ANIEM Rassegna Stampa del 23/09/2015

Pagina creata da Dario Guerrini
 
CONTINUA A LEGGERE
ANIEM
   Rassegna Stampa del 23/09/2015

La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto
specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE

ANIEM
   23/09/2015 Il Centro - Aquila-avezzano-sulmona                          6
   E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara

ANIEM WEB
   22/09/2015 www.rassegna.it 17:13                                        8
   Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano

SCENARIO EDILIZIA
   23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                              10
   Portici, musei e verde urbano È il crowdfunding all'italiana

   23/09/2015 Corriere della Sera - Roma                                   12
   Le case delle coop e i costruttori: un «buco» da tre miliardi di euro

   23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                               13
   Alloggi e verde negli ex scali Fs

   23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                               14
   Un rating ai progetti delle infrastrutture

   23/09/2015 La Repubblica - Milano                                       15
   Via all'operazione scali dismessi che ridisegna Milano

   23/09/2015 Il Messaggero - Latina                                       16
   Nuove regole edilizie ecco cosa cambierà

   23/09/2015 MF - Nazionale                                               17
   Fincantieri sarà armatore nell'offshore con Vard

   23/09/2015 ItaliaOggi                                                   18
   La genomica leva della geopolitica agricola

   23/09/2015 Libero - Milano                                              19
   Salta il piano della circle line ferroviaria

   23/09/2015 QN - Il Giorno - Bergamo Brescia                             20
   Passerella via Brozzoni il primo atto della Tav
23/09/2015 QN - La Nazione - Grosseto                                       21
  Bonifazi: «Lavori fondamentali E non è campagna elettorale...»

  23/09/2015 QN - La Nazione - Grosseto                                       22
  Ecco il piano delle opere pubbliche Dieci milioni per rilanciare la città

SCENARIO ECONOMIA
  23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                                  24
  «Per il dopo Expo serve un dominus»

  23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                                  26
  «Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione»

  23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                                  27
  La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni»

  23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                                  29
  La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus

  23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale                                  31
  L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   32
  Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo»

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   34
  Auto e materie prime affossano le Borse

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   36
  Mittel prepara un nuovo riassetto

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   38
  Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   40
  Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                   42
  Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                        44
  La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                        47
  Dove ci porta lo scandalo verde

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                        49
  La gioia maligna degli avversari
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                 51
  È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                 53
  "Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share"

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                 54
  Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene più leggere

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                 56
  Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano

  23/09/2015 La Repubblica - Nazionale                                                 57
  "I vincoli sul lavoro creano povertà"

  23/09/2015 MF - Nazionale                                                            58
  Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma

  23/09/2015 MF - Nazionale                                                            62
  Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia)

  23/09/2015 MF - Nazionale                                                            63
  Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria

SCENARIO PMI
  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                            65
  Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                            70
  Fabbriche smart a basso consumo

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                            72
  Negozi verso sei giorni di chiusura

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore                                                            73
  Da terra di artigiani a filiera industriale

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier                                                    75
  Il bilancio a dimensione d'impresa

  23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier                                                    77
  Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese

  23/09/2015 MF - Nazionale                                                            79
  Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina
ANIEM

1 articolo
23/09/2015                                                                                              diffusione:24265
Pag. 29 Ed. Aquila-avezzano-sulmona                                                                        tiratura:30718

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara
  E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara

  E per l'elementare
  Masciangioli
  bloccata la gara
   Il Comune ci ripensa e sospende la gara d'appalto per i lavori nella scuola elementare Masciangioli. Nei
  giorni scorsi, erano state rilevate criticità da parte dell'Ordine degli architetti e dall'Associazione nazionale
  imprese edili manifatturiere. In particolare era stata sottolineata la necessità di prevedere la presenza di un
  architetto nella compagine tecnica, in quanto l'immobile è vincolato perché storico. Gli alunni hanno
  comunque cominciato l'anno scolastico nella scuola media Capograssi. Gli interventi, che riguardano la
  messa in sicurezza, dopo lo stop del bando subiranno comunque ritardi. La decisione di sospendere il bando
  è stata formalizzata, con una determina, dal dirigente dell'Ufficio tecnico comunale Amedeo D'Eramo. La
  sospensione, al momento, è di dieci giorni ma se servirà altro tempo per verificare e regolarizzare la
  posizione del comune, potrebbe essere anche prorogata. La decisione di sospendere la gara è stata presa
  per evitare l'instaurarsi di contenziosi sulla formulazione del bando. Gli interventi, nell'ambito del progetto
  "Scuole d'Abruzzo, il futuro in sicurezza", sono finanziati per circa 3 milioni di euro. (c.b.)

ANIEM - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                                     6
ANIEM WEB

1 articolo
22/09/2015 17:13
Sito Web                                    www.rassegna.it

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano
  pagerank: 6

  I numeri non lasciano dubbi, le costruzioni stanno vivendo il peggiore degli incubi: dal 2008 sono stati persi
  529 mila posti di lavoro - che diventano 800 mila con i settori collegati - sono state chiuse 85 mila imprese e il
  numero medio di addetti occupati passa da 3,2 a 2,6. Qualcosa, però, si muove: nei primi mesi del 2015 si
  cominciano a intravedere piccoli segnali di ripresa, nonostante la consapevolezza che ai livelli pre-crisi non si
  tornerà prima del 2076, e a patto che si inverta subito la rotta seguita in questi anni dai governi, quella cioè
  della riduzione degli investimenti e della deregolamentazione.
  E allora, che fare per ridate fiato e futuro al settore? Per la Fillea Cgil, c'è una sola strada possibile:
  'Investimenti, rafforzamento delle regole sulla qualità dell'impresa e del lavoro, innovazione come via maestra
  per una rivoluzione sostenibile del modello di sviluppo, ripartendo dal completamento del sistema
  infrastrutturale e da una edilizia che ripari i danni di una crescita senza regole'.
  In particolare, per la Fillea occorre una visione 'lunga', guardando in particolare alle enormi potenzialità di
  sviluppo del mercato del rinnovo edilizio e urbano, alla cui crescita vanno indirizzate adeguate e puntuali
  politiche industriali che agiscano su vasta scala, sia dal lato della domanda (incentivi e altri strumenti
  finanziari e programmi urbani) che dal lato dell'offerta (sostegno all'aggregazione imprenditoriale e alla
  crescita dimensionale delle imprese, legata a specifici mercati, qualificazione della richiesta nei lavori
  pubblici).
  Di tutto questo si parlerà giovedì 24 settembre a Milano, in occasione della presentazione del Report Annuale
  della Fillea Cgil sul settore e sulle imprese di costruzioni italiane. L'iniziativa si svolgerà presso la Fondazione
  Enaip Lombardia, in Via Bernardino Luini 5, con inizio alle ore 10. Saranno presenti i rappresentanti nazionali
  di Ance, Aniem, Confimi, Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia, Jin Sook Lee segretaria Bwi
  (Federazione mondiale dei sindacati delle costruzioni), Walter Schiavella, segretario fenerale Fillea nazionale.
  Il Report sarà presentato dal Centro Studi e dal segretario nazionale Fillea Dario Boni.

ANIEM WEB - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                                   8
SCENARIO EDILIZIA

12 articoli
23/09/2015                                                                                                diffusione:619980
Pag. 41                                                                                                      tiratura:779916

                                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 CorriereInnovazione
 Portici, musei e verde urbano È il crowdfunding all'italiana
 Attraverso la Rete sono i piccoli finanziatori a sostenere progetti sotto casa
 Massimiliano Del Barba

 Non chiamatela colletta. Eppure è proprio di questo che si tratta: ognuno ci mette il suo, e insieme si
 costruisce il capitale. Che all'assessore alla Promozione della città di Bologna, Matteo Lepore, è ad esempio
 servito per rimettere in sesto le 666 arcate del portico di San Luca: 340 mila euro arrivati dai bolognesi in tagli
 da 50 euro alla volta. Una colletta, anzi no: crowdfunding .
 Trovata d'oltreoceano, quella del micro finanziamento dal basso. E c'è chi dice l'abbia inventata, alla fine
 dell'Ottocento, The World , la rivista di Joseph Pulitzer, per raccogliere i 150 mila dollari mancanti al
 completamento del basamento della Statua della libertà. Sarà. Sta di fatto che nel 2014, secondo il report
 della società di ricerca Massolution, il fenomeno ha superato i 16 miliardi di dollari di giro d'affari, con tassi di
 crescita a tre cifre sia in Europa che negli Usa che in Asia.
 Tentano la fortuna studenti, imprese, musicisti, amministratori pubblici e pure attività no profit. Poco o punto
 merito di credito? Rivolgersi alla sharing economy . Di casi da scuola ce ne sono. Ecco il più recente: lui si
 chiama Hiral Sanghavi, ha 29 anni, vive a Chicago e ha ideato una felpa super accessoriata pensata per chi
 viaggia (ha un cappuccio che si trasforma in cuscino e una serie di tasche porta tutto). Sanghavi ha postato il
 suo progetto su Kickstarter, una delle piattaforme più utilizzate, chiedendo 20 mila euro per iniziare a
 produrla. Solo che in sette ore ha raccolto oltre 9 milioni di dollari. La felpa, semplicemente, è piaciuta. E i
 suoi 45 mila backer (sostenitori) ne hanno acquistata una in prevendita.
 «La chiave del successo del crowdfunding - ragiona Emanuela Prandelli, docente di management in Bocconi
 - è che abbatte i costi fissi d'avviamento d'una impresa, perché pubblicare la propria idea è in sé un'indagine
 di mercato. E se la proposta piace lo capisci già nei primissimi giorni di campagna. Un'informazione
 preziosissima per chi deve redigere un business plan».
 La campagna più fortunata del mondo data dicembre 2014. Star citizen , un videogioco ambientato nello
 spazio: i suoi sviluppatori chiedevano 500 mila dollari e hanno raccolto 88,4 milioni. Il record europeo spetta
 invece al real estate: 7,5 milioni per realizzare un resort sul mar Baltico. E l'Italia? «Le piattaforme anche qui
 nascono come funghi. Purtroppo non crescono con gli stessi ritmi. Ed è quasi tutto legato al terzo settore e al
 no profit» dice Walter Vassallo, autore per Franco Angeli di Crowdfunding nell'era della conoscenza . Tema
 caldo: i progetti di qualità, nel nostro Paese, ci sono, è la cultura del rischio che manca. «I finanziatori -
 prosegue Vassallo - non sanno dove investire i loro soldi. Le piattaforme made in Italy spesso sono solo dei
 contenitori. Altro, invece, è fornire un supporto agli investitori verificando validità e competitività delle idee che
 postano». Posizione simile a quella di Ivana Pais, che insegna Sociologia economica alla Cattolica di Milano:
 «Se vogliamo copiare Kickstarter proprio non ci siamo. Anzi, dovremmo fare l'opposto, abbracciando modelli
 verticali come Musicraiser, che si occupa di sostenere musicisti emergenti, oppure iper locali, in grado di
 intercettare anche chi non è online». È il caso di DeRev, che ha raccolto 1,5 milioni per la ricostruzione della
 Città della scienza di Napoli dopo l'incendio del marzo 2013. E anche di Ginger, che ha convinto oltre seimila
 bolognesi a fare colletta per i portici di San Luca.
  mdelbarba@corriere.it
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
  $ Il crowdfunding nel mondo Le tipologie La colletta globale Finanziamenti raccolti nel 2014 - Ripartizione
 mondiale in miliardi di dollari e tasso di crescita 2014 rispetto al 2013 Principali categorie di investimento 30
 milioni di euro Le somme raccolte all'anno Donazioni a fondo perduto Charity Si partecipa al progetto da
 azionisti Equity Il crowdfunding in Italia Imprese 41% Sociale 19% Arte e Cinema 12% Immobiliare 6%
 Musica 5% Fonte: Osservatorio Startup Hi-Tech, 2014 Si investe e si riceve in cambio qualcosa Reward 50

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                           10
23/09/2015                                                                                  diffusione:619980
Pag. 41                                                                                        tiratura:779916

                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 mila I progetti finora ricevuti 18 mila I progetti finora pubblicati 65% Nord 20% Centro 15% Sud 48 Le
 piattaforme di crowdfunding attive in Italia Pparra $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$
 $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$
 $$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$ Fonte: Massolution 2015 9,5 America (+145%)
 3,3 Europa 16,2 (+141%) (+167%) 3,4 Asia (+320%)
 Chi sono
 Ivana Pais (nella foto
 in alto ) insegna Sociologia economica
 alla facoltà
  di Economia dell'Università Cattolica. Studia i social network
  e le comunità professionali digitali.
 Walter Vassallo (in basso )
 nel 2014
  ha scritto per Franco Angeli «Crowdfunding nell'era della conoscenza»

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                             11
23/09/2015                                                                                            diffusione:619980
Pag. 4 Ed. Roma                                                                                          tiratura:779916

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Il caso
 Le case delle coop e i costruttori: un «buco» da tre miliardi di euro
 Indaga il pm. «Omissioni»: i comitati denunciano Marino e Caudo
 Fulvio Fiano

 Nei nuovi quartieri della Capitale ci sono 70mila alloggi sorti in regime di edilizia residenziale sui quali, per
 cinque anni, il Campidoglio ha «dimenticato» di chiedere il piano finanziario ai costruttori. Gli appartamenti
 sono stati venduti con maggiorazioni fino a 40 mila euro sul prezzo massimo fissato per legge. Le opere di
 urbanizzazione realizzate a scomputo degli oneri di costruzione valgono la metà di quanto dichiarato, gli
 indennizzi di esproprio non sono stati pagati. Assieme ai palazzi e alla loro popolazione (200mila persone
 circa) è così cresciuta anche una voragine nel bilancio del Comune. Tre miliardi di euro sui quali una
 denuncia per omissione di atti d'ufficio chiede ora conto al sindaco Ignazio Marino, all'assessore
 all'Urbanistica Giovanni Caudo, ai dirigenti dei dipartimenti all'Edilizia sociale e Residenziale. Pur a
 conoscenza dei fatti, da oltre un anno, non avrebbero avviato i possibili rimedi.
 Piansaccoccia, Municipio XIV, tra Braccianese, stazione Olgiata e santa Maria di Galeria. Quartiere sorto con
 uno dei piani di zona(B49 la sigla) approvati nel 1987 e realizzati nella prima decade del 2000. Parte da qui la
 rivolta contro le promesse di vivibilità non mantenute. Un decimo di quei 70mila neo-residenti sono qui, in 23
 complessi già realizzati e altri 9 edifici da completare assieme a Piansaccoccia 2 e Piansaccoccia sud. I
 problemi sollevati dal comitato di cittadini nato nel 2011 sono comuni anche alle altre zone. Così come
 ricorrono i nomi delle imprese aggiudicatarie dei lotti in tutta Roma. Sedici costruttori hanno effettuato l'80%
 dei lavori.
  Nell'assemblea pubblica del 22 aprile scorso indetta dal presidente di Municipio Valerio Barletta, il prefetto
 Franco Gabrielli consigliò di rivolgersi alla Guardia di Finanza, fornendo i contatti necessari. Alla prima
 denuncia, depositata il 20 luglio in procura, altre ne stanno seguendo.
 E se i prezzi di vendita maggiorati degli alloggi sono una prassi comune ad altre inchieste (a Piansaccoccia si
 stimano guadagni illeciti per circa 200 milioni), inedita è la mancata presentazione al Campidoglio da parte
 delle coop edilizie dei Piani finanziari a consuntivo. Per legge andavano consegnati entro sei mesi dalla fine
 dei lavori (tra gennaio e giugno 2010), salvo scoprire, in una nota del direttore dell'unità edilizia sociale del
 dipartimento di Urbanistica Tonino Egiddi protocollata il 24 luglio 2014, che «questo ufficio non ha copia dei
 piani finanziari dei costi degli operatori in quanto non presentati dagli operatori».
 La risposta dell'assessore Caudo arriva quattro giorni dopo e conferma «l'interessamento al fine di accelerare
 la risoluzione delle problematiche, compatibilmente con le risorse disponibili». Da allora, denunciano i
 comitati, nessun passo è stato compiuto. Neanche quelli a «costo zero».
  ffiano@rcs.it
  © RIPRODUZIONE RISERVATA
 La vicenda
 Con i Piani di zona sono stati costruiti
 70 mila nuovi alloggi, per circa 200 mila persone in nuovi quartieri di Roma Secondo la denuncia dei comitati
 di quartiere all'appello mancano tre miliardi tra oneri non versati e case rivendute con maggiorazione
 Foto: Uno degli edifici al centro degli accertamenti della Procura dopo la presentazione della denuncia

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                       12
23/09/2015                                                                                               diffusione:334076
Pag. 13                                                                                                     tiratura:405061

                                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 MILANO / ALL'INTERNO / Industria
 Alloggi e verde negli ex scali Fs
 Marco Morino

 pagina 17 Alloggi e verde negli ex scali Fs MILANO L'idea ha radici lontane nel tempo, ora però sembra
 avviata a vedere la luce. Parliamo della riqualificazione degli scali ferroviari dismessi o di prossima
 dismissione presenti nel Comune di Milano. Si tratta di sette grandi aree, per un totale di circa un milione e
 250mila metri quadrati. Ieri la giunta di palazzo Marino, convocata in seduta straordinaria, ha approvato
 l'ipotesi di accordo di programma con Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato sul futuro degli scali ferroviari
 dismessi. «Questo - sintetizza l'assessore all'Urbanistica, Alessandro Balducci-è uno dei più grandi progetti di
 rigenerazione urbana presentati a Milano e in Italia da molti anni. Senza alcun consumo di suolo, attraverso il
 riuso e la riqualificazione di parti importanti del territorio con verde, servizi ed edilizia sociale, si realizzerà
 un'opera di ricucitura della città senza precedenti». «Così- aggiunge Carlo De Vito, amministratore delegato di
 Fs sistemi urbani- potranno essere eliminate le tipiche situazioni negative conseguenti alla dismissione di
 attività industriali e potranno innescarsi processi di rigenerazione urbana che auspichiamo di grande qualità».
 Vediamo qualche cifra, comunicata dal Comune. Le aree verranno riqualificate secondo i cri- teri di uno
 sviluppo territoriale sostenibile sanciti dal Pgt (piano di governo del territorio, in pratica l'ex piano regolatore),
 con un'edificabilità massima di circa 674mila metri quadrati, notevolmente ridotta rispetto a quella di oltre un
 milione di metri quadrati del precedente Pgt; è prevista la creazione di nuovi spazi pubblici e di uso pubblico
 per 590mila metri quadrati, di cui 525mila saranno destinati a verde con circa 10 chilometri di nuove piste
 ciclopedonali; il piano contempla anche la risposta al fabbisogno di abitazioni anche per le fasce sociali più
 deboli, mediante la previsione di insediamenti di edilizia residenziale sociale per circa 156mila metri quadrati,
 pari a 2.600 nuovi alloggi. Grazie alle risorse economiche che si potranno generare attraverso la
 valorizzazione delle aree, saranno inoltre finanziati specifi- ci interventi di miglioramento e sviluppo del
 sistema ferroviario in ambito milanese. Nelle zone di Greco-Breda, Lambrate e Rogoredo la funzione
 prevalente è quella della residenza sociale, con previsione di una percentuale minima destinata a funzioni
 commerciali e compatibili con la residenza; nella zona di Porta Genova la priorità è data a funzioni connesse
 alla vocazione presente nel contesto, correlata al sistema della moda e del design, con percentuale inferiore
 destinata alla residenza; l'area di San Cristoforo riveste invece una funzione ecologica e sociale,
 rappresentando il terminale del sistema lineare del Parco del Naviglio Grande. Ora scatta la fase della ricerca
 di operatori che potranno tradurre le pianificazioni previste in progetti, opere e servizi.
 Gli scali ferroviari di Milano interessati dai piani di recupero
 MILANO PORTELLO BARONA BOVISA TORTONA GHISOLFA PAGANO SARPI NAVIGLI Far ini
 DERGANO TIBALDI TICINESE DUOMO ISOLA BRERA GRECO LORETO PADOVA CORSICA
 VILLAPIZZONE
 WASHINGTON VIGENTINA GARIBALDI F.S. GUASTALLA CENTRALE F.S. SCALO ROMANA XXII
 MARZO LODI-CORVETTO CITTÀ STUDI ORTOMERCATO Rogoredo Lambrate FORLANINI LAMBRATE S.
 Cr istoforo Porta Genova P.ta Romana Greco - Breda PARCO LAMBRO CIMIANO BUENOS AIRES -
 VENEZIA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                          13
23/09/2015                                                                                              diffusione:334076
Pag. 17                                                                                                    tiratura:405061

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Lo studio. In Italia tempi troppo lunghi e incerti con risorse usate poco e male - Gilardoni (Bocconi):
 «Privilegiare qualità e utilità» LOMBARDIA
 Un rating ai progetti delle infrastrutture
 SVILUPPO FRENATO Dopo il report annuale sui Costi del non fare la società Agici lancia il Quality Project
 Lab per recuperare competitività
 Carlo Andrea Finotto

 Per portare a termine un'opera del valore superiorea 100 milioni di euro servono mediamente 14,6 anni. Sei
 anni se ne vanno solo in progettazione, 1,3 anni servono per l'affidamento, 7,2 anni sono necessari per i
 lavori. I dati emergono da un grafico elaborato dall'Area Analisi e Monitoraggio de- gli Investimenti Pubblici
 dell'Unità di verifica degli Investimenti Pubblici (Uver) del Dipartimento per lo Sviluppoe la Coesione
 Economica (Dps) dal titolo "I tempi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche" del 2014. Ma si va anche
 oltre. Basti pensare al Censimento delle opere incompiute appena pubblicato dal ministero delle Infrastrutture
 - si veda il Sole 24 Ore del 18 settembre scorso - che conta 868 incompiute, il 25% in più dell'anno scorso.
 Tempi lunghi e, spesso, lavo- ri mai completati sono un cocktail micidiale per un Paese impegnato a ripartire.
 Da un lato fame di infrastrutture, dall'altro opere inutilizzate, di qualità scadente o di scarsa utilità, co- me
 raccontano le cronache. «Bisogna cambiare rotta, arrivare a definire un rating dei progetti sulla base della
 loro qualità». A dirlo è Andrea Gilardoni, docente Bocconie presidente di Agici, società di ricercae di
 consulenza specializzata nel settore delle utilities (energia, ambiente e trasporti) che ogni anno produce il
 rapporto Cnf sui costi del non fare: le diseconomie ingenti generate dalla mancanza o dalla mancata
 realizzazione di opere strategiche. Questa volta, Gilardoni, con i colleghi Stefano Clerici e Maurizio Bellini,
 interverrà il 30 settembrea Roma per lanciare il progetto Quality Project Lab. «Occorre - spiega Gilardoni -
 che il Paese recuperi la capacità di realizzare progetti di qualità, vale a dire utili nella accezione più ampia del
 termine, realizzabili nel rispetto dei tempie con costi pianificati, finanziariamente sostenibili e bancabili». Ma
 tempi e regole certe sono fondamentali per attirarei capitali privati, «altrimenti - sottolinea Gilardoni -
 investimenti non ne arrivano, soprattutto dall'estero». L'ulteriore paradosso è che in Italia le risorse «per
 opere e infrastrutture, sono abbondanti sia di fonte europea che nazionale» dice Stefano Clerici, che ricorda
 come a proposito dei Fondi di coesione «tra 2007e 2013 sono stati stanziati circa 100 miliardi, di cui circa 90
 assegnati a progetti (55 miliardi per progetti infrastrutturali) ma solo 40 miliardi sono stati già spesi». Ma poi ci
 sono i Fondi coesione 2014-2020 (44 miliardi più altri 20 di cofinanziamento nazionale) e quelli ingenti del
 «Piano Juncker - sottolinea Gilardoni- ma in Italia non riusciamo a usare queste risorse o le usiamo male.
 Anche per questo proporremo una Unità centrale che coordinie affianchi le amministrazioni nelle scelte».
 LO SCENARIO Cantieri infiniti Per ultimare un'opera del valore superiorea 100 milioni di euro servono
 mediamente 14,6 anni. Sei anni se ne vanno in progettazione, 1,3 servono per l'affidamento, 7,2 anni sono
 necessari peri lavori La proposta Il Quality Project Lab di Agici si prefigge la promozione di progetti di qualità:
 utili, realizzabili nel rispetto dei tempie con costi pianificati, finanziariamente sostenibilie bancabili

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                         14
23/09/2015                                                                                                diffusione:556325
Pag. 2 Ed. Milano                                                                                            tiratura:710716

                                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Come cambia la città
  Via all'operazione scali dismessi che ridisegna Milano
  Il Comune approva l'accordo per riqualificare sette aree delle Fs per oltre un milione di metri quadri LA
  GIORNATA

  SONO una città nella città che si estende per un milione e 250mila metri quadrati. Le ultime grande aree da
  ridisegnare insieme alle caserme. Sette scali ferroviari dismessi o che lo diventeranno presto, che
  abbracciano tutta Milano e sono destinati a trasformarsi in altrettanti nuovi quartieri con case, negozi, uffici,
  parchi. Perché è questo quello che prevede l'accordo di programma a tre (oltre al proprietario delle aree,
  Ferrovie dello Stato, l'altro protagonista è la Regione) che la giunta di Palazzo Marino ha approvato. Un primo
  via libera a quello che l'assessore all'Urbanistica Alessandro Balducci definisce «uno dei più grandi progetti di
  rigenerazione urbana presentati a Milano e in Italia da molti anni», che verrà realizzato «senza consumare
  suolo, attraverso il riuso e la riqualificazione di parti importanti del territorio con verde, servizi ed edilizia
  sociale». È così che riparte l'operazione scali. Dopo un primo tentativo fatto nel 2007 dalla giunta Moratti. E
  un nuovo percorso avviato dall'amministrazione Pisapia.
   Adesso, dopo quasi quattro anni di lavoro seguiti dalla ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, si arriva a un
  accordo. Prossimo passaggio: l'approvazione di Palazzo Lombardia. Poi inizierà la fase dei progetti che
  prevederanno anche concorsi. Una partita gigantesca che permetterà, secondo il Comune, di ricucire pezzi di
  città tagliati dai binari e di avere diversi benefici. Oltre ai cosiddetti oneri di urbanizzazione che verranno
  incassati da Palazzo Marino (le stime parlano di 130 milioni), 50 milioni saranno investiti da Fs per migliorare
  il sistema ferroviario e il collegamento metropolitano. Una cifra a cui si aggiungerà il 50 per cento delle
  pluslavenze delle dismissioni, 60 milioni per interventi di riqualificazione della zona attorno a Farini e 20 per
  Porta Romana. Su quel milione e 200mila metri quadrati si potrà costruire fino a un massimo di 674mila metri
  quadrati (il precedente Pgt ne prevedeva un milione); di questi 156mila saranno destinati a edilizia sociale
  con 2.600 alloggi a basso costo. E poi 590mila metri quadrati di spazi pubblici, di cui 525mila di verde e dieci
  chilometri di piste ciclabili e pedonali. (a.gall.) L PROGETTO Trasformare queste sette aree in altrettanti
  nuovi quartieri con case, negozi, uffici, verde e servizi. Uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana
  degli ultimi anni», dice l'assessore Balducci LE FASI Entro fine mese l'approvazione di Palazzo Lombardia
  Poi inizierà la fase dei singoli piani urbanistici e dei progetti, che dovranno passare anche da concorsi, per
  riqualificare tutte queste aree 3L'ACCORDO A tre: il proprietario Ferrovie dello Stato, la Regione e il Comune.
  Punto di arrivo di un iter iniziato nel 2007 con la giunta Moratti, e concretizzato in quattro anni di lavoro dell'ex
  assessore De Cesaris I PUNTI
  Foto: FARINI L'area più grande, appetita da molti, con i suoi 516mila metri quadri. Da solo lo scalo Farini vale
  la metà di tutti gli scali

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                           15
23/09/2015                                                                                                  diffusione:210842
Pag. 34 Ed. Latina                                                                                             tiratura:295190

                                                                                                                                 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Nuove regole edilizie ecco cosa cambierà

  L'OBIETTIVO
  Una pervicace insistenza nel non recepire, nel non vedere neppure, nel tenersi stretto quel regolamento
  edilizio del 1935 che ha consentito a funzionari comunali, pubblici amministratori e costruttori una totale
  discrezionalità sulle richieste di concessione edilizia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Varianti creative dei
  piani particolareggiati, l'abitudine consolidata di utilizzare locali tecnici e garage per ospitare superattici e
  rustici, finti balconi che sfuggono al conteggio delle cubature, distanze minime sforate clamorosamente in
  città e nei borghi. Quel regolamento vecchio di 80 anni e da tempo inadeguato ha consentito tutto questo.
  Ecco perché l'avvio di una procedura di evidenza pubblica per realizzarne uno nuovo è una buona notizia.
  Solo che, al momento, la città si è dimostrata assai tiepida. A parte il "Gigante buono", l'associazione nata
  dall'abbattimento dell'eucaliptus di via Quarto per far posto al cantiere finito poi sotto inchiesta, non si sono
  fatti avanti in molti per chiedere di partecipare all'assemblea pubblica indetta per il 29 settembre. In realtà la
  data è di quelle importanti, di quelle da segnare con il circoletto rosso sul calendario, perché può portare
  all'adozione di regole condivise che riportino Latina alla normalità e, forse, alla legalità.
  Infatti quel giorno i tecnici comunali recepiranno consigli e proposte per cercare di dotare il capoluogo pontino
  di norme trasparenti.
  I tecnici del Comune guidati dal dirigente Giovanni Della Penna sono però già al lavoro. Primo obiettivo
  uniformare le richieste di concessione per evitare come è accaduto l'arrivo di un'unica tavola (per il progetto
  di via Quarto, ndr) alta 96 centimetri ma lunga circa sei metri. Secondo obiettivo fare proprie tutte quelle leggi
  o circolari regionali che sono in vigore da anni e in qualche caso decenni ma sono state bellamente (e
  incredibilmente ignorate). Come ad esempio la circolare del 1993 che fissava i «criteri per il computo dei
  volumi» che specificava come i locali tecnici devono servire solo per ospitare impianti idrico, termico, etc, a
  servizio del condominio. O i criteri per balconi e porticati con la specifica che possono essere esclusi dal
  conteggio delle cubature «solo quelli aperti su tre lati fino a un quarto della superficie coperta della
  costruzione». E' chiaro a tutti che aver evitato di applicare queste circolari rifacendosi a un regolamento del
  1935 ha consentito la realizzazione di decine e decine di superattici che erano in realtà locali tecnici e decine
  e decine di balconi che in realtà erano parte integrante della volumetria degli immobili, con il conseguente
  considerevole danno per il Comune per il mancato pagamento degli oneri prima e di tutte le tasse comunali
  legate ai metri quadrati di una abitazione.
  Ma il mancato adeguamento del regolamento edilizio ha comportato anche problemi gravi a livello di
  pianificazione urbanistica. Ricordate la commissione edilizia del 2009 presieduta da Vincenzo Malvaso? In
  quella seduta vennero fissati i criteri per l'esclusione dal calcolo complessivo delle cubature di tutti i vani scala
  e gli androni in un modo diciamo estensivo, ottenendo un possibile duplice vantaggio: da una parte la
  possibilità di sfruttare al massimo i volumi concessi nei singoli lotti, dall'altra di ricalcolare al ribasso le
  volumetrie esistenti nei vari quartieri così da creare tesoretti di metri cubi che hanno poi consentito il varo di
  quelle varianti ai Ppe R3 ed R6 che sono un vero e proprio scandalo.
  Vittorio Buongiorno
  © RIPRODUZIONE RISERVATA

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                             16
23/09/2015                                                                                            diffusione:104189
Pag. 13                                                                                                  tiratura:173386

                                                                                                                           La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Fincantieri sarà armatore nell'offshore con Vard
 Nicola Capuzzo

 Fincantieri fa di necessità virtù e diventa, oltre che cantiere navale, armatore di navi per il mercato offshore.
 Non è la prima volta che succede in giro per il mondo ma questa volta il gruppo guidato da Giuseppe Bono ha
 dovuto suo malgrado aprire una società armatoriale Singapore per potere in questo modo noleggiare sul
 mercato un'unità Platform Supply Vessel (navi appoggio alle piattaforme offshore) costruita in Vietnam per
 conto della società tedesca ER Offshore, che nei mesi scorsi aveva preferito recedere dal contratto per via di
 un mercato dello shipping in difficoltà. Una volta completata la costruzione del mezzo, dunque, Vard
 (controllata della società italiana) ha creato una nuova società interamente controllata e chiamata Vard
 Shipholding Singapore Pte Ltd tramite la quale ha noleggiato (con contratto di bare boat charter) la nave per
 un periodo di quattro mesi, con opzione per altri quattro. Controparte in questo affare è Dof Management di
 Singapore, parte del gruppo Dof quotato alla borsa di Oslo, che impiegherà il mezzo nelle acque australiane
 per conto di Chevron. A conferma che la parentesi armatoriale di Fincantieri sia una scelta obbligata, Vard ha
 specificato in una nota che cercherà in questi mesi di vendere la nave appena costruita e contestualmente
 porterà a termine anche la costruzione della seconda unità prevista in consegna nel secondo trimestre del
 2016. Roy Reite, amministratore delegato di Vard, si è detto felice di aver trovato questa soluzione per la
 prima unità insieme a Dof che è un cliente di lunga data del gruppo controllato da Fincantieri. Secondo Reite
 «essere riusciti a trovare un impiego alla nave in questo difficile momento di mercato è una dimostrazione
 della qualità della nuova costruzione» . Il manager si dice certo che l'impiego in Australia al servizio di
 Chevron potrà aumentare la probabilità di riuscire a vendere il mezzo prossimamente. (riproduzione riservata)
 Foto: Roy Reite

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                       17
23/09/2015                                                                                               diffusione:88538
Pag. 21                                                                                                   tiratura:156000

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 La genomica leva della geopolitica agricola
 Giusy Pascucci

 La genomica per la competitività delle produzioni vegetali in Cile, un programma di miglioramento genetico
 per le specie forestali in Costa Rica, il futuro delle piante da frutto nel «genoma editing» passando per
 l'analisi della diversità genetica e l'adattamento ai cambiamenti climatici in specie arboree forestali nel
 Mediterraneo; ma anche proposte di miglioramento genetico nell'allevamento del bufalo in Colombia, progetti
 di ricerca per la sicurezza alimentare, uso di biotecnologie per la produzione di cibo sano e sicuro e l'uso
 sostenibile delle risorse acqua-cibo-energia in agricoltura. Il futuro della ricerca scientifi ca agroalimentare
 passa attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale su progetti innovativi e sostenibili tra Italia e
 America Latina-Caraibi. I progetti esistenti e futuri sono stati al centro del workshop organizzato, a Roma, dal
 Cnr che per la prima volta ha riunito gli enti di ricerca italiani Enea, Istituto Agronomico d'Oltremare, Istituto
 agronomico mediterraneo di Bari, Crea e Fondazione Mach di Trento in una due giorni di incontri con gli
 istituti di ricerca sudamericani volti ad approfondire e gettare le basi per una solida cooperazione tra i due
 paesi. L'Italia si pone come interlocutore privilegiato in termini scientifi ci e tecnologici per quanto riguarda
 nuove specie, sistemi volti ad allungare la «shelf life» dei prodotti, biotecnologie e produzione integrata di
 qualità. Per noi invece l'area geografi ca e i numeri produttivi dell'America latina rappresentano grandi
 opportunità economiche e di ricerca. Nel campo della frutta, ad esempio, l'Italia produce 12,7 milioni di
 tonnellate l'anno in una superfi cie di 490 mila ettari, mentre l'America Latina e i Caraibi ne producono ogni
 anno 115,9 mln su 7,4 mln di ettari; per quanto riguarda invece il frumento cinque paesi latino americani
 superano un mln di tonnellate di produzione annua ma solo l' Argentina ha una forte vocazione all'export
 (50% delle 12-15 mln di tonnellate sono esportate). «Le sinergie e i comuni interessi tra Cnr e istituzioni
 latino-americane possono portare a risultati interessanti e innovativi. Su questi e molti altri temi l'attenzione
 dei ricercatori italiani e sud-americani sta già portando a numerosi progetti comuni e programmi di ricerca fi
 nanziati da enti pubblici e privati» ha spiegato a ItaliaOggi Francesco Loreto, direttore del dipartimento di
 scienze bioagroalimentari del Cnr, «per migliorare la produttività di piante di interesse agrario e forestale
 attraverso l'uso delle biotecnologie, ottimizzare l'uso delle risorse limitanti con tecnologie di precisione e l'uso
 di tecnologie abilitanti e sostenibili per la difesa e la conservazione delle produzioni agricole, specialmente in
 risposta ai cambiamenti climatici. Di questo si tornerà a parlare nel prossimo evento organizzato in Messico
 nell'anno dell'America Latina, che vedrà a novembre la partecipazione di una importante delegazione del
 Cnr».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                        18
23/09/2015                                                                                                diffusione:125215
Pag. 35 Ed. Milano                                                                                           tiratura:224026

                                                                                                                               La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Il progetto congelato per quattro anni
  Salta il piano della circle line ferroviaria
  Approvato l'accordo per riqualificare gli scali dismessi, ma spariscono le risorse per la grande opera. Forza
  Italia: occasione persa
  M. BAR.

  Per l'ex sindaco Letizia Moratti la riqualificazione degli scali ferroviari era niente di meno che un
  «Rinascimento 2.0». Il suo progetto, tuttavia, è stato congelato per quatttro anni dalla giunta arancione. Ieri,
  finalmente, è arrivato il via libera al progetto di riqualificazione degli scali ferroviari dismessi, che l'assessore
  all'Urbanistica Alessandro Balducci ha definito come «uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana
  presentati a Milano e in Italia da molti anni». A essere interessate dal grande piano approvato in giunta
  straordinaria, sette aree, per un totale di 1 milione 250 mila metri quadrati. Un progetto «notevolmente meno
  ambizioso e un po' a perdere» commenta amaramente Fabrizio de Pasquale, consigliere di Forza Italia, visto
  che «la città ora dovrà rinunciare a grandi progetti come la circle line e alla sua versione della highline
  newyorkese». In parole povere, secondo il centrodestra, nei prossimi anni ci si troverà quindi con sette aree
  sì da edificare, alcune delle quali con aree di edilizia residenziale sociale, ma senza un progetto ambizioso
  degno di grandi metropoli, come Londra e New York, da sempre esempio portante dell'amministrazione
  Pisapia. «La giunta ha perso quattro anni e mezzo», ha incalzato De Pasquale «e ora non realizzerà
  nemmeno progetti utili come l'anello ferroviario attorno a Milano che avrebbe risolto tra parte dei problemi di
  mobilità per le periferie". A storcere il naso sulle modifiche al progetto è anche Giulio Gallera, coordinatore
  cittadino di Forza Italia che ha sottolineato come «la riduzione delle volumetrie prevista dall'attuale Pgt, tanto
  sbandierata dalla giunta comunale, comporterà, purtroppo, anche una riduzione di introiti da destinare a
  opere pubbliche». «Peccato», ha commentato Gallera, «un'altra occasione mancata per i milanesi. L'accordo
  per la riqualificazione degli scali ferroviari, così come l'ha voluto questa giunta di sinistra, porterà a Milano
  qualche grattacielo in più e meno risorse da investire in opere pubbliche importanti». Soddisfatto per il
  raggiungimento dell'accordo, invece, Fs. «Questa è una tappa importante nel lungo cammino che stiamo
  percorrendo per rendere possibile la trasformazione degli ex scali milanesi», ha dichiarato Carlo De Vito,
  amministratore delegato di Ff Sistemi Urbani annunciando il via, ora, «alla fase della ricerca di operatori che
  potranno tradurre le pianificazioni previste in progetti, opere e servizi a livello di città top in Europa come oggi
  Milano è considerata».
  IL CASO L'ERA MORATTI Nel 2007 Moratti presentò il progetto di riqualificazione: un milione di metri
  quadrati di aree ferroviarie dismesse per creare l'anello ferroviario LE AREE Gli scali ferroviari interessati
  sono: Farini, Greco-Breda, Lambrate, Porta Genova, Porta Romana, Rogoredo e San Cristoforo PARCHI
  L'accordo prevede di dedicare quasi la metà di questa metratura al verde: 595mila metri quadrati, di cui
  513mila destinati a parchi, il maggiore dei quale sarà un "parco lineare" da San Cristoforo a Porta Genova

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                           19
23/09/2015                                                                                               diffusione:69063
Pag. 6 Ed. Bergamo Brescia                                                                                tiratura:107480

                                                                                                                            La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  BRESCIA INAUGURATA L'OPERA ACCESSORIA
  Passerella via Brozzoni il primo atto della Tav

  - BRESCIA - CON LA NUOVA passerella di via Brozzoni, la stazione di Brescia vede i primi effetti dell'arrivo
  dell'Alta Velocità. Il progetto è stato realizzato da Rete ferroviaria italiana, su richiesta ed in accordo col
  Comune. Inizialmente, infatti, si era previsto che la posa del quinto binario per il passaggio dell'Alta Velocità
  Treviglio-Brescia comportasse semplicemente lo spostamento più a Sud della passerella. L'amministrazione
  ha chiesto e ottenuto che nel pacchetto di investimenti sulla stazione ci fosse invece il ripristino del passaggio
  originale, che collega via Brozzoni con via Togni. Costo dell'opera, 350mila euro: nei prossimi giorni saranno
  ultimate le rifiniture e saranno installate le telecamere di sicurezza, collegate con la Polizia locale. MA
  QUESTO è solo il primo tassello del puzzle-stazione. «Ci sarà il nuovo sottopasso con ascensore - spiega
  Aldo Isi, direttore territoriale produzione di Rfi - il collegamento con la metropolitana, che è un valore
  aggiunto. Saranno realizzare le opere per l'abbattimento delle barriere architettoniche ed il restyling
  complessivo delle informazioni al pubblico». Nel complesso, parliamo di un investimento di 12 milioni di euro.
  Quanto al ritrovamento di amianto durante i cantieri di quest'estate, Isi precisa: «I ritrovamenti sono quelli
  noti, non ce ne sono stati altri. Sono gestiti con gli altri enti competenti, con grande trasparenza». Riaperta la
  passerella di via Brozzoni, inaugurata alla presenza di Rfi, del sindaco Emilio Del Bono e degli assessori a
  lavori pubblici e mobilità Valter Mucchetti e Federico Manzoni, ora si può partire con il cantiere in via Corsica.
  «I lavori - commenta Manzoni - sono stati programmati in modo da mantenere la permeabilità. Per questo era
  stata posticipata la chiusura di via Corsica. Non ci sono mai state sovrapposizioni». ORA IL FRONTE caldo
  dei cantieri Tav si concentrerà proprio lì. Nel complesso, l'infrastruttura in città misura 7 km ed è realizzata in
  affiancamento alla linea esistente fino alla stazione di Brescia, per un investimento complessivo di 150
  milioni. Ad oggi, collaudato il sottopasso di via Dalmazia, i lavori, per quanto riguarda viadotti e opere che
  interferiscono la viabilità, sono conclusi per una percentuale che supera il 90%. Di aperto, ora, c'è il cantiere
  in stazione, a cui si aggiungerà a breve quello di via Corsica, che richiederà sei mesi abbondanti (si arriverà a
  fine marzo). Per ora, comunque, assicurano da Rfi, non c'è motivo di rivedere la data di partenza del Tav, a
  fine 2016. «Siamo il linea - prosegue Isi - con la tabella di marcia».F.P.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                        20
23/09/2015                                                                                               diffusione:136993
Pag. 5 Ed. Grosseto                                                                                         tiratura:176177

                                                                                                                              La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  IL SINDACO «IN CANTIERE POCHE GRANDI OPERE MA DI CARATTERE STRATEGICO»
  Bonifazi: «Lavori fondamentali E non è campagna elettorale...»

  PUR TRA MILLE difficoltà, economiche e burocratiche, l'Amministrazione comunale porta avanti importanti
  progetti per quanto concerne le opere pubbliche. I soldi sono sempre meno, e le lungaggini burocratiche
  invece abbondano. Eppure gli oltre 10 milioni di euro utilizzati per l'ampio programma di lavori pubblici
  comunali sono un esempio virtuoso dell'amministrazione Bonifazi. «Portiamo avanti un lavoro importante fatto
  di opere pubbliche e manutenzioni - ha spiegato il sindaco -, il denaro nelle casse comunali non abbonda e
  l'iter amministrativo è sempre lungo. A ciò vanno sommati i tempi per le procedure di gara che fanno slittare
  di mesi alcune operazioni che abbiamo in cantiere da tempo». Tante operazioni interesseranno il capoluogo
  ma anche le frazioni da ora al prossimo anno. E liberando il campo dalle malelingue il primo cittadino spiega:
  «Alcuni interventi si concluderanno nel 2016 - dice - ma non si tratterà di campagna elettorale come dirà
  qualcuno. Certe opere slitteranno a causa dei tempi tecnici che occorrono in queste circostanze. La nostra
  priorità va alla manutenzione della città. Le scuole e la viabilità sono alcune delle questioni che riteniamo
  fondamentali». IL SINDACO poi spiega alcuni aspetti legati alle opere più importanti. «Abbiamo in cantiere
  poche grandi opere - dice-, in ballo abbiamo l'area della stazione ferroviaria, che sta andando avanti, e nel
  breve futuro il progetto del ponte sull'Ombrone. Ci siamo dedicati a realizzare tantissimi piccoli lavori di
  manutenzione, che interessano la vita quotidiana di tutti i cittadini. Evidenzierei i lavori al piano terra
  dell'edificio di via Mazzini che ospitava la Chelliana. A questo seguiranno lavori da 350mila euro per il
  rifacimento del tetto. Altro lavoro sarà all'ex Garibaldi, con un intervento di rifacimento del tetto già concordato
  con la Soprintendenza e che dovremmo finire a dicembre». Travi in legno in arrivo per l'ex Garibaldi, ma
  anche tante altre operazioni sparse sul territorio. «Nel 2015 abbiamo impegnato risorse superiori agli anni
  precedenti - ha chiarito Giuseppe Monaci, assessore ai Lavori Pubblici -, il nostro lavoro non è semplice.
  Comunque la sicurezza resta una delle nostre priorità, e la cura della città passa prima di tutto dalle piccole
  cose».

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                          21
23/09/2015                                                                                              diffusione:136993
Pag. 5 Ed. Grosseto                                                                                        tiratura:176177

                                                                                                                             La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
  Ecco il piano delle opere pubbliche Dieci milioni per rilanciare la città

  di ANDREA CAPITANI DIECI MILIONI e mezzo di euro sul piatto. Spicciolo più, spicciolo meno. E' questo il
  piano di opere pubbliche che il Comune di Grosseto ha realizzato, e sta realizzando, da qui ai prossimi mesi.
  Un programma ad ampio raggio che l'Amministrazione comunale si era già impegnata ad attuare e che verrà
  terminato nei prossimi mesi con la conclusione dei vari lavori. Tra grandi opere, lavori di manutenzione
  straordinaria, lavori in corso di esecuzione e di prossimo inizio o in fase di progetto, ma anche lavori
  programmati di edilizia sportiva e scolastica, il Comune di Grosseto punta entro la fine del 2016, a realizzare
  un progetto a 360 gradi di opere pubbliche che interesserà il capoluogo ma anche le frazioni che fanno parte
  del territorio comunale. Precisamente sono dieci milioni e quattrocentodiciannove mila 164 euro i denari per i
  lavori in corso d'esecuzione o per quelli di prossimo inizio. Per quanto riguarda le grandi opere saranno spesi
  quasi quattro milioni di euro, con i lavori in corso di esecuzione o in fase di collaudo che prevedono:
  riqualificazione a nodo di interscambio modale di piazza della Stazione (primo e secondo stralcio) per un
  totale di 1milione e 135mila euro, rifacimento dell'illuminazione pubblica a Principina (primo stralcio) per
  260mila euro; tra i lavori di prossimo inizio invece figurano: manutenzione straordinaria di via Europa
  (99mila), opere d'urbanizzazione della strada Casal Roberto a Squartapaglia (900mila), strada di
  collegamento tra via Lazzeretti e via Aurelia Antica (138mila), percorso ciclo-pedonale sulle mura (300mila),
  completamento ciclabile Grosseto-Marina (310mila), fornitura materiali per la videosorveglianza urbana
  (34mila). Due milioni e ottocentomila riguardano invece i lavori in fase di progetto: ponte sull'Ombrone (1
  milione e 800mila), illuminazione mura (300mila), completamento del centro storico di Istia (600mila),
  pensilina pescatori a Marina (124mila). Trecentomila euro serviranno per la demolizione dell'ex ospedale e
  350mila per rifare il tetto e piccoli interventi al piano terra dell'ex Chelliana. PER IL SETTORE edilizia sportiva
  sarà impiegato 1milione e 167mila euro così suddivisi: restauro del tetto del palazzetto di via Austria
  (245mila), impianto d'illuminazione del pattinodromo di Marina (215mila), restauro piscina via Veterani
  Sportivi (163mila), nuova recinzione del campo via Austria (215mila), rifacimento del tetto dello Jannella
  (20mila), nuovo manto in erba sintetica nel campo da tennis di via Mercurio (23mila), abbattimento barriere
  architettoniche al campo sportivo Il Cristo (36mila), ricostruzione pavimentazione della pista del campo Zauli
  (250mila). Ottocentoventisei mila euro invece saranno lavori di «manutenzione« su strade e piazze (via
  Castiglionese, Roma, Uranio, strada Grillese, Mercurio, Malachite, Argento, Bulgaria, Negri, Gramsci, Ambra,
  Aurelia nord, Senese, piazza Galeazzi e Donatello ma anche piazza del Combattente ad Alberese, via del
  Tino a Roselle, via Sgarallino a Braccagni oltre a varie vie di Marina e Principina), ma anche sui marciapiedi
  di via Signorelli, Ximenes, Senese, Montebianco, Montegrappa, Aquileia, Opale, Austria, più l'abbattimento di
  alcune piante in via Caravaggio a ridosso della ferrovia, e dei pini malati nella pineta tra Marina e Principina.

SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                         22
SCENARIO ECONOMIA

22 articoli
23/09/2015                                                                                                 diffusione:619980
Pag. 1.34                                                                                                     tiratura:779916

                                                                                                                                La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
 Il progetto
 «Per il dopo Expo serve un dominus»
 Giuliano Pisapia

 C aro direttore, nessuna cattedrale nel deserto, nessun'area abbandonata al proprio destino, nessuna
 speculazione. Al contrario: il dopo Expo costituirà una grande occasione per Milano, per la Città
 Metropolitana, per tutto il Paese. Come insieme - pubblico, privato, istituzioni e forze politiche diverse tra loro
 - siamo riusciti in questi anni a far tornare Milano la forza trainante del Paese, allo stesso modo, con la stessa
 determinazione e la stessa unità di intenti - anche con la stessa concretezza - saremo in grado di trasformare
 il lascito di un evento transitorio nel nucleo di partenza di uno sviluppo definitivo. Dove c'è stata l'Expo 2015
 nascerà un'altra grande storia. Senza perdere nessuna occasione.
 Intervengo volentieri nel dibattito che il Corriere ha stimolato sul futuro dell'area dove fino alla fine di ottobre ci
 saranno i bellissimi padiglioni dell'Expo. E approfitto per tranquillizzare quanti temono ritardi o distrazioni. Il
 Comune è assolutamente consapevole dell'importanza strategica dell'area che ha caratteristiche uniche sia
 dal punto di vista logistico che tecnologico. Il milione di metri quadrati di quello che oggi è il sito Expo sono
 raggiungibili facilmente con ogni mezzo: treno, automobile, metropolitana, moto, biciclette e perfino bici a
 pedalata assistita. E sono dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono ad esempio di utilizzare al
 meglio la banda ultralarga, che è la vera chiave di volta del futuro.
 Sapendo bene tutto questo, il Comune si è mosso per tempo. Approvando già alla fine del 2011, insieme alla
 Regione e ad altri soggetti, un accordo di programma che vincola oltre il 50% dell'area a verde pubblico,
 creando uno dei più grandi parchi d'Europa. E indicando nella «funzione pubblica» la direzione da seguire per
 il futuro del sito. Una indicazione che certamente può e deve condurre proprio alla cittadella dell'università e
 della ricerca, ad un Campus universitario con residenze per studenti e professori, al Polo Tecnologico «Crea»
 dedicato all'agricoltura e al Polo Tecnologico Italiano che il rettore dell'Università Statale e il presidente di
 Assolombarda, e noi con loro, caldeggiano con passione.
  A Ricardo Franco Levi che, sempre sul Corriere , parla della governance del post Expo, rispondo che la
 soluzione migliore è che ci sia un «dominus» che unisca alcuni poteri speciali ad un ruolo diretto e strategico
 all'interno di Arexpo.
  Trasformare quel luogo in un parco multitematico della conoscenza e della innovazione che unisca ricerca e
 lavoro, così come ipotizzato dallo studio di pre-fattibilità di Cassa Depositi e Prestiti, è anche il progetto di
 questa amministrazione. Senza dimenticare il Padiglione della società civile che rimarrà come sede
 permanente delle Ong, del volontariato, del Terzo Settore. Sono oltre 60 le associazioni che hanno già
 aderito ed è un numero destinato a salire. I temi di Expo saranno così al centro dell'attenzione di tutti anche
 nei prossimi anni.
 Poi i progetti vanno trasformati in realtà ed è quello che noi - senza clamore, con pazienza e con tenacia -
 stiamo facendo. Forti dei risultati ottenuti fin qui: se Milano è oggi un luogo di ribalta nazionale e
 internazionale, se richiama investimenti e turisti, questo è stato possibile dalla regia che abbiamo messo in
 campo.
 Sappiamo, lo dice anche il proverbio, che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Da parte nostra stiamo
 facendo tutto ciò che è necessario per colmare quello spazio. In un mosaico complesso come quello che ci
 apprestiamo a comporre, ci sono molte tessere da sistemare che vanno ben oltre le parole. La praticabilità.
 La sostenibilità economica. La sostenibilità ambientale.
 Già sta lavorando un tavolo istituzionale e ora metteremo a uno stesso tavolo istituzioni, forze e anche
 interessi diversi, uniti però dagli stessi obiettivi, chiamando tutti a far parte di una «cabina di regia» composta
 da tutti i soggetti coinvolti sul dopo Expo: Comune, Regione, Governo Expo Spa e Arexpo, la società
 proprietaria delle aree.

SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015                                                                            24
Puoi anche leggere