Banca Popolare del Lazio e Blu Banca: giro di poltrone ai vertici - L'Osservatore d'Italia

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Banca Popolare del Lazio e
Blu Banca: giro di poltrone
ai vertici

Banca Popolare del Lazio ha reso noto che il proprio
amministratore delegato, Massimo Lucidi, ha rassegnato le
dimissioni dalla carica a far data dallo scorso primo gennaio,
annunciando contestualmente la nomina dei nuovi vertici del
gruppo.

Massimo Lucidi, pochi giorni dopo aver annunciato le
dimissioni dalla Banca Popolare del Lazio, è stato nominato
amministratore delegato della controllata Blu Banca in
sostituzione di Massimiliano Raiola, cessato dalla carica per
decorrenza del termine. Fabrizio Giallatini è il nuovo vice
direttore generale.
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Il presidente del consiglio di amministrazione, il notaio
Edmondo Maria Capecelatro, ha infatti comunicato che, a
seguito del progetto di ristrutturazione del gruppo bancario
Banca Popolare del Lazio, il CdA ha nominato i nuovi dirigenti
che, dal primo gennaio 2021, hanno assunto ruoli apicali della
Banca Popolare del Lazio e della controllata Blu Banca Spa
(già Banca Sviluppo Tuscia Spa).

Per la Banca Popolare del Lazio sono stati nominati Pietro
Musatti come direttore generale e Marco Lenci come vice
direttore generale.

Il Consiglio di amministrazione di Blu Banca ha eletto
presidente Cesare Mirabelli, vice presidente vicario Carlo
Palliccia, vice presidente Edmondo Maria Capecelatro (che è
anche presidente della controllante), amministratore delegato
Massimo Lucidi, segretario Claudio Iovieno.

Il CdA ha anche nominato membri del comitato degli
amministratori indipendenti: Cesare Mirabelli, Claudio Iovieno
e Nicola Rossi.

Oltre alle nuove nomine annunciate oggi, fanno parte del Cda
di Blu Banca (in considerazione delle nomine dei consiglieri
deliberate dall’assemblea dei soci del 17 dicembre) nel ruolo
di consiglieri anche Nicola Rossi, Ermenegildo Caliciotti,
Silvio Gentile, Ignazio Carbone e Mario Toscano.

Nemi, Cortuso e Corrieri:
“Stato di salute del Comune.
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Prognosi riservata!”

NEMI (RM) – Riceviamo e pubblichiamo la nota congiunta dei
Consiglieri comunali di “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso e
Patrizia Corrieri.

Ecco la nota:

“Negli anni precedenti, come tutti ben sanno, ha ricoperto
vari ruoli di responsabilità – Alberto Berucci Ndr. – (è stato
anche vice sindaco e assessore) all’interno delle giunte di
centro destra che si sono succedute, tanto da sedere in
consiglio comunale da più di 15 anni: per questo siamo certi
che sia un sindaco di provata esperienza e che conosca alla
perfezione la macchina amministrativa, le modalità di
assunzione del personale, i requisiti fondamentali che
quest’ultimo deve avere, la differenza tra ruolo
amministrativo e politico.
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Il nostro sindaco conosce talmente bene la macchina
amministrativa da sapere quanto sia importante il ruolo dei
suoi dirigenti, le loro preparazioni e competenze e
soprattutto la loro imparzialità.

I dirigenti comunali hanno sì il compito di mettere in atto le
politiche di indirizzo degli amministratori, ma hanno
soprattutto il dovere deontologico – prima che legale – di
garantire la buona efficienza e l’imparzialità dell’ente.

Devono, in poche parole, lavorare seguendo le direttive
politiche ma sempre in modo autonomo, rigoroso e puntuale
affinché l’indirizzo politico si trasformi in atti concreti
per il bene dei cittadini. Tutti i cittadini.

Se facciamo una rapida carrellata sui dirigenti comunali, ci
accorgiamo subito che in 8 anni il comune di Nemi ha visto
avvicendarsi 5 segretari comunali. Il dirigente dell’area
tecnica, neo assunto, rimane in carica fino a fine mandato di
Bertucci, sebbene ne abbiamo richiesto la rimozione in
autotutela perché i suoi titoli non ci risultano idonei per il
ruolo            ricoperto             (fonte            ANCI
http://www.anci.it/wp-content/uploads/19-Quaderno-nuovi-ammini
stratori.pdf).

Il dirigente dell’area finanziaria ha un contratto che viene
rinnovato di anno in anno. Il segretario comunale attualmente
in servizio è talmente “vicino” al sindaco da ritenere valida
una votazione di variazione di bilancio, pur in presenza di
errori sostanziali e formali, che anche agli occhi di un
bambino sarebbe risultata irricevibile.

A tal proposito va ricordato che il segretario comunale è
stato appena riconfermato nel suo ruolo con 5 voti favorevoli,
3 contrari e 2 astenuti in consiglio comunale, segno evidente
che non solo l’opposizione abbia qualche riserva sul suo
operato.

È molto male che oggi ogni figura apicale nel nostro comune
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mantenga il suo “posto” solo se ciò aggrada al sindaco, mentre
il turn-over continuo di almeno la metà dei dipendenti
comunali contribuisce al disservizio lamentato da molti
cittadini.

Per inciso, continua a non essere nominato un vice sindaco da
ben 12 mesi, nonostante una sollecitazione da parte del
Prefetto, dietro parere del Ministero dell’Interno, che intima
al sindaco di provvedere immediatamente alla sua nomina.

Appare evidente a chi attribuire la responsabilità di questa
grave situazione.

Del resto, fu proprio il sindaco stesso a sottolinearci con
veemenza: “Tutto ciò che accade all’interno del Comune mi
riguarda perché io sono il capo dell’amministrazione”.
Affermazione, OGGI, che ci trova perfettamente d’accordo.
SEGUE…”

Banca Popolare del Lazio,
mutui agrari tra Coopcredit e
Ampla: il Tribunale di Roma
vuole     vederci      chiaro
[L’inchiesta 11 parte]
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L’imprenditore agricolo Stefano De Marchi dopo
aver richiesto ed ottenuto un mutuo agrario con
l’intervento oneroso della Coopcredit (3%
sull’importo del mutuo), si è visto negare
l’erogazione dalla Banca Popolare del Lazio, dopo
la stipula dell’atto di vendita e del mutuo stesso
Respinto dal Tribunale di Roma il ricorso della società di
mediazione Coopcredit S.C.p.A nei confronti dell’imprenditore
agricolo Stefano De Marchi, titolare dell’Azienda Agricola di
De Marchi Stefano che è stato travolto da una vicenda dai
contorni paradossali e tutt’ora in corso con la banca Popolare
del Lazio.

La grande notizia è che il giudice del tribunale di Roma
Francesco Remo Scerrato vuole vederci chiaro su quella che si
prefigura come una mediazione creditizia che di fatto non
appare necessaria. Perché? Perché è “mediatore chi (Cass.
1447/2000; Cass. 6959/2000) interponendosi in maniera neutrale
e imparziale tra due contraenti, deve metterli in relazione e
farli pervenire alla conclusione dell’affare, cui è
subordinato il diritto al compenso, e ricordato altresì che
l’indipendenza del mediatore va intesa come assenza di
qualsiasi vincolo o rapporto che renda riferibile al dominus
l’attività dell’intermediario”.

Il giudice ha ritenuto “opportuno non concedere la provvisoria
esecutorietà e rimettere al prosieguo ogni migliore
approfondimento sugli effettivi rapporti fra l’opposta e la
mutuante”. Un grande risultato perché evidentemente, al
Tribunale di Roma non appare chiara una situazione che è
finita tra le questioni rilevate in un verbale di Banca
d’Italia e evidenziate a più riprese nella nostra inchiesta
giornalistica sulla Banca Popolare del Lazio.

LE PUNTATE PRECEDENTI DELLA NOSTRA INCHIESTA GIORNALISTICA

Nelle nostre puntate dove siamo entrati nei particolari
abbiamo parlato anche dei fatti riportati nel verbale redatto
dalla Banca D’Italia dell’anno 2018, rompendo un silenzio
disarmante per i cittadini onesti e compiacente,
probabilmente, per altri. Una sorta di rigurgito di verità che
fino ad oggi ha fatto fatica ad emergere a causa di una
presunta immobilità degli organi preposti, primo tra tutti la
Vigilanza della Banca D’Italia. Quest’ultima ha anche abdicato
al conflitto di interessi, certificato nel proprio verbale,
non sanzionato individualmente e quindi ritenuto lecito, con
buona pace del controllo sulla sana e prudente gestione.
Eppure, non sembra possa esserci nulla di sano e prudente nei
fatti e casi che abbiamo raccontato. Ricordiamo tra tutti il
caso Protercave, il caso Ciarla-Masi, la situazione Di
Giacomantonio, la posizione Ladaga, alle quali la Vigilanza ha
aggiunto i conflitti di interesse del Consigliere Natalizia, e
conseguentemente del Dott. Romagnoli, presidente del collegio
sindacale della Natalizia Petroli e della Banca Popolare del
Lazio, tanto da dimettersi per primo subito dopo i rilievi
della Vigilanza.

Sembrerebbe che la Vigilanza abbia fatto tesoro del famoso
contenuto della lettera dei soci coraggiosi, lettera da cui è
partita la nostra inchiesta, dimostrandone la affidabilità
delle affermazioni contenute. Di contro, se la Vigilanza ha
ritenuto che non costituiscano conflitto di interessi i fatti
dalla stessa individuati, tutti gli amministratori di Banca in
futuro potranno regolarsi di conseguenza, sapendo di non
incorrere in sanzioni nel caso in cui vengano taciuti i propri
rapporti professionali e di fornitura con clienti ai quali
venga deliberata una qualche forma di affidamento, anche
quando si sia a conoscenza di situazioni di rischio per la
Banca che si è chiamati ad amministrare.

Si deve però prendere atto che per la prima volta, e speriamo
sia solo l’inizio di un fiume in piena che neanche i più
consolidati rapporti tra poteri paralleli più o meno occulti
sia in grado di fermare, un Magistrato ha inteso mettere in
dubbio la legittimità di uno dei tanti fatti, di quello che a
noi sembra un malgoverno della Banca, posti in essere da
amministratori non certo specchiati e da questo giornale
narrati in tempi non sospetti.

Stiamo parlando della società Ampla, di proprietà della sig.ra
Angela Ghirga moglie del sig. Roberto Lucidi, fratello del
Ragioniere Massimo Lucidi, (amministratore delegato della
Banca Popolare del Lazio ai tempi dei fatti narrati), società
che si prestava ad emettere fatture di consulenza alla
Coopcredit per ottenere il pagamento di una somma che
sembrerebbe aver costituito parte delle somme che la Popolare
del Lazio riconosceva a quest’ultima società (Coopcredit) per
il lavoro definito dalla Coopcredit di intermediazione tra il
cliente agricoltore e la banca.

Questo giornale ha trattato la questione in una puntata di
officina stampa, nella quale con stupore ed una certa
incredulità andammo a commentare i documenti dai quali
risultava che la Coopcredit dopo aver ricevuto dagli
agricoltori l’importo di mediazione pari al 3% dell’importo
mutuato, provvedeva a saldare le fatture emesse dalla Ampla
per prestazioni di consulenza immaginiamo finanziaria;

Sembrerebbe che solo nel primo anno di gestione da parte della
Coopcredit, degli affidamenti in materia agricola per conto
della Banca Popolare del Lazio, siano stati pagati circa
900mila euro dagli agricoltori a fronte di circa 30milioni di
mutui. Di tale passaggio di denaro ne certificò l’esistenza
perfino la Banca D’Italia la quale nella propria ispezione del
2018 constatò, mettendolo nero su bianco, della esistenza di
tale sistema avendo avuto la possibilità di riscontrare la
presenza di fatture emesse dalla Ampla srl a favore della
Coopcredit.

Immaginiamo   che   Massimo   Lucidi   possa   essere   rimasto
imbarazzato nel dover giustificare tali avvenimenti in
Consiglio di Amministrazione, in ogni caso benevolo, per non
essere i componenti stati in grado di scagliare la prima
pietra, (non va dimenticato il Consigliere che mentre invitava
ad acquistare azioni della Banca, si preoccupava di far
liquidare quelle del padre venuto a mancare del valore di
circa 232.755,00 euro) accontentandosi delle giustificazioni
fornite, d qualcuno definite come “giustificazioni
fanciullesche”.

Sembra che il ragionier Lucidi ne sia uscito brillantemente
alla italiana maniera…. limitandosi ad affermare, nella più
classica delle giustificazioni che non fosse a conoscenza
dell’esistenza della società Ampla e di tale passaggio di
denaro. La storia insegna.

Neanche il famoso Scajola seppe riferire chi gli aveva pagato
la casa vista Colosseo, ma almeno lui fu indagato.

Così vanno le cose in Italia, soprattutto quelle bancarie in
cui nessuno sa, nessuno vede e sicuramente nessuno interviene
salvo fare a scaricabarile quando una banca affonda, in un
rimbalzo di responsabilità tra la Banca D’Italia (sulle cui
specifiche responsabilità ci piacerebbe tornare a parlare in
futuro) che sembra non aver controllato a fondo, la
Magistratura che non ha indagato e la Politica che non ha
preso provvedimenti.

Viene alla memoria l’affermazione dell’Onorevole Paragone, non
a caso fuoriuscito dai 5 stelle, il quale indicava come malato
un sistema nel quale le Banche finanziano in modo trasversale
i politici, questi ultimi nominano i vertici della Banca
D’Italia e la Banca D’Italia dovrebbe prendere provvedimenti
nei confronti di quegli amministratori che si sono dimostrati
tanto affidabili da finanziare la politica che li ha nominati
(i vertici di banca D’Italia).

Finché la giostra gira nessuno ha interesse a fermarla, ognuno
ha    la   sua    parte;    I   politici    (vedi   caso
Verdini/Chiocci/Protercave) ottengono lauti finanziamenti
occulti, i dirigenti della Banca D’Italia, se si dimostrano
servili alla politica che li ha nominati, mantengono i loro
privilegi, gli amministratori della Banche in questo ginepraio
sanno che non saranno oggetto di provvedimenti dalla
Vigilanza, qualunque Ampla decidano di far girare sulla
giostra, fin tanto che saranno in grado di “aiutare” la
politica.

Qualcuno         potrebbe        obiettare          ma    la
magistratura?
Ebbene non vogliamo pensare che la Magistratura, come ha
dimostrato il caso Palamara, non sia altro che lo specchio
della politica; forse esiste qualche Procuratore che si metta
anche solo a guardare come gira la giostra.

In tutto questo girotondo, gli unici che hanno pagato la
realizzazione della giostra senza capire come funziona, sono i
poveri investitori, in genere i micro-investitori, quelli
realmente poveri, le famiglie i pensionati la cui utilità
marginale degli investimenti è enorme, i grandi investitori
forse sanno per tempo quando devono scendere dalla giostra,
disinvestire e recuperare i propri profitti, forse hanno
sempre un vocina che li mette in guardia, fa parte delle
regole della giostra.

L’attività posta in essere, anche in
questo caso non è rimasta priva di
effetti per gli investitori della
domenica
La vigilanza, infatti, dopo aver accertato i fatti ad essa
segnalati, fu costretta a ritenere totalmente prive di
efficacia le garanzia Ismea, acquisite grazie all’intervento,
evidentemente ritenuto non troppo sapiente, della Coopcredit,
con la conseguenza la Banca Popolare del Lazio, su imposizione
della Vigilanza dovette eseguire accantonamenti sui mutui
agrari anche per la parte che riteneva garantita da Ismea
(50%), tanto che nell’anno in esame 2018, la semestrale si
presentò in perdita e il bilancio chiuse con il più basso
utile degli ultimi quaranta anni. Il valore delle azioni già
in declino iniziò una inesorabile ed ancora oggi irreversibile
picchiata.

Del resto un altro degli effetti negativi della giostra messa
in piedi fu che le migliori e più solide aziende agricole
emigrarono verso altri istituti bancari dai quali ottennero
affidamenti a costi di gran lunga inferiori a quelli praticati
dalla Banca Popolare del Lazio, che dal canto suo richiedeva
la percentuale a favore della Coopcredit, un tasso a proprio
favore ed uno a favore dell’Ismea oltre a qualche spicciolo
per le spesucce di istruttoria; rimasero clienti della Banca
solo coloro che non erano solidi ovvero che facevano richieste
anomale, quali ad esempio mutui equivalenti all’intero prezzo
della compravendita, tutte operazioni ad alto rischio.

Nella nostra inchiesta giornalistica ci siamo imbattuti in una
unica grande azienda agricola che ha avuto la forza e la
sfrontatezza di affrontare il Drago rifiutandosi di pagare la
Coopcredit richiedendo indietro quanto già versato. Vinse la
battaglia ma perse la guerra. Dopo aver ottenuto l’esenzione
dal pagamento della provvigione a Coopcredit, a tempo debito
ma con fermezza gli venne “educatamente” comunicato di
accomodarsi alla porta in quanto cliente sgradito.

Ancora oggi nessuno, né la politica, né la vigilanza, né gli
organi di indagine hanno mai avuto il coraggio o forse
l’interesse di affrontare il Drago, quanto meno a tutela dei
piccoli investitori, ciò fino a quando nell’imminente vigilia
di Natale un Magistrato del Tribunale di Roma, ignaro del
vespaio che ne sarebbe potuto seguire, ha sollevato dubbi
sulla legittimità giuridica del rapporto di collaborazione che
intercorreva tra la Banca Popolare del Lazio e la Coopcredit,
rigettando le richieste di quest’ultima nei confronti di un
povero agricoltore, ritenendo opportuno di indagare a fondo
sull’”indipendenza del mediatore” Coopcredit, rispetto alla
Banca ed all’agricoltore.

Anche quest’ultima vicenda è nota e ne abbiamo già
parlato nella puntata di Officina Stampa del 15
ottobre 2020

Si tratta di Stefano De Marchi, che abbiamo avuto ed avremo
nuovamente nostro ospite, insieme al suo legale l’Avvocato
Francesco Innocenti nella prossima puntata di Officina Stampa
del 14 gennaio 2021.

De Marchi avendo richiesto ed ottenuto un mutuo agrario con
l’intervento oneroso della Coopcredit (3% sull’importo del
mutuo), si vedeva negare l’erogazione dalla Banca Popolare del
Lazio, dopo la stipula dell’atto di vendita e del mutuo
stesso.

Mentre quest’ultima vicenda è all’attenzione di altri
magistrati, l’agricoltore si vedeva anche recapitare una
ingiunzione dalla Coopcredit per il pagamento di circa 39mila
euro quale provvigione senza la quale sembrerebbe che non
avrebbe potuto ottenere il mutuo.

Apprendiamo dalla lettura del provvedimento del magistrato che
diversamente da quello che era sempre stato a noi evidente, la
Coopcredit quale mediatore avrebbe dovuto essere equidistante
tra le parti acquisendo autonomamente il cliente ed
adoperandosi al fine di far ottenere un mutuo agrario.

L’evidente anomalia era che il cliente agricoltore non veniva
intercettato e reperito dal mediatore Coopcredit e
successivamente presentato alla Banca per la richiesta di
mutuo, circostanza quest’ultima che forse avrebbe potuto
giustificare il pagamento di un importo, per quanto a noi
possa sembrare elevato, pari al 3% del mutuo da pare
dell’agricoltore, si trattava al contrario di un cliente
storico della Banca, che rivoltosi a quest’ultima sembra
venisse indirizzato dal ragioniere alla Coopcredit, la quale,
non avendo, come certificato dalla vigilanza, acquisito le
garanzie Ismea e non avendo acquisito neanche il cliente, deve
ritenersi che avesse il solo ruolo di farsi pagare la
percentuale sul mutuo quasi fosse una garanzia per
l’agricoltore di buon esito della pratica, anche e
soprattutto, come accennato, quando il mutuo veniva richiesto,
in modo del tutto anomalo, per l’intero prezzo di
compravendita.
Alcuni professionisti del campo giuridico riferiscono che tale
ricostruzione possa configurare anche ipotesi di reato quali
l’estorsione ovvero presunte false fatturazioni emesse dalla
Ampla. Per quanto ci riguarda non essendo esperti della
materia ci limitiamo ad osservare gli eventi e gli sviluppi
della vicenda, sempre che esista ancora qualcuno che abbia
interesse a fermare la giostra, piuttosto che continuare a
salirci sopra, ed abbia a cuore i piccoli investitori.

Nucleare,    Cangemi   (Lega)
“Cnapi tema delicato, ma
Governo lo approva di notte”

“Il tema scorie nucleari è delicato e dovrebbe essere
affrontato con massima lucidità da parte del Governo,
soprattutto perché interessa territori e cittadini. Invece
Conte sceglie di approvare la Cnapi alla chetichella durante
un Consiglio dei ministri notturno, con una prova muscolare
che non ha visto il coinvolgimento degli enti locali e dei
residenti”.

Lo dichiara il vicepresidente del Consiglio regionale del
Lazio e consigliere Lega, Giuseppe Emanuele Cangemi.

“Non siamo disposti a     pagare lo scotto di un governo
traballante e ormai in crisi. La Regione Lazio –
conclude Cangemi – si impegni a tutelare i cittadini del
viterbese, che ieri sono andati a dormire tranquillamente e
oggi si svegliano con la minaccia di una pioggia di scorie
radioattive sul territorio”.

Governo in bilico, Bellanova:
“Il tempo è finito. Questa
esperienza     per    me    è
archiviata”
di Teresa Bellanova, ministro all’Agricoltura (Italia Viva)

Leggo e rileggo l’intervista a Giuliano Pisapia, una persona
che ho sempre stimato ma che raramente ha fatto scelte
politiche simili alle mie. E ne sono confortata. Leggo che
l’ex sindaco di Milano conviene che, al di là dei metodi, le
questioni che poniamo sono condivisibili. Leggo che anche lui
sostiene che il Premier non possa fare tutto da solo, specie
di fronte all’altezza delle sfide che abbiamo davanti e che il
Recovery Plan non può essere uno sconto per cambiare i
rubinetti di casa come si è fatto in finanziaria, ma
l’occasione per ridisegnare il nostro futuro. L’Italia del
2030.

Non sono poche le voci che in queste settimane si sono levate
dal centrosinistra per costringere tutti a concentrarci sui
temi, sui contenuti del piano, sulle questioni di merito,
oltre che di metodo. Penso all’intervento di Luigi Zanda in
Senato, all’intervista all’ex Premier Gentiloni, a Massimo
Cacciari, a De Vincenti, a tanti altri. O a Walter Veltroni
sulla nostra collocazione internazionale. Se non è questo il
nostro compito, se non è questo il compito di chi vi
rappresenta in Parlamento e serve il Paese da un ruolo di
governo, quale è allora? Schiacciare tasti?

A chi ci dice che proprio in una pandemia si dovrebbe stare
tutti uniti ed accelerare sul piano, rispondo: non a
prescindere da tutto. Il treno del Recovery passa ora e non
passerà per molti anni, quasi sicuramente per decenni. Le
scelte che dobbiamo fare sono enormi, valgono più di quattro
leggi di bilancio. Che cosa vi aspettate quindi dalla
politica? Che non legga il piano e lo approvi così come viene
proposto, in nome di quell’unità, o che entri nel merito e
costringa tutti ad un supplemento di riflessione? Che respinga
al mittente chi prova a sfidare questo nostro insistere sui
contenuti cercando maggioranze raccogliticce, minacciando
elezioni – che in democrazia non sono mai una minaccia – o
passaggi in Parlamento a scatola chiusa, con un piano
presentato con il diktat: prendere o lasciare? Che infine si
ponga il dubbio se la squadra di “costruttori” che dovrà
attuarlo sia la migliore del mondo o se invece questo Paese, a
fronte delle sfide che ci attendono, non possa e sappia
esprimere di più?

La democrazia è fatica. È mediazione, sintesi, dialogo. Ma è e
deve essere anche approfondimento. Velocità, certo, perché
questo richiedono le sfide della modernità, ma anche
attenzione ai contenuti. Ed allora io continuo a dire di non
essere a mio agio in un equipaggio in cui ci si chiede di
prendere o lasciare. In cui passiamo ore ad attendere che
parti di questo Governo ci mandino come fossimo una
controparte un documento su cui ci giochiamo il futuro dei
nostri figli, senza che nessuno metta in dubbio il fatto che
proprio in una squadra sarebbe normale sedersi a un tavolo e
forse scriverlo insieme. In cui “intanto siete al 2%” o
“vogliono incarichi” sono le veline che vengono sapientemente
riproposte ogni volta che insistiamo sui contenuti. In cui
giornali contigui a pezzi determinanti di questa maggioranza
insultano me e la comunità cui appartengo un giorno sì e
l’altro pure. In cui vengo fatta passare come la “record
woman” delle dimissioni paventate, mentre ciò che mi trattiene
è solo ed unicamente il senso di responsabilità verso il Paese
che rappresento, verso il settore agroalimentare che ho difeso
in tutto questo anno e continuerò a difendere, verso la
comunità politica di cui faccio parte. Perché come sono fatta,
nel bene e nel male, un po’ l’avete intuito. Ed avete intuito
quali sarebbero state le mie reazioni di istinto alle vicende
di queste ultime settimane.

Per uscire serve discontinuità. Radicale discontinuità, nei
metodi e nel merito. Ed il compito di metterla in campo, ben
oltre qualche post Facebook ma con atti politici, non spetta a
me, ma spetta a chi ne ha oggi la responsabilità. Al
Presidente del Consiglio, quindi. Cui chiediamo, ora sì,
chiarezza di comportamento, capacità di rilanciare, onere
della sintesi politica, affermazione del proprio ruolo di
garanzia di tutte le componenti. In una parola: leadership.
Perché a chi queste ore mi chiede che farà Italia Viva dico
che la domanda è inversa: cosa risponde Conte? È Conte che
deve dire. Noi abbiamo già detto. Alle domande non è arrivata
nessuna risposta, se non un Bignami di 13 pagine. Non c’è ad
oggi alcun testo su cui valutare. Non c’è alcuna
discontinuità, se non un post Facebook cui, per farlo
comprendere, è dovuta seguire un’agenzia di stampa
chiarificatrice.

Il tempo è davvero finito. E questa esperienza per me è
archiviata, perché sono insostenibili questi metodi e queste
incertezze sul meriti, questo giocare a un rimpiattino
intollerabile e offensivo, che toglie forza e credibilità a
questa maggioranza. Che ha solo una strada obbligata:
guardarsi in faccia, intendersi sul da farsi, sconfiggere
questa pigrizia continua, questo lasciar scorrere il tempo
scansando problemi e non sciogliendo i nodi. Arrivi questo
benedetto Recovery Plan, ci si dia il tempo di leggerlo e
valutarlo e ci si confronti in Consiglio dei Ministri. Perché
noi a confronti sui contenuti non ci siamo mai sottratti, anzi
siamo stati quasi sempre i primi a chiederlo a gran voce.
Anzi, il confronto si faccia anche sugli altri nodi politici
che ci separano, costruendo un patto di legislatura su cui
vedo oggi in tanti accapigliarsi reclamandolo a gran voce, ma
che Italia Viva chiede da mesi. Se ci sarà tutto questo io ci
sono, noi ci siamo. Diversamente l’esito di tutta questa
vicenda è già scritto, e la responsabilità sarà solo di altri,
di chi non ha dato risposte al tempo giusto e nei luoghi
giusti, preferendo alle risposte chiare e alla lealtà il gioco
dei muri di gomma, non di chi ha avuto il ruolo scomodo di
parlare sempre chiaro e mettere al centro i temi. Perché
tirare a campare non è mai stato il mio forte. Perché fare
tappezzeria è un esercizio che preferisco lasciare ad altri.
Perché le sfide che abbiamo di fronte richiedono persone che
ne siano all’altezza. Perché voglio continuare a guardare
negli occhi mio figlio spiegandogli che i soldi che mi ha
prestato li ho spesi per il suo futuro.

Anguillara Sabazia, scuola
via    Verdi    e  appalto
container: è giallo sulla
scomparsa    della lettera
commissariale      inviata
all’ANAC

Il Consigliere comunale Sergio Manciuria sollecita
l’istituzione di una Commissione di Indagine
Consiliare sulle tante ombre riguardanti le scuole
sotto la gestione M5s di Sabrina Anselmo
ANGUILLARA SABAZIA (RM) – E’ giallo ad Anguillara Sabazia dove
è “sparita” dagli archivi comunali la nota del Commissario
Prefettizio dello scorso 5 maggio inviata all’ANAC in allegato
ad un esposto relativo la vicenda della chiusura del plesso
scolastico di via Verdi, – da parte dell’ex amministrazione
M5s – dove vengono indicate le modalità di pagamento alla
ditta Metalsystem dei canoni di locazione relativi ai
container.

Lo scorso 27 novembre il Consigliere comunale Sergio Manciuria
si è visto negare, dalla ex segretaria Alessandra Giovinazzo,
l’accesso agli atti per quanto riguarda l’indagine ANAC su via
Verdi e per quanto riguarda la lettera del Commissario
Prefettizio con le delucidazioni fornite all’Autorità
Anticorruzione.

Successivamente, la nuova segretaria comunale Francesca
Tedeschi ha invece confermato il pieno diritto da parte del
Consigliere comunale di accedere agli atti richiesti chiedendo
quindi agli Uffici comunali di reperire la lettera del
Commissario Prefettizio e di trasmetterla al Consigliere
Sergio Manciuria.

Una richiesta, rimasta però inevasa, in quanto il Responsabile
dell’area Ambiente del Comune – Arch. Carlo Monda – ha scritto
alla Segretaria comunale per informarla che la lettera del
Commissario Prefettizio non è presente negli archivi comunali.

Il Consigliere comunale Sergio Manciuria ha fatto sapere che
la Segretaria Generale gli ha riferito che a breve gli verrà
notificata l’assenza della lettera del Commissario Prefettizio
anche da parte dell’ex Responsabile ad Interim Arch. Guarisco.

“A questo punto – ha detto Manciuria – ho chiesto alla stessa
Responsabile Anticorruzione del Comune Dott.ssa Francesca
Tedeschi che, ringrazio pubblicamente per la professionalità e
la piena collaborazione nel rendersi disponibile a estrarne
copia direttamente dagli atti di indagine ANAC”.

La lettera del Commissario, come già scritto, è infatti
depositata presso l’Autorità Anticorruzione e per conoscerne i
contenuti sarà necessario richiederne copia all’ANAC.

“È necessario – prosegue Manciuria – che i cittadini conoscano
la verità su questa nota commissariale (che riguarda la
liquidazione delle locazioni container di Duca degli Abruzzi)
sparita nel nulla e che venga fatta piena luce con la
Commissione di Indagine Consiliare sulle tante ombre
riguardanti le scuole sotto la sciagurata gestione Anselmo.
Siamo in attesa di una risposta ufficiale dall’attuale
maggioranza che mi auguro e confido non aspetti le indagini
della Procura e dell’ANAC per anticipare le ovvie conclusioni
e condannare politicamente lo scempio causato dalla
diversamente amministrazione Pentastellata. Se qualcuno non se
la sente non ho problemi a presiederla secondo i presupposti
statutari e regolamentari”.
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