A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO

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A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO
                                                                                                       LAICI DI SAN PAOLO

IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
Dal 30 giugno al 5 luglio, un gruppo di Laici di S. Paolo provenienti da Firenze e Perugia ha
vissuto, sotto la guida esperta di p. Antonio Gentili, una prolungata esperienza di autentico
godimento spirituale tra meditazione, orazione, contemplazione e serena convivenza.

                entre Firenze e Perugia        che ci avvolgono e ci ac-

M               registravano le tempe-
                rature più alte d’Italia, i
Laici di S. Paolo di Firenze e di Peru-
                                               compagnano insieme al
                                               profumo di fieno, ad un
                                               abbaiare lontano di cani,
gia (appunto) salivano a Campello              al mormorio di un vento
Alto (486 m) insieme a p. Antonio              leggero. Sicuramente sia-
Francesconi e a p. Camillo Corbetta            mo anche abbracciati dal
assistenti spirituali. Era già lontana la      Signore, sembra di vivere
Babele di notizie terrificanti di vio-         in un’altra dimensione.
lenza brutale dell’uomo, di violenza              I giorni seguenti si sno-
sconvolgente della natura; affranti e          dano tra preghiere, canti,
smarriti man mano che ci si avvici-            silenzio, insegnamenti,
nava al Convento dei pp. Barnabiti,            pause di riflessione: al
si avvertiva un non so che di legge-           mattino un campanello
rezza; volgendo gli occhi al cielo             dispettoso suona la sve-
che ci accarezzava quasi per conso-            glia nel corridoio per
larci, ecco che lo sguardo rivolto poi         rammentarci gli appunta-
alla pianura non vedeva più il fango:          menti, subito dopo scivo-
tutto si era trasformato in giardino, e        la nei cuori la dolce me-
che giardino! Potenza della Grazia.            lodia di Fratello Sole e
   Accolti dai pp. Barnabiti nel loro          Sorella Luna, quale sor-
convento (lunghi e ampi corridoi sotto         presa se siamo nella terra
lo sguardo di ritratti austeri, alcuni di s.   di s. Francesco? Cinguet-
Antonio. M. Zaccaria, camere piccole,          tii mattutini all’alba pre-
finestre panoramiche, arredo semplice          annunciano il susseguirsi
ma raffinato) e con la guida di p. Anto-       di ore che desideriamo
nio Gentili, ben disposti, dopo brevi          dedicare interamente a
momenti di illustrazione del program-          Lui. Si inizia con le lodi
ma, subito la S. Messa in commemora-           nella chiesina che si apre
zione di S. Paolo patrono dei tre colle-       su un piccolo chiostro
gi (quindi anche festa nostra) ci fa sen-      con la vasca di pescioli-        Campello     sul Clitunno - uno sguardo verso
tire famiglia di Dio. Il segno della           ni, fiori e tanto sole, il       l’infinito
Croce lento, solenne, ampio, richiama          volto della nostra Ma-
Cristo Crocifisso, Cristo che vive in          donna con il Bambino, in terracotta,          volta in volta riassunto in una sua frase
noi, ama, prega, perdona; l’Amen rap-          vigila dall’alto della parete. Nella          significativa che accompagna il nostro
presenta la nostra consegna amorosa.           chiesa elegante, bianca e grigia con          percorso di ricerca. Si comincia a fami-
                                               stucchi e angioletti deliziosi, tele di       liarizzare con i verbi risuonare, vibrare,
             tra preghiera e riflessione       santi; si recitano i versi in modo paca-      ripensare, meditare, accordare; dob-
                                               to, ogni volta in maniera diversa, con        biamo morire al nostro io. La medita-
   Famiglia di Dio e figli della Vergine       pause e voci alternate per evitare la         zione è proveniente dall’oriente ma ha
Santa: così dopo cena si forma un pic-         meccanicità della lettura. Con la por-        anche radici bibliche: silenzio e fiducia
colo corteo orante in direzione di un          ta aperta, si sente la tortora che si in-     nel Signore che agisce in noi, è Lui la
boschetto, si entra per una stradina; è        crocia con la rondine che garrisce            forza e la salvezza nostra. La medita-
ormai buio, mentre fiorisce un rosario         verso il suo nido sotto la trave della        zione è un rientro in se stessi un ritorno
diverso: la prima parte è l’Ave tradizio-      pensilina dove i rondinotti in attesa         a Dio. L’uomo è fatto per andare a Dio
nale, la seconda guidata da p. Antonio         della mamma, rappresentano una te-            nella verità, dobbiamo conoscere noi
riflette sulla Passione del Signore. Ad        nera scena di vita quotidiana.                stessi, entrare nel nostro mondo inte-
un certo punto ci si trova a solcare un           Filo conduttore delle giornate è il        riore più profondo, nella piccola cella
mare di lucciole palpitanti di azzurro         pensiero del nostro s. Fondatore, di          del cuore. Ci viene proposta una lettu-

                                                                                                       Eco dei Barnabiti 3/2015   63
A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
LAICI DI SAN PAOLO

                                                                                       gli Angeli e ad Assisi: la santa messa
                                                                                       officiata dai nostri Padri nella Porziun-
                                                                                       cola, ci fa sentire ancora più raccolti
                                                                                       tra di noi e vicini a s. Francesco, l’inna-
                                                                                       morato di Dio, mentre a s. Damiano ri-
                                                                                       suonano le parole del Signore che
                                                                                       chiama s. Francesco a riparare la sua
                                                                                       chiesa. Tutto qui racconta la presenza
                                                                                       di s. Chiara che riuscì a fermare gli in-
                                                                                       fedeli esponendo il Santissimo, lei è tra
                                                                                       i fiori colorati del chiostro, nel mazzo
                                                                                       di fiori bianchi nel coro. Nel pomerig-
                                                                                       gio veniamo sollecitati a riflettere sul
                                                                                       mistero dell’Eucaristia; come s. Tom-
                                                                                       maso considerava che l’effetto proprio
                                                                                       consisteva nella conversione dell’uo-
                                                                                       mo in Cristo cosi anche s. Antonio M.
                                                                                       Zaccaria spronava alla comunione fre-
                                                                                       quente, altrimenti si poteva diventare
                                                                                       bestie. Con l’Eucaristia, Cristo ci fa si-
                                                                                       mili a Lui e anche noi offriamo al Pa-
                                                                                       dre il nostro sacrificio, dono d’amore:
Assisi - a S. Maria degli Angeli, il gruppo dei Laici di S. Paolo accompagnati         la nostra persona, il tempo, il lavoro, il
dai pp. Francesconi (sin.), Jackson (cent.) e Corbetta (des.)                          dolore, la salute e la malattia, la morte,
                                                                                       gli avvenimenti della vita (tutti), le co-
                                                                                       se, il creato, i nostri beni. Tutto! Perché
                                                                                       tutto ha in sé sacralità. Nella terza pre-
                                                                                       ghiera eucaristica si chiede che lo Spi-
                                                                                       rito Santo faccia di noi un sacrificio
                                                                                       perenne a Dio gradito. Così si trasfor-
                                                                                       ma la nostra esistenza, entriamo nella
                                                                                       logica del dono, della gratuità, del ser-
                                                                                       vizio generoso verso i fratelli. L’unico
                                                                                       pane fa dei molti che lo ricevono,
                                                                                       membra vive di un solo corpo di cui
                                                                                       Cristo è il capo. L’Eucaristia è un atto
                                                                                       cosmico: tutta l’umanità è chiamata a
                                                                                       far parte del corpo mistico di Cristo
                                                                                       che aggrega a sé tutto il cosmo.
                                                                                          Al termine di queste riflessioni, pro-
                                                                                       lunghiamo la sosta in chiesa; nel si-
                                                                                       lenzio affiorano le domande a cui sia-
                                                                                       mo stati sollecitati: come viviamo la
                                                                                       pratica eucaristica? Siamo prigionieri
                                                                                       dell’abitudine? Con l’adorazione eu-
                                                                                       caristica cerchiamo poi di cogliere le
il gruppo nel chiostro del convento francescano a S. Maria degli Angeli
                                                                                       suggestioni e le risonanze ripetendo
                                                                                       le parole della consacrazione. Sull’al-
                                                                                       tare, davanti alla Santissima Eucaristia
ra con alcuni suggerimenti di metodo         sottolinea la chiamata universale alla    sono disposti in semicerchio sette va-
per l’introspezione, ci si sparpaglia: chi   santità della costituzione “Lumen gen-    setti colorati formati da vari pezzetti
cerca un po’ d’ombra, chi passeggia          tium”: siamo già santi perché battezza-   di vetro (come le vetrate delle chiese)
accanto alla aiuola di lobelie azzurre e     ti, allora dobbiamo togliere tutto ciò    che lasciano filtrare la luce delle pic-
viola, chi si ferma davanti alla Madon-      che ricopre la nostra santità, rimanen-   cole candele che si trovano al loro in-
na di Lourdes, chi scambia impressioni       do sempre uniti a Dio (anche con le       terno, sono i sette centri di energia vi-
e confidenze, Maria Teresa ne approfit-      giaculatorie che sono veloci frecce che   tale, i colori dell’Alleanza. Il giorno
ta per controllare il suo cagnolino Fuf-     arrivano in Alto).                        dopo ci viene suggerita una riflessio-
fy. «Trutiniamo e ritrutiniamo» come in-                                               ne sul segno della Croce, gesto intro-
dicava s. Antonio M. Zaccaria. Ma per                  visita ai luoghi francescani    duttivo importante, in cui si realizza
avviare un cammino di forte spiritualità                                               l’accordo tra mente corpo e cuore. Ci
è indispensabile avere una direzione           La mattina del giovedì è dedicata ad    si sofferma su ogni parola seguendo il
spirituale, rimarca p. Francesconi che       una piccola escursione a S. Maria de-     ritmo del respiro con grande calma:

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A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
LAICI DI SAN PAOLO

inspirare, espirare e poi l’Amen che ci  coinvolti nell’esperienza
dona all’abbraccio divino dell’Amore.    di Gesù fattosi carne, che
Si prosegue con la pausa meditativa:     così può essere visto,
c’è l’azzeramento dell’io, l’io che      ascoltato, gustato eccete-
spesso ci proietta sul futuro, ci fa vol-ra. Con la guida di p.
tare verso il passato e ci impedisce il  Corbetta che rimarca al-
radicamento nel presente. Occorre        cuni spunti di s. Paolo e
poi passare dal corpo alle parole, far-  di s. Antonio M. Zacca-
le vibrare dentro di noi, cogliere l’in- ria, vengono poi proposte
terazione, l’armonia, la reciprocità     alcune riflessioni: siamo
(Padre, Figlio e Spirito Santo). Dopo la amati fin dall’eternità, ora
meditazione, s. Antonio M. Zaccaria      siamo nuovi – ricreati
indica l’orazione necessaria per il      con il sacramento di rina-
progresso spirituale; l’Amen quindi è    scita. Una preghiera di
la risposta orante al Padre, al Figlio e ringraziamento conclude
allo Spirito Santo che trasferiscono in  questa fase, iniziano le
noi la loro presenza. L’Amen significa   confessioni individuali.
così sia; sia fatta la Tua volontà lo di-Ci mettiamo in adorazio-
ciamo nel Pater noster, ma ci abban-     ne, facciamo compagnia,
doniamo poi con fiducia? Se abbiamo      viviamo con Lui la sua
detto qualche no, siamo invitati a di-   agonia, partecipiamo. Lui
struggerli per rinnovare così il nostro  è il cuore della nostra fe-
Amen. Dobbiamo appropriarcene            de, è l’Amore rifiutato,
nella Santa Messa quando il sacerdote    «attacchiamo le anime al
pronuncia l’Amen della consacrazio-      Crocifisso» e annulliamo
ne. Gesù disse sempre sì a suo Padre,    il nostro io davanti a Lui.
che ci sia anche per noi una adesione    Quanto amore prezioso,
totale alla Sua Volontà; come diceva     gratuito, quante sofferen-
s. Agostino: Amen è firmare, è sotto-    ze patite per noi! Dob-
scrivere un accordo con il Signore.      biamo allora associare i
   Il pomeriggio è dedicato alla cele-   nostri dolori a Lui ed en-
brazione comunitaria della penitenza     trare in un’ottica d’amo-
che prende l’avvio con un canto allo     re, di dono. In questo
                                                                          Spoleto - l’imponente interno del santuario della
                                                                          Madonna di Loreto, fuori le mura, nei pressi
Spirito Santo: ecco la nostra occasione  modo potremo superare i
                                                                          della porta San Matteo, detta anche porta
di incontro con la misericordia divina;  nostri drammi, le pene,
                                                                          Loreto. I Barnabiti mantennero la custodia del
una serie di domande ci conduce al-      gli affanni trasformando
                                                                          santuario dal 1604 al 1803
l’esame di coscienza. Nel frattempo      tutto in grazia. Radunati
viene esposto il Crocifisso davanti al   per la cena, abbiamo la
quale è acceso il candelabro a sette     sorpresa di trovare sulla
braccia, la menorah; sono le sette       tavola, un vassoio bordeaux sul quale ma di violenza, viene alterata l’armo-
aperture del capo (per vedere, parlare,  è poggiato un candelabro con due nia del creato e la luce non è la stessa.
gustare, sentire e odorare), siamo       candele (ricordare e osservare) soste- Ma poi le nostre preghiere riescono a
                                                       nuto da una figura fem- farle splendere di nuovo. Anche Hel-
                                                       minile (è la donna che der Camara parla di dolore: la pietra
                                                       accende le luci del saba- soffre perché dura e Gesù stesso non
                                                       to) che porge un calice di sa dove posare il capo. La speranza
                                                       vino. È questo il rito dello della pietra è quella di diventare soffi-
                                                       shabbat presso gli Ebrei, ce come piccola nuvola. Poserà Gesù
                                                       è l’inizio del sabato. Una il suo capo sul nostro cuore una volta
                                                       sera, chissà perché, senti- diventato morbido e di carne?
                                                       vamo il desiderio del cie-
                                                       lo, abbiamo osservato               a Montefalco: arte e spiritualità
                                                       con attenzione in alto: si
                                                       vedeva la congiunzione           Sabato mattina: andando verso
                                                       di Giove e Venere e un Montefalco, la ringhiera dell’Umbria, il
                                                       insieme di stelle (non co- creato canta la Bellezza perché ha in
                                                       me la notte stellata di Van sé il riflesso dell’amore di Dio. Vedia-
                                                       Gogh con i riflessi lucenti mo aprirsi davanti a noi la valle spole-
                                                       nell’acqua del Rodano) tina: ampie distese di girasoli, campi di
                                                       che parevano brillare di granturco, filari di ulivi, paesi e casette
Natività del Perugino (dett.), chiesa di               meno; si dice che quan- come nel presepe. La Croce di Gesù
S. Francesco a Montefalco                              do un uomo muore vitti- ha qui trovato riposo nel cuore di s.

                                                                                               Eco dei Barnabiti 3/2015   65
A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
LAICI DI SAN PAOLO

                                                                                          veniva «suso in cielo accolta» abban-
                                                                                          doniamo allora preoccupazioni terre-
                                                                                          ne, ambizioni, cupidigie che ci tengo-
                                                                                          no prigionieri a razzolare nei cortili, e
                                                                                          voliamo in alto. Anche Leopardi desi-
                                                                                          derava «l’ale da volar su le nubi» e cre-
                                                                                          deva sarebbe stato più felice. Quale in-
                                                                                          genuità! Ma ora è tempo di atterrare,
                                                                                          uno scambio di impressioni conclude
                                                                                          l’incontro, ci avviamo verso la chiesa,
                                                                                          la santa messa è concelebrata dai pa-
                                                                                          dri Barnabiti. Dopo un festoso pranzo,
                                                                                          ringraziamenti e saluti ai nostri cari pa-
                                                                                          dri: p. Rippa con il suo sorriso (ora
                                                                                          possiamo dare un volto all’autore degli
                                                                                          editoriali dell’Eco), p. Ciliberti con il
                                                                                          suo vocione e i preziosi libretti che
                                                                                          spesso ci dona, p. Gentili che ci ha fat-
                                                                                          to assaporare la profondità e la ric-
                                                                                          chezza di alcuni termini e l’aspetto sa-
                                                                                          cro di gesti che vanno compiuti con
                                                                                          maggiore consapevolezza. Ora cer-
Montefalco - santuario della Madonna della Stella
                                                                                          chiamo di gustare la preghiera (come
                                                                                          dice s. Ignazio) senza fretta né ansia e
                                                                                          noi donne così sensibili e intuitive, ca-
Chiara come ci racconta con tanta dol-       biamo difendere con tutto il nostro es-      paci di ascoltare e di vedere oltre (lo
cezza una sua consorella. Visitiamo un       sere. Nel Duomo poi c’è un’icona par-        afferma papa Francesco!), purtroppo
cortile, piccolo ma affollato di piante e    ticolare donata dal Barbarossa nel           abbiamo sempre troppe cose da fare e
di fiori, con alberi (provengono dall’-      1185: è l’Onnipotente supplice con           così sciupiamo tutto.
Himalaya) maestosi e altissimi dalle         una iscrizione in cui nostra Madre              Arrivano a questo punto i saluti nel
cui bacche le suore ricavano i grani         mette suo Figlio in condizione di sal-       gruppo: lo spilungone Giuliano svet-
dei loro bei rosari. Ammiriamo anche         varci tutti (benché immeritevoli). Do-       ta tra sorrisi amichevoli e affettuosi di
la chiesa di s. Francesco dove Benozzo       menica 5 luglio è la festa liturgica di s.   noi donne, carichi di promesse circa
Gozzoli ha dipinto scene della vita di       Antonio M. Zaccaria, alcune reliquie si      il ricordo nella preghiera.
s. Francesco, noi con il naso all’insù       trovano sotto l’altare, e cosi prima del-       I nostri pensieri accartocciati adesso
abbiamo impresso negli occhi il rosso        la celebrazione eucaristica, in ginoc-       sono distesi. Viene in mente un dipin-
vivido e il blu intenso degli affreschi.     chio, supplichiamo il nostro Santo per-      to di Chagall, su uno sfondo terribile,
Invece è proprio davanti a noi alla no-      ché ci aiuti a diventare santi, grandi       tutto è sconvolto dalla furia devastatri-
stra altezza il soave incanto del volto      santi. Sempre in mattinata, p. Corbetta      ce del Male, spettacolo di orrore e di
di Maria Santissima nella natività del       tira un po’ le conclusioni: abbiamo ri-      morte. Solo un asinello è tranquillo,
Perugino e qui sostiamo in preghiera,        flettuto, meditato, commentato, condi-       vicino ad una sedia. Urla di dolore
alcuni artisti sono stati toccati dalla      viso; sottolinea che l’Eucaristia è la ve-   straziante, fiamme che escono da ca-
scintilla dell’Artista divino, si avverte    ra conversione. P. Gentili esortando ad      se ribaltate, è il terremoto. È morto
una grande atmosfera di pace «il bello       un comportamento più pacato, ci dice:        Gesù. Ma il Crocifisso è bianco, illu-
conduce al bene». Poi alla Madonna           fermiamoci ai bordi del silenzio e sen-      minato dall’alto da un fascio di luce,
della Stella per un picnic, allegri e vi-    tiremo la parola di Dio. Però, aggiun-       è risorto, è vivo! La scena drammatica
vaci ci sembra di essere una scolaresca      ge, non basta la meditazione, è neces-       è già carica dello splendore della re-
in gita scolastica; ma prima abbiamo         sario fare l’orazione e in più contem-       surrezione. Questa è la stessa luce
affidato a Maria, Aiuto dei cristiani, i     plare: immergersi totalmente, fissare lo     che irradia la nostra dolente umanità,
nostri fratelli di fede perseguitati e uc-   sguardo di preghiera e il cuore in Dio;      che avvalora le piccole gioie: è la Mi-
cisi nel mondo. Cerchiamo di tener           ascoltare nel silenzio. Avvertire che la     sericordia divina che trasfigura i nostri
stretto il nostro Crocifisso, nessuno ce     presenza di Dio è nelle persone che          drammi, rimargina le ferite del cuore
lo potrà togliere. E poi ancora una visi-    incontriamo, negli avvenimenti, nelle        e cura le nostre pene.
ta alla Vergine Santa: questa volta a        cose, nella Parola, nei sacramenti.             Siamo figli della Luce, cerchiamo
Spoleto nel santuario che è stato tenu-      Contemplare è vivere in un silenzio          di illuminare il cammino con un ser-
to dai Barnabiti per circa due secoli e      amoroso. Un’ultima sollecitazione di         vizio di amore verso gli altri, andan-
che contiene la Santa casa ora in re-        p. Gentili a cercare le cose di lassù:       do incontro alla nostra destinazione
stauro. Qui passava la via lauretana         un’ultima pennellata che ci fa incon-        (non verso un destino): sarà facile poi
che portava a Loreto e il nostro pensie-     trare Dante (canto XI Paradiso) «O in-       far brillare in noi il sorriso della gioia
ro corre alla Famiglia Santa, alle nostre    sensata cura dei mortali, quanto son         cristiana.
famiglie: famiglia luogo di relazione        difettivi sillogismi quei che ti fanno in
dove si impara ad amare che ora dob-         basso batter le ali!» Dante con Beatrice                             Lidia Santoriello

 66    Eco dei Barnabiti 3/2015
A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO A CAMPELLO ABBIAMO INCONTRATO IL SILENZIO, LA PREGHIERA ... E DIO
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