I Pratici Il corpo non mente - I Segreti della Comunicazione non verbale

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I Pratici Il corpo non mente - I Segreti della Comunicazione non verbale
I Segreti della Comunicazione non verbale

       I Pratici
            Collana di Manuali Utili

Il corpo non mente
 I Segreti della Comunicazione non verbale
                       di Marco A. Rovatti

                      PARTE SECONDA

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8 .::. ATTI ANALOGICI DI RIFIUTO

Illustriamo ora alcuni tra gli atti analogici più ricorrenti, attraverso i quali l'interlocutore esprime un
rifiuto. In seguito alla produzione di tali atti, sarà cura dell'operatore escludere il tipo di argomento,
il segno o la parola che sono stati causa del rifiuto.

1. Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento orizzontale.

Il soggetto rifiuta l'argomento, il segno, il gesto, il comportamento espresso dall'operatore.

2. Sfregamento del naso da parte del dito indice con movimento verticale.

Il movimento viene eseguito dal basso in alto, a "stappare" le narici come se il soggetto volesse
"prendere fiato": l'operatore è stato troppo incalzante.

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3. Spostamento di oggetti lontano da sé.

Lo spostamento riguarda piccoli oggetti occasionalmente vicini, generalmente posti sul tavolo o
sulla scrivania. Il soggetto registra negativamente la stimolazione subita tramite argomenti, parole,
gesti o comportamenti. Se l'oggetto era stato toccato qualche istante prima dall'operatore, allora è
questi a essere registrato, al momento, come negativo.

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4. Atto dello "spolverare" o "spazzare via" qualcosa da una superficie.

Rifiuto istintivo del discorso che il soggetto sta ascoltando. Rifiuto del gesto o del segno espresso
dall'operatore.

5. Atto del ripulirsi o spolverarsi.

Il discorso dell'operatore è simbolicamente scartato, rifiutato, buttato via. Il soggetto registra come
negativa la fonte di stimolazione o l'oggetto della comunicazione.

6. Raschiamento della gola.

Il raschiamento rappresenta un tentativo di espellere simbolicamente, allontanare un argomento, un
gesto, un segno, una parola, un fatto, un evento, una persona.

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7. Braccia conserte e gambe accavallate.

Tipico atteggiamento di chiusura del soggetto. Tale postura indica una chiusura nei confronti
dell'operatore o dell'argomento trattato. La chiusura nasce da una natura di rapporto mal impostata
da parte dell'operatore (occorre cambiare atteggiamento in funzione della tipologia del cliente).

8. Variazione della postura del corpo all'indietro.

Spesso ciò avviene effettuando piccoli passi all'indietro, con allontanamento dall'operatore.
Significato come sopra.

9. Variazione della postura del tronco all'indietro.

Ciò avviene normalmente quando il soggetto si trova seduto, per cui lo spostamento può avvenire
solo con una parte del corpo. Significato come sopra.

Alle verifiche analogiche fanno seguito le verifiche logiche e l'individuo, durante il dialogo,
adotterà un ruolo comportamentale competitivo (verifica logica negativa) o complementare (verifica
logica positiva) nei confronti dell'operatore. Poiché tutti gli individui necessitano di energia psichica
in rapporto alle esigenze quantitative del proprio inconscio, il soggetto si pone competitivamente se
ha ricevuto un servizio analogico inferiore o superiore alle proprie esigenze e quindi risulta per lui
penalizzante compiere l'atto richiesto. Così facendo egli sollecita la fonte di stimolazione a fornire
l'esatta quantità di energia psichica. La negazione espressa dal soggetto deve pertanto essere
interpretata come verifica momentaneamente negativa e non come reale diniego.

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9 .::. ATTI ANALOGICI DI SCARICO TENSIONE

Attraverso gli Atti di scarico tensionale il soggetto informa indirettamente l'operatore, in tempo
reale, in merito alla quantità di tensione accumulata. Il suo valore, nel caso di grattamenti, sarà
rilevabile con precisione in base all’identificazione della zona corporea interessata: i pruriti al naso
esprimono il massimo contenimento microtensionale accettato dagli indici di tolleranza
dell'individuo (poiché il naso è collegato direttamente con la zona del cervello che governa le
emozioni); il prurito accusato in zone del corpo sempre più distanti dal naso indica un carico
microtensionale via via minore. Nel caso invece di altre azioni di scarico (variazioni posturali,
deglutizione, ecc.), sarà rilevabile solo con una certa approssimazione.

Nel seguito illustriamo, ordinati per valori decrescenti, gli atti di scarico accompagnati dalla stima
percentuale della tensione subita dal soggetto. Il 100% rappresenta il massimo di carico
microtensionale contenibile all'interno dell'indice di tolleranza del soggetto, ossia che non disturba
l'io logico e non attiva quindi meccanismi di difesa. Il manifestarsi nel soggetto di una
microtensione oscillante tra il 70 e il 100% indica all'operatore che ha reso un eccellente servizio
analogico durante il dialogo.

   1. Pressione esercitata in prossimità delle narici 100%

   2. Grattamento verticale del naso 100%

   3. Grattamento zona maxillofacciale
   Vicino al naso 100%
   Lontano dal naso 80%

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4. Contrazioni muscolari del volto
Deglutizione salivare (fig.A) 100%
Irrigidimento mascellare (fig.B) 30%-90%
Fuga dello sguardo 10%-40%

fig. A                                                     fig. B

5. Suoni del corpo
Riduzione del tono della voce fino all'afonia (fig. A) 20-100%
Veloce inspirazione o espirazione nasale (fig. B) 30%

fig. A                                                     fig. B

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6. Grattamento zona sopracciliare o palpebrale 40%

7. Grattamento zona lacrimale 35%

8. Grattamento frontale 30%

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9. Grattamento occipitale 25%

10. Grattamento retroauricolare 25%

11. Grattamento auricolare 20%

12. Grattamento parietale 20%

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13. Pruriti e grattamento in altri distretti:
grattamento del collo (fig. A) 10%
" braccio o spalla (fig. B) 5%
" zona sterno-mastoidea 10%
" polso 5%
" dorso della mano 10%
" zona scapolare 5%

fig. A                 fig. B

14. Variazioni di postura
Dondolio: il soggetto ondeggia, generalmente da seduto Variazione del baricentro: il soggetto in
piedi si appoggia prima su un piede, poi sull'altro cambiando posizione.

Così classificati, i segnali di scarico tensionale costituiscono per l'operatore una vera e propria
mappa operativa, capace di orientarlo in modo sicuro nella scelta di parole, frasi, dialoghi che
determinino in tempo reale un profondo coinvolgimento dell'interlocutore. Gli atti comunicativi con
effetto tensionale saranno successivamente ripetuti o amplificati, al fine di rendere un servizio
analogico sempre più accurato ed efficace.

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LE VERIFICHE ANALOGICHE

Se gli atti di scarico appena illustrati vengono compiuti in risposta a stimolazioni energetiche che il
soggetto percepisce come contenute entro i propri indici di tolleranza. Gli atti che passeremo ora in
rassegna vengono emessi a seguito di stimolazioni ritenute dal soggetto:
• pienamente conformi al proprio fabbisogno energetico.
• eccedenti rispetto al proprio fabbisogno energetico.

Nel primo caso parleremo di "verifiche subliminali positive", che l'operatore interpreterà come
segno di gradimento. Esse si manifestano preferenzialmente con movimenti delle labbra o
comunque riguardanti le zone circostanti.

Nel secondo caso parleremo di "verifiche subliminali negative ", che l'operatore interpreterà come
segno di rifiuto. Esse si manifestano per lo più attraverso variazioni posturali o espressioni gestuali.
Oggetto del gradimento o del rifiuto può essere in generale il grado di servizio analogico fornito
fino a quel punto dal soggetto tramite i vari simbolismi (logico e analogico) e atti induttivi di
C.N.V., ma anche la figura stessa dell'operatore.

In questo caso gli atti di verifica saranno espressi dal soggetto con "sguardo deciso", rivolto cioè al
viso dell'operatore.

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10 .::. LA PSICOLOGIA DELLE SOPRACCIGLIA

Fra i primati l'uomo si distingue, tra l'altro, per il fatto di avere sopracciglia pelose che creano un
forte contrasto con la pelle glabra (ossia senza peli) circostante. Il contrario succede nello
scimpanzè, che ha invece sopracciglia glabre posizionate su una fronte pelosa. Alla fine, però, il
risultato è per entrambi lo stesso, vale a dire quello di disporre, sopra gli occhi, di due superfici
vistose, particolarmente contrastanti con la regione circostante. Tale caratteristica ha finito con
l'assegnare alle sopracciglia aggiunto" riguarda in modo specifico la comunicazione, in altre parole
la possibilità di segnalare intenzioni, stati d'animo, valutazioni di eventi e molto altro ancora.
Alzando o abbassando le sopracciglia, infatti, noi significhiamo e segnaliamo cose diverse. Nella
conversazione le sopracciglia ci danno continuamente una mano a dire o a non dire le cose, a
sottolineare o a ridimensionare i significati, ad alludere, rimarcare, sorvolare. Per non parlare, poi,
di tutto quel che rivelano, da un punto di vista estetico, della persona cui appartengono.

L'ABBASSAMENTO DELLE SOPRACCIGLIA
Comunemente si dice "aggrottare" le sopracciglia. Queste, abbassandosi, si muovono leggermente
verso l'interno. Il loro avvicinamento ha spesso l'effetto di comprimere la pelle e di formare brevi
rughe verticali sopra al naso, nell'area chiamata glabella. L'aggrottamento si verifica in due tipi di
situazioni molto diverse, classificabili come "aggressive" e "protettive" (ed anche, fin dalla
primissima infanzia, nel pianto). I contesti aggressivi possono andare dalla collera violenta (Figura
la) alla mera irritazione o disapprovazione (Figura Ib). In contesti protettivi, invece, l'azione si
verifica ogni volta che ci sia una minaccia per gli occhi. Nei momenti di pericolo l'abbassamento
delle sopracciglia non è tuttavia una protezione sufficiente e perciò spesso tale azione è
accompagnata da un'attivazione del muscolo orbicolare dell'occhio, un muscolo che lo circonda
completamente e che determina un innalzamento delle guance, la formazione di rughe a "zampa di
gallina" ai lati degli occhi e una parziale o totale chiusura degli stessi.

L'azione congiunta delle sopracciglia e dell'orbicolare si traduce nello "strizzare" gli occhi, tipico di
una faccia che si ritrae in previsione di un'aggressione fisica, o anche esposta a una luce troppo
intensa che ferisce gli occhi (Figura 2a).

L'azione di "strizzare" gli occhi viene effettuata anche quando si assaggia una sostanza acida, come
il succo di limone, o amara, come certi medicinali, oppure quando si annusa una sostanza dall'odore
sgradevole, come l'ammoniaca (Figura 2b). L'antica origine dell'azione di abbassare le sopracciglia
va dunque rintracciata nella funzione di protezione degli occhi. In contesti aggressivi quest'azione
appare secondaria, motivata dal bisogno di difendere l'occhio da eventuali attacchi di rappresaglia
che lo stato d'animo aggressivo potrebbe provocare.

L'abbassamento delle sopracciglia compare sempre in situazioni caratterizzate da perplessità o
difficoltà. Anche quando uno fissa attentamente una meta lontana, o qualcosa che non riesce a
definire, le sopracciglia tendono ad abbassarsi.

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Figure la e Ib (qui sotto) — Aggrottamento aggressivo.

Figure 2a (qui sotto) e 2b – Aggrottamento protettivo.

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Figura 3 (sotto) — Un innalzamento veloce delle sopracciglia, accompagnato da un sorriso e da un cenno del
capo sono ingredienti del "saluto oculare", in particolare verso persone conosciute. Essendo un comportamento
molto veloce, a volte lo si può apprezzare soltanto riguardando il volto alla moviola [immagini tratte da:
Grammer et al., 1988].

IL SOLLEVAMENTO DELLE SOPRACCIGLIA
Le sopracciglia possono essere sollevate rapidamente o lentamente e rimanere sollevate per una
frazione di secondo o per un lungo periodo di tempo, come avviene ad esempio quando si vuole
sottolineare qualche parola importante all'interno di un discorso. Un esempio di movimento rapido e
subitaneo, invece, è quello definito di "saluto oculare".

Quando due persone si salutano, specie se si conoscono, dopo il contatto degli sguardi di solito
sollevano brevemente la testa, poi innalzano le sopracciglia per un terzo circa di secondo e
sorridono. In molti casi la sequenza, rappresentata in Figura 3, si conclude con un cenno della testa
in cui la persona annuisce. Questo tipo di saluto viene eseguito di solito da lontano, all'inizio di un
incontro, e non fa parte dei saluti a breve distanza che seguono: stretta di mano, baci, abbracci, ecc.
Il rapido sollevamento delle sopracciglia va distinto da quello lento, che esprime rifiuto e
indignazione.

Questo comportamento è stato studiato articolatamente da Eibl-Eibesfeldt (1984), il quale ha potuto
dimostrare come esso sia pressoché universale, sia pur con piccole differenze culturali. Presso le
popolazioni della Polinesia, ad esempio, alzare le sopracciglia nel saluto è comune anche quando
s’incontrano estranei. Fra i giapponesi, invece, quest’ atto è considerato sconveniente fra adulti,
mentre è considerato appropriato quando ci si rivolge ai bambini. In Europa e negli Stati Uniti è
necessario che esista già una relazione amichevole e di solito non si saluta in questo modo uno
sconosciuto. Nella cultura occidentale questo saluto compare anche quando due estranei di sesso
opposto entrano in contatto. Sollevamenti rapidi delle sopracciglia per salutare e richiamare
l'attenzione sono particolarmente frequenti e ampi nei contatti con bambini molto piccoli (Figura 5).

In questi casi gli adulti tendono a esagerare e amplificare i segnali non verbali e gli aspetti
soprasegmentali del linguaggio (ritmo, velocità, altezza, tono della voce). Il modo di parlare con i
bambini viene usualmente denominato "baby talk" e si caratterizza poiché la voce diventa più acuta
di circa un'ottava, gli accenti sono molto scanditi, varia notevolmente l'altezza e si parla lentamente.
Anche le espressioni facciali vengono amplificate: si sorride di più e in modo più plateale, si fanno
smorfie e si alzano le sopracciglia più frequentemente e con maggior ampiezza.

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Queste esagerazioni rendono le nostre intenzioni e i nostri segnali comunicativi più chiari e facili da interpretare
per il bambino, catturano la sua attenzione e favoriscono l'apprendimento. Ricordiamo che i neonati, già a poche
ore dalla nascita, sono in grado di riprodurre diverse espressioni facciali (Figura 6).

Curiosamente, il "baby talk" e l'esagerazione delle espressioni facciali sono presenti anche quando
ci si rivolge ad animali come cani e gatti, specie se cuccioli o di piccola taglia. Per quanto riguarda
il significato, il sollevamento rapido delle sopracciglia rappresenta certamente un'espressione di
riconoscimento e gradimento (Figura7)

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Come dicevamo, l'innalzamento rapido delle sopracciglia è tipico del "saluto oculare" e indica
sorpresa piacevole. L'universalità del "saluto oculare", il suo manifestarsi in modo stereotipato e in
contesti simili fanno ritenere che si tratti di un movimento espressivo innato. L'esagerazione di
questo comportamento (alzare le sopracciglia varie volte in rapida successione) viene anche
utilizzata dai comici per scimmiottare intenti erotici. Un lento sollevamento delle sopracciglia
esprime anzitutto attenzione. Il campo visivo viene in tal caso esteso verso l'alto e deriva
sicuramente da questo il fatto che le sopracciglia vengano sollevate nelle espressioni di curiosità,
dubbio, sorpresa (Figure 8 e 9).

In questi casi infatti si vuole, realmente o metaforicamente, vedere meglio e saperne di più. Un
sollevamento lento delle sopracciglia può avere anche significato di indignazione, arroganza, rifiuto
sociale e di un "no" deciso. Particolari segni del corpo che accompagnano l'atto specificano
ulteriormente quest'espressione, come ad esempio l'atto di fissare minacciosamente (indignazione) o
quello di socchiudere le palpebre (come evitamento del contatto e quindi espressione di rifiuto, di
arroganza). In caso di netto rifiuto si ha anche un sollevamento all'indietro del capo e un
sollevamento della mano come atto di diniego. Come espressione di indignazione e di rifiuto sociale
il sollevamento lento delle sopracciglia è universale e presente in tutte le culture. In taluni casi si
assiste al sollevamento di un solo sopracciglio. Alzare volontariamente solo un sopracciglio
mantenendo l'altro abbassato è un'operazione quasi impossibile per la gran maggioranza delle
persone ma, in modo involontario, compare in molte persone come segnale di ammiccamento o
espressione di scetticismo (Figura 9).

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LE SOPRACCIGLIA NELLA CONVERSAZIONE
Uno dei primi a fare sperimentazioni sulle espressioni facciali delle emozioni fu Duchenne du
Boulogne, un neurologo francese attivo alla fine del XIX secolo (Figura 10). Da allora molti studi si
sono susseguiti e oggi sappiamo che la maggior parte delle espressioni facciali e dei gesti
avvengono durante il discorso, configurandosi in tal modo anche come importanti segnali
conversazionali. Tutti, parlando, facciamo piccoli e ripetuti movimenti del corpo per sottolineare ciò
che stiamo dicendo. Si utilizzano le mani, le braccia, la testa e, appunto, le sopracciglia. Possiamo
distinguere questi segnali conversazionali in quattro categorie:
emblemi, adattatori, illustratori e regolatori.

Emblemi. Gli emblemi sono espressioni facciali che rimpiazzano parole o vere e proprie frasi. Ad
esempio, con un semplice sorriso è come se dicessimo: «Sono d'accordo con te», «Capisco quello
che stai dicendo», oppure, alzando lentamente le sopracciglia: «Ho dei dubbi, non sono proprio
sicuro che tu abbia ragione». Spesso utilizziamo gli emblemi per aggirare certi tabù. Ad esempio, se
ci vengono chiesti dei commenti sul nostro capufficio, possiamo parlarne positivamente, ma nel
contempo fare una smorfia che riveli la nostra opinione reale. Gli emblemi ci aiutano quindi a
chiarire il vero significato di una frase. Chi racconta una battuta di spirito, o cerca di fare umorismo
su qualcosa, ad esempio, molto spesso accompagna il parlato con un sorriso che sta proprio a
significare che ciò che viene detto non deve essere preso seriamente.

Adattatori. Mentre parliamo spesso accompagnarne il discorso con dei gesti automanipolatori. Ci
grattiamo il collo, ci tocchiamo il viso, accavalliamo le gambe, dondoliamo un piede mentre siamo
seduti, ci accarezziamo i capelli, corrughiamo le sopracciglia, ecc. Questi segnali conversazionali
vengono chiamati adattatori. La loro frequenza e la loro intensità rappresentano buoni indicatori
dello stato d'agitazione, imbarazzo, disagio, ansia, concentrazione di chi parla.

Illustratori. Gli illustratori sono quei movimenti facciali che danno vividezza ed energia alle parole.
Ad esempio, alzando le sopracciglia su una certa parola è come se volessimo enfatizzarla, porre un
accento su di essa. Girando la testa e alzando le sopracciglia possiamo dare indicazioni di direzione
evitando di puntare con il dito: «Attenzione, da quella parte sta arrivando il professore...». Infine,
sempre con i movimenti delle sopracciglia, possiamo indicare relazioni spaziali, alzandole per
indicare qualcosa che si trova in alto e abbassandole per indicare qualcosa che si trova in basso.

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Figura 10 — Attraverso piccole scariche elettriche somministrate con elettrodi esterni, Duchenne du Boulogne
stimolava alcuni muscoli facciali al fine di studiarne i risultati espressivi. Nella foto in alto si vede come una
stimolazione del muscolo zigomatico e del frontale responsabile dell'innalzamento delle sopracciglia determini
un'espressione di felicità mista a sorpresa. Nella foto in basso la simultanea stimolazione del muscolo
corrugatore, responsabile dell'abbassamento e avvicinamento delle sopracciglia, e del muscolo platysma,
responsabile dell'abbassamento della mandibola con apertura della bocca, determinano un'espressione di
angoscia e dolore
[immagini tratte da: Duchenne du Boulogne, 1862].

Regolatori. Il canale vocale è a senso unico. In una conversazione uno solo deve, o almeno
dovrebbe, parlare. Se più persone parlano contemporaneamente si genera confusione e la
comprensione diminuisce drasticamente. Per questo si sono sviluppati molteplici strumenti che
permettono le transizioni fra chi parla e chi vuole prendere la parola.

Ad esempio, per indicare che si vuole parlare si annuisce col capo e si fanno movimenti preparatori
della bocca. Se qualcun altro sta parlando possiamo influenzarlo alzando le sopracciglia, segnalando
così che siamo sorpresi, oppure che condividiamo ciò che sta dicendo e desideriamo che continui.
Viceversa, possiamo abbassare le sopracciglia e scuotere la testa se intendiamo esprimere
disaccordo e indurre l'altro a smettere di parlare. Sbadigliando facciamo capire che ci sta annoiando.
Se vogliamo che parli più rapidamente, facciamo piccoli ma veloci movimenti in avanti con la testa.
Se siamo di fretta evitiamo di guardarlo, fissiamo lo sguardo sull'orologio o nella direzione in cui
dobbiamo andare. Infine, se chi parla e chi ascolta si scambiano sorrisi, allora significa che il tono
della conversazione è piacevole e può continuare. Come si dice nel box, molti di questi regolatori
conversazionali sono stati oggi anche codificati nei famosissimi "emoticon".

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SOPRACCIGLIA IN LABORATORIO
Recentemente abbiamo condotto diverse ricerche nei nostri laboratori per studiare il comportamento
di sollevamento delle sopracciglia mentre si parla. Innanzitutto ci siamo chiesti se viene fatto in
corrispondenza di particolari categorie grammaticali. I risultati hanno mostrato che nel 22% dei casi
viene fatto in corrispondenza di sostantivi, nel 20% in corrispondenza di verbi, nel 16% in
corrispondenza di aggettivi, nel 17% in corrispondenza di una pausa fra una parola e la successiva.
Si sono registrate percentuali minori in corrispondenza di avverbi, congiunzioni, pronomi,
preposizioni, interiezioni. Considerando la distribuzione di queste categorie grammaticali nella
lingua parlata è emerso che si sollevano le sopracciglia per sottolineare soprattutto aggettivi e
sostantivi, che sono le parti semanticamente salienti di un discorso, quelle che contribuiscono
maggiormente a dare significato a una frase. I sollevamenti effettuati nella pausa fra due parole
hanno solitamente il significato di esprimere dubbio e perplessità su ciò che si sta dicendo.
All'interno della frase i sollevamenti avvengono solitamente all'inizio, per catturare l'attenzione di
chi ascolta, come per dirgli: «Ascoltami, sto per dirti qualcosa di importante». Inoltre abbiamo
notato che, nel caso in cui due persone parlino contemporaneamente, come spesso avviene nelle
discussioni animate e nei litigi, allora non solo questo comportamento diventa più frequente, ma
solitamente si prolunga su più di una parola fino a durare anche parecchi secondi. In questi casi la
funzione è sia quella di sottolineare ciò sia si sta dicendo, sia di comunicare all'altro sia non si vuole
cedere la parola. Un altro caso frequente in cui si alzano le sopracciglia è quello in cui ci si rende
conto di aver sbagliato e ci si vuole correggere. Si è poi visto che questo comportamento tende a
diminuire con l'età.

Mentre a 20 anni, per esempio, vengono alzate le sopracciglia durante il discorso in media 9 volte al
minuto, a 50 anni la frequenza scende a circa 6 al minuto e a 70 anni a sole 3 volte al minuto.

Questo risultato è in sintonia con altri studi che dimostrano come la comunicazione non verbale
tenda con l'età a divenire meno efficace. Di conseguenza, la preferenza accordata ai bambini deriva
in parte anche dal fatto che, rispetto agli adulti, essi sono molto più trasparenti e comunicativi nei
gesti, nelle espressioni facciali e nella voce. Si potrebbe obiettare che questa relazione con l'età sia
dovuta semplicemente al fatto che i giovani tendono a parlare più velocemente degli adulti e degli
anziani.

Ma non è così: le persone che parlano più in fretta non innalzano necessariamente di più le
sopracciglia. In effetti, sembra che questo comportamento sia molto legato a differenze individuali
marcate. In un altro studio abbiamo esaminato 10 ore e mezzo di registrazioni televisive in cui una
persona veniva inquadrata mentre parlava a un uditorio. Sono stati analizzati 132 soggetti
appartenenti sia a comunicatori di professione, come giornalisti durante la lettura di notiziari,
presentatori, addetti alle televendite, sia a persone comuni intervenute in talk show in cui
sostenevano la loro opinione su un dato tema, o difendevano una causa. Analizzando le frequenze, è
emerso che gli addetti alle televendite sono la categoria più "comunicativa" per innalzamenti delle
sopracciglia con una frequenza media di 10,6 innalzamenti al minuto. Al secondo posto, e sempre
con valori alti, abbiamo trovato i presentatori (9,6 innalzamenti al minuto),seguiti dai giornalisti
durante la lettura di un notiziario (7,2 innalzamenti al minuto: Figura 11).Viceversa, nel caso di
persone comuni la frequenza media di innalzamenti è risultata minore con una media di 3,8
innalzamenti al minuto. Il dato che emerge è quindi che i comunicatori professionisti non sono solo
più abili nell'uso della parola ma anche nel modo in cui parlano. Essi sanno essere più espressivi
facendo un uso migliore dei segnali conversazionali come in questo caso dei movimenti delle
sopracciglia e perciò possono risultare più persuasivi e destare più attenzione in un uditorio rispetto
a persone comuni.

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Una conferma di questo la si è avuta in un altro studio in cui abbiamo analizzato la frequenza di
elevazione delle sopracciglia in studenti universitari in occasione della discussione della loro tesi di
laurea. Sebbene la giovane età e la situazione che li pone nella condizione di essere molto
persuasivi nei confronti della commissione di laurea la frequenza media di innalzamenti è risultata
di 5,1 al minuto, di sotto le frequenze trovate nei comunicatori professionisti.

Emerge quindi che così come le persone si distinguono per intelligenza e capacità manuali, si
distinguono anche per la loro abilità di accompagnare il parlato con gesti ed espressioni che siano in
grado di renderlo più efficace, vivace, persuasivo. Un aspetto curioso che abbiamo scoperto in
questo studio è che non sempre quando si alzano le sopracciglia gli occhi vengono tenuti aperti.
Anzi nel 26% dei casi si verificava che mentre le sopracciglia erano elevate le palpebre venivano
chiuse, un elemento di cui ci si rende conto solo esaminando alla "moviola" questo comportamento
la frequenza media di innalzamenti è risultata di 5,1 al minuto, di sotto le frequenze trovate nei
comunicatori professionisti.

Un aspetto curioso che è stato scoperto in questo studio è che non sempre quando si alzano le
sopracciglia gli occhi vengono tenuti aperti. Anzi nel 26% dei casi si verificava che mentre le
sopracciglia erano elevate le palpebre venivano chiuse, un elemento di cui ci si rende conto solo
esaminando alla "moviola" questo comportamento.

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Figura 11 — Esempio di dinamica del sollevamento delle sopracciglia durante il discorso. Nei comunicatori di
professione la frequenza di questo comportamento è superiore alla norma e contribuisce a rendere la loro
comunicazione più persuasiva e convincente. Nelle foto vediamo una sequenza videoregistrata della giornalista
Maria Luisa Busi durante la lettura di un telegiornale.

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IL BELLO DELLE SOPRACCIGLIA

Ma non è solo questione di movimenti. Anche considerando le sopracciglia dal punto di vista della
loro conformazione e struttura si possono scoprire interessanti aspetti psicologici. Se guardiamo
all'anatomia delle sopracciglia possiamo notare un'importante differenza sessuale: le sopracciglia
dei maschi, infatti, sono più folte di quelle delle femmine. Un'altra importante differenza,
riguardante lo sviluppo, consiste nel fatto che le sopracciglia dei bambini sono notevolmente meno
folte e accentuate di quelle degli adulti (Figura 12). L'esagerazione di queste differenze ha condotto
a molte forme di "miglioramenti". Le donne, ad esempio, cercano di aumentare la loro femminilità
assottigliando le sopracciglia e riducendone la lunghezza.

Per molti secoli le hanno rasate, sfoltite strappandone i peli e dipinte. In tempi recenti la tecnica di
sfoltire le sopracciglia con le pinzette culminò fra il 1920 e il 1940, quando la "matita per
sopracciglia" era presente in ogni borsetta, anche con tonalità diverse. Dopo avere sfoltito le
sopracciglia si usava la matita per sottolinearne la sottile linea arcuata. Se una donna pensava che le
sue sopracciglia si trovassero in una posizione inadatta, poteva strapparsele del tutto e disegnarle in
una posizione più conforme al suo gusto.

E' interessante notare come le nuove sopracciglia comparissero quasi sempre sopra la posizione
originaria, aumentando in tal modo l'attrattività del viso e conferendogli un'espressione meno
"aggrottata". Come sempre avviene, questi stessi canoni che troviamo applicati alla bellezza sono
stati abbondantemente utilizzati nelle arti figurative. Se esaminiamo le raffigurazioni di personaggi
celebri susseguitesi nel corso della storia dell'arte, infatti, ci accorgiamo facilmente di quanto spesso
gli artisti abbiano idealizzato e migliorato le sopracciglia dei loro soggetti, disegnandole più sottili,
con linee armonicamente arcuate e in posizione più elevata rispetto a quella fisiologica.

Figura 12 - Come mostra l'immagine a sinistra, nei bambini le sopracciglia sono molto meno accentuate che
negli adulti e in alcuni casi quasi del tutto assenti. Sopracciglia dal tratto delicato sono quindi diventate indice di
innocenza e candore. In tal senso, l'uso delle sopracciglia a scopo di idealizzazione è stato ampiamente sfruttato
dagli artisti, come bene evidenziano il San Michele di Piero della Francesca (a destra) e (sotto, dall'alto in basso),
l'Anna d'Austria di Sofonisba Anguisciola, la Regina Elisabetta di Marcus Gheeraerts il Giovane, il James
Stuart, Duca di Richmond e Lennos, di Anthony van Dyck.

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11 .::. LUI VERSO LEI
Diciotto messe seducenti

1- Ti lancia un'occhiata
È in assoluto il primo segnale di interesse. Dura in genere una frazione di secondo, ma se si riesce a
coglierla, può essere estremamente rivelatrice! Quando vediamo per la prima volta una persona
attraente, infatti, le nostre sopracciglia tendono ad alzarsi e abbassarsi per mettere in risalto gli
occhi, i quali, colpiti da una luce maggiore, risultano più grandi, luminosi e seducenti.

2 - Schiude le labbra
Se ciò che sta guardando gli piace, le sue labbra si apriranno automaticamente per un attimo, non
appena aggancerà il tuo sguardo.

3 - Le sue narici si allargano e il viso "si apre"
Sopracciglia sollevate, labbra socchiuse e narici allargate donano al viso un’espressione amichevole
e di "apertura". Obiettivo: rendersi disponibile ad approfondire la conoscenza.

4 - Cerca di attirare la tua attenzione
Per alcuni uomini può voler dire fare un movimento veloce, tipo aggiustarsi la cravatta. Altri,
invece, cercano di farsi notare alzando il tono della voce, ridendo con gusto, scherzando
vistosamente. È possibile, poi, che inconsapevolmente lui tenda ad allontanarsi dal gruppo di amici,
così da essere notato singolarmente.

5 - Si aggiusta la cravatta o appiana il risvolto della giacca
Si tratta di gesti abbastanza noti, che equivalgono al gesto femminile di inumidirsi le labbra.
Significano: "voglio apparire al meglio per te".

6 - Si aggiusta o smuove i capelli
Il tipo di gesto dipende, ovviamente, dal suo hairstyling. In ogni caso, negli uomini è molto più
frequente di quanto si creda. È dettato dal desiderio di essere più attraente.

7 - Tiene le sopracciglia sollevate mentre parli
Ha un’espressione leggermente sorpresa o interrogativa? Vuol dire che ti trova affascinante.

8 - Si sistema le maniche della camicia
Un altro gesto inconscio per migliorare l’aspetto. Se lo fa mentre si trova davanti a te, è sintomo di
elevato interesse.

9 - È rigido
Per mettere in mostra la propria prestanza fisica, gli uomini adottano una posizione eretta con tutti i
muscoli in tensione. Se lo fa mentre si trova dritto davanti a te, vuol mostrare piena attenzione nei
tuoi riguardi e rendersi disponibile a un ulteriore avvicinamento.

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10 - Fa in modo che tu noti il suo sguardo sul tuo corpo
Gli esperti la chiamano "esplorazione visiva": i suoi occhi compiono una piccola "crociera" attorno
al tuo corpo, soffermandosi sui punti più attraenti. Il fatto che ti permetta di notarlo è un chiaro
messaggio: "Ti sto prendendo in considerazione come partner sessuale".

11 - Distende le gambe in avanti mentre ti siede di fronte
Il più delle volte è un gesto perfettamente consapevole. Vuole mostrarti "il meglio di sé", nel caso
fossi interessata a un incontro ad alto tasso erotico …

12 - Si mette le mani sui fianchi
Vuole sottolineare la sua prestanza fisica. È anche un gesto confidenziale che indica fiducia nel
proprio corpo. Attenzione: è un segnale di tensione che va valutato con cura.

13 - Apre e chiude i bottoni della giacca
È un modo per scaricare l’ansia. Forse lo rendi un po’ nervoso, ma ci può essere anche un desiderio
inconscio di togliersi i vestiti. Il passo successivo potrebbe essere quello di sbottonarsi del tutto la
giacca. Se la toglie completamente? Sta già immaginando le sue scarpe sotto il tuo letto …

14 - Si tocca spesso il viso mentre ti guarda
Se è interessato a te, si solleverà su e giù le gote con la punta delle dita, si toccherà le orecchie, si
sfregherà il mento. È una combinazione di eccitamento nervoso, compiacimento e autoerotismo.
Quando siamo attratti da qualcuno, infatti, la nostra pelle, in particolare labbra e bocca, diventa
estremamente sensibile al contatto. Chi fuma farà più tiri dalla sigaretta, chi beve sorseggerà con
più frequenza, in generale ci si toccherà spesso la bocca. Anche per comunicare il desiderio di
essere baciati.

15 - Tiene stretto il bicchiere, lo accarezza, lo fa "girare" fra le mani
Se lui è attratto sessualmente, inizierà a giocare con oggetti circolari. Perché? Semplice: gli
ricordano le curve femminili! Il corpo lascia trapelare così ciò che sta avvenendo nel suo
subconscio …

16 - Si sposta sul limite della sedia per essere più vicino
L’interesse è chiaro. Specie se poi incrocia le gambe e quella superiore punta nella tua direzione.

17 - Ti guida a braccetto o appoggiando la mano dietro la tua schiena
Non indica solo cortesia e buone maniere. È anche un modo per assicurarsi che tu vada esattamente
nella direzione in cui va lui. In altre parole, non vuole perderti. In più, questi gesti mostrano che c'è
chi si sta già prendendo cura di te e che non occorrono altri "volontari".

18 - Ti presta il cappotto o il maglione
Cedere il proprio cappotto è un gesto protettivo, sensuale, di condivisione. Significa: "ciò che è mio
è tuo". Qualcosa che è stata a contatto con la sua pelle adesso è a contatto con la tua. All’inizio ha il
suo odore, dopo avrà anche il tuo. In più, rappresenta un infallibile legame: sarete costretti a
rivedervi!

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Marco A. Rovatti
Scienza del Comportamento
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