ANIEM Rassegna Stampa del 23/09/2015
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ANIEM Rassegna Stampa del 23/09/2015 La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue; MIMESI s.r.l. declina ogni responsabilità derivante da un uso improprio dello strumento o comunque non conforme a quanto specificato nei contratti di adesione al servizio.
INDICE ANIEM 23/09/2015 Il Centro - Aquila-avezzano-sulmona 6 E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara ANIEM WEB 22/09/2015 www.rassegna.it 17:13 8 Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano SCENARIO EDILIZIA 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 10 Portici, musei e verde urbano È il crowdfunding all'italiana 23/09/2015 Corriere della Sera - Roma 12 Le case delle coop e i costruttori: un «buco» da tre miliardi di euro 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 13 Alloggi e verde negli ex scali Fs 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 14 Un rating ai progetti delle infrastrutture 23/09/2015 La Repubblica - Milano 15 Via all'operazione scali dismessi che ridisegna Milano 23/09/2015 Il Messaggero - Latina 16 Nuove regole edilizie ecco cosa cambierà 23/09/2015 MF - Nazionale 17 Fincantieri sarà armatore nell'offshore con Vard 23/09/2015 ItaliaOggi 18 La genomica leva della geopolitica agricola 23/09/2015 Libero - Milano 19 Salta il piano della circle line ferroviaria 23/09/2015 QN - Il Giorno - Bergamo Brescia 20 Passerella via Brozzoni il primo atto della Tav
23/09/2015 QN - La Nazione - Grosseto 21 Bonifazi: «Lavori fondamentali E non è campagna elettorale...» 23/09/2015 QN - La Nazione - Grosseto 22 Ecco il piano delle opere pubbliche Dieci milioni per rilanciare la città SCENARIO ECONOMIA 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 24 «Per il dopo Expo serve un dominus» 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 26 «Uno scossone per i grandi gruppi Più attenzione» 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 27 La Finanza nella Popolare di Vicenza «Nascosto un passivo di 974 milioni» 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 29 La frenata della «spending review» Saltano i tagli a detrazioni e bonus 23/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale 31 L'uscita dall'Eni di Alverà, l'ex delfino di Scaroni 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 32 Ue all'attacco: «Andremo fino in fondo» 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 34 Auto e materie prime affossano le Borse 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 36 Mittel prepara un nuovo riassetto 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 38 Per i soci della popolare un conto da 1,3 miliardi 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 40 Vuoi credito? Compra azioni Ecco il «j'accuse» dei clienti 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 42 Google sceglie l'hub di Telecom Sparkle 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 44 La scommessa di Netflix: così cambieremo la vostra tv 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 47 Dove ci porta lo scandalo verde 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 49 La gioia maligna degli avversari
23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 51 È l'Europa più degli Usa il centro della frode addio al diesel pulito 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 53 "Il nostro governo deve sentirsi corresponsabile con la sua golden share" 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 54 Fisco, concesse nuove rate a chi ritarda i pagamenti Evasione, pene più leggere 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 56 Il governo frena sul ritorno della Robin tax ma le imprese non si fidano 23/09/2015 La Repubblica - Nazionale 57 "I vincoli sul lavoro creano povertà" 23/09/2015 MF - Nazionale 58 Xi Jinping: Cina avanti tutta con i programmi di riforma 23/09/2015 MF - Nazionale 62 Alitalia, per il dopo Cassano spunta il nome di Giordo (ex Alenia) 23/09/2015 MF - Nazionale 63 Adesso Draghi prova a stoppare il tentativo tedesco di dribblare l'Unione bancaria SCENARIO PMI 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 65 Controlli, liti tributarie e rate-bis con Equitalia: il fisco cambia ancora 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 70 Fabbriche smart a basso consumo 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 72 Negozi verso sei giorni di chiusura 23/09/2015 Il Sole 24 Ore 73 Da terra di artigiani a filiera industriale 23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier 75 Il bilancio a dimensione d'impresa 23/09/2015 Il Sole 24 Ore Dossier 77 Dal 2016 rendicontazione abbreviata per agevolare le piccole imprese 23/09/2015 MF - Nazionale 79 Fashion shiner, a Milano debutta un ponte tra Italia e Cina
ANIEM 1 articolo
23/09/2015 diffusione:24265 Pag. 29 Ed. Aquila-avezzano-sulmona tiratura:30718 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara E per l'elementare Masciangioli bloccata la gara Il Comune ci ripensa e sospende la gara d'appalto per i lavori nella scuola elementare Masciangioli. Nei giorni scorsi, erano state rilevate criticità da parte dell'Ordine degli architetti e dall'Associazione nazionale imprese edili manifatturiere. In particolare era stata sottolineata la necessità di prevedere la presenza di un architetto nella compagine tecnica, in quanto l'immobile è vincolato perché storico. Gli alunni hanno comunque cominciato l'anno scolastico nella scuola media Capograssi. Gli interventi, che riguardano la messa in sicurezza, dopo lo stop del bando subiranno comunque ritardi. La decisione di sospendere il bando è stata formalizzata, con una determina, dal dirigente dell'Ufficio tecnico comunale Amedeo D'Eramo. La sospensione, al momento, è di dieci giorni ma se servirà altro tempo per verificare e regolarizzare la posizione del comune, potrebbe essere anche prorogata. La decisione di sospendere la gara è stata presa per evitare l'instaurarsi di contenziosi sulla formulazione del bando. Gli interventi, nell'ambito del progetto "Scuole d'Abruzzo, il futuro in sicurezza", sono finanziati per circa 3 milioni di euro. (c.b.) ANIEM - Rassegna Stampa 23/09/2015 6
ANIEM WEB 1 articolo
22/09/2015 17:13 Sito Web www.rassegna.it La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Costruzioni, 24/9 presentazione report Fillea a Milano pagerank: 6 I numeri non lasciano dubbi, le costruzioni stanno vivendo il peggiore degli incubi: dal 2008 sono stati persi 529 mila posti di lavoro - che diventano 800 mila con i settori collegati - sono state chiuse 85 mila imprese e il numero medio di addetti occupati passa da 3,2 a 2,6. Qualcosa, però, si muove: nei primi mesi del 2015 si cominciano a intravedere piccoli segnali di ripresa, nonostante la consapevolezza che ai livelli pre-crisi non si tornerà prima del 2076, e a patto che si inverta subito la rotta seguita in questi anni dai governi, quella cioè della riduzione degli investimenti e della deregolamentazione. E allora, che fare per ridate fiato e futuro al settore? Per la Fillea Cgil, c'è una sola strada possibile: 'Investimenti, rafforzamento delle regole sulla qualità dell'impresa e del lavoro, innovazione come via maestra per una rivoluzione sostenibile del modello di sviluppo, ripartendo dal completamento del sistema infrastrutturale e da una edilizia che ripari i danni di una crescita senza regole'. In particolare, per la Fillea occorre una visione 'lunga', guardando in particolare alle enormi potenzialità di sviluppo del mercato del rinnovo edilizio e urbano, alla cui crescita vanno indirizzate adeguate e puntuali politiche industriali che agiscano su vasta scala, sia dal lato della domanda (incentivi e altri strumenti finanziari e programmi urbani) che dal lato dell'offerta (sostegno all'aggregazione imprenditoriale e alla crescita dimensionale delle imprese, legata a specifici mercati, qualificazione della richiesta nei lavori pubblici). Di tutto questo si parlerà giovedì 24 settembre a Milano, in occasione della presentazione del Report Annuale della Fillea Cgil sul settore e sulle imprese di costruzioni italiane. L'iniziativa si svolgerà presso la Fondazione Enaip Lombardia, in Via Bernardino Luini 5, con inizio alle ore 10. Saranno presenti i rappresentanti nazionali di Ance, Aniem, Confimi, Elena Lattuada, segretario generale Cgil Lombardia, Jin Sook Lee segretaria Bwi (Federazione mondiale dei sindacati delle costruzioni), Walter Schiavella, segretario fenerale Fillea nazionale. Il Report sarà presentato dal Centro Studi e dal segretario nazionale Fillea Dario Boni. ANIEM WEB - Rassegna Stampa 23/09/2015 8
SCENARIO EDILIZIA 12 articoli
23/09/2015 diffusione:619980 Pag. 41 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato CorriereInnovazione Portici, musei e verde urbano È il crowdfunding all'italiana Attraverso la Rete sono i piccoli finanziatori a sostenere progetti sotto casa Massimiliano Del Barba Non chiamatela colletta. Eppure è proprio di questo che si tratta: ognuno ci mette il suo, e insieme si costruisce il capitale. Che all'assessore alla Promozione della città di Bologna, Matteo Lepore, è ad esempio servito per rimettere in sesto le 666 arcate del portico di San Luca: 340 mila euro arrivati dai bolognesi in tagli da 50 euro alla volta. Una colletta, anzi no: crowdfunding . Trovata d'oltreoceano, quella del micro finanziamento dal basso. E c'è chi dice l'abbia inventata, alla fine dell'Ottocento, The World , la rivista di Joseph Pulitzer, per raccogliere i 150 mila dollari mancanti al completamento del basamento della Statua della libertà. Sarà. Sta di fatto che nel 2014, secondo il report della società di ricerca Massolution, il fenomeno ha superato i 16 miliardi di dollari di giro d'affari, con tassi di crescita a tre cifre sia in Europa che negli Usa che in Asia. Tentano la fortuna studenti, imprese, musicisti, amministratori pubblici e pure attività no profit. Poco o punto merito di credito? Rivolgersi alla sharing economy . Di casi da scuola ce ne sono. Ecco il più recente: lui si chiama Hiral Sanghavi, ha 29 anni, vive a Chicago e ha ideato una felpa super accessoriata pensata per chi viaggia (ha un cappuccio che si trasforma in cuscino e una serie di tasche porta tutto). Sanghavi ha postato il suo progetto su Kickstarter, una delle piattaforme più utilizzate, chiedendo 20 mila euro per iniziare a produrla. Solo che in sette ore ha raccolto oltre 9 milioni di dollari. La felpa, semplicemente, è piaciuta. E i suoi 45 mila backer (sostenitori) ne hanno acquistata una in prevendita. «La chiave del successo del crowdfunding - ragiona Emanuela Prandelli, docente di management in Bocconi - è che abbatte i costi fissi d'avviamento d'una impresa, perché pubblicare la propria idea è in sé un'indagine di mercato. E se la proposta piace lo capisci già nei primissimi giorni di campagna. Un'informazione preziosissima per chi deve redigere un business plan». La campagna più fortunata del mondo data dicembre 2014. Star citizen , un videogioco ambientato nello spazio: i suoi sviluppatori chiedevano 500 mila dollari e hanno raccolto 88,4 milioni. Il record europeo spetta invece al real estate: 7,5 milioni per realizzare un resort sul mar Baltico. E l'Italia? «Le piattaforme anche qui nascono come funghi. Purtroppo non crescono con gli stessi ritmi. Ed è quasi tutto legato al terzo settore e al no profit» dice Walter Vassallo, autore per Franco Angeli di Crowdfunding nell'era della conoscenza . Tema caldo: i progetti di qualità, nel nostro Paese, ci sono, è la cultura del rischio che manca. «I finanziatori - prosegue Vassallo - non sanno dove investire i loro soldi. Le piattaforme made in Italy spesso sono solo dei contenitori. Altro, invece, è fornire un supporto agli investitori verificando validità e competitività delle idee che postano». Posizione simile a quella di Ivana Pais, che insegna Sociologia economica alla Cattolica di Milano: «Se vogliamo copiare Kickstarter proprio non ci siamo. Anzi, dovremmo fare l'opposto, abbracciando modelli verticali come Musicraiser, che si occupa di sostenere musicisti emergenti, oppure iper locali, in grado di intercettare anche chi non è online». È il caso di DeRev, che ha raccolto 1,5 milioni per la ricostruzione della Città della scienza di Napoli dopo l'incendio del marzo 2013. E anche di Ginger, che ha convinto oltre seimila bolognesi a fare colletta per i portici di San Luca. mdelbarba@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA $ Il crowdfunding nel mondo Le tipologie La colletta globale Finanziamenti raccolti nel 2014 - Ripartizione mondiale in miliardi di dollari e tasso di crescita 2014 rispetto al 2013 Principali categorie di investimento 30 milioni di euro Le somme raccolte all'anno Donazioni a fondo perduto Charity Si partecipa al progetto da azionisti Equity Il crowdfunding in Italia Imprese 41% Sociale 19% Arte e Cinema 12% Immobiliare 6% Musica 5% Fonte: Osservatorio Startup Hi-Tech, 2014 Si investe e si riceve in cambio qualcosa Reward 50 SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 10
23/09/2015 diffusione:619980 Pag. 41 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato mila I progetti finora ricevuti 18 mila I progetti finora pubblicati 65% Nord 20% Centro 15% Sud 48 Le piattaforme di crowdfunding attive in Italia Pparra $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$ $$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$$ Fonte: Massolution 2015 9,5 America (+145%) 3,3 Europa 16,2 (+141%) (+167%) 3,4 Asia (+320%) Chi sono Ivana Pais (nella foto in alto ) insegna Sociologia economica alla facoltà di Economia dell'Università Cattolica. Studia i social network e le comunità professionali digitali. Walter Vassallo (in basso ) nel 2014 ha scritto per Franco Angeli «Crowdfunding nell'era della conoscenza» SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 11
23/09/2015 diffusione:619980 Pag. 4 Ed. Roma tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il caso Le case delle coop e i costruttori: un «buco» da tre miliardi di euro Indaga il pm. «Omissioni»: i comitati denunciano Marino e Caudo Fulvio Fiano Nei nuovi quartieri della Capitale ci sono 70mila alloggi sorti in regime di edilizia residenziale sui quali, per cinque anni, il Campidoglio ha «dimenticato» di chiedere il piano finanziario ai costruttori. Gli appartamenti sono stati venduti con maggiorazioni fino a 40 mila euro sul prezzo massimo fissato per legge. Le opere di urbanizzazione realizzate a scomputo degli oneri di costruzione valgono la metà di quanto dichiarato, gli indennizzi di esproprio non sono stati pagati. Assieme ai palazzi e alla loro popolazione (200mila persone circa) è così cresciuta anche una voragine nel bilancio del Comune. Tre miliardi di euro sui quali una denuncia per omissione di atti d'ufficio chiede ora conto al sindaco Ignazio Marino, all'assessore all'Urbanistica Giovanni Caudo, ai dirigenti dei dipartimenti all'Edilizia sociale e Residenziale. Pur a conoscenza dei fatti, da oltre un anno, non avrebbero avviato i possibili rimedi. Piansaccoccia, Municipio XIV, tra Braccianese, stazione Olgiata e santa Maria di Galeria. Quartiere sorto con uno dei piani di zona(B49 la sigla) approvati nel 1987 e realizzati nella prima decade del 2000. Parte da qui la rivolta contro le promesse di vivibilità non mantenute. Un decimo di quei 70mila neo-residenti sono qui, in 23 complessi già realizzati e altri 9 edifici da completare assieme a Piansaccoccia 2 e Piansaccoccia sud. I problemi sollevati dal comitato di cittadini nato nel 2011 sono comuni anche alle altre zone. Così come ricorrono i nomi delle imprese aggiudicatarie dei lotti in tutta Roma. Sedici costruttori hanno effettuato l'80% dei lavori. Nell'assemblea pubblica del 22 aprile scorso indetta dal presidente di Municipio Valerio Barletta, il prefetto Franco Gabrielli consigliò di rivolgersi alla Guardia di Finanza, fornendo i contatti necessari. Alla prima denuncia, depositata il 20 luglio in procura, altre ne stanno seguendo. E se i prezzi di vendita maggiorati degli alloggi sono una prassi comune ad altre inchieste (a Piansaccoccia si stimano guadagni illeciti per circa 200 milioni), inedita è la mancata presentazione al Campidoglio da parte delle coop edilizie dei Piani finanziari a consuntivo. Per legge andavano consegnati entro sei mesi dalla fine dei lavori (tra gennaio e giugno 2010), salvo scoprire, in una nota del direttore dell'unità edilizia sociale del dipartimento di Urbanistica Tonino Egiddi protocollata il 24 luglio 2014, che «questo ufficio non ha copia dei piani finanziari dei costi degli operatori in quanto non presentati dagli operatori». La risposta dell'assessore Caudo arriva quattro giorni dopo e conferma «l'interessamento al fine di accelerare la risoluzione delle problematiche, compatibilmente con le risorse disponibili». Da allora, denunciano i comitati, nessun passo è stato compiuto. Neanche quelli a «costo zero». ffiano@rcs.it © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda Con i Piani di zona sono stati costruiti 70 mila nuovi alloggi, per circa 200 mila persone in nuovi quartieri di Roma Secondo la denuncia dei comitati di quartiere all'appello mancano tre miliardi tra oneri non versati e case rivendute con maggiorazione Foto: Uno degli edifici al centro degli accertamenti della Procura dopo la presentazione della denuncia SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 12
23/09/2015 diffusione:334076 Pag. 13 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato MILANO / ALL'INTERNO / Industria Alloggi e verde negli ex scali Fs Marco Morino pagina 17 Alloggi e verde negli ex scali Fs MILANO L'idea ha radici lontane nel tempo, ora però sembra avviata a vedere la luce. Parliamo della riqualificazione degli scali ferroviari dismessi o di prossima dismissione presenti nel Comune di Milano. Si tratta di sette grandi aree, per un totale di circa un milione e 250mila metri quadrati. Ieri la giunta di palazzo Marino, convocata in seduta straordinaria, ha approvato l'ipotesi di accordo di programma con Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato sul futuro degli scali ferroviari dismessi. «Questo - sintetizza l'assessore all'Urbanistica, Alessandro Balducci-è uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana presentati a Milano e in Italia da molti anni. Senza alcun consumo di suolo, attraverso il riuso e la riqualificazione di parti importanti del territorio con verde, servizi ed edilizia sociale, si realizzerà un'opera di ricucitura della città senza precedenti». «Così- aggiunge Carlo De Vito, amministratore delegato di Fs sistemi urbani- potranno essere eliminate le tipiche situazioni negative conseguenti alla dismissione di attività industriali e potranno innescarsi processi di rigenerazione urbana che auspichiamo di grande qualità». Vediamo qualche cifra, comunicata dal Comune. Le aree verranno riqualificate secondo i cri- teri di uno sviluppo territoriale sostenibile sanciti dal Pgt (piano di governo del territorio, in pratica l'ex piano regolatore), con un'edificabilità massima di circa 674mila metri quadrati, notevolmente ridotta rispetto a quella di oltre un milione di metri quadrati del precedente Pgt; è prevista la creazione di nuovi spazi pubblici e di uso pubblico per 590mila metri quadrati, di cui 525mila saranno destinati a verde con circa 10 chilometri di nuove piste ciclopedonali; il piano contempla anche la risposta al fabbisogno di abitazioni anche per le fasce sociali più deboli, mediante la previsione di insediamenti di edilizia residenziale sociale per circa 156mila metri quadrati, pari a 2.600 nuovi alloggi. Grazie alle risorse economiche che si potranno generare attraverso la valorizzazione delle aree, saranno inoltre finanziati specifi- ci interventi di miglioramento e sviluppo del sistema ferroviario in ambito milanese. Nelle zone di Greco-Breda, Lambrate e Rogoredo la funzione prevalente è quella della residenza sociale, con previsione di una percentuale minima destinata a funzioni commerciali e compatibili con la residenza; nella zona di Porta Genova la priorità è data a funzioni connesse alla vocazione presente nel contesto, correlata al sistema della moda e del design, con percentuale inferiore destinata alla residenza; l'area di San Cristoforo riveste invece una funzione ecologica e sociale, rappresentando il terminale del sistema lineare del Parco del Naviglio Grande. Ora scatta la fase della ricerca di operatori che potranno tradurre le pianificazioni previste in progetti, opere e servizi. Gli scali ferroviari di Milano interessati dai piani di recupero MILANO PORTELLO BARONA BOVISA TORTONA GHISOLFA PAGANO SARPI NAVIGLI Far ini DERGANO TIBALDI TICINESE DUOMO ISOLA BRERA GRECO LORETO PADOVA CORSICA VILLAPIZZONE WASHINGTON VIGENTINA GARIBALDI F.S. GUASTALLA CENTRALE F.S. SCALO ROMANA XXII MARZO LODI-CORVETTO CITTÀ STUDI ORTOMERCATO Rogoredo Lambrate FORLANINI LAMBRATE S. Cr istoforo Porta Genova P.ta Romana Greco - Breda PARCO LAMBRO CIMIANO BUENOS AIRES - VENEZIA SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 13
23/09/2015 diffusione:334076 Pag. 17 tiratura:405061 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Lo studio. In Italia tempi troppo lunghi e incerti con risorse usate poco e male - Gilardoni (Bocconi): «Privilegiare qualità e utilità» LOMBARDIA Un rating ai progetti delle infrastrutture SVILUPPO FRENATO Dopo il report annuale sui Costi del non fare la società Agici lancia il Quality Project Lab per recuperare competitività Carlo Andrea Finotto Per portare a termine un'opera del valore superiorea 100 milioni di euro servono mediamente 14,6 anni. Sei anni se ne vanno solo in progettazione, 1,3 anni servono per l'affidamento, 7,2 anni sono necessari per i lavori. I dati emergono da un grafico elaborato dall'Area Analisi e Monitoraggio de- gli Investimenti Pubblici dell'Unità di verifica degli Investimenti Pubblici (Uver) del Dipartimento per lo Sviluppoe la Coesione Economica (Dps) dal titolo "I tempi di attuazione e di spesa delle opere pubbliche" del 2014. Ma si va anche oltre. Basti pensare al Censimento delle opere incompiute appena pubblicato dal ministero delle Infrastrutture - si veda il Sole 24 Ore del 18 settembre scorso - che conta 868 incompiute, il 25% in più dell'anno scorso. Tempi lunghi e, spesso, lavo- ri mai completati sono un cocktail micidiale per un Paese impegnato a ripartire. Da un lato fame di infrastrutture, dall'altro opere inutilizzate, di qualità scadente o di scarsa utilità, co- me raccontano le cronache. «Bisogna cambiare rotta, arrivare a definire un rating dei progetti sulla base della loro qualità». A dirlo è Andrea Gilardoni, docente Bocconie presidente di Agici, società di ricercae di consulenza specializzata nel settore delle utilities (energia, ambiente e trasporti) che ogni anno produce il rapporto Cnf sui costi del non fare: le diseconomie ingenti generate dalla mancanza o dalla mancata realizzazione di opere strategiche. Questa volta, Gilardoni, con i colleghi Stefano Clerici e Maurizio Bellini, interverrà il 30 settembrea Roma per lanciare il progetto Quality Project Lab. «Occorre - spiega Gilardoni - che il Paese recuperi la capacità di realizzare progetti di qualità, vale a dire utili nella accezione più ampia del termine, realizzabili nel rispetto dei tempie con costi pianificati, finanziariamente sostenibili e bancabili». Ma tempi e regole certe sono fondamentali per attirarei capitali privati, «altrimenti - sottolinea Gilardoni - investimenti non ne arrivano, soprattutto dall'estero». L'ulteriore paradosso è che in Italia le risorse «per opere e infrastrutture, sono abbondanti sia di fonte europea che nazionale» dice Stefano Clerici, che ricorda come a proposito dei Fondi di coesione «tra 2007e 2013 sono stati stanziati circa 100 miliardi, di cui circa 90 assegnati a progetti (55 miliardi per progetti infrastrutturali) ma solo 40 miliardi sono stati già spesi». Ma poi ci sono i Fondi coesione 2014-2020 (44 miliardi più altri 20 di cofinanziamento nazionale) e quelli ingenti del «Piano Juncker - sottolinea Gilardoni- ma in Italia non riusciamo a usare queste risorse o le usiamo male. Anche per questo proporremo una Unità centrale che coordinie affianchi le amministrazioni nelle scelte». LO SCENARIO Cantieri infiniti Per ultimare un'opera del valore superiorea 100 milioni di euro servono mediamente 14,6 anni. Sei anni se ne vanno in progettazione, 1,3 servono per l'affidamento, 7,2 anni sono necessari peri lavori La proposta Il Quality Project Lab di Agici si prefigge la promozione di progetti di qualità: utili, realizzabili nel rispetto dei tempie con costi pianificati, finanziariamente sostenibilie bancabili SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 14
23/09/2015 diffusione:556325 Pag. 2 Ed. Milano tiratura:710716 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Come cambia la città Via all'operazione scali dismessi che ridisegna Milano Il Comune approva l'accordo per riqualificare sette aree delle Fs per oltre un milione di metri quadri LA GIORNATA SONO una città nella città che si estende per un milione e 250mila metri quadrati. Le ultime grande aree da ridisegnare insieme alle caserme. Sette scali ferroviari dismessi o che lo diventeranno presto, che abbracciano tutta Milano e sono destinati a trasformarsi in altrettanti nuovi quartieri con case, negozi, uffici, parchi. Perché è questo quello che prevede l'accordo di programma a tre (oltre al proprietario delle aree, Ferrovie dello Stato, l'altro protagonista è la Regione) che la giunta di Palazzo Marino ha approvato. Un primo via libera a quello che l'assessore all'Urbanistica Alessandro Balducci definisce «uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana presentati a Milano e in Italia da molti anni», che verrà realizzato «senza consumare suolo, attraverso il riuso e la riqualificazione di parti importanti del territorio con verde, servizi ed edilizia sociale». È così che riparte l'operazione scali. Dopo un primo tentativo fatto nel 2007 dalla giunta Moratti. E un nuovo percorso avviato dall'amministrazione Pisapia. Adesso, dopo quasi quattro anni di lavoro seguiti dalla ex vicesindaco Ada Lucia De Cesaris, si arriva a un accordo. Prossimo passaggio: l'approvazione di Palazzo Lombardia. Poi inizierà la fase dei progetti che prevederanno anche concorsi. Una partita gigantesca che permetterà, secondo il Comune, di ricucire pezzi di città tagliati dai binari e di avere diversi benefici. Oltre ai cosiddetti oneri di urbanizzazione che verranno incassati da Palazzo Marino (le stime parlano di 130 milioni), 50 milioni saranno investiti da Fs per migliorare il sistema ferroviario e il collegamento metropolitano. Una cifra a cui si aggiungerà il 50 per cento delle pluslavenze delle dismissioni, 60 milioni per interventi di riqualificazione della zona attorno a Farini e 20 per Porta Romana. Su quel milione e 200mila metri quadrati si potrà costruire fino a un massimo di 674mila metri quadrati (il precedente Pgt ne prevedeva un milione); di questi 156mila saranno destinati a edilizia sociale con 2.600 alloggi a basso costo. E poi 590mila metri quadrati di spazi pubblici, di cui 525mila di verde e dieci chilometri di piste ciclabili e pedonali. (a.gall.) L PROGETTO Trasformare queste sette aree in altrettanti nuovi quartieri con case, negozi, uffici, verde e servizi. Uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana degli ultimi anni», dice l'assessore Balducci LE FASI Entro fine mese l'approvazione di Palazzo Lombardia Poi inizierà la fase dei singoli piani urbanistici e dei progetti, che dovranno passare anche da concorsi, per riqualificare tutte queste aree 3L'ACCORDO A tre: il proprietario Ferrovie dello Stato, la Regione e il Comune. Punto di arrivo di un iter iniziato nel 2007 con la giunta Moratti, e concretizzato in quattro anni di lavoro dell'ex assessore De Cesaris I PUNTI Foto: FARINI L'area più grande, appetita da molti, con i suoi 516mila metri quadri. Da solo lo scalo Farini vale la metà di tutti gli scali SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 15
23/09/2015 diffusione:210842 Pag. 34 Ed. Latina tiratura:295190 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Nuove regole edilizie ecco cosa cambierà L'OBIETTIVO Una pervicace insistenza nel non recepire, nel non vedere neppure, nel tenersi stretto quel regolamento edilizio del 1935 che ha consentito a funzionari comunali, pubblici amministratori e costruttori una totale discrezionalità sulle richieste di concessione edilizia. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Varianti creative dei piani particolareggiati, l'abitudine consolidata di utilizzare locali tecnici e garage per ospitare superattici e rustici, finti balconi che sfuggono al conteggio delle cubature, distanze minime sforate clamorosamente in città e nei borghi. Quel regolamento vecchio di 80 anni e da tempo inadeguato ha consentito tutto questo. Ecco perché l'avvio di una procedura di evidenza pubblica per realizzarne uno nuovo è una buona notizia. Solo che, al momento, la città si è dimostrata assai tiepida. A parte il "Gigante buono", l'associazione nata dall'abbattimento dell'eucaliptus di via Quarto per far posto al cantiere finito poi sotto inchiesta, non si sono fatti avanti in molti per chiedere di partecipare all'assemblea pubblica indetta per il 29 settembre. In realtà la data è di quelle importanti, di quelle da segnare con il circoletto rosso sul calendario, perché può portare all'adozione di regole condivise che riportino Latina alla normalità e, forse, alla legalità. Infatti quel giorno i tecnici comunali recepiranno consigli e proposte per cercare di dotare il capoluogo pontino di norme trasparenti. I tecnici del Comune guidati dal dirigente Giovanni Della Penna sono però già al lavoro. Primo obiettivo uniformare le richieste di concessione per evitare come è accaduto l'arrivo di un'unica tavola (per il progetto di via Quarto, ndr) alta 96 centimetri ma lunga circa sei metri. Secondo obiettivo fare proprie tutte quelle leggi o circolari regionali che sono in vigore da anni e in qualche caso decenni ma sono state bellamente (e incredibilmente ignorate). Come ad esempio la circolare del 1993 che fissava i «criteri per il computo dei volumi» che specificava come i locali tecnici devono servire solo per ospitare impianti idrico, termico, etc, a servizio del condominio. O i criteri per balconi e porticati con la specifica che possono essere esclusi dal conteggio delle cubature «solo quelli aperti su tre lati fino a un quarto della superficie coperta della costruzione». E' chiaro a tutti che aver evitato di applicare queste circolari rifacendosi a un regolamento del 1935 ha consentito la realizzazione di decine e decine di superattici che erano in realtà locali tecnici e decine e decine di balconi che in realtà erano parte integrante della volumetria degli immobili, con il conseguente considerevole danno per il Comune per il mancato pagamento degli oneri prima e di tutte le tasse comunali legate ai metri quadrati di una abitazione. Ma il mancato adeguamento del regolamento edilizio ha comportato anche problemi gravi a livello di pianificazione urbanistica. Ricordate la commissione edilizia del 2009 presieduta da Vincenzo Malvaso? In quella seduta vennero fissati i criteri per l'esclusione dal calcolo complessivo delle cubature di tutti i vani scala e gli androni in un modo diciamo estensivo, ottenendo un possibile duplice vantaggio: da una parte la possibilità di sfruttare al massimo i volumi concessi nei singoli lotti, dall'altra di ricalcolare al ribasso le volumetrie esistenti nei vari quartieri così da creare tesoretti di metri cubi che hanno poi consentito il varo di quelle varianti ai Ppe R3 ed R6 che sono un vero e proprio scandalo. Vittorio Buongiorno © RIPRODUZIONE RISERVATA SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 16
23/09/2015 diffusione:104189 Pag. 13 tiratura:173386 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Fincantieri sarà armatore nell'offshore con Vard Nicola Capuzzo Fincantieri fa di necessità virtù e diventa, oltre che cantiere navale, armatore di navi per il mercato offshore. Non è la prima volta che succede in giro per il mondo ma questa volta il gruppo guidato da Giuseppe Bono ha dovuto suo malgrado aprire una società armatoriale Singapore per potere in questo modo noleggiare sul mercato un'unità Platform Supply Vessel (navi appoggio alle piattaforme offshore) costruita in Vietnam per conto della società tedesca ER Offshore, che nei mesi scorsi aveva preferito recedere dal contratto per via di un mercato dello shipping in difficoltà. Una volta completata la costruzione del mezzo, dunque, Vard (controllata della società italiana) ha creato una nuova società interamente controllata e chiamata Vard Shipholding Singapore Pte Ltd tramite la quale ha noleggiato (con contratto di bare boat charter) la nave per un periodo di quattro mesi, con opzione per altri quattro. Controparte in questo affare è Dof Management di Singapore, parte del gruppo Dof quotato alla borsa di Oslo, che impiegherà il mezzo nelle acque australiane per conto di Chevron. A conferma che la parentesi armatoriale di Fincantieri sia una scelta obbligata, Vard ha specificato in una nota che cercherà in questi mesi di vendere la nave appena costruita e contestualmente porterà a termine anche la costruzione della seconda unità prevista in consegna nel secondo trimestre del 2016. Roy Reite, amministratore delegato di Vard, si è detto felice di aver trovato questa soluzione per la prima unità insieme a Dof che è un cliente di lunga data del gruppo controllato da Fincantieri. Secondo Reite «essere riusciti a trovare un impiego alla nave in questo difficile momento di mercato è una dimostrazione della qualità della nuova costruzione» . Il manager si dice certo che l'impiego in Australia al servizio di Chevron potrà aumentare la probabilità di riuscire a vendere il mezzo prossimamente. (riproduzione riservata) Foto: Roy Reite SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 17
23/09/2015 diffusione:88538 Pag. 21 tiratura:156000 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato La genomica leva della geopolitica agricola Giusy Pascucci La genomica per la competitività delle produzioni vegetali in Cile, un programma di miglioramento genetico per le specie forestali in Costa Rica, il futuro delle piante da frutto nel «genoma editing» passando per l'analisi della diversità genetica e l'adattamento ai cambiamenti climatici in specie arboree forestali nel Mediterraneo; ma anche proposte di miglioramento genetico nell'allevamento del bufalo in Colombia, progetti di ricerca per la sicurezza alimentare, uso di biotecnologie per la produzione di cibo sano e sicuro e l'uso sostenibile delle risorse acqua-cibo-energia in agricoltura. Il futuro della ricerca scientifi ca agroalimentare passa attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale su progetti innovativi e sostenibili tra Italia e America Latina-Caraibi. I progetti esistenti e futuri sono stati al centro del workshop organizzato, a Roma, dal Cnr che per la prima volta ha riunito gli enti di ricerca italiani Enea, Istituto Agronomico d'Oltremare, Istituto agronomico mediterraneo di Bari, Crea e Fondazione Mach di Trento in una due giorni di incontri con gli istituti di ricerca sudamericani volti ad approfondire e gettare le basi per una solida cooperazione tra i due paesi. L'Italia si pone come interlocutore privilegiato in termini scientifi ci e tecnologici per quanto riguarda nuove specie, sistemi volti ad allungare la «shelf life» dei prodotti, biotecnologie e produzione integrata di qualità. Per noi invece l'area geografi ca e i numeri produttivi dell'America latina rappresentano grandi opportunità economiche e di ricerca. Nel campo della frutta, ad esempio, l'Italia produce 12,7 milioni di tonnellate l'anno in una superfi cie di 490 mila ettari, mentre l'America Latina e i Caraibi ne producono ogni anno 115,9 mln su 7,4 mln di ettari; per quanto riguarda invece il frumento cinque paesi latino americani superano un mln di tonnellate di produzione annua ma solo l' Argentina ha una forte vocazione all'export (50% delle 12-15 mln di tonnellate sono esportate). «Le sinergie e i comuni interessi tra Cnr e istituzioni latino-americane possono portare a risultati interessanti e innovativi. Su questi e molti altri temi l'attenzione dei ricercatori italiani e sud-americani sta già portando a numerosi progetti comuni e programmi di ricerca fi nanziati da enti pubblici e privati» ha spiegato a ItaliaOggi Francesco Loreto, direttore del dipartimento di scienze bioagroalimentari del Cnr, «per migliorare la produttività di piante di interesse agrario e forestale attraverso l'uso delle biotecnologie, ottimizzare l'uso delle risorse limitanti con tecnologie di precisione e l'uso di tecnologie abilitanti e sostenibili per la difesa e la conservazione delle produzioni agricole, specialmente in risposta ai cambiamenti climatici. Di questo si tornerà a parlare nel prossimo evento organizzato in Messico nell'anno dell'America Latina, che vedrà a novembre la partecipazione di una importante delegazione del Cnr». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 18
23/09/2015 diffusione:125215 Pag. 35 Ed. Milano tiratura:224026 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il progetto congelato per quattro anni Salta il piano della circle line ferroviaria Approvato l'accordo per riqualificare gli scali dismessi, ma spariscono le risorse per la grande opera. Forza Italia: occasione persa M. BAR. Per l'ex sindaco Letizia Moratti la riqualificazione degli scali ferroviari era niente di meno che un «Rinascimento 2.0». Il suo progetto, tuttavia, è stato congelato per quatttro anni dalla giunta arancione. Ieri, finalmente, è arrivato il via libera al progetto di riqualificazione degli scali ferroviari dismessi, che l'assessore all'Urbanistica Alessandro Balducci ha definito come «uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana presentati a Milano e in Italia da molti anni». A essere interessate dal grande piano approvato in giunta straordinaria, sette aree, per un totale di 1 milione 250 mila metri quadrati. Un progetto «notevolmente meno ambizioso e un po' a perdere» commenta amaramente Fabrizio de Pasquale, consigliere di Forza Italia, visto che «la città ora dovrà rinunciare a grandi progetti come la circle line e alla sua versione della highline newyorkese». In parole povere, secondo il centrodestra, nei prossimi anni ci si troverà quindi con sette aree sì da edificare, alcune delle quali con aree di edilizia residenziale sociale, ma senza un progetto ambizioso degno di grandi metropoli, come Londra e New York, da sempre esempio portante dell'amministrazione Pisapia. «La giunta ha perso quattro anni e mezzo», ha incalzato De Pasquale «e ora non realizzerà nemmeno progetti utili come l'anello ferroviario attorno a Milano che avrebbe risolto tra parte dei problemi di mobilità per le periferie". A storcere il naso sulle modifiche al progetto è anche Giulio Gallera, coordinatore cittadino di Forza Italia che ha sottolineato come «la riduzione delle volumetrie prevista dall'attuale Pgt, tanto sbandierata dalla giunta comunale, comporterà, purtroppo, anche una riduzione di introiti da destinare a opere pubbliche». «Peccato», ha commentato Gallera, «un'altra occasione mancata per i milanesi. L'accordo per la riqualificazione degli scali ferroviari, così come l'ha voluto questa giunta di sinistra, porterà a Milano qualche grattacielo in più e meno risorse da investire in opere pubbliche importanti». Soddisfatto per il raggiungimento dell'accordo, invece, Fs. «Questa è una tappa importante nel lungo cammino che stiamo percorrendo per rendere possibile la trasformazione degli ex scali milanesi», ha dichiarato Carlo De Vito, amministratore delegato di Ff Sistemi Urbani annunciando il via, ora, «alla fase della ricerca di operatori che potranno tradurre le pianificazioni previste in progetti, opere e servizi a livello di città top in Europa come oggi Milano è considerata». IL CASO L'ERA MORATTI Nel 2007 Moratti presentò il progetto di riqualificazione: un milione di metri quadrati di aree ferroviarie dismesse per creare l'anello ferroviario LE AREE Gli scali ferroviari interessati sono: Farini, Greco-Breda, Lambrate, Porta Genova, Porta Romana, Rogoredo e San Cristoforo PARCHI L'accordo prevede di dedicare quasi la metà di questa metratura al verde: 595mila metri quadrati, di cui 513mila destinati a parchi, il maggiore dei quale sarà un "parco lineare" da San Cristoforo a Porta Genova SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 19
23/09/2015 diffusione:69063 Pag. 6 Ed. Bergamo Brescia tiratura:107480 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato BRESCIA INAUGURATA L'OPERA ACCESSORIA Passerella via Brozzoni il primo atto della Tav - BRESCIA - CON LA NUOVA passerella di via Brozzoni, la stazione di Brescia vede i primi effetti dell'arrivo dell'Alta Velocità. Il progetto è stato realizzato da Rete ferroviaria italiana, su richiesta ed in accordo col Comune. Inizialmente, infatti, si era previsto che la posa del quinto binario per il passaggio dell'Alta Velocità Treviglio-Brescia comportasse semplicemente lo spostamento più a Sud della passerella. L'amministrazione ha chiesto e ottenuto che nel pacchetto di investimenti sulla stazione ci fosse invece il ripristino del passaggio originale, che collega via Brozzoni con via Togni. Costo dell'opera, 350mila euro: nei prossimi giorni saranno ultimate le rifiniture e saranno installate le telecamere di sicurezza, collegate con la Polizia locale. MA QUESTO è solo il primo tassello del puzzle-stazione. «Ci sarà il nuovo sottopasso con ascensore - spiega Aldo Isi, direttore territoriale produzione di Rfi - il collegamento con la metropolitana, che è un valore aggiunto. Saranno realizzare le opere per l'abbattimento delle barriere architettoniche ed il restyling complessivo delle informazioni al pubblico». Nel complesso, parliamo di un investimento di 12 milioni di euro. Quanto al ritrovamento di amianto durante i cantieri di quest'estate, Isi precisa: «I ritrovamenti sono quelli noti, non ce ne sono stati altri. Sono gestiti con gli altri enti competenti, con grande trasparenza». Riaperta la passerella di via Brozzoni, inaugurata alla presenza di Rfi, del sindaco Emilio Del Bono e degli assessori a lavori pubblici e mobilità Valter Mucchetti e Federico Manzoni, ora si può partire con il cantiere in via Corsica. «I lavori - commenta Manzoni - sono stati programmati in modo da mantenere la permeabilità. Per questo era stata posticipata la chiusura di via Corsica. Non ci sono mai state sovrapposizioni». ORA IL FRONTE caldo dei cantieri Tav si concentrerà proprio lì. Nel complesso, l'infrastruttura in città misura 7 km ed è realizzata in affiancamento alla linea esistente fino alla stazione di Brescia, per un investimento complessivo di 150 milioni. Ad oggi, collaudato il sottopasso di via Dalmazia, i lavori, per quanto riguarda viadotti e opere che interferiscono la viabilità, sono conclusi per una percentuale che supera il 90%. Di aperto, ora, c'è il cantiere in stazione, a cui si aggiungerà a breve quello di via Corsica, che richiederà sei mesi abbondanti (si arriverà a fine marzo). Per ora, comunque, assicurano da Rfi, non c'è motivo di rivedere la data di partenza del Tav, a fine 2016. «Siamo il linea - prosegue Isi - con la tabella di marcia».F.P. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 20
23/09/2015 diffusione:136993 Pag. 5 Ed. Grosseto tiratura:176177 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato IL SINDACO «IN CANTIERE POCHE GRANDI OPERE MA DI CARATTERE STRATEGICO» Bonifazi: «Lavori fondamentali E non è campagna elettorale...» PUR TRA MILLE difficoltà, economiche e burocratiche, l'Amministrazione comunale porta avanti importanti progetti per quanto concerne le opere pubbliche. I soldi sono sempre meno, e le lungaggini burocratiche invece abbondano. Eppure gli oltre 10 milioni di euro utilizzati per l'ampio programma di lavori pubblici comunali sono un esempio virtuoso dell'amministrazione Bonifazi. «Portiamo avanti un lavoro importante fatto di opere pubbliche e manutenzioni - ha spiegato il sindaco -, il denaro nelle casse comunali non abbonda e l'iter amministrativo è sempre lungo. A ciò vanno sommati i tempi per le procedure di gara che fanno slittare di mesi alcune operazioni che abbiamo in cantiere da tempo». Tante operazioni interesseranno il capoluogo ma anche le frazioni da ora al prossimo anno. E liberando il campo dalle malelingue il primo cittadino spiega: «Alcuni interventi si concluderanno nel 2016 - dice - ma non si tratterà di campagna elettorale come dirà qualcuno. Certe opere slitteranno a causa dei tempi tecnici che occorrono in queste circostanze. La nostra priorità va alla manutenzione della città. Le scuole e la viabilità sono alcune delle questioni che riteniamo fondamentali». IL SINDACO poi spiega alcuni aspetti legati alle opere più importanti. «Abbiamo in cantiere poche grandi opere - dice-, in ballo abbiamo l'area della stazione ferroviaria, che sta andando avanti, e nel breve futuro il progetto del ponte sull'Ombrone. Ci siamo dedicati a realizzare tantissimi piccoli lavori di manutenzione, che interessano la vita quotidiana di tutti i cittadini. Evidenzierei i lavori al piano terra dell'edificio di via Mazzini che ospitava la Chelliana. A questo seguiranno lavori da 350mila euro per il rifacimento del tetto. Altro lavoro sarà all'ex Garibaldi, con un intervento di rifacimento del tetto già concordato con la Soprintendenza e che dovremmo finire a dicembre». Travi in legno in arrivo per l'ex Garibaldi, ma anche tante altre operazioni sparse sul territorio. «Nel 2015 abbiamo impegnato risorse superiori agli anni precedenti - ha chiarito Giuseppe Monaci, assessore ai Lavori Pubblici -, il nostro lavoro non è semplice. Comunque la sicurezza resta una delle nostre priorità, e la cura della città passa prima di tutto dalle piccole cose». SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 21
23/09/2015 diffusione:136993 Pag. 5 Ed. Grosseto tiratura:176177 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Ecco il piano delle opere pubbliche Dieci milioni per rilanciare la città di ANDREA CAPITANI DIECI MILIONI e mezzo di euro sul piatto. Spicciolo più, spicciolo meno. E' questo il piano di opere pubbliche che il Comune di Grosseto ha realizzato, e sta realizzando, da qui ai prossimi mesi. Un programma ad ampio raggio che l'Amministrazione comunale si era già impegnata ad attuare e che verrà terminato nei prossimi mesi con la conclusione dei vari lavori. Tra grandi opere, lavori di manutenzione straordinaria, lavori in corso di esecuzione e di prossimo inizio o in fase di progetto, ma anche lavori programmati di edilizia sportiva e scolastica, il Comune di Grosseto punta entro la fine del 2016, a realizzare un progetto a 360 gradi di opere pubbliche che interesserà il capoluogo ma anche le frazioni che fanno parte del territorio comunale. Precisamente sono dieci milioni e quattrocentodiciannove mila 164 euro i denari per i lavori in corso d'esecuzione o per quelli di prossimo inizio. Per quanto riguarda le grandi opere saranno spesi quasi quattro milioni di euro, con i lavori in corso di esecuzione o in fase di collaudo che prevedono: riqualificazione a nodo di interscambio modale di piazza della Stazione (primo e secondo stralcio) per un totale di 1milione e 135mila euro, rifacimento dell'illuminazione pubblica a Principina (primo stralcio) per 260mila euro; tra i lavori di prossimo inizio invece figurano: manutenzione straordinaria di via Europa (99mila), opere d'urbanizzazione della strada Casal Roberto a Squartapaglia (900mila), strada di collegamento tra via Lazzeretti e via Aurelia Antica (138mila), percorso ciclo-pedonale sulle mura (300mila), completamento ciclabile Grosseto-Marina (310mila), fornitura materiali per la videosorveglianza urbana (34mila). Due milioni e ottocentomila riguardano invece i lavori in fase di progetto: ponte sull'Ombrone (1 milione e 800mila), illuminazione mura (300mila), completamento del centro storico di Istia (600mila), pensilina pescatori a Marina (124mila). Trecentomila euro serviranno per la demolizione dell'ex ospedale e 350mila per rifare il tetto e piccoli interventi al piano terra dell'ex Chelliana. PER IL SETTORE edilizia sportiva sarà impiegato 1milione e 167mila euro così suddivisi: restauro del tetto del palazzetto di via Austria (245mila), impianto d'illuminazione del pattinodromo di Marina (215mila), restauro piscina via Veterani Sportivi (163mila), nuova recinzione del campo via Austria (215mila), rifacimento del tetto dello Jannella (20mila), nuovo manto in erba sintetica nel campo da tennis di via Mercurio (23mila), abbattimento barriere architettoniche al campo sportivo Il Cristo (36mila), ricostruzione pavimentazione della pista del campo Zauli (250mila). Ottocentoventisei mila euro invece saranno lavori di «manutenzione« su strade e piazze (via Castiglionese, Roma, Uranio, strada Grillese, Mercurio, Malachite, Argento, Bulgaria, Negri, Gramsci, Ambra, Aurelia nord, Senese, piazza Galeazzi e Donatello ma anche piazza del Combattente ad Alberese, via del Tino a Roselle, via Sgarallino a Braccagni oltre a varie vie di Marina e Principina), ma anche sui marciapiedi di via Signorelli, Ximenes, Senese, Montebianco, Montegrappa, Aquileia, Opale, Austria, più l'abbattimento di alcune piante in via Caravaggio a ridosso della ferrovia, e dei pini malati nella pineta tra Marina e Principina. SCENARIO EDILIZIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 22
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23/09/2015 diffusione:619980 Pag. 1.34 tiratura:779916 La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato Il progetto «Per il dopo Expo serve un dominus» Giuliano Pisapia C aro direttore, nessuna cattedrale nel deserto, nessun'area abbandonata al proprio destino, nessuna speculazione. Al contrario: il dopo Expo costituirà una grande occasione per Milano, per la Città Metropolitana, per tutto il Paese. Come insieme - pubblico, privato, istituzioni e forze politiche diverse tra loro - siamo riusciti in questi anni a far tornare Milano la forza trainante del Paese, allo stesso modo, con la stessa determinazione e la stessa unità di intenti - anche con la stessa concretezza - saremo in grado di trasformare il lascito di un evento transitorio nel nucleo di partenza di uno sviluppo definitivo. Dove c'è stata l'Expo 2015 nascerà un'altra grande storia. Senza perdere nessuna occasione. Intervengo volentieri nel dibattito che il Corriere ha stimolato sul futuro dell'area dove fino alla fine di ottobre ci saranno i bellissimi padiglioni dell'Expo. E approfitto per tranquillizzare quanti temono ritardi o distrazioni. Il Comune è assolutamente consapevole dell'importanza strategica dell'area che ha caratteristiche uniche sia dal punto di vista logistico che tecnologico. Il milione di metri quadrati di quello che oggi è il sito Expo sono raggiungibili facilmente con ogni mezzo: treno, automobile, metropolitana, moto, biciclette e perfino bici a pedalata assistita. E sono dotati di infrastrutture tecnologiche che consentono ad esempio di utilizzare al meglio la banda ultralarga, che è la vera chiave di volta del futuro. Sapendo bene tutto questo, il Comune si è mosso per tempo. Approvando già alla fine del 2011, insieme alla Regione e ad altri soggetti, un accordo di programma che vincola oltre il 50% dell'area a verde pubblico, creando uno dei più grandi parchi d'Europa. E indicando nella «funzione pubblica» la direzione da seguire per il futuro del sito. Una indicazione che certamente può e deve condurre proprio alla cittadella dell'università e della ricerca, ad un Campus universitario con residenze per studenti e professori, al Polo Tecnologico «Crea» dedicato all'agricoltura e al Polo Tecnologico Italiano che il rettore dell'Università Statale e il presidente di Assolombarda, e noi con loro, caldeggiano con passione. A Ricardo Franco Levi che, sempre sul Corriere , parla della governance del post Expo, rispondo che la soluzione migliore è che ci sia un «dominus» che unisca alcuni poteri speciali ad un ruolo diretto e strategico all'interno di Arexpo. Trasformare quel luogo in un parco multitematico della conoscenza e della innovazione che unisca ricerca e lavoro, così come ipotizzato dallo studio di pre-fattibilità di Cassa Depositi e Prestiti, è anche il progetto di questa amministrazione. Senza dimenticare il Padiglione della società civile che rimarrà come sede permanente delle Ong, del volontariato, del Terzo Settore. Sono oltre 60 le associazioni che hanno già aderito ed è un numero destinato a salire. I temi di Expo saranno così al centro dell'attenzione di tutti anche nei prossimi anni. Poi i progetti vanno trasformati in realtà ed è quello che noi - senza clamore, con pazienza e con tenacia - stiamo facendo. Forti dei risultati ottenuti fin qui: se Milano è oggi un luogo di ribalta nazionale e internazionale, se richiama investimenti e turisti, questo è stato possibile dalla regia che abbiamo messo in campo. Sappiamo, lo dice anche il proverbio, che tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare. Da parte nostra stiamo facendo tutto ciò che è necessario per colmare quello spazio. In un mosaico complesso come quello che ci apprestiamo a comporre, ci sono molte tessere da sistemare che vanno ben oltre le parole. La praticabilità. La sostenibilità economica. La sostenibilità ambientale. Già sta lavorando un tavolo istituzionale e ora metteremo a uno stesso tavolo istituzioni, forze e anche interessi diversi, uniti però dagli stessi obiettivi, chiamando tutti a far parte di una «cabina di regia» composta da tutti i soggetti coinvolti sul dopo Expo: Comune, Regione, Governo Expo Spa e Arexpo, la società proprietaria delle aree. SCENARIO ECONOMIA - Rassegna Stampa 23/09/2015 24
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