Comunità Processi urbani e dinamiche di - Anno accademico 2018-2019 Dipartimento di Scienze umane e sociali - UniBg

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Comunità Processi urbani e dinamiche di - Anno accademico 2018-2019 Dipartimento di Scienze umane e sociali - UniBg
Anno accademico 2018-2019
    Dipartimento di Scienze umane e sociali

Processi urbani e dinamiche di
          comunità

                   Renato Ferlinghetti
            Università degli Studi di Bergamo
           Centro Studi Sul Territorio ‘L. Pagani’

              Bergamo, 26 febbraio 2019
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Processi urbani e dinamiche di comunità
•   Il nostro percorso:
•   Il processo di territorializzazione                       (slides)
•   La geografia della geografia                              (slides)
•   La Geografia urbana e la sua attualità                    (slides)
•   Tanti modi di essere città       (slides e cap. 1 Dematteis – Lanza)
•   La città di Bergamo, Il nostro luogo di formazione (slides)
•   L’urbanizzazione del mondo
•   Popolazioni urbane
•   Partecipazione e governance urbana e territoriale
•   La rappresentazione cartografica
•   Globalizzazione tra tensioni e opportunità
•   Elaborati individuali
•   Itinerari di studio
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Possibili classificazioni delle città: in base
               alle loro funzioni
• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una
  città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto
  occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana.
• Le città del commercio (città di confine, città portuali)
• Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città,
  città fortezza e città fortificate, le città sacre)
• Le città della produzione (città minerarie, città contadine,
  città della bonifica agraria, città della pesca, città
  manifatturiere, città industriali, città fabbrica)
• Le città della conoscenza e della cultura
• Le città del turismo
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Categorie di città: la forma politica
• La città sacra
• Città in cui la funzione religiosa è preminente sulle altre attività
   urbane
(Roma?, Gerusalemme?, Benares?, La Mecca?)
Città sacra e pellegrinaggio
• (vie dei pellegrini, assistenza morale e materiale, incontro,
   comunicazione- Ordine dei cavalieri di S. Giovanni, l’ordine dei
   cavalieri teutonici, l’ordine dei templari, ecc., letteratura di viaggio)
• Città cerimoniale, intesa come centro dove il governo manifesta in
   modo spettacolare il proprio potere
• Tebe (perimetro di 25 Km)
• Teotihuacàn (la “città di Dio) III a. C.
• Machupicchu, in Perù dovuta alla civiltà incaica o preincaica, il
   rilievo è interamente gradonato e la città è divisa in due parti da una
   lunga scalinata di granito, al centro si collocano le dimore reali e dei
   sacerdoti, i templi e la fabbrica della ‘chica’
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Le città della produzione
• Sono centri sorti principalmente per attuare attività
  lavorative in diversi settori. Il manuale ne ri conosce
  alcune principali categorie:

•   Le città minerarie
•   Le città contadine
•   Le città della bonifica agraria
•   Le città della pesca
•   Le città manifatturiere
•   Le città industriali
•   Le città fabbrica
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Città manifatturiera, città industriale, città fabbrica
• Si parla di città fabbrica nei casi in cui una grande industria
  costituisce la principale base economica della città (manuale p.
  23).
• In modo più rigoroso potremmo definire città fabbrica la realtà
  urbana in cui la proprietà oltre che a pianificare l’attività
  produttiva (la fabbrica!), si fa carico della realizzazione del
  tessuto urbano.
• Il modello nasca a partire dall’Ottocento dove alcune attività
  produttive generano alcuni villaggi operai: Essen (Germania),
  dove i Krupp realizzarono numerosi insediamenti operai;
• Nel Novecento con il crescere degli insediamenti produttivi si
  realizzarono città – fabbriche di grandi dimensioni soprattutto
  legate alla produzione dell’automobile: Detroit negli USA,
  Toyota in Giappone, Togliattigrad in Russia, Stoccarda in
  Germania, Torino in Italia.
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Detroit una rigogliosa città fabbrica appesa a un unico filo ora
reciso
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Detroit una rigogliosa città fabbrica appesa a un
                  filo ora reciso
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Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                fabbrica’ di valore mondiale
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Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                fabbrica’ di valore mondiale
Il villaggio operaio di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città fabbrica’
                          di valore mondiale
Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                fabbrica’ di valore mondiale
Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                fabbrica’ di valore mondiale

• Il villaggio venne costruito durante la fine del 1800 dalla
  famiglia Crespi, che scelse quest’area, vicina al fiume
  Adda, per costruire un cotonificio. La famiglia Crespi mirava
  alla creazione di una comunità ideale nella quale si fondessero
  armonicamente le necessità imprenditoriali e i bisogni della
  classe operaia.
• L’ambizioso progetto prevedeva di affiancare agli stabilimenti –
  similmente a quanto già accadeva nell’Inghilterra della
  rivoluzione industriale – un vero e proprio villaggio che
  ospitasse gli operai della fabbrica e le loro famiglie. Il neonato
  insediamento venne dotato di ogni struttura necessaria:
  oltre alle casette delle famiglie operaie (complete di giardino
  ed orto) e alle ville per i dirigenti (che vennero costruite in
  seguito, e che sono davvero bellissime ancora oggi),
Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                fabbrica’ di valore mondiale
Il villaggio operario di Crespi d’Adda, un esempio di ‘città
                     fabbrica’ di valore mondiale

• il villaggio era dotato di chiesa (è una copia in scala ridotta del
  Santuario di Santa Maria di Piazza di Busto Arsizio, loro città
  natale), scuola, cimitero, ospedale, campo sportivo, teatro,
  stazione dei pompieri e di altre strutture comunitarie.
  Insomma, era una città in miniatura a tutti gli effetti.
• In questo piccolo mondo perfetto il padrone “regnava” dal suo
  castello e provvedeva come un padre a tutti i bisogni dei
  dipendenti: dentro e fuori la fabbrica e “dalla culla alla
  tomba”, anticipando le tutele dello Stato stesso. Nel Villaggio
  potevano abitare solo coloro che lavoravano nell’opificio, e la
  vita di tutti i singoli e della comunità intera “ruotava attorno
  alla fabbrica stessa”, ai suoi ritmi e alle sue esigenze.
I Crespi e il loro villaggio sulle sponde dell’Adda
il padrone “regnava” dal suo castello e provvedeva come un
   padre a tutti i bisogni dei dipendenti: dentro e fuori la
              fabbrica e “dalla culla alla tomba”,
Crespi d’Adda centro di confluenza fluviale (Cuneo, Chignolo, Terni, ecc.),
                         ‘dove il sotto si fa sopra’
Il ceppo pietra tipica delle confluenze fluviali è ampiamenti utilizzata nella
                      realizzazione della città - febbrica
Il Ceppo testimonianza di un fiume che deposita ed erode

                         Affioramenti di Ceppo lungo il
                         corso dell’Adda, nell’alta pianura
Crespi d’Adda oggi solo memoria di se stesso?
Dalmine, uno splendido esempio di città fabbrica, ancora viva ed
                    in continua evoluzione

L’alta pianura Bergamasca, un laboratorio unico per la genesi di nuovi modelli
urbani: Comun Nuovo la città medievale, Crespi d’Adda la città fabbrica
ottocentesca, Dalmine la città fabbrica novecentesca, Zingonia la città
abortita.
Dalmine la città dei tubi, una
città fabbrica ancora vitale e in
          espansione
Dalmine, la superficie della fabbrica è ancora dominante sul
territorio comunale
Dalmine, in origine un nucleo rurale del comune di Sabbio
Le quattro domande per conoscere una città: dove, da
quando, come, perché?
Dalmine dall’impresa alla città
• Dove (sito e posizione)
• Sito
• Nell’alta pianura bergamasca, nei pressi della
  sponda del Brembo
• Economicità dei terreni, dell’energia elettrica e
  dei costi di manodopera
• Agevolazioni fiscali e facilitazioni

• Posizione
• Lontana dai grandi centri urbani
• Vicinanza ad importanti vie di comunicazione ,
  ferrovia e statale Bergamo-Milano
L’area di Dalmine, un territorio a scarsa produttività agricola.
Come sottolineato dall’ampia presenza di boschi sviluppati
sul terreno ghiaioso poco fertile
Dalmine dall’impresa alla città

• Da quando?

• 1906, nascita della Società Anonima Tubi
  Mannesmann;
• Marzo 1908 posa della prima pietra dello
  stabilimento Dalmine.
• Aprile 1909, produzione del primo tubo
Dalmine dall’impresa alla città
• Come
• I periodi più significativi della costruzione della città-fabbrica si
  collocano tra il 1906 e gli anni Quaranta, tre fasi cronologiche ben
  distinte:

• 1906/1916 gestione tedesca Mannesmann, (1916/17 Gestione
  della Banca Commerciale);
• 1917/1920 gestione Franchi-Gregorini;
• ancora Banca Commerciale 1920/anni Cinquanta nuova
  denominazione Stabilimenti di Dalmine.

• Fra il 1920 e gli anni Quaranta la Dalmine provvederà alla
  realizzazione di numerosi edifici civili e privati, facendosi promotrice
  esclusiva dell’urbanizzazione del luogo dove è insediata.
• I dipendenti passarono dai 209 del 1908, ai 573 del 1910, ai 977 del
  1915, ai 2696 del 1920 e raggiunsero la massima quota di circa
  15.000 nella metà degli anni Sessanta.

• Mannesmann (1906/1916), Franchi-Gregorini (1917-1920), Banca
  Commerciale (1920-1930),Sofindit (1930-1933), Iri (1930-1996),
  Techint (1996-2001), Tenaris (2001 oggi).
Dalmine dall’impresa alla città

• Intervento del Gruppo Mannesmann (1906 -1916)
• La compagnia si sostituisce di fatto
  all’amministrazione locale del piccolo Comune di
  Sabbio Bergamasco e un anno dopo la posa della prima
  pietra avvia la realizzazione di infrastrutture e di alloggi
  per i dipendenti, nonché di servizi strettamente necessari
  alla vita privata e collettiva della comunità.
• Cultura urbanistica dell’impresa secondo alcuni
  principi cardine: localizzazione di diverse funzioni in aree
  distinte (zonizzazione), l’adozione di tipologie edilizie
  residenziali differenziate, la volontà di relativo controllo
  del processo di trasformazione del territorio.
Dalmine dall’impresa alla città

• La prima fase:
• Intervento del Gruppo Mannesmann (1906 -1916)

• Creazione di tre poli strategici di sviluppo urbano
  intorno alla fabbrica:
• - a nord-ovest le abitazioni per gli operai,
• a est le ville dei direttori,
• a nord le residenze dei capi operai e degli impiegati,
  vicino ai quali si trovano anche i servizi.
• I tre poli contengono già, in embrione, i caratteri dello
  sviluppo della seconda e terza fase dello sviluppo della
  città fabbrica
La nascita della città fabbrica un centro tripartito intorno alla
fabbrica

                      Fabbrica
Dalmine dall’impresa alla città
• Come

• La seconda fase:
• 1917/1920 gestione Franchi-Gregorini
• Un periodo poco fecondo e assai travagliato!

• Una concitata fase di mutamenti dell’assetto societario
  rendono assai instabili gli anni della gestione Franchi-
  Gregorini, che si deve misurare con il completamento degli
  impianti, il rifornimento energetico, la carenza di collegamenti
  e le continue minacce di diserzione dal lavoro delle
  maestranze, che si realizza poi con l’occupazione dello
  stabilimento nel marzo 1919.
• Le proposte di carattere urbanistico e architettonico non
  vengono realizzate sebbene siano state commissionate
  all’ing. Luigi Angelini la progettazione di una serie di ville e di
  un nuovo tipo di casetta operaia nonché di un tipo di rustico
  da costruirsi negli orti delle casette operaie.
Dalmine dall’impresa alla città
• Come
• La terza fase:
• La gestione Comit, architetto e committenza
• Gli stabilimenti vengono acquisiti dalla Banca Commerciale Italiana
  che non da seguito ai progetti della proprietà precedente.
• Si decide di dare uno sviluppo organico al territorio e di
  pianificare il processo di realizzazione dei servizi complementari
  e delle residenze nell’ambito di un disegno complessivo che
  comprenda gli impianti produttivi e lo spazio urbano esterno alla
  fabbrica.
• Artefici dell’idea di realizzare una cittadina industriale sono il
  presidente della Società Mario Garbagni, il Direttore
  amministrativo Ciro Preano (successivamente primo podestà della
  città) e l’architetto Giovanni Greppi, chiamato a dar forma (1924),
  con la sua originalità, ai programmi dell’impresa.

•    Greppi “Sono un uomo fortunato, ho potuto fare della mia passione per
    l’arte il mio mestiere”
La gestione Comit e la conferma della struttura tripartita della
città intorno alla fabbrica

                                    2

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Dalmine dall’impresa alla città

• Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico
• Il sistema della residenza viene sviluppato sue aree
  diametralmente opposte rispetto alla fabbrica: a est il
  Quartiere impiegati, separato dagli impianti da un’area
  a verde in cui sorgono le ville dei direttori, e a ovest il
  Quartiere operaio, strettamente adiacente agli impianti.
• I servizi ad uso della collettività vengono invece
  localizzati nell’area antistante l’ingresso agli
  stabilimenti, a metà strada fra i due quartieri
  residenziali.
• Creazione di un nuovo centro cittadino costituito da
  un rettifilo che parte dalla Direzione della Società tagliato
  perpendicolarmente da un altro asse viario, all’incrocio
  dei due viali si colloca la piazza dell’Impero oggi piazza
  della Libertà
Il nuovo centro direzionale di Dalmine, il disegno della fabbrica
oltre la fabbrica. Le due linee rappresentano il Margine della
fabbrica (in basso) e le sue pertinenze esterne (in alto)
Gli edifici della Direzione si interfacciano, in modo speculare, sia
verso gli spazi chiusi della fabbrica sia verso gli spazi aperti della
città dando pari valore al luogo del lavoro e a quello dell’abitare.
La città tripartita il centro servizi: la cooperativa di consumo un
luogo di spazzio di merci a prezzi calmierati, di qualità e i cui
ricavi venivano investiti nei servizi sociale
Il quartiere L. Da Vinci per gli
Impiegati e i dirigenti
Abitazioni del
quartiere L. Da Vinci
Il quartiere M. Garbagni per gli
operai
Abitazioni del
quartiere operaio
Case dignitose, con
spazi verdi e servizi
domestici
Dalmine dall’impresa alla città
     Una fabbrica a servizio anche della comunità
Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico
• Dal ‘24 alla fine degli anni Quaranta del Novecento vengono realizzate:
• La Casa di riposo per i vecchi operai della fabbrica;
• Asili;
• Scuole;
• Chiesa e Casa parrocchiale;
• Colonia estiva marina a Riccione;
• Colonia estiva montana a Castione della Presolana;
• Centro elioterapico;
• Casa Termale a Trescore Balneario;
• Albergo per escursionisti e sciatori a Foppolo;
• Poliambulatorio,
• Piscina;
• Campo sportivo;
• Cooperativa di consumo con spaccio alimentare rifornita da oltre dieci
  case coloniche agricole costruite e gestite direttamente dalla fabbrica
Dalmine dall’impresa alla città

• Nella costruzione della company town, da subito si investono
  notevoli risorse non solo per gli edifici produttivi e residenziali
  (‘Dare la possibilità di risiedere in luogo’ è la finalità
  perseguita), ma anche per la costruzioni di servizi che creano
  comunità. A tale fine nel 1935 viene istituita la Pro Dalmine,
  società anonima senza scopi di lucro. La società gestisce gli
  affitti delle abitazioni, le mense, la foresteria, gli istituti
  formativi, le attività sportive, l’acquedotto e anche alcune
  strade interne ai quartieri operai e degli impiegati. Provvede
  inoltre a elargire borse di studio, prestiti, premi fedeltà,
  servizi per l’infanzia, attività dopolavoristiche, e gestisce le
  aziende agricole a servizio della collettività. Gestisce inoltre
  l’ambulatorio comunale, sostituito poi da un moderno
  Poliambiulatorio, la casa di riposo per operai anziani (mai
  entrata in funzione, ed utilizzata come edificio scolastico).
Dalmine dall’impresa alla città
L’impresa a servizio delle città
La formazione un obiettivo primario!

La Pro Dalmine si occupa anche della formazione primaria e
tecnica. Nel 1925 viene fondata la scuola elementare di
Dalmine composta da cinque classi miste (quella di Stato
sorgerà solo nel 1928). Nel 1916 era già sorta la Scuola
operaria, della durata di tre anni, finalizzata alla formazione di
operai specializzati. Nel 1922 è avviata la scuola professionale
serale per il reinserimento e la riqualificazione dei reduci della
prima guerra mondiale. Nel 1929 corsi serali e domenicali per
capi operai e corsi pratici di meccanica per studenti dai 10
ai 18 anni. Nel 1937 prende avvio la scuola Apprendisti. Molte
di queste attività si spengono tra la fine degli anni Quaranta e
Cinquanta, quando molte attività vengono statalizzate.
Dalmine dall’impresa alla città
Greppi a Dalmine: nasce l’assetto urbanistico
• La gestione e il controllo dell’uso del territorio da parte dell’impresa
  si spingono fino all’organizzazione di una rete di cascine per lo
  sfruttamento agricolo di tutti i terreni di proprietà degli stabilimenti.
• Il progetto urbanistico risponde pienamente al concetto di
  zonizzazione di cui anche l’urbanistica italiana inizia ad occuparsi in
  quegli anni, per giungere alla sua codificazione con la prima legge
  urbanistica del 1942.
• Il prodotto industriale si fa materiale e forma della città. Ampio
  uso dei tubi nell’arredo urbano e nella costruzione dei manufatti
  (antenna in piazza, colonne tubolari nei porticati, tubi Dalmine nelle
  balaustre delle scale e negli steli delle fonti di illuminazione, ecc.).
• Nel 1927 i comuni di Sabbio, Sforzatica e Mariano al Brembo
  vengono uniti in un’unica entità amministrativa il cui capoluogo
  è Dalmine. Nel 1962 verrà aggregata al nuovo centro urbano
  anche la frazione di Guzzanica precedentemente unità a
  Stezzano.
Piazza dell’Impero (1935-1939). Il prodotto della fabbrica, i tubi
senza saldatura, si fanno materiali per la realizzazione della città
Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali
per la realizzazione della città

    Gruppo colonico Macallé
Dalmine dall’impresa alla città
La campagna dell’impresa a servizio delle città impresa
La Pro Dalmine coordina oltre 10 gruppi colonici, che ospitano
140 persone e danno lavoro a 60 contadini (oltre la metà
dipendenti fissi della Dalmine).

Nelle attività agricole si applicano criteri moderni di rotazione
dei raccolti, di selezione delle sementi. Tali attenzioni generano
un sistema economico autosufficiente. La cooperativa di
consumo distribuisce ai dipendenti della Dalmine latte, carne
e altri prodotti a prezzo di costo, maggiorati delle sole spese
di esercizio.

I non dipendenti possono approvvigionarsi a prezzo maggiore, i
ricavi vengono ridistribuito ai soci. Si ottiene cosi un duplice
scopo, distribuzione a prezzi calmierati e vendita di prodotti
sicuri a filiera corta.
Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali
per la realizzazione della città

       Colonia elioterapica
Il prodotto della fabbrica, i tubi senza saldatura si fanno materiali
per la realizzazione della città

Viale Mazzini, Dalmine
la ‘main street’
Dalmine dall’impresa alla città
La seconda guerra mondiale e la tragedia del
  bombardamento

• Dal settembre 1943 la Dalmine è sottoposta al controllo degli
  occupanti tedeschi e inserita nel novero degli stabilimenti ausiliari
  del Reich, sotto la minaccia dello smaltellamento e della
  deportazione. L’anno successivo la situazione precipita a causa dei
  bombardamenti alleati: il più grave, il 6 luglio 1944, provoca oltre
  270 morti, circa 800 feriti e ingenti danni agli impianti e alle
  infrastrutture.

• Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria dell’IRI, con
  la denominazione Dalmine s.p.a.. Gli anni del dopoguerra sono
  quelli dell’apertura del mercato internazionale (commesse,
  soprattutto per condotte petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India,
  Birmania, Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.)
La seconda guerra mondiale e la tragedia
                          del bombardamento

Per non interrompere il lavoro non venne diramato
l’allarme, perirono 244 persone alla "Dalmine" , 13 in
altre aziende, oltre a 21 civili.
6 luglio 1944, il giorno della tragedia
Dalmine dall’impresa alla città
• Come
• Alla fine della guerra rientra nella Finsider, la finanziaria
  dell’IRI, con la denominazione Dalmine spa. Gli anni del
  dopoguerra sono quelli dell’apertura del mercato
  internazionale (commesse, soprattutto per condotte
  petrolifere, in Egitto, Arabia, Iran, India, Birmania,
  Messico, Venezuela, Bolivia, Cile, Equador, ecc.)

• Dal secondo dopoguerra ad oggi si espandono
  intorno a Dalmine a macchia d’olio i nuclei urbani
  precedenti all’insediamento produttivo, in questa fase,
  all’impresa che prosegue, anche se con minor intensità
  la propria azione di costruzione del tessuto urbano, si
  affiancano altri soggetti: Amministrazione comunale,
  Parrocchia, Ina-casa, Iacp, cooperative di dipendenti,
  ecc.
Il modello Dalmine oltre Dalmine

Colonia alpina a Castione della Presolana dedicata all’ex
  Presidente Mario Gargagni, deceduto nel 1930.
Colonia estiva a Riccione
Colonia crenoterapica a Trescore Balneario
Apuania (avvio nel 1939 tra i comuni di Massa e Carrara)
Campana (Argentina, provincia di Buenos Aires, dal
  secondo dopoguerra)
Dalmine dall’impresa alla città
Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

I motivi del successo
Una città che si costruisce lungo un arco di tempo
   relativamente lungo
Per opera dello stesso progettista
Secondo un disegno unitario
Nascita di una nuova istituzione municipale
Mancanza di un patronato industriale di riferimento
   (assenza di una committenza e un paternalismo
   riconoscibile)
Culture tecniche e circolazione dei saperi
Dalmine un esempio di ecostoria urbana

• La storia degli insediamenti umani (ecostoria) è una
  relazione biunivoca: storia della città, città che fa
  storia
• Le testimonianze materiali sono di per sé fonti
  storiografiche, nel senso che, senza bisogno di altri
  supporti informativi, trasmettono direttamente
  notizie a chi le osserva. La città è storia visibile di sé
  stessa.
• Le soluzioni adottate dal progettista a Dalmine tra gli
  anni Venti e gli anni Cinquanta riflettono le tensioni
  dell’architettura italiana della prima metà del XX
  secolo (dalle opere classicheggianti con accenni
  dichiaratamente dèco, al confronto con il
  razionalismo, al modernismo più moderato).
La Parrocchiale di Dalmine, dedicata a S. Giuseppe in stile
decò
Casa del Fascio, 1936, ora edificio privato, secondo lo stile del
razionalismo italiano
Dalmine dall’impresa alla città
Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto
E’ una città produttiva la Dalmine di Giovanni Greppi…città segnata
   dalla centralità geometrica e totalizzante della fabbrica, ma che
   proprio in questa centralità del lavoro vorrebbe anche affermare la
   sua dimensione a misura d’uomo, costruita sulle esigenze della
   collettività e sui ritmi della vita famigliare, sui tempi della giornata
   lavorativa, una città di operai produttori, che agiscono all’interno di
   una visione positiva della vita sociale in cui il lavoro è al centro e
   motore di ogni cosa: la Chiesa stessa, la sede della municipalità,
   della vita collettiva, sociale e politica, tutto appare laterale rispetto
   alla centralità della fabbrica.
Ma non si tratta della città in cui la produzione viene perseguita come
   obiettivo unico e supremo, anche a discapito della condizione
   dell’uomo, la città di Greppi non è il luogo dell’alienazione ….ma non
   è neanche la fabbrica paternalistica del villaggio di Crespi d’Adda
   dove la residenza-castello del proprietario –padrone fa da
   contraltare alla chiesa, e insieme sorvegliano dall’alto la fabbrica,
   con le residenze operaie appiattite sull’immenso famedio del
   cimitero, in una visione totalizzante della città-fabbrica…
Dalmine dall’impresa alla città
Un’impresa, un territorio, una città nuova, un architetto

Dalmine è una realtà diversa…generata dall’enfasi di un’idea positivista in cui
    l’uomo è concepito come produttore: l’uomo-operaio, la sua famiglia, tutta la
    sua vita materiale e spirituale sono gestiti all’interno di una concezione del
    mondo segnata dall’ottimismo di una realtà da cui sembra bandita per magia
    la fonte di ogni possibile angoscia…Nel disegno urbano di Greppi…manca
    una parte della città: manca la città dei morti. C’è tutto a Dalmine, c’è ogni
    sorta di servizi e di attrezzature sociali, ma manca il cimitero. In una città
    generata dall’ottimismo positivista e tutta votata alla valorizzazione
    produttiva, può apparire persino naturale che il cimitero non venga neppure
    previsto.
Il fascino di una industriosa cittadina operaia da quindi corpo all’immagine di
    Dalmine all’interno di un sogno di benessere operoso: una bella favola
    democratica, da cui viene allontanata ogni evocazione alienante, persino la
    morte è bandita, nel tentativo, questo sì utopico, di esorcizzare ogni
    elemento negativo e ogni aspetto di coercizione dell’uomo sull’uomo, della
    macchina sull’uomo, del capitale sull’uomo, persino quella della natura
    sull’uomo.
Dalmine una città per l’uomo e per il lavoro industriale,
aperta a nuovi orizzonti
L’evoluzione e le sfide di Dalmine continuano, oggi, a fianco della
 città del lavoro sta sorgendo una città della cultura ….

Sopra il deposito delle biciclette, oggi
sede (a fianco) della Facoltà di
Ingegneria dell’Università di Bergamo
Categorie di città, in base alle loro funzioni
• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una
  città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto
  occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana.
• Le città del commercio (città di confine, città portuali)
• Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città,
  città fortezza e città fortificate, le città sacre)
• Le città della produzione (città minerarie, città contadine,
  città della bonifica agraria, città della pesca, città
  manifatturiere, città industriali, città fabbrica)
• Le città della conoscenza e della cultura (città
  universitarie, tecnopoli, città della cultura e città d’arte)
• Le città del turismo (città termali, città delle vacanze: città
  balneari – città dei divertimenti – città del turismo della neve,
  ecc.).
Le città della conoscenza e della cultura
• La funzione culturale era in origine legata a quella religiosa,
  vedi Delfi in Grecia, o le scuole islamiche associate alle
  mosche nelle città islamiche o i monasteri e le cattedrali nel
  medioevo europeo o i templi buddisti nelle città tibetane….
• . Ma non solo! Si pensi ad Atene con l’Accademia di Platone
  o ad Alessandria d’Egitto
• Dal 1100 nascita delle città universitarie (Bologna, Parigi,
  Cambridge, Salamanca…)
• Parchi tecnologici o tecnopoli
• Città della cultura e di città d’arte e l’Italia è il paese che
  offre gli esempi più numerosi!!
Un passato che si fa memoria, un passato radice del futuro
Noi city-users di una cittadella della conoscenza

                          http://rettorato.unibg.it/santagostino/we
                          b/it/sezioni/1/storia-dell-edificio
Il Dizionario di Ambrogio Calepio, Dalle stanze di S. Agostino
alla conquista dell’Europa
Noi frequentatori di un luogo nato per la cultura in cui è
stato scritto uno dei più importanti dizionari plurilingue
                       della storia

  Da Wikipedia, voce Dizionario, 2019
Anche la nostra Università recupera la funzione culturale
svolta dal Convento di S. Agostino fin dal XIII secolo e dal
Collegio Baroni tra XIX e XX secolo!

Ambrogio Calepio, detto il Calepino da S. Agostino alla
conquista dell’Europa
Ambrogio, detto il Calepino. - Figlio naturale del conte Trussardo,
primo feudatario della Val Calepio, nacque probabilmente intorno
al 1435 e fu battezzato con il nome di Giacomo. Legittimato dal
padre insieme col fratello Marco, entrò col nome di Ambrogio
nell'Ordine degli eremitani agostiniani nel 1458, seguendo una
abitudine assai comune per i cadetti delle famiglie nobili. Novizio
a Milano nel convento dell'Incoronata, passò poi due anni a
Mantova (1461-62); fu a Cremona nel 1463 e a Brescia nel
1464-65, e di nuovo a Cremona nel 1466, dove fu ordinato
sacerdote. Ritornato a Bergamo, si dedicò intensamente allo
studio: qui compose il Dictionarium latinum, pubblicato poi nel
1502 dallo stampatore reggiano Dionigi Bertocchi.
Dalle aule di S. Agostino alla conquista dell’Europa
• Il dizionario latino del C. apparve a stampa nel 1502 .

• L'opera ebbe traduzioni in italiano, ma soprattutto rifacimenti
  e adattamenti bi e plurilingui, che aggiungevano, accanto al
  lemma latino, i corrispondenti greci, ebraici (raramente) e dei
  vari "volgari" europei. Un più sistematico Calepinus septem
  linguarum (latino, greco, ebraico, italiano, tedesco, francese,
  spagnolo) fu redatto nel Settecento.
Un luogo, una persona, un’opera,
      un lemma internazionale

• calepino s. m. – 1. Nome dato a una serie di vocabolarî latini, con traduzioni
  in varie lingue moderne, modellati sul dizionario latino compilato nel 1502 (e
  poi più volte rifatto) dall’umanista bergamasco Ambrogio da Calepio o
  Calepino (c. 1440-1510 o 1511). 2. scherz. Grosso vocabolario antiquato,
  vecchio o malandato, spec. latino; anche vecchia opera di erudizione di
  faticosa lettura; in senso fig., un c. ambulante, un gran sapientone.
Il Calepino, un erudito esponente di una folta compagine di
studiosi
Le città della conoscenza e della cultura
• Parchi tecnologici o tecnopoli
• Il rapporto della scienza con la tecnologia trova una sua realizzazione
  nella seconda metà del XX sec. con i parchi tecnologici o tecnopoli (p. 26)

• Per parco tecnologico, parco scientifico tecnologico, polo
  tecnologico, polo scientifico tecnologico, polo dell'innovazione,
  incubatore, cluster, s'intende di solito un'area che raggruppa le sedi di
  diverse aziende di alta tecnologia e informatica ed alcuni dipartimenti
  universitari, situata generalmente nella vicina periferia d'una grande città.
• In Italia, ad oggi, i parchi tecnologici sono una trentina tra i quali:
• Erzelli
• Parco tecnologico e archeologico delle Colline Metallifere grossetane
• Parco Tecnologico Padano
• Bioindustry Park Silvano Fumero
• Parco tecnologico Torinese
• Chilometro rosso a Dalmine
Il Kilometro rosso un parco tecnologico a nostra disposizione!
Il Kilometro rosso un parco tecnologico a nostra disposizione!
Un segno territoriale lungo la A4
Sophia Antipolis è un parco tecnologico sito tra le città francesi di Nizza e
Cannes, È stato formato nel 1970, su idea di Pierre Laffitte, uno scienziato
     francese, e ospita aziende soprattutto di informatica, elettronica,
 telecomunicazioni, biotecnologie e farmacologia; inoltre ospita le sedi di
           numerose istituzioni, come la sede europea di W3C
Le città della conoscenza e della cultura
• Dalla Città della cultura alle città d’arte
• L’innovazione culturale e artistica e umanistica
  avviatasi a partire dal Rinascimento ha dato avvio a
  importanti ‘rivoluzioni’ urbane che hanno generato centri
  storici oggi oggetto di fruizione turistica.
• Città storiche dell’arte e della cultura sono soprattutto
  quelle italiane sia di grande ( Roma, Milano, Torino, Napoli,
  Firenze, Venezia), che di media e piccola scala (Ravenna,
  Siena, Lecce, Siracusa, San Geminiano, Gubbio, Assisi,
  Taormina, Amalfi, ecc.).
• Anche Bergamo da città manifatturiera e finanziaria si sta
  sempre più qualificando, anche grazie allo scalo
  aeroportuale di Orio al Serio, come città storica, città
  d’arte, città murata e ora anche città del verde e del
  paesaggio
Categorie di città, in base alle loro funzioni
• Le funzioni costituiscono l’elemento di continuità di una città, a volte una
  città è sorta per svolgere una specifica funzione e da questa ha tratto
  occasione per svilupparsi e rafforzarsi come struttura urbana.
• Le città del commercio (città di confine, città portuali)
• Le città del potere (Città capitali, le città stato e stato città,
  città fortezza e città fortificate, le città sacre)
• Le città della produzione (città minerarie, città contadine,
  città della bonifica agraria, città della pesca, città
  manifatturiere, città industriali, città fabbrica)
• Le città della conoscenza e della cultura (città
  universitarie, tecnopoli, città della cultura e città d’arte)
• Le città del turismo (città termali, città delle vacanze: città
  balneari – città dei divertimenti – città del turismo della neve,
  ecc.).
Le città del Turismo
• L’Organizzazione Mondiale del Turismo,
  definisce il turismo come l’attività di chi si
  sposta dalla sua residenza verso un’altra
  località per almeno una notte e per non
  più di un anno, per soddisfare esigenze
  di divertimento, cultura, salute, evasione
  dal quotidiano.
• Se rientriamo la sera senza pernottare si
  parla di escursionismo!
Le città del Turismo
• - Turismo della salute, sebbene compare già V sec. a.C.,
  esplode come turismo termale, esplode nel Sette-
  Ottocento quando certe località termali si trasformano in
  vere e proprie città eleganti e mondane, Baden Baden in
  Germania, Aix-Les Bains in Francia, Bath in Inghilterra,
  Merano in Tirolo, S. Pellegrino Terme in prov. di Bergamo
• - Turismo montano e balneare trasforma villaggi e
  piccoli centri in vere e proprie città delle vacanze. Es.
  Rimini, Viareggio, Cannes, Brighton, San Sebastian e
  Malaga in Spagna, Yalta sul Mar Nero, ecc. Per il turismo
  montano Saint- Moritz, Cortina d’Ampezzo, Courmayeur,
  ecc.
• - città dei divertimenti Las Vegas
Struttura urbana tipica delle città balneari: estensione sul fronte costiero,
eleganti passeggiate, serie lineari di alberghi e di strade commerciali, alle
spalle le aree residenziali e le cortine di seconde case, alle spalle anche i
centri commerciali e le strutture della moìbilità
S. Pellegrino, un
                 esempio virtuoso
                 di città termale

Dallo
splendore di
inizio
Novecento alla
crisi di fine
secolo, a un
nuovo ritorno
S. Pellegrino, un
esempio virtuoso
di città termale
S. Pellegrino, una città termale che sta uscendo dalla crisi del settore
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