ASSEMBLEA GENERALE 2014 - "Ritorno al futuro" con l'edilizia

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ASSEMBLEA GENERALE 2014 - "Ritorno al futuro" con l'edilizia
ASSEMBLEA GENERALE 2014

                             “Ritorno al futuro” con l’edilizia

                                               Giovedì, 29 maggio 2014
                             Centro Civico Oltrisarco-Aslago (sala polifunzionale), Bolzano

                       Discorso del Presidente Thomas Ausserhofer

Fa fede la versione orale.
Da non divulgare prima di giovedì, 29 maggio 2014, ore 17:30

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“Ritorno al futuro“ con l‘edilizia

Gentili Signore, egregi Signori,

benvenuti!

“Ritorno al futuro“ – un film cult con Michael J. Fox degli anni ‘80. Con una macchina del tempo i
protagonisti intraprendono un viaggio nel passato e ritornano nuovamente nel futuro. Consentiteci di
compiere oggi insieme un viaggio nel tempo per vedere cosa dovremmo imparare dal passato, in
modo da avviare il ritorno al futuro insieme all’edilizia.

Per quasi tre decenni l’economia della nostra provincia è stata florida. Gli indicatori economici
continuavano costantemente ad impennarsi. In quei tempi quasi nessuno pensava che non sarebbe
sempre stato così o che potesse arrivare una crisi economica. Soprattutto con l’avvento del nuovo
millennio in Alto Adige molti avevano solo la crescita davanti agli occhi. Era un cieco ottimismo
collettivo che ha contagiato anche gli imprenditori ed i responsabili politici.

L’Alto Adige si è permesso ogni lusso. La popolazione richiedeva aiuti a pioggia e la politica li
concedeva. La mano pubblica risolveva i problemi e dispensava benessere – anche a noi imprenditori.
È bene essere onesti. Detto in altri termini: abbiamo iniziato a fare i conti con il passato, in quanto lo
status quo si era trasformato in abitudine. Il passato era diventato futuro, senza che nessuno
riflettesse sul futuro vero e proprio.

Il bilancio provinciale ammonta a cinque miliardi di euro. Il prodotto interno lordo dell’Alto Adige è di
20 miliardi – l’amministrazione provinciale è, quindi, responsabile di un quarto del nostro prodotto
interno lordo.
L’edilizia è da sempre la locomotiva dell’intera economia. Crea da un lato migliaia di posti di lavoro,
dall’altro i prodotti dell’edilizia producono molto valore aggiunto per tutti. In Alto Adige il 50
percento dei beni d’investimento è realizzato dall‘edilizia. La buona dotazione del bilancio provinciale
può rappresentare, unitamente al settore edile, un’immensa opportunità per dare un nuovo
orientamento ed un nuovo volto all’Alto Adige. Sul Presidente della Provincia, la Giunta provinciale, il
Consiglio provinciale ed i partiti di governo grava una grande responsabilità. Si deve lavorare a tutti i
livelli con calma e senso di responsabilità, in modo da ottenere per tutto l’Alto Adige e la sua
popolazione il miglior risultato possibile e siano fatti i giusti investimenti.

Cosa possiamo imparare dal passato per mettere fine insieme alla discesa che dura ormai da anni? Ed
ancora: cosa possiamo imparare per creare le condizioni giuste per il futuro affinché l’Alto Adige
possa nuovamente diventare una location economica di spicco in Europa?

Perché l’Alto Adige era una regione modello a livello europeo?

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Facciamo insieme un viaggio di “Ritorno al futuro“. Il futuro non può essere una fotocopia del
passato, deve invece rappresentare un’evoluzione rispetto al passato. Dovremmo, quindi, imparare
dal passato, per capire il presente e gestire meglio il futuro.

Iniziamo il nostro viaggio nel tempo nel lontano Medioevo e con le innumerevoli maestose
costruzioni, che costellano l’Alto Adige: castelli, roccaforti, sedi gentilizie, chiese e duomi. Sono tutti
un importante biglietto da visita per l’Alto Adige. Alcuni edifici probabilmente sono stati costruiti solo
per vanità o megalomania. Oggi però sono una vera e propria calamita per i molti turisti provenienti
da tutto il mondo. Pensate a Castel Trautmannsdorf, dove già l’imperatrice Sissi risiedeva per le cure
termali, oppure a Castel Tirolo, ai Musei della Montagna di Messner ed a molte altre attrazioni.

Abbiamo anche bisogno di costruzioni moderne, rispondenti ai massimi standard architettonici e,
quindi, di moderne calamite per attrarre i turisti della nostra provincia. Mi riferisco in proposito al
Museion, alle Terme di Merano, all’Università di Bressanone, a varie cantine, come per esempio
Manincor, ed a molti altri piccoli e grandi gioielli architettonici. L’Alto Adige si è ormai fatto un nome
come centro di attrazione della moderna architettura alpina.

La domanda che dobbiamo porci non è: abbiamo bisogno di nuove maestose costruzioni? Bisogna
piuttosto chiedersi quali funzioni debba svolgere un edificio e quale standard qualitativo serva a
quello scopo. Un capannone dei vigili del fuoco – che assolve la funzione di garage o magazzino - non
deve necessariamente soddisfare i migliori standard CasaClima. Con questo tipo d’infrastrutture deve
essere fatto un calcolo costi-benefici all’insegna della trasparenza. Nel caso di progetti modello
dobbiamo avere veramente il coraggio di costruire qualcosa di unico. Allo stesso tempo dobbiamo
essere consapevoli che ogni edificio comunale ed ogni singola scuola non può essere un progetto
architettonico modello.

Nel nostro viaggio nel tempo vorrei fare un salto dall’era delle principesse e dei cavalieri fino all’Alto
Adige degli anni ‘60. Le infrastrutture esistevano al massimo nelle città e mancavano i collegamenti
con i paesi, i borghi ed i masi di montagna. La mobilità di persone, merci e dati era molto limitata in
Alto Adige. Era appena iniziata la costruzione dell’autostrada del Brennero che si sarebbe poi conclusa
nel 1974. Questo avveniristico progetto del secolo è stato finanziato con capitale esterno. Solo in
questo modo è stato possibile attuare quello che è ancora il principale collegamento sull’asse nord-
sud a livello europeo. Allora in Alto Adige si era contenti che il progetto fosse finanziato con capitale
da fuori provincia. Oggigiorno, invece, si pensa che il capitale esterno sia qualcosa di negativo e che
favorisca la svendita del territorio. Per il futuro bisogna trovare le giuste forme giuridiche di
finanziamento per poter impiegare nel modo corretto il capitale da fuori provincia per lo sviluppo
dell’Alto Adige. Non ci possiamo chiudere in noi stessi: l’Alto Adige è in Europa e l’Europa è la nostra
casa.

Per rimanere competitivi, dobbiamo realizzare anche in futuro grandi progetti – penso ad esempio
alla Galleria di base del Brennero, al carcere di Bolzano, a vari altri progetti turistici e di mobilità. Per
farlo, si devono trovare nuove strade di finanziamento, così come ha ribadito il Vicepresidente della
Banca Europea per gli Investimenti, Wilhelm Molterer, in occasione della recente Assemblea generale
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di Assoimprenditori Alto Adige. Per colmare l’enorme vuoto di investimenti e soddisfare il fabbisogno
di investimenti che arriva a 200 miliardi di euro all’anno, abbiamo bisogno tra l’altro di Public Private
Partnership (PPP). Anche in Alto Adige i modelli PPP non sono la panacea per tutti i mali e funzionano
soltanto se adattati al progetto giusto. Ma c’è bisogno anche di capitali privati per poter fare questi
massicci investimenti. Il bilancio provinciale non può sostenere questi investimenti.

Gli investimenti dei privati non possono però naufragare per la mancanza di forza decisionale da parte
dei politici. A tale proposito vorrei ricordare il progetto “Collina delle fiabe” („Märchenhügel“ ) che
Peter Thun voleva realizzare sul Virgolo, nei pressi di Bolzano. Dovremmo essere felici che ci sono
persone che credono nella nostra provincia e vogliono investirci. Lo stesso discorso vale per la
riqualificazione dell’area vicina alla stazione delle autocorriere a Bolzano. Non possiamo permettere
che discussioni eterne e poco costruttive facciano fallire anche questo progetto. Non importa chi
riceve l’appalto; noi abbiamo bisogno di questo tipo di investimenti e progetti che rappresentano un
forte segnale di speranza e ripresa.

Ciò che l’Autobrennero rappresentava in passato, oggi è costituito dalle autostrade informatiche. In
Alto Adige discutiamo da anni su chi sia competente e su chi debba pagare. Per i cittadini e le imprese
è indifferente. Conta una cosa sola: un collegamento rapido con il mondo esterno. Soprattutto per
noi imprenditori un collegamento internet veloce è come fattore competitivo determinante.
Permetteteci di effettuare nuovamente investimenti strategici nella nostra provincia e nel nostro
futuro, per tornare ad essere una terra moderna!

La prossima tappa del nostro viaggio nel tempo ci porta agli anni ’70, quando con legge provinciale è
stata istituita l’Azienda Speciale bacini montani. Nata nel 1975, è attualmente la più grande impresa
di costruzioni in Alto Adige, anche considerando i suoi 200 addetti. Realizzare questa Azienda
Speciale è stata una decisione giustissima a quei tempi. Le nostre imprese edili non disponevano
ancora dei requisiti necessari per affrontare le sfide che si profilavano. E’ stato, inoltre, possibile
sostenere molti Comuni e le Comunità comprensoriali nell’attuazione dei progetti edilizi. Le
condizioni operative però nel frattempo sono cambiate.

Oggi l’azienda speciale rappresenta uno dei maggiori concorrenti delle nostre imprese, soprattutto
quelle di più piccole dimensioni, che operano in provincia nel campo delle infrastrutture. Temi come
efficienza, redditività, performance in rapporto all’input, ecc. dovrebbero essere trattati dagli enti
pubblici con la massima trasparenza. Il Collegio dei Costruttori Edili si schiera a favore della
concorrenza e contro i monopoli. L’Azienda Speciale bacini montani, secondo noi, non dovrebbe più
fungere da impresa edile, bensì profilarsi come centro di competenza per le infrastrutture alpine. Il
know-how dell’Azienda speciale deve andare a beneficio di tutti gli operatori dell’edilizia, all’insegna
della trasparenza. I lavori di progettazione ed esecuzione dei progetti dovrebbero essere dati in
appalto tra tutte le imprese del settore nel rispetto della concorrenza e per garantire un’esecuzione
ottimale. Nell’attuale situazione i nostri progettisti e le imprese edili non possono concorrere fuori
provincia per lavori in questo settore in quanto non possono raggiungere in Alto Adige i requisiti
richiesti proprio a causa del regime di monopolio in cui opera l’Azienda Speciale. Deve essere trovata

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una soluzione per gli addetti dell’Azienda Speciale. Sicuramente anche l’economia privata deve dare
in questo ambito il proprio contributo.

Ora arriviamo al prossimo salto nel tempo. Negli anni ’90 l’Alto Adige ha assunto la competenza sulle
strade statali ed anche in questo campo ci permettiamo di proporre nuove vie da percorrere. Sarebbe
opportuno esternalizzare, almeno parzialmente, questo servizio, che viene attualmente svolto
dall’ente pubblico con 500 addetti. Ci sono modelli per realizzare un’ottima cooperazione tra aziende
private e pubblica amministrazione. I contratti quadro rappresenterebbero, ad esempio, in questo
ambito uno strumento adeguato per poter eseguire i lavori di manutenzione. Noi imprenditori
dovremmo organizzarci in consorzi, raggruppamenti temporanei di imprese o reti d’impresa. La
collaborazione nell’ottimizzazione delle interfacce tra noi operatori dell’edilizia assumerà in futuro
un’enorme importanza. Solo chi sa lavorare in modo strutturato ed organizzato, potrà avere successo
anche in futuro.

Dobbiamo imparare a collaborare maggiormente – tra noi imprenditori, con la pubblica
amministrazione, ma anche e soprattutto tra le nostre associazioni. Nella sua relazione di attività la
difensora civica Burgi Volgger ha recentemente scritto che i 5.000 licenziamenti che ci sono stati nel
2013 in Alto Adige a causa della crisi economica sono un dato che deve far riflettere. La maggior parte
dei licenziamenti sono stati in aziende piccole che sono andate in crisi. I licenziamenti nelle grandi
aziende che hanno tristemente meritato i titoli sui giornali (HOPPE, Memc, Würth, ecc.) sono solo
una parte. E’ un discorso che tocca tutti perché in gioco sono posti di lavoro e famiglie. Dietro ad ogni
licenziamento c’è il destino di qualcuno. Cerchiamo, quindi, di collaborare meglio e maggiormente ed
insieme prepariamo l’Alto Adige ad affrontare le nuove sfide che ha davanti. Abbiamo bisogno di
un’apertura mentale.

E torniamo al 1972. Con il secondo Statuto di Autonomia l’Alto Adige si è conquistato anche ampie
competenze nel settore urbanistico e dei piani regolatori. La nostra legge attuale si basa sul lavoro di
Alfons Benedikter. Quanti di questi indirizzi fondamentali siano oggi ancora contenuti nella legge lo
lascio giudicare ad altri. È un fatto però che oggi per una concessione edilizia si ha bisogno di un
giurista più che di un progettista. Ne consegue che l’interpretazione della giungla legislativa sia messa
in primo piano rispetto alla preoccupazione per il paesaggio. Speriamo che l’Assessore competente
Richard Theiner, unitamente alla Giunta ed al Consiglio provinciale, abbiano la necessaria forza ed
indipendenza per elaborare una moderna legge urbanistica in cui la progettazione sia posta
nuovamente in primo piano.

Lo Statuto di Autonomia è stato ulteriormente sviluppato e l’Alto Adige ha assunto nel corso degli
anni sempre più competenze dallo Stato, mentre altre sono invece andate perse. Mi riferisco in
proposito all’intero settore degli appalti pubblici. Nel 2009 sono state adottate anche in Alto Adige le
norme statali e per mesi hanno imperato l’incertezza ed il disorientamento nella pubblica
amministrazione e nelle imprese, per la scarsa familiarità con questa materia. Oggi, grazie alla nuova
direttiva europea sugli appalti pubblici, abbiamo nuovamente la possibilità di varare una nuova legge
provinciale. Il Presidente Kompatscher ci ha già ripetutamente assicurato che non solo potremo

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collaborare alla stesura della legge, bensì che sarà richiesto tutto il nostro impegno. Molte grazie fin
da ora per quest’opportunità.

Gli aspetti più importanti in una legge sugli appalti sono la certezza del diritto e la chiarezza
normativa. Siamo in Europa e dobbiamo adeguare le nostre leggi alle direttive europee. Uno dei
principi basilari dell’UE è la libera economia di mercato. Non possiamo, quindi, chiuderci al mondo
esterno con una nostra legge sugli appalti. Questo desiderio delle imprese edili locali e dei progettisti
non può essere esaudito dalla nuova legge. Dobbiamo organizzarci ed adeguarci alle direttive
europee. Uno dei criteri fondamentali che ha guidato l’UE nell’elaborazione delle direttiva sui
contratti pubblici è stata la promozione delle PMI – delle piccole e medie imprese che per definizione
sono le imprese con meno di 250 addetti. Fino a 10 si tratta di micro imprese, fino a 50 addetti di
piccole imprese e fino a 250 addetti di medie imprese. In Alto Adige ci sono moltissime persone,
anche con poteri decisionali, per le quali le imprese edili con oltre 50 addetti sono grandi aziende che
non avrebbero, quindi, più bisogno di essere tutelate. Non riusciamo a comprendere questo
atteggiamento. In realtà la più grande impresa edile dell’Alto Adige è l’Azienda Speciale bacini
montani con 200 addetti. In Alto Adige non ci sono grandi imprese. Dobbiamo, quindi, cercare la
cooperazione. Solo se le nostre micro, piccole e medie imprese remano tutte nella stessa direzione,
potremo avere successo nella concorrenza internazionale.

Si ha bisogno di imprese di una certa dimensione, perché le commesse medie e grandi per
committenti privati e pubblici possano essere realizzate dalle aziende locali. Il valore aggiunto creato
da questi progetti edili per l’economia locale è importante per l’Alto Adige. Soprattutto i relativi posti
di lavoro assumono oggi più che mai un importante significato sociale. Invece della lotta dei grandi
contro i piccoli è necessario creare sinergie a favore dell’edilizia altoatesina e del futuro dell’Alto
Adige. È questo l’imperativo del momento. Il nostro motto per il futuro sarà: partenariato e
concorrenza legata ai progetti, trasparenza, innovazione e sviluppo.

Ed adesso con il nostro viaggio nel tempo siamo arrivati al presente.
Avere competenza legislativa primaria significa avere molte responsabilità. Soprattutto quando
riguarda le entrate fiscali. Recentemente è stata approvata l’imposta municipale immobiliare. Non
con piena soddisfazione degli imprenditori edili altoatesini: diversamente dal resto del territorio
nazionale in Alto Adige vengono tassate le abitazioni vuote perché non ancora vendute. A nostro
avviso qui è necessario intervenire urgentemente, affinché il settore edile, già fortemente provato,
non venga ulteriormente tartassato. Se non dovesse essere possibile prevedere un’esenzione, si
dovrebbe introdurre almeno un’aliquota ridotta, ma non solo per un anno.

I bilanci pubblici hanno ancora una buona dotazione finanziaria. La Provincia, i Comuni, le Comunità
comprensoriali, gli istituti, le società provinciali e comunali, le Agenzie, le Aziende speciali, ecc. –
dispongono di budget assai consistenti. Ci sono però pochissime risorse a disposizione per gli
investimenti. Oltre l’80 percento del bilancio provinciale è destinato a coprire la spesa corrente.
Bisogna porre fine al principio dei contributi a pioggia ed alla distribuzione di denaro pubblico.
Speriamo fortemente che il Presidente Arno Kompatscher riesca a realizzare le sue idee, nonostante
gli scettici che sono tuttora numerosi.
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La riflessione su investimenti strategicamente importanti deve nuovamente essere ripresa. Dobbiamo
investire oggi denaro nel futuro e non solo distribuirlo per i consumi. Gli investimenti sono l’unica via
per superare la crisi ed il modo migliore per creare posti di lavoro. Gli investimenti ed i posti di lavoro
assicurano la giustizia sociale. Degli investimenti nelle infrastrutture e negli edifici non si
avvantaggiano solo i circa 24.000 altoatesini con un posto di lavoro che dipende direttamente o
indirettamente dall’edilizia. La massima giustizia sociale è creata da edifici che possono essere
utilizzati dall’intera popolazione. Investiamo, quindi, strategicamente nella nostra provincia e nel
nostro futuro!

Nonostante la scarsità di fondi il Presidente Kompatscher ha preso una decisione coraggiosa e saggia,
aumentato le risorse per gli investimenti nell’edilizia di circa 50 milioni di euro. Si tratta di
un’importante misura economica controcorrente che abbiamo richiesto fin dall’inizio della crisi. È un
segnale forte lanciato alla popolazione. Gli investimenti nel futuro stimolano la fiducia e creano il
necessario entusiasmo.

Il tema a cui abbiamo dedicato la nostra Assemblea odierna è proprio: ritorno al futuro. E proprio lì ci
porta adesso il nostro viaggio nel tempo – nel futuro.

La parola d’ordine per il futuro è snellimento burocratico, perché proprio nel mondo dell’edilizia c’è
moltissima burocrazia. L’imprenditore edile deve correre da un ufficio all’altro finchè non riceve la
concessione edilizia. Sul lavoro c’è bisogno di un’infinità di dichiarazioni ed autorizzazioni. Nel campo
della sicurezza, poi, è la burocrazia ad avere il ruolo da protagonista e non certo il lavoratore.
E proprio perché la burocrazia frena tutti noi nel nostro lavoro quotidiano, ci permettiamo di fare una
proposta al Presidente della Provincia. Sono convinto che molte cose da noi andrebbero meglio, se le
amministrazioni mostrassero più comprensione per le esigenze ed i problemi degli imprenditori. Vale
ovviamente anche il contrario. Proponiamo, quindi, un programma di reciproco scambio, in cui un
funzionario pubblico ed un impiegato di un’impresa privata si scambiano per due settimane il posto
di lavoro. Ciò potrebbe non solo contribuire a superare i pregiudizi di entrambe le parti, ma anche a
creare fiducia e comprensione reciproca. Siamo, inoltre, convinti che potrebbero nascere tante idee e
proposte su come rendere più snelli ed efficienti i procedimenti amministrativi. Questo potrebbe
diventare un contributo veramente concreto per snellire la burocrazia.

Lasciamo il passato alle spalle ed insieme ritorniamo al futuro con l’edilizia!

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