Undue TRE Germe Cultura capitale - ilGerme
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il Ruglio Un gelido inverno D ell’austerity ho un vago ricor- do, anzi un’immagine. Una sola a dire il vero. Di quelle che restano nel subconscio dell’infanzia. Avevo quattro anni e vedevo mio zio Vitto- rio accatastare sotto i portici di corso Ovidio un mucchio di bombole del gas; mentre la zia sele- zionava a chi dare il kerosene nella lunga coda con taniche al seguito. Loro li vendevano, ed erano contenti. E per questo Vittorio comprava a tutti i nipoti il gelato da Ideal, il bar che stava li ha ancora. La legna per il camino non si trova già più da qualche mese e il prezzo è lievitato a 18 euro a quintale, il pellet è ancora più introva- bile e caro, il fotovoltaico è rimasto un progetto abortito sul 110. Siamo nudi, senza neanche una coperta di flanella, un mantello da pastore, ad af- frontare questa ondata di freddo e privazioni che, c’è da esserne certi, lascerà dietro di sé fallimenti e povertà. All’alba di un nuovo governo, chissà, costruito su una campagna elettorale inconsisten- te; tutta Peppa Pig e slogan vuoti. Uno studio dell’Osservatorio sull’energia uBro- di fronte. Non c’erano auto e c’era silenzio. Poi ker ha stilato una classifica dei principali disagi c’era un cartello giallo, ma davvero non so dire da razionamento energetico: disabili e anziani cosa fosse. Forse il simbolo dell’Agip, si chiama- potrebbero soffrire per la chiusura di ascensori e va così allora. Non so neanche se sia un ricordo scale mobili; la riduzione dell’illuminazione pub- vero o indotto, ricostruito dai racconti. Però ce blica porterà a più incidenti stradali e fenomeni di l’ho quell’immagine. Come quella di un mondo criminalità; si cucinerà in orari scomodi e si con- che non avrei mai più vissuto. sumeranno per questo pasti freddi; si ridurranno E invece: a metà settembre, dell’anno Domini le occasioni e le possibilità di svago, con cine- 2022, il campanile della città di Sulmona si è spen- ma, teatri e discoteche che stenteranno a restare to alle ore 21, come la Torre Eiffel e la piramide aperti; anche la pratica sportiva, dalle piscine alle del Louvre e come chissà quanti altri monumenti palestre, sarà a rischio; ci sarà una corsa ad acca- e strade saranno destinati a spegnersi. L’autun- parrarsi accumulatori per alimentare computer e no che ci aspetta è buio e fa paura, più di quelle telefoni, soprattutto per chi lavora da casa. Pro- bollette che milioni di persone probabilmente non babilmente a Natale dovremo fare a meno delle saranno in grado di pagare. Perché ci proietta, al luminarie e alla Befana, si prevede, sarà anche di là dei conti che non tornano, a confrontarci con peggio. C’è da rimanere stretti l’un l’altro per le privazioni a cui non siamo più abituati. Mol- farsi calore, darsi coraggio. Per evitare che pezzi to meno, almeno, di quanto lo fossimo cinquan- di comunità si disgreghino e scompaiano, dietro ta anni fa. Quando la guerra era nei racconti dei la vergogna di un gelido inverno. Che la guerra, nostri padri e non dei nostri bisnonni, per chi ce oggi, la raccontiamo noi ai nostri figli. 3
l’INchiesta Cultura capitale L’ impresa non è facile e, in fon- do, ne è consa- pevole l’amministrazione comunale di Sulmona che anche il 13 settembre scorso ha consegnato il dos- sier al ministero per essere nominata Capita- le italiana della Cultura 2025. La città di Ovi- dio però ci prova, nonostante la concorrenza interna (rappresentata dalla candidatura anche di Pescina, dopo che Lanciano si è ri- tirata) le abbia impedito di ottenere l’appog- gio delle istituzioni regionali come accadde per L’Aquila, sostegno fondamentale, quello politico in generale, per convincere ministri e ministeri. E nonostante, anche e soprattut- to, le blasonate e titolate concorrenti, tra le quali figurano colossi come Agrigento, Assisi, Reggio Calabria ed Enna. 5
Senza nascondersi dietro ad un dito, però, l’obiettivo è torio. Dall’altra, anche e soprattutto, la sfida, di per sé quello minimo di superare almeno la prima fase della motore dell’iniziativa, pone le città candidate davanti ad selezione che sarà ultimata il 15 novembre, quando tra uno specchio: per capire chi sono, dove vogliono andare e, le 15 candidate ne verranno scelte 10 per le fasi fi- soprattutto, come e con quali mezzi ci vogliono arrivare. nali. Non è molto, ma neanche poco: perché il battage In altre parole confrontarsi con le proprie risorse, i propri pubblicitario e mediatico che ruota intorno all’inizia- limiti e, da questi, partire per organizzare il proprio futuro tiva istituita per la prima volta nel 2014 è di quelli vocato al turismo-culturale. Ben sapendo che a questa in- potenti che, anche senza una vittoria vera e propria, dustria non basta l’eredità della storia e dell’architettura, è sufficiente per dare uno slancio di visibilità e auto- ma si compone di servizi, qualità della vita, investimenti e revolezza al settore turistico e culturale di un terri- consapevolezza da parte della comunità. La strada lunga stabili, frequenti ed efficienti con l’enorme patrimonio Le parole e le idee, per quanto belle e ben scritte, non di borghi e paesi che costellano il territorio e ancora più bastano insomma. E Sulmona, a fronte di quanto pro- con i maggiori centri urbani e gli aeroporti: il taglio delle spettato nel dossier, presenta oggettivi limiti che sono il corse su Roma porta la data di appena qualche settimana frutto di un degrado amministrativo maturato negli anni fa. O ancora, non avere un servizio taxi e neanche Ncc. e che l’hanno portata ad un progressivo spopolamento, Né bagni pubblici, persino. Non può dirsi amica della consegnandole la maglia nera in Abruzzo. La Capitale cultura una città dove non c’è un luogo, che non sia a della Cultura, ad esempio, non può permettersi di non pagamento, dove presentare un libro; tantomeno una bi- avere un servizio di trasporto pubblico che sia almeno blioteca degna di questo nome e che le sue biblioteche le decente: le scene di turisti ad elemosinare un passaggio tiene chiuse da anni. Cultura non è avere un’edilizia sco- dalla stazione ferroviaria in centro sono purtroppo, or- lastica in decennale emergenza o ambiente urbano e mo- mai da tempo, all’ordine del giorno. Non può permetter- numenti nel degrado, piantonati da transenne camuffate si, una Capitale della Cultura, di non avere collegamenti con improponibili vasi e piante secche. O strutture, dove 6
UndueTRE Germe Foto Angelo D’Aloisio il restauro si è pure compiuto, come il Museo Ovi- L’approccio, bisogna dire, non è stato dei più ambiziosi. dio, per le quali non si riesce a trovare una destinazione Per preparare il dossier il Comune ha investito poco e e un gestore. Di cultura, negli ultimi anni, gli ammini- puntato quasi esclusivamente sulle risorse locali nomi- stratori di Sulmona – quelli precedenti almeno - si sono nando una commissione che ricalca significativamente riempiti la bocca ma non il portafoglio: il budget dedi- quella che fu scelta per il Bimillenario Ovidiano. Che, cato agli eventi culturali, è passato negli ultimi tre anni non è un segreto, è stata una delle più clamorose occa- dai 199.274 euro del 2019 ai 116.000 del 2021 e solo sioni perse della città. Senza nulla togliere alla qualità quest’anno, con la nuova amministrazione, il plafond dei suoi componenti, insomma, un nome di prestigio a dedicato al settore è tornato a salire con una previsione supportare il lavoro di confezionamento e ideazione non di bilancio di 216.314 euro. La strada da fare da qui al avrebbe fatto male e avrebbe aiutato a dare autorevolezza 2025, se il sogno dovesse realizzarsi, è enorme. E se la a livello nazionale alla proposta. Per la comunicazione ci città e il suo territorio non dovessero essere all’altezza, si è affidatati poi ad una società di Roma, la “Moo” (dove allora la corona d’alloro potrebbe trasformarsi in un bo- “moo” sta come rafforzativo di ‘mo’, “ovvero adesso”, si omerang. Guardarsi allo specchio per rimuovere queste legge sul loro sito), investendo una somma che sul mer- criticità, prima dei voli pindarici, è indispensabile; che cato serve sì e no per realizzare un sito internet: meno di Sulmona diventi Capitale o resti un piccolo centro di 6mila euro, Iva compresa. Un progetto di marketing di provincia con l’ambizione di essere un centro turistico. questo livello, solo per dare qualche riferimento, richie- derebbe un investimento di almeno dieci volte tanto. E d’altronde il logo scelto, e motivato nell’eco delle unghie Provincialismi sugli specchi, non è poi così accattivante. Sia concesso l’eufemismo. Così come il claim un po’ troppo scontato (“La cultura è metamorfo- si”). E in questa prima fase di corsa verso la Capitale della Cultura, per sfruttare al meglio cioè solo il fatto che di essere candidati, il piano marketing ha una importanza fondamentale, anche perché garantisce risultati a prescin- dere dal fatto di tagliare il traguardo per primi. Se Sul- mona riuscirà a superare la prima fase, insomma, dal 16 novembre dovrebbe mettere in campo risorse e promo- zioni di ben altro livello per sfruttare l’onda della candi- datura. 7
Storia e albo d’oro L’istituzione della Capitale italiana della Cultura na- causa del Covid, il titolo viene tenuto per due anni da sce nel 2014 sulla scorta del successo di partecipa- Parma. Quest’anno la svolta con la nomina di Pro- zione raccolto per le candidature a Capitale europea cida: un’isola di 10mila anime, diventata nel 2022 della Cultura del 2019. Il ministero istituzionalizza il centro d’Italia. Per il prossimo anno non c’è stata così una sana competizione finalizzata a promuovere una vera selezione, perché il titolo è stato già asse- il patrimonio culturale italiano e declinarlo in senso gnato per legge a Bergamo e Brescia, città simbolo turistico, incentivando gli investimenti nel settore. della tempesta economica e sanitaria del Covid. La La dote, per la città scelta, è di 1 milione di euro da spendere per l’organizzazione di eventi, ma più dei soldi, l’iniziativa si è rivela- ta uno straordinario strumento di marketing, in grado di cambiare il corso dell’economia turistica di un territorio. Dopo la manifesta- zione di interessi, i progetti delle città candidate vengono sottoposti ad una giuria di sette esperti indi- pendenti che dopo un’audizione che dura al massimo un’ora per ciascun candidato, raccomanda al ministro della Cultura il nome del- la città più adatta. Il titolo viene conferito annualmente dal Consi- glio dei ministri, su proposta del ministro della Cultura. I criteri di selezione sono diversi: coerenza, efficacia, sostenibilità economica e cofinanziamenti, efficacia del- la struttura, innovatività e uso di nuove tecnologie, attrattività turistica, infrastrutture selezione è ripartita quest’anno con la nomina, per il di pubblica utilità, coerenza del cronoprogramma, 2024, di Pesaro. La giuria e il ministro, dunque, do- coerenza con gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo vranno ora scegliere la Capitale del 2025, selezione sviluppo sostenibile. La prima, anzi le prime, Capi- che avverrà in due fasi: una prima scrematura a dieci tali italiane della Cultura furono nel 2015 le cinque il 15 novembre e la scelta finale entro il 17 genna- città vincitrici della selezione italiane per la candi- io 2023. Le candidate per il 2025 sono in tutto 15, datura europea: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e dopo il ritiro di Lanciano: Agrigento, Aosta, Assi- Siena. Nel 2016 è stata Mantova, Pistoia nel 2017, si, Asti, Bagnoregio, Reggio Calabria, Enna, Mon- Palermo nel 2018. Nel 2019 il titolo non viene as- te Sant’Angelo (Foggia), Orvieto, Otranto, Peccioli segnato, perché Matera viene scelta come Capitale (Pisa), Pescina, Roccasecca (Frosinone), Spoleto e Europea della Cultura, mentre nel 2020 e nel 2021, a Sulmona. Il progetto 40 musei e siti archeologici, 10 mostre ed oltre 200 km di Il lavoro fatto, tuttavia, presenta elementi di pregio, sfrut- escursioni naturalistiche, con il coinvolgimento diretto tando da una parte l’indubbio e storico attivismo delle di tutto il Centro Abruzzo, di cui la Capitale della Cultu- associazioni culturali cittadine (alcune di livello nazio- ra si propone come capoluogo territoriale. nale), dall’altro offrendo nuove e interessanti novità che ambiscono a proiettare la città e il suo comprensorio in contesti e dibattiti internazionali. Il filo rosso è la figu- Santi e confetti ra di Ovidio o meglio le sue Metamorfosi, sui 15 libri Il dossier parte dalla religione e in particolare dai due delle quali si coniugano i 15 temi del progetto: società, grandi patrimoni che Sulmona può vantare: la Settimana archeologia, letteratura, arte, musica, paesaggio-ambien- Santa per la quale si prevede, tra le altre, la creazione di te, scienza-tecnica, tradizioni, politica, filosofia, scuola, un museo all’interno della Cappella Lauretana e la va- territorio, cinema, religione, teatro-danza. Per un pro- lorizzazione del Coro del Miserere; e Celestino V a cui, gramma che coinvolge 51 enti e associazioni promotori, sulla scia dei progetti già finanziati dal Masterplan, si 200 associazioni, 150 eventi, 5 festival, 4000 studenti, mira a dedicare un parco culturale multi tematico. Nelle 8
UndueTRE Germe paesaggio e la natura è poi fonda- mentale il rapporto con il Parco Maiella (che è partner) e del suo patrimonio, naturalistico e monu- mentale, a partire dalla Abbazia di Santo Spirito, luogo deputato per ospitare una grande mostra (da aprile a settembre) sulla tra- sformazione dei versi di Ovidio nell’arte italiana dal ‘400 all’800 a cura di Federica Zalabra, con cento opere provenienti dai mag- giori musei italiani ed europei. Il paesaggio è anche però quello ur- bano, quello del parco Daolio che diventa acronimo di “Progetto ar- tistico condiviso”: obiettivo è la restituzione alla cittadinanza di un bene immobile attraverso un programma di attività sociocul- turali, artistiche e di sensibilizza- zione ai temi ambientali, per raf- forzare la consapevolezza dello spazio urbano come patrimonio comune. Eventi in gala Poi ci sono gli eventi di sempre in versione da gala: la 43esima edizione del Sulmonacinema (in veste anche estiva), con produ- zioni, residenze e workshop de- dicati agli universitari; la lirica dell’Ateneo coniata sul censi- mento delle composizioni ispi- rate alle opere di Ovidio con un gruppo di ricerca internazionale e tradizioni è inserita la Giostra Cavalleresca, con l’obietti- un database aperto; il ritorno della filosofia con il Premio vo di mettere in piedi una resident school – gratuita - de- Capograssi; un compleanno speciale per il Dies Natalis stinata ai giovani stranieri per la formazione di cavalieri, del poeta; la stagione teatrale del Caniglia con 40 eventi; tecnici, maestranze, scenografi, allestitori specializzati in eventi e cortei storici. Non può mancare, nelle tradizioni, quella dei confetti: intorno al dolce di Sulmona è prevista un’esperien- za sensoriale e laboratori esperenziali, con una sezione dedicata all’arte dei fiori di con- fetto. Treni e paesaggi Un altro punto cardine è quello del rapporto con il paesaggio e l’ambiente: qui Sulmo- na sfrutta il successo del Treno dei Parchi (la cosiddetta Transiberiana), con l’idea, già seminata dalla Fondazione Rfi, di ristruttu- rare e trasformare l’edificio principale della stazione di Introdacqua in un polo museale che, insieme all’attiguo museo del confetto, diventi una sorta di unicum nazionale. Sul 9
Lanciano: il passo di lato Non chiamatelo passo indietro, ben- sì passo di lato. Già, perché Lan- ciano ha preferito passare la mano e attendere il turno successivo per lanciarsi a capofitto nella sfida per aggiudicarsi il titolo di Capitale del- la Cultura. La città frentana, infatti, aveva inizialmente mostrato interes- se nella candidatura per il 2025 lo scorso 31 maggio, salvo poi ripen- sarci per poter migliorare la propria offerta, con un dossier più ricco, am- pio e dettagliato in vista della torna- ta dell’anno prossimo, che vedrà le concorrenti sfidarsi per il titolo da assegnare nel 2026. I motivi, alla base di questa scelta, sono diversi. Anzitutto una strategia volta a gio- care d’anticipo. Infatti, nel bando per la Capitale della Cultura 2025, era vietato manifestare interesse da parte delle città che avevano preso parte all’istruttoria nel 2020 e nel 2021. Ecco perché Lanciano ha pen- sato di poter incappare nello stesso vincolo di sbarramento il prossimo anno, ovvero non potersi candidare qualora avesse acceduto alla fase istruttoria per il 2025. Meglio pren- dere tempo ed evitare di precludersi una ghiotta opportunità. Anche per- ché la giunta frentana si è insediata da appena 10 mesi, e nonostante un cartellone estivo, Lanciano (R)Esta- te, e un cartellone cultura di spes- sore, con ospiti del calibro di Paolo Mieli, si è preferito attendere di rac- cogliere il prossimo anno quanto seminato in questa prima fase di amministrazione che ha già portato alla città il rinnovo del Patto della lettura. Certo, lo scopo iniziale era quel- lo di agganciare alla Capitale della Cultura 2025 anche il Giubileo nel medesimo anno, visto che la città è sede di un miracolo eucaristico. Nei prossimi mesi si perfezionerà il progetto per la candidatura a Capitale della Cultura 2026, anche allestendo un program- ma completo sulla lirica e la musica sacra. il Muntagninjazz come manifestazione territorialmente città semplicemente inquadrando i punti di interesse lun- caratterizzante (coinvolgendo i centri e le montagne cir- go un percorso turistico; il ritorno della felice esperienza costanti); il concorso lirico Caniglia che compirà 40 anni di Futura fatta dalle scuole sulmonesi nel 2019 e i video- e il Premio Sulmona lungo un anno. Poi le passeggiate mapping che allestiranno porzioni del centro storico con al chiaro di Luna con Archeomoon e i murales ovidiani. effetti speciali di luci e colori. La realtà aumentata Marginalità e politica Salde radici al passato, insomma, ma con uno sguardo al E’ però l’aspetto sociale e politico quello più interessan- futuro, alle nuove tecnologie e ai nuovi strumenti di fru- te del progetto: la ricerca e la ricucitura, cioè, di un’iden- izione dell’arte: Inside Sulmona che, sui telefonini, con tità di comunità che dalla storia della Resistenza uma- la realtà aumentata racconterà la storia e le storie della nitaria, nell’ottantesimo anniversario della Liberazione, 10
UndueTRE Germe Pescina: la cultura non spopola Una candidatura per le All’interno di queste tre aree interne, fondata sezioni del Dossier si sulle eccellenze cultura- trovano 51 progetti e li nate nel territorio. Su 150 eventi, tutti legati ad questo si fonda il dossier un filo rosso di sviluppo presentato dalla città di e di rinascita del territo- Pescina per la corsa a rio, con una “Visione” Capitale della Cultura unitaria di sviluppo, per 2025. Il progetto, inti- creare nuove opportuni- tolato “La cultura non tà di occupazione per i spopola”, è stato predi- giovani, sempre più for- sposto dal Comitato pro- mati ed orientati all’e- motore, coordinato dalla conomia “green”. Cen- presidente del “Centro trale sarà anche il ruolo Studi Ignazio Silone”, giocato dalla natura, con Tiziana Cucolo, con un qualificato gruppo di lavo- Pescina che si incastona tra il Pnalm e il Parco re- ro, che ha lavorato alacremente, dopo la chiusura gionale Sirente-Velino. La candidatura di Pescina è del Premio Internazionale “Ignazio Silone”. Pescina vista dal sindaco, Mirko Zauri, come un’opportunità si pone come modello delle aree interne, e la cultu- da cogliere per uscire da un periodo di stasi, segna- ra è l’ancora la salvezza del territorio per evitare lo to dalla pandemia prima, e dalla guerra in Ucraina spopolamento. Il percorso verso il 2025 è già stato poi. “Un impegno continuo, che deve vedere tutta la avviato con il “Parco Letterario Ignazio Silone”. E’ nostra Comunità unita e solidale – spiega il primo solo il primo mattoncino di un progetto pluriennale cittadino pescinese –, per non perdere nessuna occa- di avvicinamento all’evento con una sinergia tra il sione, come questa della Capitale Italiana della Cul- pubblico e il privato, che tenterà di portare la città di tura 2025, che dopo la vittoria di Procida 2022, rende Silone e Mazzarino all’ambito traguardo. Il dossier tutto possibile, per entrare in ogni caso nel circuito si articola in tre macro-sezioni (Pescina per la cultu- nazionale della Città della Cultura”. Il ricco “parco ra inclusiva; Pescina per la sperimentazione creativa; progetti”, comunque costituirà una dote unica, a cui Pescina per la sostenibilità ambientale), concepite attingere per tutte le altre linee di finanziamento, come aree omogenee della strategia di rinascita dei compreso il Pnrr, avendo aperti prestigiosi partena- territori delle aree marginali d’Abruzzo, segnati nella riati, anche internazionali, dalla Svizzera alla Germa- loro storia secolare da crisi e devastazioni di terribili nia. Sono previsti altresì eventi, con “Testimonial” di sismi, come quello del 2009 del cratere aquilano e assoluto richiamo come il critico Vittorio Sgarbi ed quello del 2016, come fu per la Marsica del 1915, il regista-attore Michele Placido, per ritornare sul set ricordato dalle stesse pagine de “Il Giovane Silone”. di “Fontamara”. 11
accoglie la terza età con progetti di inclusione e supporto e arriva ad aprire dibattiti e collegamenti tra generazio- ni, lavorando sul tema della democrazia con il Sulmona Democracy Festival (format nato in Danimarca) dove giovani e anziani si confronteranno sui temi della poli- tica, dell’inclusione, della storia e della sensibilità am- bientale; passando per Exsilium ovvero un laboratorio di comunità rivolto ai giovani per ideare e realizzare uno spettacolo e dare voce ai tanti “esuli” moderni; fino ad arrivare a Balentes: il grande quesito, che assume carat- teri ed equivalenze europee, sul destino e la sopravviven- za delle aree interne e dei piccoli borghi. Le scelte da fare, le esperienze da imitare, le sfide da lanciare per combattere lo spopolamento e la marginalizzazione. Questione culturale, innanzitutto, perché, per richiama- re il claim della Capitale in carica nel 2022 (Procida), “La cultura non isola”. 12
l’INtervista Il segreto del Bosso F are all-in sul proprio territorio. Creare vita dove prima non c’era. La scommessa della co- operativa Il Bosso è stata fatta nel lontano 1999 e oggi, a dis- tanza di oltre vent’anni, si può riscuotere la vin- cita. Non in denaro, o perlomeno non solo. Già, perché la vittoria reale è quella di aver trasfor- mato la propria terra in un’attrazione turistica con un occhio al rispetto dell’ambiente e della natura. Il Centro Turistico e Formativo Valle del Tirino è situato in località Capodacqua di Capestrano, all’interno del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga. Da qui si diramano tutte le attività che la cooperati- va propone 365 giorni l’anno ai turisti che al caos della grande metropoli, preferiscono la tranquillità bucolica dell’Abruzzo. Escursioni in canoa e kayak sul fiume Tirino, pedalate naturalistiche sia nell’entroterra abruzzese e sia sulla costa dei trabocchi, trekking e nordic walking sui monti del territorio. La sfida del turismo esperienziale l’Abruzzo la sta vincen- do, specie dopo la pandemia, che ha allontana- to in buona parte il viaggiatore dalle mete af- follate, facendogli riscoprire gli scorci che solo lontano dalle strade brulicanti di gente possono essere assaporati. Di questa scommessa del Bosso ne abbiamo parlato con Paolo Setta, il quale dirige il settore turismo attraverso la ri- cerca e lo sviluppo di attività eco-compatibili. Cura i contatti e le pubbliche relazioni della società. Svolge attività di accompagnatore di canoa, di mountain bike e di trekking con la qualifica di guida ambientale escursionistica. Collabora con il settore educazione ambientale per la realizzazione di programmi didattici es- perienziali. 13
ritorio e vederlo come un contenitore di idee e di azioni. Queste iniziative che nascono a noi veterani danno due risposte: che la strada tracciata era giusta, e che non bisogna sentirsi arrivati altrimenti si invecchia e non si è più attrattivi. Quante persone lavorano attual- mente al Bosso? Il gruppo è formato da tre società: Il Bosso, Il Bosso formazione e Il Bosso sport e natura. Il Bosso for- mazione è un organismo accreditato alla Regione Abruzzo come accom- pagnatore cicloturistico, con corsi di formazione, comunicazione, con un Si può inventare un lavoro sul territorio compatibile centro di educazione ambiente. E’ la società orientata con il territorio stesso? verso un turismo scolastico. Il Bosso sport e natura, in- vece, inquadra tutti i professionisti delle attività outdo- La risposta non può essere che sì, ma ciò che è fonda- or. Nella stagione per noi centrale, che arriva fino ad mentale è il gruppo. Insieme ad altri abbiamo deciso ottobre, abbiamo 150 unità regolarmente impegnate dal di fare qualcosa di speciale per questo territorio. Fare Gran Sasso alla Valle del Tirino, passando per la bassa oggi ciò che Il Bosso fece nel 1999 non dico che sareb- Valle Peligna (Popoli) e la Costa dei trabocchi. Queste be anacronistico, ma scontato. La nostra regione non 150 unità interagiscono mediamente con oltre 50.000 può che avere tra le proprie ambizioni occupazionali il presenze dirette tra studenti, famiglie, gruppi o singoli turismo e ciò che può avere a che fare con il territorio. turisti che soggiornano qui. Noi siamo una vera cooperativa e non nascondo che quando iniziammo venticinque anni fa venimmo derisi. Come è andata la stagione estiva? All’epoca il voler lavorare nel turismo, nell’educazione ambientale e nell’entroterra, dava l’idea di voler essere Solitamente i dati vengono fuori da un report che stilia- rivoluzionari, ancor di più se si pensa che questo era un mo a ottobre. Noi formalmente chiudiamo la stagione territorio dove, nel raggio di una decina di chilometri, turistica estiva il 30 settembre. Perciò, ad oggi, rischie- c’era un importante insediamento chimico. Oggi posso rei di dare numeri sbagliati e non vorrei sbilanciarmi. dire, con la schiena dritta, che siamo riusciti lì dove nessuno credeva. I fenomeni che vengono fuori oggi nascono grazie a chi, in maniera pione- ristica, ha creduto in questo territorio fin dall’ini- zio. Ci ha parlato un po’ del passato, ma ora guar- diamo al futuro: questo tipo di turismo ha una strada che ha porte aperte di sviluppo? Sentirsi arrivati significherebbe fare forse l’errore più grande di tutti. Dobbiamo avere in mente che non esiste un apice. Nessuno può sentirsi mai ar- rivato. La vita non sappiamo mai cosa ci riserva. Oggigiorno, con tante iniziative, che rappresen- tano sicuramente in primis un elemento positivo, più persone, spesso giovani, credono che si possa vivere di questo turismo. Bisogna credere nel ter- 14
UndueTRE Germe Da anni superiamo le 50.000 presenze dirette. Bisogna in contrasto, a mio modo di vedere. Il turismo lento non contare, poi, quei fenomeni indiretti che Il Bosso riesce può prescindere dalla comunicazione e dei trasporti, a generare attraverso i progetti che perseguiamo nei che appunto viaggiano veloci. Per far vivere il turismo borghi attorno al Gran Sasso e nella Valle del Tirino. lento devi essere veloce nella comunicazione, nella Quelle presenze arrivano grazie a una serie di iniziative proposta. Devi stare al passo con le idee. Le proposte che noi alimentiamo costantemente. Negli ultimi tre sono sempre di più. Le sfide, però, non si vincono sulla anni abbiamo generato movimento di 500.000 presenze velocità, poiché tutti si devono allineare in termini di turistiche indirette in questi territori. proposta. Le sfide si vincono sugli standard di qualità. Se propongo turismo bucolico e autentico ma non sono Si può dire che la pandemia e le sue restrizioni han- veloce nel proporlo rischio di non essere attrattivo. Ma no aiutato questi luoghi ad essere scoperti e a questo per essere vincente, efficace, e vincere dal punto di vi- tipo di turismo di potersi sviluppare? sta della reputazione, sono gli standard della qualità ad essere decisivi. Questo è accaduto negli ultimi due anni, ma è stato dettato da delle forzature. Il C’è turismo di ritorno in Covid ha ristretto i raggi d’a- questo territorio? zione. Negli ultimi due anni molti hanno preferito evitare Si, ed è molto attinente al di andare fuori dai confini na- Bosso. Abbiamo alti stan- zionali. Nel 2020, non biso- dard di qualità. Registriamo gna dimenticarlo, anche le lo- un’alta percentuale di per- calità di mare hanno sofferto sone che tornano portando tantissimo per via del distan- altri turisti con loro. Questo ziamento, e solo quest’anno accade perché trovano nel- si è tornati ad un vero boom la nostra offerta degli alti di prenotazioni. E’ stato il livelli qualitativi. Abbiamo 2021 l’anno che ha fatto chi torna per svolgere una esplodere il turismo nell’en- seconda o terza attività, por- troterra. Qui si sono vissute tando con sé familiari, amici due fasi: i primi mesi di sta- o conoscenti. Questo lascia gione, tra maggio e giugno, dedurre che siamo in grado con un importante numero di di fidelizzare i nostri ospiti visitatori. Abbiamo accusato e ciò rappresenta per noi il una piccola flessione a luglio. più importante fenomeno Agosto, invece, è il mese in cui si lavora di più. Questo promozionale. Anche più delle varie attività su cui in- è quasi scontato. I numeri dei turisti da noi sono sempre vestiamo molto come la comunicazione sui social me- importanti in tutto l’anno. La pandemia ha aiutato a dia. Il passaparola è un elemento più forte. La migliore riscoprire fenomeni più semplici, anche in quelle perso- delle pubblicità. ne che non erano abituati e talmente sensibili da poter apprezzare questa semplicità. Si è riscoperta la volontà Quando parlate di vacanza esperienziale cosa inten- di vivere un turismo lento, vivere piccoli borghi, ri- dete? tornare alle tipicità locali, riscoprire le proprie origini. Prima della pandemia qualche abruzzese di seconda o Noi parliamo di turismo esperienziale, il quale è mate- terza generazione che vive fuori regione forse tornava ria complessa e composta. Il turismo è composto da più giusto per Natale, e il resto delle vacanze le trascorreva fattori: economia, sociologia, biologia. E’ un insieme lontano. Oggi, invece, si è riscoperto questo fenomeno di cose. Si intende vivere esperienze naturalistiche, identitario di cui siamo orgogliosi per aver dato un con- gastronomiche, archeologiche, cicloturistiche; condivi- tributo. derlo in maniera qualificata e responsabile e coronare il tutto con delle emozioni. Far vivere quel tipo di si- Ma come può il turismo lento richiamare le persone tuazione in un contesto allineato e adeguato a quella in un mondo che va così veloce in tutti gli ambiti stessa esperienza, in modo cordiale, cortese ed educato. della vita quotidiana? Ciò completa la proposta dell’offerta fatta sul questo, Il mondo che corre veloce e il turismo lento non vanno nostro, territorio. 15
Terra e mestieri Scelte di vite A Corfinio sulla Tiburtina, quando imbocchiamo la strada per Vitto- rito questa pare inabissarsi. Dove ci porterà? Attorno l’aria è ferma. Il sole alto in un cielo senza nu- vole irradia la selva alla quale ogni tanto è strappato un campo. Attraversiamo l’Aterno che è un po’ la li- nea Maginot di questo pezzo di valle. Oltre è uno sfi- lare di terre coltivate a vite. Vittorito paese dell’olio e del vino: a monte sono gli ulivi a modellare il pae- saggio, ma qui a valle i protagonisti sono i filari. Che gno del Montepulciano d’Abruzzo. A Vittorito in particolare sono stati ritrovati dolii in terracotta, i contenitori usati nel periodo romano per il trasporto o la conservazione dei prodotti agricoli, come anche i resti di ville rustiche provviste di stalle e vani per la lavorazione e la conservazione di vino e olio. Pare addirittura che durante il dopoguerra durante lavori di sistemazione delle vigne furono ritrovati dei palmenti, le vasche in pietra utilizzate dai romani per la fermen- tazione del mosto direttamente nei campi, ma vennero poi l’uva, la vite, il vino sono colture inscindibili dalla poi ricoperti e di questi vi è oggi traccia solo nei racconti nostra storia. Già in epoca pre-romana, ben prima del- degli anziani contadini. la nascita di Cristo, in Valle Peligna insieme a grano, olio e frutta, si producevano uva e vino. Ne abbiamo Vittorito insomma è il paese del vino. Lo è almeno da testimonianze grazie a Publio Ovidio Nasone, Mar- duemila anni e allora capiamo che ci stiamo immergendo co Valerio Marziale e Plinio Secondo il Vecchio che nel nostro passato, nel ventre vivo della nostra storia, nel esaltavano le qualità del vino nostrano nei loro scritti. cuore della nostra cultura enogastronomica. Mentre al- All’epoca si coltivava col metodo della vite marita- trove l’industria, l’agricoltura meccanizzata, la fillossera ta, perché la pianta cresceva aggrappata ad un albero - una malattia molto aggressiva che ha distrutto i vitigni da frutta in un primordiale esempio di permacultura. autoctoni - hanno disincentivato la coltura della vite, qui Pare inoltre che la Valle Peligna sia la patria del viti- la posizione leggermente defilata che isola il paese e in 16
UndueTRE Germe particolare la predisposizione dei terreni a clima e sole gneti più datati. E poi ancora, il rosato Sogni d’Anarchia favorevoli ha fatto sì che una parte di questa economia dove le uve rosse, pigiate e poste in una vecchia botte - prima predominante in Valle Peligna - sopravvivesse. vengono lasciate a fermentare in completa autonomia, senza colmature ma lasciando al vino la libertà di fare, il Mariapaola Di Cato, quarant’anni e un sorriso che pare rosso Animerranti un vino vivo che Mariapaola definisce non abbandonarla mai, ci accompagna fra i suoi campi. “vivace, sincero, errante”. Vignaiola, proprietaria dell’azienda agricola Di Cato, è Oltre i vigneti, la vista si perde sul monte Morrone, una che il vino ce l’ha nel sangue. L’ettaro di vigna col splendente com’è nel verde dei boschi e nel grigio della quale ha intrapreso l’attività agricola, lo ha ereditato dal pietra calcarea che gli sono consoni. Noi chiacchieriamo bisnonno. “Se nasci e cresci a Vittorito hai a che fare con comodi sotto l’ombra di alcuni noci e i calici si riem- il mondo del vino sin da bambina - racconta Mariapaola piono del bianco Futura. Andrea con la Leica in mano -. Io saltavo la scuola per andare a raccogliere l’uva nella si perde fra i filari attratto da una luce di miele che filtra vigna di mio nonno e in quella dei vicini di casa. Fino a friabile e molle. trent’anni fa qui tutti facevano vino. Io ho avuto la fortu- na di avere mio padre, Francesco, che nonostante facesse A Vittorito è tornata a vivere nel 2005, quando ha dovu- un altro lavoro non ha mai abbandonato la campagna e to lasciare l’università per motivi di salute. “Passeggiare una volta andato in pensione ha recuperato le terre di per le vie interpoderali, fare piccoli lavori in campagna famiglia ed è tornato a fare vino proprio come faceva il è stato salutare per il corpo ma soprattutto per la mente. mio bisnonno”. Doveva essere un ritorno temporaneo e invece non me ne sono più andata”. Dopo essersi barcamenata tra di- Dopo aver piantato, tra il 2016 e il 2020, vitigni di Mal- versi lavori precari, l’intuizione di provare a vivere della vasia, Aleatico e Passerina, gli ettari coltivati sono di- propria vigna l’ha avuta quando è diventata sommelier. ventati due, mentre il resto della produzione è Montepul- Così dal 2011 ha iniziato a dedicarsi più intensamente ai ciano d’Abruzzo. Mariapaola mette in risalto il suo lato vigneti. artistico nelle etichette dei vini che disegna lei stessa e nei nomi che assegna alle varie bottiglie: ognuno in gra- La vita di paese non le pesa, anche se fa poco vita di do di raccontare una storia. Nascono così il bianco Eu- piazza, ma deve prendere sempre l’automobile quando ghenos con quattro etichette dedicate che simboleggiano ha bisogno di qualcosa, mentre nei campi riesce ad an- la ciclicità delle stagioni e della vita, il rosso Nonno Ma- darci a piedi. Quello che invece è più difficile ha a che riano che viene prodotto solo in annate particolari dalla fare con la sua attività. In pochi credevano in lei all’ini- selezione delle uve di montepulciano provenienti dai vi- zio: perché è una donna e non era del mestiere. È stato 17
complicato anche trovare terreni disponibili dove im- piantare i nuovi vitigni per via delle proprietà indivise e per una certa inutile reticenza dei proprietari che prefe- riscono avere terreni in abbandono invece che venderli. Partecipare al Programma di Sviluppo Rurale (Psr) che dovrebbe favorire l’imprenditoria agricola giovanile poi, si è rivelato un vero incubo, tra burocrazia infinita, len- tezza degli uffici regionali e scadenze stringenti. I fondi del Psr vinto nel 2016 sono arrivati solo nel 2022 con un carico di ansie non indifferenti. “Dovrebbero essere fondi che avviano giovani all’attività agricola, ma se non hai una famiglia alle spalle o la possibilità di investire dei soldi non vai da nessuna parte”. Un altro giro di bianco e le parole si fanno più frizzanti, i pensieri si sciolgono e viaggiano tra i filari del campo. Mariapaola si definisce un’artigiana, il suo è vino natu- rale, senza prodotti chimici sul campo – che non siano zolfo e rame – e in assenza di agenti stabilizzanti in fase di vinificazione in cantina, dove semplicemente accom- pagna l’uva nel suo processo di trasformazione in vino. “Oggi la maggior parte di chi fa vino commerciale, non tocca neanche più l’uva con le mani. L’uomo tocca sem- mai il volante di un trattore e un macchinario tira via i grappoli. Spesso si usano così tanti prodotti fitosanitari che poi in cantina non parte la fermentazione perché i lieviti naturali presenti nelle bucce degli acini sono com- promessi e così si ricorre ad agenti lievitanti aggiuntivi”. Questo processo meccanizzato e chimico restituisce un prodotto standardizzato che nulla ha a che vedere con i vini naturali. È come se ci fossero due mondi molto lon- 18
UndueTRE Germe 19
tani che fanno lo stes- oggi. Perché si resta? so prodotto, il risul- Perché nel nostro an- tato del processo può darcene sentiamo il essere più industriale bisogno di tornare a o più artigianale. casa e come una vite ci aggrappiamo ai Il sole è ormai tra- luoghi, alla terra del- montato, in vigna si le nostre origini per presenta Geremia, il poi ad un certo punto vicino di campo. Alto, decidere di mettere dinoccolato, dall’a- radici, rinunciando a ria cortese e il passo un lavoro sicuro die- di chi sembra portare tro una scrivania per sulla schiena il peso sporcarci le mani con del lavoro nei campi. la precarietà dei cam- Geremia mangia una pi, a una vita comoda mela e s’informa sulla ne preferiamo una gradazione delle uve. faticosa, come te lo La vendemmia è ormai prossima, anche se un attacco spieghi? tardivo di tignola sta mettendo in pericolo la Malvasia. Discutono ancora un poco di uve e poi si avvia col pas- “Quando sei giovane il tuo animo ribelle non ti fa ac- so ancora più stanco verso il paese. La vita contadina è cettare certe condizioni dettate dal paese e l’unica cosa fatta spesso di rapporti complicati, ma talvolta - fortuna- da fare è andarsene. Per alcuni poi arriva un richiamo. tamente - anche semplici e frugali. Col tempo si è rafforzato il mio legame col territorio e quando ho piantato la mia prima vite, quando ho messo È quasi tempo di ripartire, il giorno si sta chiudendo e materialmente delle radici nel terreno, ho capito che non il cerasuolo nel bicchiere per il terzo giro di assaggi è me ne sarei mai più andata. Ora avevo qualcosa di cui terminato. I pensieri ora galleggiano sopra le nostre prendermi cura. A volte mi chiedo come sarebbe stata la teste ed è il momento di riemergere in superficie, allora mia vita se non ci fosse stata questa montagna qui davan- poniamo a Mariapaola la domanda originaria, quella che ti. Il Morrone che vedo da casa e dal campo e che ogni c’ha fatto inabissare in questa porzione di Valle Peligna giorno mi accompagna. Anche se poi non è esattamente 20
UndueTRE Germe così, questa monta- povertà. Ha mol- gna per me è prote- lato qui moglie e zione, come la mia figli ed è finito in casa”. Belgio a lavora- re nelle miniere. “Vado spesso fuo- Quando lo scorso ri per lavoro – con- anno dopo tanti sa- tinua Mariapaola crifici da Vittorito -, posso stare via sono partite trenta per qualche tem- casse del mio vino po, un mese, due per il Belgio ero mesi, ma è sempre emozionatissima, qui che ritorno. ho pianto tanto e Questa terra ha un ho sentito che ave- grandissimo po- vo finalmente reso tenziale, non pos- giustizia a mio siamo andarcene e nonno. Quel giorno abbandonare tutto. si era chiuso un ci- Quando i nostri clo”. nonni e bisnonni se ne sono andati, non Salutiamo Vittorito avevano alternativa se non la fame, oggi è diverso. Non e Mariapaola per riemergere dal nostro inabissamento. dico che vedo quello che faccio come una missione, ma è Mentre risaliamo alcune immagini appaiono chiare in come chiudere un ciclo, dare nuova vita alle cose, come mente: la montagna di cui ci accorgiamo solo partendo, quando ho recuperato una terra abbandonata ed è diven- la partenza necessaria per conoscere il mondo e un po’ tata la mia vigna o come quando ho deciso di fare questo anche se stessi, la terra dove mettere le radici, la casa lavoro, di provare a vivere con il vino. Mio nonno negli come un approdo sicuro, il paese da cui salpare e poi alle anni Sessanta ha dovuto lasciare la vigna a causa della volte, col vento a favore, ritornare. Solo latte d’Abruzzo dal cuore dei Parchi AN.SA.PE. Soc. Coop. Agricola Contrada Cannuccia, Raiano (AQ) - Tel. 0864 726880 21
Chi va Chi viene La notte del libraio Sulmona in cima F S orse perché le cose belle sono desti- ulmona ha la sua cima. L’inaugu- nate a finire o forse perché, come ha razione è avvenuta l’11 settembre scritto qualcuno, le cose belle non fi- scorso per celebrare il centenario niscono mai, fatto sta che il Libraio della sezione Cai – Club alpino di notte, al secolo Paolo Fiorucci ha italiano – di Sulmona e ha visto chiuso i battenti. Un annuncio consegnato ai l’assegnazione del nome Cima Sulmona social senza preavviso che ha lasciato in molti ad un punto quotato 2001 metri sul livello del spiazzati, ma che ha generato anche tanto affetto mare sul monte Morrone. Grande è stata la par- e gratitudine da parte dei tanti che in questi anni lo tecipazione con oltre cento escursionisti che da hanno seguito nelle sue molteplici attività culturali. Passo San Leonardo hanno raggiunto la nuova “Chi mi conosce bene non si stupirà affatto della cima situata fra il rifugio Capoposto e la vetta del notizia - ha scritto il Libraio di notte nel post col Morrone. Erano presenti anche il vescovo Fusco quale si è congedato dai suoi clienti -, perché la mia che ha benedetto la stele apposta, l’assessora alla bottega non è mai stata ferma, ma ha ospitato un Montagna Di Nisio, il Soccorso Alpino e rappre- continuo teatro di trasformazione, certe volte im- sentanze di altre sezioni del Cai abruzzesi. L’ini- percettibile. Però quando il mutamento delle cose è ziativa era compresa in un calendario di eventi per minimo, non ce ne accorgiamo. Dovremmo essere il centenario durati tutto l’anno e che ha visto la più attenti, avere più cura, e non dimenticarci di presentazione di libri e documentari e poi escur- cosa consideriamo valore. All’entrata della libre- sioni, conferenze, spettacoli teatrali fino all’ospi- ria Langella di Napoli campeggia una scritta che tata di uno degli alpinisti italiani contemporanei dice così: ‘Le piccole librerie e i negozi vanno cu- più conosciuti: Hervé Barmasse. rati quando sono aperti, non commemorati quando Ora l’inaugurata cima potrebbe svolgere diver- chiudono’. Come non trovarsi d’accordo?” se funzioni. La prima è quella di riappacificare la città con la montagna. Non è un segreto che i sulmonesi che la frequentano siano una esigua minoranza, un vero paradosso per chi non vede altro al proprio orizzonte. Passata la “moda del- la Crocetta” infatti i sulmonesi sono ritornati alle vecchie abitudini e quelle che riguardano il cammino si espletano quasi esclusivamente sui sanpietrini di corso Ovidio. La seconda e non meno importante ragione riguarda l’importanza dello sguardo. Sulmona ha urgente bisogno di guardarsi dall’alto: questo l’aiuterebbe a sco- prirsi al centro di un territorio che non termina con le Banchette o le Marane. Parole che hanno un velo di amarezza verso il Comune che ospitava la libreria, Popoli. Ammi- nistrazioni che non hanno saputo valorizzare uno degli operatori culturali più interessanti della zona, piombato in paese per le coincidenze che mette in moto la vita. Il Libraio di notte quattro anni fa aprì una minuscola libreria nel centro storico. Negli anni questa è diventata un punto di riferimento per molti e diverse sono state le iniziative culturali por- tate avanti legate al mondo del libro. Dal 2021 la sua attività si è concentrata anche nel piccolo paese di San Benedetto in Perillis, cento abitanti appena, che ha saputo accoglierlo e dargli credito. Qui il Libraio si è trasferito a vivere e porta avanti un in- teressante festival “Libri nell’entroterra” col sogno Un comprensorio che – forse anche inconscia- mai nascosto di realizzare il cosiddetto “Borgo del mente - aspetta una proposta sul futuro della Valle libro”. Peligna. Un’idea che spiazzi e che spazzi vie le La chiusura della libreria non ferma però il Libraio retoriche dominanti degli ultimi decenni - tramon- che già fa intendere il proseguo del proprio cam- tato il mito dell’industria. Una visione comples- mino: continueranno gli eventi, la vendita online siva che sia compatibile col mondo nuovo che ci grazie all’apertura di uno studio bibliografico, il attende e che magari venga proprio in cammino. È diario da libraio di frontiera e, chissà, una libreria risaputo del resto che il movimento aumenti l’os- itinerante nei paesi dell’entroterra. sigenazione e l’afflusso di sangue al cervello. 22
UndueTRE Germe Inni nazionali la vignetta Il Germe è edito da Hanno collaborato Il Germe srls corso Ovidio 208 Sulmona Patrizio Iavarone info@ilgerme.it Maurizio Longobardi Savino Monterisi impaginazione e grafica Valerio Di Fonso Marwin stampa Andrea Calvano (fotografo) Pixartprinting via I° maggio, 8 Correzione bozze Quarto d’Altino (VE) Liana Moca direttore responsabile Patrizio Iavarone 23
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