La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor La vicenda del Tavolo UNI, l’Ente di Normazione Italiano che si sta occupando della definizione della presunta professione di counselor è complessa e coinvolge diversi soggetti istituzionali, ma alcuni punti che servono a capire le posizioni degli attori in questa vicenda sono estremamente chiari. E’ chiara la posizione di AltraPsicologia, da sempre favorevole alla formazione sul counseling (tecniche di comunicazione, capacità di ascolto, ecc.) a tutti i soggetti che all’interno del proprio lavoro (un lavoro vero) richiedano l’implementazione delle proprie soft skill, ma contraria all’istituzione di una figura professionale di counselor poiché, di fatto, si tratterebbe di un abuso professionale della figura dello psicologo. E’ chiara la posizione dell’Ordine Lazio, a maggioranza AltraPsicologia, che ha più volte sollecitato l’UNI, il CNOP (Consiglio Nazionale degli Psicologi) e infine si è dovuta rivolgere al Ministero della Salute, per far chiudere il Tavolo UNI sulla normazione del Conselor. E’ chiara la posizione del Ministero della Salute, che è disponibile a far chiudere il Tavolo a patto che sia il CNOP a chiedere la chiusura del tavolo e a dichiarare che l’attività di counselor è in sovrapposizione con quella dello psicologo. E’ del tutto poco chiara invece, o forse è chiarissima, la posizione del Consiglio Nazionale che sta cercando di raccontare attraverso i suoi canali di comunicazione istituzionali (Newsletter e pagina Facebook) agli psicologi italiani una storia che fa acqua da tutte le parti. Vorrebbe infatti far credere di aver mantenuto una coerenza che nei
fatti non c’è mai stata, barcamenandosi tra posizioni fintamente contrarie, da sbandierare all’occorrenza agli psicologi nelle Newsletter, e ammiccamenti ai counselor, ai formatori di counselor e alle loro associazioni (è emblematica la presenza del Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi che parla all’assemblea di un’associazione di counselor e li chiama “Cari colleghi”, o l’avvio di una Consensous Conference sul Counseling invitando tutti soggetti favorevoli ai counselor). In più occasioni, abbiamo sollecitato il CNOP a prendere una posizione chiara e scrivere al Ministero per chiudere il Tavolo, ma ciò non è mai avvenuto. Il Pres. Fulvio Giardina del Consiglio Nazionale è stato contattato dal Pres. di AltraPsicologia (Federico Zanon) e da quello dell’Ordine Lazio (Nicola Piccinini, anche lui di AltraPsicologia) per chiedere un intervento che il Consiglio Nazionale non ha mai voluto esercitare. Come Ordine Lazio abbiamo dovuto scavalcare il Consiglio Nazionale e rivolgerci direttamente al Ministero, fatto desueto, per stimolarne l’attivazione. Come potrete leggere di seguito, ripercorrendo le tappe della vicenda, abbiamo dovuto mettere il Consiglio Nazionale all’angolo e farlo esprimere stimolando il Ministero a chiedergli un parere. Parere che inizialmente il CNOP voleva dare, come fatto già in occasioni precedenti, senza passare per il Consiglio, di fatto contravvenendo alla normativa ed esautorando il Consiglio dalla propria funzione. Solo grazie all’insistenza dell’Ordine Lazio siamo riusciti a far inserire il punto all’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio (23 e 24 novembre 2018). E’ poi un fatto indiscutibile che il Ministero scriva al Consiglio Nazionale solo ed esclusivamente per merito di AltraPsicologia e dell’Ordine Lazio.
23 maggio -> all’UNI (Ente di Normazione) viene approvato il testo con le attività professionali attribuite ai counselor. L’Ordine Psicologi Lazio, che ha inviato una serie di rilievi in cui si evidenzia che le attività descritte erano in sovrapposizione con lo Psicologo, vota contrario e insieme al rappresentante di AltraPsicologia. Il Consiglio Nazionale, per tramite del Pres. dell’Ordine della Lombardia, Riccardo Bettiga, vota ASTENUTO sul documento. 5 luglio -> Ordine Psicologi Lazio invia una diffida all’UNI
per sospendere l’iter normativo sul counselor poiché in sovrapposizione con lo psicologo 20 luglio > Ordine Psicologi Lazio scrive al Consiglio Nazionale chiedendo di intervenire e di sollecitare il Ministero della Salute. In Consiglio Nazionale non risponde. 26 luglio -> Ordine Psicologi Lazio scrive di nuovo al Consiglio Nazionale sollecitando una risposta. Anche in questo caso il Consiglio Nazionale non risponderà 18 ottobre -> Ordine Psicologi Lazio scavalca il Consiglio Nazionale inerte e invia una nota al Ministero della Salute in cui chiede di intervenire per sospendere l’iter di normazione UNI sulla figura del Counselor 13 novembre (ore 12.22) -> Il Consiglio Nazionale invia l’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio prevista per il 23 e 24 novembre 13 novembre (ore 14.50) -> Il Ministero della Salute risponde alla richiesta di Ordine Psicologi Lazio chiamando in causa il Consiglio Nazionale che nel 2015 scriveva che non vi erano sovrapposizioni con la figura dello psicologo e il “counselor esistenziale”. N.B. E’ importante sottolineare che il Ministero non si è mosso da solo, ma su specifica richiesta dell’Ordine Lazio, tanto è vero che nell’incipit in cui chiede il parere del CNOP per giustificare la richiesta scrive: “E’ pervenuta a questo Ministero l’allegata nota n.7153 del 18 ottobre u.s., con la quale l’Ordine degli Psicologi del Lazio chiede un intervento ministeriale inibitorio nei confronti dell’Ente Nazionale Italiano di Unificazione – Uni, al fine di far sospendere l’adozione del progetto di norma n. 1605227 sul Counselor…” 15 novembre -> Il Presidente dell’Ordine Lazio (Nicola Piccinini) scrive chiedendo al Presidente del Consiglio Nazione (Fulvio Giardina) di inserire all’ordine del giorno
della seduta del Consiglio Nazionale la richiesta di parere del Ministero Salute 16 novembre (ore 12.51) -> Il Direttore Amministrativo del Consiglio Nazionale scrive all’Ordine Lazio che il Presidente tratterà la questione tra le Comunicazioni e che quindi non è prevista alcune votazione da parte del Consiglio e non verrà messo alcun punto all’ordine del giorno 16 novembre (ore 16.39) -> L’Ordine Lazio scrive nuovamente al Presidente del CNOP ribadendo la necessità di inserire il punto all’ordine del giorno perché stanno contravvenendo alla norma istitutiva esautorando il Consiglio Nazionale dalla sua funzione di rilasciare Pareri (Legge 56/89 art. 28 comma 6 lettera f)) 17 novembre -> AltraPsicologia (Nicola Piccinini e Federico Conte) fa un Facebook live in cui si denuncia la cosa e Nicola Piccinini diffonde il video tramite la sua newsletter nazionale 19 novembre -> Il Consiglio Nazionale invia una mail a tutti i Consiglieri comunicando la modifica dell’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio inserendo finalmente la richiesta di parere in discussione. Successivamente invia la NL a tutti gli iscritti dicendo che il CNOP si esprimerà in favore della chiusura del Tavolo Uni (di nuovo scavalcando il Consiglio che dovrà votare), evidentemente senza rendersi conto che il Ministero della Salute sta chiedendo di esprimere un parere sulla richiesta di chiusura del Tavolo arrivata dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, guidato da AltraPsicologia.
Propaganda A-Live: che fine hanno fatto i counselor esistenziali? Chi ha espresso parere favorevole al riconoscimento di un’associazione di formatori di counselor esistenziali? A che titolo ci si è espressi su una richiesta ministeriale senza passare dal Consiglio? Attraverso quale istruttoria si è giunti a quel parere? E l’istruttoria chi l’ha svolta? Dove stanno, insomma, le carte? Tutte domande scottanti, gravi, su cui gli iscritti non sembrano avere diritto di ricevere una risposta. E’ la propaganda a-live del CNOP, quella a cui devi sopravvivere, se ci riesci, fra censure e cancellazioni dei commenti sui social e mancanza di risposte a richieste inviate ufficialmente a protocollo da un componente del Consiglio Nazionale.
Prendiamo l’ultima newsletter che il CNOP ha inviato ai propri iscritti, con tanto di rimprovero paternalistico che sembra dire “smettetela di dire che non siamo chiari, dateci ragione!”. Come si può leggere, sono dipinte le favolose e progressive sorti per la tutela degli psicologi, che ora finalmente vedranno chiudere il tanto discusso Tavolo UNI sul counselor.
Viene però accuratamente evitato come la peste l’ultima imbarazzante questione emersa in queste ore dal carteggio tra Ordine Lazio, Ministero della Salute e Consiglio Nazionale: I COUNSELOR ESISTENZIALI, cui si è dato SEMAFORO VERDE. DOVE SONO FINITI I COUNSELOR ESISTENZIALI? Prima di soffermarsi su cosa c’è scritto in questa newsletter inviata dal CNOP, urge fermarsi su cosa NON C’E’ SCRITTO. Nemmeno una parola che chiarisca agli psicologi italiani come mai il CNOP abbia dato PARERE FAVOREVOLE AI MINISTERI SU UN’ASSOCIAZIONE CHE FORMA COUNSELOR ESISTENZIALI. Stralcio del documento del Ministero In sintesi: secondo la legge 4/2013 le associazioni che raccolgono le cosiddette “professioni non regolamentante” possono chiedere al Ministero dell’Economia di essere inserite in uno specifico elenco. Questa Asso-Isue, che forma counselor esistenziali, chiede l’inserimento in questo elenco. Il Ministero sospetta che qualcosa possa non andare, interpella il CNOP, il quale dà semaforo verde perché “non si ravvisano attività che possano sovrapporsi o interferire con gli ambiti di competenza riservati alle professioni sanitarie”. Cioè: niente ha avuto da ridire il CNOP su un’associazione che sulla homepage del suo sito si presentava così:
Riporto le frasi principali scritte nei riquadri evidenziati, con alcuni miei commenti tra parentesi: La professione di cui l’associazione intende essere garante è quella del Counseling Esistenziale (e già qui: ma il cnop non aveva detto che il counselor o il counseling non esiste come professione a sé stante?), metodologia di relazione di aiuto secondo il modello Neo-esistenziale di F. Brancaleone e G. Buffardi, già applicato alla psicoterapia (che è un po’ come dire: qui usiamo il bisturi, come già applicato agli interventi chirurgici….). […] diffonde un nuovo approccio antropologico che nasce dalle filosofie esistenziali e che informa metodologie d’aiuto acclarate, quali quella medica e quella psicologica-psicoterapeutica, nonché caratterizza ed esalta le possibilità d’aiuto della metodologia del Counseling.” (il solito salto carpiato triplo avvitato per dire tutto e il contrario di tutto). Interrogato al riguardo dal Ministero, il CNOP ha risposto no problem, è tutto a posto, potete procedere, questi non invadono il nostro campo di intervento. Ah no? Eppure direi che un sospetto sarebbe venuto pure al più ingenuo leggendo il programma del corso di formazione in
counseling esistenziale che l’istituto a cui fa capo l’associazione propone. Tra le materie del primo anno: Terapia e cura. Il Counseling ed il Counseling esistenziale. Fondamenti di psicologia e di psicodinamica. Empatia, sintonia, emozioni. La malattia psichica: riconoscerla e comprenderla. La famiglia: analisi dei ruoli e principi di sistemica relazionale. Psicopatologia. Al secondo anno: Psicologia speciale Le basi della psicodinamica Lineamenti di sessuologia clinica Principi di metacomunicazione Al terzo anno: La pragmatica della comunicazione umana Logoanalisi coscienziale e logodinamica analitico-esistenziale I “nuovi sviluppi” dell’approccio esistenziale in psicoterapia e nel counseling Come vedete, non c’è niente di cui sospettare, proprio niente di cui dare merito né al Consiglio dell’Ordine, ai Presidenti che lo compongono rappresentando i rispettivi iscritti sul territorio, né agli psicologi, che sono buoni solo quando li si deve chiamare in massa per dire “PARTECIPIAMO”, per mettere le toppe alle mancanze ai tavoli istituzionali. L’INCOERENZA AL TAVOLO UNI. Veniamo ora al favoloso storytelling che vede il CNOP sugli scudi per la tutela della professione attraverso una strenua opposizione al Tavolo UNI. Iniziamo col dire che questo ormai famigerato Tavolo UNI è stato in piedi per mesi, il Presidente Giardina vi è stato presente fino a quando non ha mandato un suo delegato, il
Presidente dell’Ordine della Lombardia Riccardo Bettiga. Quest’ultimo, come già raccontato, si è ASTENUTO nella quasi totalità delle votazioni, e mai ha portato avanti una posizione di chiusura del tavolo, così come niente ha fatto per evitare che si giungesse all’inchiesta pubblica dell’UNI. Quando segnalata al Presidente Giardina l’opportunità di intervenire più incisivamente, si è trattata la vicenda con sufficienza, salvo poi lasciare agli iscritti psicologi la necessità di lanciarsi in mezzo alla caciara di una votazione svolta, tra l’altro, su un sistema informatico fatiscente e bacato. Dopo tutto questo, il CNOP strombazza che chiederà la chiusura del tavolo UNI sui counselor. Evita di spiegarci come mai non sia stata chiesta la chiusura al momento dell’inchiesta pubblica, come mai il delegato CNOP non si sia mai concretamente opposto e anzi abbia mantenuto posizioni di sostanziale astensione durante i lavori, come mai se il tavolo si poteva chiudere, il 12 Ottobre si diceva agli psicologi “PARTECIPIAMO!” Ho provato a chiederlo al CNOP, attraverso il suo canale diretto di comunicazione con gli iscritti, la sua pagina Facebook. Risultato? Commenti oscurati e zero risposte.
Per poter riavere i miei commenti in chiaro, ho dovuto invitare i miei personali contatti a copiarlo coi loro profili. Benvenuti nella propaganda a-live, “speriamo che questa volta sia chiaro a tutti, anche a quelli che non vogliono comprendere” (cit.) . Le chiacchiere stanno a zero. CNOP chiudi questa Consensus Conference! Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi ha risposto attraverso la sua Newsletter Istituzionale (zeppa di errori…), inviata a tutti gli oltre 100.000 psicologi italiani, all’iniziativa “Referendum Counseling” di AltraPsicologia. Troviamo tragicomico che un Ente Pubblico nazionale usi la newsletter ufficiale – e non è la prima volta – per rispondere nervosamente ad un’Associazione privata, che non dispone invece di tale megafono. Ci portiamo però a casa un’affermazione molto forte del CNOP, mai detta prima d’ora: 1. Non esiste una professione
autonoma di counselor 2. Il counseling in quanto tale è una delle attività proprie dello Psicologo. Il CNOP afferma che questa posizione, tanto forte e chiara, intendeva rafforzarla ulteriormente mediante l’organizzazione di una Consensus Conference… assieme ai counselor. Dal nostro punto di vista, questa strana argomentazione non ha senso; al contrario, questa Consensus porta molti gravi rischi per gli psicologi, ma ben pochi vantaggi. Vi spieghiamo il motivo di tali valutazioni, così come chiarificheremo altri passaggi della newsletter del CNOP. Intanto guardatevi questo breve video: sono estratti dell’evento stampa in cui il Presidente Giardina lancia pubblicamente la Consensus Conference Counseling. Nella newsletter ci raccontano di tante belle cose, ma poi andate a sentire cosa si dice in alcuni passaggi… Ebbene, come vedete, un conto è la newsletter agli psicologi italiani, altro è ciò che concretamente si diceva a febbraio scorso; prima che in pochissimi giorni circa 10.000 psicologi, informati di cosa stava succedendo, sostenessero il referendum. In pochi minuti, vi spieghiamo i motivi gravi per cui AltraPsicologia chiede ora la CHIUSURA DELLA CONSENSUS CONFERENCE, al fine di tutelare i cittadini, la
psicologia e gli psicologi! 1. La Consensus Conference è un dispositivo adatto? Questa è la prima questione che sollevammo – come AltraPsicologia – già due anni fa. Le Linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che le Consensus Conference: rappresentano uno degli strumenti disponibili per raggiungere, attraverso un processo formale, un accordo tra diverse figure rispetto a questioni sanitarie particolarmente controverse e complesse, favorendo la scelta di orientamenti il più possibile uniformi nella pratica clinica nell’ottica di fornire ai pazienti la migliore qualità di cura in rapporto alle risorse disponibili. Insomma: la CC dovrebbe essere solo uno strumento scientifico nato per valutare il consenso su differenti opzioni terapeutiche quando le risultanze scientifiche non sono pienamente confermate. Nel nostro caso, viene invece bizzarramente usata per la finalità di… valutare il consenso circa la legittimità e la regolamentazione della professione di counselor! Un uso distorto ed improprio, laddove tra l’altro la risposta c’è già! Ed è proprio nella Normativa italiana e nelle Sentenze, che di controverso non hanno nulla, visto che vanno già nella direzione di tutela della professione di psicologo e della salute del cittadino. E allora che senso aveva organizzarla, se il CNOP fosse stato davvero già convinto che “il counseling è solo dello
psicologo”? Adesso il CNOP vuole raccontare che ha invitato i più grossi e potenti gruppi di counselor italiani alla Consensus pensando che ci dicano “Certo, concordiamo in pieno che noi non esistiamo, avete ragione voi…”? Ma davvero..? 2. La Consensus è stata votata da tutti i Presidenti del CNOP? Ad inizio 2016 vennero fatti workshops esplorativi circa l’opportunità di avviare la Consensus (http://nicolapiccinini.it/counsensus-conference-counseling/20 16/03/). L’indirizzo del CNOP fu quello di avviare questo percorso. Quando si votò, come AltraPsicologia avevamo di fronte due opzioni per i nostri Presidenti in CNOP (Lazio, Piemonte e Marche): 1. Voto CONTRARIO, e quindi rendere non sostenibile la richiesta di partecipazione di nostri rappresentanti (Piccinini e Grimoldi), e rimanendo all’oscuro di tutto ciò che sarebbe accaduto nei lavori a porte chiuse della Consensus. 2. Voto FAVOREVOLE, con lo scopo di starci dentro e poter presidiare ciò che accadeva (trovate tutto qui http://nicolapiccinini.it/?s=consensus, a testimonianza che le nostre posizioni sono immutate e coerenti). Abbiamo deciso di starci, per vedere cosa succedeva; e l’abbiamo raccontato ai colleghi. 3. L’importanza di gestire il Conflitto di interesse La Consensus Conference, per sua natura, mette attorno ad un tavolo tutti i soggetti “portatori di interesse” alla materia.
Anche per questo è uno strumento inadatto per dirimere una questione non scientifica, ma squisitamente politico- professionale. Persino l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di prevedere precise regole per gestire i conflitti di interesse che si incontrano in una Consensus. Se infatti non si può prescindere dalla partecipazione di quei soggetti che hanno “interessi” sul tema oggetto della Consensus, bisogna limitare la possibilità che questa si trasformi in una confusione di interessi. I rappresentanti di AltraPsicologia hanno quindi ripetutamente proposto di prevedere regole che non permettessero la partecipazione a soggetti che hanno interessi economici nella formazione di counselor. Invano. Ma, se come ha appena affermato il CNOP, il counseling è solo nostro ed il counselor non esiste…. veramente si crede che chi guadagna fior di soldi dalla formazione di counselor venga alla Consensus, e ammetta che “i counselor non esistono”? E non si prevedono neanche regole per gestire il possibile conflitto di interessi? Quando al Presidente Giardina abbiamo proposto di chiedere il parere della comunità degli psicologi, ci ha risposto che era “populismo”! E’ stato l’ultimo, grave, atto che ha spinto AltraPsicologia a ritirare i suoi rappresentanti dalla Consensus. Non si poteva più stare dentro tale contenitore, ed il processo per noi era oramai talmente inadeguato da non permettere più nessun margine di manovra. 4. I rischi sono alti, i vantaggi non riusciamo a vederli! Ed arriviamo al punto cruciale: la Consensus è solo un rischio
per noi psicologi. Il “documento di consenso” che esita dalla Consensus Conference non ha potere normativo. Ma diviene un documento politico estremamente pesante, che ciascuno potrà poi usare per portare avanti i propri interessi in varie sedi. Ricordiamo che la Normativa è chiara, e la Giurisprudenza sta dando ragione agli psicologi; a breve si pronuncerà anche il Consiglio di Stato circa la bontà della Sentenza Tar Lazio, che riportava già il counseling a competenza dello psicologo. Quindi, il CNOP ha già ampie argomentazioni favorevoli alla tutela di psicologi e cittadini, e NON gli serve certo questo documento. Crediamo invece probabile che le associazioni dei counselor cercheranno di usarlo per sostenere i propri interessi di parte, e potranno fare ciò tanto più il documento sarà “promiscuo ed a maglie larghe”. Solo tre esempi preoccupanti: 1. Un Giudice sta trattando una causa di presunto abuso di professione di psicologo, ad opera di un counselor ed a danno di un cittadino. Il giudice riceve dai counselor il documento di consenso, in cui si dice magari che “un pò di competenze sul benessere emozionale sono dello psicologo ed un pò del counselor”; vede che questo è stato ratificato da una Consensus promossa proprio dal Consiglio Nazionale Psicologi… dal vostro punto di vista, potrebbero indebolirsi le sue convinzioni circa il presunto abuso di professione operato dal counselor, visto che anche il CNOP addiviene ad una “pacificazione” e riconoscimento degli stessi? 2. Il Preside di una Scuola attiva uno sportello di ascolto, dandolo in gestione ad un counselor. L’Ordine Psicologi locale diffida il preside. Il preside riceve però dal counselor il documento di consenso, in cui come sopra si dice che “un pò di competenze sul benessere emozionale sono dello psicologo ed un pò del counselor”,
e a dirlo è proprio la Consensus istituita dagli stessi Psicologi… il preside potrebbe valutare che la diffida è quindi immotivata, ed ha fatto bene a dare lo sportello al counsellor, visto che lo stesso Ordine Nazionale ha “aperto” loro riconoscendogli competenze. 3. Da ultimo, la più rischiosa e grave: il Consiglio di Stato si deve pronunciare tra poco sulla Sentenza Tar Lazio, e potrebbe ricevere a giugno – mese in cui avverrà la Consensus – il documento di consenso che CERTAMENTE gli invierebbero subito i counselor! Nel documento magari gli viene rappresentato che counselor e psicologi hanno effettuato un “percorso di pacificazione”, ratificato dal CNOP che ne è promotore. Dal vostro punto di vista, un documento del genere potrebbe impattare sul pronunciamento del Consiglio di Stato? Care colleghe e cari colleghi, non sappiamo dare una risposta certa a tali scenari, ma certamente sono rischi enormi e inutili, ben superiori ai presunti vantaggi che dovrebbero venircene. Il CNOP ha già la forza della Legge e dell’ultima Giurisprudenza per chiudere in maniera tombale il capitolo counselor, se lo volesse. Non vi è motivo logico per mettere a rischio tale positivo percorso. Per tale motivo, crediamo che l’unico modo per rendere credibili le affermazioni rilasciate ora dal CNOP sia semplice: CHIUDERE SUBITO LA CONSENSUS. P.S.: Una Consensus strutturalmente compromessa? Tanto per capire le “appartenenze professionali” di chi è stato chiamato a dare un “parere neutrale” sul counseling,
abbiamo provato ad elencare i titoli di alcuni soggetti presenti nel “Comitato Promotore”, nel “Comitato tecnico scientifico” e nel “Panel esperti” (adesioni confermate alla data del 23 Febbraio scorso). L’elenco non intende minimamente additare o attaccare singoli soggetti, che riteniamo stimabili persone e validi professionisti, e la cui posizione personale è sempre legittima. Ha solo l’obiettivo di riflettere se vi possa essere qualche rischio per la neutralità politico- professionale della Consensus. Rolando Ciofi Psicologo. Segretario Generale MoPI, Movimento Psicologi Indipendenti. Da sempre esplicitamente favorevole al riconoscimento dei counselor e delle cosiddette “professioni d’aiuto” www.mopi.it Alberto Zucconi Psicologo, psicoterapeuta. Fondatore della Scuola di Psicoterapia IACP. Il suo centro per la formazione counselor è membro del CNCP – Coordinamento Nazionale Counselor professionisti. http://www.social.iacp.it/formazione-e-consulenza/corso-di-cou nselling-centrato-sulla-persona/ Lucia Fani Avvocato. Già presidente Assocounseling, figura centrale nel panorama del counseling in Italia. Counselor Supervisor e Trainer. Vice Presidente Colap, associazione che ha lo scopo di coordinare le professioni afferenti alla Legge 4/2013 https://www.assocounseling.it/approfondimenti/articolo.asp?cod =902 Giovanni Turra Psicologo, psicoterapeuta, counselor. Docente della SITCOR (scuola italiana di counseling relazionale) ed insegna in
diversi corsi di counseling. http://www.saficof.it/docenti/ http://www.sitcor.it/joomla/notizie/42-presentazione-scuola-di -counseling-a-a-2015-2016 Tommaso Valleri di Setriano Segretario Generale di AssoCounseling, presidente di Federcounseling. Trainer Counselor accreditato da AssoCounseling. Formatore in corsi di counseling. https://www.assocounseling.it/docs/curricula/A0001.pdf Raffaele Mastromarino Psicologo, psicoterapeuta, dal 2013 al 2017 è stato presidente del Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti (CNCP). All’attività didattica universitaria affianca l’attività di formazione in counseling a non psicologi. http://alaef.com/scuola/ http://www.cncp.it/1/88/2465/RELATORI_PLENARIA.htm Margherita Spagnoulo Lobb Psicologa, psicoterapeuta, dirige Scuole di Psicoterapia. E’ supervisore dei corsi di Gestalt Counseling, accreditati dal Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti (CNCP) http://www.gestalt.it/italiano/formazione/altre/counselling/Co unselling_Catania.pdf Jessica Bertolani Supervisor Counselor e Trainer Counselor, è iscritta ad Assocounseling, Membro del Consiglio Esecutivo dell’International Association for Counselling (IAC) e Referente per l’Europa. Operatrice sonora, esperta in massaggio sonoro con campane tibetane e voce, gong e strumenti ancestrali. Specializzazione in counseling scolastico ad approccio americano. http://www.jessicabertolani.com/chi-sono-jessica-bertolani/ Luca Panseri
Psichiatra. Co-fondatore e didatta del Corso triennale di Counseling a orientamento integrativo – psicanalitico, filosofico, artistico presso la Scuola di Cura di Sé. Il corso è riconosciuto da Assocounseling. https://www.scuoladicuradise.com/docenti Enrico Cheli Direttore del progetto Co.R.Em – “comunicazione, relazione, emozioni”, presso cui tiene un master universitario in Counseling e formazione relazionale. E’ presidente del comitato scientifico dell’ANCORE (Associazione Nazionale Counselor relazionali). http://www.corem.unisi.it/comrel.php?id=didattica#mast-benesse re http://www.ancore.org/associazione/organi-organigramma/comitat o-scientifico.html Everardo Minardi Coordina il corso di perfezionamento in “Sociologia Clinica” dell’università di Teramo, che offre sbocchi in “counseling sociologico”. https://www.unite.it/UniTE/Sociologia_clinica Luigi Ubbiali Insegnante di scuola elementare, Counselor scolastico diplomato presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia e iscritto al Registro Nazionale dei Counselor di AssoCounseling come counselor trainer e supervisor. Laureato in Scienze dell’Educazione, docente della Scuola di Counseling Sistemico Pluralista di Bergamo https://www.shinui.it/it/staff/10-staff/75-luigi-ubbiali.html Patrizia Vinella Counselor, psicologa, docente di corsi per counselor http://www.performatsalute.it/professionista/patrizia-vinella/ Cecilia Eldestein Psicologa, counselor, è Presidente dell’Associazione Shinui.
Presso l’associazione si tiene il corso triennale di counseling sistemico pluralista, riconosciuto da Assocounseling. https://shinui.it/it/staff/36-cecilia-edelstein.html, Maria Cristina Koch Psicologa, psicoterapeuta, counselor, referente Si.Co. Per la Lombardia, organizza corsi per counselor https://www.huffingtonpost.it/author/maria-cristina-koch/ Il congresso nazionale dei COUNSELOR…e l’ospite d’onore! Fa sempre uno strano effetto, come se trovassimo Leonida lo spartano a spasso per le strade dell’antica Atene. O se Bill Gates presentasse il nuovo iPhone. O anche un po’ come se il cardinale Tettamanzi si presentasse all’opening party del Pacha di Ibiza. Diciamo che è l’uomo che non ti aspetti. Fulvio Giardina, presidente degli psicologi italiani, nonostante le polemiche dello scorso anno da parte di centinaia di colleghi, è nuovamente al centro della tavola dei relatori del convegno Nazionale Assocounseling del 15/4/2018. Cosa fa nella sede del più importante evento annuale dei counselor il Dott. Giardina? Chi l’ha visto entrare avrà notato subito che è stato accolto non come una “controparte” ma come un notabile.
Fulvio Giardina è il presidente CNOP più amato dai counselor. E’ del resto Giardina l’uomo che nel 2016 che per la prima volta ha apostrofato i counselor con un “cari colleghi”. Giardina si vanta di fronte alle platee degli psicologi di battersi contro l’abusivismo e di essere in attesa della sentenza del Consiglio di Stato che sancirà con ogni probabilità la sovrapposizione del counseling con l’attività di sostegno psicologico ma al tempo stesso di fronte ai counselor parla di “nuova professione” e del suo riconoscimento come un evento ineluttabile, azzardando, come un novello Eraclito, l’immagine dell’acqua che scorre in un fiume per arrivare, si suppone, alla tranquilla foce del riconoscimento. Il merito di tanta stima è certo per la Consensus Conference sul Counseling, che appare in bella vista in mezzo al cartellone dell’evento. Eh già, chi l’avrebbe immaginato? Mentre la psicologia dopo quasi trent’anni di vita come professione si vede finalmente riconoscere dai giudici italiani l’esistenza di atti tipici a sé riservati, il colloquio, la psicanalisi, con sentenze come la Zerbetto, la Conversano, la Righini, la Moccia… Ora che le nuove regole sull’esercizio abusivo di professione sanitaria stabilite dal DDL Lorenzin mettono i finti psicologi di fronte al rischio concreto della reclusione, ci sarebbero buone probabilità di dire la parola fine a una situazione di abusivismo che dura da troppi anni. Ma proprio in questo momento così delicato… …il CNOP, la nostra istituzione di riferimento, decide di usare le risorse economiche e professionali degli psicologi per vanificare ogni risultato raggiunto, riconoscendo, già fin dal primo momento implicitamente e poi forse anche nei
risultati, il counseling come professione. Tra le ultime sentenze e l’aggravamento delle pene previsto dalla Lorenzin il problema counseling era, se non risolto, in via di soluzione. Invece, è arrivata la consensus, come uno degli atti potenzialmente più dannosi che si potessero concepire per la tutela della nostra professione. La consensus è uno sgambetto a tutti gli psicologi che vanifica completamente il vantaggio dell’essere professione sanitaria, perché erode il punto di confine, l’atto tipico per eccellenza, il colloquio psicologico al di fuori di un percorso psicoterapeutico. La porta di ingresso nella professione, il primo di tutti gli atti tipici, la riserva principale di chiunque si iscriva all’Ordine. Uno sgambetto che si potrebbe ripetere con l’appoggio informale che Giardina potrebbe dare anche in sede UNI. Altro luogo in cui è trattato come un vero notabile. Lì dove si decidono le regole delle nuove professioni lo chiamano tutti “professore” con sussiegoso rispetto, e sembrano fare a gara a compiacerlo, forse nella segreta speranza che, lui che potrebbe, non metta i bastoni tra le ruote alla normazione dei counselor come professione riconosciuta ai sensi della legge 4/13. Fulvio Giardina si è mai domandato se la comunità dei centomila colleghi italiani che lui dovrebbe rappresentare condivida la sua “vision” neoliberista? A mia domanda specifica ha bollato un eventuale sondaggio interno come “demagogia”. Nessuno dalle parti della consensus Cnop sembra interessato a chiedersi se sul piano epistemologico vi sia effettiva differenza tra counseling e sostegno psicologico. E nessuno
dice che in Italia abbiamo 1/3 degli psicologi europei, che davvero non si sentiva l’esigenza di una nuova figura nel già ampio panorama delle professioni di aiuto. Invece il mondo dei counselor in questo convegno 2018 rende onore e tante grazie al Prof. Giardina, le cui gesta vengono per la prima volta immortalate nello stesso cartellone del convegno, pubblicizzato come “un confronto su consensus conference, norma tecnica UNI e regolamentazione”. E queste sono proprio le sue creature, consensus e UNI, situazioni in cui il ruolo di Giardina, del presidente CNOP è reale e centrale e consente ai counselor di procedere a grandi balzi, incuranti della posizione degli psicologi, quelli veri, verso il riconoscimento di una pratica che fino a ieri era considerata da molti semplice esercizio abusivo di una professione. 15/4/2018: l’ospite d’onore è Giardina, un uomo definitivamente consacrato dalla locandina del congresso assocounseling 2018 presidente onorario anche del mondo del counseling all’italiana.
Il Presidente Fulvio Giardina applaude a scena aperta al convegno nazionale dei counselor non psicologi Il presidente Giardina sul counseling: “Chiedere agli psicologi? E’ populismo”. Un “Atto di Pacificazione”. Questo è il significato della Consensus Conference sul counseling, che il CNOP ha annunciato di avviare ufficialmente. Il presidente del CNOP Fulvio Giardina sembra proprio svelarci
significato del tutto politico della Consensus Conference sul counseling durante una conferenza stampa, l’ultimo atto di una procedura che si conferma in ogni sua fase del tutto surreale. Una conferenza stampa che fortunatamente è andata del tutto deserta, tranne che per la presenza del sottoscritto. Non fosse bastato presentarsi davanti alla platea di Assocounseling e apostrofarli con un “Cari Colleghi”, Fulvio Giardina ha confermato definitivamente la sua simpatia nei confronti del mondo del counseling. E’ infatti l’ora di finirla, ci dice Giardina, di vedere i counselor come nemici. Ad ascoltarlo due segretarie, i membri del comitato promotore regolarmente convocati (immagino con gettone di presenza), e noi di Altrapsicologia. Basta inimicizie con i counselor, quindi. E pazienza per il problema gigantesco di esercizio abusivo della professione: facciano silenzio quei noiosi, come quelli di AltraPsicologia, che sostengono che il counseling sia solo un trucco per evitare la riserva di Legge nell’esercizio della professione psicologica. Del resto, un presidente dell’Ordine degli Psicologi “normale” che ricevesse da una rete di soggetti formatori di counsellor la richiesta di sospendere le ostilità, e di smetterla di ostacolare i loro corsi aperti a non psicologi, normalmente cosa avrebbe risposto? Giardina l’ha fatta facile: gli ha risposto di sì. E a quel punto, la strada è stata in discesa. È bastato radunare quella cinquantina di persone che sul counseling formano, dissertano, vivono, mentre ad oggi uno psicologo in Italia ha alle spalle sei anni di studio universitario e un anno di tirocinio per esercitare, e creare un dispositivo organizzativo (la Consensus Conference) che
scimmiotta lontanamente qualcosa di scientifico, ma che scientifico non è. Ci appare evidente dove si vuole arrivare. Bisogna solo fare qualche passaggio ammantato da un consenso che sta solo nel nome, e farlo pure con i soldi degli psicologi. Già, perché al danno si aggiunge pure la beffa: paghiamo tutto noi. Quanto? Ad oggi non ci è dato saperlo: nessuna delibera pubblica riporta l’impegno di spesa per questa iniziativa. Il resto è facile. Come Altrapsicologia abbiamo comunque voluto credere alla buona fede. Abbiamo quindi fatto parte – finora – del Comitato Tecnico Scientifico. E così abbiamo potuto vedere quali sono gli ingredienti che si usano per creare una Consensus Conference sui generis. Eccoli qui: (1) La domanda mai analizzata. Si parte dall’errore che uno psicologo non dovrebbe mai fare, ovvero si accetta una domanda senza analizzarla. Cosa chiedono i formatori di counsellor al CNOP, e perché? Siamo poi così sicuri che questo interesse sia coerente con la tutela dei cittadini dell’esercizio abusivo della professione psicologica? E agli psicologi che Giardina dovrebbe rappresentare, fa così piacere che i loro soldi vengano spesi per in questa iniziativa quantomeno dubbia sul piano della tutela professionale? E’ evidente che c’era di che fermarsi su questa rosa di domande. Invece no. Giardina aggiunge: abbiamo lasciato entrare quelli che hanno voluto. Appunto. Chi ha voluto è esattamente chi aveva un interesse specifico, ovvero chi sul counseling – e sulla pelle dei
colleghi e dei cittadini – ci guadagna. (2) Lo strumento sbagliato. Il tema del counseling in Italia riguarda la legittimità di una pratica professionale. Rispondere con una Consensus Conference, che è uno strumento scientifico nato per valutare le opzioni terapeutiche su cui vi è il più ampio consenso di tutti i portatori di interesse quando le risultanze scientifiche non sono ancora pienamente confermate, è semplicemente un’anomalia. Si tratta di un utilizzo improprio di uno strumento che dovrebbe essere scientifico, piegandolo a una finalità – regolamentare le professioni – per cui non è fatto. Si è fatto in questo modo per lasciare il processo in mano ad alcuni membri? (3) Un comitato tecnico non rappresentativo. Il Comitato Tecnico è formato da venti soggetti, di cui due non sono mai venuti e quindici sono implicati nel counseling a livello professionale e personale: tipicamente sono formatori privati, docenti universitari e referenti di associazioni di counseling. Questa scelta produce a catena un importante condizionamento di tutto il processo della Consensus Conference, suggerendone di fatto le conclusioni fin da subito. (4) Conflitto di interessi gestito come nel far west. Da sempre il problema del conflitto di interessi è uno di quelli più sentiti nelle Consensus Conference: il concetto è di regolare attentamente la partecipazione di chi ha interessi economici. Il regolamento di questa Consensus invece è abbastanza vago da consentire la partecipazione ai docenti e ai soggetti coinvolti sul piano economico nella formazione di counselor. Un regolamento inutile, che non selezionerà nessuno. (5) La dimensione del silenzio. Infine si è ben badato a fare in modo che in nessun punto di
questa Consensus Conference si prevedesse la possibilità per gli psicologi italiani di esprimersi! Il che è singolare, fosse altro perché l’iniziativa è finanziata interamente da loro, tramite il CNOP. Proprio questo è sembrato il punto su cui interrogare il presidente del Consiglio Nazionale, colui che ha deciso di finanziare la prima Consensus Conference sul counseling come strumento per arrivare ad una conclusione forse già scritta. La risposta di Giardina, forse scontata, è la più chiara possibile. Eppure è sconcertante sentirla: chiedere il parere dei colleghi, garantire la rappresentanza, proporre un sondaggio, fare una ricerca? Populismo. ci ha detto.
Puoi anche leggere