La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor

Pagina creata da Riccardo Spinelli
 
CONTINUA A LEGGERE
La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor
La vera storia del Consiglio
Nazionale e i Counselor
La vicenda del Tavolo UNI, l’Ente di Normazione Italiano che
si sta occupando della definizione della presunta professione
di counselor è complessa e coinvolge diversi soggetti
istituzionali, ma alcuni punti che servono a capire le
posizioni degli attori in questa vicenda sono estremamente
chiari.

E’ chiara la posizione di AltraPsicologia, da sempre
favorevole alla formazione sul counseling (tecniche di
comunicazione, capacità di ascolto, ecc.) a tutti i soggetti
che all’interno del proprio lavoro (un lavoro vero) richiedano
l’implementazione delle proprie soft skill, ma contraria
all’istituzione di una figura professionale di counselor
poiché, di fatto, si tratterebbe di un abuso professionale
della figura dello psicologo.

E’ chiara la posizione dell’Ordine Lazio, a maggioranza
AltraPsicologia, che ha più volte sollecitato l’UNI, il CNOP
(Consiglio Nazionale degli Psicologi) e infine si è dovuta
rivolgere al Ministero della Salute, per far chiudere il
Tavolo UNI sulla normazione del Conselor.

E’ chiara la posizione del Ministero della Salute, che è
disponibile a far chiudere il Tavolo a patto che sia il CNOP a
chiedere la chiusura del tavolo e a dichiarare che l’attività
di counselor è in sovrapposizione con quella dello psicologo.

E’ del tutto poco chiara invece, o forse è chiarissima, la
posizione del Consiglio Nazionale che sta cercando di
raccontare attraverso i suoi canali di comunicazione
istituzionali (Newsletter e pagina Facebook) agli psicologi
italiani una storia che fa acqua da tutte le parti. Vorrebbe
infatti far credere di aver mantenuto una coerenza che nei
La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor
fatti non c’è mai stata, barcamenandosi tra posizioni
fintamente contrarie, da sbandierare all’occorrenza agli
psicologi nelle Newsletter, e ammiccamenti ai counselor, ai
formatori di counselor e alle loro associazioni (è emblematica
la presenza del Presidente del Consiglio Nazionale degli
Psicologi che parla all’assemblea di un’associazione di
counselor e li chiama “Cari colleghi”, o l’avvio di
una Consensous Conference sul Counseling invitando tutti
soggetti favorevoli ai counselor).

In più occasioni, abbiamo sollecitato il CNOP a prendere una
posizione chiara e scrivere al Ministero per chiudere il
Tavolo, ma ciò non è mai avvenuto. Il Pres. Fulvio Giardina
del Consiglio Nazionale è stato contattato dal Pres. di
AltraPsicologia (Federico Zanon) e da quello dell’Ordine Lazio
(Nicola Piccinini, anche lui di AltraPsicologia) per chiedere
un intervento che il Consiglio Nazionale non ha mai voluto
esercitare.

Come Ordine Lazio abbiamo dovuto scavalcare il Consiglio
Nazionale e rivolgerci direttamente al Ministero, fatto
desueto, per stimolarne l’attivazione.

Come potrete leggere di seguito, ripercorrendo le tappe della
vicenda, abbiamo dovuto mettere il Consiglio Nazionale
all’angolo e farlo esprimere stimolando il Ministero a
chiedergli un parere. Parere che inizialmente il CNOP voleva
dare, come fatto già in occasioni precedenti, senza passare
per il Consiglio, di fatto contravvenendo alla normativa ed
esautorando il Consiglio dalla propria funzione. Solo grazie
all’insistenza dell’Ordine Lazio siamo riusciti a far inserire
il punto all’ordine del giorno della prossima seduta di
Consiglio (23 e 24 novembre 2018).

E’ poi un fatto indiscutibile che il Ministero scriva al
Consiglio Nazionale solo ed esclusivamente per merito di
AltraPsicologia e dell’Ordine Lazio.
La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor
23 maggio -> all’UNI (Ente di Normazione) viene approvato il
testo con le attività professionali attribuite ai counselor.
L’Ordine Psicologi Lazio, che ha inviato una serie di rilievi
in cui si evidenzia che le attività descritte erano in
sovrapposizione con lo Psicologo, vota contrario e insieme al
rappresentante di AltraPsicologia. Il Consiglio Nazionale, per
tramite del Pres. dell’Ordine della Lombardia, Riccardo
Bettiga, vota ASTENUTO sul documento.

5 luglio -> Ordine Psicologi Lazio invia una diffida all’UNI
La vera storia del Consiglio Nazionale e i Counselor
per sospendere l’iter normativo sul counselor poiché in
sovrapposizione con lo psicologo

20 luglio > Ordine Psicologi Lazio scrive al Consiglio
Nazionale chiedendo di intervenire e di sollecitare il
Ministero della Salute. In Consiglio Nazionale non risponde.

26 luglio -> Ordine Psicologi Lazio scrive di nuovo al
Consiglio Nazionale sollecitando una risposta. Anche in questo
caso il Consiglio Nazionale non risponderà

18 ottobre -> Ordine Psicologi Lazio scavalca il Consiglio
Nazionale inerte e invia una nota al Ministero della Salute in
cui chiede di intervenire per sospendere l’iter di normazione
UNI sulla figura del Counselor

13 novembre (ore 12.22) -> Il Consiglio Nazionale invia
l’ordine del giorno della prossima seduta di Consiglio
prevista per il 23 e 24 novembre

13 novembre (ore 14.50) -> Il Ministero della Salute risponde
alla richiesta di Ordine Psicologi Lazio chiamando in causa il
Consiglio Nazionale che nel 2015 scriveva che non vi erano
sovrapposizioni con la figura dello psicologo e il “counselor
esistenziale”.

N.B. E’ importante sottolineare che il Ministero non si è
mosso da solo, ma su specifica richiesta dell’Ordine Lazio,
tanto è vero che nell’incipit in cui chiede il parere del CNOP
per giustificare la richiesta scrive: “E’ pervenuta a questo
Ministero l’allegata nota n.7153 del 18 ottobre u.s., con la
quale l’Ordine degli Psicologi del Lazio chiede un intervento
ministeriale inibitorio nei confronti dell’Ente Nazionale
Italiano di Unificazione – Uni, al fine di far sospendere
l’adozione del progetto di norma n. 1605227 sul Counselor…”

15 novembre -> Il Presidente dell’Ordine Lazio (Nicola
Piccinini) scrive chiedendo al Presidente del Consiglio
Nazione (Fulvio Giardina) di inserire all’ordine del giorno
della seduta del Consiglio Nazionale la richiesta di parere
del Ministero Salute

16 novembre (ore 12.51) -> Il Direttore Amministrativo del
Consiglio Nazionale scrive all’Ordine Lazio che il Presidente
tratterà la questione tra le Comunicazioni e che quindi non è
prevista alcune votazione da parte del Consiglio e non verrà
messo alcun punto all’ordine del giorno

16 novembre (ore 16.39) -> L’Ordine Lazio scrive nuovamente al
Presidente del CNOP ribadendo la necessità di inserire il
punto all’ordine del giorno perché stanno contravvenendo alla
norma istitutiva esautorando il Consiglio Nazionale dalla sua
funzione di rilasciare Pareri (Legge 56/89 art. 28 comma 6
lettera f))

17 novembre -> AltraPsicologia (Nicola Piccinini e Federico
Conte) fa un Facebook live in cui si denuncia la cosa e Nicola
Piccinini   diffonde   il   video   tramite   la   sua   newsletter
nazionale

19 novembre -> Il Consiglio Nazionale invia una mail a tutti i
Consiglieri comunicando la modifica dell’ordine del giorno
della prossima seduta di Consiglio inserendo finalmente la
richiesta di parere in discussione. Successivamente invia la
NL a tutti gli iscritti dicendo che il CNOP si esprimerà in
favore della chiusura del Tavolo Uni (di nuovo scavalcando il
Consiglio che dovrà votare), evidentemente senza rendersi
conto che il Ministero della Salute sta chiedendo di esprimere
un parere sulla richiesta di chiusura del Tavolo arrivata
dall’Ordine degli Psicologi del Lazio, guidato da
AltraPsicologia.
Propaganda A-Live: che fine
hanno   fatto  i  counselor
esistenziali?
      Chi ha espresso parere favorevole al riconoscimento di
   un’associazione di formatori di counselor esistenziali?
 A che titolo ci si è espressi su una richiesta ministeriale
                    senza passare dal Consiglio?
     Attraverso quale istruttoria si è giunti a quel parere? E
                  l’istruttoria chi l’ha svolta?

      Dove stanno, insomma, le carte?
Tutte domande scottanti, gravi, su cui gli iscritti non
sembrano avere diritto di ricevere una risposta.

E’   la   propaganda   a-live   del   CNOP,   quella   a   cui   devi
sopravvivere, se ci riesci, fra censure e cancellazioni dei
commenti sui social e mancanza di risposte a richieste inviate
ufficialmente a protocollo da un componente del Consiglio
Nazionale.
Prendiamo l’ultima newsletter che il CNOP ha inviato ai propri
iscritti, con tanto di rimprovero paternalistico che sembra
dire “smettetela di dire che non siamo chiari, dateci
ragione!”.

Come si può leggere, sono dipinte le favolose e progressive
sorti per la tutela degli psicologi, che ora finalmente
vedranno chiudere il tanto discusso Tavolo UNI sul counselor.
Viene però accuratamente evitato come la peste l’ultima
imbarazzante questione emersa in queste ore dal carteggio tra
Ordine Lazio, Ministero della Salute e Consiglio Nazionale:

           I COUNSELOR ESISTENZIALI,
         cui si è dato SEMAFORO VERDE.
DOVE SONO FINITI I COUNSELOR ESISTENZIALI? Prima di
soffermarsi su cosa c’è scritto in questa newsletter inviata
dal CNOP, urge fermarsi su cosa NON C’E’ SCRITTO.
Nemmeno una parola che chiarisca agli psicologi italiani come
mai il CNOP abbia dato PARERE FAVOREVOLE AI MINISTERI SU
UN’ASSOCIAZIONE CHE FORMA COUNSELOR ESISTENZIALI.

Stralcio del documento del Ministero

In sintesi: secondo la legge 4/2013 le associazioni che
raccolgono       le    cosiddette       “professioni       non
regolamentante” possono chiedere al Ministero dell’Economia di
essere inserite in uno specifico elenco. Questa Asso-Isue, che
forma counselor esistenziali, chiede l’inserimento in questo
elenco.
Il Ministero sospetta che qualcosa possa non andare,
interpella il CNOP, il quale dà semaforo verde perché “non si
ravvisano attività che possano sovrapporsi o interferire con
gli ambiti di competenza riservati alle professioni
sanitarie”.

Cioè: niente ha avuto da ridire il CNOP su un’associazione che
sulla homepage del suo sito si presentava così:
Riporto le frasi principali scritte nei riquadri evidenziati,
con alcuni miei commenti tra parentesi:

 La professione di cui l’associazione intende essere garante è
 quella del Counseling Esistenziale (e già qui: ma il cnop non
 aveva detto che il counselor o il counseling non esiste come
 professione a sé stante?), metodologia di relazione di aiuto
 secondo il modello Neo-esistenziale di F. Brancaleone e G.
 Buffardi, già applicato alla psicoterapia (che è un po’ come
 dire: qui usiamo il bisturi, come già applicato agli
 interventi chirurgici….). […] diffonde un nuovo approccio
 antropologico che nasce dalle filosofie esistenziali e che
 informa metodologie d’aiuto acclarate, quali quella medica e
 quella psicologica-psicoterapeutica, nonché caratterizza ed
 esalta le possibilità d’aiuto della metodologia del
 Counseling.” (il solito salto carpiato triplo avvitato per
 dire tutto e il contrario di tutto).

Interrogato al riguardo dal Ministero, il CNOP ha risposto no
problem, è tutto a posto, potete procedere, questi non
invadono il nostro campo di intervento.

Ah no? Eppure direi che un sospetto sarebbe venuto pure al più
ingenuo leggendo il programma del corso di formazione in
counseling esistenziale     che     l’istituto   a   cui   fa   capo
l’associazione propone.

Tra le materie del primo anno:
Terapia e cura.
Il Counseling ed il Counseling esistenziale.
Fondamenti di psicologia e di psicodinamica.
Empatia, sintonia, emozioni.
La malattia psichica: riconoscerla e comprenderla.
La famiglia: analisi dei ruoli e principi di sistemica
relazionale.
Psicopatologia.

Al secondo anno:
Psicologia speciale
Le basi della psicodinamica
Lineamenti di sessuologia clinica
Principi di metacomunicazione

Al terzo anno:
La pragmatica della comunicazione umana
Logoanalisi coscienziale e logodinamica analitico-esistenziale
I “nuovi sviluppi” dell’approccio esistenziale in psicoterapia
e nel counseling

Come vedete, non c’è niente di cui sospettare, proprio niente
di cui dare merito né al Consiglio dell’Ordine, ai Presidenti
che lo compongono rappresentando i rispettivi iscritti sul
territorio, né agli psicologi, che sono buoni solo quando li
si deve chiamare in massa per dire “PARTECIPIAMO”, per mettere
le toppe alle mancanze ai tavoli istituzionali.

L’INCOERENZA AL TAVOLO UNI. Veniamo ora al favoloso
storytelling che vede il CNOP sugli scudi per la tutela della
professione attraverso una strenua opposizione al Tavolo UNI.
Iniziamo col dire che questo ormai famigerato Tavolo UNI è
stato in piedi per mesi, il Presidente Giardina vi è stato
presente fino a quando non ha mandato un suo delegato, il
Presidente dell’Ordine della Lombardia Riccardo Bettiga.
Quest’ultimo, come già raccontato, si è ASTENUTO nella quasi
totalità delle votazioni, e mai ha portato avanti una
posizione di chiusura del tavolo, così come niente ha fatto
per evitare che si giungesse all’inchiesta pubblica dell’UNI.
Quando segnalata al Presidente Giardina l’opportunità di
intervenire più incisivamente, si è trattata la vicenda con
sufficienza, salvo poi lasciare agli iscritti psicologi la
necessità di lanciarsi in mezzo alla caciara di una votazione
svolta, tra l’altro, su un sistema informatico fatiscente e
bacato.

Dopo tutto questo, il CNOP strombazza che chiederà la chiusura
del tavolo UNI sui counselor.

Evita di spiegarci come mai non sia stata chiesta la chiusura
al momento dell’inchiesta pubblica, come mai il delegato CNOP
non si sia mai concretamente opposto e anzi abbia mantenuto
posizioni di sostanziale astensione durante i lavori, come mai
se il tavolo si poteva chiudere, il 12 Ottobre si diceva agli
psicologi “PARTECIPIAMO!”

Ho provato a chiederlo al CNOP, attraverso il suo canale
diretto di comunicazione con gli iscritti, la sua pagina
Facebook.
Risultato? Commenti oscurati e zero risposte.
Per poter riavere i miei commenti in chiaro, ho dovuto
invitare i miei personali contatti a copiarlo coi loro
profili.

     Benvenuti nella propaganda a-live,

  “speriamo che questa volta sia chiaro a
  tutti, anche a quelli che non vogliono
           comprendere” (cit.) .

Le chiacchiere stanno a zero.
CNOP chiudi questa Consensus
Conference!
Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi ha risposto attraverso
la sua Newsletter Istituzionale (zeppa di errori…), inviata a
tutti gli oltre 100.000 psicologi italiani, all’iniziativa
“Referendum Counseling” di AltraPsicologia.
Troviamo tragicomico che un Ente Pubblico nazionale usi la
newsletter ufficiale – e non è la prima volta – per rispondere
nervosamente ad un’Associazione privata, che non dispone
invece di tale megafono.
Ci portiamo però a casa un’affermazione molto forte del CNOP,
mai detta prima d’ora:

1.     Non      esiste         una      professione
autonoma di counselor

2. Il counseling in quanto tale è
una delle attività  proprie dello
Psicologo.
Il CNOP afferma che questa posizione, tanto forte e chiara,
intendeva rafforzarla ulteriormente mediante l’organizzazione
di una Consensus Conference… assieme ai counselor.
Dal nostro punto di vista, questa strana argomentazione non ha
senso; al contrario, questa Consensus porta molti gravi rischi
per gli psicologi, ma ben pochi vantaggi.
Vi spieghiamo il motivo di tali valutazioni, così come
chiarificheremo altri passaggi della newsletter del CNOP.

Intanto guardatevi questo breve video: sono estratti
dell’evento stampa in cui il Presidente Giardina lancia
pubblicamente la Consensus Conference Counseling. Nella
newsletter ci raccontano di tante belle cose, ma poi andate a
sentire cosa si dice in alcuni passaggi…

Ebbene, come vedete, un conto è la newsletter agli psicologi
italiani, altro è ciò che concretamente si diceva a febbraio
scorso; prima che in pochissimi giorni circa 10.000 psicologi,
informati di cosa stava succedendo, sostenessero il
referendum.

 In pochi minuti, vi spieghiamo i motivi
 gravi per cui AltraPsicologia chiede ora
 la CHIUSURA DELLA CONSENSUS CONFERENCE,
   al fine di tutelare i cittadini, la
psicologia e gli psicologi!

1.  La   Consensus  Conference                            è      un
dispositivo adatto?
Questa è la prima questione che sollevammo – come
AltraPsicologia – già due anni fa. Le Linee guida
dell’Istituto Superiore di Sanità dicono che le Consensus
Conference:

 rappresentano uno degli strumenti disponibili per
 raggiungere, attraverso un processo formale, un accordo tra
 diverse figure rispetto a questioni sanitarie particolarmente
 controverse e complesse, favorendo la scelta di orientamenti
 il più possibile uniformi nella pratica clinica nell’ottica
 di fornire ai pazienti la migliore qualità di cura in
 rapporto alle risorse disponibili.

Insomma: la CC dovrebbe essere solo uno strumento scientifico
nato per valutare il consenso su differenti opzioni
terapeutiche quando le risultanze scientifiche non sono
pienamente confermate.
Nel nostro caso, viene invece bizzarramente usata per la
finalità di… valutare il consenso circa la legittimità e la
regolamentazione della professione di counselor!

Un uso distorto ed improprio, laddove tra l’altro la risposta
c’è già!
Ed è proprio nella Normativa italiana e nelle Sentenze, che di
controverso non hanno nulla, visto che vanno già nella
direzione di tutela della professione di psicologo e della
salute del cittadino.

E allora che senso aveva organizzarla, se il CNOP fosse stato
davvero   già   convinto   che   “il   counseling   è   solo   dello
psicologo”?
Adesso il CNOP vuole raccontare che ha invitato i più grossi e
potenti gruppi di counselor italiani alla Consensus pensando
che ci dicano “Certo, concordiamo in pieno che noi non
esistiamo, avete ragione voi…”? Ma davvero..?

2. La Consensus è stata votata da tutti i
Presidenti del CNOP?
Ad inizio 2016 vennero fatti workshops esplorativi circa
l’opportunità        di      avviare       la      Consensus
(http://nicolapiccinini.it/counsensus-conference-counseling/20
16/03/).
L’indirizzo del CNOP fu quello di avviare questo percorso.
Quando si votò, come AltraPsicologia avevamo di fronte due
opzioni per i nostri Presidenti in CNOP (Lazio, Piemonte e
Marche):

   1. Voto CONTRARIO, e quindi rendere non sostenibile la
      richiesta di partecipazione di nostri rappresentanti
     (Piccinini e Grimoldi), e rimanendo all’oscuro di tutto
     ciò che sarebbe accaduto nei lavori a porte chiuse della
      Consensus.
   2. Voto FAVOREVOLE, con lo scopo di starci dentro e poter
      presidiare ciò che accadeva (trovate tutto
      qui    http://nicolapiccinini.it/?s=consensus,       a
      testimonianza che le nostre posizioni sono immutate e
      coerenti).

Abbiamo deciso di starci, per vedere cosa succedeva; e
l’abbiamo raccontato ai colleghi.

3. L’importanza di gestire il Conflitto
di interesse
La Consensus Conference, per sua natura, mette attorno ad un
tavolo tutti i soggetti “portatori di interesse” alla materia.
Anche per questo è uno strumento inadatto per dirimere una
questione non scientifica, ma squisitamente politico-
professionale.

Persino l’Istituto Superiore di Sanità raccomanda di prevedere
precise regole per gestire i conflitti di interesse che si
incontrano in una Consensus. Se infatti non si può prescindere
dalla partecipazione di quei soggetti che hanno “interessi”
sul tema oggetto della Consensus, bisogna limitare la
possibilità che questa si trasformi in una confusione di
interessi.

I rappresentanti di AltraPsicologia hanno quindi ripetutamente
proposto di prevedere regole che non permettessero la
partecipazione a soggetti che hanno interessi economici nella
formazione di counselor. Invano.

Ma, se come ha appena affermato il CNOP, il counseling è solo
nostro ed il counselor non esiste…. veramente si crede che chi
guadagna fior di soldi dalla formazione di counselor venga
alla Consensus, e ammetta che “i counselor non esistono”? E
non si prevedono neanche regole per gestire il possibile
conflitto di interessi?

Quando al Presidente Giardina abbiamo proposto di chiedere il
parere della comunità degli psicologi, ci ha risposto che era
“populismo”!

E’ stato l’ultimo, grave, atto che ha spinto AltraPsicologia a
ritirare i suoi rappresentanti dalla Consensus.
Non si poteva più stare dentro tale contenitore, ed il
processo per noi era oramai talmente inadeguato da non
permettere più nessun margine di manovra.

4. I rischi sono alti, i vantaggi non
riusciamo a vederli!
Ed arriviamo al punto cruciale: la Consensus è solo un rischio
per noi psicologi.
Il “documento di consenso” che esita dalla Consensus
Conference non ha potere normativo.
Ma diviene un documento politico estremamente pesante, che
ciascuno potrà poi usare per portare avanti i propri interessi
in varie sedi.

Ricordiamo che la Normativa è chiara, e la Giurisprudenza sta
dando ragione agli psicologi; a breve si pronuncerà anche il
Consiglio di Stato circa la bontà della Sentenza Tar Lazio,
che riportava già il counseling a competenza dello psicologo.
Quindi, il CNOP ha già ampie argomentazioni favorevoli alla
tutela di psicologi e cittadini, e NON gli serve certo questo
documento.

Crediamo invece probabile che le associazioni dei counselor
cercheranno di usarlo per sostenere i propri interessi di
parte, e potranno fare ciò tanto più il documento sarà
“promiscuo ed a maglie larghe”. Solo tre esempi preoccupanti:

   1. Un Giudice sta trattando una causa di presunto abuso di
      professione di psicologo, ad opera di un counselor ed a
     danno di un cittadino. Il giudice riceve dai counselor
     il documento di consenso, in cui si dice magari che “un
     pò di competenze sul benessere emozionale sono dello
     psicologo ed un pò del counselor”; vede che questo è
      stato ratificato da una Consensus promossa proprio dal
      Consiglio Nazionale Psicologi… dal vostro punto di
      vista, potrebbero indebolirsi le sue convinzioni circa
      il presunto abuso di professione operato dal counselor,
      visto che anche il CNOP addiviene ad una “pacificazione”
      e riconoscimento degli stessi?
   2. Il Preside di una Scuola attiva uno sportello di
      ascolto, dandolo in gestione ad un counselor. L’Ordine
      Psicologi locale diffida il preside. Il preside riceve
      però dal counselor il documento di consenso, in cui come
      sopra si dice che “un pò di competenze sul benessere
      emozionale sono dello psicologo ed un pò del counselor”,
e a dirlo è proprio la Consensus istituita dagli stessi
      Psicologi… il preside potrebbe valutare che la diffida è
      quindi immotivata, ed ha fatto bene a dare lo sportello
      al counsellor, visto che lo stesso Ordine Nazionale ha
      “aperto” loro riconoscendogli competenze.
   3. Da ultimo, la più rischiosa e grave: il Consiglio di
      Stato si deve pronunciare tra poco sulla Sentenza Tar
      Lazio, e potrebbe ricevere a giugno – mese in cui
      avverrà la Consensus – il documento di consenso che
      CERTAMENTE gli invierebbero subito i counselor! Nel
      documento magari gli viene rappresentato che counselor e
      psicologi hanno effettuato un “percorso di
      pacificazione”, ratificato dal CNOP che ne è promotore.
      Dal vostro punto di vista, un documento del genere
      potrebbe impattare sul pronunciamento del Consiglio di
     Stato?

Care colleghe e cari colleghi, non sappiamo dare una risposta
certa a tali scenari, ma certamente sono rischi enormi e
inutili, ben superiori ai presunti vantaggi che dovrebbero
venircene.
Il CNOP ha già la forza della Legge e dell’ultima
Giurisprudenza per chiudere in maniera tombale il capitolo
counselor, se lo volesse. Non vi è motivo logico per mettere a
rischio tale positivo percorso.

   Per tale motivo, crediamo che l’unico
       modo per rendere credibili le
 affermazioni rilasciate ora dal CNOP sia
 semplice: CHIUDERE SUBITO LA CONSENSUS.

P.S.: Una Consensus                  strutturalmente
compromessa?
Tanto per capire le “appartenenze professionali” di chi è
stato chiamato a dare un “parere neutrale” sul counseling,
abbiamo provato ad elencare i titoli di alcuni soggetti
presenti nel “Comitato Promotore”, nel “Comitato tecnico
scientifico” e nel “Panel esperti” (adesioni confermate alla
data del 23 Febbraio scorso).

L’elenco non intende minimamente additare o attaccare singoli
soggetti, che riteniamo stimabili persone e validi
professionisti, e la cui posizione personale è sempre
legittima. Ha solo l’obiettivo di riflettere se vi possa
essere qualche rischio per la neutralità politico-
professionale della Consensus.

Rolando Ciofi
Psicologo. Segretario Generale MoPI, Movimento Psicologi
Indipendenti. Da sempre esplicitamente favorevole al
riconoscimento dei counselor e delle cosiddette “professioni
d’aiuto”
www.mopi.it

Alberto Zucconi
Psicologo, psicoterapeuta. Fondatore della Scuola di
Psicoterapia IACP. Il suo centro per la formazione counselor è
membro del CNCP     –   Coordinamento   Nazionale   Counselor
professionisti.
http://www.social.iacp.it/formazione-e-consulenza/corso-di-cou
nselling-centrato-sulla-persona/

Lucia Fani
Avvocato. Già presidente Assocounseling, figura centrale nel
panorama del counseling in Italia. Counselor Supervisor e
Trainer. Vice Presidente Colap, associazione che ha lo scopo
di coordinare le professioni afferenti alla Legge 4/2013
https://www.assocounseling.it/approfondimenti/articolo.asp?cod
=902

Giovanni Turra
Psicologo, psicoterapeuta, counselor. Docente della SITCOR
(scuola italiana di counseling relazionale) ed insegna in
diversi corsi di counseling.
http://www.saficof.it/docenti/
http://www.sitcor.it/joomla/notizie/42-presentazione-scuola-di
-counseling-a-a-2015-2016

Tommaso Valleri di Setriano
Segretario Generale di AssoCounseling, presidente          di
Federcounseling.     Trainer    Counselor    accreditato   da
AssoCounseling. Formatore in corsi di counseling.
https://www.assocounseling.it/docs/curricula/A0001.pdf

Raffaele Mastromarino
Psicologo, psicoterapeuta, dal 2013 al 2017 è stato presidente
del Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti (CNCP).
All’attività didattica universitaria affianca l’attività di
formazione in counseling a non psicologi.
http://alaef.com/scuola/
http://www.cncp.it/1/88/2465/RELATORI_PLENARIA.htm

Margherita Spagnoulo Lobb
Psicologa, psicoterapeuta, dirige Scuole di Psicoterapia. E’
supervisore dei corsi di Gestalt Counseling, accreditati dal
Coordinamento Nazionale Counselor Professionisti (CNCP)
http://www.gestalt.it/italiano/formazione/altre/counselling/Co
unselling_Catania.pdf

Jessica Bertolani
Supervisor Counselor e Trainer Counselor, è iscritta ad
Assocounseling,      Membro     del   Consiglio     Esecutivo
dell’International Association for Counselling (IAC) e
Referente per l’Europa. Operatrice sonora, esperta in
massaggio sonoro con campane tibetane e voce, gong e strumenti
ancestrali.
Specializzazione in counseling scolastico ad approccio
americano.
http://www.jessicabertolani.com/chi-sono-jessica-bertolani/

Luca Panseri
Psichiatra. Co-fondatore e didatta del Corso triennale di
Counseling a orientamento integrativo – psicanalitico,
filosofico, artistico presso la Scuola di Cura di Sé. Il corso
è riconosciuto da Assocounseling.
https://www.scuoladicuradise.com/docenti

Enrico Cheli
Direttore del progetto Co.R.Em – “comunicazione, relazione,
emozioni”, presso cui tiene un master universitario in
Counseling e formazione relazionale.
E’ presidente del comitato scientifico dell’ANCORE
(Associazione Nazionale Counselor relazionali).
http://www.corem.unisi.it/comrel.php?id=didattica#mast-benesse
re
http://www.ancore.org/associazione/organi-organigramma/comitat
o-scientifico.html

Everardo Minardi
Coordina il corso di perfezionamento in “Sociologia Clinica”
dell’università di Teramo, che offre sbocchi in “counseling
sociologico”.
https://www.unite.it/UniTE/Sociologia_clinica

Luigi Ubbiali
Insegnante di scuola elementare, Counselor scolastico
diplomato presso il Centro Milanese di Terapia della Famiglia
e iscritto al Registro Nazionale dei Counselor di
AssoCounseling come counselor trainer e supervisor. Laureato
in Scienze dell’Educazione, docente della Scuola di Counseling
Sistemico Pluralista di Bergamo
https://www.shinui.it/it/staff/10-staff/75-luigi-ubbiali.html

Patrizia Vinella
Counselor, psicologa, docente di corsi per counselor
http://www.performatsalute.it/professionista/patrizia-vinella/

Cecilia Eldestein
Psicologa, counselor, è Presidente dell’Associazione Shinui.
Presso l’associazione si tiene il corso triennale          di
counseling     sistemico    pluralista,     riconosciuto   da
Assocounseling.
https://shinui.it/it/staff/36-cecilia-edelstein.html,

Maria Cristina Koch
Psicologa, psicoterapeuta, counselor, referente Si.Co. Per la
Lombardia, organizza corsi per counselor
https://www.huffingtonpost.it/author/maria-cristina-koch/

Il congresso nazionale dei
COUNSELOR…e l’ospite d’onore!
Fa sempre uno strano effetto, come se trovassimo Leonida lo
spartano a spasso per le strade dell’antica Atene. O se Bill
Gates presentasse il nuovo iPhone. O anche un po’ come se il
cardinale Tettamanzi si presentasse all’opening party del
Pacha di Ibiza.

Diciamo che è l’uomo che non ti aspetti.

Fulvio Giardina, presidente degli psicologi italiani,
nonostante le polemiche dello scorso anno da parte di
centinaia di colleghi, è nuovamente al centro della tavola dei
relatori del convegno Nazionale Assocounseling del 15/4/2018.

   Cosa fa nella sede del più importante
   evento annuale dei counselor il Dott.
                 Giardina?
Chi l’ha visto entrare avrà notato subito che è stato accolto
non come una “controparte” ma come un notabile.
Fulvio Giardina è il presidente CNOP più amato dai counselor.

E’ del resto Giardina l’uomo che nel 2016 che per la prima
volta ha apostrofato i counselor con un “cari colleghi”.

Giardina si vanta di fronte alle platee degli psicologi di
battersi contro l’abusivismo e di essere in attesa della
sentenza del Consiglio di Stato che sancirà con ogni
probabilità la sovrapposizione del counseling con l’attività
di sostegno psicologico ma al tempo stesso di fronte ai
counselor parla di “nuova professione” e del suo
riconoscimento come un evento ineluttabile, azzardando, come
un novello Eraclito, l’immagine dell’acqua che scorre in un
fiume per arrivare, si suppone, alla tranquilla foce del
riconoscimento.

Il merito di tanta stima è certo per la Consensus Conference
sul Counseling, che appare in bella vista in mezzo al
cartellone dell’evento.

Eh già, chi l’avrebbe immaginato?

Mentre la psicologia dopo quasi trent’anni di vita come
professione si vede finalmente riconoscere dai giudici
italiani l’esistenza di atti tipici a sé riservati, il
colloquio, la psicanalisi, con sentenze come la Zerbetto, la
Conversano, la Righini, la Moccia… Ora che le nuove regole
sull’esercizio abusivo di professione sanitaria stabilite dal
DDL Lorenzin mettono i finti psicologi di fronte al rischio
concreto della reclusione, ci sarebbero buone probabilità di
dire la parola fine a una situazione di abusivismo che dura da
troppi anni.

Ma proprio in questo momento così delicato…

…il CNOP, la nostra istituzione di riferimento, decide di
usare le risorse economiche e professionali degli psicologi
per vanificare ogni risultato raggiunto, riconoscendo, già fin
dal primo momento implicitamente e poi forse anche nei
risultati, il counseling come professione.

Tra le ultime sentenze e l’aggravamento delle pene previsto
dalla Lorenzin il problema counseling era, se non risolto, in
via di soluzione. Invece, è arrivata la consensus, come uno
degli atti potenzialmente più dannosi che si potessero
concepire per la tutela della nostra professione.

La consensus è uno sgambetto a tutti gli psicologi che
vanifica completamente il vantaggio dell’essere professione
sanitaria, perché erode il punto di confine, l’atto tipico per
eccellenza, il colloquio psicologico al di fuori di un
percorso psicoterapeutico. La porta di ingresso nella
professione, il primo di tutti gli atti tipici, la riserva
principale di chiunque si iscriva all’Ordine.

Uno sgambetto che si potrebbe ripetere con l’appoggio
informale che Giardina potrebbe dare anche in sede UNI. Altro
luogo in cui è trattato come un vero notabile. Lì dove si
decidono le regole delle nuove professioni lo chiamano tutti
“professore” con sussiegoso rispetto, e sembrano fare a gara a
compiacerlo, forse nella segreta speranza che, lui che
potrebbe, non metta i bastoni tra le ruote alla normazione dei
counselor come professione riconosciuta ai sensi della legge
4/13.

 Fulvio Giardina si è mai domandato se la
 comunità dei centomila colleghi italiani
 che lui dovrebbe rappresentare condivida
       la sua “vision” neoliberista?
A mia domanda specifica ha bollato un eventuale sondaggio
interno come “demagogia”.

Nessuno dalle parti della consensus Cnop sembra interessato a
chiedersi se sul piano epistemologico vi sia effettiva
differenza tra counseling e sostegno psicologico. E nessuno
dice che in Italia abbiamo 1/3 degli psicologi europei, che
davvero non si sentiva l’esigenza di una nuova figura nel già
ampio panorama delle professioni di aiuto.

Invece il mondo dei counselor in questo convegno 2018 rende
onore e tante grazie al Prof. Giardina, le cui gesta vengono
per la prima volta immortalate nello stesso cartellone del
convegno, pubblicizzato come “un confronto su consensus
conference, norma tecnica UNI e regolamentazione”.

E queste sono proprio le sue creature, consensus e UNI,
situazioni in cui il ruolo di Giardina, del presidente CNOP è
reale e centrale e consente ai counselor di procedere a grandi
balzi, incuranti della posizione degli psicologi, quelli veri,
verso il riconoscimento di una pratica che fino a ieri era
considerata da molti semplice esercizio abusivo di una
professione.

15/4/2018: l’ospite d’onore è Giardina, un uomo
definitivamente consacrato dalla locandina del congresso
assocounseling 2018 presidente onorario anche del mondo del
counseling all’italiana.
Il Presidente Fulvio Giardina applaude a scena aperta al
convegno nazionale dei counselor non psicologi

Il presidente Giardina sul
counseling: “Chiedere agli
psicologi? E’ populismo”.
Un “Atto di Pacificazione”.
Questo è il significato della Consensus Conference sul
counseling, che il CNOP ha annunciato di avviare
ufficialmente.
Il presidente del CNOP Fulvio Giardina sembra proprio svelarci
significato del tutto politico della Consensus Conference
sul counseling durante una conferenza stampa, l’ultimo atto di
una procedura che si conferma in ogni sua fase del
tutto surreale.

Una conferenza stampa che fortunatamente è andata del tutto
deserta, tranne che per la presenza del sottoscritto.
Non fosse bastato presentarsi davanti alla platea di
Assocounseling e apostrofarli con un “Cari Colleghi”, Fulvio
Giardina ha confermato definitivamente la sua simpatia nei
confronti del mondo del counseling.

E’ infatti l’ora di finirla, ci dice Giardina, di vedere i
counselor come nemici.

Ad ascoltarlo due segretarie, i membri del comitato promotore
regolarmente convocati (immagino con gettone di presenza), e
noi di Altrapsicologia.

Basta inimicizie con i counselor, quindi.

E pazienza per il problema gigantesco di esercizio abusivo
della professione: facciano silenzio quei noiosi, come quelli
di AltraPsicologia, che sostengono che il counseling sia solo
un trucco per evitare la riserva di Legge nell’esercizio della
professione psicologica.
Del    resto,     un    presidente      dell’Ordine    degli
Psicologi “normale” che ricevesse da una rete di soggetti
formatori di counsellor la richiesta di sospendere le
ostilità, e di smetterla di ostacolare i loro corsi aperti a
non psicologi, normalmente cosa avrebbe risposto?
Giardina l’ha fatta facile: gli ha risposto di sì.
E a quel punto, la strada è stata in discesa.
È bastato radunare quella cinquantina di persone che sul
counseling formano, dissertano, vivono, mentre ad oggi uno
psicologo in Italia ha alle spalle sei anni di studio
universitario e un anno di tirocinio per esercitare, e creare
un dispositivo organizzativo (la Consensus Conference) che
scimmiotta lontanamente qualcosa di scientifico, ma che
scientifico non è.

Ci appare evidente dove si vuole arrivare.
Bisogna solo fare qualche passaggio ammantato da un consenso
che sta solo nel nome, e farlo pure con i soldi degli
psicologi.
Già, perché al danno si aggiunge pure la beffa: paghiamo tutto
noi.
Quanto?
Ad oggi non ci è dato saperlo: nessuna delibera pubblica
riporta l’impegno di spesa per questa iniziativa.

Il resto è facile.
Come Altrapsicologia abbiamo comunque voluto credere alla
buona fede.
Abbiamo quindi fatto parte – finora – del Comitato Tecnico
Scientifico.
E così abbiamo potuto vedere quali sono gli ingredienti che si
usano per creare una Consensus Conference sui generis.

Eccoli qui:
(1) La domanda mai analizzata.
Si parte dall’errore che uno psicologo non dovrebbe mai fare,
ovvero si accetta una domanda senza analizzarla.
Cosa chiedono i formatori di counsellor al CNOP, e perché?
Siamo poi così sicuri che questo interesse sia coerente con la
tutela dei cittadini dell’esercizio abusivo della professione
psicologica? E agli psicologi che Giardina dovrebbe
rappresentare, fa così piacere che i loro soldi vengano spesi
per in questa iniziativa quantomeno dubbia sul piano della
tutela professionale?
E’ evidente che c’era di che fermarsi su questa rosa di
domande. Invece no.
Giardina aggiunge: abbiamo lasciato entrare quelli che hanno
voluto.
Appunto. Chi ha voluto è esattamente chi aveva un interesse
specifico, ovvero chi sul counseling – e sulla pelle dei
colleghi e dei cittadini – ci guadagna.

(2) Lo strumento sbagliato.
Il tema del counseling in Italia riguarda la legittimità di
una pratica professionale. Rispondere con una Consensus
Conference, che è uno strumento scientifico nato per valutare
le opzioni terapeutiche su cui vi è il più ampio consenso di
tutti i portatori di interesse quando le risultanze
scientifiche non sono ancora pienamente confermate, è
semplicemente un’anomalia.
Si tratta di un utilizzo improprio di uno strumento che
dovrebbe essere scientifico, piegandolo a una finalità –
regolamentare le professioni – per cui non è fatto. Si è fatto
in questo modo per lasciare il processo in mano ad alcuni
membri?

(3) Un comitato tecnico non rappresentativo.
Il Comitato Tecnico è formato da venti soggetti, di cui due
non sono mai venuti e quindici sono implicati nel counseling a
livello professionale e personale: tipicamente sono formatori
privati, docenti universitari e referenti di associazioni di
counseling. Questa scelta produce a catena un importante
condizionamento di tutto il processo della Consensus
Conference, suggerendone di fatto le conclusioni fin da
subito.

(4) Conflitto di interessi gestito come nel far west.
Da sempre il problema del conflitto di interessi è uno di
quelli più sentiti nelle Consensus Conference: il concetto è
di regolare attentamente la partecipazione di chi ha interessi
economici. Il regolamento di questa Consensus invece è
abbastanza vago da consentire la partecipazione ai docenti e
ai soggetti coinvolti sul piano economico nella formazione di
counselor. Un regolamento inutile, che non selezionerà
nessuno.

(5) La dimensione del silenzio.
Infine si è ben badato a fare in modo che in nessun punto di
questa Consensus Conference si prevedesse la possibilità per
gli psicologi italiani di esprimersi! Il che è singolare,
fosse altro perché l’iniziativa è finanziata interamente da
loro, tramite il CNOP.
Proprio questo è sembrato il punto su cui interrogare il
presidente del Consiglio Nazionale, colui che ha deciso di
finanziare la prima Consensus Conference sul counseling come
strumento per arrivare ad una conclusione forse già scritta.
La risposta di Giardina, forse scontata, è la più chiara
possibile.
Eppure è sconcertante sentirla: chiedere il parere dei
colleghi, garantire la rappresentanza, proporre un sondaggio,
fare una ricerca?

 Populismo.

ci ha detto.
Puoi anche leggere