AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO
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UMAB Unione dei Medici Agopuntori Bresciani Scuola Superiore di Agopuntura IV Corso biennale di Agopuntura Auricolare AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL’ANZIANO Relatore: Dr. Giancarlo Bazzoni Correlatore: Dr. Antonio Losio/Dr. Sergio Perini Candidato: Dr. Annamaria Sgarbi Anno Accademico 2013/2014 1
SOMMARIO Premessa pag. 3 Introduzione pag. 4 Il sonno pag. 9 Valutazioni del sonno nell’anziano pag. 20 Insonnia in MTC pag. 26 Campione di studio e metodologia pag. 29 Risultati e considerazioni finali pag. 34 Bibliografia pag. 37 2
Premessa La partecipazione al corso di Auricoloterapia, diretto dal dr. G. Bazzoni, è stata l’occasione per scoprire una tecnica terapeutica molto interessante sotto più punti di vista. La possibilità di convogliare nell’agopuntura auricolare conoscenze provenienti dalla medicina occidentale e dalla medicina tradizionale cinese, l’approccio olistico alla patologia, la mancanza di effetti collaterali negativi, l’ampia gamma di utilizzazione e in un certo senso anche la semplicità di questa metodica mi hanno stimolato allo studio e alla sperimentazione. La scelta dell’argomento e della realizzazione di questo lavoro è stata dettata da situazioni di tipo personale: la frequentazione della RSA “A. Cacciamatta” di Iseo e la preziosa disponibilità del dr. Luciano Belotti, agopuntore in questa struttura, mi hanno permesso di sperimentare su alcuni selezionati ospiti la tecnica, in relazione ad un disturbo molto frequente nell’anziano, l’insonnia. Con un’analisi condotta visionando le cartelle cliniche di 8 degenti, considerando anche l’approccio secondo la MTC, ho scelto i punti da stimolare utilizzando i semi di Vaccaria e ho seguito lo studio per 5 settimane. Non potendo avvalermi per ragioni oggettive di scale di misurazione codificate, mi sono confrontata con il personale della RSA e, dove possibile, con i degenti per poter tracciare i risultati del lavoro. 3
Introduzione L’auricoloterapia, così come oggi è conosciuta, ossia un microsistema codificato, con mappe precise ed un elevato numero di agopunti, ha una storia piuttosto recente. Non esistono come per l’agopuntura e moxibustione riferimenti precisi nei testi antichi. Il termine microsistema, in MTC, riassume l’idea che in un’area limitata del corpo, come il padiglione auricolare, si possono trovare proiettate tutte o almeno una gran parte delle funzioni del corpo umano, così come la rappresentazione dei suoi organi e tessuti. Si ritiene che la stimolazione di questi punti o aree possa avere un’azione sui tessuti o sugli organi corrispondenti e che parallelamente alcune alterazioni interne possano trovare una loro manifestazione all’esterno in questi siti corrispondenti. Un microsistema rappresenta un sistema di comunicazione tra interno ed esterno che potremmo definire bidirezionale, poiché all’esterno si ricevono i segnali delle possibili alterazioni interne e all’interno si possono inviare le informazioni necessarie per riequilibrare il sistema alterato. Nei testi antichi ritroviamo soltanto la menzione dell’uso di alcuni agopunti auricolari ed è solo verso la fine del XIX secolo che si trovano tracce di una prima vera mappa auricolare, formata da meno di 10 punti, relativa alla parte posteriore del padiglione, corrispondente al sistema dei cinque elementi (wuxing). Il primo a presentare una mappa di 42 punti auricolari fu, alla fine del 1958, il dott. Paul Nogier: in questa mappa il corpo umano era 4
proiettato nel padiglione con una forma di feto capovolto. La mappa, introdotta in Cina, ebbe una larga diffusione nella pratica medica e si arrivò, nel 1972, ad avere una classificazione di 284 punti. Negli ultimi anni, grazie al processo di standardizzazione dei punti, promosso dall’OMS, e all’introduzione di nuove metodiche di trattamento meno invasive (pressione con semi di Vaccaria o con piccole sfere metalliche sul padiglione) si è avuto un notevole ampliamento delle applicazioni terapeutiche dell’auricoloterapia con una migliore definizione dei suoi ambiti d’azione. I principali vantaggi di questa metodica sono: semplicità; praticità; comodità di applicazione; notevole efficacia; scarsa invasività; buona accettazione da parte del paziente; costi contenuti; ampie indicazioni con risposta terapeutica rapida; metodologia sicura e con scarsi effetti collaterali; possibilità di utilizzarla come diagnostica. Teorie sui meccanismi d’azione. La prima teoria è quella che vede coinvolta la rete dei meridiani, che collegano visceri e tessuti di tutto l’organismo con il padiglione auricolare e, attraverso questa rete, si giustifica l’azione bidirezionale. 5
La seconda teoria è quella legata al sistema nervoso, basata sul fatto che il padiglione è riccamente alimentato da un gran numero di terminazioni nervose. La terza teoria è quella chiamata ECIWO, teoria dell’organo olistico che contiene le informazioni embriologiche complete. Secondo questa teoria messa a punto dal prof. Zhang Yingqing nel 1973, ogni parte relativamente indipendente del corpo, quale ad esempio gli organi zang-fu, gli arti, le ossa, le orecchie, il naso, la bocca, contiene le informazioni dell’intero organismo; conseguentemente si comporta come un microsistema che può ricevere o inviare segnali al resto dell’organismo. La quarta teoria è quella che possiamo definire di tipo neuroendocrino ed è sicuramente la più recente: la risposta viscere/agopunto auricolare è il frutto dell’azione combinata svolta dal sistema simpatico e dalle ghiandole surrenali attraverso la modulazione endocrina. Ricerca in auricoloterapia. I lavori di ricerca clinica e sperimentale, provenienti da congressi mondiali e simposi internazionali (WFAS, Federazione mondiale società di agopuntura-moxibustione) hanno esaminato migliaia di casi trattati, oltre 50 diverse patologie, centinaia di punti utilizzati o menzionati, efficacia terapeutica e da questi si evince: le patologie trattate non interessano solo quelle dolorose e allergiche, ma comprendono campi medici diversi come l’anestesia, la cardiologia, la dermatologia, l’internistica, la neurologia psichiatrica, l’oculistica, l’ortopedia, la pediatria, l’urologia, la ginecologia; 6
la selezione dei punti si differenzia a seconda delle sindromi, per ottenere un risultato il più possibile aderente alle caratteristiche del paziente; la ricerca della localizzazione dei punti deve essere il più accurata possibile, per escludere i falsi positivi. La ricerca diagnostica. La diagnosi in auricoloterapia si basa sul fatto che quando un organo, o una parte del corpo, sono interessati dalla malattia, i punti auricolari corrispondenti mostrano alcune reazioni che possono essere rilevate all’osservazione come discromie, noduli o pliche, variazioni di microvasi, desquamazioni ma anche misurate con opportuni rilevatori della variazioni della resistenza elettrica e valutate in relazione alla loro risposta dolorosa in seguito ad opportuna stimolazione. Nel congresso di Nanchino del 1998 alcuni relatori hanno esposto la corrispondenza di circa l’80% tra diagnosi auricolare e diagnosi convenzionale in numerose patologie di tipo tumorale. La diagnosi auricolare comprende: ispezione del padiglione auricolare (ispezione visiva, possibilmente con luce naturale, senza toccare il padiglione); palpazione del padiglione auricolare (palpazione manuale e con l’uso di palpeur di diverse grammature); misurazione della resistenza elettrica del punto: l’idea viene dal fatto che se il padiglione riflette le variazioni anomale che avvengono all’interno dell’organismo, si dovranno evidenziare modificazioni di parametri fisiologici e per l’auricoloterapia vengono considerate le modificazioni elettriche sulla superficie 7
del padiglione, misurabili con opportuni apparecchi: questi cerca punti inoltre possono essere utilizzati anche per la stimolazione terapeutica. I dati emersi andranno integrati valutando complessivamente il soggetto in esame, attraverso i metodi di diagnosi della medicina moderna e/o con i metodi diagnostici della medicina cinese (polso, lingua, ecc). 8
Il Sonno Il sonno è definito come uno stato di riposo opposto alla veglia. Nelle culture occidentali il sonno occupa una posizione di centralità fra la condizione di vita e quella di morte. Per i greci Thanatos (morte) e Hypnos (sonno) erano fratelli e venivano rappresentati nelle raffigurazioni in forme simili. Il sonno, rappresentato nelle arti figurative come la massima espressione di abbandono e serenità, è stato sempre considerato come una condizione di perfetto riposo del corpo e della mente, necessario per il ristoro dalle fatiche quotidiane. Il sonno viene considerato un periodo in cui il cervello si isola passivamente dagli stimoli che provengono dall’esterno e tutto il corpo è quasi in atteggiamento di morte apparente. Questo concetto si è protratto sino a oltre il XX secolo. Nel 1937 ebbe origine l’ipnologia come scienza, quando Loomis descrisse dettagliatamente i primi tracciati elettroencefalografici del sonno lento, proponendo la suddivisione del sonno in quattro fasi. L’uomo moderno è privato cronicamente di sonno e dorme ogni giorno almeno 1 ora di meno rispetto a quello che dovrebbe dormire per sentirsi riposato ed in buona efficienza psicofisica nel corso della giornata. Anche se sono molte le persone che vorrebbero dormire meno, considerando il sonno una perdita di tempo od un’attività improduttiva, è stato dimostrato che una restrizione netta delle ore di 9
sonno (dalle abituali 7-9 alle 5 ore per notte) aumenta la propensione a dormire nelle ore diurne. Numerose sono le patologie del sonno: la classificazione internazionale dei disturbi del sonno (ICSD 2005) ne raggruppa tantissimi. Si riconoscono oltre 60 disturbi del sonno e si stima che il 15-20% della popolazione ne soffra. Il sonno normale è uno stato fisiologico consistente nell'interruzione provvisoria del cosiddetto stato di veglia. Nell'uomo, come in tutti gli animali in genere, il sonno è un irrinunciabile bisogno biologico, necessario per il riposo del corpo e per il ripristino delle normali funzioni fisiologiche. In esperimenti su cavie da laboratorio si è osservato che la privazione del sonno porta alla morte dell'animale. Le prove sull'uomo devono essere interrotte a causa dell'insorgere di numerosi disturbi fra cui serie alterazioni del comportamento. Il sonno è causa di numerose modificazioni sull'organismo: la pressione arteriosa si riduce, si abbassano sia la frequenza cardiaca sia la temperatura del corpo, c'è una riduzione della produzione di urina e dell'attività respiratoria, la muscolatura tende a rilassarsi ecc.; praticamente si ha un notevole abbassamento delle richieste metaboliche da parte dell'organismo. Per contro durante il sonno si ha la produzione di diversi ormoni: la ghiandola pineale (epifisi) produce melatonina soltanto in condizioni di buio: questa sostanza mantiene un sonno ristoratore, ma ha anche una grande funzione antiossidante, ostacolando i processi di invecchiamento precoce, aumentando 10
le capacità immunitarie e inibisce alcuni tipi di tumore, riducendo la produzione di ormoni sessuali; l’ipofisi, durante la fase del sonno profondo produce HGH, l’ormone della crescita, che nei bambini regola la crescita e negli anziani regola i processi riparativi e che è legato alla produzione di specifici anticorpi; a partire dalle 3 di notte viene secreto il cortisolo, cortisone endogeno del corpo, che dal punto di vista biochimico prepara il corpo alla ripresa dell’attività diurna. Si può oggi affermare che lo stato di veglia e di sonno sono governati da due sistemi cerebrali fra di loro antagonisti: una stimolazione elettrica o chimica dei neuroni del sistema del sonno provoca l’addormentamento, mentre una stimolazione del sistema di veglia provoca una reazione di risveglio. Dall’alternanza di questi due sistemi di strutture nel senso di un’inibizione attiva reciproca nasce il 11
“ritmo nictemerale”: tale ciclo sonno-veglia è regolato da un saldo governo centrale. I due sistemi antagonisti sono prevalentemente situati nel tronco dell’encefalo: il sistema reticolare ascendente mesencefalo-pontino di Moruzzi-Magoun, detto anche attivante (desincronizzante l’EEG) che tende a produrre il risveglio e a mantenere la veglia; il sistema antagonista, sincronizzante l’EEG, ipnogeno, localizzato prevalentemente nella parte inferiore del tronco (bulbo); Centri antagonisti si trovano anche al di fuori del tronco: centri della veglia localizzati soprattutto nell’ipotalamo posteriore e centri del sonno localizzati soprattutto nell’ipotalamo anteriore; inoltre, neuroni ponto bulbari laterali (locus coeruleus e subcoeruleus) “specifici” per il sonno REM. Oggi, però, per opera dei fisiologi di Pisa, si può affermare che il sistema del sonno, così come il sistema di veglia, possieda un certo tono che è mantenuto da afferenze attivanti, mediate da amine cerebrali: il sonno è mediato prevalentemente da neuroni serotoninergici (acetilcolina) e la veglia è mantenuta prevalentemente da neuroni catecolaminergici (noradrenalina ). Nella produzione del sonno la corteccia cerebrale parrebbe esclusa: basti però pensare che un rumore familiare, come il pianto di un bambino, risvegli una madre che può invece tranquillamente continuare a dormire durante un temporale, o ricordare come in 12
ciascuno, fattori di ordine squisitamente psichico facilitino o ostacolino o interrompano il sonno (nell’80% dei casi l’insonnia è di origine emotiva), per capire che, come ogni altra funzione, anche questa sia grandemente corticalizzata, seppure forse in via non diretta. Aserinsky, Kleitman e Dement (1953-1957) hanno dimostrato con la tecnica elettroencefalografica che il sonno di una notte non è uniforme, ma è costituito da un periodico succedersi di cicli (composti di 4 fasi) staccati l’uno dall’altro, della durata di più di 1 ora cadauno e con ripetizioni di 4-5 volte in una notte. Ciascun ciclo è costituito elettroencefalograficamente dalle seguenti fasi di sonno sincronizzato (con ritmi alfa o theta o delta.) 1° fase o dell’addormentamento: nel tracciato il ritmo alfa è di basso voltaggio frammisto a scoppi di attività theta; 2° fase: il ritmo theta prevale diffusamente, mentre compaiono fusi (spindles) di elementi rapidi e i cosiddetti complessi K costituiti da una breve onda, seguita da un’onda più lenta e quindi da un fuso rapido; sarebbero legati a stimolazioni sensoriali 3° e 4° fase o del grande sonno lento: il tracciato è caratterizzato da onde più lente e più ampie (delta) mentre tendono a scomparire sia i fusi di elementi rapidi sia i complessi K. Lo stadio 4 costituisce la fase del sonno più profondo, dura per brevi periodi e si manifesta essenzialmente nel primo terzo della notte. 13
Nel gatto e nell’uomo è presente la fase REM (acronimo per Rapid Eye Movements), rilevata da un tracciato desincronizzato simile a quello della veglia, in cui sono presenti movimenti oculari e delle estremità degli arti e irregolarità del ritmo cardiaco e respiratorio e che si colloca dopo la fase 3° e 4° del ciclo del sonno. E’ accertato che nello stadio di sonno desincronizzato o REM (la cui percentuale nel corso della notte è altissima alla nascita, abbassandosi poi con l’età a valori fra il 18 e 25 per cento del sonno totale) si realizzano i sogni. Ogni notte noi sogniamo a lungo (per circa mezz’ora e per 4-5 volte nella notte) e tutto viene dimenticato a meno che il risveglio non avvenga in fase REM. L'andamento del sonno è di tipo ciclico; durante la notte si ha una variazione della durata di 5 di tali cicli. Tutti gli studiosi sembrano concordare sul fatto che sia il sonno REM che quello non-REM sono entrambi necessari al mantenimento di un buono stato di salute. È sicuramente indubitabile che un'ottima qualità del sonno sia 14
condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una buona qualità della vita. I disturbi del sonno, specialmente se non sporadici, possono infatti creare notevoli disagi, sia da un punto di vista fisico sia da un punto di vista psicologico. La regolazione del sonno avviene in base a fattori omeostatici (la necessità di dormire aumenta quanto più è stato lungo il periodo di veglia precedente) e a fattori circadiani (in particolar modo il ciclo luce-buio). Il tempo necessario all'appagamento del desiderio di dormire varia in base a diversi fattori; il principale fattore è l'età; la correlazione fra durata del sonno ed età è inversamente proporzionale; i neonati dormono circa 17 ore su 24, i soggetti adulti dormono mediamente 7-8 ore; nelle persone anziane le ore di sonno si riducono ulteriormente (5-6 ore di sonno al giorno possono essere sufficienti). Esiste però una notevole variabilità interindividuale legata ai fattori più disparati (abitudini, attività lavorativa svolta, clima, sesso, stagione, stato di salute, stile di vita ecc.); è questa variabilità interindividuale che rende difficile definire un quadro patologico relativo ai disturbi del sonno: il solo dato quantitativo delle ore di sonno non è una condizione sufficiente per definire con certezza un eventuale disturbo. Sonno e qualità della vita. Molte ricerche hanno evidenziato che negli individui in buona salute, con molti interessi e soddisfatti della loro qualità della vita, la qualità del sonno non si modifica con l'età. Infatti, quanto più si è giovani, più a lungo si riesce a rimanere svegli. Pensiamo all'anziano che in treno o davanti alla televisione crolla dopo pochi minuti in un sonno senza 15
motivo: l'assenza di stimoli (o l'incapacità di cercarne) lo spinge al sonno. In quest'ottica dormire più del dovuto è un indicatore sicuramente negativo. L'anziano dorme 6-7 ore per notte, tuttavia la qualità del sonno è assai diversa da quella del giovane. Il sonno è, infatti, molto più frammentato da momenti di veglia ed è più suscettibile ai possibili disturbi ambientali. Modificazioni del ritmo sonno-veglia nell'anziano. L'anziano presenta spesso modificazioni della secrezione ormonale e alterazione dei ritmi circadiani propri dell'età (pressione arteriosa, temperatura corporea): l'importanza del sistema nervoso centrale nel coordinare questi ritmi è fondamentale. Il risveglio mattutino è precoce ed è presente il risveglio notturno, il sonno REM è ridotto, con tendenza al sonnellino durante il giorno. Si ritiene che le modificazioni anatomico funzionali delle strutture nervose che regolano le attività ritmiche abbiano un ruolo significativo nel determinare i disturbi del sonno. 16
Diagnosi e accertamento. Le principali metodiche per lo studio del sonno sono: POLISONNOGRAFIA, definisce il periodo di addormentamento, la durata e il mantenimento del sonno, permette la contemporanea registrazione dei potenziali elettrici celebrali e altre funzioni biologiche come la pressione arteriosa, la frequenza cardiaca e respiratoria, i livelli dell'ossigeno nel sangue. La polisonnografia rappresenta il più accurato metodo diagnostico per patologie specifiche (narcolessia, apnea morfeica...). Per facilitare la raccolta dei dati è possibile utilizzare scale apposite come il Mini Mental State, ed associarle a scale più specifiche per la sonnolenza, come la Stanford Sleepines Scale, che valuta gli effetti dell'insonnia sulla performance psicomotoria del soggetto ed ancora diari del soggetto personalizzati; PULSOSIMMETRIA, valutazione della saturazione ossiemoglobinica durante ore notturne; ACTIGRAFIA, registrazione dei movimenti corporei e della temperatura corporea periferica; RINOFIBROSCOPIA, visualizzazione del tratto respiratorio superiore per valutare le ostruzioni faringee del respiro durante il sonno; FIBROENDOSCOPIA IN SONNO (SLEEP ENDOSCOPY), valutazione endoscopica in paziente roncopatico, che dorme spontaneamente o sotto influsso farmacologico; 17
M.S.L.T o Test di latenza multipla del sonno, registrazioni eseguite 2-3 ore dopo il risveglio e distanziate 2 ore una dall’altra, durante le quali il paziente viene invitato a dormire. Viene valutato quante volte è comparso il sonno REM. E’ una verifica obiettiva della sonnolenza diurna, utile per lo studio della narcolessia. Disturbi del sonno nell'anziano. La tipologia di insonnia può essere classificata come: insonnia iniziale (sleep latency) con difficoltà di addormentamento; insonnia iniziale con aumento dei risvegli intermedi; insonnia terminale con un anticipato risveglio mattutino. L'insonnia iniziale rappresenta il disturbo più frequentemente manifestato dagli anziani, il tempo di addormentamento si allunga in media di 30 minuti. Le più frequenti patologie organiche che alterano il sonno sono: patologie respiratorie con presenza di apnee notturne; cardiovascolari, ipertensione, angina; disturbi motori durante il sonno (gambe senza riposo); obesità o sovrappeso, causa del russamento; gastroenteriche; neurologiche (M. Parkinson, M. Alzheimer); urinarie (incontinenza); endocrine e reumatologiche. 18
Molti farmaci (i cortisonici, i teofillinici, alcuni antidepressivi e a volte alcuni ipnoinducenti, che possono provocare un effetto paradosso) provocano l’insonnia nell’anziano. Dopo un esame clinico ed eventuali accertamenti strumentali, la terapia sarà mirata verso la patologia organica e/o psichiatrica. La terapia si può giovare di: norme igieniche (esercizio fisico, alimentazione adeguata, preparazione dell’ambiente); terapia farmacologica, per la quale tra i molti ipnoinducenti, sono da preferire le benzodiazepine a emivita breve o intermedia. Nell’anziano la terapia farmacologica pone diversi problemi, legati principalmente all’interazione con altri farmaci, alla possibilità di accumulo e di sedazione diurna (rallentamento dei riflessi con possibilità di incorrere in incidenti). Da valutare la terapia con melatonina (dosaggio da 1-3 mg/die), con complessi fitoterapici (valeriana, passiflora, papavero della California); un trattamento psicoterapeutico, in casi selezionati, per individuare i motivi psicologici, le tensioni conflittuali o i disturbi della sfera affettiva; terapie complementari come l’agopuntura e l’auricoloterapia. 19
Valutazione del sonno nell’anziano Di seguito riportiamo lo strumento di “valutazione del rischio di cattivo sonno nella terza età”, frutto di uno studio effettuato presso l’Istituto “E. BIAZZI” struttura protetta di Castelvetro Piacentino, che è stato adottato in numerose RSA. Materiale usato: Scala Biazzi n.1 Scala Biazzi n.1 Nome ____________________ Cognome_________________________ data _____________età______ Compili la tabella sottostante applicando un punto in corrispondenza del comportamento tenuto durante ogni notte. Unisca tutti i punti con una linea in modo da ottenere un grafico. Sommi tutti i punteggi ottenuti nella settimana di monitoraggio. Se il punteggio è superiore a 4 prosegua completando il questionario per ottenere una valutazione globale del riposo notturno. 20
Diario comportamentale notturno mese di ………… Punteggio Giorno --- --- --- --- --- --- --- 2 Non riposa (≤ 4 ore) 1 Riposa in parte (>4 e 2 e < 4 2: ≥4 21
3) Quanti giorni, nella settimana, al risveglio mattutino è rilassato/sveglio ? 0: spesso/sempre 1: qualche volta 2: mai/raramente (≥5) (≥2 e ≤4) (≤1) 4) Quanti giorni, nella settimana, durante il giorno è vigile/reattivo? 0: spesso/sempre 1: qualche volta 2: mai/raramente (≥5) (≥2 e ≤4) (≤1) 5) Quanti giorni, nella settimana, esegue il riposo pomeridiano? 0: mai/raramente 1: qualche volta 2: spesso/sempre (≤1) (≥2 e ≤4) (≥5) 6) Quanti giorni, nella settimana, durante il giorno è impegnato in attività domestico-ricreative/riabilitative soddisfacenti ? 0: spesso/sempre 1: qualche volta 2: mai/raramente (≥5) (≥2 e ≤4) (≤1) 7) Compaiono diuretici/lassativi alla sera sulla scheda personale della terapia ? 0: non presenti 1: in estemporanea 2: presenti in terapia 8) Compaiono sedativi sulla scheda personale della terapia ? 0: non presenti 1: in estemporanea 2: presenti in terapia 9) Quanti giorni, nella settimana, consuma un pasto completo a cena ? 0: spesso/sempre 1: qualche volta 2: mai/raramente (≥5) (≥2 e ≤4) (≤1) 22
10) Quante ore, nella giornata, la persona è allettata? 0: ≤ 12 1: >12 e < 18 2: ≥ 18 Diario comportamentale notturno (max. 14 punti) punti: _____ Questionario di valutazione del riposo notturno (max. 20 punti) punti: _____ Totale (max. 34 punti) punti: _____ 23
Scala Biazzi n.2 Nome_________________________Cognome__________________________________ data_____/_____/______ 1) età 10) attività ricreative e/o riabilitative 0 = ≤65 anni 0 = svolge attività ricreative e/o riabilitative nella 1 = > 65 anni mattinata e/o primo pomeriggio 2) presenza delle principali patologie condizionanti 1 = non svolge attività ricreative e/o riabilitative o le svolge (disturbi di tipo psichiatrico; patologie cardiovascolari; nel tardo malattie pomeriggio dopo le h. 16.00 respiratorie; gastrointestinali; malattie della tiroide; 11) riposo pomeridiano obesità) 0 = no o comunque ≤ alle 2 ore 0 = no 1 = si per più di 2 ore 1 = si 12) pasto serale 3) presenza di dolore 0 = svolge un pasto serale completo e senza eccessi (sostenibile in presenza di una scala di valutazione del 1 = si corica a digiuno o dopo un pasto eccessivo. dolore) 13) abitudini voluttuarie 0 = no 0 = non abitudini voluttuarie 1 = si 1 = presenta alcolismo e/o tabagismo e/o assunzione di 4) inquinamento acustico bevande (presenza di rumore nella stanza o nell’ambiente stimolanti (caffè, the, ecc…, oltre due bicchieri/tazze die) circostante) 14) terapia lassativa e/o diuretica la sera 0 = no 0 = no 1 = si 1 = si 5) temperatura ambientale 15) terapie inducenti il sonno 0 = ≥ 18° ≤ 24° 0 = no 1 = < 18° o > 24° 1 = si 6) stimolazioni luminose eccessive prima di coricarsi 16) alterazione del ritmo circadiano (es. Tv) 0 = si corica e si sveglia la mattina sempre alla stessa ora 0 = no 1 = si corica e si sveglia la mattina in orari diversi. 1 = si Presenza di cecità 7) Variazione dell’ dell’ambiente di vita 17) sindrome delle apnee ostruttive del sonno 0 = no 0 = respiro notturno nella norma 1 = si 1 = presenta eccessivo russamento o alterazioni notturne 8) risvegli notturni spontanei e/o indotti del respiro 0 = no o comunque ≤ 3 e si riaddormenta subito dopo 18) eventi traumatici nel vissuto (ultimi 2 anni) 1 = si >3 o ≤ 3 ma non si riaddormenta subito dopo. 0 = no Presenza di nicturia. 1 = si 9) allettamento nelle ore di veglia 0 = non è costretto a letto e si alza regolarmente 1 = è costretto a letto per oltre il 50% delle ore di veglia rischio lieve di cattivo rischio moderato di rischio elevato di cattivo sonno cattivo sonno sonno (≤ ai 3 punti) (> 3 e < 7 punti) (≥ 7 punti) Se la scala di valutazione risulta con punteggio > 3 si consiglia di associarvi un periodo di monitoraggio del sonno. 24
La funzione della scala è quella di evidenziare il rischio e prendere in esame i fattori di cattiva igiene del sonno, per poterli ridurre ed eliminare, attraverso strategie ed interventi mirati. Purtroppo non è facile applicare questo strumento in anziani che presentano disturbi di tipo neurofisiologico, di memoria o dell’attenzione. Solitamente è il personale della RSA che registra le variazioni della qualità del sonno. La letteratura internazionale contiene differenti strumenti di autovalutazione del sonno, molto eterogenei tra loro, volti principalmente a misurare la qualità del sonno e le cause specifiche che possono interferire con il sonno. Citiamo: STANFORD SLEEPINESS SCALE; SLEEP BEHAVIOR SELF –RATING SCALE; SLEEP PROBLEMS SCALE; PITTSBURGH SLEEP QUALITY INDEX; È stata eseguita una ricerca sistematica tramite il database elettronico Pubmed, selezionando i lavori pertinenti pubblicati fino al dicembre 2006 che è stata riportata in “Epidemiologia e psichiatria sociale” da M. Martoni e M. Biagi. 25
Insonnia in MTC In Medicina Tradizionale Cinese ci si riferisce all’insonnia come ad una condizione di iperattività con l’incapacità da parte del paziente di un sonno ristoratore. Il paziente può presentare difficoltà nell’addormentarsi, o può svegliarsi troppo facilmente o addirittura rimanere sveglio tutta la notte. Altri sintomi concomitanti possono essere: l’irritabilità, l’ansia, la memoria scarsa, le palpitazioni, i sudori notturni, la lingua grossa con patina scarsa, il polso rapido e filiforme. La ritroviamo classificata sia nella categoria Bu Mei (insonnia) che in quella Yu Zheng (sindrome depressiva). Secondo la MTC l’insonnia può essere dovuta ad alterazioni emozionali, o a un indebolimento generale conseguente a malattie prolungate dovute a disfunzioni degli organi zang-fu. Il perdurare dell’irritazione mentale porta al consumo dello yin di cuore -milza e al deficit dello yin di cuore che spesso conduce all’iperattività del fuoco (yang) del cuore. Questa condizione si può aggravare portando all’insufficienza dello yin del rene. I sintomi comunque possono anche essere dovuti alla disfunzione degli organi zang-fu, legata ad una costituzione debole o in conseguenza di una lunga malattia. Classificazione dell’insonnia in MTC: insonnia da stasi dell’energia di fegato e liberazione del fuoco; insonnia da ritenzione interna di catarri-calore; insonnia da deficit dello yin e fuoco-vuoto; insonnia da deficit combinato del cuore e della milza; 26
insonnia da deficit combinato del cuore e della vescicola biliare. La diagnosi differenziale può essere posta tra: “stasi del qi di fegato”, caratterizzata da insonnia, con incubi, sensazione di pienezza del torace, sospiri, irritabilità e depressione; “squilibrio cuore-rene” caratterizzata da insonnia persistente, palpitazioni, bocca secca, memoria debole, arrossamento delle guance, calore ai cinque loci, irrequietezza; “ritenzione cibo nello stomaco” caratterizzata da insonnia accompagnata da distensione addominale o epigastrica, nausea, vomito. Ne conseguono i principi di trattamento: regolare il flusso di qi del fegato, armonizzare rene e cuore, rafforzare milza e stomaco. Nella diagnostica auricolare, in presenza di insonnia, possiamo trovare: piega da incisura intertragica sul lobo; presenza di punti reattivi positivi sulle aree cuore, rene, occipite, sottocorticale. La scelta dei punti principali da trattare comprende: shenmen, sottocorticale, cervello, apice orecchio, lobo anteriore, simpatico, occipite e per i punti ausiliari: fegato, torace, cuore, rene, milza, stomaco. 27
Spiegazione dei punti selezionati: il punto sottocorticale può armonizzare le fasi di eccitazione e inibizione della corteccia cerebrale; il punto lobo anteriore conosciuto con il nome di punto nervosismo, è indicato in particolare nell’insonnia con difficoltà ad addormentarsi, ha azione di tranquillizzare la mente; il punto cervello, localizzato nell’antitrago, si utilizza in malattie legate a disfunzioni dell’ipofisi; il punto occipite, nell’antitrago, calma l’eccitazione, sopprime il vento di fegato; il punto Shenmen: si ritiene che questo punto regoli l’eccitazione e l’inibizione della corteccia cerebrale, per cui può essere impiegato per tranquillizzare la mente, trattare il dolore, l’insonnia, l’irrequietezza, l’ipersensibilità. Gli altri punti si possono utilizzare a seconda della presenza delle varie sindromi da riequilibrare. 28
Campione di studio e metodologia Il campione di studio per l’elaborazione della tesi ha preso in esame 8 ospiti della RSA “A. Cacciamatta “ di Iseo, 7 donne e 1 uomo, di età compresa tra 64 e 88 anni; in tutti è presente una patologia cardiovascolare di fondo, in 5 di loro è associata una marcata componente ansioso/depressiva. 1. Z.R., donna, 84 anni: cardiopatia ipertensiva, depressione, esiti di meningioma, frattura femorale; 2. D.M., donna, 79 anni: ipertensione arteriosa, diabete mellito, artrosi, psicosi; 3. P.A., donna, 80 anni: cardiopatia ischemica, obesità, insufficienza renale e respiratoria, bronchite cronica, esiti emiparesi sx, depressione; 4. R.C., donna, 88 anni: cardiopatia ischemica, parkinsonismo, emiparesi, psoriasi, depressione; 5. R.G., donna, 85 anni: ipertensione, ipotiroidismo, demenza vascolare; 6. Z.L., donna, 85 anni: cardiopatia ischemica, ipertensione, epatopatia cronica, demenza senile; 7. D.G.F., uomo, 64 anni: cardiopatia ischemica, diabete mellito , pregresso linfosarcoma, ritardo mentale grave; 8. T.M., donna, 82 anni: cardiopatia ischemica, diabete mellito, parkinsonismo, artrosi. Dopo la valutazione delle cartelle cliniche, in collaborazione con il Dr. Luciano Belotti, medico nella struttura e agopuntore, ho stabilito i 29
tempi e le modalità della mia ricerca: ho visto i pazienti per 5 sedute, a distanza una dall’altra di circa 1 settimana, e i punti scelti, trattati con semi di Vaccaria a semipermanenza, sono stati: Shenmen: riequilibrio generale Thalamus (sottocorticale): riequilibrio psichico 30
Master Cerebral (Master omega): riequilibrio psichico, dolore cronico Antidepressant point (Serotoninergic point): turbe umore, dolore cronico neuropatico 31
Punto Fegato (muscle relaxation). Questo punto l’ho inserito nel protocollo con riferimento alle indicazioni della MTC: tutti i pazienti presentano una stasi di qi di fegato e un vuoto di fuoco. Avrei potuto usare anche i punti Cuore e Rene, ma ho ritenuto più opportuno, secondo la valutazione energetica cinese, lavorare sull’energia di fegato e non aggiungere in questo studio, anche per difficoltà oggettive, altri punti. Date le condizioni generali dei soggetti in esame, non ho utilizzato una valutazione elettrica dei punti, ma ho proceduto con l’ispezione, la palpazione auricolare e al posizionamento dei semi di Vaccaria. I soggetti non hanno avuto nessuna reazione di dolore o fastidio e hanno mantenuto in sede i semi nell’intervallo di tempo della settimana di controllo. 32
Alla prima seduta ho posto i semi sul padiglione destro, non avendo indicazione sulla lateralità dominante del soggetto; alla seconda seduta ho cambiato lato, ma, non avendo variazioni di rilievo, con la terza sono tornata al padiglione destro e lì ho continuato nelle sedute successive. 33
Risultati e considerazioni finali La valutazione oggettiva della risposta è stata piuttosto difficile per le molte componenti che interferivano con lo studio (fondamentalmente l’impossibilità del paziente ad esprimere un giudizio veritiero ed affidabile sulle condizioni del proprio sonno). Ho fatto riferimento alle consegne notturne del personale della Rsa e da lì ho elaborato i dati di valutazione. Le colonne di colore blu riportano il numero delle notti considerate di riposo dal personale della RSA, nel periodo indicato, in cui i pazienti non erano sottoposti all’auricoloterapia. Le colonne di colore rosso riportano il numero delle notti considerate di riposo durante il periodo di auricoloterapia. 34
Il personale di assistenza riferisce che, nel periodo della terapia, non sono state modificate le somministrazioni di farmaci ipnoinducenti e/o tranquillanti. La mia considerazione finale è che, se pur con metodologia non completa (non misurazione elettrica dei punti, improbabile esecuzione corretta della stimolazione dei punti da parte dei soggetti in esame, tempi di esecuzione non sempre ben bilanciati), il risultato della sperimentazione si possa ritenere molto incoraggiante e induca a proseguire per valutare, anche con uno studio più prolungato, l’efficacia dell’auricoloterapia in un contesto certamente molto particolare (l’anziano in RSA), forse mai considerato come campo d’applicazione della terapia . 35
I miei ringraziamenti al Dr.Luciano Belotti, che con molto entusiasmo e preparazione mi ha accompagnato in questo studio, allo staff e direzione della RSA “A. Cacciamatta” di Iseo e ai docenti della scuola di Auricoloterapia, dr. Bazzoni, dr. Losio, dr. Perini che mi hanno dato la possibilità di poter conoscere e sperimentare una terapia medica molto interessante e coinvolgente. 36
Bibliografia L. Bergamini – Manuale di neurologia clinica – Ed. Cortina 1983 G. Coccagna/S. Smirne – Manuale di medicina del sonno – Ed. Periodici UTET scientifici1993 R. Dalke – Il sonno, la parte migliore della vita – Ed. Mediterranee 2006 Carmignola/Speronello/Zampieri – Manuale pratico di Auricoloterapia cinese - Ed. Prosa 2003 Istituto “Emilio Biazzi” - i.p.a.b. - Struttura protetta “La scala Biazzi” Valutazione del rischio di cattivo sonno nella terza età – 2011 R. Giacomelli – Disturbi del sonno. Diagnosi e interventi non solo farmacologici; Assistenza anziani, 48-51. Maggio-giugno 2011; KDM International Srl-BO Thomas J.Meyer, University of Colorado, valutazione dell’insonnia; The Mc Graw-Hill Companies, INC; 05/1999 G. Maciocia: I fondamenti della medicina cinese. Ed Masson.2007 G. Maciocia: La clinica in medicina cinese. Ed Masson 2009 M. Martoni – M. Biagi: Misure di autovalutazione del sonno: una rassegna della letteratura. Ed. Epidemiologia e Psichiatria sociale 2007 R. Nogier: Introduzione pratica all’auricoloterapia. Ed Cortina 1999 37
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