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Barilla Center - 3rd International Forum on Food and Nutrition

   BCFN INDEX: VERSO UN “BENESSERE SOSTENIBILE”

Intervento del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Economia e
                           del Lavoro

                   On. Prof. Antonio Marzano

                       Università Bocconi

                   Milano, 1° dicembre 2011
Il Rapporto Barilla Center sugli indicatori di benessere ed il contesto

Le crisi economica e quella finanziaria globale, esplose nel 2008, hanno determinato
una profonda insicurezza dei destini dei singoli, alle prese con la congiuntura più
pesante dalla seconda guerra mondiale. Questa incertezza ha spinto gli studiosi ad
approfondire la percezione che i cittadini hanno del benessere, e hanno alimentato un
dibattito circa gli indicatori di benessere maggiormente rappresentatrici delle
condizioni complessive della società. In questa fase, ci si chiede se il PIL rappresenti
il benessere. Il PIL è fondamentale, ma non è totalizzante.

Come ricorda il rapporto del Barilla Center for Food & Nutrition è più forte oggi la
domanda che anche gli strumenti statistici disponibili siano rivisitati per favorire
analisi più complete. Il confronto è su come si misura il benessere, ma implicitamente
l’oggetto è il modo con cui la politica definisce i suoi obiettivi e misura i risultati
della sua azione. Appare, infatti, un legame indissolubile tra compiutezza ed idoneità
degli indicatori di riferimento delle politiche ed efficacia ed adeguatezza delle
politiche stesse; la criticità delle compatibilità sociali ed ambientali spinge per
un’attenzione più ampia e non traguardata al breve periodo. Gli obiettivi sono un
progresso ed un benessere più condivisi e sostenibili.

In questo dibattito si inserisce il Secondo Rapporto del Barilla Center su la
misurazione del Benessere e della sua sostenibilità. Un contributo molto significativo
per la qualità dei curatori, lo Studio Ambrosetti, e per la collaborazione di Jean Paul
Fitoussi, che tanto merito ha avuto nella elaborazione e diffusione del lavoro della
Commissione, voluta dal Presidente della Repubblica Francese.

Un contributo importante anche per le soluzioni metodologiche proposte in questo
Secondo rapporto, certamente da meditare; ci si riferisce in particolare
all’identificazione dell’indice di sostenibilità, con l’integrazione della prima

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“misurazione” del benessere, una sorta di fotografia del benessere attuale, con una
valutazione della sua sostenibilità futura. La scelta che il rapporto del Barilla Center
fa è quella di andare a identificare le dinamiche/tendenze future del livello di
benessere attuale.

Ma il Rapporto del Barilla Center è importante anche per i presupposti da cui è
mosso. Siamo nel campo di congiunzione tra la sfera economica e la sfera valoriale,
che coglie lo spirito del tempo; in un campo che oggi appare più che mai importante
sia per la possibilità di governare il sistema, sia perché probabilmente più promettente
dal punto di vista delle stesse prospettive economiche. Il cittadino, che è anche il
consumatore, ha imparato a diffidare e anche rifiutare l’irresponsabilità cinica del
soggetto economico “anonimo”. Chiede più rassicurazione, più coesione; apprezza
quelle imprese e quei soggetti che operano per ridurre le asimmetrie informative, che
gli consentono un consumo più consapevole, qualitativamente migliore anche per le
relazioni che si instaurano tra chi compra e chi vende. Siamo nel campo della
Responsabilità sociale d’Impresa, tema su cui il Cnel ha lavorato intensamente.

E più che mai importante che questo venga colto da una grande impresa
multinazionale italiana. La qualità della nostra produzione, del nostro Made in Italy,
poggia sì su capacità manageriali, disponibilità di capitali, competenze all’altezza, ma
ha fondamento soprattutto su profondi valori culturali e relazionali che stanno alla
base della nostra identità come paese. E la competitività italiana verrà anche dalla
capacità di affermare valori profondi tipici della nostra cultura. Da qui la scelta nella
costruzione della metodologia multidimensionale per la valutazione del benessere
degli individui, e dell’inserimento con il supporto della letteratura scientifica di
elementi relativi agli stili di vita e, quindi, anche all’alimentazione ed alla nutrizione.

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Ma i temi trattai in questo Forum sono tra i più ampi, e così si integrano ancor meglio
con l’iniziativa del CNEL e dell’ISTAT. Noi abbiamo individuato 12 dimensioni
principali del benessere, in molte delle quali si sofferma il vostro FORUM.
La sostenibilità ambientale, sociale e sanitaria – con il connesso tema della
sostenibilità della fiera agroalimentare – il problema della salute, della longevità e
quello di nuovo connesso all’alimentazione (in eccesso o in difetto) dell’infanzia, i
sistemi e gli stili di vita che compongono la cultura mediterranea, sono aspetti o parti
centrali di quattro delle nostre dimensioni, e della ricerca dei corrispondenti
indicatori: l’ambiente, la salute, il patrimonio culturale, e della stessa qualità delle
relazioni sociali.

La coesione sociale è ai miei occhi fondamentale anche per accrescere la capacità del
“sistema” di produrre reddito. Nei tempi migliori della crescita – la Storia ci insegna
– il Paese appariva più coeso. Si noti però che la relazione va dalla coesione allo
sviluppo, ma anche dallo sviluppo alla coesione. Quando il PIL è fermo, i
miglioramenti di ciascuna singola componente della società possono essere ottenuti
solo a scapito di qualcun’altra.
Se il PIL cresce, sono possibili miglioramenti per tutti. Il PIL, dunque, conta anche
dal punto di vista della qualità delle relazioni sociali.

Le premesse dell’iniziativa Cnel – Istat

Il CNEL e l’ISTAT si sono mossi su vari presupposti. L’idea è quella che la nostra
società andrà incontro nei prossimi anni a sfide molto impegnative. Il cammino del
sistema economico sarà infatti accidentato tra i condizionamenti della stabilità
finanziaria e quella ambientale, tra un mercato che è già globale e la necessità di non
erodere standard di vita; in questo contesto mantenere un tasso di sviluppo
accettabile, assicurando condizioni di equità e standard ambientali elevati, non sarà
un risultato scontato. Molti oggi si pongono la domanda “Dove stiamo andando?” Ed

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alle spalle di questa c’è un’incertezza, che è essa stessa parte del problema.
Inevitabilmente, infatti, il timore del domani comprime l’iniziativa dei singoli e degli
stessi soggetti collettivi.

L’idea è che occorre ricostruire una bussola per aiutarci a capire dove vogliamo
andare. Anzi come diciamo al Cnel aspiriamo ad una sorta di “Costituzione
statistica”. La riflessione è su come si misura il benessere, su quali ne sono le
dimensioni, ma implicitamente l’oggetto è il modo con cui la politica definisce i
suoi obiettivi e misura i risultati della sua azione.

Nella riflessione del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, così come
viene ricordato nel Rapporto Barilla, gli indicatori statistici sono particolarmente
importanti per definire le politiche e per valutarne gli effetti sul benessere ed il
progresso della società.

Stiamo parlando del concetto stesso di progresso. La scelta di questi indicatori è un
passo cruciale in quanto il “cosa si misura” influenza il “cosa si fa”. E d’altra parte si
tratta di una decisione non meramente tecnica, ma che ha a che fare con gli obiettivi
di fondo di un paese. Infatti definire cosa fa il benessere ed il progresso è di fatto
scegliere anche gli obiettivi della stessa società. Se gli strumenti utilizzati non sono
corretti, possono indurre a prendere decisioni errate. D’altra parte indicatori miopi,
troppo traguardati all’oggi, potrebbero magari avere un beneficio a breve su questo o
quell’aspetto, ma rischierebbero di intaccare la sostenibilità, magari su più
dimensioni.

Che cosa abbiamo fatto e cosa dobbiamo fare

E’ per tutte queste ragioni che negli ultimi mesi il Cnel è stato impegnato con l’Istat a
costruire una misura del benessere nazionale che serva a indirizzare le politiche

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economiche, sociali e ambientali. Lo abbiamo fatto riunendo, in una sede
istituzionale come il Cnel, dotata di specifiche qualità di rappresentanza di interessi,
membri del Consiglio stesso con i rappresentanti designati da alcune significative
organizzazioni della società civile.

Il problema si pone forse in modi diversi a seconda delle città, better cities better
lifes, ed un problema non dissimile si pone a livello europeo, e cioè di quel composto
eterogeneo di Paesi, o se preferite di asimmetrie geopolitiche. Ma ovunque sembra
porsi un’esigenza che è forse doverosa verso le future generazioni. Cioè, bisogna a
tutti i livelli – città, regioni, Stati, e Unione Europea – assumere un orizzonte
temporale lungo. Il lungo periodo è troppo assente nell’azione della classe politica, e
anche negli indirizzi europei, dove i ruoli dei governi nazionali – quali più, quali
meno – sono pur sempre rivolti all’esito delle prossime competizioni elettorali.

Occorrono organismi di analisi, e di misurazione che operino in modo indipendente
rispetto alla massimizzazione del consenso elettorale immediato.

Forse, serve anche una Costituzione statistica a livello europeo.

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