Rassegna stampa 14 novembre 2016 - Anica

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Rassegna stampa
   14 novembre 2016

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INDICE

ANICA - ANICA SCENARIO
   14/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                              6
   Rowling, magie al cinema

   13/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                              8
   La spia che ha sedotto Pitt

   14/11/2016 Brescia Oggi                                                 10
   Film e romanzi invadono la tv «La serie è il format vincente»

   14/11/2016 Gazzetta del Sud - Cosenza                                   11
   La serialità diventa una " guida " Il cinema italiano cerca nuove vie

   14/11/2016 La Repubblica - Nazionale                                    13
   Ron Howard "Vi porto su Marte così la scienza è un kolossal tv"

   14/11/2016 Il Giornale di Vicenza                                       15
   Film e romanzi invadono la tv «La serie è il format vincente»

   13/11/2016 La Repubblica - Nazionale                                    16
   Peter Greenaway

   12/11/2016 Il Roma                                                      19
   Tante anteprime alle Giornate Professionali

   13/11/2016 L'Espresso                                                   21
   Quella tata di nome Belfagor

   13/11/2016 L'Espresso                                                   22
   Ken loach contro i fantasmi populisti

   14/11/2016 La Stampa - Nazionale                                        24
   "Donne, scriviamo storie che ci raccontino I ruoli belli esistono"

   14/11/2016 La Stampa - Nazionale                                        26
   Con Riccardo nella "Classe degli asini"

   13/11/2016 La Stampa - Nazionale                                        27
   "Poliziotto o bandito purché sia un noir"

   14/11/2016 Il Messaggero - Nazionale                                    29
   La sfida della scuola nell'Italia del boom
14/11/2016 Il Fatto Quotidiano                                                     30
   " Pure da piccolo venivo trattato da delinquente "

   14/11/2016 Il Tempo - Nazionale                                                    32
   Mick Jackson: «Il mio film su chi ha respinto l'esistenza dell'Olocausto»

   13/11/2016 La Gazzetta dello Sport - Nazionale                                     33
   La vita secondo Valerio «Si vince a centrocampo»

ANICA - MULTIMEDIALITA
   14/11/2016 La Repubblica - Affari Finanza                                          36
   Cnn, Fox, Nbc e tutte le cable-tv: soldi a pioggia per le elezioni Usa

   14/11/2016 Il Giornale - Nazionale                                                 38
   Rai, la proposta di azzurri e Lega: canone a 50 euro

   13/11/2016 Il Giornale - Nazionale                                                 39
   Campo Dall'Orto in caduta libera

   13/11/2016 Libero - Nazionale                                                      40
   LA NOSTRA TV DA MUSEO

   13/11/2016 Il Fatto Quotidiano                                                     41
   Crisi al " Sole " , tutti i segreti e i ricatti in Confindustria

   14/11/2016 QN - Il Giorno - Nazionale                                              44
   LARGO AL CORAGGIO DELL'INNOVAZIONE

   14/11/2016 Wall Street Journal                                                     45
   'Mars': A New Frontier for TV

   13/11/2016 New York Times                                                          47
   Why Netflix Is Letting Movie Lovers Down

   14/11/2016 Libero - Nazionale                                                      49
   Claudio Brachino «Ho 15 programmi ma me li copiano Resisto per Freud»

   14/11/2016 Libero - Nazionale                                                      52
   Cairo, l'uomo del momento giusto

   14/11/2016 DailyMedia                                                              55
   La classifica del prime time

   14/11/2016 DailyMedia                                                              56
   Film Su Sky Atlantic ogni domenica appuntamento con "Il racconto del reale", per
   raccontare l'attualità senza mediazioni con un linguaggio nuovo e contemporaneo
14/11/2016 DailyMedia                                                                   58
  Possibile ingresso di Nbc nel capitale di Euronews: obiettivo l'accordo entro la fine
  dell'anno

  13/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                              59
  PayPal si allea con Siri I pagamenti diventano «vocali»

  13/11/2016 Corriere della Sera - Nazionale                                              60
  «Le Monde» elogia la fiction «I Medici»

  14/11/2016 Corriere Economia                                                            61
  Se finisce la love story Casa Bianca-Silicon Valley

  14/11/2016 Corriere Economia                                                            62
  Web «Serve aiuto?» Risponde il robot

  14/11/2016 Il Sole 24 Ore                                                               64
  Serve un patto tra pubblico e privato

  13/11/2016 Il Sole 24 Ore                                                               66
  Essere editori «artificiali» con Facebook

  13/11/2016 La Stampa - Nazionale                                                        67
  Il paradosso di una polemica inutile

  12/11/2016 La Stampa - Nazionale                                                        68
  Il poliziotto della fiction fuma spinelli Caso politico

ANICA WEB - ANICA WEB
  11/11/2016 primissima.it                                                                70
  Torna cinema 2 euro il 9 novembre

  11/11/2016 www.agopress.info 16:14                                                      71
  Sorrento. Presentato "M'Illumino d'inverno", il programma degli eventi natalizi

  13/11/2016 corrieredinovara.com 09:53                                                   75
  Anche le sale di Novara stanno con SIA

  11/11/2016 milanoonline.com                                                             76
  Io faccio film: la masterclass
ANICA - ANICA SCENARIO

17 articoli
14/11/2016                                                                                              diffusione:254805
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 L'intervista L'autrice di «Harry Potter» ha sceneggiato e prodotto «Animali fantastici e dove trovarli»
 Rowling, magie al cinema
 La scrittrice: «Mi ispiro allo stile della vecchia Hollywood Intrighi politici nella nuova saga , non ignoro mai la
 realtà» L'infanzia I film hanno acceso la mia immaginazione meno dei romanzi. A 6 anni mi nutrivo di libri
 Giovanna Grassi

 Esperta in pozioni magiche, pietre filosofali e scuole di stregoneria, J.K.Rowling, classe 1965,considerata
 una delle donne più influenti e ricche del Regno Unito grazie alla saga dei suoi libri su Harry Potter,
 sorseggia un calice di vino bianco in una galleria d'arte newyorkese trasformata, con finti alberi e
 arredamenti stile anni Venti, nel set del film Animali fantastici e dove trovarli , da lei anche co-prodotto.
 Nonché sceneggiato e tratto dal suo libro (2001), ambientato a New York nel 1926 - anche se il film è stato
 girato quasi per intero in teatri di posa inglesi.
 La «mamma» di Harry Potter (nella vita reale due matrimoni e tre figli) dice di aver spostato dall'Inghilterra
 all'America l'ambientazione del suo romanzo, che poco ha a che fare con Harry Potter tranne il fatto che
 era un testo obbligato per il maghetto e gli studenti di Hogwarts, «perché volevo una nuova energia e
 strade non già percorse per questo mio libro scritto a scopi benefici». Impegnata in opere sociali come la
 ricerca sulla sclerosi multipla (malattia che le ha portato via la madre), attiva in ogni battaglia a favore dei
 diritti delle donne e delle minoranze, Joanne o Jo, come la chiamano suoi amici fa una premessa. Dice:
 «Da quando avevo sei anni, i libri sono stati il mio nutrimento. Lo schermo ha acceso la mia immaginazione
 meno della letteratura e di tanti libri che amo».
 Ad esempio, quali?
 «La saga de Il signore degli anelli di Tolkien, soprattutto le opere di Roald Dahl, alcuni libri di Stephen King,
 E.A. Poe sempre, tutti autori usati dal cinema. Sono tanti gli scrittori che prediligo mentre non ho una
 grande cultura cinematografica, ma chiedo allo schermo capacità formative per i giovani e fantasia
 collegata alla realtà per gli adulti. Ciò che cerco nel cinema e in letteratura è sempre la possibilità di portare
 la fantasia, ossia la magia, nel mondo e nelle relazioni tra gli individui».
 Tuttavia, quali sono i film che le piacciono e che, forse, l'hanno anche aiutata nel suo lavoro di
 sceneggiatrice?
 «I grandi film della vecchia Hollywood, il cinema inglese detto free cinema, che stato un movimento
 culturale, sociale e politico: penso a registi come Lindsay Anderson,Tony Richardson, Joseph Losey».
 Come vuole raccontare questo suo film diretto da David Yates. prequel e spin-off di «Harry Potter»?
 «Il mio magizoologo Newt Scamander mi assomiglia, è introverso ed estroverso al tempo stesso e percorre
 il mondo con la sua valigetta magica, che ovviamente lo accompagna quando arriva a New York, per il
 Magico Congresso degli Stati Uniti d'America. Eddie Redmayne è stato un interprete perfetto per questa
 storia dove qualcuno vuole anche uccidere tutte le persone in qualche modo legate al mondo dei maghi.
 Colin Farrell ha precisi connotati diciamo politici nella parte del direttore della sicurezza del Magico
 Congresso degli Stati Uniti».
 Si è trovata a New York proprio nei giorni della vittoria di Trump. Come ha vissuto queste elezioni,lei che è
 da sempre una sostenitrice del partito laburista britannico?
 «Occorre tempo per dare giudizi,occorre tempo per costruire una struttura narrativa, altrettanto per avere
 uno sguardo sulla complessa società di oggi. Sono contro ogni intolleranza e non penso che mel mondo di
 oggi tutto debba fare spettacolo».
  Con questa sua nuova saga ritiene di entrare in una nuova fase del suo lavoro di scrittrice e ora anche di
 produttrice?

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                        6
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 «C'è sempre un "next stage" nella vita e io ho attraversato anche fase ardue, di depressione e ricerca.
 Sono una persona fortunata, che ha il dovere di dare a chi non ha nulla molto di ciò che ho conquistato.
 Come Newt Scamander, sono certa che ci siano sempre sorprese dietro l'angolo di una strada e nelle
 nostre valigette. Resto legata non solo ai personaggi dei miei libri di Harry Potter , ma anche agli attori che
 li hanno interpretati: Emma Watson, Daniel Radcliffe. Sono cresciuti sui e con i miei libri, mi auguro che
 accada lo stesso ai protagonisti e agli spettatori di questa nuova saga, che è solo all'inizio».
 Hermione aveva un ruolo importante nelle vicende di Potter. Le donne hanno personalità ben definite
 anche nella nuova saga?
 «Certo: dall'impiegata del Congresso Magico alla leader del gruppo estremista che dà la caccia a chi
 rappresenta la magia, ossia ciò che la spaventa. I film, però, vanno visti, scoperti e fatti propri. Come i libri».
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La parola
 spin-off
 Con spin-off si intende una serie televisiva, un film o un fumetto che mantiene l'ambientazione dell'opera
 originale ma narra storie parallele focalizzando l'attenzione su personaggi diversi, spesso marginali
 nell'opera di riferimento. Con prequel invece si intende un'opera che presenta dei personaggi e degli eventi
 di un'opera precedentemente alla prima, ma fatta uscire dopo. Animali fantastici e dove trovarli è un
 prequel di Harry Potter, ma anche spin-off (gli animali della saga)
 Foto: Otto capitoli I personaggi di Harry Potter (a sinistra il protagonista, Daniel Radcliffe): sono otto i film
 che compongono la saga
 Foto: Origini
 Una scena di «Animali fantastici e dove trovarli», protagonista un magizoologo (Eddie Redmayne, in primo
 piano)
 Foto: L'ombra La scrittrice J. K. Rowling (51 anni), autrice dei bestseller dedicati a «Harry Potter», alla
 première mondiale a New York di «Animali fantastici e dove trovarli», il film spinoff dalla saga del maghetto

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                       7
13/11/2016                                                                                            diffusione:254805
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 La spia che ha sedotto Pitt
 Il thriller del gossip La diva francese e le allusioni alla separazione tra Brad e Angelina Marion Cotillard,
 passioni travolgenti in «Allied»: «Ma l'alchimia tra noi due resta sullo schermo »
 Giovanna Grassi

 LOS ANGELES Alla sua prima apparizione pubblica dopo la separazione da Angelina Jolie, Brad Pitt è
 apparso totalmente coinvolto dal film che ha anche coprodotto con la sua società: Allied - Un'ombra
 nascosta diretto da Robert Zemeckis. Al fianco del regista e della sua partner sul set, l'attrice premio Oscar
 Marion Cotillard (la Édith Piaf in La vie en rose del 2007), Brad ha partecipato alla prima mondiale senza
 negarsi sul tappeto rosso ad alcun fotografo o fan. Ci pensa Marion a suggerire quello che lui non dice:
 «Non abbiamo mai pensato che i tanti gossip degli ultimi tempi potessero impedirci di sostenere insieme
 questo nostro film, che a mio parere ha, tra i tanti, un altro tema per me importante».
 Spiega: «I protagonisti, malgrado tutte le ombre soprattutto del mio personaggio, hanno anche un codice
 d'onore, una sorta di amore, al di là della guerra, per la vita, per la società che li circonda. Come attrice, ho
 sempre un obiettivo primario. Dare emozioni alla platea e suggerire domande. Che in questo caso sono:
 quanto possiamo fidarci di chi ci è al fianco; quanto conosciamo veramente il nostro partner, i nostri amici?
 Ci vuole poco a sbriciolare ciò che noi individui costruiamo. Anche questo racconta Allied ed è, in verità, ciò
 che tutti noi esseri umani viviamo nel tempo che ci è concesso».
 Marion è in attesa del secondo figlio dal suo compagno, il 43enne attore e regista Guillaume Canet. Ha
 fatto sorridere Brad - con il quale sul set vive una torrida e drammatica storia d'amore nei panni di una spia
 durante la Seconda guerra mondiale - dicendo: «Quando ero ragazzina non sognavo di essere una
 principessa come nelle fiabe Disney. Volevo diventare una attrice e conquistare l'Europa e Hollywood.
 Dunque, questo film, un thriller romantico e anche segnato dalla disperazione, mi ha offerto una grande
 occasione perché è simile, a mio parere, a capolavori con Greta Garbo o Audrey Hepburn».
 Prosegue: «È una storia che affronta i sentimenti, le loro fratture, i tradimenti verso se stessi che si fanno
 per cementare una unione e ha, poi, un glamour che mi ha affascinata sin dalla prima lettura del copione».
 Brad dice che il film gli ha dato «con pienezza il piacere e l'impegno come attore di analizzare e suggerire i
 guasti di ogni conflitto».
   Molte sono le sequenze appassionate tra i due attori, che si innamorano a Casablanca e che, poi,
 andranno a vivere con la figlia nata dalla loro unione a Londra. « Allied - afferma Marion ribadendo la sua
 amicizia profonda e senza altre implicazioni con Brad - ha un segreto che riguarda la mia identità. Non va
 svelato. La passione tra la mia Marianne, un membro della Resistenza francese, e Max, un agente dei
 servizi segreti canadesi e statunitensi, diventa via via travolgente... Non è stato facile in età matura dare
 vita a momenti di desiderio, ad esempio, in una automobile, mentre a Casablanca c'è una sorta di
 tempesta, pari a quella che per tutto il film agita la relazione tra i due protagonisti. Mentre sempre più
 s'insinua il dubbio che io sappia mentire anche all'uomo che amo e sia una realtà una spia tedesca».
 Puntualizza con schiettezza Marion: «Spero soltanto che nessuno speculi con illazioni fuorvianti per
 l'alchimia che c'è, indiscutibilmente, tra i due personaggi del film. La capacità di coinvolgere il pubblico di
 Max e Marianne e il loro reciproco, diciamo, magnetismo si fermano allo schermo».
 Brad ammette di essere entrato nella pelle e nel cuore di Max e che gli sono particolarmente piaciute tutte
 le riprese della vita della coppia di protagonisti a Londra, nel quartiere di Hampstead: «Il mio interesse per
 l'architettura ha trovato molti stimoli nelle riprese a Hampstead, popolato durante la guerra da rifugiati
 dell'Est europeo, etnie di diverse razze e culture e spie in incognito di opposte fazioni. Come produttore
 partecipo a ogni aspetto della creazione di un film».

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13/11/2016                                                                                          diffusione:254805
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 Foto: Sguardi Marion Cotillard (41 anni) e Brad Pitt (52) in una scena di «Allied - Un'ombra nascosta», film
 diretto da Robert Zemeckis e ambientato durante la Seconda guerra mondiale, in cui interpretano due spie
 in missione segreta per uccidere un ufficiale tedesco. Nei cinema Usa dal 23 novembre, «Allied» uscirà
 nelle nostre sale il 17 gennaio
 Foto: Quando ero ragazzina non sognavo di essere una principessa da fiaba Volevo diventare un'attrice e
 conquistareHollywood
 Foto: Incinta I due divi durante la sfilata sul red carpet alla première del film al Regency Village Theatre di
 Los Angeles

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                    9
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 TELEVISIONE. Registi e sceneggiatori si ispirano a pellicole del passato e a romanzi per costruire
 sceneggiati attuali
 Film e romanzi invadono la tv «La serie è il format vincente»
 «Romanzo criminale» e «Gomorra» hanno fatto scuola: dal 21 su Rai1 «La mafia uccide solo d'estate»,
 che è ispirato alla pellicola di Pif

 Dai film alle serie: dopo gli esempi vincenti di «Romanzo criminale» e «Gomorra» la strada sembra
 segnata, attirando sulla serialità grandi talenti del cinema (su tutti il premio Oscar Paolo Sorrentino, con
 «The Young Pope») mentre il linguaggio libero della nuova fiction televisiva condiziona persino i generi
 cinematografici. «Le serie sono riuscite a trasferire dal cinema alla tv il talento storytelling tutto italiano e a
 sapere parlare alla gente di cose di cui vuole sentir parlare, essendo capaci più del cinema drammatico
 italiano degli ultimi anni di dialogare con il nostro profondo», dice il produttore di Cattleya, Riccardo Tozzi.
 Ispirata all'omonimo film di Pif e con la sua voce fuori campo, da lunedì 21 novembre su Rai1 arriva «La
 Mafia uccide solo d'estate» con Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D'Agostino e
 con Nino Frassica (coproduzione Rai Fiction - Wildside), storia di una famiglia nella Palermo degli anni '70,
 tra tragedia e commedia, per raccontare persino con sorriso ironico la mafia. Dario Argento sta lavorando
 ad una serie ispirata al romanzo «Suspiria De Profundis» di Thomas de Quincey mentre il 30 gennaio,
 dopo 40 anni arriva il film restaurato in 4K. Anche «Django» diventerà una serie, così come «Suburra», che
 dal film di Stefano Sollima (che invece lavora a «Zero Zero Zero» dal romanzo di Saviano prodotta da Sky
 e Cattleya in coproduzione con Canal+) si trasforma in una delle serie più attese della prossima stagione
 (la prima tutta italiana per Netflix) con la regia di Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi.
 Basata sull'acclamato romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, è ambientata qualche anno prima
 dello scandalo politico realmente accaduto a Roma al quale si ispira, intrecciando politica, Vaticano, mafia,
 riciclaggio di denaro ed è interpretata da Alessandro Borghi, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco
 Acquaroli (coproduzione Rai Fiction - Cattleya). Il film «Smetto quando voglio», grande successo di
 pubblico e critica, si serializza ma per la sala con due sequel, una saga comedy dice il regista Sydney
 Sibilia, che riporta sul set tra Roma, Lagos e Bangkok, la banda dei sette laureati composta da Edoardo
 Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia e Pietro Sermonti
 (insieme a Neri Marcorè e Valeria Solarino). «Nessun autore oggi può fare del buon cinema se non si cala
 nel linguaggio seriale né le imprese possono sopravvivere più solo con il cinema». Del resto non è un caso
 che più del cinema italiano ad attirare i gruppi internazionali sono le partnership produttive sulla serialità
 italiana. «Il dramma è stato investito dalla nuova serialità televisiva, spazzato via. È un problema italiano
 ma non solo. Le serie su Sky, Netflix, Amazon hanno portato il pubblico lì ed è complicato riportarlo al
 cinema, e quando ci si prova bisogna fare i conti con quel nuovo linguaggio. Restano le commedie, la
 roccaforte del cinema italiano», osserva Riccardo Tozzi, ex presidente Anica, tra i più positivi sulla nuova
 legge audiovisivo appena approvata perché, sostiene, è adeguata alla situazione in quanto integra il settore
 dell'audiovisivo e così si può guardare avanti.

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                     10
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 Il linguaggio " libero " della fiction attrae anche i grandi registi
 La serialità diventa una " guida " Il cinema italiano cerca nuove vie
 In arrivo un " Django " televisivo e Michele Placido lavora al primo film italiano di Netflix L ' ex presidente
 Anica Riccardo Tozzi: «Il dramma è stato spazzato via Resta la commedia»

 Alessandra Magliaro ROMA Dai film alle serie: dopo gli esempi vincenti di " Romanzo Criminale " e "
 Gomorra " , la strada sembra essere stata segnata, attirando sulla serialità grandi talenti del cinema (su tutti
 il premio Oscar Paolo Sorrentino, " The Young Pope " , ma non è l ' unico) mentre il linguaggio " libe ro "
 della nuova fiction televisiva condiziona persino i generi cinematografici. «Le serie sono riuscite a trasferire
 dal cinema alla tv il talento storytelling tutto italiano e a sapere parlare alla gente di cose di cui vuole sentir
 parlare, essendo capaci più del cinema drammatico italiano degli ultimi anni di dialogare con il nostro
 profondo», dice il produttore di Cattleya Riccardo Tozzi. Ispirata all ' omonimo film di Pif e con la sua voce
 fuori campo, dal 21 novembre su Rai1 arriva " La Mafia uccide solo d ' estate " con Claudio Gioè, Anna
 Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D ' Agostino e con Nino Frassica (coproduzione Rai Fiction
 Wildside): la storia di una famiglia nella Palermo degli anni ' 70, tra tragedia e commedia, per raccontare
 persino con sorriso ironico la mafia. Dario Argento sta lavorando ad una serie ispirata al romanzo " Suspiria
 De Profundis " di Thomas De Quincey. Anche Django diventerà una serie, così come " Suburra " che dal
 film di Stefano Sollima (che invece lavora a " Zero Zero Zero " tratto dal romanzo di Roberto Saviano
 prodotta da Sky e Cattleya in coproduzione con Canal+) si trasforma in una delle serie più attese della
 prossima stagione (la prima tutta italiana per Netflix) con la regia affidata a Michele Placido, Andrea Molaioli
 e Giuseppe Capotondi. Basata sull ' acclamato romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, è
 ambientata qualche anno prima dello scandalo politico realmente accaduto a Roma al quale si ispira,
 intrecciando politica, Vaticano, mafia, riciclaggio di denaro ed è interpretata da Alessandro Borghi, Claudia
 Gerini, Filippo Nigro, Francesco Acquaroli (coproduzione Rai Fiction - Cattleya). Il film " Smetto quando
 voglio " si serializza ma per la sala con due sequel, una saga comedy dice il regista Sydney Sibilia, che
 riporta sul set la banda dei sette laureati composta da Edoardo Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero
 De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia e Pietro Sermonti (insieme a Neri Marcorè e Valeria Solarino) (
 produzione Rai Cinema, Fandango, Matteo Rovere). «Nessun autore oggi può fare del buon cinema se non
 si cala nel linguaggio seriale, né le imprese possono sopravvivere più solo con il cinema». Del resto non è
 un caso che più del cinema italiano ad attirare i gruppi internazionali sono le partnership produttive sulla
 serialità italiana. Intanto, in attesa dei dati dell ' anno sull ' andamento cinematografico, quelli sulle quote di
 mercato parlano chiaro: la fetta relativa al cinema italiano è in erosione da tempo, dal 33% del 2013, al 27
 del 2014 è scesa al 20 nel 2015, rispetto ad una quota Usa che lo scorso anno ha toccato il 60,97%. «Il
 dramma è stato investito dalla nuova serialità televisiva, spazzato via. È un problema italiano, ma non solo.
 Le serie su Sky, Netflix, Amazon hanno portato il pubblico lì ed è complicato riportarlo al cinema. Restano
 le commedie, la roccaforte del cinema italiano», osserva Riccardo Tozzi, ex presidente Anica, tra i più
 positivi sulla nuova legge audiovisivo appena approvata perché, sostiene, è adeguata alla situazione in
 quanto integra l ' intero settore dell ' au diovisivo e solo in questo modo si può guardare avanti. 3
 Nelle sale Negli Usa domina " Doctor Strange " l Doctor Strange, il titolo Disney-Marvel con Benedict
 Cumberbatch protagonista, resta primo al botteghino Usa per il secondo weekend consecutivo incassando
 43 milioni di dollari per un totale domestico di 153 milioni (492 in tutto il mondo). Al secondo posto l ' anima
 zione Dreamworks Trolls con 35 milioni di dollari per la seconda settimana e 94 in totale (200 milioni nel
 mondo). Questo weekend ha esordito uno dei film considerati da Oscar: Arrival di Denis Villeneuve con
 Amy Adams e Jeremy Renner, in sala in Italia il 12 gennaio. Terzo posto nonostante le 2317 copie: 24
 milioni di dollari al box office.

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                      11
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 Foto: Dalla sala alla televisione. " Suburra " diventa una serie televisiva ed è tra le più attese del 2017. Il
 regista Stefano Sollima lavora a " Zero Zero Zero " tratto dal libro di Roberto Saviano

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                   12
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 R2
 Ron Howard "Vi porto su Marte così la scienza è un kolossal tv "
 Da domani su National Geographic la serie prodotta dal regista Usa
 SILVIA FUMAROLA

 DICE Ron Howard che «l'ultima frontiera per sperimentare sono i documentari, ROMA perché puoi
 inventare un nuovo linguaggio, fare grande cinema con la divulgazione.
  Puoi mescolare fiction e realtà, un modo per parlare ai giovani». Il regista Premio Oscar ha prodotto con
 Brian Grazer Marte, serie kolossal in sei episodi in onda domani in 171 paesi su National Geographic
 (canale 403 di Sky)che si sviluppano tra presente e un ipotetico futuro, il 2033. Il cinema sposa la realtà
 scientifica. Alle immagini mozzafiato si alternano le interviste a scienziati e astronauti coinvolti nella ricerca
 spaziale: da Elon Musk, fondatore di SpaceX, l'azienda aerospaziale statunitense che sta lavorando allo
 sviluppo di tecnologie per ridurre i costi dell'accesso allo spazio, a Charles Bolden, amministratore della
 Nasa e ex astronauta, a James Lovell comandante dell'Apollo 13, a Jennifer Trosper, mission manager di
 Mars2020, e Andy Weir autore di The Martian, da cui è stato tratto il film di Ridley Scott con Matt Damon.
  Il mese scorso è fallito il tentativo della sonda Schiaparelli di approdare su Marte; nella serie siamo nel
 2033 e lo sbarco dell'uomo su Marte sta per diventare realtà.
  Mancano 90 secondi all'ammartaggio quando l'equipaggio della navicella Daedalus, dopo 209 giorni di
 viaggio, ha un problema. La storia parte da qui, con l'equipaggio internazionale - sei astronauti - in difficoltà:
 il comandante Ben Sawyer (Ben Cotton), la pilota coreana Hana Seung (Jihae), l'idrologo e geochimico
 spagnolo Javier Delgado (Alberto Ammann), la fisica francese Amelie Durand (Clementine Poidatz),
 l'ingegnere meccanico nigeriano Robert Foucault (Sammi Rotibi) e la geologa russa Marta Kamen
 (Anamaria Marinca, Fury).
  Se per il documentario sulla storia dei Beatles Howard aveva curato anche la regia, qui l'ha affidata al
 regista messicano Everardo Gout: «La sceneggiatura» racconta Howard «è basata su ricerche
 approfondite fatte dalla nostra squadra, abbiamo intervistato scienziati e ricercatori, curando tutti i dettagli.
 È tutto ispirato alla realtà, la scienza guida lo sviluppo del racconto, e questo rende la serie ancora più
 emozionante». «Oggi la sfida» continua il regista «è fare divulgazione in modo spettacolare. Non ci
 limitiamo all'idea di raggiungere Marte, ma immaginiamo di andare oltre: colonizzarlo, provare a vedere se
 si può sopravvivere sul Pianeta rosso e poi fondare una città». Nella serie Marte gli astronauti riescono
 nell'impresa: nel 2037 sono trascorsi quattro anni da quando l'equipaggio di Daedalus è atterrato e ha
 stabilito il primo insediamento, Olympus Town. È il momento di far arrivare nuove forze per eseguire i piani
 di espansione ma una tempesta di sabbia minaccia l'avamposto.
   Nella realtà un esempio del genere è rappresentato dalla stazione McMurdo in Antartide, creata
 nonostante le tremende condizioni climatiche.
  «Marte può offrirci molto, anche se ci sono ancora grandi misteri» dice il regista «abbiamo seguito Sean
 Kelly che ha trascorso un anno nella stazione spaziale per capire come si resiste psicologicamente e
 fisicamente. So che con l'obiettivo di raggiungere Marte stanno facendo esperimenti su tutto, a parte salire
 sul missile e partire. Ricordo da ragazzino l'emozione per la missione Apollo. Vent'anni fa ho avuto la
 fortuna di dirigere il film Apollo13, facemmo un lavoro incredibile di ricerca che ha cambiato la mia vita in
 termini di approccio alle storie basate su eventi realmente accaduti. Se lo spazio mi aveva affascinato da
 ragazzo, da adulto mi sono convinto che l'uomo deve esplorare. Spero che il progetto Marte possa
 stimolare l'immaginazione, colonizzare un pianeta e costruire nuove città sembra incredibile ma forse non è
 così lontano dalla realtà. Quello di cui la gente ha bisogno è di credere in un sogno, di sognare in grande.
 Io lo faccio».

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  Curioso, innamorato del mondo in cui vive, Howard - che ha diretto per Nat Geo Genius: Einstein, dieci
 episodi che racconteranno lo scienziato come non è mai stato raccontato - confessa che non partirebbe.
 «Non ho l'età. Amo l'avventura e rispetto le persone che partiranno ma non sono al loro livello. Quelli sono
 reali atti di eroismo e coraggio...
  Mi piace pensarmi eroico e coraggioso, ma non lo sono così tanto.
  Però è eccitante anche stare sulla linea laterale, per catturare l'emozione e condividerla».
 Foto: ESPLORAZIONI Tre momenti di "Marte" in onda da domani su National Geographic
 Foto: FOTO: © NATIONAL GEOGRAPHIC
 Foto: La fiction si basa sulla realtà: ci ispiriamo alla ultime ricerche

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 TELEVISIONE. Registi e sceneggiatori si ispirano a pellicole del passato e a romanzi per costruire
 sceneggiati attuali
 Film e romanzi invadono la tv «La serie è il format vincente»
 «Romanzo criminale» e «Gomorra» hanno fatto scuola: dal 21 su Rai1 «La mafia uccide solo d'estate»,
 che è ispirato alla pellicola di Pif

 Dai film alle serie: dopo gli esempi vincenti di «Romanzo criminale» e «Gomorra» la strada sembra
 segnata, attirando sulla serialità grandi talenti del cinema (su tutti il premio Oscar Paolo Sorrentino, con
 «The Young Pope») mentre il linguaggio libero della nuova fiction televisiva condiziona persino i generi
 cinematografici. «Le serie sono riuscite a trasferire dal cinema alla tv il talento storytelling tutto italiano e a
 sapere parlare alla gente di cose di cui vuole sentir parlare, essendo capaci più del cinema drammatico
 italiano degli ultimi anni di dialogare con il nostro profondo», dice il produttore di Cattleya, Riccardo Tozzi.
 Ispirata all'omonimo film di Pif e con la sua voce fuori campo, da lunedì 21 novembre su Rai1 arriva «La
 Mafia uccide solo d'estate» con Claudio Gioè, Anna Foglietta, Francesco Scianna, Valentina D'Agostino e
 con Nino Frassica (coproduzione Rai Fiction - Wildside), storia di una famiglia nella Palermo degli anni '70,
 tra tragedia e commedia, per raccontare persino con sorriso ironico la mafia. Dario Argento sta lavorando
 ad una serie ispirata al romanzo «Suspiria De Profundis» di Thomas de Quincey mentre il 30 gennaio,
 dopo 40 anni arriva il film restaurato in 4K. Anche «Django» diventerà una serie, così come «Suburra», che
 dal film di Stefano Sollima (che invece lavora a «Zero Zero Zero» dal romanzo di Saviano prodotta da Sky
 e Cattleya in coproduzione con Canal+) si trasforma in una delle serie più attese della prossima stagione
 (la prima tutta italiana per Netflix) con la regia di Michele Placido, Andrea Molaioli e Giuseppe Capotondi.
 Basata sull'acclamato romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, è ambientata qualche anno prima
 dello scandalo politico realmente accaduto a Roma al quale si ispira, intrecciando politica, Vaticano, mafia,
 riciclaggio di denaro ed è interpretata da Alessandro Borghi, Claudia Gerini, Filippo Nigro, Francesco
 Acquaroli (coproduzione Rai Fiction - Cattleya). Il film «Smetto quando voglio», grande successo di
 pubblico e critica, si serializza ma per la sala con due sequel, una saga comedy dice il regista Sydney
 Sibilia, che riporta sul set tra Roma, Lagos e Bangkok, la banda dei sette laureati composta da Edoardo
 Leo, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero De Rienzo, Stefano Fresi, Lorenzo Lavia e Pietro Sermonti
 (insieme a Neri Marcorè e Valeria Solarino). «Nessun autore oggi può fare del buon cinema se non si cala
 nel linguaggio seriale né le imprese possono sopravvivere più solo con il cinema». Del resto non è un caso
 che più del cinema italiano ad attirare i gruppi internazionali sono le partnership produttive sulla serialità
 italiana. «Il dramma è stato investito dalla nuova serialità televisiva, spazzato via. È un problema italiano
 ma non solo. Le serie su Sky, Netflix, Amazon hanno portato il pubblico lì ed è complicato riportarlo al
 cinema, e quando ci si prova bisogna fare i conti con quel nuovo linguaggio. Restano le commedie, la
 roccaforte del cinema italiano», osserva Riccardo Tozzi, ex presidente Anica, tra i più positivi sulla nuova
 legge audiovisivo appena approvata perché, sostiene, è adeguata alla situazione in quanto integra il settore
 dell'audiovisivo e così si può guardare avanti.

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                      15
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 LA DOMENICA L'incontro. Visionari ROMA
 Peter Greenaway
 ELENA STANCANELLI

 Voleva diventare un pittore. Poi il cinema, la collaborazione con Michael Nyman e la passione per
 l'architettura: "Ma ho la sensazione che anche gli architetti, come tutti, ormai si dedichino all'effimero". Dopo
 il nuovo film ispirato alla "Ronda di notte" di Rembrandt, "che nasconde un giallo, è il mio Csi del Seicento",
 è tornato in Italia per un progetto su nove quadri rivisitati, da "L'ultima cena" di Leonardo al "Giudizio
 universale" di Michelangelo. Opere di grandi dimensioni perché "mi serve una folla, un mondo da animare".
 I registi più amati? "Lynch, Cronenberg e Sorrentino: 'La grande bellezza' non vi sembra un mio lavoro?"
 UN FILM», DICE PETER GREENAWAY nel foyer del teatro Argentina, «ha tre movimenti: l'idea iniziale, la
 messa in scena e il montaggio. Ogni passaggio ha bisogno di una specifica preparazione: la scrittura come
 punto di partenza, l'arte visiva, la tecnica che trasforma la serie di immagini in una storia. Io li conosco bene
 tutti e tre». Nato nel 1942 a Newport, nel Galles, Peter Greenaway è in Italia per accompagnare
 Nightwatching, il film ispirato al quadro di Rembrandt conservato al Rijksmuseum di Amsterdam. Che viene
 presentato dal distributore, "Lo Scrittoio", in maniera non tradizionale, con una mini tournée nei teatri.
  «Volevo diventare un pittore. Ho una formazione solida, classica, ho frequentato la scuola pubblica inglese
 e ho imparato quello che c'è da sapere sulle scienze umane. Poi per cinque anni ho studiato arte al college.
 Infine, quando ho deciso di dedicarmi al cinema, ho lavorato come montatore. Posso dirlo con cognizione di
 causa: il ruolo più importante, al cinema, è quello del montatore».
   Il suo primo film è del 1982, I misteri del giardino di Compton House: la musica di Michael Nyman (che
 collaborerà con lui per altri undici film), il Diciassettesimo secolo (e quelle parrucche e costumi che solo lui
 riesce ad affrancare dal ridicolo), l'immagine costruita come un quadro, le tavole imbandite, l'ossessione
 per le vite degli artisti... C'è già tutto. Nel 1987 gira Il ventre dell'architetto, storia di un Stourley Kracklite
 che viene a Roma per allestire, nel Complesso del Vittoriano, una mostra su Étienne-Louis Boullée,
 visionario architetto settecentesco del quale nessuno dei progetti fu mai realizzato.
  Convinto che la moglie lo tradisca e lo stia avvelenando, precipita in un delirio visivo e psichico, cullato da
 una attualizzata sindrome di Stendhal. «Roma», dice Greenaway, «è il nocciolo della cultura europea. È
 stata al centro della storia per tre secoli e mezzo, nessuna città è stata così importante e così a lungo.
 Atene ha avuto un momento di enorme fortuna, ma poi è scomparsa del tutto dal radar della cultura. Ho
 vissuto qui per un anno, quando giravo il film, ma non parlo italiano e sono solo un turista. Non posso dire
 niente tranne che ho settantaquattro anni, e sono venuto a Roma la prima volta quando ne avevo tredici, e
 ogni volta vengo sopraffatto dall'emozione». Il ventre dell'architetto parla di... «sesso e morte», mi
 interrompe Greenaway, «tutta l'arte parla solo di sesso o morte, di cos'altro dovrebbe parlare? Balzac
 suggerisce anche il denaro, ma il denaro ci serve a negoziare il sesso, ad allontanare, per quanto è
 possibile, la morte. Basta pensare a Shakespeare. L'orgasmo è chiamato piccola morte ed è l'unica cosa
 che riguarda ognuno di noi. Io non so niente di lei», dice indicandomi, «ma so che morirà e che è nata
 attraverso un atto sessuale. Tutto il resto è opinabile, accidentale: nazionalità, religione, razza...».
 L'architettura è una sua grande passione. «Lo è, credo sia il rifugio di ogni altra arte. Ma ho la sensazione
 che ultimamente gli architetti, penso a Frank Gehry e Libeskind, abbiano smesso di lavorare per la
 posterità, e si dedichino, come tutti, all'effimero». Crede che anche il cinema sia un'arte effimera, che
 sparirà? «Credo che stia già morendo. Se n'è accorta persino Hollywood e sta cercando qualcos'altro.
 Forse le serie tv sostituiranno il cinema blockbuster, forse l'hanno già fatto». Nella Grecia classica c'erano i
 teatri, poi sono venute le chiese, il melodramma ha imperversato per secoli e adesso è praticamente morto.
 Se si esclude la Lulu di Alban Berg e il lavoro di Philip Glass, il Novecento ha decretato la morte dell'opera
 lirica, sostituita appunto dal cinema.

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                       16
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  Dopo il cinema verrà sicuramente qualcos'altro, no?». Che cos'è il cinema, secondo lei? «Non è scrittura.
 Gli scrittori non dovrebbero occuparsi di cinema, per nessuna ragione». Vorrei dirgli che l'autore di quello
 che lui dichiara essere il film più bello della storia, Hiroshima mon amour di Alain Resnais, è Marguerite
 Duras, ma taccio. Non è facile contraddirlo, è ironico, intelligentissimo, parla un inglese colto contro il quale
 non è possibile combattere. «Mio nonno», dice, «avrebbe definito il cinema come un grande schermo in
 fondo a una sala buia, dove siedono molte persone una accanto all'altra. Lei lo definirebbe ancora così? No
 di certo. Avrà in tasca uno smartphone, sul quale può vedere i miei film, io stesso posso spedire il mio
 lavoro agli amici a Pechino con un gesto, in pochi secondi. Si ricordi: il mezzo è il messaggio. L'arte deve
 prima di tutto comunicare, compito di un bravo artista è quindi saper immaginare sempre quale sia il modo
 migliore per comunicare quello che deve». Ma non le fa impressione sapere che si possono vedere i suoi
 meravigliosi film in uno schermo così piccolo, con un audio pessimo, nella distrazione totale? «Ovvio che
 sarebbe meglio schermo gigante, audio perfetto e tutta l'attenzione dello spettatore. Ma io non voglio
 perdere tempo a occuparmi di cose che non esistono più». Non è scrittura, non è neanche immagine visto
 che la si può distruggere rimpicciolendola in un quadratino da tenere in tasca, e quindi cos'è il cinema,
 chiedo. «Gliel'ho detto: montaggio. Nel 1931 Eisenstein, l'inventore del montaggio cinematografico e forse il
 più grande regista di tutti i tempi, va in Messico a girare un film sulla rivoluzione. Aveva appena diretto La
 corazzata Potëmkin, era un regista conosciuto anche in America ma Stalin non lo amava più, era deluso
 dai suoi ultimi film. Per dispetto decise che doveva tornare in Unione Sovietica e Eisenstein dovette
 abbandonare il film. Affidò il girato allo scrittore Upton Sinclair, col patto che lo spedisse a Mosca, dove non
 arrivò mai. Il film, Que viva Mexico! uscì montato dagli americani, ma il regista non lo riconobbe mai.
 Malgrado le immagini fossero le sue e anche l'idea iniziale». Nel 2015 Greenaway ha girato un film su di lui,
 Eisenstein in Messico. Adesso è impegnato in un progetto che si intitola Nine classical paintings revisited,
 le cui prime tappe sono state un lavoro su L'ultima Cena di Leonardo da Vinci e Le nozze di Cana di
 Veronese, sull'isola di San Giorgio a Venezia. Com'è stato tornare a lavorare in Italia? «Complicato, ma è
 complicato ovunque mettere le mani sui monumenti. La prima reazione è sempre "tieni lontane le tue
 macchine tecnologiche, abbi rispetto". Ma l'arte è sempre rivoluzione e sperimentazione, o non è arte.
 Rembrandt lavora in un periodo storico, il barocco, fatto di ori, esagerazioni, fastosità. Ma lui veste i
 personaggi de La ronda di notte in abiti contemporanei: è uno choc. È la prima volta che qualcuno osa fare
 una cosa del genere. La ronda di notte è un monumento nazionale per gli olandesi. Dopo la Seconda
 guerra mondiale gli americani si offrirono di cancellare i loro debiti di guerra in cambio del quadro, ma gli
 olandesi si opposero. Io abito ad Amsterdam da qualche anno, ma solo dopo moltissima insistenza ho
 ottenuto i permessi. E la prima notte - lavoravamo di notte per permettere l'accesso agli spettatori - sono
 stato scortato da tre guardiani, cinque poliziotti e un paio di cani, che sono rimasti tutto il tempo vicino a me.
 Il giorno dopo sono spariti i cani e qualche poliziotto, la terza sera mi hanno dato le chiavi e sono entrato da
 solo. I nove quadri su cui ho lavorato - oltre ai citati, Guernica di Picasso, Las Meninas di Velázquez, La
 Grande Jatte di Seurat, e poi Monet, Pollock e Il giudizio universale di Michelangelo - sono grandi
 abbastanza da poter essere visti da cinquanta spettatori contemporaneamente. Non avrei potuto farlo con
 La Gioconda. Mi serve una folla, un mondo, da animare. Immagino un sonoro, voci, musica, e degli
 accadimenti, pioggia, fuoco che sembrano aggredire la tela. E studiando La ronda di notte ho scoperto che
 è una specie di giallo, che coinvolge i protagonisti e la committenza. Nel quadro è nascosta la storia di una
 congiura e di un omicidio: è il mio Csi del Seicento!». Guardando il suo film mi chiedevo se sia una storia
 vera o se si tratti del suo romanzo. Sorride, Greenaway.
  «Dovrebbe saperlo: la Storia non esiste, esistono solo gli storici».
  È chiaro che i suoi eroi sono i pittori. Ma non c'è neanche un regista che le piace? «Certo: Resnais, come
 dicevo. Hiroshima mon amour e L'anno scorso a Marienbad (scritto da Bioy Casares ma anche questo
 evito di farlo notare..., ndr) sono capolavori. Mi piaceva Lynch e ho amato Cronenberg. Ridley Scott

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 sarebbe un regista eccezionale, se non perdesse tempo a Hollywood. Mi è piaciuto La grande bellezza di
 Sorrentino, lo trovo un grandissimo film alla Greenaway, non trova anche lei?».
 Foto: OVVIO CHE SAREBBE MEGLIO SCHERMO GIGANTE, AUDIO PERFETTO E TUTTA
 L'ATTENZIONE DELLO SPETTATORE MA IO NON VOGLIO PERDERE TEMPO A OCCUPARMI DI
 COSE CHE NON ESISTONO PIÙ
 Foto: È SEMPRE COMPLICATO METTERE LE MANI SUI MONUMENTI. LA PRIMA REAZIONE È "TIENI
 LONTANE LE TUE MACCHINE, ABBI RISPETTO". MA L'ARTE È RIVOLUZIONE E SPERIMENTAZIONE,
 OPPURE NON È ARTE
 Foto: L'ARTISTA PARLA SOLO DI SESSO E MORTE, DI COS'ALTRO DOVREBBE PARLARE? IO NON
 SO NIENTE DI LEI, MA SO CHE MORIRÀ E CHE È NATA ATTRAVERSO UN ATTO SESSUALE. TUTTO
 IL RESTO È MATERIA OPINABILE E ACCIDENTALE: NAZIONALITÀ, RELIGIONE, RAZZA...

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 CINEMA "La La Land", "Paw Patrol", "Lion" e "Sing" proiettate a Sorrento dal 28 novembre al 1 dicembre
 Tante anteprime alle Giornate Professionali
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 DI B ARBARA C ASOLLA Isimpatici cuccioli di "Paw Patrol", il commovente "Lion" con Dev Patel, Rooney
 Mara, David Wenham e Nicole Kidman, "La La Land"con Ryan Gosling e Emma Stone, e le incredibili
 avventure del koala Buster Moon, protagonista di "Sing", sono le anteprime in programma alla 39a edizione
 delle Giornate Professionali di Cinema che si svolgeranno a Sorrento dal 28 novembre all'1 dicembre.
 Prodotte e organizzate dall'Anec, in collaborazione con Anem ed Anica, le Giornate costituiscono il
 principale momento d'incontro dell'industria cinematografica italiana. Organizzata con il sostegno del
 Comune di Sorrento e della Regione Campania, la manifestazione presenta anteprime, trailer e convention
 nel corso delle quali le case di distribuzione presenteranno i nuovi listini e dove registi e attori
 annunceranno molti dei titoli italiani in uscita. "Paw Patrol", film d'animazione diretto da Jamie Whitney,
 porta sul grande schermo le avventure dei simpatici protagonisti dell'omonimo cartone animato, vero e
 proprio fenomeno televisivo degli ultimi anni, amatissimo dai bambini. Il film (in uscita il prossimo 22
 dicembre distribuito da Notorious Pictures) verrà presentato lunedì 28 novembre alle 19.45, con una
 proiezione per il pubblico cittadino, oltre che per gli accreditati delle Giornate. Martedì 29 novembre alle ore
 9.00 sarà invece la volta di "Lion", diretto da Garth Davis con Nicole Kidman e Dev Patel (in uscita il
 prossimo 22 dicembre distribuito da Eagle Pictures) basato sul libro di memorie "La lunga strada per
 tornare a casa". La vera storia di Saroo, un bambino indiano di soli 5 anni che dopo essere finito su un
 treno sbagliato si ritrova a Calcutta, dove poi viene adottato da una coppia australiana. Ma la sua enorme
 forza di volontà, molti anni dopo, lo porterà a ritornare alla stazione dalla quale era partito consentendogli di
 ricongiungersi con la vera famiglia. Film di apertura del concorso ufficiale all'ultima Mostra internazionale
 d'arte cinematografica di Venezia, "La La Land" (in uscita il prossimo 26 gennaio 2017 dicembre con 01
 Distribution) sarà presentato sempre martedì 29 novembre (alle 17.30). Diretto da Damien Chazelle, con
 Ryan Gosling e Emma Stone (Coppa Volpi a Venezia per la migliore interpretazione femminile), il film
 racconta la storia d'amore tra un'aspirante attrice che fa la cameriera ed un pianista jazz, entrambi
 trasferitisi a Los Angeles per realizzare i loro sogni. Un elegante koala è invece il protagonista del film
 d'animazione "Sing", in programma mercoledì 30 novembre alle 17.30. Prodotto dai creatori di Cattivissimo
 me, Hop, Minions e Pets - vita da animali, il film (in uscita il 4 gennaio distribuito da Universal Pictures)
 diretto da Garth Jennings segue le vicende di Buster Moon, un simpatico koala proprietario di un teatro un
 tempo grandioso ma ormai caduto in disgrazia. Per evitare il fallimento economico del suo stabile, deciderà
 di organizzare una gara di talenti canori per racimolare il denaro necessario a salvare il suo teatro. Le
 anteprime, riservate agli accreditati, si svolgeranno presso l'Hilton Sorrento Palace, sede, insieme al
 Cinema Armida, della manifestazione. La manifestazione avrà inizio lunedì 28 novembre in piazza Tasso
 con i saluti del sindaco Giuseppe Cuomo e dell'Assessore agli Eventi Mario Gargiulo che avvieranno la
 tradizionale festa di accensione dell'albero di Natale, affidata quest'anno ai costume character di "Paw
 Patrol" (La squadra dei cuccioli), con animazioni e distribuzione di gadget a tutti i bambini presenti. Anche
 quest'anno le Giornate Professionali coinvolgeranno la Città di Sorrento con una settimana di anteprime ed
 eventi aperti al pubblico, in programma dal 27 novembre al 3 dicembre, realizzati nell'ambito del progetto
 "M'illumino d'inverno" promosso dal Comune di Sorrento (il programma completo è presentato in
 conferenza stampa venerdì 11 novembre, alle ore 10.30, a Villa Fiorentino, in Corso Italia 53 a Sorrento).
 Tra queste si segnala, in apertura, l'anteprima Microcinema del film "Dog Eat Dog" di Paul Schrader con
 Nicolas Cage e Willem Dafoe (domenica 27, ore 21,30 al Cinema Armida). Tra gli altri appuntamenti delle
 Giornate Professionali anche la consegna dei Biglietti d'Oro del cinema italiano, il premio che l'Anec
 attribuisce ai maggiori successi al botteghino dell'annata cinematografica, e il Magis, il mercato delle

ANICA - ANICA SCENARIO - Rassegna Stampa 14/11/2016 - 14/11/2016                                                   19
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 tecnologie e dei servizi connessi al cinema.
 Foto: Una scena di "La La Land" con Emma Stone e Ryan Goslin

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  Visioni / Cinema
  Quella tata di nome Belfagor
  Bellocchio affronta contromano il bestseller "Fai bei sogni". E dal mélo vira all'horror
  Emiliano Morreale

  Nulla è più lontano da Marco Bellocchio del bestseller di Massimo Gramellini, "Fai bei sogni", in cui il
  giornalista rievoca il lutto per la morte della madre e la scoperta di un segreto famigliare. Lo scrittore, che
  ama la parola "anima" («la ginnastica dell'anima predi lige le salite»), ha spesso un tono infantile o
  sognante, con maestre che hanno «un cervello a forma di cuore» e tate «incaricate di spolverarmi la vita».
  Il risultato invece, pur attraverso una fedeltà di superficie al libro, ribadisce le ossessioni di Bellocchio. Il bel
  finale è in fondo gemello di quello di "Buongiorno notte": il 76enne autore dei "Pugni in tasca" non invita più
  a uccidere padri e madri, ma a «lasciarli andare». Verrebbe da dire che l'operazione cui "Fai bei sogni"
  somiglia di più è un vecchio film dell'autore, "Sbatti il mostro in prima pagina", che sabotava il poliziesco per
  fare un film politico. Qui si prende contromano un bestseller e un certo genere di cinema (e tv) vintage, con
  la ricostruzione d'epoca fatta di imma gini dei media e magari vista da occhi infantili. Nel raccontare un
  personaggio e una storia che forse non ama, Bellocchio pare a volte scherzare, far la parodia, come nelle
  improbabili parrucche di Mastandrea giovane, o con la mamma che balla il twist nel classico moderna riato
  da fiction e con fotografia desaturata di Ciprì. Sul clou melodrammatico, Bellocchio inserisce il commento di
  una sfottente Piera Degli Esposti: «Cosa dovremmo fare adesso, abbracciarci?». Non sempre il gioco
  funziona. La storia del protagonista Massimo da adulto è poco interessante, anche se punteggiata di
  episodi sorprendenti, come lo pseu do-Gardini pirandelliano interpretato da Fabrizio Gifuni. Il cuore del film
  è la prima mezz'ora, in cui Massimo rifiuta la morte della madre: il dolore, anziché nutrire il mélo, devia
  verso l'horror, come in un altro adattamento conflittuale di bestseller, "La solitudine dei numeri primi" di
  Saverio Costanzo (anche l'ul timo film di Bellocchio, "Sangue del mio sangue", era un gotico). Il bambino,
  solo davanti alla tv, giura fedeltà al Belfagor dello sceneggiato, e trova nella televisio ne un sinistro sostituto
  della madre. La ribellione tipica dei protagonisti bellocchiani si incanala lì; la rivolta infantile, morale e
  metafisica, contro la morte e le bugie della famiglia borghese, si nutre di fantasmi dei media. Sullo schermo
  appa iono la Carrà, Klaus Di Biasi o Pippo Baudo e la sagoma di Nosferatu. Accompagna questo viaggio
  inquietante, che al posto dell' "anima" trova icone pop, la splendida musica di Carlo Crivelli. "Fai bei sogni"
  di Marco Bellocchio, Italia, 126' aaacc

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