Clinica sistemica Rivista dell'Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata - volume 4/2014 - Idipsi

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Rivista dell’Istituto di Psicoterapia Sistemica Integrata

                               Clinica sistemica

                                            volume 4/2014
Indice

Direttore Responsabile
Antonio Restori

Direttore Scientifico
Mirco Moroni

Coordinamento redazionale
Barbara Branchi, Valentina Nucera, Monica Premoli, Alessia Ravasini

Redazione
Alberto Cortesi, Fabio Sbattella, Gabriele Moi, Paola Ravasenga, Gianfranco Bruschi, Elisabetta
Magnani, Stefania Pellegri, Paolo Persia, Giada Ghiretti

Comitato Scientifico
Marco Bianciardi (Torino), Paolo Bertrando (Milano), Umberta Telfener (Roma), Gabriela Gaspari
(Lecco), Pietro Pellegrini (Parma), Gwyn Daniel (Londra), Vincent Kenny (Dublino), Valeria Ugazio
(Milano), Giovanni Liotti (Roma), Giacomo Rizzolatti (Parma), Lucia Giustina (Novara), Vittorio
Gallese (Parma), Camillo Loriedo (Roma)

Segreteria organizzativa
Ilaria Dall’Olmo
Indice                                  Indice

 pag. 05   Febbre d’attaccamento. Disturbi psicosomatici e approccio sistemico integrato.
           Marzia Dossena

 pag. 17   Uno sguardo sistemico alla psicoterapia transculturale.
           Davide Caravaggi, Michelle Visconti

 pag. 29   Emotionally focused therapy e Idipsi: epistemologia e metodologia a confronto.
           Francesca Facchini

 pag. 39   Il potere della parola, ovvero l’arte di fare psicoterapia.
           Silvia Vescovi

 pag. 43   Premesse e pregiudizi: limiti e possibilità all’interno di un sistema terapeutico.
           Daniela Deluca

 pag. 57   Figlio di mamma vedova. L’impatto del suicidio sul sistema familiare.
           Silvia Galletta

 pag. 69   Adolescenza e adozione: il caso di Liza.
           Luca Zucchini
Febbre d’attaccamento:
               terapia sistemica a setting multiplo nel caso di
               un’adolescente con disturbo psicosomatico.
               Marzia Dossena1

Sommario
In questo lavoro viene presentato un caso di intervento psicoterapeutico sistemico a setting
multiplo, attivato in relazione a una problematica di natura psicosomatica, portata da una fa-
miglia in fase di stallo evolutivo, coincidente col tentativo di svincolo della figlia adolescente.
Nel ricostruire le fasi salienti del processo terapeutico si fa riferimento ai principali contributi
di autori sistemici sul tema e ai recenti studi che hanno messo in luce un’associazione tra
malattia psicosomatica e teoria dell’attaccamento. Vengono inoltre citate le ricerche più si-
gnificative sul rapporto tra salute e capacità di mentalizzazione e regolazione delle emozioni.
Dal punto di vista metodologico si intende portare l’esempio di una presa in carico terapeuti-
ca con la combinazione di setting familiare e setting individuale per la stessa paziente, come
suggerito in letteratura per i casi di individuazione problematica in fase adolescenziale. Infine
si pone l’accento su quanto una precedente diagnosi medica, ambigua ed evidentemente
non co-costruita, abbia contribuito alla definizione di una serie di premesse sul sintomo
con potenziale rischio iatrogeno; concludendo con una riflessione sulla responsabilità del
terapeuta e le potenzialità dell’epistemologia sistemica nel superare le dicotomie spesso
introdotte nell’approccio ai disturbi psico-somatici.

Parole chiave
Febbre psicosomatica, separation call, attaccamento, setting multiplo, ciclo di vita familiare,
responsabilità.

Abstract
In this paper we present a case of systemic psychotherapeutic intervention in multiple settings, acti-
vated in connection with a problem of a psychosomatic nature, brought by a family stalled evolution,
coinciding with the release of the attempt to teenage daughter. In reconstructing the salient phases
of the therapeutic process, reference is made to the main contributions of systemic authors on the
subject and to the recent studies, which have revealed an association between psychosomatic illness
and attachment theory. It also cited the most significant research on the relationship between health
and mentalizing capacity and regulation of emotions. From the methodological point of view, you are
taking the example of a therapeutic program with the combination of family setting and individual
setting for the same patient, as suggested in the literature for identifying problematic cases in the
adolescent stage. Finally, the emphasis is on what a previous medical diagnosis, ambiguous and ap-

Psicologa, psicoterapeuta; ex allieva Scuola di specializzazione IDIPSI. E-mail:marzia.dossena@gmail.com
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parently not co-constructed, has contributed to the definition of a set of assumptions on the symptom
with potential iatrogenic risk; concluding with a reflection on the responsibility of the therapist and the
potential of systemic epistemology in overcoming dichotomies, often introduced in the approach to
psycho - somatic .

Key words
Psychosomatic fever, separation call, attachment, multiple settings, family life cycle, responsibility.

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UNA FEBBRE MISTERIOSA                             Simona, in età infantile, possa non essere
La signora Marisa, casalinga di 51 anni, si       stato semplice discriminare le stimolazioni
rivolge al servizio di neuropsichiatria terri-    propriocettive associate alle emozioni della
toriale con un’intensa preoccupazione in          madre, data la fissità del suo volto, e di con-
merito ai ricorrenti episodi di febbre, che       seguenza autoregolarsi. Si vedano su que-
sembra stiano significativamente compro-          sto tema le riflessioni di Baldoni, (2010) sul
mettendo la frequenza e il rendimento sco-        concetto di falso sé proposto da Winnicot
lastico della secondogenita Simona, di 16         (1954;1960) che si svilupperebbe a fronte
anni. La signora riferisce che tutta una se-      di un atteggiamento non sufficientemente
rie di accertamenti clinici portati avanti da     mentalizzante del caregiver e come questo
due diversi centri ospedalieri, entro e fuori     sia associato con l’insorgenza, in età infan-
regione, non hanno prodotto una diagnosi          tile, di disturbi comportamentali e organici.
univoca rispetto all’origine organica o psi-      La donna sembra a tratti alludere allo spet-
cologica del malessere. Elemento per lei          tro di un indefinibile “problema mentale”
singolare è che al momento del ricovero la        che potrebbe riguardare Simona (poco in-
febbre - anche a 39°! - di Simona scom-           telligente? malata di mente?), che non vie-
pare.                                             ne mai apertamente esplicitato e sembra
Da una prima valutazione effettuata dal           connesso con la restituzione che il neurop-
neuropsichiatra, emerge una problematica          sichiatra ha proposto alla famiglia dei suoi
di disturbo dell’apprendimento, con con-          colloqui con la ragazza, definendola come
seguente certificazione e un tema di ansia        un caso “molto difficile e a rischio assun-
pervasiva che, a parere del professionista,       zione di psicofarmaci”. Si scoprirà in segui-
necessita di ulteriori approfondimenti nella      to che la nonna materna ha sofferto di una
sfera relazionale e psicologica. Interviene a     patologia mentale grave che l’ha costretta
questo punto lo psicologo del servizio, che       per molti anni all’istituzionalizzazione; un
convoca la famiglia nucleare al completo          fantasma, non dicibile, che sembra eviden-
per un incontro, connotato come l’avvio           temente evocare timori e ombre sul futuro
di fase di una consulenza, utile a delineare      della ragazza.
l’eventualità e gli obiettivi di un percorso di   Il padre Ernesto - 56 anni, impiegato nel
terapia familiare.                                settore alimentare - tende a restare sullo
La signora Marisa sembra il membro più            sfondo e, solo se direttamente interpellato,
esperto sul problema. E’ lei a prendere più       si esprime per minimizzare la rilevanza dei
spesso il turno di parola e ad esprimere la       temi portati dalla moglie, connotando in-
propria preoccupazione per questa febbre          vece l’area della socialità come l’autentico
dall’origine misteriosa che potrebbe com-         problema di Simona, così come per gli altri
promettere il futuro scolastico e - chissà!-      componenti della famiglia: tutti timidi, incerti
forse anche lavorativo di Simona. Dal punto       e spaventati dalle novità. La madre sembra
di vista non verbale, colpisce subito una         solo a questo punto accendersi emotiva-
specie di sorriso a denti stretti che accom-      mente, opponendo un aperto rifiuto della
pagna costantemente l’eloquio della signora       punteggiatura del marito, colpevole a suo
Marisa, indipendentemente dalle variazioni        dire di essere troppo assente per lavoro ed
del tono emotivo. L’equipe ipotizza che per       esprimendo il suo vissuto di solitudine nel

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sentirsi l’unico riferimento educativo per le     o stressanti. Le ricerche in neuropsichia-
due figlie.                                       tria mettono in luce come i sintomi fisici di
Simona interviene poco e timidamente, por-        cui il bambino si lamenta quando avviene
tando un vissuto di estraneità nel confron-       o è anticipata la separazione dal caregiver,
tarsi col mondo dei pari, così diversi da lei     evolvono frequentemente in un proble-
per valori e idee sul mondo. La sorella mag-      ma di somatizzazione in età adolescenziale
giore, Amanda, brillante universitaria venti-     (Guidetti e Galli, 2005). Sembra interessan-
duenne, non sembra avere una teoria pre-          te citare un filone di studi (Hofer e Weiner,
cisa sull’origine del sintomo di Simona, ma       1975; Hunter e Maunder, 2001) che ha evi-
è certa che in ospedale le scenda la tempe-       denziato un’associazione tra esperienze di
ratura perchè lì si sente protetta e al sicu-     attaccamento insicuro e comportamento
ro; inoltre ritiene che se la sorella studiasse   di malattia, tendenza alla somatizzazione e
di più risolverebbe molti dei suoi problemi,      all’ipocondria nell’adulto.
invece è svogliata e capace di impegnarsi
solo per ottenere tutto ciò che vuole dalla       LA FUNZIONE DEL SINTOMO NEL
mamma, pigolando – letteralmente! – come          CICLO DI VITA FAMILIARE
un pulcino, da quando è piccola. Il pigolio       Dal punto di vista dell’ipotizzazione, fin da
del pulcino è il tipico esempio di separation     questo primo colloquio, emerge un gio-
call, (Mac Lean, 1985) quel segnale comu-         co familiare in cui il sintomo di Simona ha
nicativo che secondo gli etologi serve ad         la funzione, da un lato, di tenere distante
attivare il sistema dell’attaccamento, la cui     la ragazza dall’ambiente scuola, (vissuto
percezione, come ricordano Liotti e Monti-        con estremo disagio sia dal punto di vista
celli (2008), attiva in modo complementare        sia degli apprendimenti, sia della socializ-
il sistema motivazionale dell’accudimento.        zazione col gruppo dei pari); dall’altro di
Ricostruendo la storia di Simona viene pre-       consentire a una mamma, che si è sempre
sto alla luce un collegamento col sintomo         e soltanto spesa per la famiglia, di sentirsi
attuale e un precoce tema di ansia da se-         utile, occupandosi della figlia («prima lavo-
parazione, che già prima dei sei anni d’età,      ravo ma non mi piaceva il mio impiego…
ha fatto da sfondo a tutto il percorso sco-       non ho mi provato un sentimento d’amo-
lastico della ragazza, e che si è manifesta-      re così forte come quello che ho provato
ta tipicamente con un malessere intenso in        con verso le mie figlie, non avevo bisogno
occasione delle separazioni dalla mamma,          d’altro»). In ottica triadica, scopriremo in
col rifiuto persistente di andare a scuola e la   seguito quanto Simona con la sua “febbre
lamentela di sintomi fisici (mal di testa, mal    d’attaccamento”, provi anche a tirar dentro
di pancia).                                       il padre in quella dinamica tutta al femminile,
Già Bowlby (1969;1973) aveva espresso             da cui sembra fortemente escluso.
un’associazione tra l’ansia da separazio-         Cirillo (2013) esprime in modo chiaro la pos-
ne e la fobia per la scuola, collegandole         sibilità che il sintomo rappresenti «contem-
entrambe a una modalità relazionale dei           poraneamente un mezzo per esprimere la
genitori verso i figli, poco efficace nel pro-    sofferenza del paziente e insieme per difen-
muovere un senso di sicurezza e protezione        dersene, grazie al controllo che consente
in situazioni percepite come minacciose           al paziente su se stesso e sull’ambiente»

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(p.21).                                           favorire lo sviluppo e il mantenimento di pa-
L’intervento del terapeuta in questa fase         tologie croniche, così come l’invischiamen-
di consulenza consiste proprio in un’inizia-      to, l’iperprotettività e la rigidità. Rapaport
le azione di decostruzione delle premesse         e Ismond (2002), nella disamina dei disturbi
legate al sintomo, sgombrando il campo            evolutivi presenti nel DSM IV, descrivono
dalle paure legate a una possibile patolo-        una costellazione familiare invischiante e
gia psichiatrica e proponendo invece una          accudente come il denominatore comune
connessione tra il disturbo della ragazza e       tra le famiglie in cui compare un tema d’an-
un tema di autonomia, giocato nel contesto        sia da separazione.
relazionale familiare.                            Rispetto al collegamento tra evitamento
Si sollecita l’intero nucleo a pensarsi in        del conflitto e processo di individuazione,
termini di ciclo di vita familiare (Hill 1966;    si vedano infine gli spunti di Onnis (1994)
Duvall 1977) come «famiglia con figli ado-        «...l’impossibilità di esplicitare le differenze
lescenti», interessata da compiti di svilup-      si traduce necessariamente in una difficoltà
po specifici per i diversi membri e luogo di      grave nei processi di differenziazione» (pag.
passaggio «dalla relazione complementare          187-189).
dell’infanzia a una relazione che contiene        Per un focus specifico sull’età adolescen-
elementi di simmetria» (Loriedo e Picardi         ziale, si rimanda agli studi di Stierlin, Wir-
2000, pag. 157), dove quindi la gestione          sching e Knauss (1988) che, nel caso di
dei conflitti assume proporzioni rilevanti.       pazienti adolescenti con condizione psico-
Pensare in termini di ciclo vitale familiare e    somatica cronica, segnalano la presenza
non semplicemente individuale, presenta           di uno stato di ridotta individuazione e un
una serie di vantaggi: sia perché amplifica la    sistema familiare rigido in cui i sintomi sono
percezione di continuità della famiglia attra-    divenuti funzionali agli altri membri del siste-
verso il tempo e le generazioni, sia perché       ma. Stierlin (1974) è autore inoltre di un mo-
offre un punto di vista sulla famiglia come       dello transazionale che individua tre scenari
soggetto che continuamente vive e si tra-         tipici - di legame, di rifiuto e di delega - che
sforma (Loriedo e Picardi, 2000). In questa       ostacolerebbero il processo di individuazio-
famiglia sembra non sia possibile esplora-        ne negli adolescenti con sintomo psicoso-
re l’area del conflitto. Possiamo ipotizzare      matico.
che questo conflitto non venga agito diret-
tamente da Simona, ma si manifesti su un          DALLA CONSULENZA
piano analogico attraverso il corpo che “si       ALLA TERAPIA FAMILIARE
infiamma”.                                        Il percorso di terapia familiare, condotto dal-
Rispetto alla connessione tra una certa ti-       lo psicologo del servizio, supportato dall’e-
pologia di struttura familiare e l’esordio di     quipe di specializzandi dietro lo specchio,
sindromi psicosomatiche nei figli, è inevita-     si dispiegherà per altri nove incontri, per un
bile far riferimento alle ricerche di Minuchin,   periodo di nove mesi.
Roseman e Baker (1980), autori di un testo        Si segnalano alcuni movimenti significativi,
fondamentale, non solo in ambito sistemi-         compiuti dai singoli membri: il signor Erne-
co, dove l’evitamento del conflitto viene ci-     sto, sempre più attivo e propositivo nel met-
tato tra le quattro dimensioni che possono        tere in gioco la propria funzione genitoria-

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le, esce gradualmente da una posizione di                    proprie risorse e l’attesa di un cambiamen-
marginalità; Simona, protesa in un eviden-                   to fosse delegata in toto a Simona e al suo
te sforzo per uscire dal silenzio, manifesta                 percorso individuale.
un’iniziale remissione del sintomo febbre.                   La mossa di schierare due terapeuti per un
La signora Marisa e la primogenita Amanda                    paziente è coerente con quanto descritto
sembrano attivarsi maggiormente in senso                     nel testo di Liotti, Farina e Rainone (2005)
omeostatico: la madre dichiara la propria                    sulla psicoterapia a setting multipli, dove si
impossibilità a modificare il suo stile educa-               fa riferimento (oltre ai casi di grave distur-
tivo, pur ritenendolo in parte responsabile                  bo di personalità su cui è centrato il lavoro)
dei falliti tentativi di autonomizzazione della              a situazioni in cui, una relazione di attac-
figlia minore; mentre Amanda sembra orien-                   camento ancora attuale e che non possa
tata a mantenere una posizione di relativa                   esitare nell’immediato con una separazio-
“sicurezza”, conquistata con fatica all’inter-               ne, è fortemente impegnata nella genesi di
no della cerchia familiare.                                  un disturbo che richiederebbe anche una
                                                             psicoterapia individuale. E’ questo il nostro
EVOLUZIONE DEL SETTING                                       caso, dove una paziente adolescente in
L’equipe terapeutica realizza a un certo                     fase di elaborazione di proprie esigenze di
punto del percorso familiare che, pur es-                    autonomia mentale dalla famiglia, è ancora
sendo giunti a un apparente accordo nella                    dipendente da essa dal punto di vista emo-
definizione del problema, i tentativi di por-                tivo, economico, abitativo.
tare nuove narrazioni sembrano accolti a                     Per garantire al paziente adolescente la ne-
livello cognitivo, ma non trovano una con-                   cessaria riservatezza e libertà di dialogo ex-
cretizzazione nei vissuti e negli agiti.                     trafamiliare è consigliabile mettere in campo
Simona sembra ancora in evidente difficoltà                  un terapeuta diverso da quello che condu-
nel trovare uno spazio di espressione auto-                  ce le sedute familiari2 (Liotti et al., 2005).
noma nel contesto domestico, così come in                    Come terapeuta per Simona viene scelta
quello terapeutico. Al fine di accordarsi su                 una tirocinante specializzanda che aveva
un nuovo obiettivo comune, l’equipe deci-                    preso parte all’equipe terapeutica durante
de di puntare su un percorso individuale da                  le prime sedute familiari e che espliciterà
proporre alla ragazza, cui seguirà a breve                   nel contratto terapeutico con la ragazza, la
una sospensione temporanea degli incontri                    connotazione specifica di quello spazio in-
di famiglia, da connotarsi non come chiu-                    dividuale come momento privato e protetto
sura definitiva, ma come sospensione tem-                    da segreto professionale, ad eccezione di
poranea e spazio aperto in attesa di pos-                    quei contenuti che sia lei stessa a volere
sibili sviluppi. A questo punto, la dinamica                 condividere.
familiare in terapia tende a farsi più statica,
come se, in quel tipo di contesto, i membri                   IL PRIMO INCONTRO CON SIMONA:
sentissero di aver già attivato al massimo le                 L’ANALISI DELLA DOMANDA INDIVIDUALE

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 Prassi ormai consolidata nella U.O.N.P.I.A. cui si fa riferimento, grazie allo possibilità di attingere a un costante
bacino di specializzandi.

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Simona è una ragazza alta, di media cor-             generale desiderio di cambiamento e di
poratura, con capelli corti biondi. L’abbi-          emancipazione da un pervasivo senso di
gliamento è sportivo, costituito da capi che         indeterminatezza del sé (vorrei conoscer-
potrebbero essere indossati anche da un              mi meglio..che uscisse più spesso la vera
ragazzo. Gli accessori sono un paio di oc-           Simona). Un tema di identità, quindi, di indi-
chiali da vista con montatura alla moda e un         viduazione, come ci si poteva aspettare da
piercing nella parte alta dell’orecchio, carat-      quanto emerso in sede di terapia familiare .
teristica appariscente, ma non troppo. La            L’intervento terapeutico, in questi primi in-
postura è leggermente curva e ripiegata su           contri, è focalizzato sul mantenimento di
se stessa. Le mani sono spesso trattenute            una posizione di ascolto non giudicante,
l’una dentro l’altra e, anche nella gestualità       con una generale accettazione del mondo
che accompagna l’eloquio, non sono mai               di Simona. C’è bisogno di accogliere tutto il
completamene estese. Il tono di voce è an-           suo vissuto di inadeguatezza: per non esse-
cora lievemente infantile e incerto.                 re popolare a scuola; per il fatto di simulare
Quando viene esplorata la sua motivazione            conversazioni ad alta voce nella sua came-
nell’intraprendere un percorso individuale,          retta che non replicherà mai con le persone
inizialmente dice di essere lì per il suo pro-       in carne e ossa; per essere innamorata di
blema: una febbre quasi ininterrotta negli           un attore famoso con cui ha pianificato tut-
ultimi due anni che la preoccupa un pochi-           ta la sua esistenza, ma che probabilmente
no anche per le due diverse interpretazioni          non incontrerà in questa vita, etc.
– organica vs emotiva - che del suo males-           L’atteggiamento della ragazza è di grande
sere sono state date. Ciò che Simona sa              apertura e disponibilità all’incontro col tera-
del suo sintomo è la certezza che ce n’è             peuta, E’evidente il suo sforzo per superare
sempre stato uno (bronchiti, sinusiti, cistiti,      l’imbarazzo nel dire di sé, non tanto ad un
tonsilliti...) fin dai primi anni della sua infan-   estraneo, quanto a chiunque altro non sia
zia e sembra sottintendere con una certa             sua madre. Sono talmente tante le cose da
rassegnazione, che forse sempre uno ce ne            dire, che già dal secondo colloquio, viene
sarà. Uno dei suoi primi ricordi è il ricovero       concordato che le sedute durino un’ora e
per una febbre altissima il giorno del suo           mezza, con una cadenza quindicinale.
«triste» quarto compleanno.                          Non c’è nessuna apparente ritrosia a par-
Nella lunga digressione sul sintomo che              lare di emozioni, ma è evidente come, fino
Simona porta in questo primo colloquio,              a questo punto, sia mancata l’occasione di
emergono una serie di aperture fondamen-             elaborarle e integrarle con i pensieri, i sen-
tali, che saranno oggetto di lavoro terapeu-         timenti, il corpo, l’immaginario. Il disturbo
tico per i successivi venti incontri: l’ansia da     psicosomatico esprime emblematicamente
separazione, l’attaccamento per la mam-              questa frattura tra parti di sé, così come la
ma, l’isolamento dal gruppo dei pari, la sof-        difficoltà di mentalizzazione e di autoregola-
ferenza per le proprie difficoltà scolastiche, il    zione delle emozioni.
dubbio sulle proprie competenze cognitive,
l’inibizione nella sfera affettiva e sessuale.       ALLARGARE IL SISTEMA ALLA
Dall’analisi della domanda non emerge                RICERCA DI PREMESSE TRIADICHE E
una richiesta specifica sul sintomo, ma un           NUOVI GIOCHI INTERATTIVI

volume 4/2014 |            Clinica sistemica                                                   11
Il principale obiettivo terapeutico, in questa                   terno emerge invece un gioco familiare per
seconda fase, è favorire la connessione di                       cui le coppie di sorelle (in tutte e tre le gene-
Simona col proprio mondo interiore, con                          razioni) competono per l’amore della madre
una mente incarnata in un corpo che, negli                       e in cui, le più grandi provano un’intensa in-
ultimi mesi, si ammala sempre meno. A par-                       vidia/gelosia per le più piccole. Tutto questo
tire dall’elaborazione condivisa di una sorta                    concorre palesemente a tenerle agganciate
di baseline sul tema delle emozioni (cosa                        nella dimensione di figlie, ostacolando un
sono, quali sono, come si manifestano, si                        autentico processo di individuazione.
riconoscono, si elaborano) ci si immerge in                      Grazie alla messa in scena di una serie di
un percorso di alfabetizzazione progressiva,                     sculture familiari su passato, presente e
attraverso l’uso della metafora, del disegno,                    futuro ipotetico, risultano infine evidenti le
della scultura con oggetti. Simona utilizza                      sequenze interattive che dal punto di vista
l’immagine di un cuore abitato da una serie                      di Simona sono in atto nella sua famiglia.
di emozioni, collegate a persone e ad ambi-                      La ragazza sente di essere impegnata ci-
ti significativi della propria esistenza e sud-                  clicamente in un movimento di distacco
diviso in due parti simmetriche (una rivolta                     dalla madre, che si traduce in una perpetua
all’oscurità, una alla luce) a rappresentare il                  oscillazione tra completa adesività e scolla-
passaggio dall’interruttore spento della ma-                     mento parziale. Uno scollamento completo
lattia a nuove nitide lenti con cui guardare                     sembra impraticabile, a causa della rivalità
se stessa.                                                       con la sorella Amanda, che Simona perce-
Anche il genogramma, si rivela uno stru-                         pisce minacciosamente pronta a insinuarsi
mento potente per supportarla nel bisogno                        in quello spazio che potrebbe liberarsi tra la
di trovare ancoraggi alla sua storia trigene-                    mamma e lei. Solo a questo punto è auto-
razionale, di cui conosceva pochissimi det-                      rizzato ad entrare in gioco la figura del pa-
tagli; fatto che amplificava enormemente il                      dre, che nel tentativo di fare da arbitro tra
suo sentirsi sospesa e indefinita. Favorisce                     le donne, viene ben presto triangolato dalla
inoltre l’emersione di alcuni miti e premesse                    moglie, scatenando un conflitto di coppia
familiari dall’eco fortissima, sia nel presente                  che ha l’obiettivo di ristabilire lo status quo.
di Simona, che nella sue ipotesi sul futuro;                     Rispetto al futuro desiderato, Simona av-
del tipo “ nella vita è importante sacrificarsi”                 verte disomogeneità tra le posizioni dei ge-
- “ il cambiamento è pericoloso perché con-                      nitori: da parte del padre sente una spinta
duce alla perdita di sé”. Molto significativa                    all’autonomia rivolta ad entrambe le figlie;
è la figura della nonna paterna, la cui so-                      da parte della madre un’incapacità a la-
miglianza con Simona viene enfatizzata da                        sciarle andare. Non a caso, nelle situazioni
tutta la famiglia, con il rischio di farla sentire               in cui Simona si sente sufficiente forte per
intrappolata nello stesso destino di stoica                      uscire dall’insicurezza che la blocca e com-
sopportazione dei pesi della vita, infelicità di                 piere una piccola impresa (ad es. affrontare
coppia e inibizione di piacere e desiderio,                      lo scivolo più alto al parco acquatico o bal-
con devastanti sensi di colpa. Dal lato ma-                      lare la canzone che le piace davanti alle sue

3
    Con l’ausilio di oggetti a rappresentare i membri della famiglia.

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amiche) è la voce interna del padre a farle      è l’espressione di uno scambio reciproco»
da guida “ma di cosa hai paura?!? non ti         (Boscolo, Cecchin, Hoffman e Penn, 2011,
mangia mica nessuno!”. Emerge anche il           p. 259).
timore che se lei e la sorella abbandonas-       Segue un’ultima serie di incontri in cui resta-
sero il campo, i genitori non sarebbero in       re sul tema della separazione. Come affer-
grado di reggere la separazione e di riorga-     ma Cecchin (Boscolo et al., 2011) i compo-
nizzarsi come coppia, la casa rimarrebbe         nenti di famiglie invischiate cercano di non
“spoglia”. E questo suo presentimento si         riconoscere o sperimentare la premessa di
intreccia fortemente con la paura di diven-      base sulla separazione, l’idea che i rapporti
tare adulta.                                     non sono stabili, né tra madre e figlio, né tra
                                                 moglie e marito, che la gente muore. E che
RECIPROCITÀ E DIAGNOSI                           anche le psicoterapie finiscono.
DELLA DIAGNOSI                                   Simona elabora con un’altra potente meta-
Via via che procede nell’esplorazione di         fora la sua idea di trasformazione del lega-
quel “labirinto senza uscita che è il suo cuo-   me con la madre: “vorrei che tra noi re-
re così pieno”, a Simona capita spesso di        stasse un filo invisibile che ci tiene unite..
scontrarsi con il senso di colpa; emozione       vicine, ma non attaccate, come una con-
che in termini evoluzionistici (Liotti, Monti-   nessione wi-fi”.
celli, 2008) è collegata al sistema di accu-     Parallelamente, si autorizza a guardare ol-
dimento e si attiva quando le azioni messe       tre i poster della cameretta e innamorarsi di
in campo non raggiungono l’obiettivo della       un ragazzo, cui trova il coraggio di chiedere
cura e dell’amore genitoriale. Un po’ come       un appuntamento e passare fuori il sabato
se fosse la stessa Simona ad assumere un         sera, con la complicità della sorella e con-
ruolo genitoriale e protettivo nei confronti     tro il parere della mamma. In termini evolu-
della madre, entro una dipendenza del tipo       zionistici sta avvenendo una transizione dal
“io sono di mia madre”, con tutta la solitudi-   sistema motivazionale dell’attaccamento/
ne di chi sente di non potersi appoggiarsi al    accudimento a quello sessuale. In una delle
genitore, perché è il genitore ad appoggiarsi    ultime sedute riferisce che “c’è stata una
a lui (Cirillo, 2013).                           rivoluzione…sono al cento per cento del
E’ un’emozione pervasiva che invade tutto,       mio cambiamento…c’è stato un accumu-
è impossibile delinearne i confini e asso-       lo di emozioni e poi la scintilla…un anno
ciarla ad una colpa precisa. Non sa dire per     di fuochi di artificio”.
quanto dovrà scontare questa pena. Il te-        La nuova narrazione di Simona su se stes-
rapeuta introduce l’idea che ci sia un tempo     sa e sulla reciprocità del legame di attac-
per l’espiazione e chiede chi potrebbe sta-      camento con la madre, coincide quindi con
bilire una giusta pena. Simona risponde con      un’assunzione di responsabilità rispetto al
serena determinazione che “solo la mam-          rischio di separarsi da lei e si intreccia con
ma potrebbe farlo; dipende tutto da lei…         un apprendimento di secondo livello da
sono attaccata a lei da sempre…come se           parte di Simona sul proprio sintomo.
lei volesse costruirmi la vita e io mi tirassi   Quella che in prima seduta viene definita
dietro la vita”. Come se avesse compre-          laconicamente una leggera preoccupazio-
so che «l’appiccicarsi implica un rapporto,      ne, connessa ad una diagnosi ambigua

volume 4/2014 |          Clinica sistemica                                                 13
che frammenta mente e corpo, sul finire del          assumono per le persone che interagisco-
percorso viene rinarrata da Simona come              no. La necessità di prendere in considera-
profonda angoscia (incomunicabile!) che fi-          zione se i nostri interventi sono processuali,
nisce con l’autoalimentare il sintomo. E’ il         se invece contribuiamo allo status quo. E’
non capire la relazione col suo star male,           per noi costantemente necessario conside-
che a un certo punto è diventata la causa            rare se stiamo colludendo con la situazione
del suo star male. Cambiare le sue premes-           oppure introduciamo informazioni che crea-
se sul suo sintomo le ha consentito di ab-           no una differenza.» (Telfener, 2012, p.199).
bandonare il sintomo.
                                                     CONCLUSIONI
L’INTRECCIO DEI SETTING                              Nella denominazione disturbo psico-soma-
La presa in carico della situazione si conclu-       tico è insita la premessa di una separazione,
de con una seduta in cui sono invitati tutti i       che introduce visioni e risposte dicotomi-
membri della famiglia, alla compresenza dei          che. L’epistemologia sistemica, ponendosi
due terapeuti, sia quello familiare che quel-        come meta-paradigma, consente di supe-
lo individuale; un follow up con l’obiettivo di      rare le dicotomie, contenere differenze ed
fare il punto della situazione, dopo circa un        eventuali paradossi. Entro questa cornice,
anno dall’interruzione degli incontri familiari      come osservano Onnis, Gentilezza, Gra-
e fornire, se richiesto, un feedback sul per-        nese e Ierace (2010), è possibile restituire
corso individuale della ragazza.                     il senso di “totalità” alla manifestazione psi-
L’incontro si rivela positivo oltre ogni aspet-      cosomatica, costruendo connessioni circo-
tativa, in quanto offre ai vari membri uno           lari tra le molteplici componenti umane, che
spazio di elaborazione dei cambiamenti av-           coinvolgono le percezioni corporee, i vissuti
venuti, di cui vi era una netta percezione,          emozionali, le paure e le aspettative e come
ma non integrata in un una narrazione coe-           queste si connettono col sistema famiglia e
rente, né condivisa. E’anche occasione per           col sistema allargato.
far emergere col medesimo pathos di allora,          Se «la medicalizzazione tende a marchia-
per poi dissolversi in un sospiro di sollievo,       re un sintomo come difetto, definirlo con
l’angoscia scatenatesi oltre un anno prima,          una diagnosi razionale/specialistica privata
in coincidenza con la restituzione del neu-          di un significato relazionale e adattativo, a
ropsichiatra, che aveva definito Simona «un          volte imposta alla persona anziché costruita
caso grave a rischio di psicofarmaci». Que-          insieme…; i nostri interventi psi obbligano
sto tipo di premessa era rimasta forse silen-        ad un maggior numero di livelli di analisi e
te, ma ancora valida, nonostante nove mesi           di intervento» (Telfener, 2012, p. 197). Così
di terapia familiare, volti a depatologizzare e      capita che ci posizioniamo su più setting,
decostruire il sintomo.                              allarghiamo il sistema alla ricerca di premes-
Questo ci dice tantissimo sull’entità e la na-       se diverse, proponiamo nuovi registri narra-
tura della responsabilità che abbiamo come           tivi nel processo di decostruzione del pro-
terapeuti, che non coincide col compito di           blema, portiamo nella relazione con l’altro
identificare malattie, ma è una responsabili-        una responsabilità della co-responsabilità
tà relazionale «che implica la disponibilità a       (Bianciardi, Galvez 2012).
riflettere sul significato che i nostri interventi

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volume 4/2014 |             Clinica sistemica                                                       15
16   volume 4/2014 |   Clinica sistemica
Uno sguardo sistemico
                alla psicoterapia familiare transculturale.

                Michelle Visconti – Davide Caravaggi 4

Sommario
Questo elaborato ha lo scopo di analizzare la rilevanza degli effetti del fenomeno migratorio
sugli interventi psicoterapeutici effettuati con famiglie straniere immigrate. Dopo aver intro-
dotto i concetti di cultura, multiculturalismo, interculturalismo e identità culturale viene effet-
tuata un’analisi di quanto e di come gli aspetti culturali siano rilevanti nei vari orientamenti
teorici in generale e nel modello sistemico in particolare. Infine, la descrizione di un caso
clinico consente di esemplificare i concetti teorici trattati nell’articolo.

Parole chiave
Cultura, multiculturalismo, interculturalismo, identità culturale, acculturazione, inculturazione.

Abstract
The aim of this paper is to analyse the consequence of the effects of immigration on psychotherapeutic
interventions on immigrant families. Following the introduction of key concepts such as culture, multi-
culturalism, interculturalism, and cultural identity, this paper will proceed to analyse how and how much
cultural aspects can be identified in the various theoretical orientations in general, and in the systemic
model more in particular. Eventually, it shall be seen how the report of one clinical case allows for an
exemplification of the theoretical concepts used in this paper.

Key words
Culture, multiculturalism, interculturalism, cultural identity, acculturation, inculturation.

Allievi del secondo anno della Scuola di Psicoterapia Sistemica Integrata IDIPSI.
4

volume 4/2014 |              Clinica sistemica                                                       17
INTRODUZIONE                                       naturale”. Un ulteriore contributo utile alla
Negli ultimi anni si sta assistendo ad un          comprensione del concetto di “cultura” ci
rilevante incremento del fenomeno migra-           viene fornito dalla distinzione di due proces-
torio verso il nostro paese con un conse-          si specifici: l’inculturazione e l’acculturazio-
guente progressivo definirsi di una società        ne. L’inculturazione secondo Berry, (1992)
multietnica e multiculturale. Ciò comporta         è il processo attraverso il quale un partico-
la necessità di un inevitabile confronto quo-      lare bambino in un particolare momento e
tidiano tra culture, tradizioni ed abitudini.      luogo diventa una persona, un elemento di
Ogni etnia porta infatti con sè nel proces-        quella società. L’inculturazione può avvenire
so migratorio, le proprie abitudini, le proprie    una sola volta nella vita, nonostante possa
tradizioni e soprattutto la propria cultura di     essere complessa, stratificata, interrotta,
appartenenza. In questo articolo si cerca di       frammentata, o imperfetta. Ed è un proces-
fornire una risposta alla domanda: quanto          so di socializzazione che fornisce le regole
e in che modo gli aspetti relativi alla mul-       e le ricette per vivere. L’inculturazione forni-
ticulturalità possono influire sulle strategie     sce a ciascuno di noi le risposte a queste
e sulle modalità specifiche dell’intervento        domande di base: che cos’è una persona?
psicoterapeutico nei confronti di famiglie         Come agisce, pensa e reagisce una perso-
immigrate?                                         na? Grazie all’inculturazione le risposte ap-
                                                   paiono, ad un individuo saldamente socia-
CULTURA E PSICOTERAPIA                             lizzato all’interno della propria cultura, come
Cultura, Multiculturalismo e                       se facessero parte della natura umana, del
Interculturalismo                                  buon senso e quindi come se fossero uni-
Innanzitutto esaminiamo che cosa si inten-         versali. È incontrando persone di origine
de con il termine “cultura” per poi arrivare       diversa che invece passiamo attraverso un
a definire come quest’ultima possa contri-         processo di acculturazione, durante il quale
buire allo sviluppo dell’identità. “Cultura” è     acquisiamo altri modi di vivere, altre regole
una delle due o tre parole più complicate          e ricette di benessere. Attraverso l’accultu-
delle lingue dell’Europa occidentale ed è          razione passiamo quindi da una reazione
una di quelle “parole plastiche” descritte da      di “buon senso”, cioè una visione del mon-
Uwe Poerksen (1995) che formano parte              do condivisa e non messa in discussione
delle nostre conversazioni quotidiane e che        creata dall’inculturazione, all’acquisizione
vengono sempre più usate come le variabili         di una visione del mondo a più facce nella
in matematica. Appare significativa la defi-       quale non c’è buon senso, ma una ricerca
nizione di “cultura” proposta da Cecil Hel-        di valori comuni, come in un mosaico for-
man (1994): “Cultura è un insieme di linee         mato da tanti piccoli pezzi. In questo pro-
guida (esplicite ed implicite) che gli individui   cesso, che può spaziare dalla lettura di un
ereditano come membri di una particolare           libro su un determinato luogo ad un breve
società, e che indicano loro come vedere           viaggio, da un periodo di lavoro per un li-
il mondo, come sperimentarlo emozional-            mitato periodo di tempo al trasferimento in
mente e come comportarsi al suo inter-             un altro paese come immigrato, entriamo a
no in relazione alle altre persone, alle for-      far parte di una società ospitante, a propo-
ze soprannaturali o agli dei e all’ambiente        sito della quale ci poniamo domande come

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“ che tipi di persone sono questi stranieri?”,      vono, accanto a quelle europee, comunità
“come posso essere una persona in questa            originarie dell’Africa, dell’America, dell’Asia
società?”, e rispondendo a questo tipo di           e persino dell’Oceania. Scuole multicultura-
domande ci sottoponiamo ad un processo              li caratterizzano molte nostre città e paesi,
di ri-socializzazione in cui impariamo nuovi        di piccole e grandi dimensioni: è frequen-
modi di essere. Termini come adattamento,           te che i ragazzi italiani abbiano compagni
integrazione e assimilazione, sottolineano          di banco marocchini, albanesi, senegalesi,
ciascuno un diverso aspetto del più ampio           cinesi e così via.
e completo processo di acculturazione. Si           Il multiculturalismo non è un fenomeno nuo-
parla di adattamento quando l’obiettivo che         vo, anche se negli ultimi anni ha conosciu-
ci poniamo è quello di vivere in modo fun-          to un forte sviluppo, in seguito alla crescita
zionale nella nuova società. L’integrazione         dei movimenti migratori. L’antica Roma,
si riferisce invece al proposito di integrarsi      Costantinopoli, Venezia – per limitarci agli
nella nuova società; mentre assimilazione           esempi che ci sono più noti – erano città
significa abbandonare il proprio sé e adotta-       multiculturali già molti secoli fa. Il termine
re un’identità totalmente nuova nella socie-        multiculturalismo indica, in un significato
tà ospitante. Esistono diverse metafore che         più specifico, quelle politiche (costituzioni,
vengono utilizzate per descrivere il funzio-        leggi, regolamenti e altro) praticate da alcuni
namento dei processi migratori. Negli Stati         Stati nazionali al fine di dare dignità e pub-
Uniti, per gran parte del Ventesimo secolo          blico riconoscimento alle minoranze cultu-
la metafora per l’immigrazione era quella del       rali e linguistiche presenti sul loro territorio.
crogiuolo di razze. In Canada, la metafora          In Stati come il Canada e l’Australia in cui vi-
dominante era quella del mosaico verticale,         vono popolazioni aborigene perseguitate al
ora soppiantata dalla nozione di multicultu-        tempo del colonialismo, esistono oggi leggi
ralismo. In altri casi si parla di creolizzazione   che non solo riconoscono l’importanza del-
di culture, essendo il creolo un misto di lin-      le lingue e delle culture native, ma riservano
gue e, in definitiva, di culture, in una specie     a coloro che fanno parte di queste mino-
di minestrone di elementi culturali. In senso       ranze particolari diritti di accesso a lavori e
generale il termine multiculturalismo fa rife-      finanziamenti pubblici. In Italia una regione
rimento a una realtà sociale caratterizzata         come il Trentino-Alto Adige riconosce come
dalla compresenza di varie comunità dalle           lingue ufficiali l’italiano, il tedesco e il ladino e
origini, abitudini, e cultura differenti. In sen-   stabilisce che esse vengano insegnate nelle
so specifico, indica le politiche intraprese        scuole e possano essere utilizzate negli uf-
da alcuni Stati nazionali per limitare le disu-     fici. I sostenitori delle politiche multiculturali
guaglianze tra i diversi gruppi etnici e per        ritengono che, in alcune circostanze, a fian-
valorizzare lingue, credenze e stili di vita. Il    co dei diritti universali degli individui (libertà
termine multiculturalismo descrive una si-          di culto, di voto e così via) vadano ricono-
tuazione in cui sono contemporaneamente             sciuti particolari diritti a minoranze etniche
presenti gruppi di persone di origini, tradi-       svantaggiate. Alcuni studiosi ritengono che
zioni e culture differenti. Possiamo parlare,       il concetto di interculturalismo sia oggi pre-
per esempio, di città multiculturali: Parigi,       feribile a quello di multiculturalismo. Parlare
Roma, Londra sono tali perché in esse vi-           di intercultura (ritroviamo questo termine in

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espressioni come educazione intercultura-          si definisce grazie alla cultura della società
le, oppure comunicazione interculturale) si-       ospitante in seguito all’acculturazione? La
gnifica riferirsi a una situazione in cui i vari   risposta è sicuramente complessa, in quan-
gruppi etnici presenti su un territorio sono       to vanno considerate diverse variabili che
invitati al dialogo, allo scambio, alla conta-     possono intervenire per ogni singolo indivi-
minazione delle loro lingue, abitudini, cultu-     duo: età, istruzione, condizione sociale, rete
re. L’interculturalismo consente di superare       dei rapporti sociali e modelli di immigrazio-
alcuni difetti delle politiche multiculturali,     ne. Appare inoltre rilevante valutare se all’in-
quali la tendenza a mantenere fissi i confi-       terno della famiglia il processo di accultura-
ni tra i vari gruppi, a pensare che le culture     zione avviene in modo separato e parallelo
siano delle entità rigide che permangono           per ogni individuo oppure se rappresenta
uguali a sé stesse nel trascorrere del tem-        un percorso unico e condiviso dalla famiglia
po. Anche se si propone di conferire dignità       nel suo complesso. L’identità culturale non
alle varie culture, il multiculturalismo rischia   è quindi esclusivamente derivante dall’iden-
infatti di rafforzare le differenze e di rendere   tità etnica, ma dipende anche da ulteriori
ancora più difficile il dialogo tra le comunità.   variabili come la religione, lo status sociale,
Al contrario, un approccio interculturale sot-     l’appartenenza generazionale, l’esposizio-
tolinea l’apertura, le connessioni, la capaci-     ne a particolari esperienze di vita legate ad
tà di mutamento che ogni cultura possiede          eventi traumatici (guerre, torture, carestie) e
in sé stessa. A ben vedere in effetti, le cul-     l’influenza dei contatti avuti nel proprio Pa-
ture umane non sono delle realtà originali,        ese con particolari modelli occidentali (mis-
autentiche, che si trasmettono immutate nel        sioni, chiese evangeliche, organizzazioni
tempo con il succedersi delle generazioni: in      internazionali, programmi televisivi).
ogni cultura ci sono abitudini, modi di com-
portarsi, concetti e termini presi a prestito      Cultura e Psicoterapia
da altre epoche e altre società. Si potrebbe       Il dibattito su come osservare la dimensione
dire con uno slogan che “noi siamo fatti di        culturale e su come utilizzarla in psicoterapia
altri”: l’intercultura sottolinea proprio questa   è assai controverso. I primi autori che han-
dimensione di scambio e mescolamento tra           no focalizzato la loro attenzione sulle com-
le varie culture e in questo si distingue dal      ponenti culturali del malessere psicologico
multiculturalismo.                                 e psichiatrico all’interno di gruppi etnici dif-
                                                   ferenti sono stati George Devereux e Tobie
Cultura e Identità                                 Nathan in Francia: considerati tutt’oggi i fon-
Poiché in conseguenza del processo mi-             datori della disciplina definita come etnopsi-
gratorio i membri di una famiglia entrano in       chiatria. Questi autori criticano le categorie
contatto con culture diverse, occorre porsi        psichiatriche su cui vengono inquadrate le
alcune domande rispetto a come ciò pos-            procedure diagnostiche e terapeutiche. So-
sa influire sull’identità del singolo individuo:   stengono infatti che queste “siano centrate
che tipo di identità emergerà in seguito agli      su un individuo idealizzato, universalizzato
incontri con altre culture? L’identità è forgia-   e estraniato dal suo ambiente culturale.
ta esclusivamente dalla cultura di origine,        Ogni diagnosi è di natura ideologica, vale a
cioè dal processo di inculturazione oppure         dire non è che un’autovalidazione del clini-

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co e non riguarda affatto il paziente” (Deve-      zione psicoanalitica, diventa un approccio
reux 1978). “La psicopatologia ha sempre           etnopsichiatrico – sistemico - narrativo. In
implicitamente ammesso il postulato di un          questo contesto vogliamo richiamare uno
soggetto universale individualizzato ed in-        dei tanti concetti importanti portatoci da
dipendente dal suo universo culturale, una         Losi, il concetto di “cultura del movimento”,
sorta di uomo nudo e ciò risulta una pura          perché ci sembra correlato al nostro caso
astrazione in quanto una teoria sul distur-        clinico: “L’agire e l’essere di chi è migrante
bo di un paziente è valida esclusivamente          si coniuga in rapporto ad una condizione
nel suo universo culturale” (Nathan 1996).         esistenziale molto speciale che potrem-
La proposta di questi autori è pertanto di         mo dire di “cultura del movimento”. In altri
smontare le nostre teorie e di cominciare          termini la mente del migrante si costruisce
a studiare le culture nei luoghi di apparte-       diversamente da quella di chi è stanziale,
nenza ed apprendere lì le chiavi di lettura        sia esso della stessa cultura originaria del
del comportamento umano. Ritengono ne-             migrante, o della cultura del Paese che lo
cessario studiare a fondo il pensiero, le tra-     ospita, o di una cultura “altra”. E’ per que-
dizioni, le pratiche mediche della cultura di      sto che si dice che i migranti vivono tra due
origine dei clienti, in modo da abbandonare        mondi, perché si muovono tra due mondi
le etichette con cui la cultura dominante in-      stanziali, mentre loro e la loro mente sono
casella ciò che le è estraneo. Per Nathan          in movimento” (Losi 2003). Il pensiero si-
intraprendere una psicoterapia con pazienti        stemico che considera il comportamento
provenienti da popolazioni immigrate senza         delle famiglie all’interno di un contesto do-
una conoscenza approfondita delle caratte-         vrebbe essere già di per sé una teoria che
ristiche culturali di ciascuna etnia, significa    più facilmente, rispetto ad altre, si interes-
commettere un grave errore metodologico.           sa all’aspetto culturale. In realtà il dibattito
A questo proposito appare rilevante sotto-         su come osservare la dimensione culturale
lineare il ruolo sempre più rilevante che sta      e su come utilizzarla in terapia familiare è
assumendo la figura del mediatore cultura-         ancora assai aperto e controverso. Si tratta
le sia negli interventi di consulenza che di       infatti di una tematica che, dopo una fase
psicoterapia. Il mediatore culturale svolge        pionieristica assai promettente, sviluppata
infatti un importante compito non solo di          negli anni settanta-ottanta, è stata decisa-
supporto nel caso vi siano problemi di co-         mente trascurata nello sviluppo delle teorie
noscenza della lingua del paese accoglien-         e terapie sistemiche delle ultime due de-
te, ma anche di collegamento tra le diverse        cadi. Tornando indietro nella storia e nello
culture di appartenenza. In Italia un primo        sviluppo della terapia familiare troviamo le
approfondimento al termine etnopsichiatria         prime esperienze pionieristiche di Salvador
compare nelle opere di Ernesto De Martino,         Minuchin e di Braulio Montalvo (1967) nei
in particolare nella sua opera postuma “La         ghetti neri e portoricani di New York, e di
fine del mondo. Contributo all’analisi delle       Israel Zwerling e di Albert Scheflen (1977) e
apocalissi culturali”. (2002) Ma è con Natale      di altri terapeuti nel Family Study Section di
Losi che l’etnopsichiatria inizia a venire “ita-   New York nel corso degli anni Settanta, nei
lianizzata”, così che l’approccio di Nathan,       quali c’era un forte interesse alla compren-
fortemente condizionato dalla sua forma-           sione dei fenomeni di marginalità sociale,

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inclusa quella legata ai fenomeni migratori        un particolare gruppo. Dagli anni Novanta
e da interventi assai qualificati nel contesto     in poi si assiste ad un progressivo aumento
socio-culturale. In quegli anni Auerswald          dell’interesse all’aspetto culturale in psico-
(1968) affermava che una formazione in             terapia. Importanti esponenti della scuola
terapia famigliare dovesse comprendere al-         sistemica, come Vincenzo Di Nicola, Celia
meno un anno di stage intensivo in un ghet-        Falicov e Maurizio Andolfi iniziano a pubbli-
to urbano, dove conflitti razziali, culturali e    care libri ed articoli per richiamare l’atten-
marginalizzazione erano gli ingredienti base       zione sull’aspetto culturale in psicoterapia.
per capire il senso e il limite degli interventi   Di Nicola (1997) afferma che “ La cultura è
psicoterapici.                                     la cerniera delle relazioni umane; è la strada
  In quel periodo l’Europa era attraversa-         maestra per comprendere la mente, il sé,
ta dal movimento di psichiatria alternativa        l’identità”. Celia Falicov (1983) sottolinea la
che vedeva il sociale come luogo privilegia-       “relativa chiusura” degli psicoterapeuti fami-
to di comprensione e di cura del disturbo          liari e denuncia il conformismo e il tecnici-
mentale. In Italia era il periodo della legge      smo di tanti libri e scuole di terapia familiare,
Basaglia in cui si iniziava una visione più        dove ancora oggi non si fa menzione di cul-
umanizzata e integrata del disagio psichico.       tura, etnicità, razza, classe, religione o altre
Nel Ventennio successivo però l’ambiente           variabili sociali. Maurizio Andolfi, partendo
psichiatrico e le stesse teorie sistemiche si      dai suoi studi presso gli istituti di terapia fa-
sono concentrate soprattutto sull’individuo,       miliare della East Coast: al Albert Einstein
con un progressivo allontanamento dal so-          College of Medicine con Israel Zwerling e
ciale. Tale processo è approdato in Euro-          Albert Scheflen; al Nathan Ackerman Family
pa proprio nel periodo storico in cui l’Italia,    Institute con Kitty LaPerrière; al Philadelphia
da paese a forte propensione migratoria,           Child Guidance Clinic con Salvador Minu-
sta “accogliendo” un sempre crescente              chin e Jay Haley; nel suo libro “Famiglie im-
numero di stranieri e ci si è trovati, anche       migrate e psicoterapia transculturale”(2004)
nei servizi, a confrontarsi con un maggio-         riporta l’attenzione sull’aspetto culturale e
re numero di persone portatori di valori,          sociale in terapia famigliare come fonte di
tradizioni, credenze religiose, abitudini e        comprensione di conflitti familiari, etnici e
problemi assai diversi dai nostri. Nel 1982        trans-generazionali o come luogo per ricer-
McGoldrick., Pearce e Giordano pubblica-           care le risorse. Andolfi si dimostra critico sia
no il volume “Ethnicity and Family Therapy” i      nei confronti di quanto sostenuto nel sopra-
cui autori, noti psicoterapeuti familiari, met-    citato testo “Ethnicity and family therapy”
tono a fuoco per la prima volta l’importanza       sia rispetto al concetto di etnopsichiatria in
dell’aspetto culturale in psicoterapia. Il loro    quanto, dal suo punto di vista, l’assumere
approccio parte dal presupposto che le fa-         una posizione etnocentrica comporterebbe
miglie siano diverse e che le diversità siano      il rischio di riconoscere come unica diversi-
primariamente dovute ad un unico fattore:          tà tra una famiglia e l’altra l’appartenenza
l’appartenenza etnica. L’attenzione viene          etnica. La stereotipizzazione delle diverse
quindi posta alle ridondanze dei pensieri, ai      etnie, presuppone infatti che i gruppi etno-
comportamenti, ai sentimenti, alle abitudini       culturali siano più stabili ed omogenei di
e ai rituali che derivano dall’appartenere ad      quanto non lo siano realmente e non con-

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