Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp

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Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp
Appunti di «femminismo digitale» #1

Marzia Vaccari

                  1
Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp
Sommario

Premessa ............................................................................................................................................. 3
2) Sistema dei Media e capitalismo delle piattaforme digitali. ...................................................... 4
       2.1 Prosumerismo. .................................................................................................................................... 5
       2.3 Lo spirito della Silicon Valley. ........................................................................................................... 6
       2.4 Amazon Mechanical Turk. ................................................................................................................. 7
       2.5 Teoria del medium e genere. .............................................................................................................. 8
3. Il genere. .......................................................................................................................................... 9
       3.1 La parola genere. .............................................................................................................................. 10
       3.2 Espressioni mediatiche digitali attorno al concetto di genere: due esempi di esposizione sui social.
       ................................................................................................................................................................ 11
           3.2.1 La serie tv Sense8. .................................................................................................................................... 11
           3.2.2 Il tag genere e Pinterest. ............................................................................................................................ 12

4. Partendo dagli stereotipi, questioni di rappresentazione e rappresentanza. ......................... 14
       4.1 Immaginari e potere degli stereotipi. ................................................................................................ 14
       4.2 Questioni di rappresentazione. .......................................................................................................... 15
           4.2.1 Il simbolico nel "linguaggio” digitale e nuove questioni di rappresentazione. ......................................... 20
           4.2.2 Assi differenziali di potere nella rappresentazione del genere .................................................................. 23
           4.2.3 La parola mainstreaming (complessità di significato). .............................................................................. 24
           4.2.4 La funzione riparatrice delle culture network ........................................................................................... 25

5. Ecosistemi, mediatizzazione, città digitale e diritti di cittadinanaza digitale ......................... 26
       5.1 Questioni di rappresentanza .............................................................................................................. 27
           5.1.1 Dichiarazione universale dei diritti umani e diritto d'opinione. ................................................................ 28
           5.1.2 Il diritto di espressione versus impressione: spazio pubblico digitalizzato. .............................................. 29
           5.1.3 Gap di partecipazione e discriminazione di genere. .................................................................................. 29
       5.2 Genere e (generazioni) analfabetismo funzionale. ........................................................................... 31
       5.4 Il genere e lo star system nel Web .................................................................................................... 32
Bibliografia ....................................................................................................................................... 35

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Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp
Premessa
Il saggio vuole contribuire a far luce sui saperi, sulle condizioni di vita delle donne, sulla distorsione
dell'immagine femminile e di altre differenze sessuali al tempo della digitalizzazione culturale e della
mediatizzazione sociale. Siamo nel tempo del digitale, delle relazioni affettive che nascono e
muoiono su Internet, del sesso che diventa sexting, della diffusione delle idee attraverso smartphone
e computer e la domanda è: assistiamo a reali modificazioni nelle manifestazioni mediatiche del
rapporto, fin qui asimmetrico, sessista e patriarcale fra i generi?

La maggior parte degli studi sulla relazione problematica fra le donne e i mezzi di comunicazione e
d’informazione rileva che le donne sono quotidianamente sotto-rappresentate in termini, sia di
contenuti (rappresentazione) che di decision-making (rappresentanza). Il perdurare di questa
disuguaglianza nel tempo indica che la questione è strutturale e globale1. Partendo da quelle che sono
oggi le manifestazioni (fenomenologiche) dei media della convergenza digitale, s’intende
approfondire e prendere in esame alcune delle diverse narrazioni della categoria di genere. Il saggio
focalizzerà l’attenzione su come si costruiscono le rappresentazioni culturali e su quanto le immagini
di genere corrispondano alle logiche commerciali della cultura egemone e in quali fasi del processo,
le soggettività corporee delle donne e degli altri generi sessuali, oppongano resistenza. Il saper
comunicare, trasmettere, far immaginare delle autentiche narrazioni credo sia l’asse portante delle
professioni del management comunicativo. L’analisi del rapporto generi e media potrebbe essere
un’utile palestra per l’esercizio di una pratica comunicativa di qualità, che dia senso alla relazione
comunicativa e alla produzione di informazioni.

È d’obbligo partire dalle ampie analisi degli studi femministi e di genere, dove si legge il rapporto a
partire dall'ottica della rappresentazione e della rappresentanza. La figura del genere spesso riguarda
solo la figura femminile perché è quella che più resiste, che fa problema nell’essere rappresentata in
maniera non distorta, perché ricompresa nel neutro della parola “uomo”, universalmente inteso. Sarà
dato ampio spazio al lessico, ai linguaggi e a tutto ciò che serve a disambiguare un tipo di
comunicazione che, spesso, nasconde se non cancella le innumerevoli specificità del femminile, come
di altre diversità, dell’umanità. Invitiamo chi è di sesso maschile a ribaltare e a sostituire la figura
femminile con quella maschile all’interno degli ambiti discorsivi per scoprire come cambia
continuamente la comunicazione, all’interno della frase, a seconda dell'uso della parola “uomo” o
"donna". Sarà dato maggiore spazio al tipo di rappresentazione del femminile – base per altre
differenze di generi - offerto dalle immagini, dalle narrazioni mediatiche, dal software alla base dei
media digitali.

Per trattare l'argomento «genere e media» è fondamentale la contestualizzazione dell’attuale epoca,
definita del capitalismo delle piattaforme digitali, che determina le tipiche caratteristiche dei media
della convergenza digitale. Ormai, le tecnologie digitali permeano tutto il sistema dei media e dopo
trent’anni dall’avvento della rete delle reti (internet) non è più tempo di marcare in maniera netta
stampa, cinema, tv e radio come media tradizionali e considerare, per differenza, tutto il resto come
new media o media digitali. Nel presente lavoro, si preferisce dare per avvenuto il processo di
integrazione fra vecchi e nuovi media e riferire il termine «mass media» anche ai media sociali, tipici
media della convergenza digitale2. Preferiamo la suddivisione fra contenuti mainstreaming e quelli
delle sub-culture della cultura network.

1
  Karen Ross e Claudia Padovani EJO 12 dicembre 2017 in https://it.ejo.ch/cultura-professionale/donne-
discriminazione-media-sessismo (consultato il 4 febbraio 2019).
2
  Il termine mass media è tutt’ora oggetto di diverse interpretazioni allorché computer e mobile hanno introdotto la
distinzione fra mass media e personal media (Bennato Davide 2011).

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“Ciò che per abitudine chiamiamo "messaggi mediatici" non viaggiano più da un emittente a un
         destinatario, ma si dispiegano e interagiscono, si mescolano e si trasformano su un singolare (e tuttavia
         differenziato) piano informatico. L'informazione rimbalza da canale a canale e da medium a medium,
         cambia forma nel momento in cui è decodificata e ricodificata dalle dinamiche locali, scompare o si
         propaga, amplifica o inibisce l'emergenza di relazioni di comunanza o antagonismo. Ogni produzione,
         o formazione culturale, cioè ogni produzione dì senso e significato, è sempre più inseparabile dai più
         ampi processi informativi (informatici) che determinano la diffusione di immagini e parole, suoni e
         affetti su un pianeta iperconnesso». (Terranova, 2006, il corsivo è mio).

Così, in un importante saggio sulla cultura network, Tiziana Terranova chiude il cerchio della sua
indagine su masse, culture network e mainstreaming e dove, l'abbondanza della produzione
informativa e l'accelerazione delle dinamiche informatiche, segnano il confine fra media dell'epoca
industriale e media dell'attuale epoca definita post-industriale o del capitalismo delle piattaforme
digitali.

2) Sistema dei Media e capitalismo delle piattaforme digitali.
Ed è, da questa prospettiva, che sorge la necessità di inserire le nostre osservazioni nel vasto e
complesso sistema dei media, seguito all’avvento del capitalismo delle piattaforme digitali. I media
nel loro insieme, sono senza dubbio, da considerare un affare gigantesco in termini di business, di
trasformazione delle logiche culturali e produttive, di lotte politiche e, in ultima istanza, di profondi
cambiamenti conoscitivi e organizzativi. Si segnala da più parti trattasi di un cambio di paradigma,
di una svolta epocale dell’agire umano, perché il mutamento non è solo rispetto alla teoria dei media.
È un mutamento antropologico, impatta sugli stili cognitivi e sulle mappe mentali che orientano
l’azione umana. Vediamo quanto e come la categoria dei generi sessuali, oggi in primo piano in tante
manifestazioni culturali, può modificare e ha modificato il simbolico veicolato dai media.

Per la valenza di sintesi e per la chiarezza espositiva, vediamo lo schema3 d’analisi di Jeremy Rifkin
(2014) pur rimanendo perplessi dall’estrema fiducia, riposta dall’autore, nelle dinamiche migliorative
derivate dagli usi e dalle pratiche della rivoluzione tecnologica. Cercheremo di bilanciare il suo
ottimismo attraverso le critiche, tratte dai più recenti studi sull’evoluzione delle forme economiche
iper-liberiste del capitalismo delle piattaforme digitali, GAFA4.

La nostra epoca, per la prima volta nella storia dell'evoluzione umana, ha che fare con
un’infrastruttura intelligente, un sistema operativo costituito da Internet delle comunicazioni,
dell’energia e della logistica. I paradigmi, che fino alla soglia del secondo millennio permettevano di
interpretare i fenomeni sociali, sono diventati insufficienti. Tutto è cambiato, abbiamo a che fare con
un'infrastruttura «intelligente» - enormi sistemi informatici - che permette ad alcuni miliardi di umani
di comunicare e, con l’Internet delle cose, di collegare tutto e tutti in una rete globale. Copre l’intero
globo terrestre e ormai condiziona le vite degli umani (Rifkin 2014).

Nei vari passaggi dal web 1.0, al 2.0, al 3.0. le App5 diventano centrali, tutto è in funzione delle App,
tanto da meritarsi l’appellativo di AppEconomy. Assistiamo a manifestazioni e forme di realtà
aumentata. Per fare un esempio, con un'App, opportunamente configurata, quando arriviamo alla

3
  1- La società a costo marginale zero. 2- L'internet delle cose. 3- L'ascesa del «commons» collaborativo. 4- L'eclissi del
capitalismo.
4
  Acronimo per indicare le multinazionali dell'ICT: Google, Apple, Facebook e Amazon in Eric Sadin, La
silicolonizzazione del mondo. L’irresistibile espansione del liberismo digitale, Einaudi Passaggi, 2018.
5
  voce del dizionario: In informatica, abbr. dell'ingl. application ‘applicazione’

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stazione di una qualsiasi città, lo smartphone ci propone i principali eventi culturali cittadini. L’utente
finale, con la geo-localizzazione e con il dispositivo mobile, interagisce con l'ambiente circostante
determinando una realtà più ricca di informazioni (Rifkin 2014).

Per il saggista statunitense sta accadendo «Il grande salto di paradigma del capitalismo di mercato al
Commons collaborativo» attraverso una forma di organizzazione a scala laterale, molti e dettagliati
esempi riguardano la nostra vita quotidiana:

         I prosumers, consumatori diventati produttori, non solo producono e condividono a costo marginale
         quasi zero nel Commons collaborativo informazioni, materiale di intrattenimento, energia verde, merci
         realizzate con stampa 3D e corsi di massa online. Condividono a un costo marginale basso, in certi
         casi prossimo allo zero, anche automobili, case, vestiti e altri beni attraverso noleggi, affitti, gruppi di
         redistribuzione e cooperative (Rifkin 2014.)

Il costo marginale è la derivata della funzione di costo rispetto al tempo. Indica semplicemente qual’è
il costo aggiuntivo per produrre un'unità in più di un determinato bene.
Nell’insieme dell’economia, il costo marginale della produttività, si è sempre più abbassato fino al
punto che, numerosi beni e servizi, hanno costo zero. Rendendo gli uni e gli altri praticamente gratuiti,
abbondanti e non più soggetti alle leggi di mercato (Rifkin 2014).
Cosa significa? La piattaforma di condivisione sociale Facebook non ha costi per produrre contenuti,
perché li produciamo noi e il suo costo marginale è vicino allo zero. Altri esempi li possiamo
riscontrare nell’editoria e nella produzione musicale: una scrittrice può produrre un romanzo senza la
casa editrice ed evitare la filiera della distribuzione (titolare di costi). L'infrastruttura intelligente può
mettere in connessione l'autrice e i consumatori della sua opera letteraria senza l'intermediazione di
altri operatori. In ambito musicale, con altre modalità e altre piattaforme digitali, assistiamo allo
stesso fenomeno: la fruizione della musica, con l’avanzare di Spotify, YouTube e di tutti questi mezzi
che permettono anche ad artisti anonimi di essere conosciuti e condivisi. Questo “passaparola” sui
social genera, man mano, quello che poi è il movimento produttivo dal basso verso l’alto di contenuti
artistici.

2.1 Prosumerismo.

Le tecnologie hanno cambiato l'organizzazione produttiva e assistiamo sempre di più a manifestazioni
di prosumerismo, i consumatori diventano produttori. I costi di produzione sono sempre più bassi e
il lavoro diventa flessibile, precario e gli individui sono imprenditori di se stessi. Il nuovo modo
paradigmatico di organizzare la produzione di valore nell'economia è dato dai pubblici produttivi
(phyles). Insiemi di persone, definito pubblico produttivo, senza necessariamente conoscersi
condividono valori e filosofia, hanno dato luogo a paradigmi produttivi in diversi settori: produzione
di software, open design, open manufacturing, editoria elettronica (self publishing), community
knowledge (ricerca scientifica, medicina, agricoltura). (Ardivinson-Giordano 2013). Meno
vincolante e durevole della comunità, il pubblico produttivo ha i suoi valori, primo fra tutti la
reputazione. Basta un contribuito estemporaneo, per la produzione di valore, come può esserlo una
recensione su TripAdvisor6. La reputazione garantisce un sistema meritocratico, di valutazione
diffusa (tra pari) basata su informazioni pubblicamente disponibili. Pensiamo all'importanza della
reputazione di un artista o, più nel dettaglio, di programmatori di videogiochi al momento del lancio
di un crowd working per il miglioramento della piattaforma del video-gioco. Per le aziende, non è
più la semplice gestione dell'immagine della marca ma, è sempre più governo delle relazioni sociali
e affettive che sottostanno al suo valore intangibile Attraverso la cura e la centralità del brand, si
passa alla responsabilità e al capitale sociale dell'impresa. La sfera dell'etica e dell'economia non sono

6
  Piattaforma digitale di prenotazione viaggi di un'azienda statunitense di viaggi, alberghi e ristoranti che pubblica
recensioni di alberghi.

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più disgiunte e sembra abbiano trovato un terreno comune nelle realizzazioni offerte dalle piattaforme
software.

2.2 Gamification.

Secondo i game studies la diffusione, su scala globale, dei computer e i suoi derivati mobile coincide
con la diffusione dei prodotti ludici digitalizzati, in primis i videogiochi, che hanno accompagnato il
processo di addomesticamento delle macchine pensanti.7

Lo strumento della gamification è ormai largamente diffuso in diversi ambiti. TripAdvisor per
incoraggiare gli utenti a lasciare recensioni, si avvale di premi (superamento di livelli) e badge.
Duolingo, per motivare gli studenti ad imparare la lingua straniera prescelta, utilizza una progress
bar basata sul superamento di livelli con crescenti gradi di difficoltà che gratificano lo sforzo
dell'apprendimento. L'attuale affermazione del capitalismo delle piattaforme software si fonda su
specifiche dinamiche del rapporto umani e macchine che si caratterizzano per quella che viene
definita la gamificazione (ludicizzazione) del comportamento umano. L'associazione meccaniche-
dinamiche della metodologia rispecchia, abbastanza fedelmente, lo schema già visto: si sbloccano
badge (Livelli, Status) in relazione ad attività o, dietro precise azioni (Sfide, Obiettivi), si guadagnano
punti e ricompense. Si ottiene la gratificazione all'utilizzo attraverso un sistema coerente di vantaggi
e di status. Algoritmi applicano un preciso sistema di procedure (flussi di attività) e l’utente è
coinvolto in un’esperienza che fa generalmente leva su bisogni naturali, come la competizione, il
riconoscimento di status ma, anche l’identità e l’appartenenza a un gruppo. Si applicano modelli del
game design a sistemi software non prettamente ludici. L’esercito dei game designer sembra triplicato
a seguito dell'enorme diffusione delle meccaniche della gamification nelle strategie di comunicazione
del marketing, ma anche nelle architetture del personale brand dei social network.

2.3 Lo spirito della Silicon Valley.

Jane McGonigal, entusiasta del modello, è una tra le tra le più conosciute game-designer al mondo, è
direttora della ricerca e sviluppo del settore giochi presso l'Institute for the Future di Palo Alto,
California. Progetta alternate reality games (ARG), giochi basati sulla collaborazione, realizzati per
aiutare a risolvere i problemi della vita reale, non stupisce quindi la sua convinzione «cerco di
migliorare le vite e risolvere i problemi del mondo reale attraverso i giochi, usando gli stessi punti di
forza, che mostriamo nei giochi, per superare le sfide aziendali e individuali»8. «se usassimo un
decimo delle ore che ogni settimana l’umanità spende a giocare per affrontare problemi reali si
potrebbe migliorare il mondo», La citazione è per introdurre quella che per molti critici è la filosofia
che «ispira i techies, fondatori di start up e ingegneri vari, tutti tesi a contribuire al bene dell’umanità
grazie ad applicazioni “innovative” destinate, ben presto, a divenire oggetto di fund raising per poi
finire online ed espletarvi la loro funzione primaria che, ovviamente consiste nel "rendere il mondo
un posto migliore"» (Sadin 2018). Il filosofo francese ripercorre figure e paesaggi della visione
utopica della “siliconizzazione del mondo” operata dal tecnoliberismo e, ben interpreta il disagio per
le credenze millenaristiche annunciate a più riprese, dai vari proprietari del GAFA.

7
  La nascita e la diffusione del personal computer, e di tutte quelle tecnologie che ne stanno ereditando
progressivamente il ruolo, dagli smartphone ai tablet, sono andate di pari passo con un progressivo processo di
ludicizzazione dell’esperienza quotidiana, fenomeno sintetizzato da alcuni studiosi italiani per mezzo di tipi
antropologici come l’Homo-Game descritto da Gianfranco Pecchinenda (2010) e l’Homo Ludicus di Peppino Ortoleva
(2012)..
8
  by Laurie Chartorynsky Jane McGonigal, World-Renowned Alternate Reality Games Designer, to Keynote PlayCon
in aNb Media (consultato il 14 marzo 2019).

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È questo l'orizzonte del nostro discorso: detto anche in altri termini, questo è l'ambiente in cui si
muove lo studio e l'analisi dei media digitali. Certamente è il punto di vista della rappresentanza e
delle forme della politica, delle forme del mercato e dell'economia ed è un orizzonte articolato e
complesso: non c'è più né il mercato di un tempo né, certamente, l’opinione pubblica di un tempo. Se
con l’avvento dell’internet delle cose e delle smart cities sembrava prendesse piede il commons
collaborativo e la share economy con un vantaggio per tutti, da alcuni anni invece assistiamo ad
un'evoluzione del capitalismo che ha introdotto forme nuove di discriminazione e di sfruttamento.

In questa accezione, il capitalismo attuale viene definito delle «piattaforme digitali» perché i media
della convergenza digitale sono il perno dell’evoluzione capitalistica. Le piattaforme sono quelle
software. La piattaforma è l'accesso a Facebook. La piattaforma è l'accesso a tutti i derivati del motore
di ricerca Google. La piattaforma è Istagram, Pinterest e Amazon. Con il progressivo affinarsi e
ingigantirsi di scala, attraverso un lento ma progressivo processo di concentrazione e
industrializzazione delle infrastrutture informatiche, è in corso una profonda mutazione della Rete
rispetto agli anni del suo esordio. Attraverso il cloud computing, Internet sembra destinato a
trasformarsi in una sorta di piattaforma attiva su scala globale, strumento generalizzato dell'App
economy. Attualmente e, dopo l'universalizzazione del cellulare smart, sembra che non dobbiamo più
cercare quello che ci serve perché abbiamo un costante accesso tramite le App. Nonostante ogni
persona non sia riconducibile ad un solo device e la navigazione si muova in modo trasversale a
seconda del device utilizzato, la diffusione del mobile device ci fidelizza al Brand. Ci leghiamo ai
brand che scegliamo di scaricare (ex meteo.it, Facebook, testate giornalistiche). Prima pre-selezione
di punti d'accesso: si scandaglia il panorama di App e si selezionano quelle che riteniamo
fondamentali, creando una sorta di «walled garden» che, può essere rinnovato e modificato, ma il
risultato è quello di aver «recintato» Internet in quanto bene comune.

La gestione è affidata ad anonimi quanto inaccessibili algoritmi, intenti a selezionare informazioni e
persone, secondo i criteri di un nuovo mercato e di nuove gerarchie di potere. Siamo dunque di fronte
a dispositivi di produzione di reddito e di controllo/sorveglianza mediati da algoritmi e big data's, che
costituiscono la trama sofisticata per la produzione e/o l'appropriazione di valore da parte del
biopotere.

2.4 Amazon Mechanical Turk.

I black box, cioè i misteriosi algoritmi del news feed di Facebook o l’insieme degli algoritmi del page
rank di Google, sono alla base delle piattaforme fondamentali per i media digitali. Non si conoscono
bene i meccanismi di funzionamento. Non ha importanza come l’App riconosce il nome botanico
delle piante riprodotte nelle nostre meravigliose fotografie. La tecnologia alla base del
riconoscimento delle immagini (corrispondenza fra immagine e nome) si fonda sulle indicazioni
trovate in corrispondenza del codice tag (parola chiave). Uno dei lavoretti umani più diffusi in Rete
– il famoso clikwork o lavoro della folla – è proprio quello di «inserire» queste indicazioni e di
«cancellare» dai data base le immagini pornografiche taggate impropriamente. È uno dei tanti esempi
di «lavoro cognitivo» umano anonimo, sottopagato e spesso di genere femminile, ampiamente
utilizzato dalle aziende produttrici dell'indotto di software derivato dai GAFA. Per comprendere
meglio le dinamiche e l’organizzazione del lavoro di questi esseri umani che operano nell’ombra
delle black box, abbiamo scelto di descrivere nel dettaglio MTurk, dispositivo di proprietà di Amazon
che permette l'incontro fra offerta e domanda di lavoro.

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L’indagine realizzata da Moshe Z. Marvit9 ha svelato, nel 2014, l’inganno di una delle più notevoli e
sinistre innovazioni introdotte nell’organizzazione del lavoro contemporaneo. L’ambiente di Amazon
Mechanical Turk (MTurk), in funzione dal 2005, è un servizio internet di crowd working
(letteralmente folla che lavora) che permette ad aziende, enti e singoli individui (conosciuti come
requester) di coordinare l’uso di intelligenze umane per eseguire compiti che i computer, ad oggi, non
sono in grado di fare. È la possibilità di contattare un vasto numero di lavoratori per far sì che un
lavoro venga svolto senza vincoli di spazio e di tutele. Su eTurk, ogni progetto è diviso in micro
compiti suddivisi in HIT, acronimo di Human Intelligence Task: controllare le traduzioni, taggare
una singola foto da un migliaio fatte in vacanza, controllare gli errori di battitura di una singola frase
di un romanzo, identificare gli artisti in un cd musicale, le migliori fotografie di un negozio, la
scrittura delle descrizioni di un prodotto. I compiti sono svolti da lavoratori chiamati Turkers, definiti
da Amazon lavoratori “artificial artificial intelligence”, pagati a volte per pochi centesimi a HIT con
un sistema di gamification (livelli e badge) fondato sui tempi di realizzo.
Come descrive molto bene la studiosa del lavoro digitale Lilly Irani10, MTurk organizza un’alta
percentuale di lavoro tecnico-informatico. Gli obiettivi del progetto software determinano il piano di
lavoro e gli HIT, MTuk ingaggia la folla di lavoratori. Solo i titolari (Committenti) del progetto
possono valutare la congruità fra obiettivi e task raggiunti. Sono i nuovi datori di lavoro che,
attraverso la piattaforma e le sue interfacce, possono comandare le persone avvalendosi di una
macchina che normalizza (premia e penalizza) il lavoro vivo. Sono i Committenti che detengono il
potere assoluto della transazione finanziaria: nessun contratto li lega ai Turkers perché entrambi
hanno come unico interlocutore la piattaforma. Nonostante il lavoro sia stato consegnato, può
accadere che un committente disonesto non paga perché, in mala fede, lo giudica negativamente. Lilly
Irani, insieme al programmatore Six Silberma, ha sviluppato un plugin – Turkopticon – e una mailing
list che permette ai Turkes di uscire dall’isolamento e di costituire una rete di relazioni che combatte
lo strapotere dei Committenti disonesti. Esempio di pratica politica digitale per contrastare il nuovo
sfruttamento del lavoro digitale che potrebbe costituire le basi per una class action (azione collettiva)
di categoria. Le teorie critiche alla scienza e alla tecnologia di Donna Haraway e dei femminismi
costituiscono lo sfondo teorico del lavoro di ricerca di Lilly Irani, particolarmente prezioso anche per
le nostre analisi.

2.5 Teoria del medium e genere.

Abbiamo visto alcuni dei tanti retroscena del flusso gigantesco di dati che, ogni giorno attraversa
globalmente la Rete. Dal flusso, le grandi corporations che operano nel web estraggono la materia
prima del loro business e, attraverso i processi di profilazione degli utenti e di data mining, compiono
una raccolta sistematica e cumulativa di dati. Ciò dà luogo alla costruzione di un ambiente
infrastrutturale che è, al contempo, un bacino di audience per la vendita di spazi pubblicitari digitali
e il cuore dell'appropriazione e della messa a valore del lavoro inconsapevole. Svolto in rete e messo
in atto attraverso la semplice presenza online degli utenti e il flusso spontaneo di contenuti, scambi e
interazioni (prosumerismo). Nello stesso tempo, molti studi e ricerche hanno individuato proprio nella
gamificazione le basi normative dell'epoca del biolavoro. Ingegneri del software, programmatori e
tutto il web marketing managment si ispirano a questa tecnica, sia per produrre software che per
migliorare la pubblicità di un prodotto.

«Le strutture della produzione mediale, e la dinamica di concentrazione e conglomerazione, da sole
non ci dicono nulla sugli usi che vengono fatti dei prodotti. La teoria del medium deve affrontare
problemi peculiari quando parla di effetti sociali dei media» (Couldry 2015). Prendendo le mosse dal
dibattito intorno a tali fenomeni, vorremmo introdurre una dimensione critica tesa a individuare la
9
  Moshe Z. Marvit, Come gli operai-folla sono diventati i fantasmi della macchina digitale, rivista ∫connessioni precarie
(consultato il 4 marzo 2019).
10
   Lilly Irani e Six Silberman, Turkopticon: Interrupting Worker Invisibility in Amazon Mechanical Turk.

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rappresentazione e la rappresentanza delle diversificate forme di soggettività di genere nei media
della convergenza digitale e, nello specifico, nelle fonti algoritmiche ed editoriali.

I femminismi, nelle loro molteplici declinazioni, hanno scardinato la presunta universalità e neutralità
di molte teorie, categorie e paradigmi del pensiero occidentale rivelandone il carattere sessuato,
strettamente connesso al simbolico maschile. A nostro parere, le conseguenze di lungo termine
prodotte dalle rappresentazioni incorporate negli algoritmi del data mind e dei motori di ricerca, come
vedremo in seguito, sono solo alcuni esempi dove la lente del simbolico di genere potrebbe dare
interessanti contributi d’analisi e, indicare importanti linee di resistenza e di inversione di tendenza
riguardo le nuove forme di discriminazione e sfruttamento del cosiddetto lavoro cognitivo.

3. Il genere.
Analizziamo la categoria concettuale del genere, così come è stata elaborata e trasmessa dai
femminismi. Nel linguaggio dei femminismi compare negli anni settanta del secolo scorso. Nel 1975,
l’antropologa americana Gayle Rubin definisce il «sistema sesso-genere [...] l’insieme dei dispositivi
mediante i quali una società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana, e nei
quali sono soddisfatti i bisogni sessuali trasformati» (Rubin 1975). Dispositivi intesi come fattori
culturali, esterni al corpo sessuato, che definiscono la differenza fra uomini e donne, naturalmente
diversi.

In quegli stessi anni per i femminismi europei sarà la categoria concettuale "differenza sessuale" a
indicare la profonda diversità, tutta ontologica, fra uomo e donna. La pratica dell'inconscio e
dell'autocoscienza delle femministe italiane e francesi getta le basi per la produzione di teorie in
ambito filosofico, psicoanalitico ed epistemologico fondate sull'ordine simbolico della madre.
L’ordine simbolico maschile organizza il piano delle interpretazioni del reale attraverso analogie,
somiglianze tra oggetti diversi che rimandano ad un denominatore comune: il fallo. La sostituzione
delle parole con le cose significa ritorno dello stesso (il fallo). Per le teoriche della differenza sessuale,
l'ordine simbobolico materno segue una logica differente, caratterizzata dalla differente fisiologia
della struttura sessuale femminile. Il rapporto della donna con i propri organi sessuali - le labbra della
vagina - fa emergere l’importanza dell’interiorità e della contiguità. Il piano delle interpretazioni del
reale segue la “dinamica del prossimo e non del proprio, movimenti derivanti dal quasi contatto tra
due unità poco definibili come tali”. Secondo Luisa Muraro il simbolico materno è aperto alle infinite
possibilità interpretative dell'abitare il mondo come realtà in continuo divenire. La difficoltà nel
concettualizzarlo, sostiene Luisa Muraro, può essere risolta “se riusciamo a pensare ad una
sostituzione senza sostituti della madre, in rispondenza con la struttura del continuum materno. Il che
è possibile poiché esiste una sostituzione senza sostituti: è la lingua che parliamo”. Qui le parole,
aggiunge “non sostituiscono altre parole, ‘sostituiscono’ le cose, sì, ma senza mettere nulla al loro
posto” (Muraro 2004).

La filosofa Judith Butler, all’inizio del 1990, approfondisce e radicalizza la «differenza» fino al punto
di ritenere il genere un apparato culturale che crea i sessi attraverso performance discorsive. Per
Judith Butler il maschile e il femminile sono generi “intelligibili”, in quanto supportati dal sistema
simbolico patriarcale che istituisce e mantiene relazioni di coerenza e continuità tra sesso, genere,
desiderio e pratica sessuale. Attraverso norme di comportamento e pratiche comunicative –
performance – il simbolico decide in anticipo quali siano le possibilità di sesso, genere e sessualità
alle quali sia socialmente consentito di apparire in quanto coerenti e naturali. Le identità di genere
che non si conformano alle norme di intelligibilità culturale sono considerate fallimenti evolutivi o
impossibilità logiche.
Ed è lungo l’asse di chi detiene il potere nelle relazioni che, oggi, si è sviluppato maggiormente il
dibattito teorico ed è sempre una questione di regimi prescrittivi e di performance, tanto che la stessa

                                                      9
Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp
nozione di genere sessuale deve essere riformulata alla luce delle sue molteplici possibilità
espressive: non più binaria ma LGBTQIA. «Ora il genere deve essere riformulato in modo che possa
comprendere le relazioni di potere che producono il sesso prediscorsivo e che, quindi occultano
l’operazione stessa della produzione discorsiva.» (Butler 1990). Per lei «“essere” un sesso o un
genere è impossibile» causa un travisamento performativo, della lingua e/o del discorso, che
maschera tutto ciò che non è conforme alla norma generale eterosessuale.

La posizione di Judith Butler e la posizione di Luisa Muraro sono mosse da diverse interpretazioni
del soggetto e del suo modo di stare al mondo, ne consegue una diversa strategia critica: ricercare e
perseguire un ordine simbolico materno per il pensiero della differenza, mentre per le teorie di genere
si tratta di decostruire i codici relativi ai processi linguistici performativi (Braidotti 2003 e Zamboni
11
   ).
 La teoria della differenza sessuale, nel presente lavoro di analisi, è sfondo e riferimento per le
pratiche e in particolare quelle politiche, in quanto, a nostro parere, la nozione di ordine simbolico
materno propone di continuo la profonda esigenza di modelli alternativi aperti e flessibili.
Utilizzeremo invece in gran parte la teoria del genere per la parte di decostruzione dei codici
linguistici, semiotici ma anche infomatici per la sua capacità d'indagare, di volta in volta, i dispositivi
di potere che emergono dall'interazione fra soggetti incarnati ed estremamente mutevoli dal punto di
vista delle appartenenze di genere e il sistema simbolico espresso dai media digitali.

3.1 La parola genere.

L’utilizzo delle parole, la grammatica e, più in generale, il lessico è molto importante. Le parole
femmina/maschio, uomo/donna designano le appartenenze essenzialmente biologiche e, sembrano
categorie immutabili. Negli anni di fine millennio, queste parole non sono state più sufficienti a
descrivere la complessità delle identità che riguardano gli uomini e le donne. Le parole maschio
femmina, uomo donna sono statiche, classificano in modo fisso. Invece la nozione di genere indica
una relazione con qualcosa d' altro, segnala il carattere costruito e non biologicamente dato della
diseguaglianza tra i sessi e della disparità di potere tra uomini e donne. La distinzione lessicale è
molto importante perché quando si usa la parola uomo o la parola donna non si ammettono variazioni.
È come se dicessimo quello è un videoproiettore! quello è un maschio! Se invece usiamo la parola
genere immediatamente dobbiamo specificare, dobbiamo mettere degli aggettivi, dobbiamo mettere
dei pronomi e dobbiamo farci sopra una frase che descrive un processo. Costruiamo un discorso, ecco
il carattere costruito della parola genere. Non è sufficiente appellarci al sesso biologico: dobbiamo
vedere, di volta in volta, la relazione a cui la parola rimanda. L’enorme disparità di potere tra uomini
e donne e l’enorme diseguaglianza tra i sessi sottesa all’impiego delle parole maschio/femmina o
uomo/donna si manifesta sulla scena mediatica. I media registrano questo mutamento culturale e, non
è più sufficiente parlare di uomini e donne, di maschi e femmine, per indicare la dinamicità di un
processo, la parola genere sembra soddisfare l'esigenza. Nel lessico dei femminismi, la parola genere
introduce alle diverse grammatiche del rapporto di potere asimmetrico sotteso alla relazione fra i sessi
e fra le innumerevoli identità sessuali.

Dietro alla parola genere c’è il processo dell'acquisizione della norma sessuale di tipo eterosessuale,
con un chiaro riferimento alla coppia eterosessuale. Le altre tipologie di coppia, per molto tempo,
non hanno potuto stare sulla ribalta e, nella scena dei media, se emergevano era per negazione e per
rinforzo alla normalità della coppia eterosessuale. Sulla scena dei media, la divisione dei compiti, all'
interno delle grandi istituzioni, famiglia, scuola, stato e più in generale società, sono tutte funzioni di
questi ruoli che presuppongono appunto delle asimmetrie. Fino alla comparsa della parola genere e
11
  Chiara Zamboni per una una posizione sessuata di fronte ai temi dei gender studies, nella Lezione del 27 novembre
2015 allo IAPh, l’Associazione internazionale delle filosofe, di Roma. Articolo di C. Zamboni La passione della
differenza in DEA donne e altri. (consultato il 4 febbraio 2019).

                                                         10
del suo uso, era la parola uomo che veniva indicata come umanità ricomprendente tutti. L’universalità
della categoria uomo ha permeato e, purtroppo, sta ancora permeando i simboli, i segni e i linguaggi.
Dentro la categoria uomo l'altra metà del cielo, le donne, e tutte le altre differenze non possono essere
ricomprese. La categoria uomo è il pater familias, base del sistema patriarcale.

Per parlare in generale di rappresentazione del genere attraverso l’immaginario sociale è d’obbligo
segnalare come, gli enormi cambiamenti politici, economici e sociali in corso, seguono e precedono
la rappresentazione del genere. E si agganciano, badate bene, anche alle specifiche realtà locali.
L’enorme conversazione del web 2.0 e del 3.0 avviene in determinati o specifici luoghi geografici
(Lupton 2018). Ma è pur vero che in epoca di globalizzazione assistiamo a innumerevoli
interrelazioni fra locale e globale che hanno generato delle nuove ambivalenze, delle ambiguità e vi
è stata certamente una trasformazione degli usi costumi e dell’interazione tra i sessi che ha comportato
anche delle conseguenze sul significato della parola genere. Lungi dall’essere una parola statica che,
fissa una volta per sempre il suo significato, la parola genere (generi) indica un processo in continuo
divenire.

3.2 Espressioni mediatiche digitali attorno al concetto di genere: due esempi di esposizione sui social.

Per avere percezione della dimensione processuale del significato della parola abbiamo scelto di
rintracciare la rappresentazione della parola genere (generi) sessuale nei media attuali, attraverso il
comportamento dell'audience di una serie tv e «negoziando» il significato della parola con il search
engine di Pinterest, uno dei più grandi archivi di immagini di Internet.

3.2.1 La serie tv Sense8.

Scritta e diretta da Lana e Lilly Wachowski, le stesse della trilogia Matrix e di Cloud Atlas, note per
la complessità della narrazione filmica con la serie TV non hanno smentito la fama.
Presenta 8 personaggi che vivono in diverse parti del mondo e costituiscono una forma più evoluta di
essere umano, i sensate appunto, che sono in grado di condividere tra loro esperienze psichiche e
fisiche una volta che sono fatti nascere in questa sorta di gruppo trans-soggettivo da Angelica Turing,
la loro figura madre sensate. La trama della narrazione, lo spettacolo messo in scena sottolineano
l'urgenza, delle autrici, della ricerca di una sorta di loro anima collettiva. «Siamo lungo l’asse della
differenza svalorizzata, per citare Rosi Braidotti. Gli “8 sensate” traggono la loro forza dirompente
proprio dal fatto che incarnano ed esprimono la visione di quell’"alterità" peggiorativa (sono gli altri
sessualizzati e razzializzati), ma strutturalmente necessaria, alla visione dominante del soggetto. In
modo sovversivo, essi rappresentano il sintomo della crisi del soggetto dominante e l’espressione di
posizioni della soggettività / comunità del tutto nuove» (Fabbiani 2016) 12.

A causa del costo di produzione, Netflix ha annunciato il primo giugno 2017 l’annullamento di questa
serie. I fan sono insorti e hanno iniziato una lunga campagna mediatica per convincere la produzione
di Netfix a realizzare un'altra stagione. I fan, usando le fanpage create per conversare sulla serie tv,
si sono organizzati per boicottare Netflix. Su Instagram, attraverso il profilo della fanpage hanno
coordinato le persone. Hanno inventato più hashtag (#RenewSense8 e #BringBackSense8) e una
petizione su change.org. Attraverso Twitter, hanno twittato ogni giorno usando #RenewSense8,
intercettavano i un post di Netfix e, su qualsiasi social, li commentavano usando lo stesso hashtag per
contestare la chiusura del serial. Sense8 Project chiedeva ai fans di postare sui social media la
videoregistrazione mentre cantavano “What’s Up” di 4 Non Blondes. Il profilo "sense8_fans" su

12
  Federica Fabbiani, La realtà aumentata dei corpi: l'empatia secondo Sense8, intervento al 15° Seminario Estivo
SILViterbo, 17-19 giugno 2016. Per approfondimenti sull'analisi delle Serie TV dal punto di vista di genere si veda:
Federica Fabbiani (2018), Zapping di una femminista seriale, Ledizioni, Milano.

                                                          11
Instagram ha pubblicato tutta una serie di di post dove incoraggiava a scrivere, chiamare Netflix nella
pagina Title Request Page, e spiegare i motivi per i quali non avrebbero dovuto cancellare Sense8.
Le azioni si sono spostare anche negli eventi reali, ad esempio ai Gay Pride hanno sfilato cantando la
canzone e mostrando cartelli con l'hashtag e con le richieste di rinnovare la serie. Seppur parziale, i
fans, hanno ottenuto un risultato in meno di un mese. Alla fine di giugno 2017 Netflix ha annunciato
che avrebbe fatto un’ultima puntata di Sense8, con la durata di 2 ore per offrire ai spettatori un finale.

3.2.2 Il tag genere e Pinterest.

Folksonomy (tradotto in italiano con folksonomie), è un termine inglese composto da folk (persone)
e il suffisso di origine greca nomos (regola). Se la tassonomia è una classificazione gerarchica
effettuata da persone che si coordinano e fissano le regole dell'ordinamento, una tassonomia di tipo
folk indica che la classificazione viene generata spontaneamente e in maniera non coordinata.
Attualmente è alla base dell'usabilità e della ricercabilità dei contenuti in rete, siano essi post,
immagini e video. Un esempio di folksonomy è l'uso di parole-chiave (tag) per etichettare una serie
di immagini: mano a mano la comunità di utenti di una piattaforma social raccoglie immagini,
aggiunge le parole chiave, aumenta la definizione della tassonomia e quindi la rintracciabilità delle
immagini.

La parola genere (generi) è usata come tag con molta frequenza e con tantissime declinazioni.
Vediamo due esempi per individuare il rapporto «media digitali e genere», attraverso la possibilità di
rintracciare contenuti riguardo l'argomento. Entrambi rintracciati su Pinterest, uno è sulle molteplici
possibilità espressive della parola genere e l’altro è sui ruoli teatrali.
Pinterest è un social network basato sulla condivisione di fotografie, video e immagini, la tecnica
dell'infografica13 è molto diffusa e anche di ottima qualità. Si possono seguire i propri interessi senza
che nessuno invada la vostra privacy, o vi inviti a giochi online o vi racconti come è andata la sua
giornata. Permette agli utenti di creare bacheche in cui catalogare le immagini in base a temi
predefiniti, oppure scelti.

Nell’infografica mostrata in fig. 1, emersa dopo aver cercato la parola gender, ci sono delle iconcine,
dei simboli indicanti le diverse appartenenze di genere. Il significato cambia, si evolve, si modifica
in ogni riga: transgender, cisgender, bigender, intergender. La segnalazione ben rappresenta la
liquidità delle appartenenze sessuali e, tutto sommato, rispecchia le odierne manifestazioni di usi e
costumi riguardanti le relazioni amorose e sessuali. Nessuno si sofferma più di tanto sul fatto che nei
social, o nelle serie televisive, o al cinema si propongono positivamente espressioni di usi e costumi
sessuali diversi da quelli della norma eterosessuale. Rintracciata mediante il medesimo procedimento
della fig.1, in un'altra infografica (fig.2) abbiamo la descrizione, dal punto di vista del genere,
dell'opera di Shakespeare; indica i ruoli maschili e le bassissime percentuali dei ruoli femminili nel
teatro shakespeariano. Carente la rappresentazione del genere femminile dovuta allo specifico
contesto storico di riferimento.

13
  L'insieme dei disegni e dei grafici elaborati al computer per rappresentare sinteticamente lo sviluppo di fenomeni
complessi, statistiche, ecc., specialmente in ambito giornalistico.

                                                           12
fig. 1        fig.2

         13
4. Partendo dagli stereotipi, questioni di rappresentazione e
rappresentanza.
E come nel teatro shakespeariano ci troviamo di fronte ad una scarsa rappresentanza del genere
femminile, così l’infografica sulle differenti tipologie di generi rimanda agli aspetti della
rappresentazione. I concetti di rappresentazione e rappresentanza di genere potranno orientarci
nell’analisi del rapporto «media digitali e genere». Nella comunicazione, soprattutto quella mediata
dalla digitalizzazione, non vi è solo una questione di corretta rappresentazione del genere, ma anche
una questione di potere fra chi progetta e realizza gli strumenti dei media e chi semplicemente li usa.
È una questione politica, è una questione di rappresentanza.

A tal proposito, è necessario tornare ad analizzare il sistema di potere del patriarcato (Risoldi 2018)
e ripercorrere, per sommi capi, la storia della rappresentanza che ha portato alla conquista dei diritti
civili, per poter fissare i due concetti che da qui in poi ci orienteranno.
Abbiamo visto che l’universalità della parola uomo fonda un'ambiguità linguistica che tutt’ora
condiziona la comunicazione. Si impone in epoca illuminista sul finire del millesettecento.
L'illuminismo - razionalità e astrazione - è sotteso all’economia capitalistica, al potere politico
colonialista e al sistema delle relazioni sessuali patriarcali della cultura occidentale. All’epoca
spagnoli, francesi e inglesi dominavano il mondo conosciuto insieme ai portoghesi e agli olandesi. In
nome della categoria universale uomo, i colonialisti diffondono quel tipo di simbolico che per il
femminismo è ancora ed è tuttora da mettere in discussione. Per molto tempo l’uomo universale e il
cittadino sono stati: maschi, di razza bianca e occidentale, possibilmente dotati di un consistente
patrimonio finanziario. Mettere in discussione questa categoria - soprattutto il femminismo l’ha
messa in discussione - è stata una delle più grandi rivoluzioni culturali del secolo scorso. Sono state
vinte numerose battaglie per la conquista dei diritti civili e, per le «donne occidentali» sembra
raggiunta la consapevolezza di essere «soggetto della storia», come «l'uomo occidentale». Putrroppo
c'è ancora tanta strada da fare per le compagne e amiche di altre appartenenze culturali che patiscono
le forme dell’asimmetria di potere patriarcale.

4.1 Immaginari e potere degli stereotipi.

Per stereotipi di genere si intendono quei meccanismi che tendono a suddividere le persone in base
al preconcetto di che cosa sia “maschile” o “femminile”.
Sotto questa luce Irene Biemme ha indagato la prima forma di narrazione scritta che offriamo ai nostri
bambini, quella che plasma il loro immaginario. I libri di testo delle elementari, importanti mediatori
nella trasmissione culturale durante l'età infantile, presentano immagini e contenuti permeati da
stereotipi e pregiudizi. «Siamo a un paradosso: mentre la narrativa contemporanea sta galoppando,
con proposte educative attente e curate, i libri di testo della scuola primaria sembrano fermi agli anni
Cinquanta» (Biemme 2017). La ricerca14 ha fatto emergere un universo di ruoli e professioni che
circoscrive il simbolico della donna limitandolo allo spazio domestico e educativo, tutto il resto è ad
appannaggio dell’uomo, nonostante il Codice di autoregolamentazione con cui nel 1999 gli editori si
erano impegnati a evitare sessismo e stereotipi e a fornire “rappresentazioni equilibrate delle
differenze”. Emblematica la scena che dovrebbe spiegare il succedersi del giorno (il sole) e della
notte (la luna) che si ritrova ininterrottamente in molti dei libri di testo. Al rientro a casa, dopo una
giornata trascorsa a illuminare il mondo, il marito-Sole è spazientito dalla pigrizia della moglie-Luna,
colpevole di non avergli preparato la cena. Prepara la polenta e quando la moglie ne vuole mangiare
una fetta, il Sole le «scaglia in faccia» il tagliere e la Luna «dolorante e vergognosa corse a

14
  Irene Biemme ha analizzato i libri – editi tra 1998 e 2002 – di dieci tra le maggiori case editrici attive nel settore
scolastico in Italia: De Agostini, Giunti, La Scuola, Nicola Milano, Fabbri, Raffaello, Piemme, Elmedi, Capitello,
Piccoli. La maggior parte dei protagonisti delle narrazioni è di sesso maschile.

                                                             14
nascondersi»; da quel momento i due non si sono più riappacificati e ancora oggi il faccione giallo
della Luna mostra l’effetto polenta della lite con il Sole. Sembra che il riferimento sia un’antica fiaba
africana15 che faceva parte di un arcaico modo di vivere e di concepire il rapporto maschio/femmina,
ma perché proporlo in modo acritico in libri letti nelle aule delle scuole elementari?

4.2 Questioni di rappresentazione.

Le nostre identità si formano attraverso l'immaginario dei prodotti culturali – metafore, racconti,
romanzi, film e tutto il prodotto delle conversazioni sui social - solo per fare alcuni esempi. Una vasta
letteratura documenta come, attraverso i media, noi possiamo imparare o disimparare il sessismo e il
razzismo (Tota 2008). La nuova scena mediatica costituita sia dai siti/blog, sia dai social network,
definiti come una conversazione continua, dovrebbero favorire gli immaginari dal basso perché
permettono di esprimere gli immaginari di ciascuno. In particolare il web collaborativo, in un primo
tempo, sembrava effettivamente promuovere una comunicazione autentica, dove la rappresentazione
della realtà e l’autenticità dei suoi contenuti, sembrava potesse essere garantita dalla molteplicità delle
fonti e dei punti di vista. Attualmente chi lo critica, lo definisce invece un’enorme chiacchiericcio;
chi invece lo promuove, per non perdere l’enorme crogiuolo di possibilità, di punti di vista, di
opportunità conoscitive e comunicative offerte dalla Rete, è alla ricerca di forme nuove di
autorevolezza. Riteniamo siano corrette entrambe le posizioni perché il mezzo comunicativo in sé,
può far incontrare i differenti punti vista e, nel continuo divenire delle trasformazioni provocate dagli
incontri, modificare gli immaginari, sia in senso positivo che negativo.

I risultati dello studio dell’AGCOM16, in base ai risultati di un’indagine condotta nel 2017 da GfK
Italia per un campione di oltre 14.000 individui rappresentativo della popolazione italiana, ha messo
in luce che gli italiani accedono all’informazione online prevalentemente attraverso fonti cd.
algoritmiche (in particolare social network e motori di ricerca). Il 54,5% della popolazione utilizza le
fonti algoritmiche dell'informazione e, i minori, si rivelano essere i grandi consumatori di social
network a scopi informativi (55,8%)17.

15
   Dal sito Reportonline Racconto Epico Marito Sole, Moglie Luna (consultato il 28 febbraio 2019)
16
   AGCOM - Autorità per le Garazie nelle Comunicazioni. «la legge istitutiva affida all'Autorità il duplice compito di
assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali degli
utenti.»
17
   AGCOM, Anno 2018, Rapporto sul consumo di informazione.

                                                           15
Fig. 3 Fonte: AGCOM 2018,

Attualmente la scena mediatica del digitale, se così si può chiamare, in gran parte è determinata dal
gesto di «chiedere a Google». È fondamentale, a nostro parere, il negoziato di significato (searching)
che siamo in grado di mettere in azione. La funzione di autocompletamento (il suggerimento) - forma
di mediazione fra noi e la macchina - interviene prima ancora di esprimere il nostro pensiero e non
come correzione tra i nostri pensieri e il modo in cui li esprimiamo, tant'è che non abbiamo modo di
cambiare i suggerimenti.
Le combinazioni di parole cercate (query) e i «suggerimenti alla ricerca» del search engine della
macchina determineranno la SERP18 (pagina dei risultati della ricerca) con l’«indice» dei link,
ordinato in base ad un insieme di indici di gradimento. La posizione in questa pagina è molto ambita
perché è anche la «più letta». Non ci soffermeremo sugli algoritmi che realizzano l'indice e sulla loro
pretesa di obiettività, per i quali si rimanda ad un successivo momento d'analisi, focalizzeremo
l'attenzione sul tipo di suggerimento proposto dall'algoritmo.

Per Google19 la funzionalità «suggerimenti alla ricerca» è data da un algoritmo e «le previsioni di
completamento automatico vengono generate automaticamente, senza l’intervento umano, in base a
una serie di fattori oggettivi, come ad esempio la frequenza con cui gli utenti hanno cercato un termine
in passato.» Oltre a questo sono incluse le notizie di tendenza, argomenti popolari nella zona
geografica rilevata dal geolocalizzatore che variano nel corso della giornata. Mentre si effettuavano
delle ricerche su Google - le domande erano: «le donne dovrebbero» e «le donne sognano» - sono
emersi, fra gli altri, inquietanti suggerimenti sessisti e di incitamento alla violenza (fig.5 e 6).
Abbiamo cambiato il sostantivo - la domanda era «gli uomini dov....» e sono emerse manifestazioni
stereotipate - gli uomini non lavano i piatti - ma non pericolose (fig.4). Il comportamento di Google
è stato il medesimo anche da un dispositivo mobile e mediante la App Google.

18
     Da wikipedia « Search Engine Results Page (acronimo SERP) significa "pagina dei risultati del motore di ricerca».
19
     Sull'oggettività del search engine vedere il link al support.google.com.

                                                            16
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