ANIEM Rassegna Stampa del 10/09/2014

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ANIEM
   Rassegna Stampa del 10/09/2014

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INDICE

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SCENARIO EDILIZIA
   10/09/2014 Corriere della Sera - Bergamo                                                6
   Palazzetto, orti, Carrara Ecco i cantieri chiave scelti dalla nuova giunta

   10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                               7
   Investimenti, il piano franco-tedesco

   10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                               9
   Glencore si avvicina ad Alcoa

   10/09/2014 La Stampa - Cuneo                                                            10
   Un diploma che dà assistenza verso il lavoro

   10/09/2014 QN - Il Resto del Carlino - Forli                                            11
   «Mettiamo in vendita tre appartamenti Acer per garantire la manutenzione di tutti gli
   altri»

   10/09/2014 QN - Il Giorno - Milano                                                      12
   Galleria, lite sulla pubblicità «Spazi affidati senza gara» Ma il Comune tira dritto

   10/09/2014 Il Manifesto - Nazionale                                                     13
   Un decalogo per il pianeta

   10/09/2014 Libero - Nazionale                                                           15
   Le utility schifano i soldi della Cdp

   10/09/2014 Il Secolo XIX - La Spezia                                                    16
   La "strada della speranza" passa per i corsi professionali

   10/09/2014 QN - La Nazione - Massa Carrara                                              17
   Ruspe e camion troppo rumorosi I lavori a Caina subiscono lo stop

   09/09/2014 DOMUS                                                                        18
   Burkhalter Sumi Architekten RICONVERSIONE DI UNA FILANDA/ CONVERSION OF
   ASPINNING MILL
09/09/2014 DOMUS                                                                     22
  SISTEMAZIONE DEL SITO ARCHEOLOGICO DI CAN TACÓ/ REORGANISATION OF
  THE CAN TACÓ ARCHAEOLOGICAL SITE

  09/09/2014 Vita                                                                      25
  L'abitare condiviso si mette in mostra

SCENARIO ECONOMIA
  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           27
  la Verità (ingannevole) di un Pil che cambia

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           28
  Per estendere il bonus e ridurre l'Irap servirebbero oltre sei miliardi di fondi

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           30
  Il governo a caccia di 20 miliardi Rilancio su scuola, difesa e Irap

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           31
  Una Crisi così forte neanche negli Anni 30 la Draghinomics e la Caduta dei Consumi

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           32
  Il nuovo Pil più «ricco» del 3,7% Dalle attività illegali 15,5 miliardi

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           34
  Ferrari, l'addio di Montezemolo Vertice di due ore a Maranello

  10/09/2014 Corriere della Sera - Nazionale                                           36
  Le scelte Fiat per Wall Street e il ruolo del Cavallino

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            37
  La strada obbligata per ritrovare la crescita

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            39
  Primi segnali di ripresa delle assunzioni

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            40
  Non basta un euro debole per essere più competitivi

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            42
  Se il mercato scommette sul nuovo piano industriale

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            44
  Due decimali utili anche nella «partita» del deficit 2014

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                            45
  Ferrari, Marchionne al comando
10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                     47
  Famiglia Agnelli pronta al nuovo corso

  10/09/2014 La Repubblica - Nazionale                                          49
  Perché non siamo diventati più ricchi

  10/09/2014 La Repubblica - Nazionale                                          51
  Tagli, i ministeri si fermano a 6 miliardi

  10/09/2014 La Repubblica - Nazionale                                          53
  Utility, prove di nozze tra Milano e Torino per unire A2a e Iren

  10/09/2014 La Repubblica - Nazionale                                          54
  Segnali di ripresa dal fronte mutui erogazioni +30% nei primi 7 mesi

  10/09/2014 MF - Nazionale                                                     55
  Boom dei mutui: +16% in 7 mesi Ma calano ancora i prestiti alle imprese

  10/09/2014 MF - Nazionale                                                     56
  La rivoluzione del commercio online in Cina è una manna per gli investitori

SCENARIO PMI
  10/09/2014 Corriere della Sera - Brescia                                      58
  Aldo Bonomi: la tradizione sposa il futuro

  10/09/2014 Il Sole 24 Ore                                                     60
  Fisco e costi d'avvio zavorra per le Pmi

  10/09/2014 Il Fatto Quotidiano                                                62
  Russia, così le imprese italiane aggirano le sanzioni europee

  09/09/2014 Effe - Risparmio e Investimenti                                    64
  Che affare l'AIM Ma lo è anche per gli investitori?
SCENARIO EDILIZIA

13 articoli
10/09/2014                              Corriere della Sera - Bergamo                                               Pag. 3
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 Palafrizzoni Sbloccati 3,5 milioni dal Patto per la scuola Codussi. «La situazione resta difficile»
 Palazzetto, orti, Carrara Ecco i cantieri chiave scelti dalla nuova giunta
 Opere col contagocce, l'elenco delle priorità In Consiglio Il centrodestraha chiesto di illustrarele linee
 d'azioneIl nodo di via delle Valli
 Fabio Spaterna

 Sette cantieri da iniziare entro la fine dell'anno. Risorse permettendo. E, visti i tagli statali e il patto di stabilità
 che blocca gli investimenti, il panorama non è roseo. Ecco perché a Palafrizzoni è tempo di stilare l'elenco
 delle priorità, o delle priorità delle priorità. L'assessore ai Lavori pubblici, Marco Brembilla, ha presentato un
 primo elenco in Consiglio comunale rispondendo a un'interpellanza della Lista Tentorio che chiedeva conto di
 quali cantieri saranno finanziati utilizzando il «bonus» concesso si 3,5 milioni concesso dal governo per lavori
 scolastici, che libera a sua volta altre risorse . Ebbene, la giunta di centrosinistra cita diversi lavori necessari.
 C'è ad esempio il Palazzetto dello Sport: «Vorremmo procedere con i lavori di sistemazione della tribunetta, è
 assurdo che sia chiusa», spiega Brembilla. Altri lavori inizieranno a breve, sempre che i tagli statali lo
 permettano. «L'elenco delle priorità è lungo, sto cercando di metterle in ordine in base alle risorse,
 compatibilmente con le emergenze come quella del rifacimento del ponte di Monterosso. Se dovessi dire
 cos'è prioritario nel Piano delle opere, approvato ad aprile, indicherei tra l'altro il secondo lotto del restauro
 della biblioteca Mai, il completamento delle dotazioni del parco della Malpensata, un arredo decente in
 Piazzale Marconi, l'adeguamento della sede della protezione civile di via Coghetti, che è pericolante, e il
 completamento del refettorio assistenziale della stazione, quest'ultima una priorità a mio parere assoluta».
 Tra le opere in vista anche una riqualificazione paesaggistica degli orti di Astino in vista di Expo: «Si tratta di
 un progetto che prevede una nuova serie di coltivazioni. Sarà finanziato al 50% dalla Regione».
 Nell'interpellanza che ha portato alla risposta dell'assessore, il centrodestra a sua volta aveva elencato
 alcune priorità, dal secondo lotto della Mai alla sede di via Coghetti, ma c'erano anche gli interni della
 barchessa di destra della Carrara e l'intervento per evitare il periodico allagamento di via delle Valli: «Il
 cantiere va fatto, ma era un'opera già passata in giunta nel 2009», replica Brembilla. A fine mese partirà il
 primo dei tre appalti (1,3 milioni di euro il costo totale dei lavori) per gli allestimenti dell'Accademia Carrara,
 con il Comune che «per ora, in attesa del contributo della Fondazione Creberg, già accordato, anticiperà i
 fondi». Altri 166 mila euro per la Carrara arriveranno poi, a fondo perduto, dalla Regione, con il Pirellone che
 ha poi erogato ulteriori 385 mila euro per la Mai. «Una volta terminata la manifestazione in corso interverremo
 anche in piazza Vecchia, sistemando la parte antistante il Duomo. C'è poi da sistemare la vicenda della
 Greenway del Morla, una vera spina nel fianco: in questo caso l'obiettivo è quello di trovare un accordo con i
 privati». Su una cosa l'assessore in quota Pd non transige: «L'obiettivo è che nessun cantiere si trovi ancora
 aperto al momento dell'inizio di Expo».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La scheda La regola
 Ill patto di stabilità è la regola di bilancio che, partendo da paletti europei, prevede che gli enti locali
 partecipino alla riduzione dell'indebitamento pubblico. Questo si traduce nel blocco degli investimenti,
 nonostante risorse in cassa. Il governo Renzi ha liberato dal patto 3,5 milioni legati al progetto della scuola
 Codussi: le risorse recuperate copriranno altri cantieri, emergenze come il ponte di Monterosso (foto)
 permettendo
 Foto: Inatteso Il danno al sottopasso di Monterosso, ora abbattuto, costerà oltre mezzo milione di euro. Il
 Comune punta a farsi rimborsare la cifra

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                               6
10/09/2014                                          Il Sole 24 Ore                                               Pag. 3
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 La lunga crisi LE STRATEGIE DELL'EUROPA
 Investimenti, il piano franco-tedesco
 L'iniziativa all'Ecofin di venerdì - La Bei dovrà prendere più rischi per finanziare le imprese IL PESO DELLE
 RIFORME La proposta mette l'accento anche sulla necessità di rendere il mercato del lavoro più moderno e
 la pubblica amministrazione più efficiente
 Beda Romano

 BRUXELLES. Dal nostro corrispondente
  La necessità di sostenere la domanda per rilanciare l'economia e lottare contro la deflazione è ormai sentita
 da tutti i governi europei. La Germania ha confermato ieri che, insieme alla Francia, sta finalizzando una
 proposta di piano per favorire gli investimenti in Europa. Questa dovrebbe essere presentata durante una
 riunione dell'Ecofin a Milano venerdì e sabato. A sorpresa, l'iniziativa prevede una maggiore propensione al
 rischio della Banca europea degli investimenti.
  Nel loro documento, ancora in lavorazione e che il Sole 24 Ore ha potuto visionare, Parigi e Berlino aprono
 la porta all'uso crescente di un volano comunitario pur di rilanciare l'economia europea. Prima di tutto, fanno
 notare che alla fine del 2013 il livello di investimenti era inferiore del 15% ai livelli precedenti la crisi. Pur con
 differenze importanti tra gli Stati membri dell'Unione, i due Paesi attribuiscono il calo a tre fattori: l'aumento
 dell'indebitamento privato, le condizioni finanziarie, e l'incertezza economica.
  La proposta franco-tedesca si basa su due direttrici. Da un lato, c'è la consapevolezza che un ambiente
 economico più efficiente faciliti gli investimenti. Dall'altro, c'è la convinzione che in un contesto economico
 incerto il ruolo del pubblico nel rassicurare il privato sia utile. Sul primo fronte, Parigi e Berlino sottolineano la
 necessità di completare l'unione bancaria; riorientare i bilanci nazionali, mettendo l'accento sulla crescita di
 lungo termine; migliorare l'accesso al mercato delle imprese.
  La proposta franco-tedesca mette l'accento anche sull'urgenza di rendere il mercato del lavoro più moderno
 e l'amministrazione pubblica più efficiente. Il ragionamento è chiaro. Se gli investimenti oggi in molti Paesi
 sono limitati è perché il tessuto economico è segnato da regolamentazioni eccessive, ostacoli istituzionali,
 criminalità organizzata. Tutti fattori che pesano sulle prospettive di un investitore. La colpa non è quindi solo
 di bilanci bancari in cattiva salute che inducono le banche alla cautela nel dare prestiti.
  Più interessante è la seconda direttrice. Francesi e tedeschi sono favorevoli a una maggiore propensione al
 rischio da parte della Bei. Per certi versi è una novità, almeno da parte tedesca, che più volte in passato ha
 rimarcato la necessità di difendere il rating tripla A della banca comunitaria. I due paesi, nel loro rapporto,
 esortano a fare uso delle attuali capacità finanziarie della Bei «per aumentare la sua volontà di prendere
 rischi», rafforzando di converso «il suo ruolo anti-ciclico».
  Secondo la proposta franco-tedesca, in un contesto di grande incertezza economica e a sei anni dal
 drammatico fallimento di Lehman Brothers, l'obiettivo della Bei deve essere di compensare deficienze di
 mercato e sostenere il settore privato, in modo da meglio mobilitare le risorse private. Nel contempo, secondo
 Parigi e Berlino, è necessario utilizzare il bilancio comunitario per rilanciare l'economia, magari creando un
 fondo tutto dedicato a progetti europei orientati alla crescita.
  Per ora, a questo stadio della messa a punto della loro proposta, Germania e Francia non fanno cifre. La loro
 iniziativa giunge dopo che il presidente designato della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha
 promesso anch'egli un piano di investimenti da 300 miliardi di euro. Presidente di turno dell'Unione, l'Italia
 stessa ha proposto di creare un fondo ad hoc finanziato dalla Bei e da banche nazionali pubbliche (si veda Il
 Sole 24 Ore del 5 settembre).
  La Banca centrale europea ha spiegato che il rilancio economico dipende da sforzi congiunti, monetari e
 politici. Alla Germania, rilanciare gli investimenti è utile perché sarebbe un modo per evitare che l'onere di
 lottare contro la deflazione sia nelle mani della sola Bce: a Berlino, misure di allentamento quantitativo non
 piacciono. Ciò detto, la Germania non vorrà che un eventuale piano di investimenti europei diventi una scusa

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                            7
10/09/2014                                          Il Sole 24 Ore                                                Pag. 3
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 perché Roma e Parigi eludano l'urgenza di modernizzare le loro economie.
  © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAROLA CHIAVE Bei La Banca europea per gli investimenti (Bei) è
 l'istituto partecipato dai 28 paesi Ue. Assume prestiti sui mercati dei capitali e concede prestiti a un basso
 tasso d'interesse per finanziare progetti volti a migliorare le infrastrutture, l'approvvigionamento energetico o
 la sostenibilità ambientale sia all'interno della Ue sia nelle zone limitrofe o nei Paesi in via di sviluppo. LA
 DIGITALIZZAZIONE Diff. banda larga, var. % 2012/13 Fonte: Ocse Spagna Francia Germania Italia 0,9 2,0
 4,0 4,6 GLI INVESTIMENTI PUBBLICI In % del Pil 0 1 2 3 4 Spagna Germania Italia Francia IL GAP SUI
 TRASPORTI Investimenti in % del Pil nel 2011 (*) 2010 Francia 0,9 Italia* 0,5 Germania 0,6 Spagna 1,3
 Tre iniziative per il rilancio
 1
 IL PIANO JUNCKER: 300 MILIARDI DI INVESTIMENTI
 Tre anni per il rilancio
  Il presidente designato della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel discorso successivo alla sua
 investitura in luglio ha annunciato di essere intenzionato a usare in modo più efficace il bilancio dell'Unione
 europea e della Bei per stimolare gli investimenti: la Ue - ha dichiarato potrebbe «mobilizzare fino a 300
 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati addizionali nei prossimi tre anni». Juncker sostiene anche la
 necessità di strumenti finanziari più efficaci e un ulteriore incremento del capitale della Bei. In linea di
 principio, l'idea piace a tutte le forze politiche, a tutti i Paesi membri e anche alla Bce, ma dipende da come il
 piano verrà messo in pratica. Non tutti sono d'accordo nell'affidare troppi compiti alla Bei per paura che perda
 il suo rating.
 2
 IL PIANO ITALIANO: 4 AREE CRUCIALI E UN FONDO AD HOC
 Più risorse ai settori chiave
  In vista dell'Ecofin del 12 e 13 settembre, in programma a Milano, il Governo italiano ha messo a punto un
 piano per potenziare gli investimenti pubblici e privati in quattro aree cruciali, segnalate dalla Commissione
 europea come carenti: l'economia verde,le reti di energia e trasporto, il mercato unico digitale e le
 infrastrutture sociali. Per sostenere gli investimenti in questi settori, Roma, presidente di turno, intende
 proporre ai suoi partner un fondo ad hoc, finanziato dalla Bei e dai Paesi membri, per sostenere la spesa
 nelle aree prioritarie. Si tratta di fissare i termini per l'ulteriore aumento di capitale della Bei e dell'apporto sia
 delle banche che delle Casse depositi dei diversi paesi. In campo anche project bond e operazioni congiunte
 pubblico-privato.
 3
 PARIGI E BERLINO: PIÙ RISCHI PER LA BEI
 Bei, fondi Ue e settore privato
  Alla vigilia della riunione Ecofin è spuntata la bozza di un documento franco-tedesco, messo a punto anche
 in vista del vertice straordinario sulla crescita del 6 ottobre. In Europa - si legge - a fine 2013 gli investimenti
 sono calati del 15% rispetto al livello pre-crisi, con un pesante gap da colmare in aree come trasporti, banda
 larga ed energia. Per rilanciarli, il documento franco-tedesco propone un mix di pubblico e privato: sul fronte
 pubblico, potenziamento del ruolo della Bei (con l'assunzione di maggiori rischi), migliore utilizzo dei fondi
 europei; sia Germania che Francia sostengono poi la necessità di coinvolgere maggiormente il settore privato
 (fondi pensione e compagnie di assicurazione) per finanziare i progetti infrastrutturali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                             8
10/09/2014                                       Il Sole 24 Ore                                            Pag. 11.14
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 Alluminio. La multinazionale ha inviato il memorandum d'intesa al ministero: forti criticità nelle richieste
 sull'energia SARDEGNA
 Glencore si avvicina ad Alcoa
 A Portovesme Mossi&Ghisolfi pronta ad assumere 150 persone per il biofuel IN STAND BY Nello
 stabilimento lavorano circa trenta persone (di cui 15 indiretti) per la manutenzione minima dell'impianto
 Matteo Meneghello

 La «navetta» del memorandum of understanding tra Glencore e istituzioni, in vista di una possibile
 acquisizione dello smelter di alluminio di Portovesme (oggi di proprietà di Alcoa) da parte della multinazionale
 svizzera, prosegue la sua marcia. Ma le criticità, soprattutto quelle relative alle richieste di Glencore per
 condizioni più favorevoli nell'approvvigionamento energetico, restano ancora intatte, nonostante il lavoro delle
 diplomazie.
  Dopo l'ultimo incontro al ministero dello Sviluppo economico, alla fine del mese di luglio, le parti (oltre al Mise
 e i vertici aziendali, anche i rappresentanti della Regione Sardegna, dei sindaci del Sulcis e dei sindacati) si
 sono messe al lavoro per definire un documento in grado di favorire le condizioni di mercato più idonee per
 favorire un investimento sul sito sardo. All'inizio del mese di agosto le copie di una bozza di un memorandum
 of understanding sono state inviate a Glencore. Un mese dopo, vale a dire all'inizio di settembre, la
 multinazionale svizzera ha rimandato alle istituzioni la propria versione «corretta» del Mou. Ora la bozza è al
 vaglio del Mise, che sta lavorando per verificare la possibilità che vengano inseriti nel memorandum of
 understanding, tra le altre cose, impegni relativi ad una disponibilità a lungo termine di condizioni di
 approvvigionamento dell'energia elettrica in linea con il mercato di riferimento nel resto dell'Europa. Tra gli
 aspetti dei quali si sta discutendo, come ha ricordato il sindacato nelle scorse settimane: l'eventuale
 partecipazione a consorzi, l'interconnector, la proroga dell'interrompibilità, la riduzione dei costi di
 dispacciamento. Nei giorni scorsi, a questo scopo, c'è stata anche una riunione con Enel, che non ha però
 contribuito a sciogliere le criticità. Altri aspetti ritenuti premianti, che coinvolgono anche la Regione, sono la
 possibilità di avere a disposizione lo strumento del Contratto di sviluppo e il completamento delle
 infrastrutture in tempi certi. Nei prossimi giorni, comunque, potrebbe esserci un faccia a faccia con la stessa
 Glencore.
  Solo una volta concordato il memorandum of understanding, potrà prendere le mosse la trattativa vera e
 propria con Alcoa, che nelle scorse settimane ha annunciato ufficialmente la chiusura dello Smelter, dove
 oggi lavora una trentina di persone (quindici operai diretti, 15 indiretti) per garantire la manutenzione minima
 del sito che garantirebbe la ripresa dell'attività entro la fine dell'anno senza oneri aggiuntivi, secondo l'intesa
 sottoscritta tra le rsu e l'azienda lo scorso luglio. Altri 460 addetti sono in Cassa integrazione straordinaria.
  Confermata intanto, sempre nell'area di Portovesme, l'iniziativa di Mossi & Ghisolfi (insieme ad altri
 investitori) che intende sfruttare il suo brevetto per la produzione di bioetanolo di seconda generazione.
 L'azienda è interessata alle aree agricole circostanti lo stabilimento e potrebbe avviare l'iniziativa già da
 gennaio, assumendo le prime 150 persone (fino ad un massimo di 600, secondo fonti sindacali, le assunzioni
 previste) per il cantiere di costruzione della centrale.
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SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                          9
10/09/2014                                     La Stampa - Cuneo                                                Pag. 56
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 a cuneo e busca offerte formative
 Un diploma che dà assistenza verso il lavoro

 Istituti che garantiscono il recupero degli anni scolastici, una formazione completa o il giusto metodo per
 imparare un mestiere o nuove lingue.
   A Cuneo c'è la Scuola edile: il suo slogan «impara l'arte e gioca le tue carte». È specializzata nella
 formazione professionale nel settore costruzioni, dove sono tantissimi i mestieri possibili. «Imparare facendo»
 è la linea guida della Scuola (che riunisce sezione Costruttori edili di Confindustria, Confartigianato e Cgil,
 Cisl e Uil) che forma ogni anno migliaia studenti, giovani in cerca di occupazione e chi è già occupato nel
 settore e vuole specializzarsi: dai lavori artistici (restauratori, pittori, mosaicisti) alle figure che progettano e
 costruiscono in cantiere (dal capocantiere al gruista, dal piastrellista al carpentiere). Non solo: ogni anno oltre
 5 mila fra studenti, giovani in cerca di lavoro e occupati che frequentano i corsi professionalizzanti e sulla
 sicurezza sul lavoro. Particolare importanza hanno assunto negli ultimi anni i «progetti integrati», gestiti
 insieme agli Istituti per geometri, che consentono ai ragazzi che scelgono questo percorso, di decidere, dopo
 i primi 2 anni, se proseguire gli studi per conseguire il diploma di «geometra» oppure, iscriversi alla Scuola
 Edile per conseguire la qualifica di «operatore edile polivalente».
   Iscrizioni già aperte anche all'istituto Fassino di Busca che unisce esperienza e professionalità per un
 servizio mirato al recupero degli anni scolastici per licei classico e scientifico, linguistico e sociale, periti
 meccanici, elettronici ed elettrotecnici, informatici e i corsi professionali ad indirizzo tecnico dei servizi sociali,
 commerciale e turistico, scuola media inferiore, oltre ai tradizionali indirizzi di geometra e ragioneria. I corsi
 sono diurni, pomeridiani e serali. C'è poi la possibilità di lezioni private per ogni ordine di scuola, il servizio
 doposcuola, supporti agli studenti universitari (anche con lezioni individuali in orari compatibili anche con il
 lavoro). Ancora: c'è la preparazione agli esami di certificazione per la conoscenza delle lingue (francese con il
 Delf, poi Pet, First, Toefl e Telts in inglese e ancora spagnolo e tedesco) oltre alla nuova collaborazione
 dell'istituto con l'Anfa (agenzia nazionale per la formazione avanzata), che svolge corsi di formazione
 professionale, anche finanziati, rivolti a privati e imprese.
  «Wall Street» a Cuneo, poi, è la scuola per cambiare in meglio il proprio futuro attraverso l'inglese. Offre un
 metodo d'insegnamento unico, innovativo, certificato: in oltre 40 anni ha aiutato più di 2 milioni di persone a
 parlare inglese in tutto il mondo, grazie all'«apprendimento naturale». Non solo: si sta sviluppando una nuova
 community, online e nella realtà, trasformando la scuola in una «palestra di inglese» dove si impara
 svolgendo attività quotidiane, indipendentemente dall'età, dalla professione, dal livello di conoscenza della
 lingua. Un modo per abbattere le barriere dell'insegnamento tradizionale, ridefiniamo l'apprendimento delle
 lingue, rendendolo accessibile a tutti. Seguendo i reali ritmi dello studente con un percorso «su misura» che
 induce del 30% i tempi di apprendimento.
  Sabato è in programma un «open day», una giornata a porte aperte, dalle 16 alle 21, nella sede di via XX
 Settembre 30b con test, consulenze didattiche, giochi, lotteria, la possibilità di sconti sui corsi e un'apericena,
 oltre a decine di premi in palio tra i quali un viaggio per due in una città europea e tante altre sorprese. Per
 prenotare e informazioni: email info@wsicuneo.it oppure telefonare allo 0171/693733.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                        10
10/09/2014                         QN - Il Resto del Carlino - Forli                                      Pag. 13
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 «Mettiamo in vendita tre appartamenti Acer per garantire la manutenzione
 di tutti gli altri»
 Il sindaco di Predappio: «Siamo terzi in provincia per concentrazione di case popolari»
 QUINTO CAPPELLI

 di QUINTO CAPPELLI IL COMUNE di Predappio mette all'asta tre appartamenti di sua proprietà, in gestione
 all'Acer, per realizzare col ricavato la manutenzione ordinaria e straordinaria degli altri 240 appartamenti di
 edilizia popolare. «Si tratta - spiega il sindaco Giorgio Frassineti - di un patrimonio ingente che va mantenuto
 bene, a servizio delle famiglie e dei cittadini che ne hanno bisogno. E' un patrimonio economico a scopi
 sociali che si è formato nel tempo e che noi abbiamo l'obbligo di trasmettere alle generazioni future». L'asta
 per la vendita dei tre appartamenti si terrà in comune alle ore 11 del 25 settembre e le domande devono
 essere inviate entro le ore 11 del 24 settembre. Il primo appartamento di 101 metri quadrati si trova in via
 Raffaello Sanzio 8/B e la vendita parte da una base d'asta di 102mila euro; il secondo (88 mq) è situato in via
 Marconi 1/D e parte da una base d'asta di 97mila euro; il terzo (77 mq) si trova allo stesso indirizzo, venduto
 alla base d'asta di 66mila euro. Come spiega il responsabile dell'ufficio lavori pubblici e patrimonio, Stefano
 Fabbri, «il bando integrale contenente le modalità per la partecipazione alla gara, e planimetrie e
 documentazione inerente agli immobili, possono essere consultati presso l'area patrimonio del Comune (tel.
 0543/921740) e presso l'Acer di Forlì-Cesena, ufficio Gestione patrimoniale e vendite, (0543/451012) nei
 giorni e orari di apertura al pubblico». Per il ritiro dei modelli di autocertificazione da presentarsi per
 l'ammissione all'asta e del fac-simile d'offerta, gli interessati possono rivolgersi ai medesimi uffici oppure
 visitare i relativi siti (www.comune.predappio.fc.it e www.aziendacasa.fc.it). MA COME fa Predappio ad avere
 tanti appartamenti di edilizia popolare pubblica? Dopo Forlì, con 800 appartamenti Erp (edilizia residenziale
 pubblica), e Cesena (600), Predappio è il terzo comune della provincia con più appartamenti del genere. «Il
 motivo - spiega il sindaco - è storico: il 90% del patrimonio deriva dalle costruzioni del Ventennio, quando
 Mussolini volle sistemare le famiglie che venivano da Predappio Alta ad abitare nella Predappio nuova. Il
 resto è stato costruito negli anni Settanta». A Predappio una famiglia su 12 vive in case di edilizia pubblica,
 «una percentuale forse unica in Italia», conferma il sindaco con orgoglio. E anche con affitti agevolati: si va
 da 42 a 200 euro il mese, in base al reddito familiare, con un media di 100 euro mensili. Racconta il sindaco
 Frassineti: «Un dato testimonia il movimento che gira attorno a queste case popolari: nei miei primi cinque
 anni come sindaco ho assegnato 45 alloggi popolari ad altrettante famiglie, un vero record». Alcuni di questi
 appartamenti sono tenuti liberi, per accogliere persone in casi urgenti e di necessità.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                 11
10/09/2014                                 QN - Il Giorno - Milano                                             Pag. 2
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 Galleria, lite sulla pubblicità «Spazi affidati senza gara» Ma il Comune tira
 dritto
 L'Ape: esposto a Cantone. La Rozza: tutto regolare L'ARCO DI INGRESSO Installati i ponteggi per il restyling
 del lato del Salotto vista Duomo
 MASSIMILIANO MINGOIA

 - MILANO - PUBBLICITÀ in Galleria, è polemica. Vediamo perché. Dal 1 ottobre sopra i ponteggi in corso di
 montaggio per il restauro dell'arco di ingresso del Salotto, lato piazza Duomo, comparirà il marchio di
 un'azienda. «L'impresa che curerà i lavori da oltre due milioni di euro per il restyling di quella parte del Salotto
 - si legge in una nota di Palazzo Marino - ha deciso di avvalersi della possibilità di affidare a una società la
 gestione degli spazi pubblicitari ricavati con il cantiere. Il 50 per cento dell'incasso andrà al Comune, per un
 importo di 240 mila euro». La nota dell'amministrazione non è piaciuta per nulla all'Associazione Pubblicità
 Esterna (Ape), che raggruppa una serie di aziende che lavorano nel settore. IL PRESIDENTE dell'Ape Lucio
 Bergamaschi denuncia il fatto che non ci sia stata un gara per l'affidamento dello spazio pubblicitario,
 «l'ennesimo insulto alla libera concorrenza», e anticipa: «Stiamo già preparando un ricorso all'Autorità
 anticorruzione presieduta da Raffaele Cantone, che ha assunto anche le funzioni precedentemente svolte
 dall'Autorità giudiziaria di vigilanza sugli appalti pubblici, perché apra un'istruttoria in merito». Bergamaschi
 cita la polemica del 2012 sullo sfruttamento pubblitario del cantiere per l'Ago e il Filo di piazzale Cadorna.
 «Dopo quel caso - sottolinea il numero uno dell'Ape - il Comune ci aveva dato assicurazioni che non avrebbe
 più fatto ricorso all'affidamento diretto dello sfruttamento pubblicitario sui propri immobili. In effetti l'anno
 scorso è stata bandita una gara per i 12 monumenti, che, nonostante alcuni ricorsi, è stata regolarmente
 assegnata ed è tuttora in corso. Siamo perciò stupiti e indignati che il Comune si sia rimangiato la parola su
 un appalto che riguarda un immobile simbolo della città. C'era tutto il tempo per ricorrere a una procedura a
 evidenza pubblica». Bergamaschi, infine, sottolinea che «la pubblicità sullo spazio in Galleria, a quanto ci
 risulta, è gestita dalla stessa società pubblicitaria che si è aggiudicata la gara per il restauro dei 12
 monumenti e, prima, di Brera, Università Statale, Mura Spagnole e Ago e Filo (la Tmc, ndr )». La replica del
 Comune alle accuse dell'Ape non si fa attendere. L'assessore ai Lavori pubblici Carmela Rozza (nella foto
 sotto) non solo sostiene che «tutto si è svolto secondo le regole previste per gli appalti pubblici», ma che «la
 procedura adottata rappresenta un nuovo corso per il Comune. Abbiamo dato la possibilità alla società che
 curerà il restauro di poter sfruttare lo spazio pubblicitario che si viene a creare nel cantiere, ma versando il 50
 per cento degli introiti all'amministrazione. Sì, perché non abbiamo più intenzione di fare gare con società
 pubblicitarie che sfruttano gli spazi e strozzano le imprese che devono curare i lavori di restauro». LA ROZZA
 , come Bergamaschi, cita il caso della gara per i monumenti, ma per evidenziare «il problema dei ricorsi al
 Tar che non hanno fatto altro che rallentare i lavori. Nel caso del restyling dell'arco di ingresso della Galleria
 non possiamo permetterci alcun ritardo, visto che i lavori devono concludersi entro l'aprile 2015, giusto in
 tempo per l'inizio dell'Expo».
 LA POLEMICA Tra venti giorni Dal primo ottobre comparirà il marchio di un'azienda sui ponteggi per il
 restauro dell'arco d'ingresso del Salotto All'attacco Il presidente dell'Ape Lucio Bergamaschi: non c'è stata
 gara per l'affidamento dello spazio pubblicitario insulto alla concorrenza La risposta Il Comune: «Abbiamo
 dato la possibilità a chi si occupa del restauro di gestire la pubblicità versando il 50% all'amministrazione»

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                     12
10/09/2014                        Il Manifesto - Ed. nazionale - editoriale                                       Pag. 1
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 Un decalogo per il pianeta
 Guido Viale

 Ventun organizzazioni del Nord e del Sud del mondo (in Italia Fairwatch), in rappresentanza di oltre 200
 milioni di persone, hanno sottoscritto un appello in 10 punti che indica le misure per evitare che i cambiamenti
 climatici in corso raggiungano un punto di non ritorno. È un appello alla mobilitazione contro la convocazione
 da parte del segretario generale dell'Onu Ban Ki Moon di un Vertice sul clima il 23 settembre a cui ha invitato
 solo leader politici e manager del big business, con una scarsa e compiacente delegazione di associazioni
 ambientali, per avallare uno «scippo» della lotta ai cambiamenti climatici da parte di chi vuole usare questa
 emergenza planetaria per fare business, con misure e politiche non vincolanti, a carattere privatistico, che
 mirano solo al profitto e sono sicuramente inefficaci.
 Se i dieci punti della dichiarazione programmatica di Alexis Tsipras, integrati e specificati in un work in
 progress tutt'ora in corso, hanno offerto ai promotori, ai sostenitori e agli elettori della lista L'altra Europa - ma
 anche a chi ha guardato a questo progetto con interesse, anche se non l'ha votato - un punto di riferimento
 per collocare in un contesto europeo l'iniziativa delle forze antagoniste alle politiche di austerity, questi nuovi
 «dieci punti» possono ora permettere a tutti di riconoscersi e di partecipare a uno schieramento di ampiezza
 e di respiro planetari. CONTINUA|PAGINA8 DALLA PRIMA
  Ritroviamo in questo appello molti dei punti sinteticamente presenti nel «manifesto» da cui è nata la Lista
 L'altra Europa; oltre a promuovere e sostenere una mobilitazione su un tema di vitale importanza per il futuro
 di tutti e quasi scomparso dall'agenda dell'establishment italiano, europeo e mondiale, occorre ricondurre e
 far vivere quegli obiettivi di carattere globale nel vivo dell'iniziativa politica locale e quotidiana. Le
 rivendicazioni di questo appello sono state definite sulla base delle acquisizioni dell'IPCC, la commissione
 scientifica dell'Onu che studia i cambiamenti climatici, ma in essi troviamo intrecciati temi ambientali,
 economici, sociali e istituzionali, che è l'approccio che caratterizza il progetto L'altra Europa.
 I primi tre punti dell'appello rivendicano impegni vincolanti (cioè sanzionati): 1) a contenere le emissioni
 annue climalteranti a 38 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2 entro il 2020, per impedire che la
 temperatura del pianeta aumenti di più di 1,5 gradi; 2) a lasciare sotto terra o sotto il fondo dei mari almeno
 l'80% delle riserve fossili conosciute; 3) a mettere al bando tutte le nuove esplorazioni ed estrazioni di
 combustibili fossili (e di uranio), comprese, a maggior ragione, quelle effettuate con il fracking e il trattamento
 delle sabbie bituminose; a soprassedere alla costruzione di nuovi impianti di trattamento e trasporto dei
 fossili, compresi i gasdotti. Si tratta di rivendicazioni agli antipodi delle politiche energetiche dell'Ue e della
 Strategia energetica nazionale (Sen) italiana.
 Sono obiettivi impegnativi anche per un movimento come la lista L'altra Europa, che ha fatto della
 conversione ecologica un pilastro del suo programma e ha candidato un esponente di punta del movimento
 NoTriv. Non c'è molto da discutere, insomma, per fare un esempio, su progetti come quello estrattivo di
 Tempa Rossa (in Basilicata) e il suo complemento nel raddoppio della raffineria Eni di Taranto; o come il
 gasdotto transadriatico (Tap) che, dopo l'approdo in Puglia, dovrebbe attraversare tutta la penisola. C'è
 piuttosto da discutere su come presentare questo obiettivo al pubblico (cosa non facile, dato il silenzio che
 circonda i cambiamenti climatici), su come organizzare la mobilitazione, su come inquadrarlo in un
 programma generale di riconversione energetica.
 Il quarto punto 4) riguarda la promozione delle fonti energetiche rinnovabili (Fer) in forme sottoposte a un
 controllo pubblico o comunitario (cioè «partecipato»). Occorre ricordare che circa l'80% della potenza
 fotovoltaica installata in Italia è stata assegnata a grandi impianti e che i relativi incentivi - i più alti del mondo
 - sono andati quasi solo a beneficio di un'alta finanza che nulla ha a che fare con la generazione energetica
 diffusa. Ma lo stesso vale per altre Fer. La politica energetica va rivoltata «come un calzino».

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 Il quinto il sesto punto impegnano: 5) a promuovere la produzione e il consumo locali di beni durevoli,
 evitando di trasportare da un capo all'altro del mondo quello che può essere fabbricato in loco; 6) a
 incentivare la transizione a una produzione agroalimentare di prossimità. È qui che la conversione ecologica,
 promuovendo una riterritorializzazione dei processi economici attraverso accordi di programma tra
 produzione e consumo (il modello, seppur in mercati per ora di nicchia, sono i gruppi di acquisto solidale,
 Gas) rappresenta una vera alternativa alla globalizzazione dei mercati dei beni fisici: quella che esige una
 competizione sempre più serrata in una gara al ribasso di salari, sicurezza sul lavoro e protezioni ambientali.
 Sono rivendicazioni che si riconnettono alle lotte contro la delocalizzazione di fabbriche e impianti, al
 movimento territorialista che su questi temi ha al suo attivo, soprattutto in Italia, una corposa elaborazione, e
 alla spinta verso una nuova agricoltura biologica, multicolturale, multifunzionale e di prossimità.
 Qui sta anche la principale differenza che separa la conversione ecologica dalla mera adozione di politiche
 «keynesiane» di sostegno alla domanda con incrementi di spesa pubblica (in infrastrutture e servizi) e
 incentivi al consumo (detassazione dei redditi bassi e rottamazioni) finanziati in deficit. In un mercato
 globalizzato una maggiore domanda non si traduce necessariamente in aumenti di offerta e occupazione
 nello stesso paese, se non è ancorata a una progettualità diffusa e differenziata in base alle esigenze e alle
 caratteristiche dei diversi territori; il che richiede anche nuove forme di democrazia partecipata e di
 autogoverno.
 Il settimo e l'ottavo punto riguardano 7) l'obiettivo "rifiuti zero" (centrale nei territori massacrati da criminalità
 ambientale e malgoverno), un'edilizia a basso consumo energetico e 8) un trasporto di persone e merci con
 sistemi di mobilità pubblici e condivisa.
 Il punto 9) raccomanda la creazione di nuova occupazione finalizzata alla ricostituzione degli equilibri
 ambientali, sia nel campo delle emissioni climalteranti che in quello dell'assetto dei territori. Sono le «mille
 piccole opere» in campo energetico, nella manutenzione dei suoli, nei trasporti, nell'edilizia e in agricoltura in
 cui dovrebbe articolarsi un piano di lavori pubblici per creare subito un milione di posti di lavoro in Italia e 6
 milioni in Europa.
 Il decimo punto 10) impegna a smantellare industria e infrastrutture militari per ridurre le emissioni prodotte
 dalle guerre e destinare a opere di pace le risorse risparmiate. Non ci sono solo gli F35 da bloccare (cosa
 sacrosanta); c'è tutta l'industria e l'occupazione belliche da riconvertire: le opportunità di impieghi alternativi
 non mancherebbero.
 L'appello prosegue indicando le cose da evitare: a) la mercificazione, la finanziarizzazione e la
 privatizzazione dei servizi forniti dall'ambiente (cioè tutta la cosiddetta green economy, quella che dà un
 prezzo alla Natura); b) i programmi misti pubblico-privato come Redd (che dovrebbe contrastare
 deforestazione e degrado boschivo) e altri simili, finalizzati solo a creare nuove occasioni di profitto; c) le
 soluzioni esclusivamente tecnologiche ai problemi ambientali (qui l'elenco è lungo e sicuramente discutibile:
 geoingegneria, Ogm, agrocombustibili, bioenergia industriale, biologia sintetica, nanotecnologie, fracking,
 nucleare, incenerimento dei rifiuti); d) le grandi opere inutili: si citano dighe, autostrade, grandi stadi (e noi
 possiamo aggiungere Tav, Mose e quant'altro); e) il libero commercio e i regimi di investimento che
 minaccino il lavoro, distruggono l'ambiente e limitano la sovranità economica dei popoli: possiamo tradurre in
 Ttip e Tisa.
 In conclusione, l'appello invita a individuare e denunciare le vere radici dei guasti del pianeta: il modello
 industriale di estrazione crescente di risorse, il produttivismo per il profitto di pochi a scapito dei molti (cioè il
 capitalismo e un modello di crescita illimitata), che vanno sostituiti con un nuovo sistema che persegua
 l'armonia tra gli umani, connetta la lotta ai cambiamenti climatici ai diritti umani e offra protezione ai più
 deboli: soprattutto migranti e comunità indigene.
 Questo modello industriale - conclude il documento - non è più sostenibile; occorre redistribuire la ricchezza
 oggi controllata dell'1 per cento della popolazione e ridefinire il benessere, che deve riguardare tutte le forme
 di vita, riconoscendo i diritti della Natura e di «Madre Terra».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                       14
10/09/2014                                 Libero - Ed. nazionale                                            Pag. 18
                                          (diffusione:125215, tiratura:224026)

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 Tagli per le bollette
 Le utility schifano i soldi della Cdp
 Gorno Tempini rilancia le aggregazioni: «Abbiamo 500 milioni da investire nel settore delle municipalizzate,
 ma non sono arrivate idee. Non basta la finanza, servono progetti industriali». E Fassino si scopre più forte
 per fondere A2A e Iren
 CLAUDIO ANTONELLI

 La strategia comunicativa della Cassa Depositi e Prestiti sta alzando il tiro. L'altro girono da Cernobbio il
 presidente Franco Bassanini ha attaccato i vertici di Telecom sulla questione rete, salvo poi riaprire il dialogo
 sullo scorporo può ripartire. Ieri l'ad Giovanni Gorno Tempini ha indirettamente strigliato le municipalizzate.
 Facendo presente il ritardo dell'intero settore che dovrebbe affrontare i nuovi mercati con fusioni e
 accorpamenti. «Abbiamo soldi da investire. E siamo in attesa che ci vengano presentati dei progetti
 industriali», ha detto i Gorno Tempini, intervenendo all'Italian infrastructure day di Borsa italiana. «Abbiamo
 messo da parte mezzo miliardo per facilitare questo, ma finora di progetti non ne abbiamo visti», ha
 sottolineato, ribadendo che occorre «avere dei progetti industriali e non delle logiche finanziarie» e che
 servono «importanti consolidamenti che abbiano una visione industriale». «I progetti - ha poi precisato -
 possono essere articolati in vario modo. Si può ragionare per fusioni o per settori, ci sono tanti modi, ma la
 finanza è un mezzo per raggiungere uno scopo che è determinato da un progetto industriale». Secondo i
 vertici di Cdp all'interno del decreto Sblocca Italia sarebbero contenute norme utili a rimuovere
 ostacoliburocratici tali da rendere le operazioni di ottimizzazione del comparto ormai irrimandabili. L'uscita
 non è certo casuale. Arriva all'indomani del pressing di Renzi e del ritorno di fiamma sul mega progetto della
 multiutility del nord firmato dal sindaco diTorino Piero Fassino. L'idea più volte congelata prevederebbe la
 fusione tra A2A e Iren con la conseguente creazione di un unico bacino in grado di coinvolgere diversi
 Comuni. Non solo Torino e Milano, ma anche Brescia, Genova, Reggio Emilia e Parma. A frenare in questi
 mesi sono spesso stati i manager e alcuni politici. L'altro ieri il primo cittadino di Brescia, Emilio Del Bono, ha
 precisato che l'aggregazione non è all'ordine del giorno. Giovanni Valotti, presidente A2A, si è detto
 possibilista ma nel rispetto dei distinguo territoriali. Tomaso Tomasi, ceo di Hera, sul tema delle aggregazioni
 ha invece ribadito di non vedere alternative. Per il momento nel settore sta andando in porto solo la fusione di
 Monza e Brianza. I cda di Acsm Agam, Gelsia e Aeb hanno sottoscritto una lettera di intenti sulle linee guida
 di un progetto di aggregazione industriale e societaria. L'operazione varrebbe circa mezzo miliardo di giro
 d'affari. E porta nella strada giusta. Forse dopo anni di stasi, il mercato potrebbe sbloccarsi. Sarebbe un bene
 anche per le bollette.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                    15
10/09/2014                                Il Secolo XIX - La spezia                                             Pag. 14
                                            (diffusione:103223, tiratura:127026)

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 PROSPETTIVE DI LAVORO PER DISOCCUPATI E CASSINTEGRATI
 La "strada della speranza" passa per i corsi professionali
 Tante opportunità offerte da enti e associazioni. I bandi da seguire
 MARCO TORACCA

 "IL GOLFO fa rete. Lavoro, formazione e impresa". È il progetto di formazione della Scuola edile spezzina
 nell'ambito del Piano giovani della Regione Liguria. Il profilo formativo è finalizzato alla creazione di "tecnici
 specializzati nella riqualificazione edilizia ai fini energetici". I posti sono 12. La durata del progetto è di 600 ore
 di cui 200 di project work e la scadenza del bando è fissata per il 23 settembre prossimo. Requisiti: stato di
 disoccupazione, inoccupazione oppure occupazione in cassa integrazione o contratti flessibili. Età compresa
 tra 17 e 34 anni. Le domande devono essere inviate alla sede della Scuola edile spezzina di via Pianagrande
 18. L'attività formativa è prevista da ottobre prossimo a marzo 2015. Sempre la Scuola edile promuove il
 corso "Posatore di strutture in legno e di materiali per l'efficienza energetica degli edifici". Modalità, date e
 sistema di candidatura sono simili al bando precedente. Al centro Formimpresa di via Borachia (fonte: sito
 Formimpresa) sono aperte le iscrizioni al corso di formazione "Progetto integrato stelle in cucina". Il progetto
 è rivolto a 14 disoccupati in possesso di diploma o qualifica triennale con 2 anni di esperienza e di età
 superiore ai 18 anni. Richiesto lo stato di disoccupazione, un'età superiore ai 18 anni. Scadenza il 26
 settembre. Scade il 30 settembre invece il "Corso per tecnico installatore e manutentore di tecnologie
 energetiche alimentate da fonti rinnovabili". In agenda anche i corsi abilitazioni per estetiste e parrucchiere.
 Alla Confartigianato partono i corsi per disoccupati, aspiranti imprenditori e imprenditori già operativi. Alle
 viste il corso ex Rec per l'abilitazione all'attività di somministrazione e commercio di alimenti e bevande, della
 durata di 100 ore. Sempre all'ente via Fontevivo, in agenda corsi per utilizzo in sicurezza di macchine da
 cantiere e attrezzature come parliamo di carrelli elevatori, macchine movimento terra e piattaforme elevabili.
 Al via anche il Corso Haccp, il sistema che previene i pericoli di contaminazione alimentare, obbligatorio per
 gli operatori che trattano alimenti e bevande. Iscrizioni anche per il corso di preparazione all'esame da agente
 di affari in mediazione settore immobiliare. Al termine del corso l'allievo sarà abilitato a sostenere l'esame in
 Camera di commercio che, in caso di esito positivo, rilascerà l'attestato di qualifica di agente immobiliare. Per
 ulteriori informazioni e iscrizioni è possibile contattare l'Ufficio Formazione al numero 0187.286648-60 o
 all'indirizzo email formazione@confartigianato.laspezia.it Alla Confcommercio aperte le adesioni ai corsi per
 pasticceri, pizzaioli, barman, ABCucina, vetrinisti, o abilitante per i requisiti professionali per la vendita e
 somministrazione di generi alimentari e bevande, agenti rappresentanti di commercio, hairstylist, macellai,
 guide escursionistiche e ambientali, web marketing ed e-commerce, contabilità di base, paghe e gestione dei
 dipendenti, primo soccorso, antincendio, Rspp, Haccp Attuazione autocontrollo alimentare,sicurezza sul
 lavoro e autodifesa. Per informazioni a riguardo e per confermare le adesioni è possibile contattare la
 segreteria provinciale al numero 0187-598511 o all'indirizzo di posta elettronica
 segreteria@confcommerciolaspezia.it. La sezione provinciale Ens (Ente nazionale sordi) organizza anche per
 l'anno 2014-2015, in collaborazione con la Cooperativa Alba di Torino, i Corsi di Lingua dei segni italiana (Lis)
 di 1°, di 2° e di 3° livello. Presentazione sabato prossimo dalle 15,30 in poi presso la sede di piazza Unità
 d'Italia 4 (ex Via dei Pioppi 6) . La Lis è una lingua con proprie regole grammaticali, sintattiche, morfologiche
 e lessicali. Alla scuola Mediastaff in viale Italia, 121, infine, formazione multimedia, informatica, linguistica e
 consulenza corsi.
 Foto: I partecipanti al corso Lis 2013-2014 che hanno ricevuto gli attestati di partecipazione

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10/09/2014                         QN - La Nazione - Massa carrara                                          Pag. 11
                                          (diffusione:136993, tiratura:176177)

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 Ruspe e camion troppo rumorosi I lavori a Caina subiscono lo stop
 Il cantiere è fermo in attesa di una deroga. E i tempi slittano al 2016
 CLAUDIO LAUDANNA

 di CLAUDIO LAUDANNA - CARRARA - CAINA, stop ai lavori per troppo rumore. L'Erp rassicura: «ritardi
 minimi, concluderemo nei tempi previsti». Battuta d'arresto per il cantiere delle nuove case popolari lungo la
 strada che sale a Torano. A poco più di un anno dal via ai lavori si attende ora che arrivi la deroga ai decibel
 del cantiere. Fino ad allora ruspe ed escavatori non potranno tornare al lavoro. AD OGGI, d'altronde - almeno
 agli occhi di un non addetto ai lavori - la situazione a Caina è tutt'altro che incoraggiante, soprattutto se si
 pensa che le vecchie case popolari sono state abbattute nel maggio del 2011. Secondo il progetto originario,
 dopo pochi mesi da allora sarebbero dovuti partire i lavori di costruzione dei nuovi alloggi, ma così non è
 stato. Tra un rinvio, un rincorso e altri problemi vari, gli operai sono entrati in cantiere con quasi due anni di
 ritardo sulla tabella di marcia. Da allora i lavori sono sicuramente andati avanti, ma ancora non si vedono
 grandi risultati. Per il momento è stato costruito un grande muro di contenimento contro la costa della collina
 sovrastante, mentre ora gli operai erano impegnati nella svuotamento dell'enorme terrapieno su cui
 sorgevano i vecchi palazzi. Un'operzione per cui servirà circa un terzo dell'intero budget destinato alla
 costruzione. Del nuovo insediamento che, al contrario del precedente, sorgerà non più rialcato, ma allo
 stesso livello di via Torano, ancora non è stato alzato nemmeno un muretto. «PER FORTUNA - spiega il
 presidente di Erp Luca Panfietti - il problema del rumore è quasi risolto, poi ci serviranno almeno tre mesi per
 completare il muro di contenimento e svuotare il terrapieno. Solo allora potremo cominciare a lavorare alla
 costruzione dei nuovi edifici. Da quel momento - aggiunge - ci serviranno circa due anni, quindi credo che per
 l'estate 2016 dovremmo finire. Siamo solo poco in ritardo sulla tabella di marcia. Fortunatamente - continua il
 numero uno dell'ente che gestisce le case popolari - i soldi ci sono tutti e sono a nostra disposizione.
 Andiamo avanti a stati di avanzamento dei lavori e ogni volta che raggiungiamo un obiettivo viene sbloccato
 un nuovo finanziamento». Image: 20140910/foto/4521.jpg

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09/09/2014                         DOMUS - N.983 - settembre 2014                                              Pag. 164
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 PROGETTI/PROJECTS
 Burkhalter Sumi Architekten RICONVERSIONE DI UNA FILANDA/
 CONVERSION OF ASPINNING MILL
 La trasformazione per uso residenziale di un ex complesso produttivo raccoglie tutte le tematiche legate al
 recupero architettonico: il restauro conservativo, l'adeguamento tecnologico, la riconfigurazione interna,
 l'inserimento di nuovi volumi, il disegno dello spazio esterno e del paesaggio

 DALLA RELAZIONE DI PROGETTO L'edificio, situato al bordo del pendio che sovrasta il villaggio, è l'unica
 costruzione storica significativa di Volketswil. L'ex filanda, con l'annessa struttura delle caldaie edificata nel
 1870, venne ampliata negli anni Trenta con costruzioni di stile più moderno a nord-est e sul lato opposto della
 strada. A ovest della filanda venne realizzata come dépendance la residenza del proprietario della fabbrica.
 Dopo l'ampliamento, lo stabilimento fu adibito a produzioni alimentari. I lavori edilizi a destinazione industriale
 terminarono negli anni Cinquanta, con il completamento di un manufatto di tre piani dalla particolare struttura
 di calcestruzzo armato. I due tronconi dello stabilimento si fondono diagonalmente grazie a un ampio spazio
 esterno, pensato per essere a disposizione di tutti i residenti. Le due parti danno luogo così a un unico
 insieme. Nella parte orientale, 14 ampi appartamenti a pianta libera con generosi pozzi di luce sono
 accuratamente integrati nella struttura. Agli appartamenti si accede tramite un atrio d'ingresso a più piani. Gli
 otto appartamenti della costruzione occidentale sono caratterizzati da uno schema coerente che unisce il
 parco storico dello stabilimento allo stupendo panorama. La parte nord-est dell'edificio e l'ex padiglione delle
 caldaie sono destinati a unità residenziali su più piani. La trasformazione della fabbrica in edificio residenziale
 è visibile soprattutto grazie all'aggiunta di nuovi spazi aperti che collegano ogni singolo appartamento privato
 all'area circostante. La storia industriale, l'eccellente ubicazione, la particolarissima disposizione degli edifici e
 il nuovo ampliamento danno vita a un'esperienza di vita speciale e autentica.Uno dei nuovi tratti distintivi è lo
 spazio all'aperto, ricavato organicamente nel paesaggio. Alla facciata storica sono state intenzionalmente
 aggiunte delle strutture a loggia, con aperture a forma di foglia. Le logge sono progettate con una struttura
 portante d'acciaio galvanizzato rivestita da doghe di larice. L'intervallo tra le doghe verticali di legno permette
 di cogliere scorci dell'intorno pur proteggendo dallo sguardo dei vicini. Per portare in profondità la luce
 naturale, nella soletta dell'area di soggiorno di tutti e tre i piani d'abitazione sono stati ritagliati due pozzi di
 luce. Lo spazio esterno penetra nell'edificio, contenuto da una solida parete posteriore e da una vetrata
 antifiamma. Tralci di akebia si avvolgono su cavi d'acciaio tesi tra una parte e l'altra delle corti. Grazie alle
 ombre proiettate dall'illuminazione naturale e artificiale, la prospettiva in profondità e quella verso il cielo
 creano uno spazio comune sempre mutevole.Nella scala interna, il gioco della luce viene intensificato da un
 inserto di vetro verde. L'atmosfera, l'intensità e il colore cambiano secondo il corso naturale del sole. Il verde
 della facciata si trasferisce giocosamente nello spazio comune all'interno dell'edificio. Grazie all'ampio atrio
 d'ingresso e alla scala aperta, le dimensioni generose dell'ex complesso industriale divengono percepibili. Un
 nuovo passaggio è stato inserito per collegare il parco e lo spazio comune con l'edificio storico: accostata
 all'edificio, una torre che contiene una scala a chiocciola d'acciaio galvanizzato da accesso agli otto
 appartamenti. In base alla differente altezza dei vari piani degli elementi costruiti in epoche diverse, si crea un
 gioco reciproco di piattaforme e rampe. La torre è rivestita di rete a maglie d'acciaio, che permette la vista del
 parco e protegge dalle cadute. La sistemazione paesaggistica risponde a due diversi requisiti locali. Il
 giardino aperto, simile a un parco, da a nord-ovest ed è incantevole per i suoi alberi antichi e i sentieri
 naturali. Nel paesaggio sono disseminati vari luoghi di sosta. L'ampia varietà di muri di pietre naturali è stata
 conservata e in parte restaurata. La zona orientale si apre sul paesaggio e sulla bellezza delle sue vedute. In
 fondo allo spiazzo ricoperto di ghiaia, in mezzo al prato, tre tronchi di diversa altezza e pietre naturali sono
 riuniti a creare un'area destinata al gioco. Alcune macchie di tigli punteggiano il paesaggio aperto. Il campo
 da gioco e le zone delle sedute invitano a soffermarsi. L'isolamento termico dell'involucro degli edifici è stato
 collocato all'interno. Gli impianti di ventilazione e i cavi elettrici corrono lungo le solette preesistenti. Perciò si

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 10/09/2014                                                                        18
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