Trends del capitale sociale e del - benessere soggettivo in 11 Paesi europei
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Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011, pagg. 3-34 GruppoMontepaschi Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei* FrAncESco SArrAcino** One of the most debated topics in recent economic literature concerns the evolu- tion of social capital over time in modern societies. After Putnam’s pioneering stu- dies about social capital trends in the United States, much of the recent literature is trying to assess how social capital is evolving over time in western countries. Recently, a considerable work by Stevenson and Wolfers (2008) put a new empha- sis on this topic contending the existence of the Easterlin paradox. Present resear- ch analyzes the relationship between social capital and subjective well-being variations in western Europe considering 11 countries. The questions this article addresses are: (1) is social capital in western Europe declining? Is the erosion of social capital a general trend of modern societies or is it rather a characteristic aspect of some of them? (2) are trends of social capital correlated with trends of subjective well-being? Therefore, present research focuses on four different set of proxies of social capital controlling for time and a set of socio-demographic cha- racteristics in eleven western European countries. Data are extracterd from the World Values Survey (WVS) data-base and refer to the period between 1980 and 2000. Results support the hypothesis of a positive relationship between social capital and happiness trends. Moreover, they show that during last 20 years European citizens from the considered countries have steadily lost confidence in some specific institutions. These are: the judicial system, the church, armed for- ces and the police. Finally, present results point out that Great Britain is the only country, among the observed ones, characterised by negative patterns of social capital: over the considered period, almost every proxy of social capital declined. (J.E.L.: I131, D60, O10) Introduzione cercare di comprendere se le dotazioni di capitale sociale (cS) delle società contemporanee siano state soggette o meno ad un processo di gra- duale erosione è uno dei temi più dibattuti nella recente letteratura economi- * Articolo approvato nel mese di marzo 2010. ** L’autore è particolarmente grato a Stefano Bartolini ed Ennio Bilancini per i preziosi commenti e con- sigli che hanno seguito l’elaborazione del presente lavoro. La responsabilità di quanto scritto è da attri- buirsi interamente all’autore. E-mail: f.sarracino@gmail.com.
4 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 ca. Questa nuova corrente di ricerca è stata inaugurata dai pionieristici studi di robert Putnam sui trends del cS negli Stati Uniti. Dopo aver osservato numerose proxy di cS, Putnam (2000) sostiene che durante gli ultimi trent’anni gli Stati Uniti abbiano vissuto un declino delle relazioni sociali e del sistema di valori condivisi e di credenze. A partire da questo punto, una vasta parte della letteratura sul cS si è dedicata alla ricerca di evidenza per sostenere o confutare questo risultato. Per un’esauriente rassegna di questa letteratura si consideri il lavoro di Stall e Hooghe (2004). il lavoro di Putnam è stato attentamente esaminato da Paxton (1999), robinson e Jackson (2001), costa e Kahn (2003), e Bartolini, Bilancini e Pugno (2008), mentre Ladd (1996) ha criticato i risultati del famoso sociologo. in generale, questi studi confermano che il trend del cS negli USA è stato soggetto ad un processo di generale erosione, anche se tale declino non sembra così drammatico come suggerito da Putnam1. Tutti questi studi sono basati sugli Stati Uniti in quan- to una simile ricerca richiede un vasto database e la General Social Survey (GSS) americana rappresenta una fonte di dati preziosa, soprattutto grazie alle sue lunghe serie storiche, mentre non si hanno molte informazioni circa quel che è accaduto al cS in altri Paesi nello stesso periodo. Per questo moti- vo le domande alle quali si vorrebbe provare a dare una risposta sono: cosa è accaduto al cS in Europa? L’erosione del cS è un fenomeno proprio delle società occidentali o è piuttosto una caratterstica specifica della società ame- ricana? Fino ad ora, solo pochi autori hanno prestato attenzione a questo aspetto poichè sono disponibili solo pochi data-sets per stabilire un chiaro pattern di lungo periodo. nel 2001 l’oEcD2 ha dedicato a questo argomento una pub- blicazione presentando i trends del cS in cinque Paesi europei: la Gran Bretagna, l’olanda, la Svezia, la Francia e la Germania. Questo studio stabi- lisce che in generale il cS è declinato, soprattutto in Gran Bretagna, mentre gli altri Paesi mostrano un pattern meno chiaro. Un’altra panoramica è stata fornita da Andrew Leigh (2003)3 il quale identifica tre pattern comuni di declino della fiducia negli altri, della parteci- pazione politica e dell’attività organizzativa per quanto riguarda i Paesi indu- strializzati nel periodo 1980 - 1990. Tra i cinque Paesi considerati (Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna e Svezia) solo quello scandinavo sem- bra avere un trend positivo del cS, anche se l’impegno civico sembra 1 Bartolini, S., E. Bilancini, M. Pugno (2008), Did the decline in social capital decrease American happi- ness? A relational explanation of the happiness paradox, Università degli Studi di Siena, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n.540, Agosto. 2 oEcD (2001), The Well-being of Nations. The role if human and social capital, centre for Educational research and innovation: Paris. 3 Leigh, A., contributo per la voce “Trends in Social capital”, preparato per Karen christensen e David Levinson (eds) (2003), Encyclopedia of Community: from the village to the virtual world, Thousand oaks, cA: Sage.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 5 anch’esso declinante. Ulteriori studi sono stati condotti da norris (2002), Delhey e newton (2005), ma sono tutti basati su particolari indici di cS o semplicemente sulla fiducia negli altri e sono perlopiù basati su vecchi dati della World Values Survey (WVS). Un’analisi più approfondita è stata con- dotta da Morales (2004) sui trends e i livelli di partecipazione associativa in Europa. considerando i trends contenuti nella WVS e nell’European Social Survey (ESS) tra il 1980 e il 2002, l’autrice conclude che non è possibile affermare l’esistenza di un chiaro aumento o diminuzione del livello genera- le di partecipazione. ciò nonostante, la sua analisi è meramente descrittiva e, seppure consideri un vasto numero di Paesi, le sue conclusioni possono esse- re influenzate da un bias di campionatura. infine, in un recente articolo, Frane Adams (2006) considera i trends della fiducia negli altri e della partecipa- zione ad organizzazioni volontarie utilizzando i dati della WVS tra il 1980 e il 2000. L’autore trova evidenza di un trend non decrescente del cS europeo, ma attira l’attenzione su alcuni segni di declino così come di miglioramento nelle dotazioni di cS. Adams rinviene un tangibile declino della fiducia negli individui, mentre la partecipazione ad associazioni mostra un trend più com- plesso, anche se positivo in generale. il lavoro di Adam sembra essere la ricerca più completa ed aggiornata sui trends del cS in Europa, ma soffre di alcune limitazioni. in primo luogo essa è basata su variazioni medie tra l’inizio e la fine del periodo considerato. ciò è abbastanza comprensibile in quanto il secondo scopo dell’autore è quello di verificare l’attendibilità della WVS confrontandola con altri data-bases (per esempio ESS), ma in generale questo approccio non consente di controllare gli eventuali effetti di altri fattori; in secondo luogo, l’autore adotta solo alcu- ne delle proxy di cS disponibili nella WVS (fiducia negli altri, partecipazio- ne ad associazioni di volontariato e lavoro volontario non retribuito); infine, Adams considera un ampio numero di Paesi europei inclusi i Paesi in transi- zione: quest’aspetto è molto interessante, ma non tiene conto di relative dif- ferenti realtà economiche (Paesi sviluppati e in transizione) limitando così una più dettagliata conoscenza di ciò che è accaduto al cS durante gli ultimi venti anni. Al fine di superare queste limitazioni, la mia ricerca prende in considera- zione tre diversi insiemi di proxy di cS controllando gli effetti di eventuali aspetti sia socio-demografici che temporali in undici Paesi europei. i dati sono tratti dalla WVS, un data-set composto da quattro serie di inchieste svolte tra il 1980 e il 2000. in questo modo è possibile studiare i trends euro- pei in un arco temporale di venti anni. Un’altra domanda a cui si vuole rispondere, riguarda la capacità dei trends del capitale sociale di spiegare la variazione nel tempo del benessere sogget- tivo (BS). in un pionieristico lavoro, Easterlin (1974), utilizzando dati cross- section, rileva che le persone più ricche sono in media anche più felici delle persone più povere; ma un’analisi sul ciclo di vita condotta sullo stesso cam-
6 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 pione mostra che nel tempo, mentre la ricchezza è cresciuta, la felicità è rima- sta costante. Tale puzzle è attualmente noto come il “paradosso di Easterlin”. A partire da questo punto, una consistente parte della letteratura economica è letteralmente fiorita alla ricerca di una soluzione al paradosso. Diverse teorie provenienti da svariati campi scientifici sono state avanzate fino ad oggi, ma finora hanno fallito nello spiegare completamente il paradosso4. recentemente, questo dibattito è stato rianimato da un interessante lavoro di Stevenson e Wolfers (2008), i quali contestano l’esistenza stessa del para- dosso. i due autori, considerando i casi di Europa e Giappone, sostengono che le società diventano più felici col crescere della propria ricchezza. Vale a dire che “il denaro fa la felicità”. Allo stesso tempo, però, i due autori affermano anche che la stagnazione della felicità negli USA resta un enigma5. Dunque, il paradosso di Easterlin rimane irrisolto e anche la sua non esistenza non è provata. occorre studiare con più attenzione la “black box” del caso Americano. Da questo punto di vista, alcuni recenti contributi di Helliwell (2003, 2006) sottolineano il ruolo del cS per il BS sostenendo che la ric- chezza non può spiegare l’intera variazione del BS. Attualmente, l’articolo di Bartolini, Bilancini e Pugno (2008)6 sembra raccogliere con successo la sfida posta da Helliwell. Gli autori non negano l’importanza del reddito per il BS, ma, utilizzando i dati contenuti nella General Social Survey americana, riguardanti il periodo compreso tra il 1975 e il 2004, rilevano che il BS sta- tunitense è largamente spiegato da quattro forze che agiscono in direzioni dif- ferenti: 1) aumento della ricchezza; 2) riduzione dei beni relazionali; 3) ridu- zione della fiducia nelle istituzioni; 4) paragoni sociali. Questi quattro grup- pi di variabili consentono di spiegare quasi tutta la variazione del BS. in altre parole, i tre autori suggeriscono che la felicità americana non è cresciuta parallelamente all’aumento della ricchezza perchè l’effetto positivo della cre- scita economica è stato controbilanciato da una minore disponibilità di cS che si traduce in un effetto negativo sul BS. in questo modo gli autori forni- scono una convincente spiegazione del paradosso di Easterlin e al contempo danno al cS un ruolo nuovo: un più alto reddito aumenta la felicità fin tanto che esso non riduce il cS. Qualora questa ipotesi fosse corroborata da ulte- riori ricerche, le agende politiche dovrebbero tener conto anche degli effetti delle politiche economiche sulla tutela e promozione del cS. Quindi, il cS può diventare un importante aspetto delle future politiche di sviluppo. 4 For a review of the main theories advanced so far please refer to F. Sarracino (2008), Subjective well- being in low income countries, Studi e Note di Economia, n. 3. 5 Stevenson, B. and J. Wolfers (2008), Economic growth and subjective well-being: reassessing the Easterlin paradox, IZA DP n. 3654, August, p. 16. 6 Bartolini, S., E. Bilancini e M. Pugno (2008), Did the decline in social capital decrease American hap- piness? A relational explanation of the happiness paradox, Università degli Studi di Siena, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 540, Agosto.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 7 La teoria proposta da Bartolini, Bilancini e Pugno (2008) può aiutare a spiegare cosa sia accaduto negli U.S.A. Alcuni esempi possono probabil- mente essere convincenti. Alcune stime proposte dai tre autori indicano che in presenza di una dotazione stabile di cS, e in particolare di beni relaziona- li, il BS americano sarebbe stato più alto di quello attuale. Allo stesso modo, se la crescita economica dovesse compensare interamente l’effetto della ridu- zione del cS sulla felicità – mantenendo stabile questa variabile ai suoi livel- li del 1975 – allora il tasso di crescita del PiL americano avrebbe dovuto esse- re maggiore del 10%. infine, le stime proposte suggeriscono anche che l’ef- fetto positivo della crescita economica sul BS è stato controbilanciato dal- l’aumento del reddito altrui (annullando i 2/3 dell’effetto della crescita eco- nomica) e dalla diminuzione dei beni relazionali e della fiducia nelle istitu- zioni (che costituisce i 5/6 dell’effetto totale dei paragoni sociali sul BS). in conclusione, il contributo di Bartolini, Bilancini e Pugno (2008) sem- bra suggerire che le differenze nei trends del cS possono aiutare a spiegare le differenze nei trends del BS. Lo scopo di questo lavoro è di fornire ulte- riore evidenza a sostegno di questa ipotesi considerando i Paesi europei. i principali risultati della presente ricerca sono i seguenti: - i trends del cS in Europa continentale e in Gran Bretagna sono diversi. i trends britannici sono molto simili a quelli americani; - i trends del BS in Europa sono generalmente positivi con l’unica eccezione della Gran Bretagna; - i trends del cS e del BS in Europa sono compatibili con una spiegazione relazionale del paradosso di Easterlin. il presente articolo è strutturato in quattro sezioni: la prima ha puntualiz- zato le domande di ricerca e le rispettive motivazioni; la successiva riporta i dati adottati e i rilevanti aspetti metodologici della ricerca; la terza sezione fornisce i risultati di diverse regressioni considerando varie proxy di cS come variabili dipendenti e adottando dummy temporali e le condizioni socio-eco- nomiche come variabili indipendenti. infine, alcune note conclusive sono contenute nell’ultima sezione. Dati e Metodologia L’analisi dei trends del cS in diversi Paesi europei richiede un ampio e dettagliato data-set. Da questo punto di vista, probabilmente, il data-base più completo è il World Values Survey (WVS). Si tratta di un’ampia raccolta di inchieste condotte in più di 80 Paesi che rappresentano più dell’80% della popolazione mondiale. La WVS raccoglie informazioni sui cambiamentei socio-culturali e politici osservando un campione scelto casualmente di 3000- 4000 individui per Paese all’anno. in particolare, il data-base fornisce infor- mazioni sulle convinzioni individuali riguardo alla politica, l’economia, la religione, questioni etiche e sociali, finanze personali, relazioni familiari e
8 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 sociali, la felicità e la soddisfazione per la propria vita7. i dati sono stati rac- colti in quattro rilevazioni (1980 - 82; 1990 - 91; 1995 - 97 e 1999 - 2001) per un totale di 267,870 osservazioni per un periodo di tempo abbastanza lungo, circa venti anni. in ogni caso, il campione disponibile per il presente studio è minore in quanto la presente ricerca punta a stabilire i trends degli indicatori di cS e BS in un piccolo sotto-insieme dei Paesi disponibili: italia, Francia, olanda, Belgio, Gran Bretagna, irlanda, Germania, Danimarca, Svezia, norvegia e Finlandia. Seppure il capitale sociale sia da tempo al centro di un intenso dibattito, allo stato attuale esso manca ancora di una definizione comunemente accet- tata. A ciò contribuisce anche il fatto che il concetto di capitale sociale è stato sviluppato ed applicato in diverse discipline sociali ognuna delle quali ha proposto una sua propria definizione. ciò nonostante, data la natura empiri- ca del presente lavoro, si è preferito aderire ad una definizione più operativa di capitale sociale come quella fornita da Bartolini, Bilancini e Pugno (2008). i tre studiosi definiscono il cS come “lo stock di relazioni non di mercato e di credenze riguardanti le istituzioni che influenzano o la funzione di utilità o quella di produzione8.” in questo modo gli autori non restringono il proprio campo a particolari aspetti del cS – reti, norme e fiducia – ma includono tutti quegli aspetti – materiali ed immateriali – che possono contribuire a svilup- pare cooperazione e fiducia reciproca. in particolare, essi pongono l’accento su due principali aspetti del cS: 1) qualsiasi relazione non di mercato tra gli individui che consente alle persone di comuncare gli uni con gli altri e, quin- di, di sviluppare fiducia reciproca, che essi definiscono cS relazionale; 2) il sistema di valori o credenze che fa agire gli individui coerentemente. inoltre, gli autori propongono un’ulteriore distinzione in cS relazionale motivato intrinsecamente ed estrinsecamente a seconda che gli incentivi ad agire provengano dall’interno o dall’esterno dell’individuo. Essi definiscono cS relazionale intrinseco (alternativamente indicato come beni relazionali) quelle componenti “che rientrano nella funzione di utilità degli individui”9; per cS relazionale estrinseco essi intendono quelle componenti che non entrano “direttamente nelle funzioni di utilità degli individui, ma che sono strumentali per qualche cosa d’altro che può essere considerato di valore”10. 7 Bruni, L. and L. Stanca, Watching alone: relational goods, television and happiness, Journal of Economic Behaviour and Organization, 2006, p. 6. 8 Bartolini, S., E. Bilancini e M. Pugno (2008), Did the decline in social capital decrease American hap- piness? A relational explanation of the happiness paradox, Università degli Studi di Siena, Quaderni del Dipartimento di Economia Politica, n. 540, Agosto, p. 5. 9 Bartolini, S., E. Bilancini e M. Pugno, ibidem, pp. 5-6. 10 Bartolini, S., E. Bilancini e M. Pugno, ibidem, pp. 5-6.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 9 Tab. 1 - Schema riassuntivo delle diverse componenti del capitale sociale. Questa distinzione consente di andare più in profondità nell’analisi della categoria del cS relazionale. infatti, riprendendo il lavoro di Deci (1971), i tre autori evidenziano la natura non strumentale delle attività intrinsecamen- te motivate. Questa peculiarità consente, poi, di porre l’attenzione su di un altro punto più ampio: le relazioni non di mercato non sono sempre intrinse- che; ci può essere cS relazionale estrinseco così come intrinseco (per uno schema riassuntivo si faccia riferimento alla Tabella 1). Un ulteriore aspetto critico relativo al cS riguarda la sua misurabilità. Diverse proposte sono state via via avanzate e, in generale, esiste un ampio consenso intorno ad alcune proxy di cS. Per esempio, le misurazioni del cS effettuate da Putnam (2000) si incentrano su proxy di fiducia nel prossimo a livelli di impegno o interazione in attività sociali o di gruppo. nel cercare di misurare il cS, occorre tenere presente alcuni particolari aspetti (oEcD 2001): - occorre fare attenzione alle connessioni causali in quanto cause, funzioni e risultati possono essere confusi; - cS è principalmente caratterizzato da aspetti relazionali e taciti che sono naturalmente difficili da osservare, misurare e codificare; - Le consuete variabili di cS (fiducia nel prossimo, partecipazione a gruppi o associazioni, partecipazione civica, etc.) rappresentano delle proxy e non devono essere confuse con il concetto sottostante di cS. Secondo la gran parte della letteratura sul cS (Paxton 2004, costa e Kahn, 2003), nel presente studio la componente del cS relativa alle credenze viene osservata attraverso la fiducia nelle istituzioni espressa dagli intervistati. Le
10 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 istituzioni considerate sono: forze armate, polizia, parlamento, amministra- zioni pubbliche, stampa, sistema ecclesiastico, giudiziario e educativo, sin- dacati e grandi compagnie. Le risposte a queste domande sono espresse mediante una scala che varia da 1 a 4 a seconda che le risposte varino da per nulla soddisfatto a molto soddisfatto. Per misurare le relazioni non di merca- to, si osservano le risposte a domande circa la fiducia nel prossimo (rappre- sentata mediante una variabile dummy) e la partecipazione a gruppi e orga- nizzazioni di volontariato. considerata la molteplice natura di questo terzo aspetto, le diverse organizzazioni sono state raccolte in due grandi gruppi per tenere conto della motivazione (intrinseca od estrinseca) per la quale un sog- getto sceglie di aderire ad un’associazione piuttosto che ad un’altra (Bartolini et al. 2008). Le organizzazioni di volontariato che rientrano nel primo gruppo sono definite Putnamiane, mentre quelle che rientrano nel secondo gruppo sono chiamate olsoniane (Knack 2003). Questa distinzione è basata sui lavori dei due autori: olson11 enfatizza la tendenza delle associazioni ad agire come lobbies per la tutela di particolari interessi a spese del resto della società. Tra i gruppi olsoniani sono quindi considerate tutte quelle organizzazioni che sono estrinsecamente motivate in quanto si suppone che la gente vi aderisca solo per ragioni strumentali. Al contrario, Putnam12 identifica nell’associa- zionismo una fonte di fiducia reciproca e di legami sociali in grado di favo- rire l’efficienza sia economica che amministrativa (Bartolini et al. 2008). in questo lavoro la partecipazione ad un gruppo Putnamiano è interpretato con cS intrinseco in quanto si suppone che gli individui aderiscano per il solo piacere di essere membri. Tra i gruppi Putnamiani si includono il servizio sociale per gli anziani, le organizzazioni religiose, i club sportivi, letterati ed artistici, le associazioni giovanili e quelle per la tutela dei diritti degli uomini e degli animali. nei gruppi olsoniani si annoverano invece i sindacati, le organizzazioni profes- sionali e artigianali, le organizzazioni per la salute e quelle dei consumatori. infine, ci sono alcuni gruppi che sono stati classificati con altri gruppi in quanto non è chiaro se essi costituiscano cS relazionale intrinseco od estrin- seco. in quest’ultimo gruppo sono state incluse le associazioni di veterani, i partiti politici e “altri gruppi”. ogni scelta tra questi tre gruppi di variabili è espressa mediante una variabile dummy. infine, il benessere soggettivo è rappresentato dalla variabile felicità che 11 olson, M. (1982), The rise and decline of nations: economic growth, stagflation and social rigidities, Yale UP: new Haven. 12 Putnam, r.D. (1993), Making democracy work: civic traditions in modern Italy, Princeton University Press. Princeton, nJ.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 11 è misurata su una scala che varia tra 1 e 4 ed è basata sulle risposte alla seguente domanda: “tutto sommato, ti definiresti: 1. molto felice; 2. abba- stanza felice; 3. non molto felice; 4. per nulla felice?”. Al fine di studiare il trend del cS e del BS tra il 1980 e il 2000 per cia- scuno dei Paesi europei considerati, si seguiranno due approcci13: 1) si regre- discono le proxy di cS e BS rispetto alle sole variabili dummy temporali. in questo modo i trends riflettono sostanzialmente l’evoluzione dei valori medi; 2) le stesse proxy sono regredite rispetto alle variabili dummy temporali insie- me a diversi gruppi di variabili di controllo (età, genere, status familiare e educazione) per tenere conto degli eventuali effetti di aspetti sociali ed indi- viduali. nello specifico, l’età è considerata linearmente e in forma quadrata; si introduce una dummy per il genere maschile; lo status familiare è conside- rato mediante tre proxy: il numero di figli e due variabili dummy per lo sta- tus di single e di sposato; infine, le differenze legate agli aspetti educativi sono considerate mediante una variabile dummy che assume valore uno se l’intervistato è analfabeta. Questo modello è ripetuto per ciascuno dei Paesi considerati. Formalmente, viene stimata la seguente relazione: (1) Proxy itj = α + β1 . Di,w2 + β2 . Di,w3 + β3 . Di,w4 + γ1 . Ageit + γ2 . Ageit2 + γ3 . Malei + v1 . N Childit + v2 . Singleit + v3 . Marriedit + δ1 . Illiterateit dove l’indice j rappresenta le diverse proxy di cS e di B, l’indice t rappre- senta le diverse waves e l’indice i rappresenta i singoli individui. in ciascuna equazione sono state poi inserite tre variabili dummy per tenere conto di eventuali effetti non osservati legati alle quattro waves. Dove possibile, la prima wave è stata considerata come anno di riferimento. nei casi in cui le informazioni sulla prima wave non sono disponibili, la seconda wave è stata presa come anno di riferimento. Poichè si hanno diversi indicatori di cS e di BS, la metodologia di regres- sione varia a seconda delle specificità di ciascuna variabile dipendente: nel caso della fiducia negli altri e della partecipazione ad organizzazioni di volontariato, che sono espresse nella forma di variabili dummy, si è adottato un modello logit, mentre nel caso della fiducia nelle istituzioni e della feli- cità, che sono definite su una scala che varia da 1 a 4, si è impiegato un modello ordered logit14. 13 Aguiar, M. and E. Hurst (2006), Measuring trends in leisure: the allocation of time over five decades, Federal reserve Bank of Boston, Working Papers n. 2. 14 Le statistiche descrittive sono disponibili su richiesta presso l’autore. Si prega di contattare l’autore.
12 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 nell’utilizzare questi dati occorre fare attenzione perchè, seppure la WVS sia la più completa banca-dati per simili ricerche, essa presenta alcuni pro- blemi. in particolare, occorre tenere presente che le osservazioni sull’italia, l’irlanda, la Danimarca, la Francia, l’olanda e il Belgio non sono state rac- colte nella terza wave; allo stesso modo, i dati sulla Finlandia non sono stati raccolti nella prima wave, mentre la norvegia non è stata osservata nella quarta wave. infine, la terza wave non contiene le informazioni circa la fiducia nel pros- simo per la Gran Bretagna e la fiducia nel sistema educativo in Svezia, norvegia, Finlandia e Germania. nel complesso, il data-set contiene 48340 osservazioni. Risultati Trends del capitale sociale in Europa Sono state eseguite diverse regressioni rispetto all’equazione (1)15. nel presente lavoro, si discutono direttamente i risultati che sono riassunti nei seguenti grafici. Un primo aspetto interessante che emerge dalle regressioni è che i trends del cS in Europa sono generalmente positivi. Di conseguenza, il quadro europeo appare già fondamentalmente diverso da quello americano. c’è un solo Paese europeo che rappresenta una forte eccezione: la Gran Bretagna. in questo caso ogni proxy di cS considerata è diminuita stabilmente fino al 2000 indicando che la Gran Bretagna ha vissuto una sostanziale erosione del cS nel periodo considerato. i grafici dalla Figura 1 alla Figura 7 mostrano chia- ramente questo risultato. Sull’asse delle ascisse è riportato il tempo espresso in anni dal 1980 al 2000. ciascun punto su quest’asse corrisponde ad una wave della WVS. Sull’asse delle ordinate, si riportano invece i coefficienti delle dummy tem- porali ottenuti dalla regressioni. il punto sull’asse delle ascisse corrisponden- te a zero, rappresenta l’anno di riferimento rispetto al quale sono espresse le variazioni relative agli anni seguenti, mentre gli altri punti che compongono i trends corrispondono ai coefficienti delle variabili dummy temporali. infine, ciascun grafico riporta più di una linea. ciascuna linea deriva da regressioni fatte con diversi gruppi di variabili di controllo, coerentemente con il model- lo adottato. confrontando i diversi grafici, si nota chiaramente che la Gran Bretagna sta attraversando un periodo di generale crisi sociale. il cS relazio- nale, rappresentato dalla fiducia negli altri e la partecipazione a gruppi 15 i risultati relative a ciascuna regressione non sono riportati in quest’articolo a causa della gran quantità di spazio che ciò avrebbe richiesto. Tutte le stime sono disponibili su richiesta presso l’autore. Si prega di contattare l’autore.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 13 Putnamiani, si riduce considerevolmente durante tutto il periodo. Allo stesso modo, anche ogni proxy di fiducia nelle istituzioni si è ridotta stabilmente nel corso dei venti anni considerati. L’unica proxy con un trend positivo è la par- tecipazione ad altri gruppi, ma i dati sono insufficienti per tratteggiare un chiaro trend per tutto il periodo. il quadro è completamente diverso invece se si considerano i restanti Paesi europei. in particolare, i trends dei beni relazionali in generale sono positivi. in questa sede si presentano solo i risultati per alcuni dei maggiori Paesi europei. considerando la partecipazione a gruppi Putnamiani, i grafi- ci delle figure da fig. 8(a) a fig. 10(a) indicano che l’italia, l’olanda e la Svezia tra il 1980 e il 2000 hanno sperimentato trends crescenti. Le figure 11 (a) e 12 (a) mostrano che lo stesso trend è positivo anche per la Francia e la Danimarca, anche se in questi due casi, a partire dal 1995, i rispettivi tassi di crescita si riducono. Per quanto riguarda la norvegia, la fig. 13 (a) sembra indicare un trend positivo, ma in questo caso i dati disponibili non consentono di definire un chiaro pattern. Si può solo concludere che in questo caso il trend tra il 1980 e il 1990 è positivo. infine, il grafico relativo alla Germania16 (fig. 14 (a)) mostra che nel com- plesso il trend della partecipazione a gruppi Putnamiani tra il 1980 e il 2000 è positivo, anche se occorre sottolineare che il trend si inverte a partire dal 1990. Prendendo in considerazione l’altra componente dei beni relazionali, vale a dire la fiducia negli altri, il quadro che emerge dalle regressioni è più omo- geneo, in quanto i trends relativi a questa variabile crescono in ciascuno dei Paesi menzionati. occorre solo evidenziare due casi: 1) l’italia, in cui il trend complessivo è positivo sebbene il tasso di crescita tenda a ridursi a partire dal 1990; 2) la Francia, che emerge come l’unico Paese dell’Europa continenta- le con un trend stabilmente decrescente (si considerino i grafici (b) delle figu- re da 8 a 14). Si consideri ora la seconda componente del cS: la fiducia nelle istituzio- ni. in questo caso i trends sono più variegati sia considerando le singole variabili che i Paesi. in ogni caso, alcune tendenze generali emergono in maniera piuttosto chiara ed indicano un trend preoccupante per quanto riguarda la fiducia in alcune istituzioni: in particolare, sembra che durante gli ultimi 20 anni gli Europei abbiano persistentemente perso fiducia nel sistema giudiziario, nelle istituzioni religiose, nelle forze armate e in quelle dell’or- dine. 16 Le osservazioni relative alla Germania prima del 1989 sono riferite alla Germania ovest.
14 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 1 - Trends del capitale sociale relazionale per la Gran Bretagna dal 1980 al 2000: a) fiducia negli altri; b) partecipazione a gruppi Putnamiani.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 15 Fig. 2 - Trends della partecipazione a gruppi Olsoniani (a) e partecipazione ad altri gruppi (b) per la Gran Bretagna dal 1980 al 2000.
16 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 3 - Trends relativi alla fiducia nelle istituzioni in Gran Bretagna dal 1980 al 2000. a) Fiducia nelle istituzioni religiose; b) Fiducia nel sistema giudiziario.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 17 Fig. 4 - Trends relativi alla fiducia nelle istituzioni in Gran Bretagna dal 1980 al 2000. a) Fiducia nel parlamento; b) Fiducia nelle amministrazioni pubbliche.
18 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 5 - Trends relativi alla fiducia nelle istituzioni in Gran Bretagna dal 1980 al 2000. a) Fiducia nella stampa; b) Fiducia nel sistema educativo.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 19 Fig. 6 - Trends relativi alla fiducia nelle istituzioni in Gran Bretagna dal 1980 al 2000. a) Fiducia nelle forze dell’ordine; b) Fiducia nelle forse armate.
20 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 7 - Trends relativi alla fiducia nelle grandi compagnie in Gran Bretagna dal 1980 al 2000. riassumendo, nonostante alcune specificità ed un pattern misto per quan- to riguarda la fiducia nelle istituzioni, i risultati suggeriscono che il cS, ed in particolare i beni relazionali, sono generalmente cresciuti nel periodo consi- derato in tutti i Paesi dell’Europa continentale, mentre la Gran Bretagna emerge come la grande eccezione europea con un pattern molto simile a quello americano. Capitale Sociale e Benessere soggettivo in Europa i risultati finora illustrati suggeriscono un quadro in cui l’Europa appare come sostanzialmente diversa dagli USA. Per la quasi totalità dei Paesi con- siderati, ad eccezione della Gran Bretagna, il cS relazionale è cresciuto tra il 1980 e il 2000. Le regressioni relative al trend del BS negli stessi Paesi con- fermano tale pattern. infatti, il BS cresce in ciascun Paese, mentre la gran Bretagna si conferma ancora una volta come l’unica eccezione con un deci- so trend negativo tra il 1980 e il 1995. Sfortunatamente, i dati relativi alla quarta wave non sono disponibili in questo caso (si considerino i grafici delle figure da 15 a 19). i grafici riguardanti gli altri Paesi europei mostrano un trend complessivamente positivo, anche se in alcuni casi emergono partico- lari specificità. Per esempio, la Francia, la norvegia, la Danimarca e l’olanda mostrano un trend stabilmente positivo (si vedano le fig. 17(b), fig. 18(a) e (b), e fig. 16(b)); i trends relativi alla Germania ed all’italia sono anch’essi positivi, ma il tasso di crescita si riduce significativamente tra il 1990 e il 2000 (fig. 16(a) e fig. 19); infine, il trend relativo alla Svezia ha una forma ad U rovesciata (see fig. 17 (a)), anche se il risultato netto è positivo.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 21 Fig. 8 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in italia tra il 1980 e il 2000.
22 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 9 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in olanda tra il 1980 e il 2000.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 23 Fig. 10 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in Svezia tra il 1980 e il 2000.
24 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 11 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in Francia tra il 1980 e il 2000.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 25 Fig. 12 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in Danimarca tra il 1980 e il 2000.
26 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 13 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in norvegia tra il 1980 e il 2000. Conclusioni Lo scopo di questo studio è quello di definire i trends del cS in Europa e trovare evidenza in favore dell’ipotesi che i trends del cS possono aiutare a spiegare i trends del BS. in questo modo il cS si arricchisce di una nuova dimensione: può contribuire ad ampliare e definire meglio il termine, ampia- mente utilizzato, ma poco esplorato (almeno in economia), di benessere. Qualora l’ipotesi in discussione fosse corroborata da ulteriori ricerche, il cS potrebbe acquisire un ruolo centrale nella definizione delle agende politiche.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 27 Fig. 14 - Trends relativi alla partecipazione a gruppi Putnamiani (a) e fiducia negli altri (b) in Germania tra il 1980 e il 2000. Per esempio, le future politiche economiche potrebbero non doversi basare esclusivamente su come promuovere la crescita economica, ma fare atten- zione anche ai rispettivi effetti sul cS. Grazie a diverse tecniche di regressione, a seconda della diversa natura delle variabili dipendenti, si è provato a definire i trends di tre proxy di cS per ciascun Paese nel periodo compreso tra il 1980 e il 2000. Seguendo un approccio ampiamente utilizzato in letteratura, si sono considerate le seguen- ti variabili: fiducia negli altri, partecipazione a 18 diverse organizzazioni di volontariato e fiducia in 10 istituzioni. i risultati sono piuttosto innovativi per almeno due ragioni: 1) la letteratura contemporanea si è largamente concen-
28 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 15 - Trend del benessere soggettivo per la Gran Bretagna tra il 1980 e il 2000. trata sui trends in USA piuttosto che in Europa. ciò è dovuto per lo più al fatto che gli USA hanno ampi data-bases che consentono di effettuare simili studi per periodi di tempo ben più lunghi (es. la General Social Survey); 2) per quanto riguarda il dibattito sul paradosso di Easterlin, questi risultati sug- geriscono che non si può scartare l’ipotesi che il trend del cS sia importante per il trend del BS. Da questo punto di vista è importante sottolineare che in questa sede non si è effettuata un’analisi causale, ma si sono solo rilevati i trends del cS e del BS notando che in 10 Paesi su 11 i segni dei trends del cS sono concordi con i segni dei trends del BS. Qualora questa evidenza fosse sostanziata da ulteriori ricerche, si potrebbe affermare che gli USA non rappresentano un “enigmatico outlier” in quanto “la crescita economica è desiderabile fin tanto che è associata con un deterioramento del cS.”18 ciò non di meno, la questione rimane ancora aperta e richiede ulteriori e più approfondite ricerche. riassumendo, i principali risultati di questa ricerca sono i seguenti: - i trends del cS in Europa sono principalmente positivi (in particolare per i beni relazionali); - La Gran Bretagna appare come l’unica eccezione con trends declinanti per ogni proxy di cS; - L’Europa sembra affetta da una generale crisi di alcune particolari istituzio- ni; - Data la concordanza dei segni dei trends del cS e del BS in 10 casi su 11, non si può rigettare l’ipotesi che il cS possa aiutare a spiegare il BS. in conclusione, questa ricerca consente di sottolineare due aspetti: il primo è che l’Europa e gli Stati Uniti non stanno seguendo esattamente lo stesso pattern. Sebbene entrambe le aree abbiano vissuto una generale crisi
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 29 Fig. 16 - Trend del benessere soggettivo per l’italia (a) e l’olanda (b) tra il 1980 e il 2000. istituzionale nel periodo preso in esame, il cS relazionale in Europa è cre- sciuto. L’unico Paese europeo con trends negativi è la Gran Bretagna. in ogni caso è bene ricordare che questi dati necessitano di ulteriore veri- fica empirica per estendere sia il numero dei Paesi interessati che il periodo di tempo considerato. Per il momento, questi risultati, nel suggerire un diver- so pattern tra USA ed Europa, spingono la ricerca futura in due principali direzioni: 1) ampliare l’attuale ricerca per definire gli stessi trends per un numero maggiore di Paesi; 2) scoprire perchè Stati Uniti ed Europa hanno performance diverse. Quali forze hanno spinto verso una maggiore erosione del capitale sociale in USA? il capitale sociale europeo è soggetto alle stes- se forze erosive? 3) i trends del capitale sociale spiegano i trends del benes- sere soggettivo in Europa?
30 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 17 - Trend del benessere soggettivo per la Svezia (a) e la Francia (b) tra il 1980 e il 2000.
F. Sarracino - Trends del capitale sociale e del benessere soggettivo in 11 Paesi europei 31 Fig. 18 - Trend del benessere soggettivo per la Danimarca (a) e la norvegia (b) tra il 1980 e il 2000.
32 Studi e Note di Economia, Anno XVI, n. 1-2011 Fig. 19 - Trend del benessere soggettivo per la Germania tra il 1980 e il 2000.
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