Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto

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Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
Summer School “Univr Fashion Week”
           Edizione 2018
Responsabilità sociale d’impresa e
compliance antitrust nell’industria
          della moda
        Fabrizio Di Benedetto
         PhD EU Law - UNIMI
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
INDICE

1. CSR e sostenibilità nel settore della moda

2. Antitrust nel settore della moda (recenti sviluppi)
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
CSR e sostenibilità nel settore della moda

                              Fonte principale:
                              Human Rights International Corner - HRIC
                              www.humanrightsic.com
                              Marta Bordignon e Martina Rogato
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
«La fabbrica non può guardare solo all'indice dei
profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi,
democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non
l'uomo per la fabbrica»
                                            Adriano Olivetti
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
La responsabilità sociale delle aziende (CSR)

La CSR è una «decisione volontaria, da parte di un’impresa, di contribuire al progresso
della società e alla tutela dell'ambiente, integrando preoccupazioni sociali ed
ecologiche nelle operazioni aziendali e nelle interazioni con gli stakeholders»

(Commissione Europea – Libro Verde 2001)
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
Overview sulla Sostenibilità

LO SVILUPPO SOSTENIBILE                     IL PRINCIPIO DELLA TRIPLE BOTTOM LINE
Si tratta di uno «sviluppo che soddisfa i
bisogni del presente senza
compromettere la possibilità per le
generazioni future di soddisfare le
proprie necessità».

(Rapporto Bruntland 1987)
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
Sostenibilità e catena del valore

Fonte: CSR Manager Network
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
Perché investire
nella Sostenibilità?
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
I benefici dell’investimento in Sostenibilità

Fonte: Agenzia Territoriale per la Casa del Piemonte Centrale
Responsabilità sociale d'impresa e compliance antitrust nell'industria della moda - Fabrizio Di Benedetto
Rating di legalità – Italia, Autorità Garante della Concorrenza e
                                del Mercato

Una ‘stelletta’
Per ottenere il punteggio minimo l’azienda dovrà dichiarare che l’imprenditore e gli altri soggetti rilevanti ai fini del rating (direttore tecnico, direttore generale, rappresentante legale,
amministratori, soci) non sono destinatari di misure di prevenzione e/o cautelari, sentenze/decreti penali di condanna, sentenze di patteggiamento per reati tributari ex d.lgs. 74/2000, per
reati ex d.lgs. n. 231/2001, per i reati di cui agli articoli 346, 346 bis, 353, 353 bis, 354, 355 e 356 del codice penale e per il reato di cui all’art. 2, commi 1 e 1 bis del d.l. n. 463/1983, convertito
dalla legge n. 638/1983. Per i reati di mafia, oltre a non avere subito condanne, non deve essere stata iniziata azione penale ai sensi dell'art. 405 c.p.p., né l'impresa dovrà essere destinataria
di comunicazioni o informazioni antimafia interdittive in corso di validità. Nei confronti dell'impresa, inoltre non dovrà essere stato disposto il commissariamento in base al d.l. n.90/2014
successivamente convertito in legge. L’impresa stessa non deve essere destinataria di sentenze di condanna né di misure cautelari per gli illeciti amministrativi dipendenti dai reati di cui al
citato d.lgs. n. 231/2001.
[…]

Da due a tre ‘stellette'
•rispettare i contenuti del Protocollo di legalità sottoscritto dal Ministero dell’Interno e da Confindustria, delle linee guida che ne costituiscono attuazione, del Protocollo sottoscritto dal
Ministero dell’Interno e dalla Lega delle Cooperative , e a livello locale dalle Prefetture e dalle associazioni di categoria;
•utilizzare sistemi di tracciabilità dei pagamenti anche per importi inferiori rispetto a quelli fissati dalla legge;
•adottare una struttura organizzativa che effettui il controllo di conformità delle attività aziendali a disposizioni normative applicabili all’impresa o un modello organizzativo ai sensi del d.lgs.
231/2001;
•adottare processi per garantire forme di Corporate Social Responsibility;
•essere iscritte in uno degli elenchi di fornitori, prestatori di servizi ed esecutori di lavori non soggetti a tentativi di infiltrazione mafiosa;
•avere aderito a codici etici di autoregolamentazione adottati dalle associazioni di categoria;
•di aver adottato modelli organizzativi di prevenzione e di contrasto della corruzione.
Sarà valorizzata anche la denuncia, all’autorità giudiziaria o alle forze di polizia, di reati previsti dal Regolamento commessi a danno dell’imprenditore o dei propri familiari e collaboratori,
qualora alla denuncia sia seguito l’esercizio dell’azione penale.
I driver della Sostenibilità

• Risorse scarse e
  minacce per il
  pianeta
• Reputazione e
  consumatore “etico”
• Azionariato critico
• Evoluzione normativa
  governi ed istituzioni
• Ruolo delle ONG e
  dei media
Il Consumatore “etico”
                                                                                           Esempi iniziative di social media advocacy

              Nell’era della globalizzazione i social media hanno accorciato le
              distanze tra brand e consumatori e fornito alle aziende nuovi
              strumenti per ridisegnare le proprie strategie di comunicazione ed
              interazione con gli utenti.

              Si diffondono grazie alla comunicazione 2.0 anche le iniziative di social
              media advocacy delle ONG che coinvolgono l’opinione pubblica
              nell’esercitare pressione sulle aziende richiedendo maggiore
              accountability e condotte responsabili.

              In un contesto in cui sono circa 28 milioni gli italiani attivi sui social
              media* e aumentano i clienti value driven**, diviene fondamentale
              per le aziende la gestione ottimale della propria reputazione tramite:

              •    L’adozione di una maggiore disclosure delle informazioni relative
                   al proprio business

              •    Investimento in strategie di business coerenti con i propri valori e
                   che tengano conto del contesto socio-ambientale nel quale si                                www.twitter/greenpeace
                   opera

*Fonte: www.wearesocial.it
**Fonte: Corbellini-Marafioti: La CSR nella moda, 2013
Azioni e azionariato critico
Dalla CSR, alla Sostenibilità…
                                                 alla CSV (Creating Shared Value)

Fonte: PORTER: Creating Shared Value, Harvard Business Review, 2012
Voluntary vs mandatory approach:
                   I trend internazionali

• Aspetti di tutela ambientale più sviluppati rispetto al tema della “condotta
  responsabile delle aziende” (normative italiane ed europea)

• Approccio volontaristico (es. UE/UN/OECD e «Punti di contatto
  nazionali»/Sistemi di gestione)

• Verso un mandatory approach? (es. Direttiva 95/2014; Regolamento
  conflict minerals e Due diligence)

• UN Binding Treaty!
Direttiva 95/2014

• Direttiva 2014/95/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22
  ottobre 2014, recante modifica della direttiva 2013/34/UE

• Dal 2017, le imprese con più di 500 dipendenti e le aziende ritenute
  “di interesse pubblico” da parte del legislatore nazionale, hanno
  l’obbligo di comunicare nella propria relazione di gestione anche
  informazioni di tipo ambientale e sociale

• Le aziende in base al principio del comply or explain devono motivare
  eventuale mancata disclosure su queste tematiche
Regolamento EU Conflict Minerals

• In vigore dal 2021
• Obbligo di supply chain due diligence per tutti gli Stati
  Membri UE
• Applicata a 4 minerali/materiali: oro, stagno, tantalio,
  tungsteno
• Divieto di importare minerali «in violazione dei diritti
  umani»
UN Binding Treaty

• Gruppo di lavoro intergovernativo delle
  Nazioni Unite definisce le basi di un trattato
  “vincolante” che obblighi le imprese a
  rispettare i diritti umani

• Ruolo in primo piano Ecuador

• Ampia coalizione società civile italiana
Esempi strumenti
del settore tessile-
abbigliamento
• OCSE - Linee Guida settore tessile
  abbigliamento

• Camera Nazionale della Moda
  Italiana - Manifesto della
  Sostenibilità
Linee Guida OCSE per il settore tessile abbigliamento
                                                                                     La Due Diligence della gestione responsabile della catena di fornitura nel settore moda

         Nel 2014 il Punto di Contatto Nazionale Italiano dell’OCSE ha
         emesso delle Linee Guida per la gestione responsabile della
         catena di fornitura        con specifiche raccomandazioni
         indirizzate al settore moda.

         Le Linee Guida richiedono alle Aziende di:
                ➢ Evitare di provocare o contribuire all’impatto
                   negativo
                ➢ Cercare di prevenire e minimizzare l’impatto
                   negativo
                ➢ Mettere in atto una due diligence basata sul rischio
                ➢ Incoraggiare buone pratiche con partner e fornitori

        Analogia con due diligence
                antitrust!

Fonte: OCSE - PNC Italia: Guida alla Due Diligence nella catena di Fornitura, 2014
Manifesto della Sostenibilità
per la moda italiana
Il Decalogo del Manifesto della Sostenibilità

1.   DESIGN. Disegna prodotti di qualità che               6.  MODA E SISTEMA PAESE: Sostieni il territorio e
     possano durare a lungo e minimizzino gli                   il Made in Italy
     impatti sugli ecosistemi
                                                            7. ETICA D’IMPRESA: Integra i valori universali
2.   SCELTA DELLE MATERIE PRIME. Utilizza                       nel tuo marchio
     materie prime, materiali e tessuti ad alto             8. TRASPARENZA: Comunica agli stakeholder in
     valore ambientale e sociale                                modo trasparente il tuo impegno per la
3.   LAVORAZIONE DELLE MATERIE PRIME E                          sostenibilità
     PRODUZIONE: riduci gli impatti ambientali e            9. EDUCAZIONE: Promuovi l’etica e la
     sociali delle attività e riconosci il contributo di       sostenibilità presso i consumatori e tutti gli
     ognuno al valore del prodotto                              altri interlocutori
4.   DISTRIBUZIONE, MARKETING E VENDITA:                    10. FAI VIVERE IL DECALOGO!
     Includi criteri di sostenibilità lungo tutto il
     percorso del tuo prodotto verso il cliente
5.   SISTEMI DI GESTIONE: Impegnati verso il
     miglioramento continuo delle prestazioni
     aziendali
Ruolo delle ONG nella creazione di
                      un business sostenibile

• Lobbying diretta e indiretta
  istituzioni
• Lobbying diretta ed indiretta
  privati
• Advocacy
• Formazione &
  sensibilizzazione
Storiche campagne ONG su settore moda
Il caso Greenpeace Detox
(dal 2011)
• Denuncia discariche a cielo aperto con rilascio di sostanze
  tossiche non biodegradabili
• Segnala la mancanza di leggi e regolamentazioni efficaci
  nella paesi di delocalizzazione produttiva
• Lancia al settore moda la sfida di eliminare tutte le
  sostanze chimiche pericolose dai centri produttivi di quei
  marchi che hanno aderito all’iniziativa entro il 2020
• 78 marchi internazionali che hanno sottoscritto la
  campagna
La sfilata Detox

       • E’ giunta alla terza edizione

       • Riporta i progressi raggiunti
         da alcuni marchi di moda

       • E’ basata su 3 criteri

       • Suddivide i marchi in 3
         categorie: avanguardia, la
         moda che cambia e retrovie

Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. Best in class

BEST IN CLASS: Gruppo Inditex (Zara, Bershka e Stradivarius)

REASON WHY:
• ha mantenuto l’impegno volto all’eliminazione dei pfc dai
  suoi prodotti sostituendoli con altre materie (di cui, però, non
  sono ancora stati stilati i fattori di rischio)
• ha redatto un piano chiaro ed esaustivo che comprende un
  graduale abbandono delle sostanze chimiche dalla
  produzione che viene monitorato attraverso l’analisi delle
  acque di scarico prima dei trattamenti di depurazione
• ha richiesto a tutti i suoi fornitori di pubblicare i dati relativi
  al rilascio delle sostanze tossiche nelle acque di scarico per
  assicurare la massima trasparenza

(Lifegate 2016)                                                         Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. La moda che cambia

Fonte: www.greenpeace.it
Alcune performance report Detox. Le Retrovie

Fonte: www.greenpeace.it
Il caso Clean Clothes Campaign
Diritti dei lavoratori e condizioni di lavoro nel settore tessile
                          abbigliamento
                L’Italia, secondo l’ICE, è il secondo esportatore mondiale di abbigliamento con 31.350 Aziende e circa 222.000 addetti nel settore.
                Due i principali fenomeni che hanno caratterizzato il settore moda in Italia negli ultimi anni e che impattano il tema dei diritti dei lavoratori e le
                condizioni di lavoro e salario minimo:

                                                                                                           Salari minimi mensili per Paese in euro

                  1. CRESCENTE DELOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE
                  CRITICITA’:
                  • manodopera a basso costo
                  • condizioni e orari di lavoro non adeguati

                  2. RILOCALIZZAZIONE DELLA PRODUZIONE DI ALCUNE
                  GRANDI MARCHE IN ITALIA
                  CRITICITA’:
                  • Lavoro irregolare
                                                                                                                       Comparazione salari Report Abiti Puliti con dati ISTAT e INPS
                  • Imprenditoria cinese basso costo
                  • Sviluppo dei «working poors» con condizioni di
                      lavoro e salariali non adeguate

Fonte: Clean Clothes Campaign: Quanto è vivibile l’abbigliamento in Italia, 2014
La sostenibilità nella supply chain

“L’inquinamento è una forma di spreco economico, che implica
l’utilizzo non necessario, inefficiente o incompleto di risorse.
Spesso le emissioni sono un segnale di inefficienza, e impongono
a un’organizzazione il compimento di attività̀ che non generano
valore, quali la gestione, lo stoccaggio e lo smaltimento dei rifiuti
prodotti.

Alla base di sforzi di riduzione degli sprechi e di massimizzazione
del profitto vi sono alcuni principi comuni, quali l’uso efficiente
degli input, la sostituzione dei materiali, e la minimizzazione delle
attività̀ non necessarie.”
(Michael R. Porter, 1995)

                                                    La supply chain sostenibile è un approccio gestionale volto a
                                                    minimizzare l’impatto ambientale e sociale di un prodotto o di
                                                    un servizio lungo il suo ciclo di vita
La filiera e gli impatti ambientali e sociali

                                 Inserite nella supply chain i
                                 possibili impatti sociali e
                                 ambientali di un prodotto
                                 generico x del settore
                                 tessile - abbigliamento
                                 dalla “culla alla culla”
Fonte: CORBELLINI-MARAFIOTI: La CSR nella moda, 2013
Buone pratiche del settore moda

Fonte: CORBELLINI-MARAFIOTI: La CSR nella moda, 2013
Opportunità della supply chain sostenibile

• Aumento efficienza operativa e minimizzazione dei rischi
• Innovazione green e contenimento dei costi
• Creazione di valore condiviso
• Aumento immagine reputazione e accountability
Il modello dell’Economia Circolare

                      La circular economy è un’economia
                      progettata per “auto-rigenerarsi”.

                      La circolarità dell’economia non
                      implica solo la capacità di
                      riutilizzare, recuperare o riciclare i
                      materiali di scarto ma anche la
                      possibilità̀ di prevenire tali
                      “leakeges”, riducendo il flusso e i
                      quantitativi di materie prime e di
                      risorse naturali in entrata nei
                      sistemi economici.

Fonte: IRALDO: Economia circolare: principi guida e casi studio, IEFE - Istituto di Economia e Politica dell'Energia e dell'Ambiente – Bocconi, 2016
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Economia Circolare e settore moda

                                                                                                                       Processi di risparmio di
                                                                                                                       risorse e recupero dei
                                     Rifiuti pre / post-consumo come                                                   sottoprodotti
                                     risorsa per tessuti sostenibili
                                                                                  Raw                               Product
                                                                                materials   Manufacture             leasing
  Circular Supply-Chain
                                                                                & Textile

                                                                                                   Distribution
  Recovery & Recycling                Design per la durabilità e
                                                                       Design           The          & Sales                        Online Fashion
                                                  la riparabilità                     Fashion                                       rental
                                                                                      Circular
  Product Life-
  Extension                                                                            Value      Consumption
                                                                                       Chain
  Sharing Platform                                                              Reverse     End of life           Abbigliamento di seconda mano venduto
                                                                                logistics    disposal             attraverso piattaforme online

  Product as a Service                                                                                              Punti di raccolta dei prodotti
                                                                    Recupero e riciclo di
                                                                                                                    usati per il riutilizzo o il recupero
                                                          abbigliamento e calzature usati

Fonte: 2017, Intesa San Paolo Circular Economy Hub
Tentativi di sostenibilità nell’industria del lusso

Il primo megayacht della
Sanlorenzo con
propulsione ibrida

                                                  SL106 Hybrid – Sanlorenzo
La sostenibilità nel settore lusso: best practice

                                     Nel 2016 Citizen ha
                                     presentato una nuova
                                     selezione di orologi ad
                                     energia solare.

                                     Citizen Eco-Drive One,
                                     Limited Edition

                                             SL106 Hybrid – Sanlorenzo
Eco Parfum, Alberto Fasciani

                               Presentate all’ultima edizione di
                               Pitti Uomo, le scarpe di Alberto
                               Fasciani hanno:
                               suola in gomma naturale e pelle
                               conciata mediante un
                               procedimento metal free che
                               sprigiona una profumazione
                               intensa e avvolgente e materiali
                               ecologici.
Stato dell’arte della sostenibilità nel settore moda

Nell’ambito del sistema moda sempre più marchi hanno costruito la loro value proposition intorno al concetto
di Sostenibilità.

 PUNTI DI FORZA
 • notevole introduzione di linee di prodotto eco-friendly o di consumo
    responsabile nelle collezioni annuali
 • diffusione di iniziative di co-marketing a favore di cause benefiche
 • presenza di una sezione dedicata alla sostenibilità nel sito istituzionale nella
    maggior parte delle Aziende
 • sviluppo di Codici di condotta o Codici etici nella maggior parte delle Aziende

                                            PUNTI DI DEBOLEZZA
                                            • Si tratta di iniziative sporadiche e non di una strategia integrata
                                            • Si rilevano diverse iniziative di tipo filantropico piuttosto che di sostenibilità
                                            • Mancata disclosure di informazioni circa la salute e la tutela dei lavoratori
                                            • Scarsa disclosure relativa alla catena di subfornitura e solo il 30% delle Aziende ha
                                               incluso clausole socio-ambientali negli accordi con i propri fornitori
                                            • Scarso dialogo con stakeholder significativi (Es. ONG)
                                            • Sviluppo più contenuto delle iniziative sociali rispetto ai progetti a tema ambientale
Principali criticità della sostenibilità nel settore moda

   Secondo l’OCSE, le aziende multinazionali sperimentano diverse difficoltà nella gestione etica della catena di fornitura

   PRINCIPALI CRITICITA’

   •   Carenza di norme e controlli pubblici nei Paesi oggetto della delocalizzazione

   •   Codici e standard multilaterali di riferimento frammentati e processo di certificazione molto costoso e spesso poco
       trasparente e efficace

   •   Difficoltà di individuazione dei fornitori a rischio e di sviluppo di metodologie di auditing idonee

   •   Limitate possibilità di controllo effettivo della filiera e dei sub-fornitori

   •   Conoscenza limitata di molti fornitori degli obblighi internazionali relativi al rispetto dei diritti umani, del lavoro e degli
       altri elementi previsti dalle Linee OCSE

   •   Scetticismo dei fornitori che valutano codici e standard come un tentativo di aumentare i costi di gestione
Come comunicare la
  “sostenibilità”?
Introduzione al Reporting

Si tratta di una comunicazione pubblica da parte di un’organizzazione verso i propri stakeholder,
riguardante aspetti di performance economica, sociale ed ambientale.

“Il reporting di sostenibilità̀ consiste nella misurazione, comunicazione e assunzione di responsabilità̀
(accountability)              nei             confronti           di            stakeholder               sia
interni sia esterni, in relazione alla performance dell’organizzazione rispetto all’obiettivo dello sviluppo
sostenibile”.
(Fonte: Global Reporting Initiative)
Le opportunità del Reporting

LE FINALITÀ DEL BILANCIO

rendere conto (agli stakeholder)
dar conto (in coerenza con determinati valori e atteggiamento etici)
rendersi conto (coinvolgendo e comunicando con gli stakeholder)

BENEFICI POTENZIALI

Miglioramento della reputazione
Creazione di “capitale sociale” relazionale
Creazione di clima di fiducia
Anticipazione delle richieste del rating sociale-etico-ambientale degli investitori
Indicazione per efficaci sistemi di prevenzione e gestione dei rischi (governance)
Già richiesta da Investitori Istituzionali
Le linee guida del Global Report Initiative (GRI)

             Sono linee guida internazionali
             per la elaborazione di un Bilancio
             di sostenibilità.

             Si tratta di un modello integrato
             di rendicontazione dei 3 aspetti
             della sostenibilità, che consente
             comunque di valutarne ognuno di
             questi in maniera autonoma
             attraverso indicatori di
             performance.

(Fonte: Global Reporting Initiative)
Le 10 golden rules della rendicontazione

          1.     Scegliere le tematiche giuste su cui rendicontare
          2.     Tenere conto degli aspetti ambientali, sociali ed economici
          3.     Essere trasparenti, sempre
          4.     Sforzarsi di non essere autoreferenziali
          5.     Inserire numeri e KPIs (key performance indicators)
          6.     Seguire linee guida esterne riconosciute (es. GRI)
          7.     Far certificare il report di sostenibilità da un ente terzo
          8.     Non limitarsi a un documento statico ma stakeholder-oriented
          9.     Dare alle cifre una veste comprensibile e accattivante
          10.     Condividere!

Fonte: Lifegate.it
Le fasi della rendicontazione

1.INQUADRAMENTO          2. DEFINIZIONE   3. PROGETTAZIONE
  E RACCOLTA DATI       ALBERO DEI TEMI       STRUTTURA

                                             4. STESURA
 6. DELIVERY E           5. FINE-TUNING     CONTENUTI E
DISSEMINATION                             PROPOSTA GRAFICA
Esempi Matrice di Materialità

 2016 Prada, Bilancio di sostenibilità
LESSON LEARNT #1
La sostenibilità…

• è un percorso
• è un approccio strategico al business
• è un’opportunità di investimento nel lungo
  periodo
• non è necessariamente un costo
• considera aspetti sociali, ambientali ed
  economici
• considera l’intera catena del valore del
  prodotto/business
• vs CSR vs filantropia
• non è una moda!
LESSON LEARNT #2
Quando un brand si può definire
realmente “sostenibile”?

• Impegno
• “Coerenza”
• Trasparenza
• Dialogo con gli stakeholder
• Capacità di ammettere i propri errori
LESSON LEARNT #3
Perché “investire” in un approccio
di business sostenibile?

• Salvaguardia del pianeta,
  etica…ma anche...
• Consumatore ”consapevole”
• Ruolo dei governi, delle
  istituzioni e normativa
• Azionisti “critici”
• Ruolo delle ONG e media
• Creare valore permette di essere
  “resilienti” nel mercato
LESSON LEARNT #4

La normativa nazionale ed
internazionale:

• approccio soft law (volontario)
• sviluppo normativa di diritto
  cogente
    (Es. Reporting di sostenibilità;
    Conflict Minerals e due diligence)
• dovrebbe includere anche il
  tema imprese e diritti umani
Antitrust nel settore della moda (recenti sviluppi)
Il «primo cartello» nella moda
• AGCM, caso Agenzie di moda (2014): indagini su Assem (Associazione servizi di
  moda) e 8 agenzie per aver coordinato le pratiche commerciali e stabilito i prezzi
  applicati alle case di moda per l’ingaggio dei modelli e delle modelle
• Sussistono prove di scambi di informazione (e-mail)
• Transazione: casa di moda paga una commissione all’agenzia da cui viene
  dedotto il compenso per il modello
• Provvedimento n. 26229 del 2016
• Le agenzie hanno denunciato il cartello e chiesta applicazione di programma di
  clemenza (leniency)
• MULTA ANTITRUST DA 4.5 MILIONI

                       Importanza dei LENIENCY PROGRAM
Leniency program
• In caso di cartelli orizzontali (fra concorrenti diretti) segreti,
  l’autorità antitrust garantisce al primo denunciate il 100% di riduzione
  della sanzione
• Ai successivi cartellisti che denunciano, la riduzione sarà minore,
  purché diano all’autorità informazioni non già in suo possesso
Altre indagini per cartello
     • CMA, 2015: the British antitrust authority opened an
       investigation into suspected anti-competitive
       arrangements in the modelling sector with regard to
       clothing, footwear and fashion. The CMA has
       concluded that 5 model agencies and their trade
       association have breached Chapter I of the CA98 and
       Article 101 TFEU, and imposed penalties totalling
       £1,533,500
     • Antitrust Francese, 2016: anti-competitive
       arrangements in the modelling sector; the total
       amount of fines was €2,381 mln
CMA letter for antitrust compliance in
creative industries – 2017
     All businesses are responsible for ensuring that they
     (and those who work for them) comply with
     competition law and most want to do the right thing.
     However, our research shows that knowledge and
     understanding of competition law is particularly low
     in the creative sector. In light of this, we recommend
     that you take the following steps (next slide)

                                        TEXT OF THE LETTER
CMA letter for antitrust compliance in
      creative industries – 2017          Invito a società della
                                          moda e alle loro
Ensure all staff know what they can and can’t do, including the sorts of things     associazioni di adottare
                                                                                    programmi di
which they should not discuss with competitors.
                                                                                    compliance… che da molte
• The CMA has a range of simple guides to help businesses understand more           autorità della concorrenza
about competition law, including a 60-second guide on dos and don’ts for trade      sono considerate come
associations, as well as a video on information sharing.                            fattore mitigante di
• There are also a range of case studies that show how other businesses have        eventuali sanzioni (non al
been investigated for breaking the law.                                             livello della leniency)
• If you think you and your business may have been involved in an illegal cartel,
you should notify the CMA as soon as possible – you may benefit from lenient
treatment by being the first to come forward to the CMA
• If you have information on companies in your industry that you suspect are
breaking competition law, you should report this to us by calling the CMA’s
cartels hotline on 020 3738 6888 or emailing cartelshotline@cma.gsi.gov.uk.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16)
     • Distribuzione selettiva per prodotti di lusso non è
       intesa restrittiva ai sensi dell’art. 101(1) TFUE
       purché:
     - Criteri qualitativi oggettivi per scelta distributore;
     - Criteri applicati indistintamente a tutti potenziali
       distributori;
     - Criteri applicati in modo non discriminatorio;
     - Criteri proporzionati.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16)
     • Art. 101(1) TFUE non osta a distribuzione selettiva
       per prodotti di lusso che vieta a distributori di usare
       (in modo riconoscibile) piattaforme online terze
       purché:
     - Criteri qualitativi oggettivi per scelta piattaforme;
     - Criteri applicati indistintamente a tutte potenziali
       piattaforme;
     - Criteri applicati in modo non discriminatorio;
     - Criteri proporzionati.
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16)
     • Se clausola di specie fosse restrizione ex art. 101(1)
       TFUE (per mancato rispetto dei requisiti/per effetti
       anticoncorrenziali)
     • Potrebbe essere esentabile ex art. 101(3) TFUE
       (applicando regolamento 330/2010)… applicabile
       perché le società coinvolte non superano il 30% di
       quota di mercato…
     • A meno che clausola non sia una restrizione grave
       (per oggetto) della concorrenza ai sensi del
       regolamento 330/2010
Corte di giustizia UE – Coty (C-230/16)
     • Per la Corte clausola che limita vendite online su piattaforme
       terze non è restrizione grave ai sensi del regolamento
       330/2010 (quindi può godere dell’esenzione ex art. 101(3)
       TFUE)…
     • Quindi… clausola come quella Coty non è restrizione per
       oggetto della concorrenza
     • Quindi… vendita beni di lusso vietata su piattaforme terze
       online non è restrizione della concorrenza per oggetto, e
       (qualora avesse effetti anticoncorrenziali) può godere
       dell’esenzione sotto il 30% di quota di mercato
     • Sopra il 30% di quota di mercato è necessaria analisi effetti
       caso per caso
     • Infine, restrizione a vendite online piattaforme terze può
       essere legittima in distribuzione selettiva anche di prodotti non
       di lusso
Ispirazioni per la CSR dalla compliance
antitrust
     A livello nazionale e/o europeo:

     • Creare «programmi di clemenza» per le società della
       moda che denunciano pratiche illegali/non
       responsabili
     • Riconoscere qualche meccanismo premiale a favore
       delle società della moda che si dotano di «programmi
       di CSR» efficaci ed effettivi
     • Modello rating di legalità da introdurre a livello di CSR
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