Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
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Summer School “Univr Fashion Week” Edizione 2018 Responsabilità sociale d’impresa e compliance antitrust nell’industria della moda Fabrizio Di Benedetto PhD EU Law - UNIMI
INDICE 1. CSR e sostenibilità nel settore della moda 2. Antitrust nel settore della moda (recenti sviluppi)
CSR e sostenibilità nel settore della moda Fonte principale: Human Rights International Corner - HRIC www.humanrightsic.com Marta Bordignon e Martina Rogato
«La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica» Adriano Olivetti
La responsabilità sociale delle aziende (CSR) La CSR è una «decisione volontaria, da parte di un’impresa, di contribuire al progresso della società e alla tutela dell'ambiente, integrando preoccupazioni sociali ed ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholders» (Commissione Europea – Libro Verde 2001)
Overview sulla Sostenibilità LO SVILUPPO SOSTENIBILE IL PRINCIPIO DELLA TRIPLE BOTTOM LINE Si tratta di uno «sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare le proprie necessità». (Rapporto Bruntland 1987)
I benefici dell’investimento in Sostenibilità Fonte: Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale
Rating di legalità – Italia, Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato Una ‘stelletta’ Per ottenere il punteggio minimo l’azienda dovrà dichiarare che l’imprenditore e gli altri soggetti rilevanti ai fini del rating (direttore tecnico, direttore generale, rappresentante legale, amministratori, soci) non sono destinatari di misure di prevenzione e/o cautelari, sentenze/decreti penali di condanna, sentenze di patteggiamento per reati tributari ex d.lgs. 74/2000, per reati ex d.lgs. n. 231/2001, per i reati di cui agli articoli 346, 346 bis, 353, 353 bis, 354, 355 e 356 del codice penale e per il reato di cui all’art. 2, commi 1 e 1 bis del d.l. n. 463/1983, convertito dalla legge n. 638/1983. Per i reati di mafia, oltre a non avere subito condanne, non deve essere stata iniziata azione penale ai sensi dell'art. 405 c.p.p., né l'impresa dovrà essere destinataria di comunicazioni o informazioni antimafia interdittive in corso di validità. Nei confronti dell'impresa, inoltre non dovrà essere stato disposto il commissariamento in base al d.l. n.90/2014 successivamente convertito in legge. L’impresa stessa non deve essere destinataria di sentenze di condanna né di misure cautelari per gli illeciti amministrativi dipendenti dai reati di cui al citato d.lgs. n. 231/2001. […] Da due a tre ‘stellette' •rispettare i contenuti del Protocollo di legalità sottoscritto dal Ministero dell’Interno e da Confindustria, delle linee guida che ne costituiscono attuazione, del Protocollo sottoscritto dal Ministero dell’Interno e dalla Lega delle Cooperative , e a livello locale dalle Prefetture e dalle associazioni di categoria; •utilizzare sistemi di tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori rispetto a quelli fissati dalla legge; •adottare una struttura organizzativa che effettui il controllo di conformità delle attività aziendali a disposizioni normative applicabili all’impresa o un modello organizzativo ai sensi del d.lgs. 231/2001; •adottare processi per garantire forme di Corporate Social Responsibility; •essere iscritte in uno degli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa; •avere aderito a codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria; •di aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e di contrasto della corruzione. Sarà valorizzata anche la denuncia, all’autorità giudiziaria o alle forze di polizia, di reati previsti dal Regolamento commessi a danno dell’imprenditore o dei propri familiari e collaboratori, qualora alla denuncia sia seguito l’esercizio dell’azione penale.
I driver della Sostenibilità • Risorse scarse e minacce per il pianeta • Reputazione e consumatore “etico” • Azionariato critico • Evoluzione normativa governi ed istituzioni • Ruolo delle ONG e dei media
Il Consumatore “etico” Esempi iniziative di social media advocacy Nell’era della globalizzazione i social media hanno accorciato le distanze tra brand e consumatori e fornito alle aziende nuovi strumenti per ridisegnare le proprie strategie di comunicazione ed interazione con gli utenti. Si diffondono grazie alla comunicazione 2.0 anche le iniziative di social media advocacy delle ONG che coinvolgono l’opinione pubblica nell’esercitare pressione sulle aziende richiedendo maggiore accountability e condotte responsabili. In un contesto in cui sono circa 28 milioni gli italiani attivi sui social media* e aumentano i clienti value driven**, diviene fondamentale per le aziende la gestione ottimale della propria reputazione tramite: • L’adozione di una maggiore disclosure delle informazioni relative al proprio business • Investimento in strategie di business coerenti con i propri valori e che tengano conto del contesto socio-ambientale nel quale si www.twitter/greenpeace opera *Fonte: www.wearesocial.it **Fonte: Corbellini-Marafioti: La CSR nella moda, 2013
Azioni e azionariato critico
Dalla CSR, alla Sostenibilità… alla CSV (Creating Shared Value) Fonte: PORTER: Creating Shared Value, Harvard Business Review, 2012
Voluntary vs mandatory approach: I trend internazionali • Aspetti di tutela ambientale più sviluppati rispetto al tema della “condotta responsabile delle aziende” (normative italiane ed europea) • Approccio volontaristico (es. UE/UN/OECD e «Punti di contatto nazionali»/Sistemi di gestione) • Verso un mandatory approach? (es. Direttiva 95/2014; Regolamento conflict minerals e Due diligence) • UN Binding Treaty!
Direttiva 95/2014 • Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014, recante modifica della direttiva 2013/34/UE • Dal 2017, le imprese con più di 500 dipendenti e le aziende ritenute “di interesse pubblico” da parte del legislatore nazionale, hanno l’obbligo di comunicare nella propria relazione di gestione anche informazioni di tipo ambientale e sociale • Le aziende in base al principio del comply or explain devono motivare eventuale mancata disclosure su queste tematiche
Regolamento EU Conflict Minerals • In vigore dal 2021 • Obbligo di supply chain due diligence per tutti gli Stati Membri UE • Applicata a 4 minerali/materiali: oro, stagno, tantalio, tungsteno • Divieto di importare minerali «in violazione dei diritti umani»
UN Binding Treaty • Gruppo di lavoro intergovernativo delle Nazioni Unite definisce le basi di un trattato “vincolante” che obblighi le imprese a rispettare i diritti umani • Ruolo in primo piano Ecuador • Ampia coalizione società civile italiana
Esempi strumenti del settore tessile- abbigliamento • OCSE - Linee Guida settore tessile abbigliamento • Camera Nazionale della Moda Italiana - Manifesto della Sostenibilità
Linee Guida OCSE per il settore tessile abbigliamento La Due Diligence della gestione responsabile della catena di fornitura nel settore moda Nel 2014 il Punto di Contatto Nazionale Italiano dell’OCSE ha emesso delle Linee Guida per la gestione responsabile della catena di fornitura con specifiche raccomandazioni indirizzate al settore moda. Le Linee Guida richiedono alle Aziende di: ➢ Evitare di provocare o contribuire all’impatto negativo ➢ Cercare di prevenire e minimizzare l’impatto negativo ➢ Mettere in atto una due diligence basata sul rischio ➢ Incoraggiare buone pratiche con partner e fornitori Analogia con due diligence antitrust! Fonte: OCSE - PNC Italia: Guida alla Due Diligence nella catena di Fornitura, 2014
Manifesto della Sostenibilità per la moda italiana
Il Decalogo del Manifesto della Sostenibilità 1. DESIGN. Disegna prodotti di qualità che 6. MODA E SISTEMA PAESE: Sostieni il territorio e possano durare a lungo e minimizzino gli il Made in Italy impatti sugli ecosistemi 7. ETICA D’IMPRESA: Integra i valori universali 2. SCELTA DELLE MATERIE PRIME. Utilizza nel tuo marchio materie prime, materiali e tessuti ad alto 8. TRASPARENZA: Comunica agli stakeholder in valore ambientale e sociale modo trasparente il tuo impegno per la 3. LAVORAZIONE DELLE MATERIE PRIME E sostenibilità PRODUZIONE: riduci gli impatti ambientali e 9. EDUCAZIONE: Promuovi l’etica e la sociali delle attività e riconosci il contributo di sostenibilità presso i consumatori e tutti gli ognuno al valore del prodotto altri interlocutori 4. DISTRIBUZIONE, MARKETING E VENDITA: 10. FAI VIVERE IL DECALOGO! Includi criteri di sostenibilità lungo tutto il percorso del tuo prodotto verso il cliente 5. SISTEMI DI GESTIONE: Impegnati verso il miglioramento continuo delle prestazioni aziendali
Ruolo delle ONG nella creazione di un business sostenibile • Lobbying diretta e indiretta istituzioni • Lobbying diretta ed indiretta privati • Advocacy • Formazione & sensibilizzazione
Storiche campagne ONG su settore moda
Il caso Greenpeace Detox (dal 2011) • Denuncia discariche a cielo aperto con rilascio di sostanze tossiche non biodegradabili • Segnala la mancanza di leggi e regolamentazioni efficaci nella paesi di delocalizzazione produttiva • Lancia al settore moda la sfida di eliminare tutte le sostanze chimiche pericolose dai centri produttivi di quei marchi che hanno aderito all’iniziativa entro il 2020 • 78 marchi internazionali che hanno sottoscritto la campagna
La sfilata Detox • E’ giunta alla terza edizione • Riporta i progressi raggiunti da alcuni marchi di moda • E’ basata su 3 criteri • Suddivide i marchi in 3 categorie: avanguardia, la moda che cambia e retrovie Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. Best in class BEST IN CLASS: Gruppo Inditex (Zara, Bershka e Stradivarius) REASON WHY: • ha mantenuto l’impegno volto all’eliminazione dei pfc dai suoi prodotti sostituendoli con altre materie (di cui, però, non sono ancora stati stilati i fattori di rischio) • ha redatto un piano chiaro ed esaustivo che comprende un graduale abbandono delle sostanze chimiche dalla produzione che viene monitorato attraverso l’analisi delle acque di scarico prima dei trattamenti di depurazione • ha richiesto a tutti i suoi fornitori di pubblicare i dati relativi al rilascio delle sostanze tossiche nelle acque di scarico per assicurare la massima trasparenza (Lifegate 2016) Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. La moda che cambia Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. Le Retrovie Fonte: www.greenpeace.it
Il caso Clean Clothes Campaign
Diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro nel settore tessile abbigliamento L’Italia, secondo l’ICE, è il secondo esportatore mondiale di abbigliamento con 31.350 Aziende e circa 222.000 addetti nel settore. Due i principali fenomeni che hanno caratterizzato il settore moda in Italia negli ultimi anni e che impattano il tema dei diritti dei lavoratori e le condizioni di lavoro e salario minimo: Salari minimi mensili per Paese in euro 1. CRESCENTE DELOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE CRITICITA’: • manodopera a basso costo • condizioni e orari di lavoro non adeguati 2. RILOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE DI ALCUNE GRANDI MARCHE IN ITALIA CRITICITA’: • Lavoro irregolare Comparazione salari Report Abiti Puliti con dati ISTAT e INPS • Imprenditoria cinese basso costo • Sviluppo dei «working poors» con condizioni di lavoro e salariali non adeguate Fonte: Clean Clothes Campaign: Quanto è vivibile l’abbigliamento in Italia, 2014
La sostenibilità nella supply chain “L’inquinamento è una forma di spreco economico, che implica l’utilizzo non necessario, inefficiente o incompleto di risorse. Spesso le emissioni sono un segnale di inefficienza, e impongono a un’organizzazione il compimento di attività̀ che non generano valore, quali la gestione, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti prodotti. Alla base di sforzi di riduzione degli sprechi e di massimizzazione del profitto vi sono alcuni principi comuni, quali l’uso efficiente degli input, la sostituzione dei materiali, e la minimizzazione delle attività̀ non necessarie.” (Michael R. Porter, 1995) La supply chain sostenibile è un approccio gestionale volto a minimizzare l’impatto ambientale e sociale di un prodotto o di un servizio lungo il suo ciclo di vita
La filiera e gli impatti ambientali e sociali Inserite nella supply chain i possibili impatti sociali e ambientali di un prodotto generico x del settore tessile - abbigliamento dalla “culla alla culla”
Fonte: CORBELLINI-MARAFIOTI: La CSR nella moda, 2013
Buone pratiche del settore moda Fonte: CORBELLINI-MARAFIOTI: La CSR nella moda, 2013
Opportunità della supply chain sostenibile • Aumento efficienza operativa e minimizzazione dei rischi • Innovazione green e contenimento dei costi • Creazione di valore condiviso • Aumento immagine reputazione e accountability
Il modello dell’Economia Circolare La circular economy è un’economia progettata per “auto-rigenerarsi”. La circolarità dell’economia non implica solo la capacità di riutilizzare, recuperare o riciclare i materiali di scarto ma anche la possibilità̀ di prevenire tali “leakeges”, riducendo il flusso e i quantitativi di materie prime e di risorse naturali in entrata nei sistemi economici. Fonte: IRALDO: Economia circolare: principi guida e casi studio, IEFE - Istituto di Economia e Politica dell'Energia e dell'Ambiente – Bocconi, 2016
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Economia Circolare e settore moda Processi di risparmio di risorse e recupero dei Rifiuti pre / post-consumo come sottoprodotti risorsa per tessuti sostenibili Raw Product materials Manufacture leasing Circular Supply-Chain & Textile Distribution Recovery & Recycling Design per la durabilità e Design The & Sales Online Fashion la riparabilità Fashion rental Circular Product Life- Extension Value Consumption Chain Sharing Platform Reverse End of life Abbigliamento di seconda mano venduto logistics disposal attraverso piattaforme online Product as a Service Punti di raccolta dei prodotti Recupero e riciclo di usati per il riutilizzo o il recupero abbigliamento e calzature usati Fonte: 2017, Intesa San Paolo Circular Economy Hub
Tentativi di sostenibilità nell’industria del lusso Il primo megayacht della Sanlorenzo con propulsione ibrida SL106 Hybrid – Sanlorenzo
La sostenibilità nel settore lusso: best practice Nel 2016 Citizen ha presentato una nuova selezione di orologi ad energia solare. Citizen Eco-Drive One, Limited Edition SL106 Hybrid – Sanlorenzo
Eco Parfum, Alberto Fasciani Presentate all’ultima edizione di Pitti Uomo, le scarpe di Alberto Fasciani hanno: suola in gomma naturale e pelle conciata mediante un procedimento metal free che sprigiona una profumazione intensa e avvolgente e materiali ecologici.
Stato dell’arte della sostenibilità nel settore moda Nell’ambito del sistema moda sempre più marchi hanno costruito la loro value proposition intorno al concetto di Sostenibilità. PUNTI DI FORZA • notevole introduzione di linee di prodotto eco-friendly o di consumo responsabile nelle collezioni annuali • diffusione di iniziative di co-marketing a favore di cause benefiche • presenza di una sezione dedicata alla sostenibilità nel sito istituzionale nella maggior parte delle Aziende • sviluppo di Codici di condotta o Codici etici nella maggior parte delle Aziende PUNTI DI DEBOLEZZA • Si tratta di iniziative sporadiche e non di una strategia integrata • Si rilevano diverse iniziative di tipo filantropico piuttosto che di sostenibilità • Mancata disclosure di informazioni circa la salute e la tutela dei lavoratori • Scarsa disclosure relativa alla catena di subfornitura e solo il 30% delle Aziende ha incluso clausole socio-ambientali negli accordi con i propri fornitori • Scarso dialogo con stakeholder significativi (Es. ONG) • Sviluppo più contenuto delle iniziative sociali rispetto ai progetti a tema ambientale
Principali criticità della sostenibilità nel settore moda Secondo l’OCSE, le aziende multinazionali sperimentano diverse difficoltà nella gestione etica della catena di fornitura PRINCIPALI CRITICITA’ • Carenza di norme e controlli pubblici nei Paesi oggetto della delocalizzazione • Codici e standard multilaterali di riferimento frammentati e processo di certificazione molto costoso e spesso poco trasparente e efficace • Difficoltà di individuazione dei fornitori a rischio e di sviluppo di metodologie di auditing idonee • Limitate possibilità di controllo effettivo della filiera e dei sub-fornitori • Conoscenza limitata di molti fornitori degli obblighi internazionali relativi al rispetto dei diritti umani, del lavoro e degli altri elementi previsti dalle Linee OCSE • Scetticismo dei fornitori che valutano codici e standard come un tentativo di aumentare i costi di gestione
Come comunicare la “sostenibilità”?
Introduzione al Reporting Si tratta di una comunicazione pubblica da parte di un’organizzazione verso i propri stakeholder, riguardante aspetti di performance economica, sociale ed ambientale. “Il reporting di sostenibilità̀ consiste nella misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità̀ (accountability) nei confronti di stakeholder sia interni sia esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo sostenibile”. (Fonte: Global Reporting Initiative)
Le opportunità del Reporting LE FINALITÀ DEL BILANCIO rendere conto (agli stakeholder) dar conto (in coerenza con determinati valori e atteggiamento etici) rendersi conto (coinvolgendo e comunicando con gli stakeholder) BENEFICI POTENZIALI Miglioramento della reputazione Creazione di “capitale sociale” relazionale Creazione di clima di fiducia Anticipazione delle richieste del rating sociale-etico-ambientale degli investitori Indicazione per efficaci sistemi di prevenzione e gestione dei rischi (governance) Già richiesta da Investitori Istituzionali
Le linee guida del Global Report Initiative (GRI) Sono linee guida internazionali per la elaborazione di un Bilancio di sostenibilità. Si tratta di un modello integrato di rendicontazione dei 3 aspetti della sostenibilità, che consente comunque di valutarne ognuno di questi in maniera autonoma attraverso indicatori di performance. (Fonte: Global Reporting Initiative)
Le 10 golden rules della rendicontazione 1. Scegliere le tematiche giuste su cui rendicontare 2. Tenere conto degli aspetti ambientali, sociali ed economici 3. Essere trasparenti, sempre 4. Sforzarsi di non essere autoreferenziali 5. Inserire numeri e KPIs (key performance indicators) 6. Seguire linee guida esterne riconosciute (es. GRI) 7. Far certificare il report di sostenibilità da un ente terzo 8. Non limitarsi a un documento statico ma stakeholder-oriented 9. Dare alle cifre una veste comprensibile e accattivante 10. Condividere! Fonte: Lifegate.it
Le fasi della rendicontazione 1.INQUADRAMENTO 2. DEFINIZIONE 3. PROGETTAZIONE E RACCOLTA DATI ALBERO DEI TEMI STRUTTURA 4. STESURA 6. DELIVERY E 5. FINE-TUNING CONTENUTI E DISSEMINATION PROPOSTA GRAFICA
Esempi Matrice di Materialità 2016 Prada, Bilancio di sostenibilità
LESSON LEARNT #1 La sostenibilità… • è un percorso • è un approccio strategico al business • è un’opportunità di investimento nel lungo periodo • non è necessariamente un costo • considera aspetti sociali, ambientali ed economici • considera l’intera catena del valore del prodotto/business • vs CSR vs filantropia • non è una moda!
LESSON LEARNT #2 Quando un brand si può definire realmente “sostenibile”? • Impegno • “Coerenza” • Trasparenza • Dialogo con gli stakeholder • Capacità di ammettere i propri errori
LESSON LEARNT #3 Perché “investire” in un approccio di business sostenibile? • Salvaguardia del pianeta, etica…ma anche... • Consumatore ”consapevole” • Ruolo dei governi, delle istituzioni e normativa • Azionisti “critici” • Ruolo delle ONG e media • Creare valore permette di essere “resilienti” nel mercato
LESSON LEARNT #4 La normativa nazionale ed internazionale: • approccio soft law (volontario) • sviluppo normativa di diritto cogente (Es. Reporting di sostenibilità; Conflict Minerals e due diligence) • dovrebbe includere anche il tema imprese e diritti umani
Antitrust nel settore della moda (recenti sviluppi)
Il «primo cartello» nella moda • AGCM, caso Agenzie di moda (2014): indagini su Assem (Associazione servizi di moda) e 8 agenzie per aver coordinato le pratiche commerciali e stabilito i prezzi applicati alle case di moda per l’ingaggio dei modelli e delle modelle • Sussistono prove di scambi di informazione (e-mail) • Transazione: casa di moda paga una commissione all’agenzia da cui viene dedotto il compenso per il modello • Provvedimento n. 26229 del 2016 • Le agenzie hanno denunciato il cartello e chiesta applicazione di programma di clemenza (leniency) • MULTA ANTITRUST DA 4.5 MILIONI Importanza dei LENIENCY PROGRAM
Leniency program • In caso di cartelli orizzontali (fra concorrenti diretti) segreti, l’autorità antitrust garantisce al primo denunciate il 100% di riduzione della sanzione • Ai successivi cartellisti che denunciano, la riduzione sarà minore, purché diano all’autorità informazioni non già in suo possesso
Altre indagini per cartello • CMA, 2015: the British antitrust authority opened an investigation into suspected anti-competitive arrangements in the modelling sector with regard to clothing, footwear and fashion. The CMA has concluded that 5 model agencies and their trade association have breached Chapter I of the CA98 and Article 101 TFEU, and imposed penalties totalling £1,533,500 • Antitrust Francese, 2016: anti-competitive arrangements in the modelling sector; the total amount of fines was €2,381 mln
CMA letter for antitrust compliance in creative industries – 2017 All businesses are responsible for ensuring that they (and those who work for them) comply with competition law and most want to do the right thing. However, our research shows that knowledge and understanding of competition law is particularly low in the creative sector. In light of this, we recommend that you take the following steps (next slide) TEXT OF THE LETTER
CMA letter for antitrust compliance in creative industries – 2017 Invito a società della moda e alle loro Ensure all staff know what they can and can’t do, including the sorts of things associazioni di adottare programmi di which they should not discuss with competitors. compliance… che da molte • The CMA has a range of simple guides to help businesses understand more autorità della concorrenza about competition law, including a 60-second guide on dos and don’ts for trade sono considerate come associations, as well as a video on information sharing. fattore mitigante di • There are also a range of case studies that show how other businesses have eventuali sanzioni (non al been investigated for breaking the law. livello della leniency) • If you think you and your business may have been involved in an illegal cartel, you should notify the CMA as soon as possible – you may benefit from lenient treatment by being the first to come forward to the CMA • If you have information on companies in your industry that you suspect are breaking competition law, you should report this to us by calling the CMA’s cartels hotline on 020 3738 6888 or emailing cartelshotline@cma.gsi.gov.uk.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16) • Distribuzione selettiva per prodotti di lusso non è intesa restrittiva ai sensi dell’art. 101(1) TFUE purché: - Criteri qualitativi oggettivi per scelta distributore; - Criteri applicati indistintamente a tutti potenziali distributori; - Criteri applicati in modo non discriminatorio; - Criteri proporzionati.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16) • Art. 101(1) TFUE non osta a distribuzione selettiva per prodotti di lusso che vieta a distributori di usare (in modo riconoscibile) piattaforme online terze purché: - Criteri qualitativi oggettivi per scelta piattaforme; - Criteri applicati indistintamente a tutte potenziali piattaforme; - Criteri applicati in modo non discriminatorio; - Criteri proporzionati.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16) • Se clausola di specie fosse restrizione ex art. 101(1) TFUE (per mancato rispetto dei requisiti/per effetti anticoncorrenziali) • Potrebbe essere esentabile ex art. 101(3) TFUE (applicando regolamento 330/2010)… applicabile perché le società coinvolte non superano il 30% di quota di mercato… • A meno che clausola non sia una restrizione grave (per oggetto) della concorrenza ai sensi del regolamento 330/2010
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16) • Per la Corte clausola che limita vendite online su piattaforme terze non è restrizione grave ai sensi del regolamento 330/2010 (quindi può godere dell’esenzione ex art. 101(3) TFUE)… • Quindi… clausola come quella Coty non è restrizione per oggetto della concorrenza • Quindi… vendita beni di lusso vietata su piattaforme terze online non è restrizione della concorrenza per oggetto, e (qualora avesse effetti anticoncorrenziali) può godere dell’esenzione sotto il 30% di quota di mercato • Sopra il 30% di quota di mercato è necessaria analisi effetti caso per caso • Infine, restrizione a vendite online piattaforme terze può essere legittima in distribuzione selettiva anche di prodotti non di lusso
Ispirazioni per la CSR dalla compliance antitrust A livello nazionale e/o europeo: • Creare «programmi di clemenza» per le società della moda che denunciano pratiche illegali/non responsabili • Riconoscere qualche meccanismo premiale a favore delle società della moda che si dotano di «programmi di CSR» efficaci ed effettivi • Modello rating di legalità da introdurre a livello di CSR
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