmente nel capoluogo: (‘Cheik Ahmadou Bamba’, ‘Minhaj Ul Quran’, ‘Muhammadiah’, ‘Madni Dar Ul-Islam’, ‘Centro culturale Islamico di Brescia’, ‘Consiglio delle relazioni islamiche’). In sintesi, attualmente la popolazione straniera presente in provincia di Brescia presenta alcune peculiarità già evidenziate nel corso degli ultimi anni per effetto di alcuni fenomeni, quali: la riduzione della popolazione straniera nel suo complesso; la crescita delle acquisizioni di cittadinanza; la prevalenza della motivazione familiare rispetto a quella economica per i nuovi ingressi; la crescita del contingente di stranieri con un’anzianità di presenza sul territorio superiore ai 10 anni; la significatività della popolazione di religione musulmana. Secondo gli indici di integrazione elaborati dall’ORIM Osservatorio Regionale per l’Integrazione e la Multietnicità18, la condizione generale media della popolazione straniera a Brescia sta progressivamente migliorando, tanto da giustificare l’avanzamento della città nella classifica delle province lombarde dalla VII alla II posizione. Esaurita quindi la fase di emergenza (meno del 5% dei nuovi ingressi riguardano il soggiorno per asilo, la richiesta di asilo o i motivi umanitari), a fronte del progressivo aumento delle naturalizzazioni e quindi dei “nuovi” italiani, si pongono nuovi interrogativi, bisogni e obiettivi, si aprono nuove questioni di carattere squisitamente politico. Le politiche locali e provinciali devono perciò orientarsi non tanto – o non solo – verso interventi di tipo assistenziale ma funzionali allo sviluppo di processi di integrazione e coesione sociale. 3. L’accompagnamento di un processo di dialogo interreligioso: il progetto Dòsti – Idee per un festival delle arti e delle culture religiose a Brescia (2016-17) La multiculturalità che la società attuale si trova a fronteggiare a fronte sia della migrazione, sia della presenza di gruppi e comunità culturali stabilmente residenti, pone al centro della riflessione nuovi concetti di identità intesa come plurale, aperta e “processuale” e di migrante come essere 18 Gli indici di integrazione nel contesto di insediamento riguardano: - la condizione economico-lavorativa, per cui un immigrato può ritenersi integrato nel contesto di insediamento se “svolge un’attività regolare, stabile e garantita, che sia tale da fornirgli adeguate risorse economiche attraverso una professione coerente con le proprie credenziali formative”; - la condizione socio-territoriale, per cui un cittadino straniero può ritenersi integrato se “è in possesso di un titolo di soggiorno valido e stabile (si va da un regolare permesso di soggiorno sino alla cittadinanza italiana), è radicato nel territorio in cui dimora (ovvero iscritto presso un’anagrafe comunale) e dispone di una sistemazione abitativa indipendente”; - la condizione giuridica, riguardo alla quale l’ipotesi è che la condizione di regolarità incida sul livello di integrazione nel mercato del lavoro (e rispetto alle condizioni che ne derivano dal punto di vista economico). Dal punto di vista metodologico, l'analisi condotta si è focalizzata su alcune variabili: per la dimensione economico-lavorativa: “condizione professionale prevalente attuale”; “reddito medio mensile personale netto da lavoro”; “titolo di studio posseduto”; per la dimensione socio-territoriale: “tipo di alloggio”; “condizione giuridico- amministrativa”; “iscrizione anagrafica”, rispetto alle quali si è proceduto alla costruzione di sei indicatori di integrazione con cui misurare il livello individuale raggiunto dai soggetti di interesse coinvolti nella rilevazione, attribuendo "a ogni caso (unità statistica campionata) un punteggio di integrazione in relazione a ciascuna delle sei caratteristiche considerate. Tali punteggi, compresi tra -1 (per la condizione “peggiore”) e +1 (per quella “migliore”) sono stati preventivamente determinati attraverso l’elaborazione delle frequenze con cui le modalità delle corrispondenti variabili erano presenti nel database". Cesareo V., Blangiardo G., 2017, pp. 84-87. 9
sociale dotato di “agency” 19, autore attivo del proprio progetto migratorio in grado di rivendicare i propri diritti, di modellarsi in funzione del territorio che incontra e di interagire con i problemi che tale territorio pone alla realizzazione di sé, di contribuire alla società civile. Il pluralismo (religioso, linguistico, culturale), inoltre, solleva il tema della ibridazione, della mescolanza e del meticciato, offrendo prospettive nuove – non solo educative – sul concetto di differenza. Di fronte a tali mutamenti, la gestione della differenza culturale e del dialogo interculturale, perché possa essere effettiva, deve assumere come sfondo etico e politico una “pedagogia” del riconoscimento reciproco, della giustizia sociale tesa a garantire uguaglianza (nel tributare ad ogni cultura pari dignità e assicurare a ciascuno uguali opportunità) ed equità (intesa come condivisione degli stessi diritti fondamentali), dell’inclusione, della coesione e della partecipazione attiva e responsabile come “dimensione effettiva della cittadinanza per intervenire nell’organizzazione politica, economica e sociale di un Paese o di una comunità”20. Compito delle istituzioni, in particolare locali, diviene quello di promuovere interazioni fra soggetti diversi, creare occasioni di superamento della tradizionale distinzione e divisione fra chi decide e chi subisce le decisioni senza potervi partecipare e offrire le condizioni perché i residenti, anche non italiani, contribuiscano attivamente e concretamente allo sviluppo della sfera pubblica e della società civile. In riferimento a ciò, la trattazione che segue ha lo scopo di portare ad esempio il processo sviluppatosi in territorio bresciano nel corso degli anni 2016 e 2017 intorno al progetto Dòsti (cui ho contribuito come referente per il coordinamento organizzativo in fase di tirocinio) evidenziando il ruolo assunto dalle istituzioni locali e dalle comunità religiose, le quali assumono una funzione determinante nei confronti non soltanto dei migranti ma anche della città e della società in generale21. Se da un lato le comunità di fede fanno parte di quelle reti etniche e catene migratorie che rappresentano per gli individui e i gruppi una risorsa vitale per la riuscita del progetto migratorio, poiché offrono accoglienza e supporto logistico-psicologico e consentono di mantenere un legame di continuità con il proprio contesto di origine nel processo di elaborazione di nuove strutture cognitive, relazionali e identitarie, dall’altro – come sottolineato dal Sindaco di Brescia Emilio del Bono22 – le comunità religiose sono “sentinelle contro gli estremismi, contro i rischi delle devianze terroristiche e della scorciatoia della violenza; sono presidi di umanità; strumenti di legalità e palestre di democrazia” che basando il proprio operato sulla centralità della persona e il rispetto dell’altro, rappresentano una diversa declinazione di quegli stessi principi e valori laici che sono i principi ed i valori costituzionali. 19 “Migrants are not isolated individuals who react to market stimuli and bureaucratic rules, but social beings who seek to achieve better outcomes for themselves, their families and their communities by actively shaping the migratory process. Migratory movements, once started, become self-sustaining social processes. It is vital to add this sociological and anthropological insight to the structural or institutional models provided by economists, political scientists and legal specialists”. Castles S., The factors that make and unmake migration policies, in The International Migration Review, Vol. 38, No. 3, Conceptual and Methodological Developments in the Study of International Migration, Center for Migration Studies of New York Inc., 2004, p. 860. 20 Tarozzi M., Dall’intercultura alla giustizia sociale. Per un progetto pedagogico e politico di cittadinanza globale, Franco Angeli, Milano, 2015, p. 67. 21 Per non disperdere, con l’abolizione delle Circoscrizioni, una ultratrentennale esperienza di governo di prossimità, privando l’Amministrazione di un fondamentale strumento di ascolto del territorio e quindi di partecipazione alle scelte amministrative, nel 2014 sono stati istituiti i Consigli di Quartiere. Attraverso le assemblee svoltesi in ogni quartiere nella settimana centrale di novembre, è stata raccolta la disponibilità di quasi 500 cittadini ed il 14 dicembre 2014 tutti i residenti nel Comune di Brescia, che avevano compiuto almeno 16 anni, sono stati chiamati a votare i loro rappresentanti. La consultazione ha visto la partecipazione dell’elettorato attivo e passivo degli immigrati regolarmente residenti e ha portato all’elezione di alcuni consiglieri di origine straniera. 22 Nel discorso tenuto durante la tavola rotonda di apertura di Dòsti – Idee per un festival delle arti e delle culture religiose, il 6 maggio 2017, il Sindaco ha inoltre sostenuto la necessità “di far crescere le nostre istituzioni e le nostre comunità dentro questa educazione corale alla convivenza, al rispetto reciproco, alla crescita e alla dialettica, ma è importante che ciò accada e venga convogliato entro gli alvei fondamentali”. 10
3.1. I promotori e gli scopi dell’iniziativa Considerata la natura variegata e multiforme del tessuto culturale e religioso del suo territorio, la provincia di Brescia è stata identificata dalla Direzione Centrale degli Affari dei Culti del Dipartimento per le Libertà Religiose del Ministero dell'Interno, come area di riferimento per la promozione di iniziative volte a favorire il dialogo religioso e interculturale e prevenire situazioni di ghettizzazione che possano generare fenomeni di intolleranza, radicalismo o estremismo religioso e culturale. La provincia di Brescia è stata “candidata” a divenire – attraverso il coinvolgimento diretto delle principali istituzioni, delle comunità religiose e dei cittadini, in particolare stranieri - fucina di buone pratiche e modelli di inclusione e confronto, improntati sul dialogo e sulla partecipazione attiva alla vita sociale e culturale; laboratorio per progetti pilota replicabili ed esportabili in altre province del territorio nazionale. 3.2. Gli attori Il Consiglio Territoriale per l’Immigrazione23, convocato dal Prefetto di Brescia Valerio Valente, e dal Prefetto Giovanna Iurato della Direzione Centrale degli Affari dei Culti – Ministero dell’Interno, ha quindi indetto a partire da maggio 2016 numerosi incontri con i rappresentanti delle diverse comunità religiose presenti in provincia (cattolici, valdesi, ortodossi, evangelici, ebrei, musulmani, musulmani murid e pakistani, sikh, induisti, buddhisti) ed i rappresentanti delle istituzioni (Prefettura di Brescia, Assessorato alle Politiche per la Casa e alla Partecipazione dei Cittadini del Comune di Brescia, Provincia di Brescia, Ufficio Scolastico Provinciale, Casa Circondariale Canton Mombello, Università Statale di Brescia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Centro di Iniziative e Ricerche sulle Migrazioni di Brescia). Al comitato così istituitosi24, nel corso degli appuntamenti si sono progressivamente aggiunti alcuni studenti del corso di laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti e dello Spettacolo (STArS) dell’Università Cattolica e del corso di grafica del Dipartimento di Arti Visive dell’Accademia di Belle Arti Santa Giulia, ed esperti di varie discipline artistiche e non: Michele Lobaccaro – autore, compositore e musicista dei Radiodervish25; Franco Rinaldi – pittore; Marco Meazzini – videomaker e collaboratore del settimanale la Voce del Popolo; Matteo Asti – docente di media e cinema all’Accademia di Belle Arti Santa Giulia; Mario Pasquero - Responsabile della Direzione Commerciale, Marketing e 23 Il Consiglio Territoriale per l'Immigrazione è un organismo collegiale, presieduto dal Prefetto, che ha il compito di monitorare, a livello provinciale, la presenza degli stranieri e la capacità del territorio di assorbire i flussi migratori. Il Consiglio Territoriale per l'Immigrazione attraverso la cooperazione sinergica con gli altri soggetti, istituzionali e non, presenti sul territorio promuove iniziative di integrazione, formula proposte al Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione, per risolvere problemi locali connessi al fenomeno migratorio. http://www.prefettura.it/brescia/contenuti/Consiglio_territoriale_per_l_immigrazione-51567.htm 24 I membri del gruppo di coordinamento: Marco Fenaroli (Assessorato alle Politiche per la Casa e alla Partecipazione dei Cittadini - Comune di Brescia), Maddalena Colombo (Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia - CIRMiB), Adriana Apostoli (Università degli Studi di Brescia), Roberta Monni (Area I Bis – Ordine e Sicurezza Pubblica, Prefettura di Brescia), Driss Enniya (Coordinamento migranti C.G.I.L.), Don Claudio Zanardini (Diocesi di Brescia - Ufficio Dialogo Interreligioso), Pastora Anne Zell (Chiesa Evangelica Valdese), Pastore Geoffrey Allen (Chiese Evangeliche di Brescia e Provincia), Padre Gheorghe Timis (Parrocchia Ortodossa Rumena Santi Costantino ed Elena di Brescia), Omar Ajam (Centri Culturali Islamici di Brescia e Provincia), Mbow Modou (Associazione Cheikh Ahmadou Bamba), Revatì Cornolò (Unione Induista Italiana), Singh Dalbir e Kulvinder Singh (Comunità Sikh). 25 “I Radiodervish sono il gruppo che più di ogni altro ha definito appieno una poetica e una visione del mondo schierata dalla parte di un’Italia ponte tra Europa e Mediterraneo. Nati in Puglia nel 1997 dal sodalizio artistico tra Nabil Salameh e Michele Lobaccaro, i Radiodervish cantano di uomini e donne appartenenti a spazi, culture e tempi differenti, alla ricerca di varchi e passaggi tra Oriente e Occidente. Ne è nato un originale cantautorato, che i Radiodervish amano chiamare “Cantautorato Mediterraneo”, che trova le sue origini e i suoi riferimenti nelle varie tradizioni raffinate e popolari del Mediterraneo. Grande importanza viene data all’incontro tra mondi sonori differenti e ai testi colti e declinati in lingue diverse”. http://www.radiodervish.com/about 11
Diffusione del Gruppo Editoriale Bresciana (owner di Giornale di Brescia, Teletutto e Radio Bresciasette). 3.3. Fasi del processo Dagli incontri è emersa la volontà di elaborare e realizzare un progetto di cooperazione con i seguenti obiettivi: 1. coinvolgere le associazioni religiose più attive e radicate sul territorio di Brescia e provincia, sollecitando la partecipazione tanto dei ministri di culto quanto delle comunità di fedeli, molte delle quali immigrate; 2. diffondere in modo semplice e diretto la conoscenza delle varie forme di culto, non solo fra la popolazione residente (per migliorare la percezione comune delle diverse manifestazioni religiose e culturali) ma anche fra le seconde generazioni che già vivono in un contesto pluralistico; 3. sperimentare una forma unificante di dialogo attraverso i linguaggi artistici; 4. coinvolgere, attraverso le scuole e le istituzioni accademiche, il numero più elevato possibile di giovani e di insegnanti di ogni disciplina. Il processo si è sviluppato in diverse fasi ciascuna delle quali ha messo in evidenza esigenze e tensioni differenti: - la prima fase di aggancio degli interlocutori - avviata a maggio 2016, dietro convocazione da parte del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione della Prefettura - si è incentrata sulla conoscenza e il riconoscimento reciproco come presupposto essenziale per stabilire un clima di collaborazione e dialogo e per comprendere: quali potessero essere gli orizzonti e gli obiettivi condivisi; quali potessero essere le finalità del costituire un tavolo allargato di lavoro, che comprendesse tanto le istituzioni pubbliche quanto i rappresentanti di diversi gruppi etnici e comunità religiose; con quali modalità e azioni potessero essere perseguiti e raggiunti gli obiettivi preposti; - la seconda fase, da ottobre 2016 a marzo 2017, si è articolata a partire dal confronto alla pari fra i vari rappresentanti delle comunità religiose e degli enti e istituzioni convolti, all’interno di un comitato organizzativo maggiormente ristretto, per: definire il cartellone di azioni pubbliche ed eventi (festival delle arti e delle culture religiose) in cui articolare il progetto; stabilire i contenuti da proporre e sviluppare; individuare le procedure da seguire e gli esperti delle discipline artistiche cui affidare il coordinamento e la curatela dei diversi eventi in cartellone; - la terza fase da marzo al 6 maggio 2107 (data in cui si è tenuto il festival), dedicata: all’elaborazione del logo Dòsti; all’organizzazione e realizzazione dell’edizione zero di Dòsti – Idee per un Festival delle Arti e delle Culture Religiose; alla raccolta immediata dei materiali prodotti, esposti durante gli eventi (foto e libri sacri, testi degli interventi dei relatori alla tavola rotonda, videointerviste, testi dei canti religiosi) 26; - l’ultima fase, attualmente in corso, di debriefing e definizione degli sviluppi per l’edizione successiva, che potrebbe essere realizzata nel corso del 2018, prima della fine dell’attuale legislatura del Consiglio Comunale. 26 I materiali disponibili sono scaricabili alla pagina http://centridiricerca.unicatt.it/cirmib-attivita-progetti-sul-territorio. 12
3.4. L’evento pubblico Il processo di dialogo interreligioso si è compiuto concretamente nella costituzione di un tavolo permanente di confronto fra rappresentanti istituzionali e referenti delle comunità religiose e nella realizzazione dell’edizione zero di Dòsti – Festival delle Arti e delle Culture Religiose: “una manifestazione che vuole esprimere – con parole, oggetti, immagini e suoni – la fratellanza a Brescia”27. Il Festival – tenutosi in data 6 maggio 2017 – ha visto la collaborazione, oltre che dei già citati istituti accademici, di: Religion Today Film Festival, Associazione Cattolica Esercenti Cinema (ACEC) Brescia, Fondazione della Comunità Bresciana, La voce del Popolo e l’adesione definitiva di 8 comunità religiose: Associazione Gurdwara Singh Sabha di Flero, Centri Culturali Islamici di Brescia e Provincia, Chiesa Evangelica Valdese di Brescia (Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi), Chiese Evangeliche di Brescia e Provincia, Comunità Ebraica di Verona e Vicenza, Diocesi di Brescia - Ufficio Dialogo Interreligioso, Parrocchia Ortodossa Rumena Santi Costantino ed Elena di Brescia, Unione Induista Italiana – Sanatana Dharma Samgha. Si è tenuto nei luoghi più significativi della città: il Salone Vanvitelliano di Palazzo Loggia (sede della giunta comunale), che ha ospitato la tavola rotonda; il Cortile di Palazzo del Broletto (sede della Prefettura), che ha ospitato l’esibizione dei cori religiosi, delle danze tradizionali indiane e delle arti marziali sikh Gatka e il Cinema Nuovo Eden, polo culturale sorto grazie al sostegno dell'Amministrazione Comunale e alla gestione della Fondazione Brescia Musei, posto nel centralissimo rione del Carmine (il quartiere storicamente più malfamato e da oltre un decennio più multietnico della città), che ha ospitato la proiezione del film vincitore del Premio Miglior Film e del Premio Nuovi Sguardi al Religion Today Film Festival 2016, Mariam di Faiza Ambah, selezionato dal curatore Matteo Asti in condivisione con il comitato organizzativo, l’intervento conclusivo di riflessione sulla giornata a cura della Prof.ssa Maddalena Colombo, direttrice del Centro di Iniziative e Ricerche sulle Migrazioni – Brescia (CIRMiB) e il buffet preparato dalle comunità islamica e ortodossa rumena. Alla tavola rotonda, dal titolo La religione come relazione sociale, oltre ai rappresentanti delle comunità religiose aderenti e alla moderatrice Prof.ssa Adriana Apostoli, docente di Diritto Costituzionale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Brescia, sono intervenuti: il Vescovo di Brescia Monari, il Sindaco Del Bono, l’Assessore alla Partecipazione Marco Fenaroli, il Consigliere della Provincia Diego Belli, l’On. Marina Berlinghieri, il Prefetto di Brescia Valerio Valenti, il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno Domenico Manzione. Durante la tavola rotonda – interamente ripresa dall’emittente locale di matrice cattolica Teletutto – è stato proiettato il reportage Le voci e i Luoghi dell’Anima realizzato da Marco Meazzini con gli studenti dello STArS e sono estati esposti (grazie al contributo del pittore Franco Rinaldi e del referente della Fondazione CAB Agostino Mantovani), foto e libri sacri delle comunità religiose aderenti. Al concerto I Suoni dell’Anima. Musiche e danze delle fedi in dialogo – curato da Michele Lobaccaro – si sono esibiti i cori delle comunità Cristiana Ortodossa, Cristiana Cattolica, Islamica, Murid, Valdese e Metodista, Atmananda e la Talavidya International Academy of Kuchipudi and Bharatanatyam per la comunità Induista e la Sant Jar-Nail Singh Ji Gurmat Gatka Sangeet Academy per la comunità Sikh. Oltre alla corposa adesione delle comunità religiose locali, si è registrata una significativa presenza della cittadinanza tra cui molti studenti delle scuole medie di I e II grado. 27 Il pay off, accostato al logo Dòsti, recita: Dòsti, amicizia, sadaka: parole comuni a tradizioni religiose diverse, capaci di integrare nella fede i diversi aspetti dell’esistenza individuale e sociale. Una manifestazione che vuole esprimere – con parole, oggetti, immagini e suoni – la fratellanza a Brescia. 13
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