BREVE DESCRIZIONE DEL SISTEMA FORESTA - LEGNO - MOBILE - a cura di: Gianni Consolini - LEGNO ...

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BREVE DESCRIZIONE DEL SISTEMA
   FORESTA - LEGNO - MOBILE
             a cura di:
          Gianni Consolini
Oggetto della presentazione:
  Illustrare le varie fasi della filiera e i principali
  impieghi del materiale legnoso,
  evidenziandone:
1. La struttura
2. Componenti della filiera
3. Principali mercati finali di sbocco
4. Tendenze evolutive
Obiettivi della presentazione
Fornire un quadro generale della filiera e dare
le basi per comprendere al meglio le fasi, i
passaggi e i principali impieghi del legno
1.LA STRUTTURA
1.1 Le superfici forestali.

1.2 Utilizzazioni delle produzioni forestali.

1.3 La bilancia commerciale dei prodotti
 legnosi.

1.4 La struttura produttiva.
1.LA STRUTTURA
1.1 Le superfici forestali
  Secondo l’inventario Forestale Nazionale Italiano (MAF/ISAFA, 1988),
  nel 1985 la superficie forestale italiana ammontava a 86.751 km2
  (corrispondenti al 29% della superficie nazionale), comprendendo però
  21.609 km2 di formazioni arbustive e riparie.

  La superficie forestale italiana è in graduale espansione (+ 7% circa in
  venti anni) dovuto all’abbandono dell’agricoltura e la conversione
  naturale di pascoli e coltivi a foresta.

  I boschi italiani sono per il 60% di proprietà privata.
  L’aumento della superficie forestale totale è accompagnato da una
  riduzione di quella attivamente gestita, come emerge dal confronto tra i
  diversi Censimenti Generali dell’Agricoltura (1982, 1990 e 2000)
1.LA STRUTTURA
1.1 Le superfici forestali
    ANNO       Sup. Forestale (ha)

    1980             6.362.970                     Variazione % 1980-2000
    1985             6.727.075                           + 7,2%
    1990             6.750.094

    2000             6.853.796

            Fonte: ISTAT, Annuario Statistico Italiano
1.LA STRUTTURA
1.2 Utilizzazioni delle produzioni forestali
  Le utilizzazioni legnose nell’ultimo trentennio sono state caratterizzate
  da un andamento ciclico che ha avuto due massimi nel 1961 e nel 1995
  (più di 9 milioni di m3) ed un minimo nel 1976 (5,4 milioni di m3).
  (Marinelli, et al. 1998).

  Nel 2000 (ISTAT, 2002) sono stati prelevati in tutto 9.242.130 m3 di
  legname, di cui il 59% destinato ad usi energetici ed il 41% come
  legname da lavoro. Quest’ultimo è costituito per il 70% da latifoglie, in
  particolare pioppi (45%).

  Il legname da lavoro è destinato per il 53% al tondame da sega, per il
  20% alla produzione di pasta o pannelli, per il 13% alla paleria e per il
  restante 14% ad altri assortimenti.
1.LA STRUTTURA
1.3 La bilancia commerciale dei prodotti
 legnosi

 Il fabbisogno di legno grezzo su cui si basa la struttura della filiera
 legno-mobile nel 1995 è risultato pari a 14.583.000 m3, di cui soltanto
 il 58% di produzione interna.

 Le importazioni di legname grezzo o semilavorato, nel 1996 hanno
 superato i 10 milioni di tonnellate (Federlegno Arredo, 1998).

 Le esportazioni di materiale legnoso è rappresentato in gran parte da
 prodotti finiti o semifiniti, e nel 1996 ha raggiunto i 2,4 milioni di
 tonnellate circa (Federlegno Arredo, 1998).
1.LA STRUTTURA
1.4 La struttura produttiva

 L’industria nazionale del legno nel 1996 (ISTAT, 1996) occupava circa
 387.000 addetti ed interessava quasi un totale di 88.000 imprese.
 Di questi il settore del legno per l’edilizia, nel 1996, contava 110.000 addetti,
 43.000 unità locali e 5.225 miliardi di fatturato (Federico Della Pupa, inserto
 In Costruzione, 1994).

 La struttura del settore evidenzia una notevole frammentazione sia
 produttiva che geografica, anche se con alcune zone di maggiore
 concentrazione e specializzazione. Infatti il 90% delle imprese hanno meno di
 10 addetti e l’80% delle imprese sono a carattere famigliare (Federico Della
 Pupa, inserto In Costruzione, 1994).
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.1 Imprese di utilizzazione boschiva

2.2 Imprese di prima lavorazione
     2.2.1 Imprese di segagione
     2.2.2 Imprese di semifiniti in legno:
           compensati, tranciati, pannelli e pasta da carta

2.3 Imprese di seconda lavorazione
     2.3.1 mobilifici
     2.3.2 imprese di imballaggi in legno
     2.3.3 falegnamerie industriali
     2.3.4 industrie della carto-tecnica e dell’editoria
2.1 Imprese di utilizzazione boschiva
Secondo il 7° Censimento Generale dell’Industria
(ISTAT, 1995) il comparto delle utilizzazioni boschive in
Italia contava nel 1990, 3.365 imprese e 9.998
addetti. Si tratta di imprese di piccole dimensioni (3-4
addetti), prevalentemente a conduzione familiare e
scarsamente dotate di macchinari.
La capacità lavorativa media è 30/40.000 Q di
legname all’anno, con una produttività media di circa
3 m3/giorno/addetto. L’attività è stagionale con circa
150 giorni lavorativi/anno/squadra.
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.2 Imprese di prima lavorazione
     2.2.1 Imprese di segagione

 Il comparto delle segherie contava nel 1996 (ISTAT, 1996) quasi 4.000
 imprese e circa 18.000 addetti. Anche in questo comparto è diffusa la
 piccola dimensione aziendale. Infatti tra le imprese di segagione quelle
 classificate come artigiane costituiscono circa il 75% del totale.

 Le produzioni italiane sono da sempre insufficienti a colmare il fabbisogno
 interno di segati, quindi è necessario importare buona parte del materiale.
 Mediamente il tondame da sega rappresenta il 60-65% delle quantità di
 legname da lavoro importato annualmente. Il 65% delle importazioni di
 tondame da sega è costituito da latifoglie.
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.2 Imprese di prima lavorazione
     2.2.2 Imprese di semifiniti in legno:
           compensati, tranciati, pannelli e pasta da carta

Il comparto della produzione di semifiniti in legno conta a livello nazionale
(ISTAT, 1996) circa 430 imprese e quasi 12.000 addetti. Le imprese hanno
dimensioni superiori rispetto agli altri settori produttivi (27 addetti in media),
e per la maggior parte non sono di tipo artigiano.

Per quanto riguarda il legname da trancia, il materiale è importato per il 60%,
e proviene in prevalenza da Paesi extracomunitari.

Il fabbisogno interno di legname da triturazione è soddisfatto quasi interamente
da materiale importato, proveniente per più dell’80% da Paesi extracomunitari.
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.3 Imprese di seconda lavorazione
    2.3.1 mobilifici

Il comparto dei mobilifici è senza dubbio quello che riveste maggiore
importanza nel sistema legno. Con circa 217.000 addetti e 39.000 imprese
rappresenta il 56% ed il 44% degli addetti e delle imprese delle industrie del
legno (ISTAT, 1996). I mobilifici presentano in media sei addetti per impresa,
Ma in questo settore si possono distinguere tre tipologie industriali:
- Imprese di piccole dimensioni
- Grandi imprese
- Contoterzisti
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.3 Imprese di seconda lavorazione
    2.3.1 mobilifici

Il settore del mobile si avvale dell’apporto di numerosi comparti della filiera:
il materiale lavorato è costituito per circa il 45% da segati, per il 39% da
pannelli, per il 10% da compensati e per il 5% da tranciati.

Il settore del mobile resta per l’Italia di fondamentale importanza soprattutto
per l’elevata qualità del suo design, tanto da farne uno dei settori di punta delle
esportazioni verso i mercati esteri.
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.3 Imprese di seconda lavorazione
    2.3.2 imprese di imballaggi in legno

Il comparto degli imballaggi conta circa 1.800 imprese e 13.000 addetti, in
media sette addetti per impresa (ISTAT, 1996).

Le imprese di imballaggi utilizzano legname di latifoglie e di conifere in
parti uguali, con prevalenza di pioppo (26%) e abete (24%).
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.3 Imprese di seconda lavorazione
    2.3.3 falegnamerie industriali

Le imprese classificate dall’ISTAT nel gruppo “Fabbricazione di elementi di
carpenteria in legno e falegnameria per l’edilizia” sono più di 32.000 e occupano
quasi 91.000 persone (ISTAT, 1996).

Produzioni tipiche delle falegnamerie industriali sono gli infissi, i parquet e le
scale in legno. Queste imprese acquistano segati, tranciati e pannelli; i prodotti
finiti presentano un valore aggiunto anche del 40%.

Le specie maggiormente utilizzate sono il castagno, la rovere, la farnia, il noce,
il ciliegio, l’abete e i pini.
2. COMPONENTI DELLA FILIERA
2.3 Imprese di seconda lavorazione
    2.3.4 industrie della carto-tecnica e dell’editoria

In Italia nel 1996 erano presenti 270 imprese che fabbricavano carta e
cartone. Tale materiale alimenta l’industria degli articoli in carta e cartone
(4.462 imprese) e poi quella, di dimensioni ancora maggiori, dell’editoria e della
stampa (più di 25.000 imprese). Il settore della carta occupa in tutto quasi
260.000 addetti (ISTAT, 1996). Circa 60 addetti/impresa.
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI DI SBOCCO

          Si riconoscono due grandi settori di sbocco:

3.1 Il settore del legno per l’edilizia
 L’industria del legno per l’edilizia può essere divisa in:
 - Materiali per il cantiere (tavolame per impalcature e casseformi)
 - Travame strutturale (lamellare, travi massello, ecc …)
 - Elementi prefabbricati (case, chioschi, garage, ecc …)
 - Prodotti per l’edificio (porte, finestre, pavimenti, rivestimenti)

                  Fonte: Federico Della Pupa, inserto In Costruzione, 1994
3.1 Il settore del legno per l’edilizia (segue)

 L’industria delle costruzioni e dei materiali per l’edilizia a livello europeo
 rappresenta il principale consumatore di prodotti legnosi derivanti dai processi
 di trasformazione meccanica della materia prima. Più del 50% dei segati di
 conifere, di compensati e di pannelli di particelle è infatti assorbito dall’edilizia,
 mentre per quanto riguarda i pannelli di fibra e i segati di latifoglie il
 consumo è quantificabile in un terzo della produzione.

 In Italia l’industria edilizia assorbe principalmente segati di conifere,
 compensati e pannelli di fibre.

                   Fonte: Federico Della Pupa, inserto In Costruzione, 1994
3.1 Il settore del legno per l’edilizia (segue)

 Sui consumi dei prodotto in legno per l’edilizia in ogni caso ha pesato, e
 pesa tutt’ora, l’andamento della domanda, che negli anni è sostanzialmente
 cambiata. Fino ai primi anni ’70 gli investimenti nel settore delle costruzioni
 ha subito una forte domanda a carattere residenziale, per lo più rivolta a
 prime case. In seguito, fino all’inizio degli anni ’80, la domanda si è spostata
 anche verso le seconde case. Dall’inizio degli anni ’80 si registra invece un
 rallentamento delle costruzioni ed un aumento di ristrutturazioni e
 manutenzione.

 Il settore del legname per carpenteria ed edilizia evidenzia una crescita
 soprattutto negli anni che vanno dal 1987 ad oggi, con alcune battute di
 arresto. Nel 1986 l’indice produttivo era infatti sceso del 30% rispetto
 al 1981. Dal 1981 al 1992, questo indice, è quasi triplicato. Dal 1986 al 1993
 il fatturato è aumentato del 70% circa.

                  Fonte: Federico Della Pupa, inserto In Costruzione, 1994
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI DI
         SBOCCO (segue)

3.2 Il settore del legno per l’arredamento
 Il settore del legno per l’arredamento ha conosciuto a partire dai primi anni
 Cinquanta del Novecento uno sviluppo considerevole, che ha coinciso con
 cambiamenti importanti della sua articolazione interna sia sul piano settoriale
 che su quello territoriale. Una prima immagine di questo processo è fornita
 dalla Fig.1, nella quale vengono riportati per i due macrosettori del legno e
 dell’arredamento e per l’intera filiera, i livelli assoluti e relativi dell’occupazione
 alle tre date dei censimenti 1951, 1971 e 1996.

                   Fonte: Elaborazioni su Censimenti industriali
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI
         DI SBOCCO
3.2 Il settore del legno per l’arredamento
       Fig.1 Peso % degli addetti alle industrie del legno e del mobile

 100         1951        1971          1996

 50

  0
             Legno                      Mobile                   Totale

                 Fonte: Elaborazioni su Censimenti industriali
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI
         DI SBOCCO
3.2 Il settore del legno per l’arredamento
 Gli anni ’50 e ’60 vedono una forte espansione dell’occupazione sia nell’attività
 di falegnameria, sia soprattutto , nella produzione di tranciati, compensati e
 pannelli. Per quanto riguarda il secondo comparto l’espansione riflette in via
 principale la nascita di un’attività che prima non esisteva, e che consiste nella
 produzione di pannelli truciolati.

 I pannelli truciolati consentono di sostituire rapidamente la domanda di
 pannelli massello riducendo fortemente la dipendenza da importazione, visto
 che l’Italia è un paese “privo” di materia prima.

                  Fonte: Elaborazioni su Censimenti industriali
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI
         DI SBOCCO
3.2 Il settore del legno per l’arredamento
 Sul piano strutturale le trasformazioni si accompagnano ad un aumento
 piuttosto rilevante della dimensione media delle imprese Fig.2.
 L’aumento è notevole soprattutto nell’industria del mobile la cui dimensione
 in termini di addetti quasi raddoppia nel primo ventennio di osservazione.

                 Fonte: Elaborazioni su Censimenti industriali
3. PRINCIPALI MERCATI FINALI
         DI SBOCCO
3.2 Il settore del legno per l’arredamento
     Fig.2 Dimensione media delle imprese per settore

 6         1951       1971          1996

 3

 0
           Legno                     Mobile                   Totale

              Fonte: Elaborazioni su Censimenti industriali
4. TENDENZE EVOLUTIVE E
   CONSIDERAZIONI FINALI

L’analisi effettuata mette in luce che nel complesso la filiera
foresta- legno-mobile risente di alcuni fattori negativi, nella prima parte
della filiera importanti sono:
- Localizzazione dei boschi, 59% montagna 36% collina.
- Inefficienza delle imprese di utilizzazioni forestali
- Insufficiente diffusione dei piani di assestamento (60% boschi privati e
  grande frammentazione a livello di proprietà)
- Assenza di una politica forestale di lungo periodo

Viene quindi a crearsi una sorta di “scollamento” tra il settore produttivo e
quello dell’industria.

               Fonte: Breve descrizione del sistema foresta-legno in Italia
4. TENDENZE EVOLUTIVE E
            CONSIDERAZIONI FINALI

L’associazionismo e opportune strategie di qualificazione delle produzioni
possono creare le condizioni per realizzare le economie di scala necessarie
per rendere remunerativa la vendita dei prodotti forestali, riducendo i costi
e soprattutto aumentando la competitività del legname italiano sul mercato,
grazie alla costanza dell’offerta e al miglioramento della qualità.

La fase finale della filiera, mostra che sul piano strutturale esistono
disomogeneità marcate tra l’Italia e le altre principali economie industrializzate.
Le disomogeneità riguardano da un lato la scala delle unità produttive
(l’Italia si caratterizza per un peso notevolmente più elevato delle imprese di
piccola dimensione), e dall’altro lo stesso peso economico della filiera rispetto
al totale delle attività di trasformazione, che risulta molto più elevato che nelle
altre economie di riferimento (in particolare per il settore del mobile).

               Fonte: Breve descrizione del sistema foresta-legno in Italia
4. TENDENZE EVOLUTIVE E
            CONSIDERAZIONI FINALI

La filiera è però anche stata interessata, nell’arco degli anni che vanno
dall’ultimo dopoguerra ad oggi, da rilevanti cambiamenti nella sua
articolazione interna, che ne hanno ridisegnato apprezzabilmente la stessa
fisionomia.

Queste trasformazioni si sono accompagnate a loro volta a
mutamenti nella distribuzione delle imprese per dimensione: in una prima
fase (anni Cinquanta e Sessanta) in direzione di un aumento delle
dimensioni medie, specie nel caso della produzione di mobili;
successivamente in una loro stabilizzazione. Lo sviluppo della filiera lungo
l’arco del cinquantennio qui considerato presenta però implicazioni molto
rilevanti in particolare a livello territoriale.

               Fonte: Tendenze di lungo periodo della filiera legno-arredamento
4. TENDENZE EVOLUTIVE E
            CONSIDERAZIONI FINALI

A questo riguardo la discontinuità più notevole è rappresentata dalla
rapida emersione delle regioni nord-orientali e dell’area marchigiana,
che rappresentano attualmente il nucleo in cui risulta ormai concentrato
il maggior numero di addetti dell’intera filiera.

L’arco del periodo qui preso in considerazione – dall’inizio degli anni
Cinquanta a oggi – è adeguatamente lungo per comprendere sia la fase di
decollo produttivo della filiera che quelle successive del suo sviluppo e della
sua maturità; il passaggio attraverso ciascuna di queste fasi è sintetizzato
da un andamento dei tassi di crescita dapprima crescente e poi declinante.

               Fonte: Tendenze di lungo periodo della filiera legno-arredamento
Bibliografia
- Breve descrizione del sistema foresta-legno in Italia, Aprile 2003,
  a cura di Filippo Brun e Cristina Megnani.

- Tendenze di lungo periodo della filiera legno-arredamanto, 2000,
  Fabrizio Traù, Centro studi Confindustria.

- Il settore del legno per l’edilizia, 1994, Federico Della Pupa,
  Casabella, inserto In Costruzione.

- Federlegno Arredo, 1998, “Industria legno-arredo italiana”.

- MAF/ISAFA, 1998, “Inventario Forestale Nazionale”.

- Marinelli et. al., 1998, “Il sistema foresta-legno italiano”.

- ISTAT, 1982, “3° Censimento dell’Agricoltura” Roma.
Bibliografia
- ISTAT, 1990, “4° Censimento dell’Agricoltura” Roma.

- ISTAT, 2000, “5° Censimento dell’Agricoltura” Roma.

- ISTAT, 1995, “7° Censimento Generale dell’industria”, Roma.

- ISTAT, 1996, “Censimento intermedio dell’industria”

- ISTAT, “Annuario Statistico Italiano”, anni 1980, 1985, 1990, 2000.
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