Confessioni di un bradipo
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Consentitemi di avviare questo in- contro parlando brevemente di me. Non perché io sia importante (non lo sono), Confessioni di un bradipo ma perché quando si affrontano argo- Come e perché è nato menti come la letteratura, la politica, la Scrittori polemisti società contemporanea è sempre meglio sapere chi sta parlando e soprattutto da De Bosis Colloquium in Italian Studies, quale angolo visuale. 9 aprile 2012 Sono assistant professor presso l’U- niversità degli studi di Milano, dove dal 2004 insegno Letteratura italiana con- Bruno Pischedda temporanea. Il mio è un percorso crono- logicamente protratto e non privo di o- stacoli: se c’è un animale di cui mi sento fratello è il bradipo. Non si tratta solo di carriera accademica, è piuttosto una circostanza intellettuale: capisco molto lentamente, quando capisco; ma ciò mi consente di prendere il tempo necessa- rio, e di affrontare problemi che mi sem- brano rilevanti quando i colleghi mo- Bruno Pischedda insegna Letteratura italiana strano ormai di interessarsi ad altro. contemporanea presso l’Università degli Stu- Mio padre era operaio in un grande di di Milano. Collabora a Tirature, all’Indice magazzino nel centro di Milano, e in dei libri e all'inserto domenicale del Sole-24 quello stesso magazzino mia madre era Ore. Tra i suoi saggi: Come leggere “Il nome una impiegata divenuta presto casalin- della rosa” di Umberto Eco (1994), La grande ga. Ho potuto studiare qualificatamente sera del mondo. Romanzi apocalittici nel- grazie a quel poco di benessere che gli l’Italia del benessere (2004) e Mettere giudi- anni Sessanta del secolo scorso hanno zio. 25 occasioni di critica militante (2006). È introdotto in Italia (‘miracolo economi- anche autore di due romanzi, Com’è grande la co’, ampliamento delle opportunità, de- città (1996) e Carùga blues (2003). mocrazia di massa, mobilità sociale). È
Bruno Pischedda, Confessioni di un bradipo facile immaginare con quale soddisfa- talkin’ blues di Jerry Jeff Walker e zione io mi trovi oggi tra di voi: se me lo David Bromberg, e Pasolini considerava avessero detto quando avevo vent’anni tutto ciò una forma di colonizzazione non ci avrei creduto. culturale americanista, dannosa per le La prima cosa che mi preme chiarire nostre tradizioni. Intanto studiavo, per riguarda il modo in cui è nato Scrittori quanto meccanicamente, senza passio- polemisti: cioè per quale spinta emotiva ne; e Pasolini non vedeva di buon occhio esso ha preso forma e sostanza. I libri, che i figli del popolo abbandonassero gli lo sanno bene gli studiosi, sono progetti usi di classe per approdare alle schiere lungamente pensati, aggiustati poco per della piccola borghesia, sia pure intel- volta e a prezzo di estenuanti fatiche. lettuale. Ma custodiscono anche motivazioni Insomma non vorrei lasciarvi crede- molto intime, personali. In qualche mi- re che il bradipo soffre oltretutto di ma- sura, si può dire che i nostri propri libri nie paranoiche, ma Pasolini parlava di ci aiutano a essere più consapevoli di me, del mio mondo, e io allora non ave- noi stessi, di ciò che siamo stati, e me- vo parole adeguate per rispondergli; glio ancora di quanto del nostro passato nemmeno quando formulava tesi che continua a permanere e a tormentarci. più sentivo di dover respingere. In veri- Io volevo misurarmi a tutto campo tà, neanche di Pasolini capivo tutto: con gli intellettuali scrittori che aveva- troppe parole latine, troppi termini spe- no avuto un posto di rilievo nella mia cialistici. Ma il suo ragionamento di giovinezza: una giovinezza molto politi- fondo mi risultava chiaro: era un ragio- ca e schierata a sinistra, da un lato, e namento di indole passatista, nostalgi- pochissimo letteraria dall’altro. Tra i ca, e come giovane che stava cercando diciotto e i venticinque anni di età, ap- una propria identità culturale e profes- punto per motivi politici, leggevo rego- sionale lo percepivo per tanta parte larmente i giornali, e qui incontravo nemico. Una sua frase, però, custodii a Pasolini, Sciascia, Testori, Eco (Arbasi- lungo nella mente; una frase presente no non riuscivo a capirlo). in una recensione che egli fece della Soprattutto leggevo gli articoli di raccolta di Elsa Morante Il mondo sal- Pasolini, e non sempre mi trovavo d’ac- vato dai ragazzini, del 1968: «leggete le cordo con lui. Anzi qualche volta mi ir- poesie della nonna – diceva, a noi gio- ritava. A quel tempo portavo i capelli vani contestatori – è l’ultima occasione lunghi, ondulati sulle spalle; e Pasolini, culturale della vostra vita». come mio padre, voleva che me li ta- Chissà se era davvero l’ultima occa- gliassi. Indossavo i blue-jeans in ogni sione (e ultima, finale, omologazione, circostanza, anche di domenica; ascol- apocalissi erano proprio le parole che di tavo i Jefferson Airplane, il country Pasolini mi piacevano meno). Niente fi- rock di Crosby, Still, Nash & Young, i nirà con noi, per noi; tutto continuerà 2
THE ROMANCE SPHERE, II, 2012 senza di noi: questa è l’arida verità. e ideologo, quando parla di problemi che Comunque l’incontro con la Morante fuoriescono dal dominio umanistico, era per me fu decisivo. In università mi ero uno dei temi a cui intendevo dedicarmi iscritto per laurearmi in Storia, avevo con la maggior cura. Così dal saggio di già sostenuto gli esami richiesti, poi les- Barenghi vorrei trarre ora alcuni ele- si casualmente il romanzo La storia, menti concettuali che mi sono stati utili della Morante, e mi laureai in Lettere. nel progettare e realizzare Scrittori po- Il desiderio di misurarmi con gli ide- lemisti: ologi e i letterati maggiori della mia 1. Ciò che noi chiamiamo autorità giovinezza rimase tuttavia molto forte. dell’autore non è una caratteristica pro- Ancora oggi – e sono passati oltre tren- pria dell’autore, né si tratta di un dato t’anni – nel riprendere in mano certi ar- immanente ai testi che egli compone. ticoli o pamphlet provo un impulso ago- Non c’è nulla di intrinseco o di stabilito nistico, reattivo più che consonante. E a priori. L’autorità, ovvero il credito, il una cosa devo confessare, che forse si grado di fiducia di cui l’autore si avvale nota nel libro: soprattutto con Pasolini quando prende la parola in pubblico è del periodo corsaro e luterano è stato piuttosto un attributo che gli viene di- difficile mantenere un atteggiamento spensato dai lettori. Non è l’autore a equanime, analiticamente sereno e pro- promanare autorità, dall’alto del suo ficuo. scrivere e pubblicare, è il lettore che Non sto dicendo che il lavoro critico gliela conferisce. E questa prerogativa si fa sulla base di sentimenti vissuti, di di autorevolezza il lettore la dispensa un disagio giovanile che ancora cova nella misura che riterrà più opportuna: sotto la cenere. Sto dicendo che la criti- da un massimo di adesione entusiasta ca, anche la più specialistica e severa, all’opera che sta sfogliando, sino a un può essere una forma di autobiografia massimo di distanziamento scettico. sublimata. Ma affinché questa forma Due esempi mi vengono immediati, e autobiografica sublimi per bene, deve sufficientemente celebri: Qoelet, nel intervenire un catalizzatore adeguato, Vecchio testamento, è straordinaria- questa volta di natura intellettuale, me- mente autorevole quando leva la sua todologica, teorica. Nel mio caso è stato voce in assemblea; viceversa Tersite, il libro di un collega, Mario Barenghi, nel II libro dell’Iliade, non viene nem- che nel 1992 pubblicò presso un piccolo meno preso in considerazione: è brutto, editore di Lecce, Milella, il volume è un semplice guerriero e non un re, ha L’autorità dell’autore (poi ripreso nel la voce stridula, parla a vanvera, e per 2000 da un altro piccolo marchio di Mi- questo Odisseo gli picchia lo scettro in lano, Unicopli, con prefazione di Franco testa. Entro questi due estremi è com- Brioschi). L’autorevolezza di un indivi- pendiabile in aenigmate l’autorità auto- duo umanisticamente educato, scrittore riale. 3
Bruno Pischedda, Confessioni di un bradipo 2. Certo l’autore, per rendersi degno cattolica affratella, favorisce il dialogo di ascolto, si affida a una somma varie- paritario tra i fedeli, sollecita attestati gata di risorse. Barenghi parla in pro- di umiltà dinnanzi alla comune condi- posito di «fonti di autorevolezza»: vale a zione di peccatori: «sempre – ci tiene a dire la tradizione, l’ispirazione, le abili- precisare Testori – mi sono sentito uno tà stilistiche, le capacità di penetrazio- qualsiasi». ne psicologica, la maestria con cui orga- Abbiamo detto: Natura dell’autorità nizza un mondo di fantasia; o ancora autoriale (1), fonti/forme di autorevolez- l’eccezionalità delle esperienze vissute, za (2) e posizione dell’autore rispetto al di cui vuol far partecipi i propri simili; proprio pubblico (3). In realtà c’è un al- la somma dei saperi disciplinari dei tro elemento, decisivo per la ricerca che quali è in possesso, e che gli valgono per ho voluto intraprendere. Un elemento interpretare il mondo con speciale accu- che distingue profondamente il lavoro ratezza. Ogni autore attinge in modo di Barenghi dal mio. diverso a tali fonti e le accomoda come 4. Barenghi a un certo punto si trova meglio crede nel suo testo. Sicché, men- a esaminare il discorso letterario sotto tre le «fonti» sono limitate e numerabili, il profilo delle finalità, dei risultati che le «forme» specifiche da cui traspare intende ottenere. E a differenza dei te- l’autorità di un autore hanno carattere sti di legge, dei testi sacri, delle teorie singolare, variano da un’opera all’altra. scientifiche, egli attribuisce al discorso 3. Dalle scelte che un autore compie letterario un carattere largamente anti- per rendersi autorevole, per acquistare autoritario, che più si orienta verso il credito e attenzione, derivano i rapporti polo della libera persuasione. In altre di status che egli stabilisce con il pub- parole, il discorso letterario non si fa in- blico leggente. È ciò che Barenghi, gra- terprete di verità rivelate, di norme co- zie a un termine di origine medica, de- strittive, di teorie che hanno valore sino finisce eziologia: ossia il criterio di su- a prova contraria: esso resta per larga periorità o di paritarietà locutoria. C’è parte sul terreno della retorica. È cioè chi aspira a una supremazia inimitabile un discorso adibito alla ricerca del con- dinnanzi al pubblico raccolto intorno a senso, da ottenersi tramite una somma lui, e chi ama collocarsi al livello stesso di tecniche e di risorse opportunamente dell’uditorio, suscitando sentimenti di calibrate. In tal modo, l’atteggiamento umana solidarietà. Al primo caso ap- dell’autore presenta numerose affinità partiene senz’altro Arbasino, quando con quello dell’oratore rispetto a un udi- nei suoi scritti ci travolge con una va- torio che gli dà credito solo a certi patti langa di libri, di prolissità erudite e co- e solo entro certi limiti stabiliti colletti- smopolite; mostrandosi sempre più colto vamente. Tuttavia – e qui sta la vera e più informato di noi. Al secondo ri- questione – fra Retorica e Letteratura manda Testori, perché qui la tradizione interviene una differenza fondamentale. 4
THE ROMANCE SPHERE, II, 2012 Dal lato retorico, il discorso è soltanto spingere l’Italia nel primo conflitto un mezzo per ottenere determinati ef- mondiale. Siano articoli di giornale co- fetti: per sollecitare un voto o una deli- me quelli di Pasolini, Testori, Eco; siano berazione in seno alla Polis, per cele- pamphlet come In questo stato di Arba- brare fatti d’arme o figure di eroi e con- sino o L’Affaire Moro di Sciascia, i testi dottieri che rischierebbero altrimenti di di cui mi sono occupato cadono più sotto cadere in oblio. Dal lato letterario è an- il dominio della retorica che non sotto che qualcos’altro: ossia un valore e un quello della letteratura. Intendono chia- fine in sé. Non in senso kantiano, be- rire o addirittura mutare le idee del let- ninteso, del bello come finalità senza fi- tore riguardo al mondo che lo circonda, ne; o secondo una voga strutturalista di ai valori su cui si regge, ai costumi che alcuni decenni orsono, che predicava promuove: così che ne resti segnato il l’autoriflessività del testo; ma nel senso suo ethos, la sua coscienza morale, il che ora dico. modo di giudicare la società e la politi- L’argomentazione retorica oltrepas- ca. sa i confini della parola e spesso induce A queste latitudini vengono meno a iniziative pratiche; mentre il discorso alcune raffinatezze del metodo critico: letterario, pur esercitando un influsso per esempio la distinzione tra Autore e sulle menti degli ascoltatori attraverso Narratore; e cambia il modo in cui tra- la parola, dà luogo a una finalità – spie- dizionalmente noi guardiamo a un testo ga Barenghi – «non riconoscibilmente letterario. Per tornare su un titolo già orientata». La sua azione si limita a richiamato: noi possiamo non concorda- produrre un’imponderabile modificazio- re sull’impianto antistoricista del ro- ne riguardo alla soggettività del lettore; manzo La storia, e tuttavia godere este- una modificazione che sfugge per tanta ticamente dell’universo narrativo co- parte a tentativi di previsione o di veri- struito dalla Morante, dei personaggi fica. che lo abitano, dell’incrociarsi dialettico Come dovrebbe risultare chiaro, i te- dei punti di vista, dello stile magistrale sti di cui mi occupo in Scrittori polemi- che ravviva ogni pagina. Al contrario, sti stanno su un margine molto friabile. noi non possiamo godere esteticamente Sono certamente testi dotati di forza di un articolo di Pasolini, di Testori o di espressiva, di grazia stilistica e di ele- Eco lasciandone sullo sfondo il rispetti- ganze argomentative più o meno marca- vo contenuto ideologico (pragmatico): in te. Ma soprattutto hanno un’indole pra- questo caso si tratterebbe di un uso tica, come il J’accuse! di Zola, del 1898, troppo parziale e disinvolto del testo. deciso a rimediare alle ingiustizie cui è Qui l’autore si esibisce intero e diret- dannato Alfred Dreyfus; o come il di- tamente, nel pieno della sua identità e scorso pronunciato da D’Annunzio dagli della sua responsabilità civica. Più in scogli di Quarto il 4 maggio 1915 per specifico, è un letterato che aduna tutte 5
Bruno Pischedda, Confessioni di un bradipo le risorse, i saperi, le esperienze, le abi- Novecento hanno assunto una veste di lità discorsive di cui dispone, per occu- polemista civile: qualcosa di simile ave- parsi di materie che non sono letterarie; va già fatto Marco Belpoliti nel volume o per meglio dire, che non hanno subito titolato Settanta (Einaudi, 2001), e io se non un minimo di trasfigurazione let- non intendevo ripercorrere la stessa teraria: l’aborto, il terrorismo, la crisi strada. Dovevo dunque concentrarmi su economica che grava sul paese, il muta- alcuni casi esemplari, vale a dire quat- re dei costumi sociali, il tramonto delle tro-cinque autori e altrettanti capitoli fedi religiose, i travagli della laicità no- che dialogassero tra di loro, per simi- vecentesca. Ciò che ci troviamo di fronte glianza o per contrasto. Ed è qui che la è insomma un letterato nella veste di griglia teorica di cui prima dicevo mi è ideologo e maître-à-penser (di pastore risultata più utile: esaminare autori di- delle coscienze). Un ruolo che non penso versi alla luce degli stessi concetti offre minimamente di escludere dal novero maggiori occasioni di coerenza discorsi- delle possibilità presenti e future: in I- va, di unitarietà d’intenti. talia, il successo clamoroso di Roberto A questo punto, però, occorreva che Saviano e del suo Gomorra mostra il corpus fosse adeguatamente assortito: quanto grande sia, ancora oggi, lo spa- non solo personalità di matrice marxi- zio a disposizione degli scrittori civil- sta, come Pasolini o Eco. Ci volevano mente impegnati. Però è una produzio- campioni di una laicità liberale e bor- ne testuale da esaminare caso per caso; ghese, diversamente settecentesca, co- che va sorvegliata tramite una critica me Sciascia e Arbasino, e accanto a loro specifica. un interprete del cattolicesimo ortodos- A questo scopo ho disteso il libro, e so come Testori, che nulla concede a un con queste convinzioni metodologiche facile laicismo progressista. Molte altre l’ho indirizzato verso tre principali que- figure, che pure parteciparono significa- stioni: tivamente al dibattito di quegli anni, 1. Cosa esattamente questi scrittori sono rimaste escluse o sullo sfondo: hanno detto. Calvino e Fortini, Volponi, Cassola, 2. Come lo hanno detto: con quale Manganelli, Parise (poche donne scrit- stile, colori retorici, strategie argomen- trici assunsero in pubblico un ruolo di tative, se con slancio passionale o di- polemisti: forse solo Natalia Ginzburg, e stacco illuminato. poco continuativamente). 3. Su cosa hanno basato la loro auto- Passando dagli autori alle opere spe- rità di polemisti. cifiche che intendevo esaminare, mi si Naturalmente, se volevo risultare chiarivano d’altronde alcuni altri pro- approfondito e analitico, non potevo af- blemi. fidarmi a una panoramica dei tanti let- 1. Dovevano essere appunto opere, terati che nel terz’ultimo decennio del libri, non interventi sciolti: opere in cui 6
THE ROMANCE SPHERE, II, 2012 l’autore cercava di compendiare convin- comparatista. Vorrei segnalare, tutta- tamente la propria attività di monitore via, che l’apertura internazionale c’è, e civico. L’intenzione con cui un letterato riguarda i saperi disciplinari o pluridi- si propone in veste di polemista era per sciplinari di cui ciascun autore si fa for- me un dato importante: dunque sì a una te. silloge come La maestà della vita, di Su questo terreno ho proceduto come Testori; no a un gruppo di articoli stesi un controllore che si trova spostato nel da Calvino negli stessi anni, ma che egli tempo: lo scrittore polemista si è avval- non raccolse mai in volume, proprio so di una mole più o meno nutrita di perché non si riteneva più motivato, o studi internazionali per comprendere la sufficientemente attrezzato, a transita- società in cui viveva; io, prendendo la re sul terreno politico-ideologico in parola un trentennio più tardi, ed es- quanto scrittore. sendo al corrente di come sono andate le 2. Tra le opere infine individuate, al- cose, verifico l’uso che ne ha fatto. È ve- cune erano già molto note e molto stu- ro: godo di un certo vantaggio nel venire diate: Scritti corsari di Pasolini, L’Af- dopo; ma la mia condizione non è radi- faire Moro di Sciascia; ad altre, benché calmente dissimile dalla loro: come Pa- vicine a noi cronologicamente, era stata solini, Arbasino e gli altri, neppure io dedicata molta meno attenzione: la tri- sono uno specialista in antropologia, fi- ade di Arbasino, gli articoli di Testori, losofia, semiologia, ecc. Da umanista Sette anni di desiderio di Eco. Ma in en- letterato, ho riletto semplicemente ciò trambi i casi, fossero molto studiate o che essi stessi avevano letto, tentando no, non potevo accontentarmi di esami- se mai di integrare le loro informazioni. narle come unità autonome di significa- La mossa più significativa di questi au- to. Dovevo scavare intorno, tra i polemi- tori riguarda il mescolamento dei sape- sti coevi; e infine, di ogni autore indivi- ri, e io in sostanza l’ho ribadita, solo duato, era necessario considerare atten- rendendola più scoperta e degna d’in- tamente l’intera produzione, saggistica chiesta. e creativa: accertare se nel suo orien- Prima di Scrittori polemisti ho dato tamento politico-civile interveniva una alle stampe altri libri, e dunque mi sono qualche novità o cambio di rotta. affidato in buona misura all’esperienza: 3. Mi rendo conto ora, siccome sto non mi sono posto la questione specifica parlando a voi, che questo lavoro pre- del come comporlo stilisticamente. So ventivo di scavo e di ricerca denuncia sempre, però, cosa voglio ottenere dalla margini molto precisi: affronta solo mia scrittura. E ciò che voglio – o alme- scrittori italiani e cronologicamente no: ciò a cui aspiro – è una prosa tersa e concentrati tra gli anni settanta e primi ricca di sonorità difformi (l’opposto, in ottanta del Novecento. Ognuno ha la sostanza, di quanto prevede la parola sua specializzazione, e io non sono un poetica): una prosa modernamente sag- 7
Bruno Pischedda, Confessioni di un bradipo gistica e non accademica, ben cesellata, l’impressione di differimento inscenan- rifinita anche nel ritmo delle frasi e nel- do un dialogo quanto più possibile viva- le unità di paragrafo. ce e circostanziato. Le citazioni, se ben Scrivere è una malattia degenerati- scelte e distribuite, danno spettacolo. va, ha carattere sommamente feticisti- Con queste accortezze e con queste co; ci si innamora di un nesso sintattico, intenzioni, credo di essere pervenuto ad si odiano determinate parole: approc- alcuni risultati, che ancora una volta ciarsi, rapportarsi, relazionarsi, per enumero per rendere più spedito il di- dirvi degli ultimi miei mali. Non si è scorso. contenti mai, si rilegge, si aggiusta in 1. Il primo risultato ha carattere continuazione, e in fondo a uno squisito storiografico, e individua negli anni set- tirocinio di perfezionamento stilistico tanta del Novecento una forma specifica sta la paralisi: perché a un certo punto di engagement, diversa e metodologica- nessuna soluzione sembra più pratica- mente più ricca di quanto non fosse nel bile e davvero priva di goffaggini. decennio neorealista (1945-1955). Allo- Forse non sono un buon esempio, ma ra erano la filosofia, l’estetica, la tratta- lavoro così. Su un aspetto stilistico- tistica politica a fare da base per la bat- retorico vorrei richiamare d’altronde la taglia civile degli scrittori; ora essi mo- vostra attenzione. Come avrete visto, i strano di maneggiare un arco molto più capitoli sono fittissimi di citazioni, i ra- ampio di saperi. Sono essenzialmente le gionamenti miei e le espressioni dell’au- scienze sociali, nuove o rinnovate, a tore si intrecciano senza sosta. Fare cri- rendere robusto il loro dire: antropolo- tica è anche appropriarsi della parola gia, semiologia, psicoanalisi, storia delle altrui (nuovo aspetto feticistico), magari religioni, nouvelle histoire proveniente per litigarci meglio. Ma di là da motiva- dalle «Annales», un poco di sociologia; e zioni psicologiche, esaminare un’opera per altro verso teoria dei sistemi, etolo- ricorrendo alle citazioni è un modo per gia. È vero che incontriamo anche auto- appoggiarsi con obbiettività ai testi, così ri chiusi entro il dominio delle umane da non cadere in un vuoto fraseggiare. lettere: Sciascia; o pienamente al riparo Evidentemente si affrontano dei ri- della tradizione religiosa: Testori. Ma si schi: non c’è cosa più noiosa di un ripe- tratta di eccezioni utili a tinteggiare tuto citare. Proprio qui deve intervenire meglio il quadro; altra è la strategia tuttavia l’abilità retorica del saggista, pluridisciplinare dei colleghi, e il terzet- che di una eventuale noia fa una neces- to costituito da Pasolini-Arbasino-Eco sità, se non addirittura un pregio. Il la- ne offre un esempio tra i più limpidi. voro critico – lo sappiamo – è un lavoro 2. Questo diffuso interesse per le di secondo livello, consiste in un giudi- scienze sociali non comporta affatto un zio di merito differito nel tempo. Le ci- proficuo rinnovamento del paradigma tazioni, per parte loro, attenuano storicista, che per lungo tempo aveva 8
THE ROMANCE SPHERE, II, 2012 dominato in Italia tra gli intellettuali religiosi, esistenziali o antiborghesi, ve- scrittori. Se mai provoca qui e là alcuni dono ora i ceti subalterni italiani muta- scivolamenti in senso scientista, quasi re rapidamente, sulla via del disincanto che esistano alcuni saperi in grado di laico e del benessere edonista. Il loro determinare con esattezza il complicato populismo romantico entra in lutto, e comporsi delle culture e dei comporta- l’intero orizzonte si tinge di nero. menti entro le società moderne. Qual- 4. Gli anni Settanta italiani, soprat- che esempio: Pasolini che spessissimo tutto nella seconda metà, sono del resto traduce le sue suggestioni antropologi- funestati da una tragica escalation ter- che in termini di antropologia fisica; rorista: nel 1978 le Brigate Rosse rapi- Arbasino che interpreta l’antropologia scono e uccidono il presidente della come forza di base rispetto alle illusioni Democrazia cristiana Aldo Moro; due di una «povera Storia» sempre destinata anni più tardi militanti di estrema de- alla sconfitta; Eco sedotto talora da sce- stra fanno saltare la Stazione di Bolo- nari di tipo psico-biologico. Non sono gna. Non sono solo due pamphlet come che indizi, più o meno marcati, e tutta- In questo stato e L’Affaire Moro ad af- via dicono molto riguardo alla crisi delle frontare l’argomento; vanno anche con- dottrine storiche nel secondo Novecento siderati i molti articoli di Eco, di Testo- italiano. ri. Chi vuole Moro liberato (Sciascia), e 3. Parallelamente alle suggestioni chi lo preferisce morto (Arbasino); chi scientiste, insorge in questo tipo di let- vede nel terrorismo un crollo dei valori teratura un altro elemento tipico degli religiosi (Testori), e chi vi legge l’eterno anni Settanta: vale a dire il pessimismo prevalere degli impulsi di aggressività a apocalittico, il senso di una fine incom- cui la specie umana si consegna (Eco). bente e catastrofica. Per Arbasino un Diverse e talora opposte sono le posi- simile sentire sembra suscitato da mo- zioni assunte a riguardo del terrorismo. tivi più economici che culturali: sono gli Ma forse il dato che tutti quanti acco- anni della guerra araba, o del Kippur, muna è un diffuso e già radicale distac- dell’embargo petrolifero; le risorse e- co dalla politica e dal sistema dei parti- nergetiche vengono razionate: in Italia ti. E questo dato è anche ciò che meglio si avvia il periodo dell’Austerity, e gli distingue l’engagement post-bellico, so- entusiasmi modernistici degli anni Ses- stanzialmente fiducioso nell’avvenire santa si smorzano bruscamente. Ma so- delle Repubblica e dei partiti di sini- no due personalità come Pasolini e Te- stra; dall’engagement degli anni Settan- stori, a mio modo di vedere, che meglio ta, in cui ciascun polemista interviene interpretano le tendenze escatologiche: ormai a titolo personale, e con crescente e ciò in ragione della drastica crisi ideo- ostilità rispetto al ceto dirigente della logica che stanno patendo. Già appas- Paese, sia esso al governo o all’opposi- sionati apologeti del popolo, per motivi zione. 9
Bruno Pischedda, Confessioni di un bradipo 5. Vorrei far notare, infine, che tre sono alla società di massa, non sembra- su cinque di questi intellettuali sono di- no accorgersi che proprio qui, tra laici- chiaratamente o ufficiosamente omo- smo e secolarizzazione dei costumi, ri- sessuali: Pasolini, Arbasino, Testori; e siedono le maggiori opportunità per una che l’omosessualità è un contenuto tut- equiparazione dei diritti, eterosessuali e t’altro che secondario del loro polemiz- omoerotici. zare. Testori, è vero, tanto più si riacco- Giudicherete voi se qualcuno tra i sta alla dottrina cattolica, quanto più contenuti appena richiamati merita un dissimula la sua preferenza omoerotica. approfondimento. Pochi cenni vorrei pe- Ma Pasolini e Arbasino la rivendicano rò aggiungere riguardo all’accoglienza con parole aperte, ne fanno un tema sa- che in Italia è stata riservata a Scrittori liente, secondo un anticonformismo bat- polemisti. Non sono mancate interviste tagliero che non teme scandali o censu- radiofoniche, recensioni positive su im- re. Tuttavia va sottolineato l’aspetto eli- portanti quotidiani; a cui si sono ag- taristico e in qualche misura antimo- giunti tuttavia alcuni episodi di incom- derno della loro orgogliosa rivendica- prensione tendenziosa: e vorrei soffer- zione. Inoltre va segnalata la quota di marmi su questi, perché mi paiono più rischio e di errore insita nelle loro dia- interessanti. Siccome mi sono occupato gnosi, che non per caso non sono state di autorità del polemista scrittore, e ta- raccolte, almeno in Italia, da nessun lora di prove empiriche che egli porta a movimento di emancipazione omoses- sostegno del proprio parlare, qualcuno suale. Pasolini parla della società di sul Web ha inteso «prove» nel senso di massa alla stregua di un Nuovo fasci- prove da tribunale, intravedendo nel li- smo, perché – tra altre motivazioni – bro un vizio di tipo «inquisitoriale», obbliga le giovani generazioni al coito «giustizialista». eterosessuale e criminalizza l’omoses- Altri, nel corso di pubblici dibattiti, sualità. Una omosessualità, spiega, che mi hanno accusato di non avere più al- un tempo, quando vigeva la separazione cuna stima della letteratura, di non ri- tradizionale fra maschi e femmine, era servargli alcun ruolo specifico, se non praticata naturalmente. Arbasino, an- addirittura di aver maturato un atteg- cora nel 1979, anno in cui Khomeini giamento anti-umanistico. Tutte criti- prende il potere in Iran, fa apologia del- che, invero, che avrebbero potuto orien- le società islamiche, non democratiche e tarmi proprio in questo senso: cioè verso non permissive, perché a queste latitu- una crescente sfiducia riguardo a una dini gli omosessuali possono realizzare cultura tradizionalmente umanistica, appieno i loro progetti di erotismo non che non tollera di essere sottoposta a ve- conformista. rifica secondo gli occhi del secolarismo Certo colpisce l’arretratezza politico- odierno. culturale dei due scrittori: ostili come 10
THE ROMANCE SPHERE, II, 2012 Io non chiedo prove ai polemisti let- Sono qui per imparare: la frase non terati degli anni Settanta: esamino vi sembri rituale. Il mio problema è ca- strategie; al massimo metto in luce in- pire in che modo è stato letto Scrittori sufficienze evidenti nell’argomentazio- polemisti a Harvard; come è stato accol- ne. Non sono contro la cultura umani- to, cioè, entro una istituzione e in un stica, perché io stesso ne sono un figlio, ambito così importante per l’immagine per quanto tardo e tardigrado; provo che la letteratura dà di sé nel mondo. piuttosto a saggiarne l’adattabilità in Voi fate le vostre domande, avanzate i un tempo che ne ha per gran parte vostri dubbi di merito, e io lentamente sconsacrato la funzione. capirò (forse). 11
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