AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO

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AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO
UMAB
        Unione dei Medici Agopuntori Bresciani
               Scuola Superiore di Agopuntura

      IV Corso biennale di Agopuntura Auricolare

       AGOPUNTURA AURICOLARE
DISTURBI DEL SONNO NELL’ANZIANO

Relatore:
Dr. Giancarlo Bazzoni
Correlatore:
Dr. Antonio Losio/Dr. Sergio Perini

Candidato:
Dr. Annamaria Sgarbi

Anno Accademico 2013/2014

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AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO
SOMMARIO

Premessa                             pag. 3
Introduzione                         pag. 4
Il sonno                             pag. 9
Valutazioni del sonno nell’anziano   pag. 20
Insonnia in MTC                      pag. 26
Campione di studio e metodologia     pag. 29
Risultati e considerazioni finali    pag. 34

Bibliografia                         pag. 37

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AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO
Premessa

La partecipazione al corso di Auricoloterapia, diretto dal dr. G.
Bazzoni, è stata l’occasione per scoprire una tecnica terapeutica molto
interessante sotto più punti di vista.
La possibilità di convogliare nell’agopuntura auricolare conoscenze
provenienti dalla medicina occidentale e dalla medicina tradizionale
cinese, l’approccio olistico alla patologia, la mancanza di effetti
collaterali negativi, l’ampia gamma di utilizzazione e in un certo senso
anche la semplicità di questa metodica mi hanno stimolato allo studio
e alla sperimentazione.
La scelta dell’argomento e della realizzazione di questo lavoro è stata
dettata da situazioni di tipo personale: la frequentazione della RSA
“A. Cacciamatta” di Iseo e la preziosa disponibilità del dr. Luciano
Belotti, agopuntore in questa struttura, mi hanno permesso di
sperimentare su alcuni selezionati ospiti la tecnica, in relazione ad un
disturbo molto frequente nell’anziano, l’insonnia.
Con un’analisi condotta visionando le cartelle cliniche di 8 degenti,
considerando anche l’approccio secondo la MTC, ho scelto i punti da
stimolare utilizzando i semi di Vaccaria e ho seguito lo studio per 5
settimane. Non potendo avvalermi per ragioni oggettive di scale di
misurazione codificate, mi sono confrontata con il personale della
RSA e, dove possibile, con i degenti per poter tracciare i risultati del
lavoro.

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AGOPUNTURA AURICOLARE DISTURBI DEL SONNO NELL'ANZIANO
Introduzione

L’auricoloterapia, così come oggi è conosciuta, ossia un microsistema
codificato, con mappe precise ed un elevato numero di agopunti, ha
una storia piuttosto recente. Non esistono come per l’agopuntura e
moxibustione riferimenti precisi nei testi antichi.
Il termine microsistema, in MTC, riassume l’idea che in un’area
limitata del corpo, come il padiglione auricolare, si possono trovare
proiettate tutte o almeno una gran parte delle funzioni del corpo
umano, così come la rappresentazione dei suoi organi e tessuti.
Si ritiene che la stimolazione di questi punti o aree possa avere
un’azione     sui    tessuti    o   sugli     organi      corrispondenti   e    che
parallelamente alcune alterazioni interne possano trovare una loro
manifestazione       all’esterno    in      questi     siti   corrispondenti.   Un
microsistema rappresenta un sistema di comunicazione tra interno ed
esterno che potremmo definire bidirezionale, poiché all’esterno si
ricevono i segnali delle possibili alterazioni interne e all’interno si
possono inviare le informazioni necessarie per riequilibrare il sistema
alterato.
Nei testi antichi ritroviamo soltanto la menzione dell’uso di alcuni
agopunti auricolari ed è solo verso la fine del XIX secolo che si
trovano tracce di una prima vera mappa auricolare, formata da meno
di   10     punti,   relativa   alla     parte   posteriore      del   padiglione,
corrispondente al sistema dei cinque elementi (wuxing).
Il primo a presentare una mappa di 42 punti auricolari fu, alla fine del
1958, il dott. Paul Nogier: in questa mappa il corpo umano era

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proiettato nel padiglione con una forma di feto capovolto. La mappa,
introdotta in Cina, ebbe una larga diffusione nella pratica medica e si
arrivò, nel 1972, ad avere una classificazione di 284 punti.
Negli ultimi anni, grazie al processo di standardizzazione dei punti,
promosso dall’OMS, e all’introduzione di nuove metodiche di
trattamento meno invasive (pressione con semi di Vaccaria o con
piccole sfere metalliche sul padiglione) si è avuto un notevole
ampliamento delle applicazioni terapeutiche dell’auricoloterapia con
una migliore definizione dei suoi ambiti d’azione.
I principali vantaggi di questa metodica sono:
      semplicità;
      praticità;
      comodità di applicazione;
      notevole efficacia;
      scarsa invasività;
      buona accettazione da parte del paziente;
      costi contenuti;
      ampie indicazioni con risposta terapeutica rapida;
      metodologia sicura e con scarsi effetti collaterali;
      possibilità di utilizzarla come diagnostica.
Teorie sui meccanismi d’azione.
La prima teoria è quella che vede coinvolta la rete dei meridiani, che
collegano visceri e tessuti di tutto l’organismo con il padiglione
auricolare e, attraverso questa rete, si giustifica l’azione bidirezionale.

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La seconda teoria è quella legata al sistema nervoso, basata sul fatto
che il padiglione è riccamente alimentato da un gran numero di
terminazioni nervose.
La terza teoria è quella chiamata ECIWO, teoria dell’organo olistico
che contiene le informazioni embriologiche complete. Secondo questa
teoria messa a punto dal prof. Zhang Yingqing nel 1973, ogni parte
relativamente indipendente del corpo, quale ad esempio gli organi
zang-fu, gli arti, le ossa, le orecchie, il naso, la bocca, contiene le
informazioni dell’intero organismo; conseguentemente si comporta
come un microsistema che può ricevere o inviare segnali al resto
dell’organismo.
La quarta teoria è quella che possiamo definire di tipo neuroendocrino
ed è sicuramente la più recente: la risposta viscere/agopunto auricolare
è il frutto dell’azione combinata svolta dal sistema simpatico e dalle
ghiandole surrenali attraverso la modulazione endocrina.
Ricerca in auricoloterapia.
I lavori di ricerca clinica e sperimentale, provenienti da congressi
mondiali e simposi internazionali (WFAS, Federazione mondiale
società di agopuntura-moxibustione) hanno esaminato migliaia di casi
trattati, oltre 50 diverse patologie, centinaia di punti utilizzati o
menzionati, efficacia terapeutica e da questi si evince:
      le patologie trattate non interessano solo quelle dolorose      e
       allergiche, ma comprendono campi medici diversi come
       l’anestesia, la cardiologia, la dermatologia, l’internistica, la
       neurologia psichiatrica, l’oculistica, l’ortopedia, la pediatria,
       l’urologia, la ginecologia;

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la selezione dei punti si differenzia a seconda delle sindromi,
       per ottenere un risultato il più possibile aderente alle
       caratteristiche del paziente;
      la ricerca della localizzazione dei punti deve essere il più
       accurata possibile, per escludere i falsi positivi.
La ricerca diagnostica.
La diagnosi in auricoloterapia si basa sul fatto che quando un organo,
o una parte del corpo, sono interessati dalla malattia, i punti auricolari
corrispondenti mostrano alcune reazioni che possono essere rilevate
all’osservazione come discromie, noduli o pliche, variazioni di
microvasi, desquamazioni ma anche misurate con opportuni rilevatori
della variazioni della resistenza elettrica e valutate in relazione alla
loro risposta dolorosa in seguito ad opportuna stimolazione. Nel
congresso di Nanchino del 1998 alcuni relatori hanno esposto la
corrispondenza di circa l’80% tra diagnosi auricolare e diagnosi
convenzionale in numerose patologie di tipo tumorale.
La diagnosi auricolare comprende:
      ispezione del padiglione auricolare (ispezione visiva,
      possibilmente con luce naturale, senza toccare il padiglione);
      palpazione del padiglione auricolare (palpazione manuale e con
      l’uso di palpeur di diverse grammature);
      misurazione della resistenza elettrica del punto: l’idea viene dal
      fatto che se il padiglione riflette le variazioni anomale che
      avvengono all’interno dell’organismo, si dovranno evidenziare
      modificazioni di parametri fisiologici e per l’auricoloterapia
      vengono considerate le modificazioni elettriche sulla superficie

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del padiglione, misurabili con opportuni apparecchi: questi
      cerca punti inoltre possono essere utilizzati anche per la
      stimolazione terapeutica.
I dati emersi andranno integrati valutando complessivamente il
soggetto in esame, attraverso i metodi di diagnosi della medicina
moderna e/o con i metodi diagnostici della medicina cinese (polso,
lingua, ecc).

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Il Sonno

Il sonno è definito come uno stato di riposo opposto alla veglia.
Nelle culture occidentali il sonno occupa una posizione di centralità
fra la condizione di vita e quella di morte. Per i greci Thanatos (morte)
e Hypnos (sonno) erano fratelli e venivano rappresentati nelle
raffigurazioni in forme simili.
Il sonno, rappresentato nelle arti figurative come la massima
espressione di abbandono e serenità, è stato sempre considerato come
una condizione di perfetto riposo del corpo e della mente, necessario
per il ristoro dalle fatiche quotidiane. Il sonno viene considerato un
periodo in cui il cervello si isola passivamente dagli stimoli che
provengono dall’esterno e tutto il corpo è quasi in atteggiamento di
morte apparente. Questo concetto si è protratto sino a oltre il XX
secolo. Nel 1937 ebbe origine l’ipnologia come scienza, quando
Loomis      descrisse      dettagliatamente     i     primi     tracciati
elettroencefalografici del sonno lento, proponendo la suddivisione del
sonno in quattro fasi.
L’uomo moderno è privato cronicamente di sonno e dorme ogni
giorno almeno 1 ora di meno rispetto a quello che dovrebbe dormire
per sentirsi riposato ed in buona efficienza psicofisica nel corso della
giornata.
Anche se sono molte le persone che vorrebbero dormire meno,
considerando il sonno una perdita di tempo od un’attività
improduttiva, è stato dimostrato che una restrizione netta delle ore di

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sonno (dalle abituali 7-9 alle 5 ore per notte) aumenta la propensione
a dormire nelle ore diurne.
Numerose     sono    le   patologie   del   sonno:    la   classificazione
internazionale dei disturbi del sonno (ICSD 2005) ne raggruppa
tantissimi. Si riconoscono oltre 60 disturbi del sonno e si stima che il
15-20% della popolazione ne soffra.
Il sonno normale è uno stato fisiologico consistente nell'interruzione
provvisoria del cosiddetto stato di veglia. Nell'uomo, come in tutti gli
animali in genere, il sonno è un irrinunciabile bisogno biologico,
necessario per il riposo del corpo e per il ripristino delle normali
funzioni fisiologiche. In esperimenti su cavie da laboratorio si è
osservato che la privazione del sonno porta alla morte dell'animale. Le
prove sull'uomo devono essere interrotte a causa dell'insorgere di
numerosi disturbi fra cui serie alterazioni del comportamento.
Il sonno è causa di numerose modificazioni sull'organismo: la
pressione arteriosa si riduce, si abbassano sia la frequenza cardiaca
sia la temperatura del corpo, c'è una riduzione della produzione di
urina e dell'attività respiratoria, la muscolatura tende a rilassarsi ecc.;
praticamente si ha un notevole abbassamento delle richieste
metaboliche da parte dell'organismo. Per contro durante il sonno si ha
la produzione di diversi ormoni:
      la ghiandola pineale (epifisi) produce melatonina soltanto in
      condizioni di buio: questa sostanza mantiene un sonno
      ristoratore, ma ha anche una grande funzione antiossidante,
      ostacolando i processi di invecchiamento precoce, aumentando

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le capacità immunitarie e inibisce alcuni tipi di tumore,
      riducendo la produzione di ormoni sessuali;
      l’ipofisi, durante la fase del sonno profondo produce HGH,
      l’ormone della crescita, che nei bambini regola la crescita e
      negli anziani regola i processi riparativi e che è legato alla
      produzione di specifici anticorpi;
      a partire dalle 3 di notte viene secreto il cortisolo, cortisone
      endogeno del corpo, che dal punto di vista biochimico prepara il
      corpo alla ripresa dell’attività diurna.

Si può oggi affermare che lo stato di veglia e di sonno sono governati
da due sistemi cerebrali fra di loro antagonisti: una stimolazione
elettrica o chimica dei neuroni del sistema del sonno provoca
l’addormentamento, mentre una stimolazione del sistema di veglia
provoca una reazione di risveglio. Dall’alternanza di questi due
sistemi di strutture nel senso di un’inibizione attiva reciproca nasce il

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“ritmo nictemerale”: tale ciclo sonno-veglia è regolato da un saldo
governo centrale.
I due sistemi antagonisti sono prevalentemente situati nel tronco
dell’encefalo:
      il sistema reticolare ascendente mesencefalo-pontino di
       Moruzzi-Magoun, detto anche attivante (desincronizzante
       l’EEG) che tende a produrre il risveglio e a mantenere la
       veglia;
      il sistema antagonista, sincronizzante l’EEG, ipnogeno,
       localizzato prevalentemente nella parte inferiore del tronco
       (bulbo);
Centri antagonisti si trovano anche al di fuori del tronco: centri della
veglia localizzati soprattutto nell’ipotalamo posteriore e centri del
sonno localizzati soprattutto nell’ipotalamo anteriore; inoltre, neuroni
ponto bulbari laterali (locus coeruleus e subcoeruleus) “specifici” per
il sonno REM.
Oggi, però, per opera dei fisiologi di Pisa, si può affermare che il
sistema del sonno, così come il sistema di veglia, possieda un certo
tono che è mantenuto da afferenze attivanti, mediate da amine
cerebrali:   il   sonno   è   mediato   prevalentemente    da   neuroni
serotoninergici (acetilcolina) e la veglia è mantenuta prevalentemente
da neuroni catecolaminergici (noradrenalina ).
Nella produzione del sonno la corteccia cerebrale parrebbe esclusa:
basti però pensare che un rumore familiare, come il pianto di un
bambino, risvegli una madre che può invece tranquillamente
continuare a dormire durante un temporale, o ricordare come in

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ciascuno, fattori di ordine squisitamente psichico facilitino o
ostacolino o interrompano il sonno (nell’80% dei casi l’insonnia è di
origine emotiva), per capire che, come ogni altra funzione, anche
questa sia grandemente corticalizzata, seppure forse in via non diretta.
Aserinsky, Kleitman e Dement (1953-1957) hanno dimostrato con la
tecnica elettroencefalografica che il sonno di una notte non è
uniforme, ma è costituito da un periodico succedersi di cicli (composti
di 4 fasi) staccati l’uno dall’altro, della durata di più di 1 ora cadauno
e con ripetizioni di 4-5 volte in una notte.
Ciascun ciclo è costituito elettroencefalograficamente dalle seguenti
fasi di sonno sincronizzato (con ritmi alfa o theta o delta.)
      1° fase o dell’addormentamento: nel tracciato il ritmo alfa è di
      basso voltaggio frammisto a scoppi di attività theta;
      2° fase: il ritmo theta prevale diffusamente, mentre compaiono
      fusi (spindles) di elementi rapidi e i cosiddetti complessi K
      costituiti da una breve onda, seguita da un’onda più lenta e
      quindi da un fuso rapido; sarebbero legati a stimolazioni
      sensoriali
      3° e 4° fase o del grande sonno lento: il tracciato è caratterizzato
      da onde più lente e più ampie (delta) mentre tendono a
      scomparire sia i fusi di elementi rapidi sia i complessi K. Lo
      stadio 4 costituisce la fase del sonno più profondo, dura per
      brevi periodi e si manifesta essenzialmente nel primo terzo
      della notte.

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Nel gatto e nell’uomo è presente la fase REM (acronimo per Rapid
Eye Movements), rilevata da un tracciato desincronizzato simile a
quello della veglia, in cui sono presenti movimenti oculari e delle
estremità degli arti e irregolarità del ritmo cardiaco e respiratorio e che
si colloca dopo la fase 3° e 4° del ciclo del sonno.
E’ accertato che nello stadio di sonno desincronizzato o REM (la cui
percentuale nel corso della notte è altissima alla nascita, abbassandosi
poi con l’età a valori fra il 18 e 25 per cento del sonno totale) si
realizzano i sogni. Ogni notte noi sogniamo a lungo (per circa
mezz’ora e per 4-5 volte nella notte) e tutto viene dimenticato a meno
che il risveglio non avvenga in fase REM.
L'andamento del sonno è di tipo ciclico; durante la notte si ha una
variazione della durata di 5 di tali cicli. Tutti gli studiosi sembrano
concordare sul fatto che sia il sonno REM che quello non-REM sono
entrambi necessari al mantenimento di un buono stato di salute. È
sicuramente indubitabile che un'ottima qualità del sonno sia

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condizione necessaria, anche se non sufficiente, per una buona qualità
della vita. I disturbi del sonno, specialmente se non sporadici, possono
infatti creare notevoli disagi, sia da un punto di vista fisico sia da un
punto di vista psicologico.
La regolazione del sonno avviene in base a fattori omeostatici (la
necessità di dormire aumenta quanto più è stato lungo il periodo di
veglia precedente) e a fattori circadiani (in particolar modo il ciclo
luce-buio). Il tempo necessario all'appagamento del desiderio di
dormire varia in base a diversi fattori; il principale fattore è l'età; la
correlazione fra durata del sonno ed età è inversamente proporzionale;
i neonati dormono circa 17 ore su 24, i soggetti adulti dormono
mediamente 7-8 ore; nelle persone anziane le ore di sonno si riducono
ulteriormente (5-6 ore di sonno al giorno possono essere sufficienti).
Esiste però una notevole variabilità interindividuale legata ai fattori
più disparati (abitudini, attività lavorativa svolta, clima, sesso,
stagione, stato di salute, stile di vita ecc.); è questa variabilità
interindividuale che rende difficile definire un quadro patologico
relativo ai disturbi del sonno: il solo dato quantitativo delle ore di
sonno non è una condizione sufficiente per definire con certezza un
eventuale disturbo.
Sonno e qualità della vita.

Molte ricerche hanno evidenziato che negli individui in buona salute,
con molti interessi e soddisfatti della loro qualità della vita, la qualità
del sonno non si modifica con l'età. Infatti, quanto più si è giovani, più
a lungo si riesce a rimanere svegli. Pensiamo all'anziano che in treno o
davanti alla televisione crolla dopo pochi minuti in un sonno senza

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motivo: l'assenza di stimoli (o l'incapacità di cercarne) lo spinge al
sonno. In quest'ottica dormire più del dovuto è un indicatore
sicuramente negativo. L'anziano dorme 6-7 ore per notte, tuttavia la
qualità del sonno è assai diversa da quella del giovane. Il sonno è,
infatti, molto più frammentato da momenti di veglia ed è più
suscettibile ai possibili disturbi ambientali.
Modificazioni del ritmo sonno-veglia nell'anziano.
L'anziano presenta spesso modificazioni della secrezione ormonale e
alterazione dei ritmi circadiani propri dell'età (pressione arteriosa,
temperatura corporea): l'importanza del sistema nervoso centrale nel
coordinare questi ritmi è fondamentale. Il risveglio mattutino è
precoce ed è presente il risveglio notturno, il sonno REM è ridotto,
con tendenza al sonnellino durante il giorno. Si ritiene che le
modificazioni anatomico funzionali delle strutture nervose che
regolano le attività ritmiche abbiano un ruolo significativo nel
determinare i disturbi del sonno.

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Diagnosi e accertamento.
Le principali metodiche per lo studio del sonno sono:
      POLISONNOGRAFIA,             definisce      il      periodo     di
      addormentamento, la durata e il mantenimento del sonno,
      permette la contemporanea registrazione dei potenziali elettrici
      celebrali e altre funzioni biologiche come la pressione arteriosa,
      la frequenza cardiaca e respiratoria, i livelli dell'ossigeno nel
      sangue. La polisonnografia rappresenta il più accurato metodo
      diagnostico per patologie specifiche (narcolessia, apnea
      morfeica...). Per facilitare la raccolta dei dati è possibile
      utilizzare scale apposite come il Mini Mental State, ed
      associarle a scale più specifiche per la sonnolenza, come la
      Stanford Sleepines Scale, che valuta gli effetti dell'insonnia
      sulla performance psicomotoria del soggetto ed ancora diari del
      soggetto personalizzati;
      PULSOSIMMETRIA,            valutazione      della      saturazione
      ossiemoglobinica durante ore notturne;
      ACTIGRAFIA, registrazione dei movimenti corporei e della
      temperatura corporea periferica;
      RINOFIBROSCOPIA, visualizzazione del tratto respiratorio
      superiore per valutare le ostruzioni faringee del respiro durante
      il sonno;
      FIBROENDOSCOPIA IN SONNO (SLEEP ENDOSCOPY),
      valutazione endoscopica in paziente roncopatico, che dorme
      spontaneamente o sotto influsso farmacologico;

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M.S.L.T o Test di latenza multipla del sonno, registrazioni
      eseguite 2-3 ore dopo il risveglio e distanziate 2 ore una
      dall’altra, durante le quali il paziente viene invitato a dormire.
      Viene valutato quante volte è comparso il sonno REM. E’ una
      verifica obiettiva della sonnolenza diurna, utile per lo studio
      della narcolessia.
Disturbi del sonno nell'anziano.
La tipologia di insonnia può essere classificata come:
      insonnia    iniziale   (sleep   latency)    con    difficoltà   di
      addormentamento;
      insonnia iniziale con aumento dei risvegli intermedi;
      insonnia terminale con un anticipato risveglio mattutino.
L'insonnia iniziale rappresenta il disturbo più frequentemente
manifestato dagli anziani, il tempo di addormentamento si allunga in
media di 30 minuti.
Le più frequenti patologie organiche che alterano il sonno sono:
      patologie respiratorie con presenza di apnee notturne;
      cardiovascolari, ipertensione, angina;
      disturbi motori durante il sonno (gambe senza riposo);
      obesità o sovrappeso, causa del russamento;
      gastroenteriche;
      neurologiche (M. Parkinson, M. Alzheimer);
      urinarie (incontinenza);
      endocrine e reumatologiche.

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Molti farmaci (i cortisonici, i teofillinici, alcuni antidepressivi e a
volte alcuni ipnoinducenti, che possono provocare un effetto
paradosso) provocano l’insonnia nell’anziano.
Dopo un esame clinico ed eventuali accertamenti strumentali, la
terapia sarà mirata verso la patologia organica e/o psichiatrica.
La terapia si può giovare di:
      norme igieniche (esercizio fisico, alimentazione adeguata,
      preparazione dell’ambiente);
      terapia farmacologica, per la quale tra i molti ipnoinducenti,
      sono da preferire le benzodiazepine a emivita breve o
      intermedia. Nell’anziano la terapia farmacologica pone diversi
      problemi, legati principalmente all’interazione con altri farmaci,
      alla possibilità di accumulo e di sedazione diurna (rallentamento
      dei riflessi con possibilità di incorrere in incidenti). Da valutare
      la terapia con melatonina (dosaggio da 1-3 mg/die), con
      complessi fitoterapici (valeriana, passiflora, papavero della
      California);
      un trattamento psicoterapeutico, in casi selezionati, per
      individuare i motivi psicologici, le tensioni conflittuali o i
      disturbi della sfera affettiva;
      terapie complementari come l’agopuntura e l’auricoloterapia.

                                                                       19
Valutazione del sonno nell’anziano

Di seguito riportiamo lo strumento di “valutazione del rischio di
cattivo sonno nella terza età”, frutto di uno studio effettuato presso
l’Istituto “E. BIAZZI” struttura protetta di Castelvetro Piacentino, che
è stato adottato in numerose RSA.

Materiale usato: Scala Biazzi n.1
Scala Biazzi n.1
Nome ____________________
Cognome_________________________
data _____________età______

Compili la tabella sottostante applicando un punto in corrispondenza
del comportamento tenuto durante ogni notte.
Unisca tutti i punti con una linea in modo da ottenere un grafico.
Sommi tutti i punteggi ottenuti nella settimana di monitoraggio. Se il
punteggio è superiore a 4 prosegua completando il questionario per
ottenere una valutazione globale del riposo notturno.

                                                                     20
Diario comportamentale notturno mese di …………

Punteggio Giorno              --- --- --- --- --- --- ---
       2    Non riposa
            (≤ 4 ore)
       1    Riposa in
            parte
            (>4 e  2 e < 4          2: ≥4

                                                                        21
3) Quanti giorni, nella settimana, al risveglio mattutino è
rilassato/sveglio ?
0: spesso/sempre         1: qualche volta         2: mai/raramente
(≥5)                     (≥2 e ≤4)                (≤1)
4) Quanti giorni, nella settimana, durante il giorno è vigile/reattivo?
0: spesso/sempre         1: qualche volta         2: mai/raramente
(≥5)                     (≥2 e ≤4)                (≤1)
5) Quanti giorni, nella settimana, esegue il riposo pomeridiano?
0: mai/raramente         1: qualche volta         2: spesso/sempre
(≤1)                     (≥2 e ≤4)                (≥5)
6) Quanti giorni, nella settimana, durante il giorno è impegnato in
attività domestico-ricreative/riabilitative soddisfacenti ?
0: spesso/sempre         1: qualche volta         2: mai/raramente
(≥5)                     (≥2 e ≤4)                (≤1)
7) Compaiono diuretici/lassativi alla sera sulla scheda personale della
terapia ?
0: non presenti          1: in estemporanea       2: presenti in terapia

8) Compaiono sedativi sulla scheda personale della terapia ?
0: non presenti          1: in estemporanea       2: presenti in terapia

9) Quanti giorni, nella settimana, consuma un pasto completo a cena ?
0: spesso/sempre         1: qualche volta         2: mai/raramente
(≥5)                     (≥2 e ≤4)                (≤1)

                                                                           22
10) Quante ore, nella giornata, la persona è allettata?
0: ≤ 12                  1: >12 e < 18            2: ≥ 18

Diario comportamentale notturno (max. 14 punti)
punti: _____
Questionario di valutazione del riposo notturno (max. 20 punti)
punti: _____
Totale (max. 34 punti)
punti: _____

                                                                  23
Scala Biazzi n.2

Nome_________________________Cognome__________________________________
data_____/_____/______

1) età                                                       10) attività ricreative e/o riabilitative
0 = ≤65 anni                                                 0 = svolge attività ricreative e/o riabilitative nella
1 = > 65 anni                                                mattinata e/o primo pomeriggio
2) presenza delle principali patologie condizionanti         1 = non svolge attività ricreative e/o riabilitative o le svolge
(disturbi di tipo psichiatrico; patologie cardiovascolari;   nel tardo
malattie                                                     pomeriggio dopo le h. 16.00
respiratorie; gastrointestinali; malattie della tiroide;     11) riposo pomeridiano
obesità)                                                     0 = no o comunque ≤ alle 2 ore
0 = no                                                       1 = si per più di 2 ore
1 = si                                                       12) pasto serale
3) presenza di dolore                                        0 = svolge un pasto serale completo e senza eccessi
(sostenibile in presenza di una scala di valutazione del     1 = si corica a digiuno o dopo un pasto eccessivo.
dolore)                                                      13) abitudini voluttuarie
0 = no                                                       0 = non abitudini voluttuarie
1 = si                                                       1 = presenta alcolismo e/o tabagismo e/o assunzione di
4) inquinamento acustico                                     bevande
(presenza di rumore nella stanza o nell’ambiente             stimolanti (caffè, the, ecc…, oltre due bicchieri/tazze die)
circostante)                                                 14) terapia lassativa e/o diuretica la sera
0 = no                                                       0 = no
1 = si                                                       1 = si
5) temperatura ambientale                                    15) terapie inducenti il sonno
0 = ≥ 18° ≤ 24°                                              0 = no
1 = < 18° o > 24°                                            1 = si
6) stimolazioni luminose eccessive prima di coricarsi        16) alterazione del ritmo circadiano
(es. Tv)                                                     0 = si corica e si sveglia la mattina sempre alla stessa ora
0 = no                                                       1 = si corica e si sveglia la mattina in orari diversi.
1 = si                                                       Presenza di cecità
7) Variazione dell’
                  dell’ambiente di vita                      17) sindrome delle apnee ostruttive del sonno
0 = no                                                       0 = respiro notturno nella norma
1 = si                                                       1 = presenta eccessivo russamento o alterazioni notturne
8) risvegli notturni spontanei e/o indotti                   del respiro
0 = no o comunque ≤ 3 e si riaddormenta subito dopo          18) eventi traumatici nel vissuto (ultimi 2 anni)
1 = si >3 o ≤ 3 ma non si riaddormenta subito dopo.          0 = no
Presenza di nicturia.                                        1 = si
9) allettamento nelle ore di veglia
0 = non è costretto a letto e si alza regolarmente
1 = è costretto a letto per oltre il 50% delle ore di
veglia

  rischio lieve di cattivo                   rischio moderato di                     rischio elevato di cattivo
sonno                                      cattivo sonno                           sonno
(≤ ai 3 punti)                             (> 3 e < 7 punti)                       (≥ 7 punti)

Se la scala di valutazione risulta con punteggio > 3 si consiglia di
associarvi un periodo di monitoraggio del sonno.

                                                                                                                          24
La funzione della scala è quella di evidenziare il rischio e prendere in
esame i fattori di cattiva igiene del sonno, per poterli ridurre ed
eliminare, attraverso strategie ed interventi mirati. Purtroppo non è
facile applicare questo strumento in anziani che presentano disturbi di
tipo neurofisiologico, di memoria o dell’attenzione. Solitamente è il
personale della RSA che registra le variazioni della qualità del sonno.
La letteratura internazionale contiene differenti strumenti di
autovalutazione del sonno, molto eterogenei tra loro, volti
principalmente a misurare la qualità del sonno e le cause specifiche
che possono interferire con il sonno.

Citiamo:

      STANFORD SLEEPINESS SCALE;
      SLEEP BEHAVIOR SELF –RATING SCALE;
      SLEEP PROBLEMS SCALE;
      PITTSBURGH SLEEP QUALITY INDEX;

È stata eseguita una ricerca sistematica tramite il database elettronico
Pubmed, selezionando i lavori pertinenti pubblicati fino al dicembre
2006 che è stata riportata in “Epidemiologia e psichiatria sociale” da
M. Martoni e M. Biagi.

                                                                     25
Insonnia in MTC

In Medicina Tradizionale Cinese ci si riferisce all’insonnia come ad
una condizione di iperattività con l’incapacità da parte del paziente di
un   sonno    ristoratore.   Il   paziente    può    presentare    difficoltà
nell’addormentarsi, o può svegliarsi troppo facilmente o addirittura
rimanere sveglio tutta la notte. Altri sintomi concomitanti possono
essere: l’irritabilità, l’ansia, la memoria scarsa, le palpitazioni, i sudori
notturni, la lingua grossa con patina scarsa, il polso rapido e filiforme.
La ritroviamo classificata sia nella categoria Bu Mei (insonnia) che in
quella Yu Zheng (sindrome depressiva). Secondo la MTC l’insonnia
può essere dovuta ad alterazioni emozionali, o a un indebolimento
generale conseguente a malattie prolungate dovute a disfunzioni degli
organi zang-fu. Il perdurare dell’irritazione mentale porta al consumo
dello yin di cuore -milza e al deficit dello yin di cuore che spesso
conduce all’iperattività del fuoco (yang) del cuore. Questa condizione
si può aggravare portando all’insufficienza dello yin del rene. I
sintomi comunque possono anche essere dovuti alla disfunzione degli
organi zang-fu, legata ad una costituzione debole o in conseguenza di
una lunga malattia.

Classificazione dell’insonnia in MTC:

         insonnia da stasi dell’energia di fegato e liberazione del
         fuoco;
         insonnia da ritenzione interna di catarri-calore;
         insonnia da deficit dello yin e fuoco-vuoto;
         insonnia da deficit combinato del cuore e della milza;

                                                                          26
insonnia da deficit combinato del cuore e della vescicola
         biliare.

La diagnosi differenziale può essere posta tra:

      “stasi del qi di fegato”, caratterizzata da insonnia, con incubi,
      sensazione di pienezza del torace, sospiri, irritabilità e
      depressione;
      “squilibrio cuore-rene” caratterizzata da insonnia persistente,
      palpitazioni, bocca secca, memoria debole, arrossamento delle
      guance, calore ai cinque loci, irrequietezza;
      “ritenzione cibo nello stomaco” caratterizzata da insonnia
      accompagnata da distensione addominale o epigastrica, nausea,
      vomito.

Ne conseguono i principi di trattamento: regolare il flusso di qi del
fegato, armonizzare rene e cuore, rafforzare milza e stomaco.

Nella diagnostica auricolare, in presenza di insonnia, possiamo
trovare: piega da incisura intertragica sul lobo; presenza di punti
reattivi positivi sulle aree cuore, rene, occipite, sottocorticale.

La scelta dei punti principali da trattare comprende: shenmen,
sottocorticale, cervello, apice orecchio, lobo anteriore, simpatico,
occipite e per i punti ausiliari: fegato, torace, cuore, rene, milza,
stomaco.

                                                                      27
Spiegazione dei punti selezionati:

      il punto sottocorticale può armonizzare le fasi di eccitazione e
      inibizione della corteccia cerebrale;
       il punto lobo anteriore conosciuto con il nome di punto
      nervosismo, è indicato in particolare nell’insonnia con difficoltà
      ad addormentarsi, ha azione di tranquillizzare la mente;
      il punto cervello, localizzato nell’antitrago, si utilizza in
      malattie legate a disfunzioni dell’ipofisi;
       il punto occipite, nell’antitrago, calma l’eccitazione, sopprime
      il vento di fegato;
      il punto Shenmen: si ritiene che questo punto regoli
      l’eccitazione e l’inibizione della corteccia cerebrale, per cui può
      essere impiegato per tranquillizzare la mente, trattare il dolore,
      l’insonnia, l’irrequietezza, l’ipersensibilità.

Gli altri punti si possono utilizzare a seconda della presenza delle
varie sindromi da riequilibrare.

                                                                      28
Campione di studio e metodologia
Il campione di studio per l’elaborazione della tesi ha preso in esame 8
ospiti della RSA “A. Cacciamatta “ di Iseo, 7 donne e 1 uomo, di età
compresa tra 64 e 88 anni; in tutti è presente una patologia
cardiovascolare di fondo, in 5 di loro è associata una marcata
componente ansioso/depressiva.

   1. Z.R., donna, 84 anni: cardiopatia ipertensiva, depressione, esiti
      di meningioma, frattura femorale;
   2. D.M., donna, 79 anni: ipertensione arteriosa, diabete mellito,
      artrosi, psicosi;
   3. P.A.,   donna,      80   anni:   cardiopatia   ischemica,   obesità,
      insufficienza renale e respiratoria, bronchite cronica, esiti
      emiparesi sx, depressione;
   4. R.C., donna, 88 anni: cardiopatia ischemica, parkinsonismo,
      emiparesi, psoriasi, depressione;
   5. R.G., donna, 85 anni: ipertensione, ipotiroidismo, demenza
      vascolare;
   6. Z.L., donna, 85 anni: cardiopatia ischemica,          ipertensione,
      epatopatia cronica, demenza senile;
   7. D.G.F., uomo, 64 anni: cardiopatia ischemica, diabete mellito ,
      pregresso linfosarcoma, ritardo mentale grave;
   8. T.M., donna, 82 anni: cardiopatia ischemica, diabete mellito,
      parkinsonismo, artrosi.

Dopo la valutazione delle cartelle cliniche, in collaborazione con il Dr.
Luciano Belotti, medico nella struttura e agopuntore, ho stabilito i

                                                                       29
tempi e le modalità della mia ricerca: ho visto i pazienti per 5 sedute, a
distanza una dall’altra di circa 1 settimana, e i punti scelti, trattati con
semi di Vaccaria a semipermanenza, sono stati:

      Shenmen: riequilibrio generale

      Thalamus (sottocorticale): riequilibrio psichico

                                                                         30
Master Cerebral (Master omega): riequilibrio psichico, dolore
cronico

Antidepressant point (Serotoninergic point): turbe umore,
dolore cronico neuropatico

                                                           31
Punto Fegato (muscle relaxation).

Questo punto l’ho inserito nel protocollo con riferimento alle
indicazioni della MTC: tutti i pazienti presentano una stasi di qi di
fegato e un vuoto di fuoco. Avrei potuto usare anche i punti Cuore e
Rene, ma ho ritenuto più opportuno, secondo la valutazione energetica
cinese, lavorare sull’energia di fegato e non aggiungere in questo
studio, anche per difficoltà oggettive, altri punti.

Date le condizioni generali dei soggetti in esame, non ho utilizzato
una valutazione elettrica dei punti, ma ho proceduto con l’ispezione, la
palpazione auricolare e al posizionamento dei semi di Vaccaria.

I soggetti non hanno avuto nessuna reazione di dolore o fastidio e
hanno mantenuto in sede i semi nell’intervallo di tempo della
settimana di controllo.

                                                                     32
Alla prima seduta ho posto i semi sul padiglione destro, non avendo
indicazione sulla lateralità dominante del soggetto; alla seconda seduta
ho cambiato lato, ma, non avendo variazioni di rilievo, con la terza
sono tornata al padiglione destro e lì ho continuato nelle sedute
successive.

                                                                     33
Risultati e considerazioni finali

La valutazione oggettiva della risposta è stata piuttosto difficile per le
molte componenti che interferivano con lo studio (fondamentalmente
l’impossibilità del paziente ad esprimere un giudizio veritiero ed
affidabile sulle condizioni del proprio sonno). Ho fatto riferimento alle
consegne notturne del personale della Rsa e da lì ho elaborato i dati di
valutazione.

Le colonne di colore blu riportano il numero delle notti considerate di
riposo dal personale della RSA, nel periodo indicato, in cui i pazienti
non erano sottoposti all’auricoloterapia.

Le colonne di colore rosso riportano il numero delle notti considerate
di riposo durante il periodo di auricoloterapia.

                                                                       34
Il personale di assistenza riferisce che, nel periodo della terapia, non
sono state modificate le somministrazioni di farmaci ipnoinducenti e/o
tranquillanti.

La mia considerazione finale è che, se pur con metodologia non
completa (non misurazione elettrica dei punti, improbabile esecuzione
corretta della stimolazione dei punti da parte dei soggetti in esame,
tempi di esecuzione non sempre ben bilanciati), il risultato della
sperimentazione si possa ritenere molto incoraggiante e induca a
proseguire per valutare, anche con uno studio più prolungato,
l’efficacia dell’auricoloterapia in un contesto certamente molto
particolare (l’anziano in RSA), forse mai considerato come campo
d’applicazione della terapia .

                                                                     35
I miei ringraziamenti al Dr.Luciano Belotti, che con molto entusiasmo
e preparazione mi ha accompagnato in questo studio, allo staff e
direzione della RSA “A. Cacciamatta” di Iseo e ai docenti della scuola
di Auricoloterapia, dr. Bazzoni, dr. Losio, dr. Perini che mi hanno
dato la possibilità di poter conoscere e sperimentare una terapia
medica molto interessante e coinvolgente.

                                                                    36
Bibliografia
     L. Bergamini – Manuale di neurologia clinica – Ed. Cortina
     1983
     G. Coccagna/S. Smirne – Manuale di medicina del sonno
     – Ed. Periodici UTET scientifici1993
     R. Dalke – Il sonno, la parte migliore della vita – Ed.
     Mediterranee 2006
     Carmignola/Speronello/Zampieri – Manuale pratico di
     Auricoloterapia cinese - Ed. Prosa 2003
     Istituto “Emilio Biazzi” - i.p.a.b. - Struttura protetta “La
     scala Biazzi” Valutazione del rischio di cattivo sonno nella
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