LINEE PROGRAMMATICHE DI GOVERNO 2009-2014 - COMUNE DI LIVORNO

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COMUNE DI LIVORNO

     LINEE
PROGRAMMATICHE
  DI GOVERNO
    2009-2014
Indice
Prefazione………………………………..……………………………….Pg.2

Introduzione……………………………………………………….…..…Pg.3

I tre assi strategici………………………………………….………….…Pg.5

Il lavoro e lo sviluppo economico………………………………………Pg.5

Le cinque linee di azione per il nuovo Patto di cittadinanza………...Pg.8
 1. Insieme per governare il cambiamento……..……………………….………..Pg.9
 2. Insieme per il futuro……………..……..……………………………………...Pg.10
 3. Insieme per vivere bene a Livorno……………………………………………Pg.15
 4. Insieme per non lasciare nessuno solo…..……….…………………………....Pg.22
 5. Insieme per cogliere nuove opportunità………………………………………Pg.26

Schede di indirizzo operativo……………..……………….…………Pg.30
 1. Politiche ambientali e decentramento……..……………………….………......Pg.30
 2. Politiche di sviluppo della persona…..……………………………………........Pg.32
 3. Politiche di benessere della persona....…………………………………………Pg.34
 4. Politiche culturali, dello spettacolo, dei giovani, comunicazione ed editoria...Pg.36
 5. Politiche dei trasporti e della mobilità....…………………………………….....Pg.37
 6. Programma amministrativo e marketing territoriale.…...…………………....Pg.38
 7. Risorse economiche e finanziarie…...…..……………………………………....Pg.40
 8. Governance pubblica imprenditoriale e politiche dello sport...……………....Pg.41
 9. Innovazione tecnologica e di sistema...…..………………………………….......Pg.44
 10. Promozione dei saperi e delle relazioni internazionali ……………………....Pg.45
 11. Politiche per il benessere della città…..…………………………………..…....Pg.47

Principi e criteri generali sul modello organizzativo………………...Pg.51

I primi cento giorni……………….…………….………………...……Pg.54

                                 PREFAZIONE
Il Decreto Legislativo 267/2000 prevede all’art. 46 comma 3 che entro il termine fissato dallo
Statuto, il Sindaco, sentita la Giunta, presenti al Consiglio Comunale le linee programmatiche
relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato.
Lo Statuto del Comune di Livorno, all’art. 30, statuisce che il Sindaco deposita in Segreteria
Generale, entro 60 giorni dall’elezione, il documento contenente le linee programmatiche relative
alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato. Il Presidente del Consiglio, nel termine
massimo di venti giorni dall’avvenuto deposito, fissa la data di convocazione del Consiglio
Comunale per l’esame del documento.
L’utilizzo esteso della tempistica consentita avrebbe traguardato la conclusione del procedimento a
fine settembre. Il nostro impegno, per come anche formalizzato nel programma elettorale dell’allora
candidato Sindaco era, invece, quello di strutturare il percorso in modo tale da rendere la macchina
amministrativa immediatamente operativa. Impegno che intendiamo mantenere.
Per questo nelle “Linee Programmatiche di Governo”, ai sensi di quanto previsto dall’art. 48
comma 3 del Decreto Legislativo 267/2000, inseriamo i criteri generali sull’ordinamento degli
uffici e dei servizi comunali: in questo modo, infatti, viene a concretizzarsi la necessaria
corrispondenza tra il “cosa si fa” ed il “chi lo fa”.
E’ nostra ferma convinzione che il documento contenente le linee programmatiche relative alle
azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato non solo non possa prescindere ma al
contrario debba partire dagli indirizzi politico programmatici propri del Programma di mandato.
Solo in questo modo, infatti, viene a sostanziarsi il virtuoso percorso tra presentazione di un
Programma da parte di un candidato sindaco, la “validazione democratica” da parte della
maggioranza dei cittadini e la sua traduzione in un programma amministrativo.
Coerentemente le Linee Programmatiche di Governo 2009-2014 che presentiamo al Consiglio, dopo
un loro apprezzamento in sede di Giunta Comunale, risultano così strutturate:
1) una parte contenente gli indirizzi politico programmatici propri del Programma di mandato del
Sindaco;
2) una parte (schede di indirizzo operativo) contenente le principali azioni ed i principali progetti
funzionali alla realizzazione degli obiettivi di mandato, in questa fase aggregati per delega di
assessore;
3) una parte contenente il programma dei primi cento giorni.
Questo è il nostro impegno etico di amministratori: dare ai cittadini la garanzia che faremo quello
che abbiamo promesso in campagna elettorale.
Oggi, più che mai, c’è infatti un compito ed una funzione essenziale delle nuove autonomie locali.
La crisi tocca con sempre più forza la vita delle persone. Ne muta le abitudini, ne aumenta le ansie,
le incertezze, le paure, i bisogni. La persona è più sola dentro la crisi. Ha quanto mai necessità di
vivere dentro una rete solida di diritti e di protezioni.
Le autonomie locali, i Comuni, proprio nei momenti di crisi costituiscono il primo sostegno a difesa
dei cittadini, il primo nodo della rete di garanzie e di tutele che ogni società dovrebbe costruire.
Noi di questo siamo convinti.
E questo documento rappresenta la traduzione realistica ed operativa del nostro Programma.
                                     INTRODUZIONE
Il 6/7 Giugno 2009, 48152 persone, pari al 51,48% dei votanti, decidono di dare il loro voto per
governare insieme il cambiamento.
Espressione di una maggioranza che ci ha eletti, saremo Sindaco ed Amministrazione di “tutti”.
Legalità, senso di responsabilità anche verso le generazioni future ed eticità nella gestione della
cosa pubblica continueranno a delineare e perimetrare i confini del nostro agire amministrativo.
Stiamo vivendo una fase che, in una prospettiva di visione storica, potrebbe anche essere relegata in
uno di quei cicli inevitabili che le teorie economiche qualificano ora come deflazione, ora come
stagflazione, ora come recessione. Ma la dimensione globale dei fenomeni e le loro interconnessioni
sviluppano dinamiche di processo che non conoscono precedenti e che, in quanto tali, risultano, nel
loro evolversi, di difficile previsione, quantitativa e temporale. Ed è questa la difficoltà maggiore
del cambiamento che siamo chiamati a governare.
La crisi, ogni crisi, però, non è mai solo rischio di declino: è anche trasformazione, mutamento,
nuove possibilità. La crisi, ogni crisi, è nelle ragioni stesse dell’evolversi di un mondo sempre più
complesso, fisiologicamente proteso al cambiamento e non all’immobilismo.
Ed è proprio questo il vero tratto distintivo di questo nostro programma operativo: non avere paura
del cambiamento ma porsi l’obiettivo di governarlo verso obiettivi di equità, redistribuzione del
reddito e dinamismo sociale.
Governare il cambiamento significa quindi in ultima analisi, avere il coraggio, la capacità,
l’intelligenza ma soprattutto la tensione ideale di assumersi la responsabilità per traghettare il
“prima” ed il “dopo” del fluire dinamico ed inarrestabile della società. Ancor più necessario oggi in
un mondo in cui l’inestricabile ed interindipendente intreccio di globale e locale disegna una società
sempre più complessa e in rapido movimento. Da una parte, in nome del principio della
sussidiarietà, il processo di allungamento verticale dei centri decisionali: dallo Stato che tutto faceva
siamo progressivamente passati ad un decentramento che ha trasferito poteri e competenze verso
l’alto (Europa) e verso il basso (Regioni, Province, Comuni). Dall’altra parte, in nome del principio
della partecipazione, un contestuale processo di allargamento orizzontale da parte dei segmenti di
popolazione di volta in volta interessati che giustamente aumentano la loro richiesta di controllo nei
confronti dei rispettivi centri decisionali.
Un dato su tutti sembra essere emerso nell’attuale fase di crisi come elemento oggi di
consapevolezza condivisa, ieri radicato quasi solo nella nostra cultura politica: lo Stato - il pubblico
- in una visione naturalmente di libero mercato, costituisce lo snodo strategico per innestare
processi virtuosi di sviluppo della produzione e rilancio dei consumi. Il tutto grazie al sostegno
all’economia e ad interventi di protezione e coesione sociale che favoriscano il necessario rilancio
del capitale di rischio privato. Nella produzione di qualità sta il presupposto della redistribuzione.
Si tratta di dinamiche globali rispetto alle quali, però, le diverse specificità territoriali richiedono
alla politica l’intelligenza di una diversità applicativa degli strumenti. Il governo locale del
cambiamento, in applicazione del principio della sussidiarietà, affonda in queste diversità le ragioni
della sua necessità.
Livorno ha tutte le potenzialità per orientarsi in questa sfida globale che è sì sfida sulla qualità e
sulla competitività ma, per noi, è sfida anche sulla coesione sociale. Una sfida in cui il “per noi”
continua a rimanere valido come principio del non lasciare mai nessuno da solo.
 Potenzialità che alla città derivano da un codice genetico che da sempre ha praticato la
globalizzazione sapendola vivere come scambio di merci ma soprattutto come integrazione di
culture.
Questo programma di governo è la nostra risposta a queste nuove esigenze.
Siamo per una città che continui a vivere della propria capacità di essere coesa ed allo stesso tempo
innovativa. Una città che sappia vivere la trasformazione del suo tessuto sociale e produttivo in
modo che ciò che fino ad oggi ha costituito risorsa consolidata diventi in questo nuovo scenario
motore dello sviluppo e slancio per le opportunità. Il nostro impegno si inserisce quindi a pieno
titolo nel solco del lavoro sin qui compiuto e la nostra volontà è quella di arricchire e di costruire
nuovi percorsi e nuovi progetti in continuità con ciò che abbiamo realizzato e programmato.
Governare il cambiamento, dunque, per un nuovo Patto di Cittadinanza che mantenga le nostre
eccellenze: quella di essere una città moderna rispetto ai tempi e quella di saper vivere queste
modernità, in se sempre transeunti, senza mai deviare dal proprio codice genetico di tolleranza,
amore per le diversità, coesione.
I livornesi sanno che di noi si possono fidare e noi ripagheremo questa loro fiducia portando a
compimento un lavoro che ci farà continuare ad essere orgogliosi di una città dove si vive bene e
dove, lavorando insieme, riusciremo a vivere sempre meglio.
Il nostro quindi è un programma senza fronzoli che, ispirato alla massima concretezza ed alla logica
del fare, vede tutte le forze politiche e della società civile che lo sostengono riconoscersi nei
medesimi valori, nati nel nostro Paese in nome dell’antifascismo, della Resistenza, della pace e del
ripudio della guerra e sanciti nella Costituzione Repubblicana del 1948. Continueremo con
immutata gratitudine ed orgoglio a sentirci figli di quello “spirito costituente” che, anche quando la
politica del governare si divise, rimase unito nei principi fondamentali della nostra Repubblica.
La libertà e la democrazia che nelle declinazioni della partecipazione e del decentramento vedono i
nuovi strumenti per una loro sempre più piena attuazione.
La laicità delle istituzioni come salvaguardia e rispetto assoluto dell’inviolabilità di ogni diversa
dimensione spirituale soggettiva.
Il valore del lavoro, come base della Repubblica democratica, che oggi più che mai chiama al
riconoscimento concreto del diritto al lavoro e alla tutela del lavoro soprattutto nelle forme
maggiormente esposte alla precarietà e troppe volte privo di sicurezza.
Il valore della persona nel suo essere universo unico ed irripetibile, soggetto titolare di diritti
inviolabili; tutte le persone con pari dignità sociale, eguali davanti alla legge senza distinzione di
sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. Da
questo punto di vista vediamo le pari opportunità come attuazione di un principio di uguaglianza
per realizzare il quale sarà nostro impegno rimuovere ogni ostacolo sia esso culturale, economico o
sociale.

                                I TRE ASSI STRATEGICI
La presentazione di un Programma di governo non può in questo momento storico, a nostro avviso,
prescindere da una riflessione iniziale sul processo di federalismo fiscale in atto nel nostro Paese.
Dopo la riforma costituzionale del 2001 il Parlamento ha, infatti, approvato la legge delega al
Governo in materia di attuazione dell’art.119 della Costituzione, quello con cui vengono decise per
i Comuni l’autonomia finanziaria di entrata e spesa, la possibilità di stabilire ed applicare tributi ed
entrate propri, la compartecipazione al gettito di tributi erariali riferibili al loro territorio (Legge n.
42 del 5 maggio 2009).
I prossimi cinque anni saranno determinanti per definire la fisionomia del “nuovo” Comune.
L’individuazione delle “funzioni fondamentali” da un lato e dei “livelli essenziali delle prestazioni”
che in materia di sanità, assistenza ed istruzione dovranno essere garantiti su tutto il territorio
nazionale dall’altro segneranno rispettivamente la nuova architettura delle competenze del Comune
e del sistema di welfare. In questo, per quanto di nostra competenza, ci impegneremo per costruire
un federalismo solidale che nel nostro territorio non abbandoni nessuno.
Il criterio della spesa storica (ovvero dei trasferimenti statali effettuati sulla base di quanto si è
speso negli anni precedenti), lascerà il posto ai nuovi costi "standard" calcolati secondo canoni di
efficienza, appropriatezza e validità su tutto il territorio nazionale. Il nuovo criterio di
finanziamento diventa per i Comuni la compartecipazione al gettito di tributi erariali "riferibili al
loro territorio”.
Tramontata, quindi, definitivamente la stagione dei trasferimenti, la capacità produttiva dei territori
e soprattutto la loro attitudine a creare lavoro e dunque produrre ricchezza e ad attrarre capitali,
risorse e insediamenti produttivi divengono il vero fattore strategico.
La revisione degli strumenti urbanistici di programmazione del territorio; un Programma Strategico
di Innovazione e Informatizzazione per la digitalizzazione di tutti i servizi comunali; un sistema di
servizi che sostanzi il principio di una coesione sociale centrata sul valore della persona, sul lavoro
e su un welfare responsabile di protezione sociale attiva: saranno questi i tre assi strategici
funzionali ad una politica di sviluppo economico e di creazione di lavoro rispettosa dell’ambiente.

                 IL LAVORO E LO SVILUPPO ECONOMICO
Il lavoro innanzitutto.
Crisi produttive e conseguenti negative ricadute occupazionali stanno inevitabilmente investendo
anche il nostro territorio, parte dei processi internazionali. Proprio per questo al mondo del lavoro e
dei lavoratori nella sua complessità ed eterogeneità continueremo a dedicare gran parte delle nostre
energie, nella consapevolezza dei limiti della sfera di azione di un’Amministrazione Comunale, ma
nella certezza che ogni sforzo debba essere in ogni caso compiuto per difendere il mantenimento
anche di un solo posto di lavoro e soprattutto per garantire l’assoluto rispetto delle regole in materia
di sicurezza. Ma il nostro obiettivo, oltre alla difesa e tutela dei posti di lavoro esistenti, è quello di
attrarre investimenti e capitali per insediamenti produttivi.
Prima o poi, infatti, usciremo dalla crisi con assetti nuovi che dobbiamo prevedere e che, quando li
riteniamo validi, dobbiamo aiutare ad affermarsi. I nostri punti di partenza: spiccata
specializzazione in alcuni settori (portualità, petrolchimica, cantieristica nautica, logistica,
componentistica, trasporti) diversi dei quali ad alta intensità di capitale e quindi, in genere, ad alto
valore aggiunto; alto peso dei servizi nell’economia locale (commerciale, Pubblica
Amministrazione). Queste specificità dovranno essere lette anche in termini di possibilità future
tenendo conto dei fattori di competitività: fattori strutturali/infrastrutturali; fattori funzionali (attività
e servizi alle imprese, amministrazione efficiente, istruzione, ricerca, cultura, turismo, sanità);
fattori territoriali (assetto territoriale adeguato, opportunità di localizzazione, qualità ambientale);
fattori economici (flusso di relazioni tra operatori economici interni ed esterni positive e strutturate,
rapporti tra le parti sociali); fattori demografici (base demografica che possa dare luogo a un
mercato del lavoro qualificato); fattori qualitativi (qualità urbana, qualità ambientale, qualità della
vita; innovazione, eccellenze, qualità del lavoro). Di fondamentale importanza risulta la definizione
delle linee fondamentali cui deve tendere lo sviluppo economico nel medio e lungo periodo, ovvero
la strategia economica, necessariamente basata sulle vocazioni del territorio stesso. In tale contesto
il ruolo dell’amministrazione locale è quello di realizzare il miglioramento dei fattori che possono
permettere di incrementare la disponibilità delle risorse che già sono presenti sul territorio.

Questi gli strumenti di azione trasversali che devono vedere protagonisti i diversi attori del
territorio:
1) rafforzamento della specializzazione delle risorse umane nei settori di forza dell’economia
(logistica, cantieristica nautica, manifatturiero innovativo, ecc.);
2) semplificazione dell’azione amministrativa con conseguente riduzione dei “tempi della
burocrazia”. Di qui il nostro Piano Straordinario di Informatizzazione delle attività e delle
procedure e l’apertura, accanto allo Sportello Unico per le Attività Produttive, dello Sportello Unico
per l’Edilizia;
3) miglioramento della infrastrutturazione del territorio (porto, rete ferroviaria, aeroporto, viabilità,
servizi immateriali) e messa a disposizione di nuove aree per imprese. Di qui la revisione generale
del Piano Strutturale ed il procedimento per la variante anticipatrice al Piano Strutturale ed al
Regolamento Urbanistico per la revisione del Piano Regolatore Portuale e la Piattaforma Europa. Di
qui un sistema di sviluppo di area con Collesalvetti e Pisa;
4) collaborazione tra università, mondo della ricerca ed imprese. Di qui tutta la strategia, in parte
già attuata, tra Comune, Provincia, Regione, Università di Pisa, Scuola Sant’Anna, Centri di
Ricerca ed imprese relativamente al centro di robotica marina, Compolab, Centro Interuniversitario
di Biologia Marina, polo universitario della logistica.
5) generale innalzamento della qualità urbana e della sua fruizione ed accessibilità.
Ancor più strategico in questa fase di crisi internazionale è il ruolo del “credito”. Pur non avendo
competenze dirette in materia promuoveremo da subito una Conferenza locale del credito con lo
scopo di favorire un più alto livello di sistematicità degli interventi di sviluppo. L’obiettivo è quello
di costituire un Tavolo permanente di confronto e di elaborazione a sostegno delle imprese e
conseguentemente del lavoro e dell’occupazione.
Analoga attenzione dovrà essere data alla tutela del cittadino anche sul fronte dei prezzi, in ciò
avvalendosi della collaborazione dell’ISTAT e delle sue rilevazioni sull’andamento dei prezzi.
Le profonde trasformazioni e crisi economiche e sociali degli ultimi tempi e la rapida evoluzione
dei bisogni dei cittadini e consumatori hanno arricchito di nuovi contenuti le aspettative della
società nei confronti del settore agroalimentare; anche una città naturalmente legata al mare come
Livorno ha molte potenzialità da esprimere.
L’agricoltura nel territorio del Comune di Livorno svolge principalmente una funzione ambientale e
paesaggistica: non si può negargli anche un ruolo economico e produttivo guardando in tal senso
alle superfici agricole e forestali di carattere pubblico. Il tema del governo del territorio diventa
sempre più complesso dovendo coniugare la destinazione d’uso del suolo con lo sviluppo e la sua
sostenibilità, con l’impatto delle attività antropiche, il consumo delle risorse naturali, la difesa del
territorio agroforestale dall’assalto della rendita.
Fondamentale è dare vita, e quindi testa braccia e gambe, al Parco dei Monti Livornesi per far si che
possa essere strumento di sviluppo economico oltre che patrimonio da preservare e conservare.
Non sottovalutiamo nemmeno la funzione di auto-consumo che svolge il territorio agricolo. Sono
centinaia i cittadini che hanno riscoperto la produzione agricola per uso familiare o per occupazione
del proprio tempo libero. In questo contesto si inserisce anche l’esperienza positiva degli orti per
anziani che sarà potenziata per dare risposte concrete ad una crescente richiesta.
Anche nel settore pesca sarà avviata un’azione durevole di ristrutturazione e riconversione per
rendere più competitivo un “fattore” importante e da sempre presente nel nostro Comune.

Assolutamente fondamentale risulterà il settore delle Aziende Pubbliche Locali al servizio dei
cittadini e a quello della qualità dello sviluppo.
Le legislazioni nazionale ed europea hanno introdotto, in questo comparto prima protetto da
monopolio, la concorrenza, e per avere possibilità di sopravvivenza, le aziende del settore devono
crescere e irrobustirsi. Fenomeno, questo, già realizzato negli altri paesi europei.
L'aggregazione consente alle imprese di essere competitive, tramite l'acquisizione di nuovi clienti in
nuove aree, il superamento della frammentazione nella gestione dei servizi, la possibilità di
praticare tariffe e prezzi di vendita dei servizi più favorevoli.
È in questo quadro generale che va collocata la realtà emergente dei cosiddetti “gruppi pubblici
locali”, i quali spesso si configurano come aziende (pubbliche, private o miste) partecipate
dall’ente locale “Comune”; quest’ultimo, pertanto, deve definire le strategie di fondo, gli obiettivi,
ma anche coordinare e monitorare attentamente l’attività delle partecipate.
L'obiettivo di questo mandato è costruire il bilancio consolidato che diventerà il basilare documento
con cui conoscere e comunicare l’andamento della gestione del gruppo comunale, agevolando la
necessaria azione di controllo sugli effetti sociali, economici e patrimoniali dell’impiego delle
risorse pubbliche e consentire al comune di costruire per i cittadini un occasione di miglioramento
del servizio e certezza delle tariffe e per le aziende , certezza degli investimenti e necessario
contenimento dei costi.

                     LE CINQUE LINEE DI AZIONE
                PER IL NUOVO PATTO DI CITTADINANZA
Governare il cambiamento per un nuovo Patto di Cittadinanza.
Parlare di patto significa per noi riferirci ad un processo continuo del governare che vede nella
partecipazione lo strumento più alto per la composizione dei diversi e spesso confliggenti interessi
in nome del bene comune e dell’interesse generale.
Parlare di cittadinanza significa per noi assumere la dimensione della persona-cittadino animato da
un forte senso di aperta appartenenza alla propria comunità, come soggetto partecipe di diritti e
doveri e come utilizzatore informato e consapevole di beni e servizi.
L’unione dei due termini - patto e cittadinanza - è per noi qualcosa di più di un semplice
accostamento di due parole: è il vero valore aggiunto della nostra proposta politica di governo.
La necessità del cambiamento è il dato politico da cui oggi è inevitabile partire. Soprattutto lo
richiede, in questa precisa fase storica, un fluire eccezionalmente veloce, imprevedibile e dinamico
della società. La crisi finanziaria ed economica, la precarietà dei lavori, i processi demografici e
migratori, il sorgere di nuove forme di povertà e di emarginazione, lo sviluppo tecnologico ed
informatico e la connessa nascita delle cosiddette comunità virtuali, le nuove prospettive della
medicina e della scienza aprono scenari nei quali i Comuni debbono cambiare il loro modo di
operare.
Rispetto a questo necessario cambiamento noi continuiamo ad essere assolutamente contrari a
quelle proposte neoliberiste che in alcuni casi si limitano semplicemente ad osservare lasciando la
persona sola in nome di una selezione quasi darwiniana ed in altri casi contrastano il cambiamento
in nome di atteggiamenti conservatori.
Noi invece il cambiamento lo vogliamo governare. E per governare il cambiamento riteniamo che
ci sia bisogno di tutti.
Di qui il patto di cittadinanza come strumento partecipato per condividere insieme il nuovo punto di
equilibrio del bene comune e dell’interesse generale senza deprimere il dinamismo autonomo della
società e avendo la capacità di includere i cittadini stranieri che vivono e lavorano nel nostro
territorio.
Un punto di sintesi, un punto di equilibrio che parte da un consapevole riconoscimento dei bisogni e
da una pari consapevole responsabilità al comune impegno per soddisfarli con gli strumenti e le
risorse disponibili nella comunità. Un punto nuovo di equilibrio del bene comune e dell’interesse
generale che parte dunque dal nostro senso di appartenenza che è sinonimo di essere tutti insieme e
di non escludere nessuno.
Saranno cinque le prioritarie linee di azione su cui struttureremo il nostro operato:
1) Insieme per governare il cambiamento;
2) Insieme per il futuro;
3) Insieme per vivere bene a Livorno;
4) Insieme per non lasciare nessuno solo;
5) Insieme per cogliere nuove opportunità.

1. Insieme per governare il cambiamento
I grandi cambiamenti che stanno modificando nel profondo la società in cui viviamo, ci impongono
di utilizzare nuove lenti capaci di farci guardare e comprendere il mondo in termini diversi rispetto
al passato. Per cogliere le nuove prospettive di questa epoca, è fondamentale assumere come idea
portante l’esigenza di collocarsi all’interno di un nuovo paradigma, dove gli schemi concettuali del
passato si stanno dissolvendo a favore dei nuovi. Occorre prendere coscienza della rottura che ci sta
rapidamente separando dal passato. E’ proprio in questo dibattito che il concetto di partecipazione
costituisce una questione ormai centrale alla quale vogliamo dare una risposta adeguata.
Un nuovo modello di “governance” dovrà prevedere il superamento di una visione gerarchica,
favorendo un’impostazione di natura più orizzontale, dove al centro sta l’idea della partecipazione,
non solo come elemento di un rinnovato rapporto con la città, ma anche come motore di
cambiamento all’interno della stessa Pubblica Amministrazione. Tenere conto delle preferenze e dei
bisogni dei cittadini, favorire il diffondere di processi inclusivi, aiutare il superamento delle
contrapposizioni e dei conflitti, sono solo alcune delle valide ragioni che hanno concorso a formare
la nostra idea di partecipazione: i cittadini non sono più solo i destinatari delle azioni di governo,
divengono essi stessi azioni di governo. La partecipazione si evolve a strumento per costruire e
mantenere i legami sociali, per riaffermare e difendere una visione comunitaria del territorio, per
elaborare e conservare l’appartenenza di tutti ad un progetto comune nell’interesse generale. Non è
più luogo di sperimentazione ma ambito culturale; non è più terra di frontiera ma modus vivendi;
non è più buona pratica ma governo della città.
Aspiriamo a far diventare Livorno “Città della Partecipazione”.
In questa prospettiva, in un’ottica anche di valorizzazione delle Circoscrizioni come “snodo”
fondamentale del governare insieme il cambiamento e non solo come decentramento di erogazione
dei servizi, inizieremo proprio dalle Circoscrizioni a dare il via, in forma sperimentale, alla
predisposizione di un bilancio partecipato.
All’interno di questa visione di partecipazione anche le categorie tradizionalmente patrimonio del
nostro modo di governare quali concertazione e sinergia interistituzionale assumono un valore
rinnovato. Il continuo confronto con i sindacati, l’associazione industriali, le associazioni della
piccola impresa e del mondo della cooperazione ed, in generale, con tutte le espressioni
rappresentative del variegato mondo produttivo ed economico così come il rapporto collaborativo
con le altre Istituzioni non saranno più soltanto una normale modalità di relazione e comunicazione
ma qualificheranno la capacità di costruire assieme un governo integrato del territorio.
Da sempre questa città si distingue per un patrimonio inestimabile che è dato dal capitale umano e
sociale delle associazioni di volontariato: il governo integrato del territorio non può prescindere da
loro. Per questo lavoreremo per dar vita alla “rete delle associazioni” come occasione per liberare
tutte quelle risorse positive che metteremo a sistema per dare risposte condivise alle grandi
questioni che sono innanzi a noi.
In questo contesto l’Innovazione Tecnologica diventa una chiave di lettura strategica per il futuro.
Se l’utilizzo della macchina a vapore rappresentò con la rivoluzione industriale, l’elemento di
rottura rispetto alla società agricola, oggi i grandi cambiamenti trovano nello sviluppo delle nuove
tecnologie l’identica spinta propulsiva. L’Innovazione Tecnologica sarà uno degli elementi portanti
sul quale costruiremo insieme la città del futuro. Servirà per comunicare, informare, connettere e far
dialogare la Pubblica Amministrazione. Servirà come elemento di semplificazione e trasparenza.
Servirà come ampliamento della modalità di fruizione dei servizi. Certo non abbandoneremo il
rapporto diretto con il cittadino. Al contrario. L’apertura dello Sportello Unico per l’edilizia
rappresenterà un ulteriore tassello di qualità in termini di snellimento delle procedure nel rapporto
con i cittadini ed i professionisti: costituirà, infatti, il punto di raccordo per tutte le pratiche edilizie
in termini sia procedurali sia di garanzia del diritto di accesso.
Porteremo a compimento il Programma Strategico di Innovazione e Informatizzazione di tutti i
servizi comunali in modo tale che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione a Livorno si
realizzi compiutamente. Predisporremo quindi da subito “il libro bianco per l’innovazione” che
conterrà una visione progettuale complessiva di quello che andremo fare come la copertura di
alcune zone della città con il segnale wi-fi, politiche per il superamento del divario digitale.
Governare insieme il cambiamento vuol dire anche farsi carico dei problemi di chi del futuro sarà
attore e protagonista. Le politiche giovanili come impegno etico con le nuove generazioni.
Costituiremo insieme a loro un “piano giovani” per dare un aiuto ai problemi dirimenti come la
disoccupazione giovanile e la casa per le giovani coppie.
Dopo gli ottimi risultati ottenuti nel “Progetto Cisternino 2020” destineremo la parte libera della
struttura di Villa Corridi ad un nuovo percorso partecipato in modo che questo bellissimo angolo
della città diventi una risorsa importante per l’intero universo giovanile.
2. Insieme per il futuro
Pensare la Livorno del futuro significa, in primo luogo, collocarla all’interno del mondo, dell’Italia
e dell’Europa, nel contesto della Toscana, una regione che da città e borghi trasuda storia: cultura,
disegni urbani, una trasformazione del territorio divenuto paesaggio unico al mondo. In questo
quadro Livorno è città “giovane”, nata dalla spinta all’innovazione dei trasporti, delle merci e dei
commerci e all’interazione tra popoli attivi e con un disegno urbanistico definito allora, non su strati
preesistenti, per una città nuova e moderna.
Oggi, nel bel mezzo della crisi che sta attraversando il mondo e che ce lo restituirà profondamente
trasformato, dobbiamo riconsegnare a Livorno quel ruolo di “città moderna della Toscana” e
costruire per essa e con i suoi abitanti una frequentazione del futuro non timorosa e “in difesa”,
bensì in grado di esprimere le migliori capacità di governo del cambiamento. Un governo che
prosegua nel lavoro intrapreso in stretto rapporto con la Regione Toscana, quale interlocutrice
centrale per i piani di sviluppo strategici definiti e da sviluppare, come quelli relativi alla logistica,
ai porti, alle infrastrutture energetiche, ma anche ai servizi, come la sanità, i rifiuti.
Pensiamo ad un rapporto equilibrato tra sapere, cultura ed economia. Se non c’è un corpo sociale
colto, duttile, attento a quello che accade nel mondo, si finisce per inaridirsi intorno ad idee che
appartengono al passato. Va favorita l’irruzione di una generazione più giovane, che sappia far
tesoro delle buone esperienze, capace di assumersi delle responsabilità e che guardi a soluzioni per
il futuro diverse da quelle tradizionali del Novecento.
Questa crisi, generata dalla irresponsabile ed egoistica economia “virtuale” della finanza e che sta
travolgendo l’economia reale della produzione, ci sta già proiettando verso un destino che non può
che essere il cambiamento. Lo si può subire, oppure lo si può accompagnare e indirizzare. Livorno,
a nostro avviso, dovrà essere un punto importante della “rete” globale dell’economia e delle civiltà,
che è poi la forma moderna degli assetti mondiali, per poter scegliere quali opportunità attrarre in
fatto di ricerca, industria, cultura, stili di vita, ed evitare invece di essere scelta da economie “mordi
e fuggi”.
Per fare questo dobbiamo definire i caratteri della città dei prossimi decenni e per questo abbiamo
avviato la revisione degli strumenti di programmazione del territorio. In questo contesto saranno
attivati gli strumenti previsti dalla normativa regionale in maniera di urbanistica partecipata.
La vogliamo protagonista dei mutamenti che ci attraverseranno. Perché la metteremo nelle
condizioni di attrarre imprese e innovazioni, ricerca e culture, popoli, merci. Perché costruiremo
condizioni per affrontare tutto ciò che da essi derivano: nuovi diritti e doveri, modelli e religioni.
Sempre con l’idea che c’è bisogno di tutti per governare i cambiamenti ma anche con la
convinzione che la coesione sociale sia il vero valore aggiunto indispensabile per vivere le
trasformazioni. Una coesione che si rimodella nell’affrontare le contraddizioni che la società ci
propone, che vede il “conflitto” come un’occasione di crescita. Una coesione sociale quindi che,
riducendo povertà e conflitti, ci renda tutti più sicuri. Con questo programma offriamo la Livorno
del futuro, con l’indicazione delle linee della programmazione territoriale e dello sviluppo
economico, sapendo che i nostri valori sono le tante differenze che attraversano la geografia fisica,
economica e sociale di Livorno.
Governarle, in maniera partecipata ed ambientalmente sostenibile, è l’impegno che noi prendiamo
con tutta la città.
Ambiente e infrastrutture: sviluppi paralleli della città moderna.
Pensiamo alla nostra costa dove, a poca distanza, troviamo il porto, come massima espressione
dell’attività umana e della presenza di infrastrutture, ed il Romito, come espressione invece della
minima presenza di attività. Su entrambe queste “differenze” abbiamo idee precise di crescita: dal
piano regolatore del porto con la variante anticipatrice della Piattaforma Europa, che ne raddoppia
la capacità produttiva, alla vecchia Aurelia che, con la realizzazione del Corridoio Tirrenico, diverrà
una strada-parco dedicata a chi già vi abita ed al turismo di qualità, al nuovo Piano della Costa che
riqualificherà completamente questo straordinario tratto di territorio.
Eppure è la stessa costa, ma è importante valorizzarne le differenze e fare scelte consapevoli,
offrendo alla città, in maniera non antitetica, progetti di sviluppo diversi. Ancora altro sarà il
rapporto con le colline, dove pensiamo allo sviluppo del Parco, in stretta collaborazione con la
Provincia, attraverso l’incentivazione di forme di turismo eco-ambientale di qualità e interventi di
valorizzazione e recupero che rendano il sistema fruibile.
Il Porto moderno
La tappa fondamentale è la realizzazione del Piano regolatore del porto, il primo dopo quello del
1953, che preveda scelte e condizioni che consentano al porto di Livorno di essere in tempi tecnici
possibili l’accesso all’area del libero scambio che inizierà dal 2010 e che comporterà un
miglioramento dei traffici per i prossimi decenni.
Il Porto di Livorno è nella condizione, per le caratteristiche geografiche, di assumere un ruolo
importante nell’intercettare i traffici del corridoio 5 europeo, grazie al collegamento con le linee
ferroviarie dell’alta velocità e dell’alta capacità sulla dorsale appenninica. Per questa ragione la rete
ferroviaria dovrà essere adeguata nella parte di penetrazione al porto, questione già presente nel
PRS ed in parte già finanziata.
Il dinamismo infrastrutturale trova nella pianificazione territoriale di Livorno, Pisa e Collesalvetti
ipotesi di sviluppo che dialogano e si supportano: dall’area costiera pisana che punta al turismo di
massa e di qualità, all’ampliamento delle aree industriali di Collesalvetti, la navigabilità dello
Scolmatore e la sua messa in sicurezza, fino al piano Regolatore portuale che punta sullo sviluppo a
mare con la Piattaforma Europa, le cui procedure sono state avviate e che svilupperà un’area
portuale pari a quella esistente.
Proseguirà, con una razionalizzazione e ottimizzazione delle aree limitrofe al porto, che potranno
così essere destinate per insediamenti industriali ed artigiani.
In tema di mobilità di area promuoveremo un tavolo congiunto con i Comuni di Pisa e Collesalvetti
per verificare la realizzabilità di una metropolitana di superficie.
Tale riflessione si prospetta, anche, per una chiusura del territorio prospiciente l’area pedecollinare
tra nord e sud della città, armonico nell’idea di programmazione del territorio da parte dei Comuni
che fanno riferimento all’Area Vasta, in relazione all’asse di penetrazione della FI-PI-LI ed al
cluster produttivo che si va addensando intorno a queste infrastrutture.
Abbiamo cioè riorientato lo sviluppo su una linea ovest-est, modificando l’impostazione che ha
visto per decenni l’asse nord-sud ed il Corridoio Tirrenico come principale polo di crescita di
Livorno, ma dal quale non viene, ad esempio, che il 4% dei traffici portuali. Guardare invece ad est
significa raccordarsi al nord Italia e all’Europa settentrionale, facendo guadagnare 7 giorni al
trasporto merci.
Gli strumenti di programmazione del territorio per governare i cambiamenti del futuro
Con essi intendiamo creare le occasioni che favoriscano:
-       la logistica e la trasformazione finale dei prodotti, prima e dopo il loro imbarco e sbarco;
-       la specializzazione in componentistica, con il contributo decisivo di realtà della ricerca;
-       la nautica da diporto e le riparazioni navali;
-       la creazione del polo industriale dell’energia sostenibile
-       la messa in rete telematica dei servizi con l’estensione delle reti ad alta velocità;
-       la cultura universitaria nei settori della logistica, design, comunicazioni;
-       il tessuto della micro, piccola e media impresa;
-        il sistema turistico commerciale e la qualità urbana.
La Piattaforma logistica della Toscana per attrarre investimenti ad alta intensità innovativa e
di lavoro.
Il nostro impegno per l’innovazione e il lavoro proseguirà nel rendere competitiva l’area livornese
attraverso incentivi per le imprese che intendono stabilirvi i propri impianti.
Parliamo di “area” perché pensiamo ad una strettissima interconnessione dei progetti di sviluppo
industriale dei Comuni di Livorno e Collesalvetti, collaborazione che in questi anni si è rafforzata,
anche con altre istituzioni locali e regionali, e che trova esplicito riscontro nelle previsioni
urbanistiche, in particolare nei protocolli istituzionali relativi al porto. Le aree portuali-industriali
dei due Comuni possono concretamente divenire la “Piattaforma Logistica della Toscana”, facendo
sì che questa diventi la mèta strategica di tutti i soggetti istituzionali, economici e sociali.
Nel prossimo futuro l’entrata in funzione dell’OLT, dopo la relativa certificazione di sicurezza
dell’impianto, ci vedrà inseriti in un percorso nazionale strategico per l’approvvigionamento
energetico.
Stop alla grande distribuzione, riqualificare il commercio, attrarre il turismo.
Con l’approvazione del Piano Attuativo del quartiere San Martino (ex nuovo Centro) e le sue
destinazioni d’uso si è chiusa la fase di nuova grande distribuzione..
Riteniamo che a Livorno sia ora necessario rilanciare il commercio di vicinato, con la sua
riqualificazione, con investimenti da parte di queste aziende che puntino ad una qualità che sappia
attrarre e sostenere il turismo. Difficilmente, altrimenti, un negozio ogni 50 abitanti, come abbiamo
ora, potrà sopravvivere.
Dobbiamo guardare al Commercio e al Turismo come un sistema integrato, considerando la rete
commerciale cittadina non solo riferimento fondamentale per i nostri cittadini ma anche come parte
integrante dell’offerta turistica della città.
Dobbiamo guardare al Commercio come un sistema di imprese sostenendolo con una progettualità
che lo integri nella nuova concezione dello sviluppo di cui la città intera è protagonista.
Per un progetto serio per la città, per il suo commercio che la permea in ogni strada, in ogni piazza,
in ogni quartiere, il nostro principale obiettivo è quello di proseguire l’opera di innalzamento della
qualità della città.
Dobbiamo conferire al Commercio ed al turismo un ruolo innovativo di soggetti economici
portatori e al tempo stesso attori fondamentali della qualità urbana e della qualità della vita, fattori
di attrazione e di sviluppo economico. Per fare questo bisogna adottare strumenti adeguati ed
innovativi di “regolazione fine” della qualità urbana legati ad azioni per la riqualificazione e la
valorizzazione del commercio, nel tessuto urbano, favorendo e consolidando i Centri commerciali
naturali, anche attraverso un’azione tesa a contrastare i fenomeni dell’abusivismo commerciale.
E’ dal centro città che si deve irradiare verso tutti i quartieri la spinta alla riqualificazione del nostro
tessuto commerciale, trama indispensabile al rilancio economico e di relazioni sociali.
Con gli operatori economici di via Grande e Piazza Grande elaboreremo insieme un Piano di
riqualificazione teso a costruire un “luogo”, dove sia piacevole ritrovarsi, attraverso un’idea
stilistica che interpreti, innovandole, le architetture presenti, che ne comunichi il messaggio con un
disegno omogeneo di arredo urbano, illuminazione, spazi comuni, cartellonistica, aree calpestabili,
ma anche insegne e vetrine, aree all’aperto di bar ed esercizi pubblici.
Rilanceremo il “Pentagono del Buontalenti”, tra i più grandi centri commerciali naturali della
Toscana, con progetti di riqualificazione dei mercati all’aperto della Piazza Cavallotti e della via
Buontalenti, che vivono, assieme agli esercizi di vicinato, in simbiosi perfetta con il Mercato
Centrale.
Il Mercato delle Vettovaglie, il più grande e più affascinante mercato coperto della Toscana è per
noi l’altro grande punto di rilancio della città bella da vivere: presenteremo un progetto che, anche
attraverso una rivisitazione degli orari da concordare con gli operatori del settore, ne moltiplichi le
funzioni di incontro e intrattenimento coniugate con il consumo alimentare attento alle qualità e alle
produzioni tipiche. Pensiamo a spazi dove i cibi si vendono per essere consumati a casa, intersecati
a spazi dove, una volta trasformati, si consumano sul posto, godendo di un’architettura e di una
scenografia uniche. Le aree esterne circostanti saranno coinvolte in questo Piano con una proposta,
da condividere con gli operatori nelle diverse fasi di elaborazione, che si colleghi all’impianto
urbanistico-architettonico del Mercato e dell’edificato circostante.
Da questo punto di vista i Centri Commerciali Naturali rappresenteranno non solo un’integrazione
di sistema con la grande distribuzione ma strumenti sociali di rivitalizzazione dei quartieri. Le vie
del centro ed il Mercato segneranno l’inizio della svolta di Livorno verso un’attenzione riqualificata
per il turismo, non più attività residuale ma settore dinamico con forte possibilità di sviluppo.
Grande attenzione sarà poi profusa per il commercio anche nei borghi e nei quartieri dove il ruolo
dell’esercizio di vicinato assume un’importanza economica ma anche sociale. In questo specifico
settore le Circoscrizioni e le Associazioni di categoria dovranno svolgere un ruolo importante
promuovendo modelli di aggregazione degli esercizi commerciali e mirate azioni di riqualificazione
degli spazi.
Il turismo troverà occasioni di incentivazione grazie anche agli spazi e alle attività culturali:
pensiamo alla rete dei musei o di ville e parchi pubblici o ancora agli eventi musicali e teatrali.
Pensiamo alle manifestazioni sportive e all’accoglienza di atleti e spettatori che troveranno in
Livorno servizi adeguati e occasioni di permanenza oltre i tempi delle competizioni. Questa è una
sfida da affrontare con una stretta relazione-collaborazione tra pubblico e privato: solo così una
nuova cultura dell’accoglienza turistica potrà valorizzare a pieno una rinnovata rete commerciale
anche riscoprendo l’artigianato artistico e quello di servizio. Vi è poi la necessità di risolvere le
questioni legate allo sviluppo del traffico delle navi da crociera, dando come risposta la
risistemazione della viabilità, completando il ricongiungimento/separazione con il porto
commerciale, con conseguente miglioramento ambientale e dell’asse viario. Abbiamo l’ambizione
di ricongiungere una quota di turismo con il porto-città, sapendo che occorre anche un cambio di
mentalità di chi ambisce ad operare in questo settore. Pensiamo alle stesse attività industriali
parallele al turismo, al porto turistico, al rimessaggio, ai nuovi approdi, al legame con ciò che già
c’è: tutto questo non può non ridisegnare il modo e le abitudini con cui ci si rapporta con queste
attività.
E’ finita l’espansione edilizia della città
I lineamenti per la revisione del piano strutturale, tra l’altro, riportano finalmente la questione del
tessuto urbano tradizionale, del centro, e quindi del commercio cittadino, in primo piano.
Significa per noi il recupero del centro come motore autonomo dello sviluppo di Livorno, senza
abbandonare i quartieri di periferia, superando la visione della cosiddetta “città policentrica”.
Vogliamo proseguire con risposte capaci di riportare nel centro i giovani, che lo possano riabitare e
far rivivere. Il compimento delle scelte urbanistiche passate e l’andamento demografico ci portano a
sostenere che la rinnovata identità della città non sarà caratterizzata da una sua espansione
residenziale in aree non urbanizzate o individuate nei sistemi ambientali e/o agricoli. Nelle aree
urbanizzate occorrerà utilizzare gli spazi disponibili sia per nuove costruzioni di edilizia sociale che
per il recupero, con tecnologie e accorgimenti tesi al risparmio energetico e all’abbattimento dei
costi di produzione.
Una particolare attenzione sarà rivolta anche alle aree a ridosso del sistema insediativo, in
particolare nelle ex aree agricole del sistema “ambientale-pedecollinare” denominate “Aree di
riqualificazione orti e nuovi orti urbani”. In questo contesto previe attente valutazioni delle
ricognizioni sul territorio già in essere saranno predisposti strumenti in grado di cogliere le esigenze
che si manifestano nella società per il recupero e tempo libero, comprese le attività amatoriali-
agricole. Ciò consentirà la valorizzazione della vocazione che negli anni queste aree hanno assunto.

3. Insieme per vivere bene a Livorno
Vivere bene a Livorno significa innanzitutto prendere coscienza che Livorno è cambiata e sta
cambiando. Processi, infatti, quali la stagnazione demografica (dal 1993 ad oggi abbiamo visto
un’accentuata diminuzione dei residenti, passando da 167.181 unità agli attuali 161.095), il
conseguente invecchiamento della popolazione, i nuovi fenomeni migratori (nel 1993 i residenti
non italiani erano 1570, oggi sono 8.478) stanno creando nuove dinamiche sociali, nuove relazioni,
nuovi bisogni.
Da tutto questo non possiamo prescindere per governare seriamente il cambiamento.
Legalità e Sicurezza
Livorno è una città sicura anche se naturalmente non immune da episodi di criminalità e
microcriminalità. Ma anche a Livorno più che il numero dei reati (le statistiche ci collocano al di
sotto della media nazionale) pesano sulla collettività comportamenti antisociali e situazioni al limite
della legalità.
Per combattere le nuove forme di criminalità e di infrazione delle regole che si insinuano nelle
trame della rete sociale non bastano i tradizionali strumenti e occorre comprendere che la sicurezza
è un quadro complesso, con tanti protagonisti, ognuno con la propria competenza e responsabilità,
che devono essere messi in condizione di lavorare insieme.
Fondamentale, dunque, la collaborazione tra le forze dell’ordine e le istituzioni, così come
altrettanto importante è investire per la sicurezza in termini strutturali (telesorveglianza,
illuminazione, ecc) e in termini di educazione alla legalità. Sicurezza non è sinonimo di repressione
e queste battaglie si possono vincere unendo azione repressiva, laddove necessaria, ed azione
sociale. Con la certezza che contro ogni forma di paura, reale o – come spesso accade-
strumentalmente suscitata, dobbiamo occupare gli spazi pubblici con la presenza dei cittadini.
E’ necessario allora cominciare a parlare di legalità, piuttosto che di sicurezza, perché la sicurezza è
fatta di episodi, mentre la legalità mette insieme tutti i cittadini che si riconoscono in un sistema di
principi. Il lavoro svolto che ha portato alla costituzione del dipartimento per la città sostenibile e la
sicurezza urbana, passa dall’idea di città sicura in termini di repressione a città “si-cura” in termini
di partecipazione. In altre parole, dobbiamo “prenderci cura della città”, per ottenere legalità e
sicurezza.
Il rispetto delle regole conviene a tutti. Il concetto stesso di regola è tutela della nostra sicurezza e
all’interno di un sistema di regole hanno spazio e possono essere valorizzate anche forme di
espressione del dissenso. Anzi, in un sistema di regole condivise il dissenso e il conflitto, normali in
ogni città, si trasformano in elemento che produce speranza per il futuro. Per questo riteniamo che
la scelta giusta per migliorare le condizioni di sicurezza oggettiva e percepita a Livorno sia quella di
continuare a sviluppare politiche integrate di sicurezza, implementando un sistema articolato di
azioni e di interventi di rafforzamento della prevenzione sociale e territoriale, in cui l’attività di
    controllo e di contrasto ai fenomeni di microcriminalità posta in essere dalle Forze di Polizia statali
    e dalla Polizia Municipale, si integri con azioni ed interventi di educazione alla legalità, animazione
    riqualificazione e tutela degli spazi pubblici, sicurezza stradale, prevenzione e mediazione dei
    conflitti sociali e dei fenomeni di devianza.
    Fondamentale in una strategia anche di prevenzione è il coinvolgimento di tutte le comunità
    straniere presenti sul territorio, nella consapevolezza che da questo derivi valore aggiunto in termini
    di comprensione di diverse culture e di creazione di una nuova cultura condivisa.
    Tre le macro linee di intervento:
    1) Istituzione di un laboratorio sulla legalità e sicurezza urbana, ovvero un “luogo” altamente
    qualificato con funzioni di:
    - osservatorio per analisi e monitoraggio dei fenomeni più rilevanti per la sicurezza reale e percepita
    (reati, fenomeni di inciviltà, degrado e devianza): un sistema informativo comune sulla sicurezza
    con produzione di report statistici periodici, attraverso una costante sinergia tra i vari settori
    dell’amministrazione comunale, con Prefettura e Questura (per i dati sulla criminalità), Provincia
    (Osservatorio Sociale), ASL, Servizi Scolastici;
    - rapporti con Forum Italiano per la Sicurezza Urbana, Università e settori della Ricerca
    (promuovendo l’effettuazione di studi, stages, tirocini etc.);
    - sviluppo ed attuazione progetti di educazione alla legalità, sicurezza stradale (realizzazione di
    un’area attrezzata “cittadella della sicurezza stradale”), sicurezza partecipata, valorizzando il ruolo
    delle Circoscrizioni e la partecipazione della comunità nelle sue varie componenti (scuole, famiglie,
    associazioni, volontariato);
    - sviluppo di attività di formazione congiunta tra Polizia Municipale, altri settori
    dell’amministrazione e le forze di polizia dello Stato, per rendere sempre più efficace la
    collaborazione tra servizi e professionalità diverse;
    - realizzazione un Centro di documentazione specializzato in materia di sicurezza urbana.
    2) Rafforzamento del sistema di controllo del territorio:
-            implementazione del sistema di videosorveglianza in dotazione al Corpo di Polizia
    Municipale, in stretto rapporto con la Questura e le altre Forze dell’ordine;
-            costante adeguamento e di implementazione operativa della Polizia Municipale, sia sul
    piano organizzativo che delle dotazioni tecniche e strumentali, in conformità alla Legge regionale di
    settore 12/2006;
-            stipula di un nuovo Protocollo d’intesa sulla sicurezza con la locale Prefettura (e
    possibilmente anche con la Provincia e la Regione)
    3) Sviluppo del Servizio di Polizia di Prossimità della Polizia Municipale.
    Sviluppo del servizio, già attivato, di prossimità per rafforzare un rapporto di fiducia nei cittadini
    che incrementi la percezione della sicurezza, attraverso la presenza capillare sul territorio e “visite”
    dirette presso tutte le attività con “la porta aperta” (esercizi pubblici, negozi, artigiani, laboratori,
    ecc.) e gli altri “luoghi” istituzionali e non (asili, scuole, parrocchie, sedi di associazioni, centri
    sociali, parchi, ma anche cortili condominiali, ecc.) in cui è possibile un contatto con “testimoni
    sensibili” della vita del quartiere, con i quali interagire per dare e ricevere informazioni. In tal
    modo si potrà costituire una base di conoscenza utile anche per organizzare specifiche azioni di
    prevenzione dei rischi di vittimizzazione o di coinvolgimento in attività criminose: individuazione
    di particolari situazioni di disagio familiare, anziani soli, minori a rischio, conflitti di vicinato.
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