BARBARA MINGHETTI INTERVISTA ESCLUSIVA A - OperaLife
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2 7 ° M AG A Z I N E 0 4 |2 1 IN QUESTO NUMERO INTERVISTA ESCLUSIVA A DANIELA BARCELLONA ROSA FEOLA INTERVISTA ESCLUSIVA A MARIANGELA SICILIA BARBARA Intervista esclusiva MINGHETTI alla prima ballerina del Teatro alla Scala Ph. Fabio Parenzan Commissione Artistica del Teatro Sociale di Como VIRNA TOPPI
Lettera dai collaboratori: Miriam Bissanti Cosa dire? Mi sento una persona normalissima, che ama profondamente l’Arte, a tal punto da averla resa unico scopo della propria Vita. Da quando ne ho memoria, sono sempre stata circondata da due cose apparentemente distanti ma che, in realtà, non lo sono affatto: Musica (per essere più precisi, tutta l’Arte in genere) e Scienza. Nella mia memoria infantile risuonano chiare le note del Barbiere di Siviglia, dove troviamo Maria Callas nei panni di Rosina, opera ed edizione preferita da mia madre, le note struggenti de La Traviata, della Tosca; ma, da un’altra parte, risuonano tanto le grandi Sinfonie di Beethoven quanto la poesia di De André o le sonorità, ai tempi così moderne, di band storiche come Genesis, Deep Purple e Pink Floyd. Insomma, non si potrebbe di certo dire che i miei genitori (e mio fratello) non abbiano contribuito enormemente alla mia cultura musicale e ai miei variopinti interessi e gusti in quest’ambito (e non solo). La mia passione per la musica nasce come un istinto naturale: già a 6 anni sentii l’esigenza, il bisogno, di muovere le mie piccole dita su dei tasti di un pianoforte, affascinata com’ero da quello strumento e da quel mondo. Ricordo ancora la mia volontà ferrea nonostante la titubanza iniziale da parte della mia famiglia sulla mia predisposizione in ambito musicale (in realtà il musicista di famiglia, da sempre, è stato palesemente mio fratello). Nonostante i tanti ostacoli e le vicissitudini personali, l’Arte ha comunque sempre fatto parte della mia vita in qualunque forma, per poi aver preso un posto fondamentale e primario nella mia esistenza, portandomi a decidere di intraprendere lo studio del Canto Lirico e, recentemente, di Musicoterapia. Sono sempre stata, al tempo stesso, un’accanita lettrice ed una grande curiosa, cosa che mi ha portato, in un primo tempo, a fare molte ricerche e a scrivere dei piccoli articoli per un blog personale e delle piccole collaborazioni con delle webzine, finché, come i nostri lettori potranno immaginare, non sono arrivata a conoscere questa realtà così bella che è OperaLife, come lettrice, per poi ritrovarmi ad avere l’opportunità di far parte attivamente di questa grande famiglia. Sono doppia per via del mio segno, e doppia è la mia vita, divisa tra l’amore per un mondo classico, da conservare, da ricordare ed onorare; ed un mondo moderno, innovativo, su cui sperimentare e creare, per lasciare un nuovo messaggio. Nella vita di tutti i giorni sono un Soprano, insegnante per i più piccoli e futura musicoterapeuta a tempo pieno (ma giuro: riesco ad avere anche una vita sociale e sentimentale stabile, nonostante la pandemia). Amo l’odore della carta stampata. Mi affascinano le storie di un tempo, tutto ciò che ha un significato nascosto, una chiave di lettura quasi criptata. Amo la fotografia, catturare quegli attimi di vita apparentemente così banali, ma che restano eterni nella nostra memoria, riguardando i nostri volti stampati. Direi che non c’è molto da aggiungere: vi aspetto ogni mese con la rubrica “L’Opera per tutti - Consigli”. Miriam Bissanti OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 3
IN QUESTO NUMERO SPECIALE TEATRI PG 12 Intervista a Barbara Minghetti, Commissione Artistica Teatro Sociale di Como MUSICA E TEATRO PG 18 “Don Giovanni”: un’opera culinaria PG 22 Amicizie spettacolari PG 56 Le stagioni secondo Vivaldi 4 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
CURIOSITÀ PG 21 Piccola Bio: Maria Cristina Bellantuono PG 37 Piccola Bio: Patricia Fodor PARTNER PG 38 Opera fanpage: Perché amiamo l’opera? PG 42 Intervista ai Piccoli Pomeriggi Musicali STORIA PG 46 Suore, rivoluzione e Opera PG 48 I miti del passato CULTURA PG 24 Lucia, amore e follia nella musica di Donizetti. PG 58 Giugno. La felicità, tra il mare e il sole. PG 60 Storia della danza: modern dance ARTE E FOTOGRAFIA PG 70 Make-up and Hair: prima di una Prima BEAUTY PG 84 Make up no Make up A TU PER TU PG 86 Manrico OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 5
La nostra community continua a crescere e ad ogni incontro idee stimolanti vengono messe a confronto. Ah, non sai che cos’è la nostra community? Semplice! Un luogo dove tutti gli appassionati dell’opera e della musica classica si ritrovano per condividere la loro esperienza, il loro punto di vista o le loro curiosità. A proposito, i prossimi incontri tratteranno le seguenti tematiche: • Modi alternativi o indiretti per far conoscere la classica; • Educazione iniziale alla musica; • Situazione teatrale; • Storia dell’opera, focus opera; • Piattaforme social; • Musica antica; • Cosa funziona all’estero e qui no? Diversità tra le realtà nazionali ed internazionali; • Musica e cinema. Perché voler far parte della community di OperaLife? Quando sei parte della community la tua voce viene ascoltata e nascono discussioni costruttive. Hai inoltre modo di conoscere giovani che condividono le tue stesse passioni. Il confronto e la crescita sono i nostri obiettivi, dicci anche tu la tua! Se hai un’idea, un nuovo concept o semplicemente vuoi esprimere il tuo parere su un argomento, la nostra community è lo spazio giusto per raccontarcelo! Per entrare a far parte della nostra community scrivici in direct sulla nostra pagina IG oppure scrivici ad operalifeit@gmail.com e scopri come farne parte… ci rivediamo lì! A cura di Patricia Fodor OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 7
INTERVISTE ESCLUSIVE “L’arte e l’Opera non possono morire perché concorrono a formare quella che chiamiamo “Cultura”, ed è solo questa che ci insegna a ricercare la bellezza in ogni piccola cosa...” DANIELA BARCELLONA pg. 26 “Il talento premia, magari non subito, tuttavia non si può spegnere un fuoco artistico, ma bisogna alimentarlo con immenso impegno e dedizione.” MARIANGELA SICILIA pg. 64 8 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
“In tutti i teatri dove ho cantato ho lasciato una parte di me,...” ROSA FEOLA pg. 50 “...mi reputo ottimista e positiva, e sui social cerco sempre di far vedere quelle cose che più mi fanno stare bene...” VIRNA TOPPI pg. 78 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 9
1 Concorsi lirici del 2021 Qui di seguito riportiamo le date di scadenza per le iscrizioni dei diversi concorsi che si terranno nel 2021. • Concorso lirico Tullio Serafin (Vicenza). Scadenza 10 Aprile. • XXIX Edizione Premio di Studio Musicale “Marco Koliqi” (Milano). Scadenza 23 Aprile. • Concorso Vincerò I Edizione Assoluta 2021 (Napoli). Scadenza 20 Maggio. • XXVII edizione del Concorso Internazionale per giovani cantanti lirici RICCARDO ZANDONAI (Riva del Garda – Trento). Scadenza 20 Maggio. • 26° CONCORSO INTERNAZIONALE per CANTANTI LIRICI “SPAZIO MUSICA” (Orvieto – Terni). Scadenza 30 Giugno. • 9° Concorso Internazionale per Direttori d’Opera 2 “Luigi Mancinelli” (Orvieto – Terni). Scadenza 20 Luglio. Riccardo Chailly resterà direttore musicale della Scala È una delle notizie comunicate dal sovrintendente del Teatro alla Scala Dominique Meyer durante l’assemblea del consiglio di amministrazione: Riccardo Chailly, dal 2017 direttore musicale del teatro, è stato confermato nella sua posizione fino al 2025, con possibilità di rinnovo del contratto. Chailly, nato nel 1953 a Milano in una famiglia di musicisti, ha esordito come direttore d’orchestra nel 1974 con Madama Butterfly a Chicago, a cui sono seguite esibizioni nei maggiori teatri lirici del mondo, come il Metropolitan Opera House di New York ed il Covent Garden di Londra. Ha inoltre diretto numerosissime orchestre sinfoniche, come l’Orchestra di Filadelfia e la Berliner Philharmoniker, prima di approdare alla Scala come direttore principale della Filarmonica della Scala nel 2015. Oltre al rinnovo del contratto, Chailly ha anche annunciato l’ingresso nei soci fondatori privati permanenti, al fianco di Fondazione Cariplo, Pirelli ed Eni, della società Esselunga S.p.A., che porterà nelle casse del teatro 6 milioni di euro, assicurando così il pareggio in bilancio, ed ha presentato il piano per l’innovazione tecnologica del teatro e per la ecosostenibilità. Tra le novità il rinnovamento dei sistemi informatici e l’installazione di pannelli solari e telecamere fisse per lo streaming. 10 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
3 A piedi nudi sul palco: la storia di Lucienne È stata definita dal Corriere della Sera la “Sandie Shaw della tromba” Parliamo di Lucienne Renaudin Vary, la trombettista francese, nata nel 1999, che calca i palcoscenici di tutto il mondo, rigorosamente scalza. “Per meglio sentire le vibrazioni della musica” racconta, “trasmesse fino a terra”. Indipendentemente dal tempo e dalle stagioni. Dal 2014 si esibisce nei maggiori teatri e concorsi, collezionando premi e riconoscimenti, come quello come Rivelazione dell’anno 2016 alla Folle Journée di Nantes, premio che le ha fruttato anche il primo di una serie di contratti con la Warner Classics. Grande appassionata di musica jazz e lirica, in primis delle opere di Bizet, e di cinema, con una predilezione per i film di Woody Allen, ha tra i suoi idoli coloro che hanno vissuto a cavallo tra questi mondi, come Julie Andrews e George Gershwin. Una carriera proficua ma non facile, con uno strumento come la tromba, di “quelli che qualcuno ha decretato come “maschili”, perché richiedono più forza” e che, in questo periodo di pandemia, risultano più difficili da trovare nelle orchestre e negli spettacoli in quanto ritenuti pericolosi, in quanto a fiato e quindi dispersori di saliva. Un periodo che non vediamo l’ora che finisca, per poter assistere ad uno spettacolo dal vivo di Lucienne! 4 Aprile sarà il mese de La Traviata Diverse le iniziative dedicate all’opera verdiana che vedranno la luce in questo mese. L’Accademia di Belle Arti di Napoli, con la collaborazione del regista Saverio Marconi, permetterà ai propri studenti di realizzare le scenografie e i costumi di un adattamento dell’opera, che verranno poi riprodotti in un modellino in scala e resi disponibili per future produzioni. L’iniziativa, preceduta da una serie di lezioni sul repertorio verdiano tenute dal regista e musicista Mariano Bauduin e dal professor Augusto Faggioli del conservatorio di Trento, ha lo scopo di concretizzare l’esperienza di studio degli studenti in vista del loro percorso lavorativo. “La Traviata in musical”, questo il nome del progetto, verrà supervisionato da tre docenti dell’Accademia: Enzo Gagliardi, Zaira De Vincentiis e Luigi Ferrigno. Su Rai 3 andrà in onda il 9 aprile l’adattamento cinematografico dell’opera, firmato dal regista e sceneggiatore Mario Martone. Girato presso il Teatro dell’Opera di Roma, presenta un connubio tra le anime del teatro, del cinema e della lirica, con lo stile di ripresa aspro e veloce tipico di Martone che si affiancherà alla conduzione dell’orchestra di Daniele Gatti. Sparsi nel teatro e sul palcoscenico, per rispettare le norme anti covid, il Coro dell’Opera di Roma, diretto dal maestro Roberto Gabbiani, e il Corpo di Ballo, diretto da Eleonora Abbagnato, accompagneranno gli attori, tra i quali ricordiamo Lisette Oropesa, Saimir Pirgu e Roberto Frontali. Numerose inoltre dovrebbero essere le rappresentazioni de La Traviata nei vari teatri, prima fra tutti l’Arena di Verona che ha in progetto un allestimento completamente nuovo e rinnovato rispetto al passato, ma l’incertezza per la situazione dei contagi al momento della redazione di questo articolo ne ha messo in dubbio le realizzazioni. Vi invitiamo a seguire i nostri canali social per eventuali aggiornamenti. OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 11
INTERVISTA ESCLUSIVA Barbara Minghetti COMMISSIONE ARTISTICA TEATRO SOCIALE DI COMO 12 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 13 SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE
Come sta affrontando il Teatro Sociale di Como questo difficile momento? Il Teatro Sociale di Como vive di progettualità, costantemente cerchiamo con un forte lavoro di squadra di creare nuovi progetti. Purtroppo anche le tournées che avevamo programmate all’estero (le più importanti in Cina e Oman) sono state bloccate a causa Covid. In questo tempo ci siamo soffermati anche nell’ideare nuovi contenuti ma soprattutto nuovi contenitori per Opera Education portando on demand un’opera film realizzato OLO creative farm rendendolo la produzione interattiva e immersiva, per classi e famiglie. Abbiamo cercato di continuare a mantenere le relazioni che abbiamo con il nostro pubblico, mettendo a disposizione due opere in streaming, Werther di Jules Massenet e Zaine di Mozart/ Calvino, la prima con un cast formato dai giovani vincitori del concorso AsLiCo. In questi mesi ci siamo davvero mai fermati. Pensate che il Teatro sia un luogo sicuro? Come può il Teatro tutelare il suo pubblico? Partiamo dal presupposto che vogliamo stare aperti perché siamo certi di riuscire a far rispettare le regole, ma crediamo inoltre che al Teatro non sia stato riservato lo stesso trattamento di altri settori, o si apre tutto o si chiude tutto. È importante riaprire perché si parla di posti di lavoro; inoltre, la comunità ne ha bisogno specialmente in un momento come questo. Il Teatro è la casa della cultura della nostra comunità cittadina e il pubblico vuole tornare perché si sente al sicuro; d’altronde è un luogo sicuro dove si possono garantire entrate ed uscite separate, l’uso delle mascherine, gel e dispositivi di protezione, con il distanziamento richiesto, ecc. ph:alessia santambrogio 14 SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
ph:alessia santambrogio Voi avete creato un progetto che nasce venticinque anni fa, Opera Education, mi racconti di che cosa si occupa. Opera Education nasce dalla voglia di parlare del fantastico mondo dell’opera ai più piccoli, quindi abbiamo creato un progetto che coinvolge le scuole e gli insegnanti, preparando loro a degli spettacoli divertenti e interattivi. La prima frangia di Opera Education a partire fu Opera Domani, che consiste nel preparare docenti di scuole primario e secondario, con formatori altamente specializzati in pedagogia musicale, per formare classi di ogni ordine e grado con laboratori di canto e di costruzione di oggetti scenici, perché poi questo pubblico di giovani possa fruire dell’opera in maniera consapevole e interattiva, ovviamente in una produzione ‘ridotta’. Lo scopo non è solo quello di fare avvicinare i più giovani a questo mondo, ma utilizziamo l’opera e le sue tematiche come elemento di riflessione, toccando sempre importanti temi di attualità. Questo progetto ha base qui a Como ma lo portiamo ovunque e questa è la sua forza, avviciniamo più di 150.000 bambini l’anno, in 4 mesi di tournées che contemplano 140/ 150 alzate di sipario in tutta Italia e varie mete europee. Il Teatro Sociale di Como è anche cornice di un concorso molto importante: il Concorso AsLiCo, che vede candidati da tutto il mondo. Mi racconti di questa SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 15
esperienza che i giovani cantanti possono fare. I candidati, come lei diceva, vengono da tutto il mondo per partecipare al nostro concorso, giunto nel 2021 alla 72° edizione. Mi sorprendo spesso dell’energie con cui questi ragazzi affrontano le selezioni. Abbiamo tanti progetti dedicati a loro, infatti il Concorso, che ha per premi ruoli e scritture per i mesi a seguire, permette loro di crescere come artisti tramite Concerti organizzati per loro e masterclass in sede AsLiCo, all’interno dell’AsLiCo Academy, che li segue per circa un anno fino al debutto, la stagione a seguire in uno o più titoli della stagione d’opera nel circuito di Opera Lombardia. Cosa cercate in un giovane artista che si presenta al Concorso? Cerchiamo un artista completo, quindi che non sia solo preparato dal punto di vista tecnico ma che sia anche attore, o abbia le potenzialità per diventarlo, che riesca a creare empatia e ovviamente con una buona presenza scenica; insomma un artista a tutto tondo. Non cerchiamo la perfezione perché comunque diamo loro un percorso formativo, ma cerchiamo potenzialità che potranno crescere. Che consigli si sente di dare loro? Consiglio di essere aperti, di non avere preconcetti sui tipi di spettacoli o sulle occasioni, che incontrano nel loro cammino perché ogni spettacolo ha il suo valore e. perché no, devono essere disposti a mettere in scena il titolo importante come il flash mob; la parola chiave è mettersi in discussione. In questo momento così particolare è importante affiancarsi ad altre realtà come il vostro lavoro con il Circuito di Opera Lombardia; quanto è importante secondo voi creare ponti con altre realtà? Noi nasciamo storicamente come compagnia di giro per giovani cantanti; quindi la condivisione è nella nostra indole. Portare “in giro” le nostre produzioni, anche al di fuori del Circuito di Opera Lombardia, è fondamentale perché la rete è virtuosa e questo ci permette altresì anche di entrare in contesti internazionali. Qual è Barbara l’insegnamento più grande che la musica e il Teatro le hanno trasmesso? Mi hanno insegnato la curiosità, la ricerca della stessa in tante sfaccettature anche attraverso la vita degli artisti. L’arte ha cambiato il mio modo di vivere perché è l’emblema dell’infinito della vita. Un’altra cosa che mi ha insegnato è l’umanità, che purtroppo rischia di passare in secondo piano negli aspetti gestionali, ma è fondamentale per l’arte stessa. È importante credere nelle nuove generazioni? Credo che sia fondamentale, proprio per questo ci dedichiamo con attenzione ai bambini ma anche ai giovani artisti. I giovani sono il pubblico del domani e dobbiamo creare per loro sempre nuovi progetti, per poter suscitare in loro la curiosità e la passione. 16 SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
Il Teatro non può morire perché… Perché il Teatro è il luogo della comunità, il luogo dove l’uomo si riflette e si emoziona. Le persone hanno bisogno di far leva su un senso civico, che rispetta ed innalza la consapevolezza e la cultura; l’individuo ha bisogno di relazione, cosa che avviene a Teatro, uno scambio tra lo spettatore e l’insieme attorno a lui, orchestra, coro, artisti di qualsiasi disciplina. Abbiamo bisogno di riunirci forse oggi come non mai. Far ripartire i Teatri significa anche far ripartire la collettività. Ringraziamo Barbara per averci raccontato le bellissime attività del Teatro Sociale di Como / AsLiCo. Non perdetevi le loro bellissime novità. A presto. Alessandra Gambino ph:alessia santambrogio SPECIALE TEATRI OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 17
“Don Giovanni”: un’opera culinaria di Marta Masola I l Don Giovanni di Mozart e Da Ponte è stato vecchie e zitelle. Ma Don Giovanni, che dopo questo composto nel 1787 per la città di Praga. È una canto popolare si presenta alla festa, vede Zerlina e delle opere più famose del compositore che decide che deve essere proprio lei la sua prossima racconta la storia di un uomo in grado di sedurre conquista, così ordina di organizzare una grande qualsiasi donna, di ogni ceto, età e Paese. Come ci festa nel suo palazzo dove sono tutti invitati, tutti spiega Leporello, fido servitore del protagonista compreso Masetto, proprio per poter tenere lontani nella sua famosissima aria del catalogo, Don i contadini dalla sua Zerlinetta e dal casinetto nel Giovanni è un cavaliere che ha i mezzi economici quale vuole portarla. Dice a Leporello di procurarsi per potersi spostare da una città all’altra e così “cioccolatte, caffè, vini e prosciutti”, ovvero pietanze fa con l’unico scopo di aggiungere più donne che i contadini non possono permettersi poiché possibili alla sua lista. Nel libretto è come se Da costosi e quindi reperibili solo dagli appartenenti Ponte paragonasse la voglia di donne di Don ad un alto ceto sociale, per essere sicuro che tutti Giovanni ad una fame insaziabile, anche se lo ne approfittino e si trattengano a casa sua così che stesso protagonista sostiene che le donne “son lui possa avere “il via libera”; il suo piano però non necessarie più del pan che mangio, più dell’aria funziona perché arriva all’improvviso Donna Elvira che spiro!” e quindi ancora più importanti del cibo, che trascina Zerlina alla festa. Successivamente, questo senso di insaziabilità lo si ritrova soprattutto dopo alcune peripezie, anche Don Giovanni torna nell’aria del protagonista “Fin ch’han dal vino”, dove Don Giovanni ordina a Leporello di organizzare una grande festa e di far ubriacare gli invitati. Il protagonista canta talmente veloce e talmente sillabato, in stile opera buffa, che sembra si mangi le parole tanto che spesso non si capiscono; è importante per Mozart che la musica caratterizzi un Don Giovanni ingordo di donne, di feste e di vita (che per lui in fondo sono tutte la stessa cosa). Nel corso dell’opera ci sono davvero tanti riferimenti culinari che vanno dai semplici nomi di pietanze a verbi legati all’alimentazione: il primo riferimento che si trova è proprio all’inizio, nell’aria di sortita di Leporello che si lamenta poiché, oltre alle tante cose che deve fare per compiacere il suo padrone, è anche costretto a “mangiar male”. Il secondo verbo legato al mondo della cucina lo pronuncia Zerlina mentre festeggia con gli amici il suo matrimonio con Masetto, lei infatti decide di spiegare alle contadine che “se nel seno vi bulica (bolle) il core” il rimedio è proprio il matrimonio, meglio che si sposino come ha fatto lei per evitare di diventare 18 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
a palazzo e ordina a Leporello di organizzare una “marzimino”, riesce a rubargli un “pezzo di fagiano”; festa ancora più grande e di invitare più gente in queste pagine del libretto sono presenti molti possibile come dice nella sua “Fin ch’han dal termini legati alla cucina come “mangiare, mensa, vino”, perché prima della mattina ha intenzione di tavola, mangi, mangia, vino” che si ritrovano più aggiungere almeno dieci donne al suo catalogo; volte. Le frasi più famose che pronuncia la statua questa volta però vuole che tutti si spostino nella del Commendatore dopo il suo arrivo alla cena sala da ballo dove possono trovare dei “rinfreschi” contengono tutte termini legati all’alimentazione: con “caffè, cioccolatte, sorbetti e confettini”. Con “Don Giovanni! a cenar teco m’invitasti, e son la festa si conclude il primo atto, Don Giovanni è venuto”, “Non si pasce di cibo mortale chi si pasce accusato da Donna Anna, Don Ottavio e Donna di cibo celeste”, “Tu m’invitasti a cena: il tuo dover Elvira di aver ucciso il Commendatore e di aver or sai. Rispondimi: verrai tu a cenar meco?”. La portato con la forza Zerlina in un’altra stanza. Anche statua del Commendatore quindi a sua volta invita se il cavaliere dà la colpa a Leporello, hanno tutti Don Giovanni a cenare con lui poiché, non essendo capito che non è solo un semplice cavaliere ma è umano, non ha bisogno di mangiare del cibo un seduttore seriale e ora anche assassino. Non si “mortale”, il cavaliere ovviamente accetta senza sa come ma Don Giovanni riesce a scappare dalla pensare alle conseguenze ossia di dover cenare festa e il secondo atto, proprio come il primo, si negli inferi e quindi di dover morire, dando la mano apre con delle lamentele di Leporello che non vuole alla statua si condanna da solo, si apre un varco più lavorare per lui. Don Giovanni non vuole sentire nella terra e sprofonda nell’oltretomba. La seconda ragioni e lo obbliga a fare uno scambio di vestiti versione dell’opera, ossia quella viennese, termina per non spaventare la cameriera di Donna Elvira e con un grido di disperazione da parte di Leporello poterla conquistare tranquillamente grazie ad una e di Don Giovanni, invece nella versione originale, serenata. Anche qui Da Ponte sceglie una frase quella di Praga, Da Ponte, prima di far pronunciare legata al mondo culinario “ed ho pensato, giacché ai sei personaggi rimanenti (Leporello, Donna siam verso sera, per aguzzarle meglio l’appetito, Elvira, Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto,) di presentarmi a lei con il tuo vestito”, sfruttando il “l’antichissima canzon” ossia la morale conclusiva doppio significato del termine “appetito” che può dell’opera, fa spiegare al servo cos’è successo a Don essere legato sia all’avvicinarsi dell’ora di cena ma Giovanni e invece di utilizzare il verbo “sprofondare” soprattutto all’appetito sessuale che ha il cavaliere, predilige il verbo “trangugiare” (“Giusto là il diavolo indipendentemente dall’orario, e che si aspetta che sel trangugiò”) sicuramente per sottolineare ancora tutte le donne abbiano nei suoi confronti. Durante una volta quanto la vita di Don Giovanni fosse il resto dell’atto Da Ponte non inserisce particolari ingorda di cibo, sia inteso come pietanza ma anche riferimenti culinari fino al finale, ovvero la cena che come donna. Don Giovanni organizza a casa sua per la statua del Commendatore; prima dell’arrivo dell’ospite Marta Masola Leporello però si lamenta del suo “barbaro appetito” guardando i “bocconi da gigante” del suo padrone, che ovviamente non condivide con lui, ma mentre è distratto da un vino molto pregiato, ossia il fonte: frammentirivista.it OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 19
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PICCOLA BIO MARIA CRISTINA BELLANTUONO soprano FORMAZIONE Laureata al biennio di Canto Lirico con 110, lode e menzione d’onore del Direttore presso il Conservatorio “Nino Rota” di Monopoli nel 2016. Studia tecnica vocale con Elizabeth Norberg-Schulz e prassi esecutiva con Onofrio Della Rosa. Dopo aver conseguito una borsa di studio per la frequenza dell’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti” di Martina Franca ha frequentato le masterclass di Luciana D’Intino e Michele D’Elia. OPERA Il suo debutto nell’Opera è nel ruolo di Luigia ne Le convenienze ed inconvenienze teatrali di G.Donizetti con la regia di Giovanni Guarino, in scena nella prima stagione lirica del restaurato Teatro Mercadante di Altamura (BA). Nel 2016 è di Melissa nell’opera Il Cavaliere errante di Tommaso Traetta al Teatro Traetta di Bitonto (BA) con l’Orchestra Sinfonica I.C.O. della Città Metropolitana di Bari diretta da Vito Clemente. Nel marzo 2019 è Turandot nell’omonima opera di Giacomo Puccini al Teatro San Carlo di Napoli, Teatro alla Pergola di Firenze, Teatro Comunale di Bologna, Teatro Eliseo e Teatro Argentina di Roma, per EuropaIncanto con la direzione di Germano Neri, per la regia di Lisa Capaccioli. Risultata prima nella graduatoria di idoneità, sarà Turandot nell’ambito del tour europeo 2021 di EuropaIncanto. Nel Novembre 2019 è cover di Miah Persson per il ruolo di Elettra ne Idomeneo re di Creta di W.A. Mozart al Teatro dell’Opera di Roma con la direzione di Michele Mariotti e la regia di Robert Carsen. ATTIVITÀ CONCERTISTICA Nel 2013 è solista nel Magnificat di A. Vivaldi diretto da Manfredo Di Crescenzo e Francesco Aliberti e nei Sei notturni per voci e corni di bassetto di W. A. Mozart nel Salone degli Specchi di Taranto. Per l’inaugurazione di Notti Sacre 2014, è solista nello Stabat Mater di F. J. Haydn diretto da Filippo Maria Bressan nella Cattedrale di Bari. Nel 2015, per la regia di Michele Suozzo, debutta ne L’isola disabitata di Pietro Metastasio con musiche di W. A. Mozart, in scena al Teatro di Villa Torlonia a Roma. Nel 2017 interpreta in concerto e incide su commissione del Traetta Opera Festival alcune liriche da camera di Niccolò Van Westerhout nel disco monografico curato da Vito Clemente, Maurizio Pellegrini e Silvestro Sabatelli in collaborazione con DiGressione Music, Idea Press (USA) e Tokyo Academy of Music (Japan).Ha tenuto concerti da solista per diverse stagioni concertistiche (Ad Libitum, Polignano a Mare - Legature, Gioia del Colle – Agìmus, Mola di Bari) esibendosi sia nel repertorio operistico che in produzioni sacre (Stabat Mater di G.B. Pergolesi). Nel giugno 2019 è impegnata in un recital presso il Merker Kunstsalon di Vienna. OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 21
Amicizie spettacolari di Samuele Peruzzi L e opere liriche a cui assistiamo a teatro possono essere molto diverse tra di loro: differiscono in genere drammatico, stile musicale, tipi di vocalità e strumentazione, resa scenica, regia, scenografia, luci, colori. Insomma, le variabili sono davvero tante. Eppure l’opera riesce sempre a mantenere una particolare aderenza con la realtà e con le emozioni del pubblico. L’emotività dei personaggi si intreccia con la sensibilità dello spettatore, facendo leva su sentimenti comuni all’intera collettività. Fra questi sicuramente vi è l’affetto, che, declinato in innumerevoli forme, diventa elemento imprescindibile dell’opera lirica. Il teatro sembra provare la necessità di rappresentare l’affetto, probabilmente l’emozione più complessa e potente dell’animo umano. Esso assume diverse e molteplici forme: tra queste sicuramente le più care al mondo dell’opera lirica sono l’amore, l’erotismo, l’affetto parentale e l’amicizia. In particolare quest’ultima tende a passare inosservata, pur avendo in numerose composizioni una grande centralità. Siamo sicuramente più abituati all’affetto fatto di potenti impulsi amorosi, all’immenso amore che una madre prova per il figlio, alla sensualità come arma di seduzione. Tuttavia, l’amicizia è spesso un punto focale dell’opera e in particolare dell’opera buffa. Un esempio su tutti? Figaro. Figaro è il celeberrimo barbiere di Siviglia, factotum e sempre indaffarato di qua e di là, di su e di giù. Ma all’interno dell’opera di Rossini lui è anche il fido compagno e amico del Conte d’Almaviva. Certo, la sua alleanza viene comprata a peso d’oro dallo stesso Conte, ma Figaro dimostra per tutta la durata dell’opera di essere un degno amico, che non solo aiuta il nobile, ma anche la giovane Rosina, che ripone in lui così tanta fiducia da dichiarargli il suo sincero amore per Lindoro, alter ego di Almaviva. Figaro è sicuramente il caso più famoso ed evidente dei valori dell’amicizia, ma non è l’unico: anche Dandini e Ramiro nella Cenerentola rossiniana portano in scena il legame della amicizia. Le dinamiche sono simili: anche in questo caso il cameriere Dandini aiuta con una spassosa frizzantezza il proprio Principe a cercar moglie. Tra scherzi, messinscene, piccole bugie e simpatici escamotages, il sempliciotto cameriere si dimostra un preziosissimo alleato di Ramiro, costretto a fare un passo indietro e agire nascosto per trovare una moglie buona e d’animo nobile. 22 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
I casi sono tanti e Rossini non si è inventato nulla. Anche nello singspiel mozartiano Die Zauberflöte l’amicizia viene portata in scena grazie al buffo personaggio di Papageno. Sicuramente non il personaggio più coraggioso e audace del mondo dell’opera, ma con il suo animo divertente e comico, dà una bellissima rappresentazione dell’amicizia e della bontà d’animo. Diversa tuttavia, appare l’amicizia fra donne. Se l’amicizia fra due uomini viene spesso descritta con toni agitati, briosi e frizzanti, improntati a una chiara esternazione del carattere buffo di un’opera, l’amicizia fra due donne sembra avere una natura più intima e privata. Proviamo a prendere un esempio: il legame che c’è fra Susanna e la Contessa Rosina nelle Nozze di Figaro di Mozart ci suggerisce sicuramente una grande solidarietà femminile per far fronte alle avversità provocate dagli uomini. La vivacità tipica dell’amicizia all’interno dell’opera buffa lascia quindi il posto a un atteggiamento più sottile e delicato, che viene ripreso anche musicalmente. Nonostante i toni leggermente più pacati del duo femminile, Susanna e la Contessa creano un’intesa comune, rappresentata magistralmente anche dall’unione delle loro vocalità. Le due donne, pur appartenendo a ceti sociali molto diversi sono avvicinate da un atteggiamento di comprensione e solidarietà, rappresentando più che una nobile e la sua donna di compagnia, due sorelle. Certo, nell’opera seria il legame di amicizia, spesso caratterizzato proprio da spensieratezza e leggerezza trova meno spazio. I protagonisti delle opere serie sono spesso condannati a risultare soli e isolati dal resto dei personaggi, come in un esilio sociale e psicologico. Tuttavia, anche nei casi più sfortunati è possibile individuare una spalla amica: magari la dama di compagnia del soprano o il compagno d’armi del tenore, pronti a dare ascolto, consigli e conforto alle anime tormentate dei personaggi principali. Insomma, l’amicizia è un elemento così intrinseco nell’animo umano, spontaneamente solidale, che anche il teatro sente la necessità di rappresentarlo. E ancora una volta, com’è solito dell’opera lirica, lo fa accentuandone le caratteristiche, esagerandone alcuni aspetti e trasformandone altri, ma finisce sempre con il trasmettere al proprio pubblico un’idea concreta ed emblematica in cui lo spettatore si rispecchia. Perché il teatro non è estraneo alle relazioni sociali, alle amicizie e agli amori: questi si trovano tutti i giorni anche dietro al sipario, dietro ai leggii dell’orchestra, dietro la gestione dell’impianto tecnico e nell’amministrazione del teatro stesso. Una bellissima ragnatela di contatti sociali, di stima e di amicizia. Il teatro è anche questo. Samuele Peruzzi fonte: robertomaietta.com OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 23
Lucia Amore e follia nella musica di Donizetti. Gli anni Trenta dell’800 videro nascere quei preziosissimi gioielli del melodramma Romantico italiano racchiusi tra “Anna Bolena” e “Nabucco”. Di tale preziosità risplende anche la donizettiana “Lucia di Lammermoor”, andata in scena al San Carlo di Napoli nel settembre del 1835. Erano, quelli, anni di transizione verso una nuova forma, anche se il problema di fondo con il quale i compositori si scontravano restava sempre la “convenzione”. Gli autori dovevano scontrarsi contro un’architettura del melodramma costituita da una ripetizione quasi rituale di episodi e nella distribuzione dei ruoli fra i celebri cantanti ingaggiati. Se a questo aggiungiamo tutta una serie di libretti che spesso e volentieri erano materiale già usato e consumato non restava altro che sperare ed affidarsi alla creatività e alla bellezza della musica. Spesso capitava, fortunatamente, che qualche poeta riuscisse a stendere testi che facilitavano il lavoro dei compositori per l’intensità del sentimento di cui erano permeati. È il caso del libretto che Salvatore Cammarano redasse per Donizetti partendo dall’opera di Sir Walter Scott “The bride of Lammermoor”. Lontananza, solitudine, dovere familiare, inganno sono le parole chiave della “Lucia”. Abbiamo in quest’opera una summa della donizettiana opera d’eroine, con il suo incredibile fascino, il suo alone di immensa solitudine, la pazzia, il tutto costruito su quelle sequenze convenzionali tanto amate dal pubblico dell’epoca. Il fascino di quest’opera risiede probabilmente proprio in questa simbiosi tra convenzione e rottura. L’amore, la follia e, la conseguente morte, sono qui celebrati insieme poiché nell’amore è insito quel germe folle che, se acceso, porta inevitabilmente al dramma. La stessa Lucia muore consumata dal 24 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
delirio più che dai voluttuosi vocalizzi della sua ultima cabaletta. Il momento che segna l’apice morale della vicenda è il Quadro II del I Atto: è il momento in cui, firmato il contratto di nozze con Arturo, irrompe sulla scena l’amato Edgardo che impreca e maledice la fanciulla. È in quel preciso istante che la morte e la pazzia si impadroniscono di una donna tradita, ingannata, abbandonata e ripudiata. Come però sì immaginava la pazzia nell’800? La serie degli “Alienati” del pittore Géricault ne è un perfetto esempio: le sue sono figure smarrite, piangenti, scarmigliate, isteriche, bizzarre. Sono questi gli aspetti che identificavano lo stereotipo della donna preda della follia, tanto nel senso comune quanto nel melodramma. Qui vi era una particolare attenzione e convenzione per queste scene: la pazzia poteva essere funerea (come appunto in Lucia), drammatica (come in Semiramide) o addirittura ipnotica (come nel caso della crudelmente meravigliosa Lady Macbeth verdiana). Presentatasi sulla scena in vesti ed aspetto completamente alienato la donna in questione esegue un recitativo in cui è sempre presente un fantasma, seguito da una cantilena che descrive scene immaginarie, totale adesione al folle delirio. La scena della pazzia, sempre secondo le convenzioni ottocentesche, doveva chiudersi con una cabaletta che doveva tradurre, in canto e musica, gli spasmi d’isteria con una serie di vocalizzi che portavano la primadonna a destreggiarsi in una dimensione quasi ultraterrena che aveva del patologico. Lucia non fa eccezione in nulla. Tutto si svolge sotto il segno di alcuni riferimenti che quasi soffocano il respiro della ragazza: il silenzio assordante, la notte, l’ombra, la mano esanime, il sangue. Ogni cosa fa di lei un personaggio dai contorni quasi gotici. In ultima analisi è da dire che, prima che inizi la grande scena della follia, sappiamo che Lucia si è macchiata di omicidio, atto che ai nostri occhi non ha nulla di colpevole quanto di giusto e liberatorio. Perorando la sua causa si potrebbe ammettere che ella era già morta nell’istante in cui aveva firmato il contratto nuziale (non a caso ella stessa ammetterà: “…la mia condanna ho scritta!”) quindi le si giustifica quell’omicidio come atto di rivincita su quegli uomini che fin dall’inizio avevano deciso della sua vita e di quel destino al quale non si poteva opporre. Un drammatico, sublime gesto di rivincita è quello di Lucia. La sua follia è un’esplosione di risentimento represso per dovere, condizione sociale ed umana. È una donna e la sua voce non aveva alcun valore se non proprio su quel palcoscenico che ce la presenta in tutta la sua umana interezza, melanconicamente rappresentata dall’oboe nel colloquio con il fratello, dolente sul suono dei violoncelli prima delle nozze con Arturo e delirante, infine, sulla scia di quel flauto che traduce in suoni una allucinante ed allucinata realtà. Maurizio Meandro fonte: luukmagazine OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021 25
INTERVISTA ESCLUSIV Ph. Fabio Parenzan 26 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
Daniela Barcellona A cura di Andrea Camilla Mambretti Siamo felici ed entusiasti di intervistare oggi, per gli amici lettori di OperaLife, il mezzosoprano Daniela Barcellona. Dopo aver vinto prestigiosi concorsi internazionali come l’“Adriano Belli” di Spoleto, l’“Iris Adami Corradetti” di Padova e la “Pavarotti International Voice Competition” di Filadelfia, debutta come protagonista nel Tancredi al Rossini Opera Festival di Pesaro nel 1999. Da allora si afferma come interprete di riferimento dei ruoli “en travesti”, che la vedono protagonista dei più prestigiosi teatri al mondo, dal Metropolitan Opera di New York al Teatro alla Scala di Milano, dalla Royal Opera House di Londra al Théâtre des Champs Elysées di Parigi, dalla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera al Teatro Real di Madrid, dal Festival di Salisburgo al Gran Teatre del Liceu di Barcellona, solo per citarne alcuni. Insignita del “Premio Abbiati”, ha collaborato con i direttori d’orchestra più famosi al mondo. OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 27
1- Come si è avvicinata al mondo dell’opera più recenti, l’Aida col M° Maazel a Valencia lirica? e “Le Troyens” di Berlioz con il M° Pappano, Quando ero piccola, accendendo la radio sempre alla Scala. Ho dei bellissimi ricordi o il televisore, era facilissimo imbattersi del M° Abbado, col quale ho cantato una in un’opera, un concerto sinfonico o da delle mie prime “Italiana in Algeri” e con camera (il mio primo “Barbiere di Siviglia” lo il quale ho anche inciso il Requiem di vidi proprio così); avevo anche la fortuna di Verdi. Sono molto affezionata anche al avere dei genitori che, sensibili alla cultura, monumentale Don Carlo che ho debuttato mi portavano al Teatro Verdi di Trieste a Torino, col M° Noseda ed Hugo de Ana... ad assistere alle operette, genere più In ambito sinfonico, ho nel cuore l’ultimo leggero rispetto all’opera e dalle melodie Requiem di Verdi che ho cantato col M° affascinanti che mi restavano nelle orecchie Muti e la Chicago Symphony Orchestra al per giorni (ed aggiungo che la stagione Musikverein di Vienna lo scorso gennaio delle operette di Trieste era veramente ad ed il primissimo, a Dresda col M° Gelmetti un livello altissimo, cosa assolutamente nel 1999. È difficile scegliere solo un ricordo non secondaria e che ha contribuito in fra le produzioni alle quali ho avuto la modo determinante ad accendere la mia fortuna ed il piacere di partecipare a New passione per questo mondo): da lì, il passo York, Tokyo, Roma, Milano, Londra, Madrid, verso il melodramma è stato semplice. Barcellona, Bilbao... Mi sembrerebbe di fare torto alle altre. 2- Ci può raccontare il suo primo debutto? Com’è stato? 4- Lei, triestina purosangue, a Trieste ha A parte le primissime esperienze come cantato pochissimo. Perché? vincitrice di concorsi, il mio debutto da Questo è stato un problema con molti teatri professionista è stato con la Cenerentola italiani, e non solo con Trieste, a causa della di Rossini al Teatro Carlo Felice di Genova, loro difficoltà a programmare le stagioni diretta dal M° Gelmetti per la regia di con largo anticipo: purtroppo, quando mi Roberto De Simone. Ruolo difficilissimo e veniva proposto un contratto, ero ormai regia splendida quanto complicata: non vi già impegnata da tempo per lo stesso dico la tensione alla mia prima recita, per periodo. Qualche altra volta, sempre per quanto fossi in seconda compagnia. Ma problemi di programmazione o di budget, ne serbo un ricordo splendido, soprattutto le produzioni venivano cancellate. Vediamo delle prove di sala col M° Gelmetti che, da un po’ cosa succederà in futuro e speriamo grande direttore, si assunse l’onere di far per il meglio. debuttare questa ragazzina terrorizzata, impartendogli delle lezioni su Rossini che, 5- È diversa la preparazione tra un ruolo ancora oggi, formano la base della mia rossiniano e un ruolo verdiano? preparazione. Assolutamente sì. Un ruolo rossiniano richiede una muscolatura “veloce” e 3- Quale recita e quale allestimento italiano scattante per affrontare le parti con molte e oltreoceano, ai quali ha partecipato, ricorda “agilità”, mentre un ruolo verdiano predilige particolarmente? il legato e le note tenute: preparare il fisico Ce ne sono stati molti. Soprattutto all’inizio, ad affrontare l’uno o l’altro necessita di ma anche in tempi recenti, ho avuto la un approccio diverso al lavoro quotidiano, fortuna di lavorare con grandissimi direttori soprattutto per quanto concerne e registi ed ogni produzione firmata da loro l’allenamento del fiato. Diversifico anche la era un evento. Ricordo la Semiramide di scelta dei vocalizzi a seconda del repertorio: Ginevra, col M° Gelmetti ed Hugo de Ana, note rapide e leggere con Rossini (i famosi le tante “Donna del lago” col M° Zedda, “rossiniani”) e più lente e tenute per altri naturalmente il “Tancredi” del 1999 a Pesaro, repertori. sempre col M° Gelmetti e Pierluigi Pizzi, i 7 dicembre alla Scala col M° Muti e, in tempi 6- I due stili vocali richiedono anche un 28 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
W.Hoesl OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 29
MarcoBorrelli 30 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
diverso approccio attoriale? al caso, si immerge in profondità nella Stile vocale e stile attoriale dovrebbero partitura; non ho mai concluso una prova sempre aiutarsi a vicenda, avendo come senza aver imparato qualcosa di nuovo o denominatore comune la parola: il modo senza aver ricevuto un prezioso consiglio, di scolpirla, per renderla espressiva nel e qualsiasi proposta musicale mi sia stata modo corretto, richiede una grande rivolta è stata sempre giustificata da sensibilità musicale ed una conoscenza un’esigenza espressiva: sembrerebbe una dell’estetica dell’epoca. Il modo enfatico di cosa ovvia ma, purtroppo, spesso non è declamare una frase barocca, ad esempio, così. Quando si arriva all’esecuzione, poi, presuppone una gestualità quanto più la preparazione è così profonda che ci si possibile coerente con quanto pronunciato: ritrova da soli con la Musica. In breve, un un gesto corretto, effettuato nel momento grande Maestro. giusto, sottolinea ed arricchisce la parola che sta commentando. 9- Quali sono i suoi interessi al di fuori del canto lirico? Coltiva hobby particolari? 7- Per un cantante lirico al giorno d’oggi Amo leggere, soprattutto biografie, ed quanto è importante essere anche un ascoltare musica pop e rock (sono una bravo attore? grande fan dei Queen). E poi ho due Il fine ultimo di qualsiasi cantante, che sia hobby: il giardinaggio (che, per motivi di soprattutto un artista, è quello di realizzare lavoro, purtroppo pratico poco) e la cucina, un personaggio che doni emozioni: soprattutto quella triestina (che, sempre premesso questo, la voce è sicuramente il purtroppo, pratico molto)... Mi sa che, al vettore principale che deve poter toccare più presto, dovrò aggiungere la corsa per la sensibilità di chi ascolta ma, proprio per compensare il mio amore per i fornelli. quanto sostenuto prima riguardo agli stili, non deve essere assolutamente slegata 10- Nel 1993 oltre a vincere il concorso dello dalla recitazione, pena un’incoerenza nella Sperimentale di Spoleto ha incontrato resa del proprio ruolo (per essere più chiara, anche la persona che è poi diventata suo un bravo cantante che non sia un bravo marito. Dove vi siete conosciuti? attore, alla fine, porta in scena solo se stesso A Trieste, a casa sua, durante una prova. e non il ruolo che dovrebbe interpretare). Mi era stato proposto un concerto presso E questa è una cosa fondamentale, oggi gli “Amici della Lirica” di Trieste e, in quel come nel passato. periodo, avevo bisogno sia di un pianista che di un insegnante di canto; un caro 8- In Italia ha inaugurato, al Teatro alla amico, ora purtroppo scomparso, mi aveva Scala, la storica riapertura del 7 dicembre consigliato di rivolgermi a questo Maestro 2004 con “Europa riconosciuta” diretta che, pur essendo molto giovane, aveva da Riccardo Muti. Era la prima volta che lo già una grande esperienza ed era molto incontrava? Cosa le ha comunicato il fare conosciuto fra i cantanti: detto, fatto. Ho musica con lui? preparato ed eseguito il concerto con lui, ho Ho conosciuto il M° Muti alcuni anni prima, iniziato a migliorare vocalmente grazie alle in occasione di un Requiem di Verdi a sue indicazioni e, soprattutto, ho ascoltato Salisburgo e, prima di quel 7 dicembre, un suo consiglio riguardo ad un repertorio avevo già cantato con lui molte altre volte, che mai mi sarei sognata di affrontare... Il soprattutto nel repertorio sinfonico (a titolo suggerimento era pressappoco questo: di curiosità, partecipai anche al concerto “Perché non studiamo Rossini? Secondo di Natale in occasione della chiusura me, l’Italiana e Tancredi dovrebbero starti della Scala nel 2001, sempre sotto la sua molto bene”. All’inizio ero un po’ perplessa, direzione). Fare musica con lui mi ha fatto ma per fortuna l’ho ascoltato! E poi l’ho comprendere cosa significhi collaborare anche sposato. con un grande musicista ed un vero professionista che, non lasciando nulla OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 31
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“ Senza la capacità di riconoscere la bellezza, l’essere umano si riduce ad una macchina infelice, “ il cui unico scopo è quello di produrre senza alcuna gioia. Ph. Studio Amati Bacciardi OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 33
11- Ha effettuato alcune masterclass: qual a terminare questa frase. “L’Arte e l’Opera è il suo rapporto con i giovani cantanti? Quali non possono morire perché...?” sono i suggerimenti e i consigli per loro? ...perché concorrono a formare quella che La base su cui mi piace poggiare il rapporto chiamiamo “Cultura”, ed è solo questa insegnante/allievo è quella di uno scambio che ci insegna a ricercare la bellezza in basato sulla fiducia reciproca: se manca questa, ogni piccola cosa e, come conseguenza, manca tutto. L’empatia è fondamentale ma, a rispettare i nostri simili e tutto ciò che ci personalmente, la difficoltà maggiore con circonda. Senza la capacità di riconoscere cui mi scontro è quella di far sviluppare le la bellezza, l’essere umano si riduce ad una caratteristiche individuali del futuro artista macchina infelice, il cui unico scopo è quello che ho davanti. Non esiste una persona di produrre senza alcuna gioia. Nasciamo identica ad un’altra e, quindi, ogni consiglio per imparare e crescere e, senza la Cultura, è soggettivo: la tecnica va “cesellata” sulle non c’è evoluzione: soprattutto, perdiamo caratteristiche fisiche uniche dell’allievo ed lo strumento più potente in grado di farci anche l’interpretazione va ricercata tenendo aprire gli occhi e ragionare con la nostra ben presente la sua personalità; il rischio, testa. Senza la Cultura non siamo Liberi. altrimenti, è quello di creare delle fotocopie L’Opera in particolare, poi, fa parte della di se stessi e, come troppo spesso ho visto nostra storia e del nostro lascito al mondo accadere, di imporre i propri difetti. I consigli intero; all’estero, Opera e Canto sono principali, poi, sono quelli che do a me stessa: sinonimi di “Italia” e, nei secoli, ci siamo studiare sempre, non lasciare nulla al caso, identificati nelle melodie di Vivaldi, Rossini, ricordarsi sempre che la base di tutto è la Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini, Mascagni... partitura e, solamente dopo averla sviscerata La mia domanda è: possiamo definirci ed essersi creati una propria idea, si può italiani senza la nostra Cultura? ascoltare una registrazione. In breve, coltivare la propria unicità evitando di diventare la 14- Nonostante questo periodo difficile per copia di qualcuno. i teatri di tutto il mondo, quali sono i suoi impegni futuri? 12- Durante il lockdown ha sperimentato In questo momento sono appena tornata da anche una produzione a distanza con Parigi, dove è stata cancellata la produzione “Alienati” per il Coccia di Novara. Com’è stato del Trovatore (sarebbe stato il mio debutto, lavorare in queste particolari condizioni? ma speriamo di recuperarlo al più presto). Si è trattata di un’esperienza unica nel Dovrei cantare nel Requiem di Verdi, col M° suo genere: le prove le facevo con mio Metha, a Berlino, nel Falstaff a Lione e ad Aix marito al pianoforte, discutevo della regia en Provence, nella IX Sinfonia di Beethoven via Skype, ricevevo gli accessori di scena all’Arena di Verona ed in un altro Falstaff tramite Amazon, creavo la scenografia in sempre a Berlino. Questo nei prossimi mesi, soggiorno e cantavo in cucina... Stranissimo ma il condizionale è d’obbligo. Poi ci sono ma divertente! Soprattutto, è stato creato tantissime altre proposte a Milano, Parigi, un genere di spettacolo “ad hoc” che non Madrid, Bilbao, Barcellona, Tokyo, Toronto, ha mai preteso di sostituirsi all’opera dal Zurigo, ecc. ma tutte momentaneamente vivo. Questo è importante: l’Opera può in attesa di definizione, visto il particolare esistere solo in teatro e con il pubblico che momento... Speriamo bene. partecipa all’evento. Qualsiasi altra forma di fruizione crea un filtro che non permette Ringraziamo calorosamente Daniela alle emozioni di giungere all’ascoltatore Barcellona per la gentilezza e la disponibilità. nella loro pienezza: una cosa è assistere da La salutiamo augurandole buona fortuna casa ed un’altra è partecipare “in sala”. per i suoi prossimi appuntamenti. 13- Visti gli ultimi avvicendamenti nel Andrea Camilla Mambretti settore culturale le chiediamo di aiutarci 34 INTERVISTA ESCLUSIVA | OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
MarcoBorrelli OPERALIFEMAGAZINE | INTERVISTA ESCLUSIVA Aprile 2021 35
OPERASTUDIO 20 21 RIGOLETTO G.VERDI 36 OPERALIFEMAGAZINE Aprile 2021
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