Appunti di "femminismo digitale" #1 - Marzia Vaccari - Almagulp
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Sommario Premessa ............................................................................................................................................. 3 2) Sistema dei Media e capitalismo delle piattaforme digitali. ...................................................... 4 2.1 Prosumerismo. .................................................................................................................................... 5 2.3 Lo spirito della Silicon Valley. ........................................................................................................... 6 2.4 Amazon Mechanical Turk. ................................................................................................................. 7 2.5 Teoria del medium e genere. .............................................................................................................. 8 3. Il genere. .......................................................................................................................................... 9 3.1 La parola genere. .............................................................................................................................. 10 3.2 Espressioni mediatiche digitali attorno al concetto di genere: due esempi di esposizione sui social. ................................................................................................................................................................ 11 3.2.1 La serie tv Sense8. .................................................................................................................................... 11 3.2.2 Il tag genere e Pinterest. ............................................................................................................................ 12 4. Partendo dagli stereotipi, questioni di rappresentazione e rappresentanza. ......................... 14 4.1 Immaginari e potere degli stereotipi. ................................................................................................ 14 4.2 Questioni di rappresentazione. .......................................................................................................... 15 4.2.1 Il simbolico nel "linguaggio” digitale e nuove questioni di rappresentazione. ......................................... 20 4.2.2 Assi differenziali di potere nella rappresentazione del genere .................................................................. 23 4.2.3 La parola mainstreaming (complessità di significato). .............................................................................. 24 4.2.4 La funzione riparatrice delle culture network ........................................................................................... 25 5. Ecosistemi, mediatizzazione, città digitale e diritti di cittadinanaza digitale ......................... 26 5.1 Questioni di rappresentanza .............................................................................................................. 27 5.1.1 Dichiarazione universale dei diritti umani e diritto d'opinione. ................................................................ 28 5.1.2 Il diritto di espressione versus impressione: spazio pubblico digitalizzato. .............................................. 29 5.1.3 Gap di partecipazione e discriminazione di genere. .................................................................................. 29 5.2 Genere e (generazioni) analfabetismo funzionale. ........................................................................... 31 5.4 Il genere e lo star system nel Web .................................................................................................... 32 Bibliografia ....................................................................................................................................... 35 2
Premessa Il saggio vuole contribuire a far luce sui saperi, sulle condizioni di vita delle donne, sulla distorsione dell'immagine femminile e di altre differenze sessuali al tempo della digitalizzazione culturale e della mediatizzazione sociale. Siamo nel tempo del digitale, delle relazioni affettive che nascono e muoiono su Internet, del sesso che diventa sexting, della diffusione delle idee attraverso smartphone e computer e la domanda è: assistiamo a reali modificazioni nelle manifestazioni mediatiche del rapporto, fin qui asimmetrico, sessista e patriarcale fra i generi? La maggior parte degli studi sulla relazione problematica fra le donne e i mezzi di comunicazione e d’informazione rileva che le donne sono quotidianamente sotto-rappresentate in termini, sia di contenuti (rappresentazione) che di decision-making (rappresentanza). Il perdurare di questa disuguaglianza nel tempo indica che la questione è strutturale e globale1. Partendo da quelle che sono oggi le manifestazioni (fenomenologiche) dei media della convergenza digitale, s’intende approfondire e prendere in esame alcune delle diverse narrazioni della categoria di genere. Il saggio focalizzerà l’attenzione su come si costruiscono le rappresentazioni culturali e su quanto le immagini di genere corrispondano alle logiche commerciali della cultura egemone e in quali fasi del processo, le soggettività corporee delle donne e degli altri generi sessuali, oppongano resistenza. Il saper comunicare, trasmettere, far immaginare delle autentiche narrazioni credo sia l’asse portante delle professioni del management comunicativo. L’analisi del rapporto generi e media potrebbe essere un’utile palestra per l’esercizio di una pratica comunicativa di qualità, che dia senso alla relazione comunicativa e alla produzione di informazioni. È d’obbligo partire dalle ampie analisi degli studi femministi e di genere, dove si legge il rapporto a partire dall'ottica della rappresentazione e della rappresentanza. La figura del genere spesso riguarda solo la figura femminile perché è quella che più resiste, che fa problema nell’essere rappresentata in maniera non distorta, perché ricompresa nel neutro della parola “uomo”, universalmente inteso. Sarà dato ampio spazio al lessico, ai linguaggi e a tutto ciò che serve a disambiguare un tipo di comunicazione che, spesso, nasconde se non cancella le innumerevoli specificità del femminile, come di altre diversità, dell’umanità. Invitiamo chi è di sesso maschile a ribaltare e a sostituire la figura femminile con quella maschile all’interno degli ambiti discorsivi per scoprire come cambia continuamente la comunicazione, all’interno della frase, a seconda dell'uso della parola “uomo” o "donna". Sarà dato maggiore spazio al tipo di rappresentazione del femminile – base per altre differenze di generi - offerto dalle immagini, dalle narrazioni mediatiche, dal software alla base dei media digitali. Per trattare l'argomento «genere e media» è fondamentale la contestualizzazione dell’attuale epoca, definita del capitalismo delle piattaforme digitali, che determina le tipiche caratteristiche dei media della convergenza digitale. Ormai, le tecnologie digitali permeano tutto il sistema dei media e dopo trent’anni dall’avvento della rete delle reti (internet) non è più tempo di marcare in maniera netta stampa, cinema, tv e radio come media tradizionali e considerare, per differenza, tutto il resto come new media o media digitali. Nel presente lavoro, si preferisce dare per avvenuto il processo di integrazione fra vecchi e nuovi media e riferire il termine «mass media» anche ai media sociali, tipici media della convergenza digitale2. Preferiamo la suddivisione fra contenuti mainstreaming e quelli delle sub-culture della cultura network. 1 Karen Ross e Claudia Padovani EJO 12 dicembre 2017 in https://it.ejo.ch/cultura-professionale/donne- discriminazione-media-sessismo (consultato il 4 febbraio 2019). 2 Il termine mass media è tutt’ora oggetto di diverse interpretazioni allorché computer e mobile hanno introdotto la distinzione fra mass media e personal media (Bennato Davide 2011). 3
“Ciò che per abitudine chiamiamo "messaggi mediatici" non viaggiano più da un emittente a un destinatario, ma si dispiegano e interagiscono, si mescolano e si trasformano su un singolare (e tuttavia differenziato) piano informatico. L'informazione rimbalza da canale a canale e da medium a medium, cambia forma nel momento in cui è decodificata e ricodificata dalle dinamiche locali, scompare o si propaga, amplifica o inibisce l'emergenza di relazioni di comunanza o antagonismo. Ogni produzione, o formazione culturale, cioè ogni produzione dì senso e significato, è sempre più inseparabile dai più ampi processi informativi (informatici) che determinano la diffusione di immagini e parole, suoni e affetti su un pianeta iperconnesso». (Terranova, 2006, il corsivo è mio). Così, in un importante saggio sulla cultura network, Tiziana Terranova chiude il cerchio della sua indagine su masse, culture network e mainstreaming e dove, l'abbondanza della produzione informativa e l'accelerazione delle dinamiche informatiche, segnano il confine fra media dell'epoca industriale e media dell'attuale epoca definita post-industriale o del capitalismo delle piattaforme digitali. 2) Sistema dei Media e capitalismo delle piattaforme digitali. Ed è, da questa prospettiva, che sorge la necessità di inserire le nostre osservazioni nel vasto e complesso sistema dei media, seguito all’avvento del capitalismo delle piattaforme digitali. I media nel loro insieme, sono senza dubbio, da considerare un affare gigantesco in termini di business, di trasformazione delle logiche culturali e produttive, di lotte politiche e, in ultima istanza, di profondi cambiamenti conoscitivi e organizzativi. Si segnala da più parti trattasi di un cambio di paradigma, di una svolta epocale dell’agire umano, perché il mutamento non è solo rispetto alla teoria dei media. È un mutamento antropologico, impatta sugli stili cognitivi e sulle mappe mentali che orientano l’azione umana. Vediamo quanto e come la categoria dei generi sessuali, oggi in primo piano in tante manifestazioni culturali, può modificare e ha modificato il simbolico veicolato dai media. Per la valenza di sintesi e per la chiarezza espositiva, vediamo lo schema3 d’analisi di Jeremy Rifkin (2014) pur rimanendo perplessi dall’estrema fiducia, riposta dall’autore, nelle dinamiche migliorative derivate dagli usi e dalle pratiche della rivoluzione tecnologica. Cercheremo di bilanciare il suo ottimismo attraverso le critiche, tratte dai più recenti studi sull’evoluzione delle forme economiche iper-liberiste del capitalismo delle piattaforme digitali, GAFA4. La nostra epoca, per la prima volta nella storia dell'evoluzione umana, ha che fare con un’infrastruttura intelligente, un sistema operativo costituito da Internet delle comunicazioni, dell’energia e della logistica. I paradigmi, che fino alla soglia del secondo millennio permettevano di interpretare i fenomeni sociali, sono diventati insufficienti. Tutto è cambiato, abbiamo a che fare con un'infrastruttura «intelligente» - enormi sistemi informatici - che permette ad alcuni miliardi di umani di comunicare e, con l’Internet delle cose, di collegare tutto e tutti in una rete globale. Copre l’intero globo terrestre e ormai condiziona le vite degli umani (Rifkin 2014). Nei vari passaggi dal web 1.0, al 2.0, al 3.0. le App5 diventano centrali, tutto è in funzione delle App, tanto da meritarsi l’appellativo di AppEconomy. Assistiamo a manifestazioni e forme di realtà aumentata. Per fare un esempio, con un'App, opportunamente configurata, quando arriviamo alla 3 1- La società a costo marginale zero. 2- L'internet delle cose. 3- L'ascesa del «commons» collaborativo. 4- L'eclissi del capitalismo. 4 Acronimo per indicare le multinazionali dell'ICT: Google, Apple, Facebook e Amazon in Eric Sadin, La silicolonizzazione del mondo. L’irresistibile espansione del liberismo digitale, Einaudi Passaggi, 2018. 5 voce del dizionario: In informatica, abbr. dell'ingl. application ‘applicazione’ 4
stazione di una qualsiasi città, lo smartphone ci propone i principali eventi culturali cittadini. L’utente finale, con la geo-localizzazione e con il dispositivo mobile, interagisce con l'ambiente circostante determinando una realtà più ricca di informazioni (Rifkin 2014). Per il saggista statunitense sta accadendo «Il grande salto di paradigma del capitalismo di mercato al Commons collaborativo» attraverso una forma di organizzazione a scala laterale, molti e dettagliati esempi riguardano la nostra vita quotidiana: I prosumers, consumatori diventati produttori, non solo producono e condividono a costo marginale quasi zero nel Commons collaborativo informazioni, materiale di intrattenimento, energia verde, merci realizzate con stampa 3D e corsi di massa online. Condividono a un costo marginale basso, in certi casi prossimo allo zero, anche automobili, case, vestiti e altri beni attraverso noleggi, affitti, gruppi di redistribuzione e cooperative (Rifkin 2014.) Il costo marginale è la derivata della funzione di costo rispetto al tempo. Indica semplicemente qual’è il costo aggiuntivo per produrre un'unità in più di un determinato bene. Nell’insieme dell’economia, il costo marginale della produttività, si è sempre più abbassato fino al punto che, numerosi beni e servizi, hanno costo zero. Rendendo gli uni e gli altri praticamente gratuiti, abbondanti e non più soggetti alle leggi di mercato (Rifkin 2014). Cosa significa? La piattaforma di condivisione sociale Facebook non ha costi per produrre contenuti, perché li produciamo noi e il suo costo marginale è vicino allo zero. Altri esempi li possiamo riscontrare nell’editoria e nella produzione musicale: una scrittrice può produrre un romanzo senza la casa editrice ed evitare la filiera della distribuzione (titolare di costi). L'infrastruttura intelligente può mettere in connessione l'autrice e i consumatori della sua opera letteraria senza l'intermediazione di altri operatori. In ambito musicale, con altre modalità e altre piattaforme digitali, assistiamo allo stesso fenomeno: la fruizione della musica, con l’avanzare di Spotify, YouTube e di tutti questi mezzi che permettono anche ad artisti anonimi di essere conosciuti e condivisi. Questo “passaparola” sui social genera, man mano, quello che poi è il movimento produttivo dal basso verso l’alto di contenuti artistici. 2.1 Prosumerismo. Le tecnologie hanno cambiato l'organizzazione produttiva e assistiamo sempre di più a manifestazioni di prosumerismo, i consumatori diventano produttori. I costi di produzione sono sempre più bassi e il lavoro diventa flessibile, precario e gli individui sono imprenditori di se stessi. Il nuovo modo paradigmatico di organizzare la produzione di valore nell'economia è dato dai pubblici produttivi (phyles). Insiemi di persone, definito pubblico produttivo, senza necessariamente conoscersi condividono valori e filosofia, hanno dato luogo a paradigmi produttivi in diversi settori: produzione di software, open design, open manufacturing, editoria elettronica (self publishing), community knowledge (ricerca scientifica, medicina, agricoltura). (Ardivinson-Giordano 2013). Meno vincolante e durevole della comunità, il pubblico produttivo ha i suoi valori, primo fra tutti la reputazione. Basta un contribuito estemporaneo, per la produzione di valore, come può esserlo una recensione su TripAdvisor6. La reputazione garantisce un sistema meritocratico, di valutazione diffusa (tra pari) basata su informazioni pubblicamente disponibili. Pensiamo all'importanza della reputazione di un artista o, più nel dettaglio, di programmatori di videogiochi al momento del lancio di un crowd working per il miglioramento della piattaforma del video-gioco. Per le aziende, non è più la semplice gestione dell'immagine della marca ma, è sempre più governo delle relazioni sociali e affettive che sottostanno al suo valore intangibile Attraverso la cura e la centralità del brand, si passa alla responsabilità e al capitale sociale dell'impresa. La sfera dell'etica e dell'economia non sono 6 Piattaforma digitale di prenotazione viaggi di un'azienda statunitense di viaggi, alberghi e ristoranti che pubblica recensioni di alberghi. 5
più disgiunte e sembra abbiano trovato un terreno comune nelle realizzazioni offerte dalle piattaforme software. 2.2 Gamification. Secondo i game studies la diffusione, su scala globale, dei computer e i suoi derivati mobile coincide con la diffusione dei prodotti ludici digitalizzati, in primis i videogiochi, che hanno accompagnato il processo di addomesticamento delle macchine pensanti.7 Lo strumento della gamification è ormai largamente diffuso in diversi ambiti. TripAdvisor per incoraggiare gli utenti a lasciare recensioni, si avvale di premi (superamento di livelli) e badge. Duolingo, per motivare gli studenti ad imparare la lingua straniera prescelta, utilizza una progress bar basata sul superamento di livelli con crescenti gradi di difficoltà che gratificano lo sforzo dell'apprendimento. L'attuale affermazione del capitalismo delle piattaforme software si fonda su specifiche dinamiche del rapporto umani e macchine che si caratterizzano per quella che viene definita la gamificazione (ludicizzazione) del comportamento umano. L'associazione meccaniche- dinamiche della metodologia rispecchia, abbastanza fedelmente, lo schema già visto: si sbloccano badge (Livelli, Status) in relazione ad attività o, dietro precise azioni (Sfide, Obiettivi), si guadagnano punti e ricompense. Si ottiene la gratificazione all'utilizzo attraverso un sistema coerente di vantaggi e di status. Algoritmi applicano un preciso sistema di procedure (flussi di attività) e l’utente è coinvolto in un’esperienza che fa generalmente leva su bisogni naturali, come la competizione, il riconoscimento di status ma, anche l’identità e l’appartenenza a un gruppo. Si applicano modelli del game design a sistemi software non prettamente ludici. L’esercito dei game designer sembra triplicato a seguito dell'enorme diffusione delle meccaniche della gamification nelle strategie di comunicazione del marketing, ma anche nelle architetture del personale brand dei social network. 2.3 Lo spirito della Silicon Valley. Jane McGonigal, entusiasta del modello, è una tra le tra le più conosciute game-designer al mondo, è direttora della ricerca e sviluppo del settore giochi presso l'Institute for the Future di Palo Alto, California. Progetta alternate reality games (ARG), giochi basati sulla collaborazione, realizzati per aiutare a risolvere i problemi della vita reale, non stupisce quindi la sua convinzione «cerco di migliorare le vite e risolvere i problemi del mondo reale attraverso i giochi, usando gli stessi punti di forza, che mostriamo nei giochi, per superare le sfide aziendali e individuali»8. «se usassimo un decimo delle ore che ogni settimana l’umanità spende a giocare per affrontare problemi reali si potrebbe migliorare il mondo», La citazione è per introdurre quella che per molti critici è la filosofia che «ispira i techies, fondatori di start up e ingegneri vari, tutti tesi a contribuire al bene dell’umanità grazie ad applicazioni “innovative” destinate, ben presto, a divenire oggetto di fund raising per poi finire online ed espletarvi la loro funzione primaria che, ovviamente consiste nel "rendere il mondo un posto migliore"» (Sadin 2018). Il filosofo francese ripercorre figure e paesaggi della visione utopica della “siliconizzazione del mondo” operata dal tecnoliberismo e, ben interpreta il disagio per le credenze millenaristiche annunciate a più riprese, dai vari proprietari del GAFA. 7 La nascita e la diffusione del personal computer, e di tutte quelle tecnologie che ne stanno ereditando progressivamente il ruolo, dagli smartphone ai tablet, sono andate di pari passo con un progressivo processo di ludicizzazione dell’esperienza quotidiana, fenomeno sintetizzato da alcuni studiosi italiani per mezzo di tipi antropologici come l’Homo-Game descritto da Gianfranco Pecchinenda (2010) e l’Homo Ludicus di Peppino Ortoleva (2012).. 8 by Laurie Chartorynsky Jane McGonigal, World-Renowned Alternate Reality Games Designer, to Keynote PlayCon in aNb Media (consultato il 14 marzo 2019). 6
È questo l'orizzonte del nostro discorso: detto anche in altri termini, questo è l'ambiente in cui si muove lo studio e l'analisi dei media digitali. Certamente è il punto di vista della rappresentanza e delle forme della politica, delle forme del mercato e dell'economia ed è un orizzonte articolato e complesso: non c'è più né il mercato di un tempo né, certamente, l’opinione pubblica di un tempo. Se con l’avvento dell’internet delle cose e delle smart cities sembrava prendesse piede il commons collaborativo e la share economy con un vantaggio per tutti, da alcuni anni invece assistiamo ad un'evoluzione del capitalismo che ha introdotto forme nuove di discriminazione e di sfruttamento. In questa accezione, il capitalismo attuale viene definito delle «piattaforme digitali» perché i media della convergenza digitale sono il perno dell’evoluzione capitalistica. Le piattaforme sono quelle software. La piattaforma è l'accesso a Facebook. La piattaforma è l'accesso a tutti i derivati del motore di ricerca Google. La piattaforma è Istagram, Pinterest e Amazon. Con il progressivo affinarsi e ingigantirsi di scala, attraverso un lento ma progressivo processo di concentrazione e industrializzazione delle infrastrutture informatiche, è in corso una profonda mutazione della Rete rispetto agli anni del suo esordio. Attraverso il cloud computing, Internet sembra destinato a trasformarsi in una sorta di piattaforma attiva su scala globale, strumento generalizzato dell'App economy. Attualmente e, dopo l'universalizzazione del cellulare smart, sembra che non dobbiamo più cercare quello che ci serve perché abbiamo un costante accesso tramite le App. Nonostante ogni persona non sia riconducibile ad un solo device e la navigazione si muova in modo trasversale a seconda del device utilizzato, la diffusione del mobile device ci fidelizza al Brand. Ci leghiamo ai brand che scegliamo di scaricare (ex meteo.it, Facebook, testate giornalistiche). Prima pre-selezione di punti d'accesso: si scandaglia il panorama di App e si selezionano quelle che riteniamo fondamentali, creando una sorta di «walled garden» che, può essere rinnovato e modificato, ma il risultato è quello di aver «recintato» Internet in quanto bene comune. La gestione è affidata ad anonimi quanto inaccessibili algoritmi, intenti a selezionare informazioni e persone, secondo i criteri di un nuovo mercato e di nuove gerarchie di potere. Siamo dunque di fronte a dispositivi di produzione di reddito e di controllo/sorveglianza mediati da algoritmi e big data's, che costituiscono la trama sofisticata per la produzione e/o l'appropriazione di valore da parte del biopotere. 2.4 Amazon Mechanical Turk. I black box, cioè i misteriosi algoritmi del news feed di Facebook o l’insieme degli algoritmi del page rank di Google, sono alla base delle piattaforme fondamentali per i media digitali. Non si conoscono bene i meccanismi di funzionamento. Non ha importanza come l’App riconosce il nome botanico delle piante riprodotte nelle nostre meravigliose fotografie. La tecnologia alla base del riconoscimento delle immagini (corrispondenza fra immagine e nome) si fonda sulle indicazioni trovate in corrispondenza del codice tag (parola chiave). Uno dei lavoretti umani più diffusi in Rete – il famoso clikwork o lavoro della folla – è proprio quello di «inserire» queste indicazioni e di «cancellare» dai data base le immagini pornografiche taggate impropriamente. È uno dei tanti esempi di «lavoro cognitivo» umano anonimo, sottopagato e spesso di genere femminile, ampiamente utilizzato dalle aziende produttrici dell'indotto di software derivato dai GAFA. Per comprendere meglio le dinamiche e l’organizzazione del lavoro di questi esseri umani che operano nell’ombra delle black box, abbiamo scelto di descrivere nel dettaglio MTurk, dispositivo di proprietà di Amazon che permette l'incontro fra offerta e domanda di lavoro. 7
L’indagine realizzata da Moshe Z. Marvit9 ha svelato, nel 2014, l’inganno di una delle più notevoli e sinistre innovazioni introdotte nell’organizzazione del lavoro contemporaneo. L’ambiente di Amazon Mechanical Turk (MTurk), in funzione dal 2005, è un servizio internet di crowd working (letteralmente folla che lavora) che permette ad aziende, enti e singoli individui (conosciuti come requester) di coordinare l’uso di intelligenze umane per eseguire compiti che i computer, ad oggi, non sono in grado di fare. È la possibilità di contattare un vasto numero di lavoratori per far sì che un lavoro venga svolto senza vincoli di spazio e di tutele. Su eTurk, ogni progetto è diviso in micro compiti suddivisi in HIT, acronimo di Human Intelligence Task: controllare le traduzioni, taggare una singola foto da un migliaio fatte in vacanza, controllare gli errori di battitura di una singola frase di un romanzo, identificare gli artisti in un cd musicale, le migliori fotografie di un negozio, la scrittura delle descrizioni di un prodotto. I compiti sono svolti da lavoratori chiamati Turkers, definiti da Amazon lavoratori “artificial artificial intelligence”, pagati a volte per pochi centesimi a HIT con un sistema di gamification (livelli e badge) fondato sui tempi di realizzo. Come descrive molto bene la studiosa del lavoro digitale Lilly Irani10, MTurk organizza un’alta percentuale di lavoro tecnico-informatico. Gli obiettivi del progetto software determinano il piano di lavoro e gli HIT, MTuk ingaggia la folla di lavoratori. Solo i titolari (Committenti) del progetto possono valutare la congruità fra obiettivi e task raggiunti. Sono i nuovi datori di lavoro che, attraverso la piattaforma e le sue interfacce, possono comandare le persone avvalendosi di una macchina che normalizza (premia e penalizza) il lavoro vivo. Sono i Committenti che detengono il potere assoluto della transazione finanziaria: nessun contratto li lega ai Turkers perché entrambi hanno come unico interlocutore la piattaforma. Nonostante il lavoro sia stato consegnato, può accadere che un committente disonesto non paga perché, in mala fede, lo giudica negativamente. Lilly Irani, insieme al programmatore Six Silberma, ha sviluppato un plugin – Turkopticon – e una mailing list che permette ai Turkes di uscire dall’isolamento e di costituire una rete di relazioni che combatte lo strapotere dei Committenti disonesti. Esempio di pratica politica digitale per contrastare il nuovo sfruttamento del lavoro digitale che potrebbe costituire le basi per una class action (azione collettiva) di categoria. Le teorie critiche alla scienza e alla tecnologia di Donna Haraway e dei femminismi costituiscono lo sfondo teorico del lavoro di ricerca di Lilly Irani, particolarmente prezioso anche per le nostre analisi. 2.5 Teoria del medium e genere. Abbiamo visto alcuni dei tanti retroscena del flusso gigantesco di dati che, ogni giorno attraversa globalmente la Rete. Dal flusso, le grandi corporations che operano nel web estraggono la materia prima del loro business e, attraverso i processi di profilazione degli utenti e di data mining, compiono una raccolta sistematica e cumulativa di dati. Ciò dà luogo alla costruzione di un ambiente infrastrutturale che è, al contempo, un bacino di audience per la vendita di spazi pubblicitari digitali e il cuore dell'appropriazione e della messa a valore del lavoro inconsapevole. Svolto in rete e messo in atto attraverso la semplice presenza online degli utenti e il flusso spontaneo di contenuti, scambi e interazioni (prosumerismo). Nello stesso tempo, molti studi e ricerche hanno individuato proprio nella gamificazione le basi normative dell'epoca del biolavoro. Ingegneri del software, programmatori e tutto il web marketing managment si ispirano a questa tecnica, sia per produrre software che per migliorare la pubblicità di un prodotto. «Le strutture della produzione mediale, e la dinamica di concentrazione e conglomerazione, da sole non ci dicono nulla sugli usi che vengono fatti dei prodotti. La teoria del medium deve affrontare problemi peculiari quando parla di effetti sociali dei media» (Couldry 2015). Prendendo le mosse dal dibattito intorno a tali fenomeni, vorremmo introdurre una dimensione critica tesa a individuare la 9 Moshe Z. Marvit, Come gli operai-folla sono diventati i fantasmi della macchina digitale, rivista ∫connessioni precarie (consultato il 4 marzo 2019). 10 Lilly Irani e Six Silberman, Turkopticon: Interrupting Worker Invisibility in Amazon Mechanical Turk. 8
rappresentazione e la rappresentanza delle diversificate forme di soggettività di genere nei media della convergenza digitale e, nello specifico, nelle fonti algoritmiche ed editoriali. I femminismi, nelle loro molteplici declinazioni, hanno scardinato la presunta universalità e neutralità di molte teorie, categorie e paradigmi del pensiero occidentale rivelandone il carattere sessuato, strettamente connesso al simbolico maschile. A nostro parere, le conseguenze di lungo termine prodotte dalle rappresentazioni incorporate negli algoritmi del data mind e dei motori di ricerca, come vedremo in seguito, sono solo alcuni esempi dove la lente del simbolico di genere potrebbe dare interessanti contributi d’analisi e, indicare importanti linee di resistenza e di inversione di tendenza riguardo le nuove forme di discriminazione e sfruttamento del cosiddetto lavoro cognitivo. 3. Il genere. Analizziamo la categoria concettuale del genere, così come è stata elaborata e trasmessa dai femminismi. Nel linguaggio dei femminismi compare negli anni settanta del secolo scorso. Nel 1975, l’antropologa americana Gayle Rubin definisce il «sistema sesso-genere [...] l’insieme dei dispositivi mediante i quali una società trasforma la sessualità biologica in prodotti dell’attività umana, e nei quali sono soddisfatti i bisogni sessuali trasformati» (Rubin 1975). Dispositivi intesi come fattori culturali, esterni al corpo sessuato, che definiscono la differenza fra uomini e donne, naturalmente diversi. In quegli stessi anni per i femminismi europei sarà la categoria concettuale "differenza sessuale" a indicare la profonda diversità, tutta ontologica, fra uomo e donna. La pratica dell'inconscio e dell'autocoscienza delle femministe italiane e francesi getta le basi per la produzione di teorie in ambito filosofico, psicoanalitico ed epistemologico fondate sull'ordine simbolico della madre. L’ordine simbolico maschile organizza il piano delle interpretazioni del reale attraverso analogie, somiglianze tra oggetti diversi che rimandano ad un denominatore comune: il fallo. La sostituzione delle parole con le cose significa ritorno dello stesso (il fallo). Per le teoriche della differenza sessuale, l'ordine simbobolico materno segue una logica differente, caratterizzata dalla differente fisiologia della struttura sessuale femminile. Il rapporto della donna con i propri organi sessuali - le labbra della vagina - fa emergere l’importanza dell’interiorità e della contiguità. Il piano delle interpretazioni del reale segue la “dinamica del prossimo e non del proprio, movimenti derivanti dal quasi contatto tra due unità poco definibili come tali”. Secondo Luisa Muraro il simbolico materno è aperto alle infinite possibilità interpretative dell'abitare il mondo come realtà in continuo divenire. La difficoltà nel concettualizzarlo, sostiene Luisa Muraro, può essere risolta “se riusciamo a pensare ad una sostituzione senza sostituti della madre, in rispondenza con la struttura del continuum materno. Il che è possibile poiché esiste una sostituzione senza sostituti: è la lingua che parliamo”. Qui le parole, aggiunge “non sostituiscono altre parole, ‘sostituiscono’ le cose, sì, ma senza mettere nulla al loro posto” (Muraro 2004). La filosofa Judith Butler, all’inizio del 1990, approfondisce e radicalizza la «differenza» fino al punto di ritenere il genere un apparato culturale che crea i sessi attraverso performance discorsive. Per Judith Butler il maschile e il femminile sono generi “intelligibili”, in quanto supportati dal sistema simbolico patriarcale che istituisce e mantiene relazioni di coerenza e continuità tra sesso, genere, desiderio e pratica sessuale. Attraverso norme di comportamento e pratiche comunicative – performance – il simbolico decide in anticipo quali siano le possibilità di sesso, genere e sessualità alle quali sia socialmente consentito di apparire in quanto coerenti e naturali. Le identità di genere che non si conformano alle norme di intelligibilità culturale sono considerate fallimenti evolutivi o impossibilità logiche. Ed è lungo l’asse di chi detiene il potere nelle relazioni che, oggi, si è sviluppato maggiormente il dibattito teorico ed è sempre una questione di regimi prescrittivi e di performance, tanto che la stessa 9
nozione di genere sessuale deve essere riformulata alla luce delle sue molteplici possibilità espressive: non più binaria ma LGBTQIA. «Ora il genere deve essere riformulato in modo che possa comprendere le relazioni di potere che producono il sesso prediscorsivo e che, quindi occultano l’operazione stessa della produzione discorsiva.» (Butler 1990). Per lei «“essere” un sesso o un genere è impossibile» causa un travisamento performativo, della lingua e/o del discorso, che maschera tutto ciò che non è conforme alla norma generale eterosessuale. La posizione di Judith Butler e la posizione di Luisa Muraro sono mosse da diverse interpretazioni del soggetto e del suo modo di stare al mondo, ne consegue una diversa strategia critica: ricercare e perseguire un ordine simbolico materno per il pensiero della differenza, mentre per le teorie di genere si tratta di decostruire i codici relativi ai processi linguistici performativi (Braidotti 2003 e Zamboni 11 ). La teoria della differenza sessuale, nel presente lavoro di analisi, è sfondo e riferimento per le pratiche e in particolare quelle politiche, in quanto, a nostro parere, la nozione di ordine simbolico materno propone di continuo la profonda esigenza di modelli alternativi aperti e flessibili. Utilizzeremo invece in gran parte la teoria del genere per la parte di decostruzione dei codici linguistici, semiotici ma anche infomatici per la sua capacità d'indagare, di volta in volta, i dispositivi di potere che emergono dall'interazione fra soggetti incarnati ed estremamente mutevoli dal punto di vista delle appartenenze di genere e il sistema simbolico espresso dai media digitali. 3.1 La parola genere. L’utilizzo delle parole, la grammatica e, più in generale, il lessico è molto importante. Le parole femmina/maschio, uomo/donna designano le appartenenze essenzialmente biologiche e, sembrano categorie immutabili. Negli anni di fine millennio, queste parole non sono state più sufficienti a descrivere la complessità delle identità che riguardano gli uomini e le donne. Le parole maschio femmina, uomo donna sono statiche, classificano in modo fisso. Invece la nozione di genere indica una relazione con qualcosa d' altro, segnala il carattere costruito e non biologicamente dato della diseguaglianza tra i sessi e della disparità di potere tra uomini e donne. La distinzione lessicale è molto importante perché quando si usa la parola uomo o la parola donna non si ammettono variazioni. È come se dicessimo quello è un videoproiettore! quello è un maschio! Se invece usiamo la parola genere immediatamente dobbiamo specificare, dobbiamo mettere degli aggettivi, dobbiamo mettere dei pronomi e dobbiamo farci sopra una frase che descrive un processo. Costruiamo un discorso, ecco il carattere costruito della parola genere. Non è sufficiente appellarci al sesso biologico: dobbiamo vedere, di volta in volta, la relazione a cui la parola rimanda. L’enorme disparità di potere tra uomini e donne e l’enorme diseguaglianza tra i sessi sottesa all’impiego delle parole maschio/femmina o uomo/donna si manifesta sulla scena mediatica. I media registrano questo mutamento culturale e, non è più sufficiente parlare di uomini e donne, di maschi e femmine, per indicare la dinamicità di un processo, la parola genere sembra soddisfare l'esigenza. Nel lessico dei femminismi, la parola genere introduce alle diverse grammatiche del rapporto di potere asimmetrico sotteso alla relazione fra i sessi e fra le innumerevoli identità sessuali. Dietro alla parola genere c’è il processo dell'acquisizione della norma sessuale di tipo eterosessuale, con un chiaro riferimento alla coppia eterosessuale. Le altre tipologie di coppia, per molto tempo, non hanno potuto stare sulla ribalta e, nella scena dei media, se emergevano era per negazione e per rinforzo alla normalità della coppia eterosessuale. Sulla scena dei media, la divisione dei compiti, all' interno delle grandi istituzioni, famiglia, scuola, stato e più in generale società, sono tutte funzioni di questi ruoli che presuppongono appunto delle asimmetrie. Fino alla comparsa della parola genere e 11 Chiara Zamboni per una una posizione sessuata di fronte ai temi dei gender studies, nella Lezione del 27 novembre 2015 allo IAPh, l’Associazione internazionale delle filosofe, di Roma. Articolo di C. Zamboni La passione della differenza in DEA donne e altri. (consultato il 4 febbraio 2019). 10
del suo uso, era la parola uomo che veniva indicata come umanità ricomprendente tutti. L’universalità della categoria uomo ha permeato e, purtroppo, sta ancora permeando i simboli, i segni e i linguaggi. Dentro la categoria uomo l'altra metà del cielo, le donne, e tutte le altre differenze non possono essere ricomprese. La categoria uomo è il pater familias, base del sistema patriarcale. Per parlare in generale di rappresentazione del genere attraverso l’immaginario sociale è d’obbligo segnalare come, gli enormi cambiamenti politici, economici e sociali in corso, seguono e precedono la rappresentazione del genere. E si agganciano, badate bene, anche alle specifiche realtà locali. L’enorme conversazione del web 2.0 e del 3.0 avviene in determinati o specifici luoghi geografici (Lupton 2018). Ma è pur vero che in epoca di globalizzazione assistiamo a innumerevoli interrelazioni fra locale e globale che hanno generato delle nuove ambivalenze, delle ambiguità e vi è stata certamente una trasformazione degli usi costumi e dell’interazione tra i sessi che ha comportato anche delle conseguenze sul significato della parola genere. Lungi dall’essere una parola statica che, fissa una volta per sempre il suo significato, la parola genere (generi) indica un processo in continuo divenire. 3.2 Espressioni mediatiche digitali attorno al concetto di genere: due esempi di esposizione sui social. Per avere percezione della dimensione processuale del significato della parola abbiamo scelto di rintracciare la rappresentazione della parola genere (generi) sessuale nei media attuali, attraverso il comportamento dell'audience di una serie tv e «negoziando» il significato della parola con il search engine di Pinterest, uno dei più grandi archivi di immagini di Internet. 3.2.1 La serie tv Sense8. Scritta e diretta da Lana e Lilly Wachowski, le stesse della trilogia Matrix e di Cloud Atlas, note per la complessità della narrazione filmica con la serie TV non hanno smentito la fama. Presenta 8 personaggi che vivono in diverse parti del mondo e costituiscono una forma più evoluta di essere umano, i sensate appunto, che sono in grado di condividere tra loro esperienze psichiche e fisiche una volta che sono fatti nascere in questa sorta di gruppo trans-soggettivo da Angelica Turing, la loro figura madre sensate. La trama della narrazione, lo spettacolo messo in scena sottolineano l'urgenza, delle autrici, della ricerca di una sorta di loro anima collettiva. «Siamo lungo l’asse della differenza svalorizzata, per citare Rosi Braidotti. Gli “8 sensate” traggono la loro forza dirompente proprio dal fatto che incarnano ed esprimono la visione di quell’"alterità" peggiorativa (sono gli altri sessualizzati e razzializzati), ma strutturalmente necessaria, alla visione dominante del soggetto. In modo sovversivo, essi rappresentano il sintomo della crisi del soggetto dominante e l’espressione di posizioni della soggettività / comunità del tutto nuove» (Fabbiani 2016) 12. A causa del costo di produzione, Netflix ha annunciato il primo giugno 2017 l’annullamento di questa serie. I fan sono insorti e hanno iniziato una lunga campagna mediatica per convincere la produzione di Netfix a realizzare un'altra stagione. I fan, usando le fanpage create per conversare sulla serie tv, si sono organizzati per boicottare Netflix. Su Instagram, attraverso il profilo della fanpage hanno coordinato le persone. Hanno inventato più hashtag (#RenewSense8 e #BringBackSense8) e una petizione su change.org. Attraverso Twitter, hanno twittato ogni giorno usando #RenewSense8, intercettavano i un post di Netfix e, su qualsiasi social, li commentavano usando lo stesso hashtag per contestare la chiusura del serial. Sense8 Project chiedeva ai fans di postare sui social media la videoregistrazione mentre cantavano “What’s Up” di 4 Non Blondes. Il profilo "sense8_fans" su 12 Federica Fabbiani, La realtà aumentata dei corpi: l'empatia secondo Sense8, intervento al 15° Seminario Estivo SILViterbo, 17-19 giugno 2016. Per approfondimenti sull'analisi delle Serie TV dal punto di vista di genere si veda: Federica Fabbiani (2018), Zapping di una femminista seriale, Ledizioni, Milano. 11
Instagram ha pubblicato tutta una serie di di post dove incoraggiava a scrivere, chiamare Netflix nella pagina Title Request Page, e spiegare i motivi per i quali non avrebbero dovuto cancellare Sense8. Le azioni si sono spostare anche negli eventi reali, ad esempio ai Gay Pride hanno sfilato cantando la canzone e mostrando cartelli con l'hashtag e con le richieste di rinnovare la serie. Seppur parziale, i fans, hanno ottenuto un risultato in meno di un mese. Alla fine di giugno 2017 Netflix ha annunciato che avrebbe fatto un’ultima puntata di Sense8, con la durata di 2 ore per offrire ai spettatori un finale. 3.2.2 Il tag genere e Pinterest. Folksonomy (tradotto in italiano con folksonomie), è un termine inglese composto da folk (persone) e il suffisso di origine greca nomos (regola). Se la tassonomia è una classificazione gerarchica effettuata da persone che si coordinano e fissano le regole dell'ordinamento, una tassonomia di tipo folk indica che la classificazione viene generata spontaneamente e in maniera non coordinata. Attualmente è alla base dell'usabilità e della ricercabilità dei contenuti in rete, siano essi post, immagini e video. Un esempio di folksonomy è l'uso di parole-chiave (tag) per etichettare una serie di immagini: mano a mano la comunità di utenti di una piattaforma social raccoglie immagini, aggiunge le parole chiave, aumenta la definizione della tassonomia e quindi la rintracciabilità delle immagini. La parola genere (generi) è usata come tag con molta frequenza e con tantissime declinazioni. Vediamo due esempi per individuare il rapporto «media digitali e genere», attraverso la possibilità di rintracciare contenuti riguardo l'argomento. Entrambi rintracciati su Pinterest, uno è sulle molteplici possibilità espressive della parola genere e l’altro è sui ruoli teatrali. Pinterest è un social network basato sulla condivisione di fotografie, video e immagini, la tecnica dell'infografica13 è molto diffusa e anche di ottima qualità. Si possono seguire i propri interessi senza che nessuno invada la vostra privacy, o vi inviti a giochi online o vi racconti come è andata la sua giornata. Permette agli utenti di creare bacheche in cui catalogare le immagini in base a temi predefiniti, oppure scelti. Nell’infografica mostrata in fig. 1, emersa dopo aver cercato la parola gender, ci sono delle iconcine, dei simboli indicanti le diverse appartenenze di genere. Il significato cambia, si evolve, si modifica in ogni riga: transgender, cisgender, bigender, intergender. La segnalazione ben rappresenta la liquidità delle appartenenze sessuali e, tutto sommato, rispecchia le odierne manifestazioni di usi e costumi riguardanti le relazioni amorose e sessuali. Nessuno si sofferma più di tanto sul fatto che nei social, o nelle serie televisive, o al cinema si propongono positivamente espressioni di usi e costumi sessuali diversi da quelli della norma eterosessuale. Rintracciata mediante il medesimo procedimento della fig.1, in un'altra infografica (fig.2) abbiamo la descrizione, dal punto di vista del genere, dell'opera di Shakespeare; indica i ruoli maschili e le bassissime percentuali dei ruoli femminili nel teatro shakespeariano. Carente la rappresentazione del genere femminile dovuta allo specifico contesto storico di riferimento. 13 L'insieme dei disegni e dei grafici elaborati al computer per rappresentare sinteticamente lo sviluppo di fenomeni complessi, statistiche, ecc., specialmente in ambito giornalistico. 12
fig. 1 fig.2 13
4. Partendo dagli stereotipi, questioni di rappresentazione e rappresentanza. E come nel teatro shakespeariano ci troviamo di fronte ad una scarsa rappresentanza del genere femminile, così l’infografica sulle differenti tipologie di generi rimanda agli aspetti della rappresentazione. I concetti di rappresentazione e rappresentanza di genere potranno orientarci nell’analisi del rapporto «media digitali e genere». Nella comunicazione, soprattutto quella mediata dalla digitalizzazione, non vi è solo una questione di corretta rappresentazione del genere, ma anche una questione di potere fra chi progetta e realizza gli strumenti dei media e chi semplicemente li usa. È una questione politica, è una questione di rappresentanza. A tal proposito, è necessario tornare ad analizzare il sistema di potere del patriarcato (Risoldi 2018) e ripercorrere, per sommi capi, la storia della rappresentanza che ha portato alla conquista dei diritti civili, per poter fissare i due concetti che da qui in poi ci orienteranno. Abbiamo visto che l’universalità della parola uomo fonda un'ambiguità linguistica che tutt’ora condiziona la comunicazione. Si impone in epoca illuminista sul finire del millesettecento. L'illuminismo - razionalità e astrazione - è sotteso all’economia capitalistica, al potere politico colonialista e al sistema delle relazioni sessuali patriarcali della cultura occidentale. All’epoca spagnoli, francesi e inglesi dominavano il mondo conosciuto insieme ai portoghesi e agli olandesi. In nome della categoria universale uomo, i colonialisti diffondono quel tipo di simbolico che per il femminismo è ancora ed è tuttora da mettere in discussione. Per molto tempo l’uomo universale e il cittadino sono stati: maschi, di razza bianca e occidentale, possibilmente dotati di un consistente patrimonio finanziario. Mettere in discussione questa categoria - soprattutto il femminismo l’ha messa in discussione - è stata una delle più grandi rivoluzioni culturali del secolo scorso. Sono state vinte numerose battaglie per la conquista dei diritti civili e, per le «donne occidentali» sembra raggiunta la consapevolezza di essere «soggetto della storia», come «l'uomo occidentale». Putrroppo c'è ancora tanta strada da fare per le compagne e amiche di altre appartenenze culturali che patiscono le forme dell’asimmetria di potere patriarcale. 4.1 Immaginari e potere degli stereotipi. Per stereotipi di genere si intendono quei meccanismi che tendono a suddividere le persone in base al preconcetto di che cosa sia “maschile” o “femminile”. Sotto questa luce Irene Biemme ha indagato la prima forma di narrazione scritta che offriamo ai nostri bambini, quella che plasma il loro immaginario. I libri di testo delle elementari, importanti mediatori nella trasmissione culturale durante l'età infantile, presentano immagini e contenuti permeati da stereotipi e pregiudizi. «Siamo a un paradosso: mentre la narrativa contemporanea sta galoppando, con proposte educative attente e curate, i libri di testo della scuola primaria sembrano fermi agli anni Cinquanta» (Biemme 2017). La ricerca14 ha fatto emergere un universo di ruoli e professioni che circoscrive il simbolico della donna limitandolo allo spazio domestico e educativo, tutto il resto è ad appannaggio dell’uomo, nonostante il Codice di autoregolamentazione con cui nel 1999 gli editori si erano impegnati a evitare sessismo e stereotipi e a fornire “rappresentazioni equilibrate delle differenze”. Emblematica la scena che dovrebbe spiegare il succedersi del giorno (il sole) e della notte (la luna) che si ritrova ininterrottamente in molti dei libri di testo. Al rientro a casa, dopo una giornata trascorsa a illuminare il mondo, il marito-Sole è spazientito dalla pigrizia della moglie-Luna, colpevole di non avergli preparato la cena. Prepara la polenta e quando la moglie ne vuole mangiare una fetta, il Sole le «scaglia in faccia» il tagliere e la Luna «dolorante e vergognosa corse a 14 Irene Biemme ha analizzato i libri – editi tra 1998 e 2002 – di dieci tra le maggiori case editrici attive nel settore scolastico in Italia: De Agostini, Giunti, La Scuola, Nicola Milano, Fabbri, Raffaello, Piemme, Elmedi, Capitello, Piccoli. La maggior parte dei protagonisti delle narrazioni è di sesso maschile. 14
nascondersi»; da quel momento i due non si sono più riappacificati e ancora oggi il faccione giallo della Luna mostra l’effetto polenta della lite con il Sole. Sembra che il riferimento sia un’antica fiaba africana15 che faceva parte di un arcaico modo di vivere e di concepire il rapporto maschio/femmina, ma perché proporlo in modo acritico in libri letti nelle aule delle scuole elementari? 4.2 Questioni di rappresentazione. Le nostre identità si formano attraverso l'immaginario dei prodotti culturali – metafore, racconti, romanzi, film e tutto il prodotto delle conversazioni sui social - solo per fare alcuni esempi. Una vasta letteratura documenta come, attraverso i media, noi possiamo imparare o disimparare il sessismo e il razzismo (Tota 2008). La nuova scena mediatica costituita sia dai siti/blog, sia dai social network, definiti come una conversazione continua, dovrebbero favorire gli immaginari dal basso perché permettono di esprimere gli immaginari di ciascuno. In particolare il web collaborativo, in un primo tempo, sembrava effettivamente promuovere una comunicazione autentica, dove la rappresentazione della realtà e l’autenticità dei suoi contenuti, sembrava potesse essere garantita dalla molteplicità delle fonti e dei punti di vista. Attualmente chi lo critica, lo definisce invece un’enorme chiacchiericcio; chi invece lo promuove, per non perdere l’enorme crogiuolo di possibilità, di punti di vista, di opportunità conoscitive e comunicative offerte dalla Rete, è alla ricerca di forme nuove di autorevolezza. Riteniamo siano corrette entrambe le posizioni perché il mezzo comunicativo in sé, può far incontrare i differenti punti vista e, nel continuo divenire delle trasformazioni provocate dagli incontri, modificare gli immaginari, sia in senso positivo che negativo. I risultati dello studio dell’AGCOM16, in base ai risultati di un’indagine condotta nel 2017 da GfK Italia per un campione di oltre 14.000 individui rappresentativo della popolazione italiana, ha messo in luce che gli italiani accedono all’informazione online prevalentemente attraverso fonti cd. algoritmiche (in particolare social network e motori di ricerca). Il 54,5% della popolazione utilizza le fonti algoritmiche dell'informazione e, i minori, si rivelano essere i grandi consumatori di social network a scopi informativi (55,8%)17. 15 Dal sito Reportonline Racconto Epico Marito Sole, Moglie Luna (consultato il 28 febbraio 2019) 16 AGCOM - Autorità per le Garazie nelle Comunicazioni. «la legge istitutiva affida all'Autorità il duplice compito di assicurare la corretta competizione degli operatori sul mercato e di tutelare i consumi di libertà fondamentali degli utenti.» 17 AGCOM, Anno 2018, Rapporto sul consumo di informazione. 15
Fig. 3 Fonte: AGCOM 2018, Attualmente la scena mediatica del digitale, se così si può chiamare, in gran parte è determinata dal gesto di «chiedere a Google». È fondamentale, a nostro parere, il negoziato di significato (searching) che siamo in grado di mettere in azione. La funzione di autocompletamento (il suggerimento) - forma di mediazione fra noi e la macchina - interviene prima ancora di esprimere il nostro pensiero e non come correzione tra i nostri pensieri e il modo in cui li esprimiamo, tant'è che non abbiamo modo di cambiare i suggerimenti. Le combinazioni di parole cercate (query) e i «suggerimenti alla ricerca» del search engine della macchina determineranno la SERP18 (pagina dei risultati della ricerca) con l’«indice» dei link, ordinato in base ad un insieme di indici di gradimento. La posizione in questa pagina è molto ambita perché è anche la «più letta». Non ci soffermeremo sugli algoritmi che realizzano l'indice e sulla loro pretesa di obiettività, per i quali si rimanda ad un successivo momento d'analisi, focalizzeremo l'attenzione sul tipo di suggerimento proposto dall'algoritmo. Per Google19 la funzionalità «suggerimenti alla ricerca» è data da un algoritmo e «le previsioni di completamento automatico vengono generate automaticamente, senza l’intervento umano, in base a una serie di fattori oggettivi, come ad esempio la frequenza con cui gli utenti hanno cercato un termine in passato.» Oltre a questo sono incluse le notizie di tendenza, argomenti popolari nella zona geografica rilevata dal geolocalizzatore che variano nel corso della giornata. Mentre si effettuavano delle ricerche su Google - le domande erano: «le donne dovrebbero» e «le donne sognano» - sono emersi, fra gli altri, inquietanti suggerimenti sessisti e di incitamento alla violenza (fig.5 e 6). Abbiamo cambiato il sostantivo - la domanda era «gli uomini dov....» e sono emerse manifestazioni stereotipate - gli uomini non lavano i piatti - ma non pericolose (fig.4). Il comportamento di Google è stato il medesimo anche da un dispositivo mobile e mediante la App Google. 18 Da wikipedia « Search Engine Results Page (acronimo SERP) significa "pagina dei risultati del motore di ricerca». 19 Sull'oggettività del search engine vedere il link al support.google.com. 16
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