USA - SCHEDA DI MERCATO CALZATURE - Marzo 2020 Agenzia ICE New York
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INDICE 1. ANDAMENTO CONGIUNTURALE……………………………….3 L’interscambio con l’Italia……………………………………………………….4 I settori di punta dell’export italiano……………………………………………5 2. IL MERCATO DELLE CALZATURE NEGLI USA……………...6 LA COMPETIZIONE…………………………………………………………….6 TENDENZE………………………………………………………………...….…7 PROSPETTIVE…………………………………………………………………..7 PRODUZIONE LOCALE………………………………………………………10 CANALI DISTRIBUTIVI ……………………………………………………….12 3. IL COMMERCIO DELLE CALZATURE CON IL RESTO DEL MONDO……………………………………………………………..17 IMPORTAZIONI…………………………………………………...……………18 Maggiori fornitori…………………………………………………...…………...19 4. SUGGERIMENTI PER LE SOCIETA’ ITALIANE……...……….20 5. REGOLAMENTAZIONI DOGANALI E FISCALI………...……...24 6. INFORMAZIONI UTILI..……………………………………...…….25 7. ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA…………………………………27 8. FONTI………………………………………………………………...28 2
ANALISI CONGIUNTURALE Nota introduttiva Al momento della stesura della presente nota congiunturale, gli Stati Uniti sono in piena emergenza sanitaria per la pandemia COVID-19. Sono in atto misure di contenimento dell’emergenza che stanno paralizzando numerosi settori economici. Il contesto è in rapida evoluzione, ed è estremamente difficile quantificare l'esatta entità dell'impatto di queste misure sull’economia americana, ma è chiaro che implicano forti contrazioni nel livello di produzione, spesa delle famiglie, investimenti delle imprese e commercio internazionale. I dati riportati in questo rapporto sono i più recenti e disponibili di fonte ufficiale USA, rilasciati dal Bureau of Economic Analysis o dallo U.S. Department of Commerce. Andamento congiunturale dell’economia americana Secondo i dati iniziali rilasciati a febbraio 2020 dallo U.S. Department of Commerce (Bureau of Economic Analysis -BEA), Il PIL reale è aumentato del 2,3% nel 2019, mentre il PIL in dollari correnti del 4,1% nel 2019, pari a US$ 21.430 miliardi, registrando comunque una crescita più lenta rispetto a quella del 2018. La decelerazione del PIL reale nel 2019, rispetto al 2018, ha rispecchiato principalmente le decelerazioni degli investimenti fissi delle imprese e della spesa per consumi personali e da una flessione delle esportazioni. Le importazioni nel 2019 hanno avuto un incremento più contenuto rispetto al 2018. La crescita del PIL nel 2019 è stata sostenuta da una domanda interna sospinta soprattutto dalla spesa per consumi personali (+2,8%), investimenti fissi delle aziende (+1,3%) e dalla ripresa della spesa pubblica (+2,3%). Invece, nel 2019 il settore estero ha registrato una forte contrazione. Le esportazioni di beni (+0,2%) e servizi (-0,4%) si sono azzerate rispetto al +3,0% del 2018. Contemporaneamente vi è stato un forte rallentamento nella crescita nelle importazioni di beni e servizi (+1,0%) rispetto al +4,4% del 2018. Nel 2019 il tasso di inflazione negli Stati Uniti è salito al 2,3% su base annua, sostenuto da un forte rimbalzo dei costi energetici, mentre il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,5%, il livello più basso in 50 anni. Si tratta di un livello che gli economisti considerano inflazionistico. Per quanto riguarda la bilancia commerciale di beni e servizi, nel 2019 il saldo negativo di beni e servizi si è leggermente ridotto (-1,8%). Le esportazioni sono state di US$ 2.498,02 miliardi e le importazioni di US$ 3.114,5 miliardi. Il disavanzo commerciale di beni e servizi degli Stati Uniti è aumentato con tutti i principali partner commerciali eccetto Brasile; Hong Kong; Regno Unito; Singapore e Arabia Saudita. L’Italia ha fatto 3
registrare un saldo positivo di +US$37,6 miliardi di bilancia commerciale per beni e servizi nei confronti degli Stati Uniti. Interscambio commerciale con l’Italia I dati di fine anno dello US Department of Commerce, confermano un calo del commercio estero degli Stati Uniti con un decremento dell’interscambio complessivo con il resto del mondo del-1,5% nel 2019, in controtendenza rispetto alla crescita registrata nei precedenti due anni (+8,25% nel 2018 e +6,82% nel 2017). In tale contesto vi è stata una decelerazione dell’interscambio USA con l’Unione Europea che seppur registrando una crescita del +5,77% è in calo rispetto al +12,15% nel 2018. L’andamento degli scambi USA-Italia con un incremento del +4,4% continua a essere positivo ma in rallentamento rispetto al 2018 e inferiore alla media dell’Unione Europea. La quota di interscambio USA-Italia è leggermente aumentata all’1,95% nel 2019, ma l’Italia è scesa di due posizioni passando dal 10° al 12° posto tra i partner commerciali degli USA, mantenendo il 4° posto tra i Paesi dell’Unione Europea dopo Germania, Regno Unito e Francia. Gli Stati Uniti mantengono la loro posizione di terzo mercato di destinazione delle nostre esportazioni. L’interscambio USA - Italia nel 2019 ha confermato un saldo di bilancia commerciale in attivo per l’Italia che è addirittura aumentato attestandosi a 33,4 miliardi di USD. Nel corso dell’ultimo triennio la dinamica delle importazioni USA (US$.57.160 mln) dall’Italia ha seguito uno stabile trend di crescita. L’andamento delle esportazioni USA (UD$.23.790 mln) verso l’Italia è ugualmente risultato in crescita seppur con un +4,35% molto al di sotto del +23,96% registrato nel 2018, il dato più alto dell’ultimo triennio. Per quanto riguarda l’andamento settoriale delle importazioni USA dall’Italia, nel 2019, con l’eccezione di una forte crescita registrata da chimica e farmaceutica (+36,48%), tutti i settori del Made in Italy hanno accusato un rallentamento nel ritmo di crescita o addirittura un calo rispetto al 2018. Hanno fatto segnare una crescita più contenuta: meccanica (+4,45%), agroalimentare e bevande (+4,13%%) e moda e accessori (+3,64%), mentre hanno registrato un calo: mezzi di trasporto (-19,28%), arredamento e edilizia (-2,78%) e semilavorati e componenti (-1,18%). Tra i settori dell'alta tecnologia importati negli USA dall’Italia, il dato di crescita complessivo è positivo (+9,0%), ma con alcuni settori in calo come elettronica (-4,8%), life sciences (-4,2%), e aerospazio (- 14,8%). Anche rispetto alla composizione settoriale delle esportazioni USA verso l'Italia, vi sono stati rallentamenti nella crescita e cali nel 2019: la chimica farmaceutica (+14,14%) si conferma primo settore e a seguire moda accessori (+10,25%), meccanica (+4,52%) e semilavorati e componenti (+3,33%). In calo, invece, arredamento e edilizia (-12,87%), mezzi di trasporto (-10,92%), agroalimentari e bevande (-8,16%). 4
IMPORTAZIONI USA DALL’ITALIA PER PRINCIPALI SETTORI 2017-2019 Valori in milioni di US$ Valore % Import da Italia % Quota di mercato % Variazione Posizione Italia Prodotto 2017 2018 2019 2017 2018 2019 2017 2018 2019 17/16 18/17 19/18 2017 2018 2019 Totale 49,888.20 54,743.54 57,159.72 100.00 100.00 100.00 2.13 2.15 2.29 10.20 9.73 4.41 8 9 12 1 Meccanica 11,234.07 12,628.21 13,190.72 22.52 23.07 23.08 1.62 1.71 1.84 10.78 12.41 4.45 12 11 13 2 Chimica e farmaceutica 6,750.13 7,258.23 9,905.78 13.53 13.26 17.33 3.24 3.35 4.65 14.40 7.53 36.48 9 10 8 3 Moda e accessori 7,749.26 8,686.05 9,002.56 15.53 15.87 15.75 2.39 2.58 2.61 4.81 12.09 3.64 6 5 5 4 Mezzi di trasporto 7,528.87 8,263.58 6,670.24 15.09 15.10 11.67 4.09 3.82 2.93 12.83 9.76 - 19.28 8 8 9 5 Agroalimentari e bevande 4,798.90 5,177.78 5,391.85 9.62 9.46 9.43 3.29 3.34 3.41 5.40 7.90 4.13 6 6 4 6 Semilavorati e componenti* 3,841.43 5,009.77 4,950.72 7.70 9.15 8.66 0.94 1.06 1.17 9.17 30.41 - 1.18 20 18 16 7 Arredamento e edilizia 2,737.35 2,918.02 2,836.80 5.49 5.33 4.96 2.97 2.95 3.05 2.00 6.60 - 2.78 6 6 6 Altro 5,248.18 4,801.90 5,211.03 10.52 8.77 9.12 1.85 1.56 1.63 19.04 - 8.50 8.52 (US Department of Commerce - Elaborazione ICE New York) *comprende: metalli; plastica e gomma; combustibili, petroli e distillati; tessuti industriali 5
IL MERCATO DELLE CALZATURE NEGLI USA La Competizione Gli USA vantano di una vasta offerta di marchi di abbigliamento di lusso che producono anche accessori tra cui le calzature. Infatti tutti i più famosi brand a livello mondiale sono presenti sul mercato. Le griffe di abbigliamento di lusso italiane che producono anche le calzature, pertanto si interfacciano con la concorrenza di quest’ultimi. Per menzionarne alcuni: Chanel, Balmain, Cloe’, Tom Ford, Ralph Lauren, Stella McCartney, Marc Jacobs, Balenciaga, Burberry, Alexander McQueen, Cristian Dior, ecc. I nostri stilisti specializzati nelle calzature di lusso, quali Giuseppe Zanotti, Gianvito Rossi, Casadei, Rene Caovilla, Tod’s, Roger Vivier, Salvatore Ferragamo, si interfacciano con altri stilisti internazionali quali Christian Louboutin, Jimmy Choo, Manolo Blahnik, Aquazurra. Nonostante la forte concorrenza da parte di tutti i marchi internazionali, i brand di lusso di calzature italiane hanno solide radici sul mercato USA grazie alla creatività, innovazione, qualità e al marchio “made in Italy”, quest’ultimo estremante apprezzato dal consumatore americano. L’alta qualità del prodotto “made in Italy” posiziona il prodotto nel segmento alto della distribuzione. Il prodotto non branded, si posiziona nella fascia al di sotto dei grandi brand. In questa fascia medio alta rientrano anche degli altri marchi conosciuti, quali Stuart Weitzman, Nicholas Kirkwood, Robert Clergerie, Tory Burch, Coach, Sigerson Morrison, Pierre Hardy, Alexandre Birman, Rag & Bone, Zadig & Voltaire, Bally. Negli ultimi dieci anni il consumatore americano ha indirizzato i suoi acquisti verso brand, non solo quelli tradizionali - ovvero i brand di aziende di calzature e abbigliamento - ma soprattutto brand creati dalle celebrità con l’uso del proprio nome. Il mondo Hollywoodiano ha un immenso peso sul consumatore americano che è sempre interessato a seguire e a far parte in qualche modo della vita delle grandi star. I consumatori sono infatti disposti a spendere anche somme di particolare rilievo, pur di indossare un determinato brand. Questo fenomeno continua a crescere ed oggi sul mercato un vasto numero di celebrità hanno le proprie collezioni spesso in collaborazione con aziende di altissimo livello. La cantante Rihanna era entrata sul mercato con il suo marchio di calzature Fenty Puma, in collaborazione con Puma US, oggi ha una collaborazione con LVMH. Il rapper Kayne West ha lanciato la sua collezione di calzature Yeezy, in collaborazione con Adidas, registrando nel 2019 vendite pari a 1.5 miliardi di dollari. La cantante Jennifer Lopez, che ha avuto una collaborazione con lo stilista italiano Giuseppe Zanotti, oggi è sul mercato con la sua collezione JLO Jennifer Lopez in collaborazione con Camuto Group. L’attrice Sarah Jessica Parker della famosa serie televisiva “Sex and the city” ha una sua collezione SJP by Sarah Jessica Parker ed ha anche aperto negozi monomarca. Nonostante sia abbastanza difficile entrare in questa fascia di mercato per le aziende italiane che non hanno un marchio conosciuto, negli anni alcune aziende italiane sono 6
entrate sul mercato e sono tutt’ora presenti, registrando un crescente successo. Per menzionarne alcune: Santoni, Nero Giardini, Geox, Sutor Mantelassi, Gravati, Rodo, Attilio Giusti Leombruni, Rodolfo Zengarini. Tendenze Il consumatore americano sta evolvendo nel suo modo di vestire. Si allontana dal tradizionale “mono look” opta per un “mix look”, Questo “mix look” elimina anche le barriere fra l’elegante e il casual. Spesso indossa capi eleganti accoppiati con articoli casual e questa tendenza è molto presente anche nelle calzature. Un look di abbigliamento elegante può essere accoppiato ad una scarpa casual, le sneakers, tronchetti e viceversa. Questo look è emerso anche dal mondo Hollywoodiano che porta le sneakers accoppiati con look eleganti anche in occasione del tappeto rosso, in particolare gli uomini. Le attrici sono anche quelle che indossano le calzature Uggs in California dove le temperature sono calde. Queste nuove “abitudini”, cosi’ come il “mix look” rendono meno rigide le tradizionali barriere tra il prodotto estivo e invernale. Il look che predomina con i consumatori è casual e comodo e pertanto le vendite di calzature atletiche e da “tempo libero” continuano a registrare tassi di crescita costanti. Si parla adesso di un nuovo segmento del mercato “Athleisure”, la combinazione di calzature atletiche e tempo libero, un trend che continuerà nel futuro. Cesare Colosio, imprenditore italiano è stato capace di rivoluzionare il settore delle macchine per calze grazie alla sua capacità di precorrere i tempi ed anticipare le richieste del mercato. Colosio infatti ha progettato e brevettato la prima macchina circolare in grado di produrre tomaie senza cuciture e totalmente versatili e declinabili in infinite combinazioni per soddisfare qualsiasi esigenza, dalle calzature tecniche e sportive e quelle per il tempo libero. Tomaie usate nel settore dell’Athleisure, dalle aziende come Nike e Adidas e tantissime altre. Il vestire casual sara’ un trend crescente, mentre lo stile “elegante o formale” vedra’ un calo sia nei posti di lavoro come anche in occasione di eventi sociali. Questa tendenza è gia’ stata percepita da tutti i brand internazionali che hanno inserito nelle loro collezioni, creazioni e interpretazioni delle sneakers con costi che riflettono quelli dei marchi a cui appartengono. Prospettive Al momento della stesura della presente nota congiunturale, gli Stati Uniti sono in piena emergenza sanitaria per la pandemia COVID-19. Sono in atto misure di contenimento dell’emergenza che stanno paralizzando numerosi settori economici, sia a livello manifatturiero che distributivo, incluso quello delle calzature. Il contesto è in rapida evoluzione, ed è estremamente difficile quantificare l'esatta entità dell'impatto di queste misure sull’economia americana, ma è chiaro che implicano forti contrazioni nel livello di produzione, spesa delle famiglie, investimenti delle imprese e commercio internazionale. E’ quindi troppo presto per quantificare il bilancio di COVID-19 sul settore della moda, in quanto la pandemia ha certamente scosso alcune delle basi fondamentali del settore. 7
Tuttavia, il comparto della moda ha ripetutamente dimostrato la sua capacità di reinventarsi e adattarsi a cosa, come e dove i consumatori acquistano. Crediamo però nel potenziale a lungo termine del settore della moda nordamericano e nella capacità del settore di darsi un nuovo ordine per una ripresa a breve. Al momento in cui questa nota è stata redatta, la chiusura di molte delle produzioni e di tutti gli esercizi commerciali ha completamente fermato il business a livello nazionale e internazionale. Alcune realtà della grande distribuzione, già pesantemente indebitate, senza liquidità corrente, non sono riuscite a far fronte alle scadenze e sono state di fatto costrette a chiedere una procedura di fallimento concordato (Chapter 11) che implica una sostanziale ristrutturazione aziendale e finanziaria, licenziamenti e chiusura di molti dei punti vendita esistenti. Questo è il caso di grandi retailer come Neiman Marcus Group che include anche i negozi di lusso Bergdorf Goodman, J. Crew, JC Penney, solo per menzionare i più famosi. Ma anche grandi gruppi come Macy’s o Nordstrom, pur non essendo in condizioni di bancarotta, hanno colto questa occasione per riorganizzare la loro struttura, tagliare i rami secchi di attività e ridurre i punti vendita con la chiusura di quelli meno performanti. Lo scenario del retail americano post-COVID riserverà sorprese e avrà un assetto decisamente molto diverso dall’attuale. Parimenti le abitudini di acquisto del consumatore, così come le priorità e gusti si sono evoluti adattandosi a tempi di smart working (stay at home) e social distancing, acuendo alcune tendenze che erano già timidamente emerse in precedenza. Parlare quindi di previsioni oggi è difficile e complesso, e le voci sul futuro sono tante e spesso contrastanti. Pertanto, in questa nota evidenzieremo quelle che al momento sono alcune delle tendenze che si sono sviluppate o sono cresciute molto nel corso della pandemia, ma che si prevede saranno ancora valide, rafforzandosi ulteriormente, in futuro. L’Ecommerce ha avuto un boom durante lo shut down in particolare per acquisti di prodotti essenziali. Amazon ha riportato utili per $75,5 miliardi, per il primo trimestre fiscale del 2020, un incremento di $15 miliardi rispetto al primo trimestre 2019. Nonostante Amazon sia uno dei più grandi dettaglianti di abbigliamento, è più conosciuto dai consumatori come una piattaforma dove acquistare abbigliamento basic e a costi bassi. Oggi questa immagine sta per cambiare. Come conseguenza della pandemia, Amazon si prepara ad entrare nel mondo dell’abbigliamento dei designer di lusso. Tramite la sua filiale Shopbop, sta pianificando di aprire un negozio on line in collaborazione con la rivista Vogue e l’associazione degli stilisti americani CFDA, Council of Fashion Designers of America. Il negozio si chiamerà’ Common Thread, nome della charity creata da Vogue e CFDA per aiutare gli stilisti che hanno problemi causati da questa crisi. La vetrina virtuale sarà commercializzata da Vogue in collaborazione con il fashion team di Amazon, che ha anche donato $500,000 alla charity Common Thread. Si potranno trovare in vendita prodotti di circa 20 stilisti fra cui Phillip Lim 3.1, Derek Lam e Tabitha Simmons. Amazon, ha sempre aspirato a diventare 8
una destinazione di acquisto dell’abbigliamento di lusso e si avvia a perseguire questo obiettivo nell’immediato futuro. L’utilizzo di strumenti e piattaforme digitali sono stati un mezzo di comunicazione di estrema importanza durante la crisi, e dei più’ discussi nel settore della moda. Molti stilisti a livello mondiale hanno sottolineato la necessita’ di attuare possibili e radicali cambiamenti nel futuro, tra i quali diminuire il numero di collezioni, abbandonare le tradizionali sfilate e presentare le collezioni via canali virtuali o avere anche showroom virtuali per presentare e commercializzare le proprie collezioni. Inoltre, la sempre crescente attenzione al tema della sostenibilita’ ha ulteriormente spinto il settore a rivedere i tempi di creazione e commercializzazione delle collezioni. Diminuire il numero delle collezioni è ritenuto un elemento clue per affrontare il problema della sostenibilità. Secondo il U.S. Department of the Interior, gli americani buttano via almeno 300 milioni di paia di scarpe ogni anno. Queste scarpe finiscono in discarica, dove possono impiegare dai 30 ai 40 anni per decomporsi. Inoltre, la produzione di calzature produce grandi quantità di anidride carbonica che contribuisce ai già gravi effetti del cambiamento climatico e del riscaldamento globale. I più grandi player del settore avevano iniziato da tempo a inserire elementi di sostenibilità nei loro prodotti e continuano oggi sempre di piu’ con le loro ricerche. Nel 2020, Puma ha lanciato scarpe e abbigliamento realizzati in plastica riciclata; Genomatica ha annunciato la prima produzione commerciale di nylon a base biologica; Saucony sta per lanciare una scarpa di design biodegradabile, realizzata con materiali naturali e risorse rinnovabili; XpreSole!, ha lanciato le prime scarpe al mondo fatte principalmente da residui dl caffè; Caval ha annunciato il lancio di una nuova collezione unisex in pelle di mela, un sostituto riciclato come sostituto della pelle tradizionale che è anche vegana; Nike sta per lanciare “Space Hippie”, una collezione di calzature esplorative realizzata con "space junk", materiale destinato alla discarica, riutilizzando i rifiuti con la finalita’ di contribuire ad abbassare le emissioni di carbonio. Questi sono solo alcuni esempi, ma l’interesse verso la sostenibilita’ continua il suo momentum e coinvolge l’intero comparto. I produttori dovranno investire tanto sull’innovazione e tecnologia per migliorare il prodotto e per soddisfare gli interessi e le richieste dei consumatori e le nuove esigenze del mercato. Esperti e operatori di settore, stilisti, produttori, dettaglianti affermano che le vendite al dettaglio non saranno piu’ come prima. Vivere questa pandemia ha cambiato i consumatori. Pertanto nel riaprire i negozi dovranno essere pronti ad affrontare e rispondere velocemente alle aspettative, esigenze e interessi di questi nuovi consumatori. Consumatori che saranno interessati nelle attività’ che svolgeranno produttori e retailer per aiutare le proprie comunità, consumatori che quando visiteranno i negozi saranno molto attenti alla loro salute e sicurezza e che indirizzeranno i loro acquisti verso prodotti sostenibili. 9
PRODUZIONE LOCALE L’industria produttrice di calzature negli USA ammonta a circa 520 unità (aziende singole e aziende con multi location). L’industria è concentrata su 50 top aziende che registrano il 95% delle vendite. La maggior parte delle aziende sono proprietarie di brand e producono presso aziende produttrici indipendenti in altre nazioni. A causa dei bassi costi di produzione, le calzature di importazione rappresentano quasi l’intero mercato delle calzature negli USA. Il 63 % delle aziende produttrici in USA hanno meno di 10 operai. Alcuni producono calzature su misura nei garage. La produzione di calzature “made in USA” per l’anno 2019 ammonta a 25 milioni di paia. La maggior parte di loro sono produttori di stivali (hiking, cowboy o stili casual), ma ci sono anche alcuni grandi marchi americani in altre categorie. Di seguito alcune aziende che producono negli USA: AZIENDE CHE PRODUCONO NEGLI USA Azienda produttrice Stato Uomo/Donna Categoria Abilene PA Uomo/Donna Stivali cowboy Alden MA Uomo Eleganti Allen Edmonds WI Uomo Eleganti e casual All American Clothing Co. OH Uomo/Donna Casual Beck TX Uomo/Donna Stivali cowboy e da lavoro Caboots TX Uomo Stivali cowboy e casual Chaos MI Uomo/Donna Sandali Carson Fotwear OR Uomo/Donna Da corsa e hiking Cobra Rock TX Uomo/Donna Stivali casual Hersey Custom Shoe Company MA Uomo/Donna Sneakers Jen & Kim CA Donna Eleganti Mohop IL Donna Casual New Balance (solo alcuni stili) MA Uomo/Donna Sneakers Newbark CA Donna Casual-eleganti Opie Way NC Uomo/Donna Sneakers Orvis VT Uomo Casual e sportive Piper Sandals TX Uomo/Donna Sandali Salpy CA Donna Casual-eleganti Sbicca CA Donna Casual-eleganti Som Footwear CO Uomo/Donna Sneakers The Palatines CA Donna Casual-eleganti 10
Secondo le previsioni e dati pubblicati da Statista il reddito del settore delle calzature negli USA ammonterà a US $86,132 milioni di dollari nel 2020. Si prevede che il mercato crescerà annualmente del 2.4% (CAGR 2020-2023) tasso di crescita composto annuo. In termini di volume si prevede che le calzature arriveranno a 2,028 milioni di paia nel 2025. 11
CANALI DISTRIBUITIVI Agente L’agente noto come “sales agent” o “sales rappresentative”, è usualmente una persona che tramite una propria ditta lavora in proprio. Gli agenti sono muniti di showroom dove i buyer statunitensi, si possono recare durante le settimane mercato e/o a seconda delle loro necessità di acquisto. L’accordo di una azienda italiana con un agente USA, avviene tramite un contratto di agenzia, la cui durata è solitamente di un anno; in genere, il contratto autorizza l’agente ad agire in nome della ditta per la promozione e vendita dei suoi prodotti in un mercato territorialmente specificato. Questo fa dell’agente un vero e proprio procacciatore d’affari che si limita a generare e trasmette ordini. L’azienda a sua volta ha la libertà’ di accettare l’ordine, di stabilire le modalità di pagamento, di garantire la merce venduta. La provvigione dell’agente viene stabilita a seconda dei casi ma in genere varia dal 15% al 20% sul venduto più un fisso mensile che si aggira intorno ai $5,000 mensili per spese di ufficio, affitto spazio esposizione della collezione, introduzione del marchio, viaggi per incontrare i clienti ecc. Importatore/Distributore La figura dell’importatore/distributore per le calzature italiane è scomparsa. L’aumento dei costi del prodotto “made in Italy” e le difficoltà che comportano gli altri ricarichi degli importatori hanno indotto gli importatori a dirigere i propri acquisti verso prodotti provenienti da altri paesi. Filiale Alcune aziende italiane hanno optato di aprire una loro filiale negli USA. Le pratiche sono abbastanza semplici ed i costi sono accessibili. Per aprire la filiale e registrare il proprio marchio bisogna appoggiarsi ad un legale locale. Naturalmente il costo di una filiale è molto più alto, del rapporto di agenzia e varia a secondo della grandezza e della scelta delle sede, ma si può valutare che, a pieno regime, una sede di buon livello a New York e con personale al minimo può costare da $300,000 a $400,000 annui (questo ammontare indicativo oltre alla locazione, la grandezza, può cambiare anche a secondo del numero del personale e a secondo della tipologia e preparazione del personale prescelto). Department Stores Sono classificati come “department stores” negli USA i grandi esercizi di vendita al dettaglio che trattano una vastissima gamma di prodotti. • Abbigliamento ed accessori, incluse le calzature per uomo donna e bambino • Mobili, arredamento, elettrodomestici e elettronici • Articoli casalinghi I G.M. dispongono di una elaborata organizzazione di personale per tutti gli aspetti operativi, con addetti molto specializzati 12
Il buyer è sicuramente la figura essenziale nel mondo degli acquisti, essendo essa la persona che stabilisce e sviluppa i rapporti con i fornitori sia a livello nazionale che all’estero. I compratori dei grandi magazzini si appoggiano, per i loro acquisti, a degli uffici d’acquisto, i cui compratori studiano il mercato e visitano periodicamente i produttori, grossisti, agenti e possono cosi, informare i loro clienti sulle novità del mercato, indirizzandoli verso i prodotti di maggiore importanza per i loro reparti. Le centrali di acquisto all’estero sono stabilite nei principali paesi di origine della merce. In Italia i più importanti uffici d’acquisto sono a Firenze e Milano. Oltre ad effettuare la scelta dei prodotti in anteprima, gli uffici d’acquisto, dopo che è stato piazzato l’ordine, rimangono in contatto con il produttore e si impegnano a vigilare l’esecuzione dell’ordine, il controllo della qualità della merce e ad assicurare la spedizione della merce stessa entro i tempi stabiliti. Il ruolo dell’ufficio acquisti è essenziale nella selezione dei prodotti e nel contatto produttore-compratore. Continua ad essere importante nella politica degli acquisti dei grandi magazzini il “private label’. Il “private label” offre al G.M. la possibilità di aumentare il ricarico e di avere prodotti in esclusiva. Esempi di G.M. sono: Neiman Marcus, Saks, Nordstrom, Macy’s, Bloomingdales. Off price stores Sono negozi molto simili ai department stores che vendono a prezzi più bassi rispetto ad altri grandi magazzini. I negozi “off price “rappresentano sempre di più una minaccia per i tradizionali department stores, dando segnali che le abitudini di acquisto del consumatore sono cambiate. Il più importante gruppo di “off price “ store è TJX Companies, che opera con i negozi TJMaxx, Marshall and Home goods. La loro carta vincente è stata quella di assicurare un veloce turnover della merce e creare il senso che un articolo che oggi è in negozio, potrà non esserci più la settimana successiva. Questo ha creato un boom in questo tipo di dettaglio ed ha fatto di questi negozi un fenomeno raro nel commercio al dettaglio: i consumatori si recano nei negozi per gli acquisti. Il secondo gruppo in questa categoria è Ross Stores Company. Altri sono: Burlington, Century 21. Independent Retailer Gli “indipendents” sono i numerosi esercizi di vendita al dettaglio gestisti singolarmente. La distribuzione indipendente rappresenta uno dei più importanti canali per le imprese italiane. Infatti, attraverso gli independent retailer è possibile raggiungere nicchie geografiche di mercato non ancora coperte dalla grande distribuzione. Alcuni independent retailers hanno fatturati superiori alla decina di milioni di dollari per punto vendita. Dopo i primi ordini è pratica commercialmente consigliata la conoscenza diretta e la partecipazione alle politiche di marketing del punto vendita. Infatti, in questo modo si potrà essere sicuri della giusta collocazione di fascia del proprio prodotto e si acquisiranno delle conoscenze dirette sulle politiche di marketing più utili per un determinato territorio. Nel caso degli indipendents gli acquisti vengono fatti direttamente 13
dal titolare e/o in collaborazione del suo eventuale manager o buyer. In alcuni casi gli indipendents a secondo delle necessità si appoggiano ad un buying office. Outlets Gli “outlets” sono negozi dedicati alle vendite soprattutto di prodotti marchiati e usualmente gestiti da un’azienda produttrice per distribuire prodotti a fine stagione, partite difettose, ordini non andati a buon fine e, spesse volte articoli prodotti esclusivamente per la vendita degli outlets. Il fenomeno degli “outlets” ha anche suscitato l’interesse dei grandi department stores e oggi quasi tutti operano i propri negozi “outlets” con diverse ragioni sociali. Saks opera con “Off 5th” Neiman Marcus con “Last Call” Bloomingdale con “Bloomingdale the Outlet Store” Macy’s con “Macy’s Backstage” Nordstrom con “Nordstrom Rack” e “HauteLook” (solo sito web, accessibile esclusivamente da consumatori membri) Pop Up store (Negozio temporaneo) Il Pop Up store rappresenta una nuova modalita’ di presenza nel dettaglio che sta riscutendo un interesse crescente. È indubbiamente meno costoso ed impegnativo a livello finanziario e offre la possibilità di offrire i prodotti direttamente ai consumatori. Inoltre, aiuta a capire i gusti e le esigenze del mercato e farsi un’idea della potenzialità del prodotto. Questo nuovo strumento di operativita’ ha avuto successo anche con i Grandi Magazzini, che nell’ambito dei loro negozi hanno aperto Pop Up stores per presentare nuovi prodotti, con il coinvolgimento di uno o piu’ brand oppure in alcuni casi prodotti pluri settoriali. Con il Pop Up il grande magazzino, può permettersi di proporre nuovi prodotti senza investire molto sugli acquisti ed avere in tempi abbastanza brevi la reazione dei consumatori e valutare l’eventuale inserimento dei prodotti che hanno riscontrato successo nella loro offerta corrente e futura. E-commerce Il mondo E-commerce in USA è in continua e costante evoluzione e rappresenta un vero pericolo per i negozi tradizionali, in quanto non possono competere con i negozi on line, in quanto questi ultimi hanno minori costi operativi ed una maggiore flessibilità’. Il commercio elettronico nel settore moda è in espansione quotidiana anche perché’, al di là delle vendite, consente di trasmettere in tempo reale anche la filosofia aziendale e l’immagine dei prodotti offerti. In particolari casi un buon sito che non si limita alla semplice offerta commerciale, rappresenta un “biglietto da visita” che può divenire la chiave di volta per l’intera politica distributiva di un’azienda. L’E-commerce permette di entrare direttamente in contatto con il consumatore finale, evitando, anche dal punto di vista dei costi, la tradizionale filiera distributiva del prodotto. Ciò comporta una maggiore e più rapida raccolta di dati relativi ai desiderata degli acquirenti e una più rapida possibilità di adeguare la produzione alla domanda del mercato. 14
È da segnalare che, per le condizioni di vendita che impongono consegne rapide e resi gratuiti, operare con gli E-commerce americani senza un proprio magazzino/stoccaggio in USA è estremamente complesso. Secondo la normativa fiscale americana i soggetti non statunitensi non sono soggetti ad alcuna tassazione sul reddito prodotto negli USA Tuttavia, gli stessi sono tenuti a presentare il modulo W-8BEN al fine di essere esentati dagli obblighi di dichiarazione fiscale negli Stati Uniti. Per informaizoni aggiornate e piu’ approfondite: https://www.irs.gov/forms-pubs/about-form-w-8-ben-e Altra questione, invece, è quella legata al pagamento della sales tax. È una tassa statale sugli acquisti simile all’IVA italiana. La sales tax deve essere calcolata sul prezzo del prodotto, deve essere pagata dal consumatore e successivamente versata dal venditore allo stato di riferimento anche in assenza di collegamento diretto con lo stato in cui avviene la transazione. Ogni singolo stato USA ha stabilito delle soglie limite con riferimento al numero di transazioni effettuate annualmente e/o al valore delle stesse, superato il quale il versamento della sales tax è dovuto. Il sito sotto indicato, riporta l’elenco che indica questi limiti stato per stato. Se il reddito prodotto o il numero di transazioni effettuati dal soggetto straniero con i residenti di ciascun singolo stato non supera le soglie stabilite la sales tax non è dovuta. La materia della sales tax è estremamente complicata e pertanto si consiglia di rivolgersi ad un consulente fiscale americano. Per informazioni aggiornate e piu’ approfondite: https://www.streamlinedsalestax.org/for-businesses/remote-seller-faqs/remote-seller- state-guidance 15
VENDITE AL DETTAGLIO Secondo dati pubblicati da Statista i maggiori dettaglianti che hanno registrato nel 2018 il più alto reddito in bilioni di dollari sono i seguenti: Note: United States; 2019 Further information regarding this statistic can be found on page 8. Source(s): Stores; Kantar ID 197833 1. T.J. Maxx, e’ un “off price” department store. Ha più di 1000 negozi negli USA ed pertanto uno dei più grandi dettaglianti di abbigliamento negli USA. La ditta fa parte del gruppo TJX Companies e vende abbigliamento uomo, donna e bambino, calzature, accessori, giocattoli, igiene e bellezza, e prodotti per la casa, da mobili a utensili da cucina. TJMaxx and Marshalls operano sul mercato come negozi sorelle, i prezzi sono dello stesso livello la disposizione dei negozi è uguale, TJMaxx ha un’apparenza migliore, ed ha una più’ massiccia offerta di gioielli e accessori. Alcuni negozi che registrano un alto volume offrono anche un reparto di abbigliamento di marchi chiamato “The Runway”. 2. Macy’s dal 1994 fa parte del gruppo Federated Department Stores, di cui fa anche parte il grande magazzino Bloomingdales e opera 551 negozi. 3. Kohl’s da gennaio 2013 è il più grande department store con 1,483 punti vendita in 37 stati negli USA. 4. Ross Stores, Inc., opera con il brand “Ross Dress for Less” è un “off price” department store. E’ il più grande “off price” dettagliante negli USA con 1,483 negozi in 37 stati USA nel 2018. 5. J.C. Penney Company, Inc, opera 865 negozi in 49 stati degli USA, e Puerto Rico. In molti negozi ospita molti Leased Departments quali Sephora, centri per 16
automobili, studi fotografici, etc. A seguito di problemi finanziari appesantiti dal Covid-19, il gruppo ha dichiarato bancarotta il 15 maggio 2020. 6. L. Brand Inc. opera con i brand Victoria's Secret e Bath & Body Works., 7. Nordstrom Inc. è un department store e vende abbigliamento, calzature, borse, gioielli, accessori, cosmetici, e profumi. Alcuni negozi vendono anche arredamento per la casa e abbigliamento da sposa. Nel 2020 Nordstrom opera117 negozi in 40 stati USA. Il 5 maggio 2020, a causa di problemi finanziari causati da Covid-19, ha annunciato la chiusura di 16 negozi e successivamente il 18 maggio la chiusura delle tre boutique Jeffrey. 8. Old Navy (Gap) Inc , opera sei diverse divisioni: Gap, Banana Republic, Old Navy, Intermix, Hill City and Athleta. Opera 1,106 negozi. 9. Burlington Stores Inc., è un negozio “off price”, che tratta abbigliamento uomo, donna, bambino, accessori, mobili e articoli arredamento casa, e oggetti da regalo. Opera 503 negozi su 44 stati, con i brand Burlington Coat Factory, Cohoes Fashions, Baby Depot, MJM Designer Shoes and Burlington Shoes. 10. Dillards, opera circa 289 grandi magazzini in 29 stati. Una gran parte sono ubicati in Florida (n. 42) e Texas (n.57). Gli altri sono ubicati in altri 27 stati degli USA. 11. Ascena Retail Group, dettaglianti di abbigliamento donna. Operano dal 2018 4,800 negozi. Sono proprietari dei brand Justice, Lane Bryant e Catherine. È anche la casa madre di Ann Inc. che opera con i negozi Ann Taylor e Loft. 12. Neiman Marcus Group, Inc., opera 42 department stores di lusso. Opera anche lo Specialty Store Bergdorf Goodman sito nella città di New York. Nel 2014 ha acquistato la piattaforma e-commerce di lusso “mytheresa.com” (come anche il negozio), che serve il mercato a livello mondiale. Purtroppo negli ultimi anni hanno avuto problemi finanziari e il 7 maggio 2020 hanno dichiarato bancarotta. 13. Belk Inc.,opera 293 grandi magazzini in 16 stati. Il maggior numero di negozi è ubicato in North Carolina (n. 65), seguito dalla Georgia (n. 45) e da South Carolina (n. 35). IL COMMERCIO DELLE CALZATURE CON IL RESTO DEL MONDO In paragone al livello mondiale, secondo le previsioni e dati pubblicati da Statista, il più alto reddito delle calzature nel 2020 sarà generato dagli USA con $86,132 milioni di dollari, seguito dalla Cina con $66,102 milioni di dollari, poi dal Brasile con $49,653 milioni di dollari, al quarto posto il Giappone con $27,933 milioni di dollari e al quinto posto dalla Russia con $15,780 milioni di dollari. 17
IMPORTAZIONI DI CALZATURE Source of Data: U.S. Department of Commerce, Bureau of Census 18
Secondo le statistiche disponibili, fonte U.S. Department of Commerce, le importazioni USA di calzature, per l’intero anno 2019, hanno registrato un aumento del 2,08% rispetto allo stesso periodo nel 2018. L’import dall’Italia ha registrato una crescita pari a 2.63%. Nel periodo in esame, l’Italia si mantiene stabile al quarto posto come fornitore USA con $1,578.59 milioni ed una quota di mercato del 5,8%. Maggiori fornitori Al primo posto tra i fornitori USA si è posizionata la Cina con $13,448.50 milioni, (registrando un calo del 4,30% rispetto all’anno 2018) seguita da Vietnam con $6,991.29 milioni, registrando un incremento del 12,70%, al terzo posto l’Indonesia con $1,651.77 milioni registrando un incremento del 7,45%, al quarto posto l’Italia con 1,578.59 milioni. La Cina ha una quota di mercato del 34,8% il Vietnam del 18,2, l’Indonesia del 6,6%, l’India 5,5% e Bangladesh del 5,4%. Da quanto emerso dai dati statistici sopra illustrati la maggiore concorrenza al settore dalle calzature negli USA arriva dalla Cina. La Cina tradizionalmente è stata e continua ad essere, anche se ha registrato negli ultimi anni un calo nella quota di mercato, il più importante concorrente per tutti i prodotti non solo provenienti dall’Italia, ma anche da altri paesi. Le perdite delle quote di mercato, hanno dato la possibilità di crescita ad altri paesi, in particolare al Vietnam cui quote di mercato hanno registrato aumenti negli ultimi anni. Nel 2018 il Vietnam rappresentava una quota di mercato del 5.8% e nel 2019 del 6.1%. 19
Per quanto riguarda le importazioni delle calzature in pelle, secondo dati forniti da Investopedia, 2020, l’Italia nel periodo 2018-2019 si è posizionata al secondo posto subito dopo la Cina, rappresentando il 14,5% del totale delle importazioni di calzature in pelle. Questi dati confermano ancora una volta la competitività della Cina anche in questa categoria. Di seguito i maggiori 15 esportatori di calzature in pelle per lo stesso periodo con i valori e le relative percentuali rappresentate sul totale IMPORTAZIONI DI CALZATURE IN PELLE Anno 2018-2019 (15 maggiori fornitori) Country Value % of Total Exports China $9.1 billion 16.3 Italy $8.1 billion 14.5 Vietnam $6.7 billion 12.0 Germany $3.6 billion 6.5 Indonesia $2.7 billion 4.8 France $2.1 billion 3.7 Belgium $2.01 billion 3.6 Portugal $1.98 billion 3.6 India $1.9 billion 3.5 Spain $1.8 billion 3.2 Netherlands $1.7 billion 3.1 Hong Kong billion $1.4 billion 2.5 United Kingdom $1.2 billion 2.1 Poland $913.1 million 1.6 Cambodia $826.8 million 1.5 SUGGERIMENTI PER LE SOCIETA’ ITALIANE Si consiglia alle aziende italiane che intendono approcciare il mercato di: • concentrarsi sul design e sulla qualità del prodotto; • grande attenzione alla sostenibilità; • adeguarsi al mercato per gusti, colori e calzata; • fiere: altro utile ed importante strumento è la presenza presso le fiere specializzate del settore di riferimento per acquisire nuovi contatti e “testimoniare” l’assiduità della propria presenza sul mercato. Infatti, specialmente durante il primo periodo di 20
penetrazione del mercato, le fiere sono più un luogo di incontro con gli operatori del settore piuttosto che un momento di affari. • avere una presenza in loco (agente e/o proprio showroom) per facilitare i contatti tra le controparti; • fornire i prezzi Landed in dollari USA (Landed Duty Paid e non in euro); • fornire servizi post vendita; • avere un programma di riassortimento; • conoscere le esigenze del negozio e la clientela dello stesso; • consegne: poiché’ i ritardi costituiscono un problema abbastanza serio, è indispensabile rispettare i tempi di consegna stabiliti con il proprio cliente come anche tutte le altre eventuali modalità pattuite. La serietà e preparazione dell’azienda nel gestire il business ed una costante comunicazione con il cliente aiuta a stabilire solide relazioni commerciali e a far crescere il giro di affari; • concentrarsi sulla digitalizzazione che andrà sempre più fortemente a crescere e forzerà sempre di più l’uso di processi virtuali, quali showroom, fiere, etc.; • avere un sito web in lingua inglese che contenga il catalogo e/o immagini rappresentativi della propria produzione; molto utile l’inserimento di una web chat per potersi connettere con i clienti, creare blog post e postare materiali di contenuto educativo; • concentrarsi sul brand awareness, creare una storia che possa cattivare l’interesse e la curiosità della comunità da comunicare sul proprio sito, e tramite i canali social, Facebook, Instagram, FB Live, Instagram Live, Twitter, etc.; • implementare un e-commerce; E-Commerce/Mobile App & Influencers La moda è uno dei mercati più solidamente sviluppati nell'ambito dell'e-commerce. L'idea dello shopping a distanza per gli articoli di moda non-era comunque nuova: sin da prima dell'avvento di internet i cataloghi per corrispondenza erano uno strumento di vendita già molto popolare. Internet ha però portato con la vendita online la moda ad un nuovo livello di sviluppo: la gamma di prodotti è più ampia (colori, dimensioni, stili), la quantità dell'offerta è superiore (vi sono numerosi negozi online), i servizi di consegna più efficienti (ad esempio consegna in giornata) e talune volte gratuiti, processi di reso più rapidi. Negli ultimi anni nel mercato si è confermato un trend di crescita verso gli "acquisti da casa" e i fattori precedentemente citati sono solo una parte dei numerosi motivi che spingono il consumatore verso una scelta propendente allo shopping online piuttosto che al negozio fisico. 21
La maggior parte dei negozi di moda online offrono prodotti e servizi che i clienti non sempre trovano con facilità nei negozi fisici. A favore dei negozi online giocano, per esempio, l'utilizzo dei cookie presenti nei browser di navigazione: i siti di e-commerce riescono ad indicizzare meglio al segmento di mercato interessato i prodotti e servizi offerti, fornendo così una esperienza di acquisto con contenuti e suggerimenti personalizzati in base ai gusti del consumatore. La tecnologia può indicizzare anche le comunicazioni attraverso la personalizzazione delle newsletters a seguito di registrazione nel sito web e far si che vengano implementate delle campagne di marketing personalizzato che possono concludersi anche con l'invio di un campione di un prodotto personalizzato presso il domicilio del consumatore. Un altro servizio che va oltre lo shopping online standard è lo shopping personalizzato, offerto da aziende come Outfittery, dove i singoli abiti "assemblati" da consulenti di stile personali. Anche gli influencers hanno un ruolo chiave nel mercato della vendita della moda online. Blog di moda e social networks come Instagram e Tumblr raggiungono un enorme pubblico e il posizionamento di un prodotto potrebbe diventare rapidissimo. Oltre la personalizzazione ed indicizzazione dei prodotti, il mercato della moda online si è evoluto da essere inizialmente una vetrina dei negozi fisici "installata" sul web, e quindi in grado di raggiungere un mercato più ampio di consumatori, a casi di un'esperienza di shopping integrata che unisce mobile-shopping on the go, negozi online pieni di contenuti extra e nuovi store-concepts. É l'avvento di "new retail", in cui i consumatori interagiscono con un marchio o un prodotto su un grande numero di piattaforme. La fidelizzazione al marchio (brand loyalty) a seguito della visibilità che il web da a tantissimi marchi e ad una maggiore frammentazione di mercato, ha oggi necessità di maggiori investimenti ed attenzioni vista l'importanza che le comunità online, che si concretizzano anche con il coinvolgimento diretto dei clienti, hanno in questo mercato. Creare una finestra di dialogo con il cliente, oltre al seppur importante "semplice invio" di newsletters, è oggi un elemento chiave per consolidarsi in un contesto di estrema concorrenza come quello online. In media, i tassi di rendimento sugli investimenti nella comunicazione sui social media affermano che l'interazione con i followers (clienti che seguono la pagina del brand online), oltre che espandere la quota di mercato, aiuta a mantenere e quindi fidelizzare i clienti presenti. La fidelizzazione del cliente è fondamentale nel mercato della moda; la tendenza mostra che i clienti online, data anche la possibilità di reso gratuito, tendono ad effettuare ordini di più grandi dimensioni (per esempio ordinando diverse taglie per lo stesso abito) - ciò richiede una maggiore manodopera e spazio di magazzino. Alcuni player di importanza nell’E-commerce per le calzature sono: Zappos.com di proprietà di Amazon, che registra vendite di 3.1 bilioni di dollari ; Shoes.com di proprietà 22
di Walmart, con vendite di 250 milioni di dollari; Bostonian con 55.1 milioni; Wanelo.com che offre più di 12 milioni di prodotti appartenenti sia a grandi brand come anche a venditori indipendenti e Italist che ha aperto a San Francisco nel 2013 ed è il primo sito ad offrire prodotti di lusso importati dall’Italia e venduti direttamente al consumatore (Direct-to-consumer), registra vendite di 9.5 milioni di dollari. Social media I social media sono una componente fondamentale della strategia di marketing aziendale. Aiutano le imprese a: · connettersi con i clienti; · aumentare la consapevolezza del marchio; · aumentare i contatti e gli approcci con il consumatore; · incrementare le vendite. Con oltre tre miliardi di persone in tutto il mondo che utilizzano i social media ogni mese per comunicare ed interfacciarsi tra di loro, non siamo chiaramente di fronte ad un fenomeno passeggero, ma ad una realtà ormai ben più che consolidata. Da tenere in considerazione è il fatto che essere presenti online non riguarda unicamente l’attività volta alla promozione della impresa in termini di visibilità, bensì è altrettanto significativa la potenzialità che i social hanno di fornire informazioni in merito le caratteristiche demografiche e le preferenze dei consumatori. Sulla base della analisi di questa importantissima fonte di dati, l’impresa può segmentare il mercato e diversificare l’offerta e adattandola e personalizzandola al singolo consumatore. Considerando gli ultimi trend e la presenza online di una enormità di imprese commerciali, se una impresa non si dovesse adattare a tali esigenze di mercato, ossia se non fosse presente online, il potenziale cliente non sarà in grado di poter comparare offerte commerciali né tantomeno di venirne a conoscenza. Inoltre, essere presente sui social ha un enorme potenziale di fidelizzazione degli attuali clienti e acquisizione di nuovi. In aggiunta, è ormai prassi tra i consumatori di cercare ed acquisire informazioni online del prodotto/servizio prima di acquistarlo: una efficiente presenza online permetterà ai consumatori di capire la qualità del prodotto/servizio ed eventualmente di valutarlo, creando quindi una potenziale maggiore consapevolezza che si trasforma in maggiori vendite. Semplicisticamente, si tende a pensare che l’unico effetto del posizionamento online sia quello di acquisire maggiori clienti e quindi di incrementare le vendite – sicuramente questo è uno degli obbiettivi principali. Oltre ciò, bisogna tenere in considerazione la potenzialità che i social media hanno di permettere ad una impresa di trasmettere la propria vision, mission e la conoscenza di marca - brand awareness: azioni che 23
permettono di conquistare nuovi clienti ed affezionare i vecchi, rendendoli più consapevoli della realtà aziendale. Infine, è importante ricordare che il sito Web debba essere altamente user-friendly (intuitivo e facile da usare) e responsive (compatibile per ogni piattaforma – computer, tablet, telefono). REGOLAMENTAZIONI DOGANALI E FISCALI Doganali A partire dal 1° gennaio 1989 è entrato in vigore il cosiddetto “Harmonized Commodity and Coding System” abbreviato in ‘H.T.S”. Si tratta di una classificazione dettagliata, contenente 99 capitoli, che illustra i dazi doganali applicati all’importazione di prodotti negli USA. Nell’ambito di questo sistema, le calzature vengono divisi in cinque maggiori gruppi: Gruppo 6401 Calzature impermeabilizzate con suole e tomaia in gomma o plastica Gruppo 6402 Altre calzature con suola in gomma, plastica, pelle o composizione pelle, e con tomaia in pelle Gruppo 6403 Calzature con suola in gomma, plastica, pelle o composizione pelle e con tomaia in pelle Gruppo 6404 Calzature con suola in gomma, plastica, pelle o composizione pelle e con tomaia in tessuto Gruppo 6405 Altre calzature Ogni gruppo viene a sua vola suddiviso in ulteriori e più specifiche categorie. Ciascuna suddivisione, ripete le quattro cifre del gruppo seguite da altri numeri. I dazi doganali applicati sulle calzature provenienti dall’Italia in pelle sono: calzature da donna 10% calzature da uomo 8.5% Per maggiori informazioni: http://www.usitc.gov/tata/hts/bychapter/index.htm Interim Footwear Invoice Dal 1 gennaio 1989, per il prodotto calzatura è entrata in vigore la “Interim Footwear Invoice” fattura che deve accompagnare la merce. Si tratta di un modulo contenente una serie di domande sul prodotto, quali: categoria del prodotto, materiali usati nella tomaia, nella suola, etc. Queste informazioni dettagliate aiutano a stabilire la classificazione del 24
prodotto nell’ambito della Harmonized Tariff Schedule e pertanto a stabilire il dazio doganale da applicare. www.glexpresscustoms.com/images/PDF/interim%20footwear%20invoice.pdf Wildlife-Endangered Species/Pellami di specie animali protetti La commercializzazione di prodotti realizzati con l’uso di pelle di animali selvaggi è soggetta a determinati regolamenti e in molti casi, ne è proibita l’importazione negli USA. Tutte le calzature realizzate in rettile, coccodrillo etc. devono essere accompagnate da un certificato di origine. Con questo certificato e dopo un’ispezione accurata fatta dal personale dell’ufficio del “Fish & Wildlife Service” può essere sdoganato. Qualora la pelle usata provenga da un animale appartenente a specie in via di estinzione “Endangered Species”, la merce può essere bloccata e confiscata. Bisogna tener presente anche che le leggi in vigore relative ai succitati prodotti cambiano da stato a stato negli USA. Onde evitare complicazioni di sdoganamento è meglio appoggiarsi al responsabile ufficio del “Fish & Wildlife”. Per maggiori informazioni: https://www.fws.gov/le/businesses.html Labeling/Marcatura Le leggi doganali degli Stati Uniti richiedono che ciascun prodotto importato, porti un marchio d’origine che sia indelebile, visibile, leggibile ed in Inglese, per indicare al consumatore finale dove è stato prodotto l’articolo. Qualora il prodotto al suo arrivo negli USA non sia adeguatamente marcato come sopra indicato, viene imposta una tariffa “marking duty” pari al 10% del valore dell’articolo. Per maggiori informazioni: https://www.govinfo.gov/content/pkg/CFR-2011-title19-vol1/xml/CFR-2011-title19-vol1- part134.xml INFORMAZIONI UTILI Fiere Commerciali Per quanto riguarda le fiere, queste rimangono sempre importanti momenti di incontro. L'esposizione dei prodotti alle fiere può servire sia come momento di studio del mercato, di marketing e sicuramente come un momento di incontro con gli addetti all’acquisto come anche agenti interessati a rappresentare nuovi prodotti. Esistono negli USA numerose rassegne fieristiche dedicate alle calzature come anche di livelli qualitativi diversi, e a livello regionale e nazionale. 25
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