Una riforma della scuola in 3 mosse - Stupor Mundi - Ugo Libardo
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Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Ugo Libardo Una riforma della scuola in 3 mosse Stupor Mundi 1 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Una riforma della scuola in tre mosse Copyright © 2015 by Ugo Libardo website: www.parlaconugo.it Questo opuscolo, e qualsiasi parte di esso, possono essere riprodotti da chiunque, a piacere, senza autorizzazione, purché non sia fatto a scopo di lucro. Book Design by Gianmarco Violante Disegno in copertina di Fabrizio De Tommaso 2015 Editrice Stupor Mundi® e-mail: ugo.libardo@gmail.com 2 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Nota dell’autore Ringrazio colleghi, amici, dirigenti scolastici, sindacalisti, che con le loro critiche, le loro riserve, le loro osservazioni mi hanno inevitabilmente indotto a scrivere questo opuscolo, che dedico soprattutto agli studenti e ai loro genitori, non sempre al corrente di ciò che accade alla scuola italiana. Questo opuscolo è, in realtà, una lettera aperta e contiene informazioni preziose per capire a quali condizioni, oggi, è ancora possibile progettare un avvenire dignitoso e ricco di opportunità, grazie anche alla scuola. Sarà una lettura agevole e lieve, ma non superficiale, che aiuterà a dissipare la nebulosa polemica sul delicato argomento della riforma. Sarà in grado la nostra scuola di migliorare l’offerta formativa e aiutare i nostri ragazzi ad affrontare l’incerto e l’ignoto senza paura? Giovani e meno giovani capiranno, finalmente, 1. a quali condizioni e in base a quali principi fondanti può e deve funzionare una scuola moderna, osservando i sistemi di istruzione più avanzati nel mondo e, inevitabilmente, 2. che aspetto avrà la nostra scuola dopo l’approvazione della riforma (luglio 2015). 3 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Una riforma della scuola in tre mosse Al popolo della scuola Vorrei attirare l’attenzione su un vizio originale della nostra scuola che costituisce un ostacolo per qualsiasi azione didattica. Mi rivolgo a una fetta consistente della popolazione – in primo luogo a studenti, genitori, docenti – tuttavia, riflettendo, difficilmente troveremo un cittadino che si possa considerare estraneo al contenuto di questo opuscolo. È necessaria una breve premessa: nei paesi mittel- e nordeuropei, nei paesi scandinavi, ma anche negli Stati Uniti, in Canada, Australia, e molti altri fra i più avanzati, non si boccia e non si blocca il percorso formativo di un alunno. Tutti gli studenti, bravi e meno bravi, passano all’anno di corso successivo – ma con una peculiarità: un 4 in matematica o in inglese rimane 4, e viene registrato nel portfolio dell’interessato. L’unico – si fa per dire – effetto collaterale per lo studente debole, per es., in materie scientifiche, sta nel fatto che non potrà accedere a facoltà scientifiche. Nei paesi che ho citato e che conosco per diretta esperienza, si considera normale quanto segue: solo 2/10 degli studenti brillano in tutte le materie; solo 2/10 degli studenti falliscono nella maggior parte delle materie (e tali soggetti vengono presto orientati verso i più disparati percorsi professionali); i restanti sei possono risultare carenti in una o più materie, ma ciò viene considerato nella norma, come una qualsiasi altra caratteristica personale (altezza, colore dei capelli, personalità, ecc.). 4 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Il nostro apparato di istruzione non prevede che uno studente possa avere una insufficienza, ancorché una sola, pena la non ammissione all’anno successivo. Ma è ragionevole una tale aspettativa? Ne consegue che la stessa scuola è costretta ad attuare un recupero in appello dello studente – sebbene ciò richieda un coup de théatre: chiamasi tecnicamente Giudizio sospeso… la lodevole manovra riparatrice dettata dal buon senso, atta a riavviare agli studi i normalissimi studenti che presentano, sì, delle carenze in alcune discipline, ma che per questo motivo verrebbero altrimenti esclusi da qualsiasi percorso. Il giudizio finale viene rimandato a settembre, allorché lo studente, dopo aver studiato durante l’estate, ha la possibilità di riparare nelle materie in cui si era mostrato insufficiente, sostenendo prove scritte e orali. E via a verbalizzazioni, giudizi sintetici inattaccabili, notifiche alle famiglie, convocazioni, la predisposizione delle verifiche, la correzione, il colloquio orale, poi le operazioni di scrutinio, i dibattiti – a malapena necessari – fra docenti favorevoli barra contrari alla promozione, la prevedibile promozione, ancora verbalizzazioni, le notifiche… Ma non è tutto. Se alle prove di riparazione lo studente dovesse ancora risultare insufficiente, gli si accorda un aiutino, il cosiddetto Voto di consiglio, grazie al quale un 5, un 4, un 3, vengono passati a 6, per decisione del consiglio di classe. “Un Falso in ufficio!”, mi ha fatto notare un collega svedese. Tutto questo – che in qualsiasi paese moderno sarebbe definito una folie collective – trova la sua logica in apparati più tradizionali, particolarmente attenti alla forma. Il recupero fittizio di uno studente, pur con tali discutibili modalità, sarebbe ragionevole, non creasse dubbi di credibilità 5 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 per l’intero sistema scuola, nonché problemi di rispetto per il lavoro dei docenti – subito sfiduciati dagli alunni. – “Prof! Ha messo 6 a Riccardo, e a me… solo 7?” Come dargli torto? Perché impegnarsi, se tutti vengono promossi e tutti possono proseguire gli studi in modo indifferenziato? Il segnale che si invia è devastante, eppure, nonostante certe serissime implicazioni, si preferisce procedere in tal senso, incidendo pesantemente sul carico di lavoro del personale docente e amministrativo. In nessun altro paese è osservabile una simile fiaccante procedura, e presto vedremo perché. Certo, non si tratta di amore per il teatro. Sotto sotto, deve covare qualcos’altro che giustifichi la messa in scena, poiché il rituale è troppo dettagliato e non mostra alcunché di casuale. È un fatto che il voto di consiglio certifica competenze inesistenti, e che il beneficiario di tale ambiguo credito è destinato a pagare un prezzo molto alto: illegittime aspettative, una svalutazione del suo titolo di studio… e le conseguenti disconferme nel mondo del lavoro. Per induzione, subiscono un’inflazione anche i diplomi degli studenti più bravi. Avendo dato un 6 a Riccardo, la tentazione è forte di passare tutti i legittimi 6 a 7, e l’8 di Chiara a 9. Non appena Chiara accetta il 9 – e indubbiamente lo farà –, il cerchio si chiude e, dal ministro ai funzionari ministeriali, passando per i dirigenti regionali, quelli scolastici, i docenti, fino all’alunno, il patto di complicità è perfezionato. Una prassi apparentemente insignificante si trasforma in uno strumento di educazione al garbuglio. Nel frattempo, i giovani osservano e registrano tutto. Risultato: gli studenti italiani occupano gli ultimi posti nelle graduatorie mondiali per competenze in materie matematiche, 6 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 scientifiche e linguistiche. La dispersione scolastica tocca da alcuni anni quote allarmanti, e chi sono i principali indiziati?... Gli insegnanti! È un pensiero che, forse, farei anch’io, se non fossi nella scuola. In qualche modo, l’equivoco scaturisce da una certa fede, da parte di molti, nelle trasfusioni di conoscenza, in un meccanico travaso di sapere dal docente al discente. Si rimuove il principio secondo cui la scuola, fondamentalmente, fornisce risorse umane e strumenti per procurarsi il sapere, non, in automatico, il sapere. Ogni studente deve entrare a scuola provvisto di spirito di sacrificio e consapevolezza su ciò che vuole fare e conquistare da grande. Il maestro entra in scena solo quando l’allievo è pronto a ricevere, e tale felice predisposizione deve essere generata in famiglia. È questo il primo e più congeniale ambiente in cui i ragazzi devono imparare ad affrontare le responsabilità e ad apprezzare il valore del proprio percorso formativo. Allora, solo allora, la scuola può inserirsi con successo nella formazione di uomini e donne che, di lì a qualche anno, sosterranno l’economia del paese. Quello della scuola non può che essere un lavoro di fino: creare opportunità, favorire il confronto intellettuale e relazionale, ed elevare la qualità della vita. La scuola e gli insegnanti non creano prodotti di qualità dal nulla. Nessuno si domanda: - “Ma che cosa rende tanti altri paesi più efficaci e più efficienti in materia di istruzione? Cos’hanno quelle culture che a noi manca? Che fine ha fatto la grande Italia che è stata faro di civiltà e magnificenza per il mondo intero?” Naturalmente, sono molti i soggetti e le dinamiche chiamati in causa per il fallimento scolastico, ma raramente lo si attribuisce al dilagante vuoto educativo genitoriale; all’incapacità di concentrarsi, impegnarsi e sacrificarsi da parte di molti studenti, 7 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 ma anche all’impossibilità per molti di loro di esprimere le reali attitudini personali, a causa di un’offerta formativa confusa e pasticciona (penso alle quotidiane collisioni fra attività progettuali e lezioni canoniche). Spesso è la logistica a essere inadeguata; non sempre laboratori e tecnologie sono bastanti e accessibili. L’amministrazione, di stampo burocratico, impone protocolli che rubano sempre più tempo ed energie ai docenti. Se dopo 50 anni di riforme in successione la situazione nella scuola è precipitata, allora occorre resettare il sistema. Si impone una svolta radicale nell’approccio al problema. Per ottenere qualcosa che non abbiamo mai avuto, dovremo pur iniziare a fare qualcosa che non abbiamo mai fatto. Partiamo da una questione che è centrale e, per antonomasia, discriminante fra buone e cattive scuole. Una società che non ponga solide basi sulla meritocrazia disegna una parabola fatalmente discendente e crea, a caduta, mediocrità, incompetenza, corruzione, fragilità democratica, instabilità economica, criminalità spicciola e organizzata – tutti elementi a noi familiari, distintivi della nostra giovane repubblica. Ma, la meritocrazia, laddove sia riscontrabile, non arriva dallo spazio, né attecchisce fortuitamente. Si pianta con sistema e si coltiva a partire dalla famiglia e dalla scuola. È uno stile di vita, una abitudine, come spazzolarsi i denti. Oscurare questo principio porta una società alla rovina, immancabilmente, poiché ignorandolo, quella società attiva uno strumento di selezione al contrario che porta in posizioni di responsabilità persone non sufficientemente competenti e, a seguire, determina inefficienza e mal funzionamento. “Comincia a delinearsi il motivo principe della vittoria della corruzione sulla Costituzione.” (Gherardo Colombo in conferenza a Brindisi, giugno 2015). 8 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Ma non voglio dipingere scenari drammatici senza cercare una soluzione. Se le soluzioni non superassero i problemi, in numero e qualità, l’essere umano si sarebbe estinto da tempo. Quasi ovunque in Italia, pur facendo le cose giuste, si prova la sensazione di stare a sbagliare tutto. I risultati arrivano a fatica. È come iniziare ad abbottonarsi la camicia partendo dall’asola sbagliata. L’abbottonare, in sé, è corretto, ma il risultato finale è che si deve ricominciare tutto daccapo. Lavorando all’estero, ho provato la sensazione di iniziare ad abbottonarmi a partire dall’asola giusta e, come per magia, tutto comincia a quadrare, i conti tornano, l’impegno porta risultati e soddisfazione. Le aspettative si trasformano in progetti reali, realizzabili in un tempo ben definito, e la differenza sta tutta nell’impostazione: quasi un dettaglio. Non è vero che in Italia si lavori meno, al contrario, si lavora di più, ma male. Osservando gli apparati scolastici di successo, è subito possibile intravedere le tre mosse particolari che produrrebbero migliorie consistenti nell’arco di pochi anni. Tutto quanto segue, tengo a precisare, non è una mia utopistica visione. Accetto il merito di aver raccolto idee e procedure per descrivere modelli già esistenti e funzionanti, che hanno consentito a paesi del terzo mondo, come Ghana e Camerun, di superarci in quanto a conoscenze e competenze Prima di procedere, vorrei chiedere al paziente lettore ancora un piccolo sforzo, una prova di coraggio: facciamo insieme, solo per dieci minuti, un bagno di umiltà, come se nulla sapessimo di scuola, per incuriosirci e cercare di scoprire se e come sia possibile evitare quell’estenuante procedere per tentativi ed errori – tali si sono dimostrate tutte le riforme della scuola – sperimentando sulla pelle dei nostri giovani e sulla nostra stessa. 9 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Prima mossa Ammissione all’anno di corso successivo, senza debiti, di tutti gli studenti, assegnando loro i voti realmente maturati. Al termine del corso di studi, come già anticipato, chi non presenti buone valutazioni in discipline umanistiche e sociali, non può concorrere per l’ammissione a facoltà come Lettere, Storia, Filosofia, Diritto, Scienze della formazione, ecc.. Benefici a) Tale scrematura, operata dall’istituto di provenienza, rende meno significativo l’Esame di Stato, che potrebbe placidamente essere abolito (in Europa, oltre all’Italia, solo la Francia conserva il Baccalaureat, titolo equipollente). L’esame di stato costa ogni anno 200 milioni di Euro, che si potrebbero usare diversamente (solo un candidato su cento viene bocciato). Tuttavia, mi sforzerò di non parlare di soldi, ma solo di meccanismi, principi e valori fondanti dell’istituto scuola. Quando un principio viene adottato perché fa anche risparmiare o guadagnare, si può essere sospettosi sulla sua effettiva validità. Una buona scuola costa, e non potrebbe essere diversamente. b) Si accede all’università direttamente per titoli e meriti di vario tipo, senza ricorrere ai molto chiacchierati test d’ingresso, da noi fonte di polemiche, oltre che dall’incerto valore selettivo. c) La selezione dell’università tiene anche conto della tipologia dei crediti lavorativi accumulati durante i congedi estivi, le vacanze invernali o i fine settimana. Il valore educativo di questo aspetto extrascolastico è inestimabile. Nei paesi a cui mi riferisco è considerata una equazione matematica: un adolescente che non sia impegnato regolarmente in attività extrascolastiche costruttive (associazioni benemerite, sport, lavoretto, ecc.), intraprende attività – anche distruttive – 10 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 che minano o rallentano la strutturazione della sua personalità. Non vi sono dubbi sull’affidabilità dei giovani che lavorano – se al chioschetto, in fabbrica, da un artigiano, in un magazzino o in un pub, poco importa. È generalmente più naturale per quei ragazzi estendere il senso di responsabilità a tutti gli altri momenti della loro vita sociale. La scuola non è considerata onnipotente poiché il concetto di formazione si sviluppa, a complemento, anche al di fuori di essa. La selezione per titoli e competenze maturate sul campo viene giudicata più affidabile, quella che meno si presta a clamorose sviste o manipolazioni. Seconda mossa A partire dal primo anno di liceo, offrire una scelta nelle varie discipline, fra corsi A (specializzanti) e corsi B (nozioni generali), secondo le ambizioni e i progetti del singolo studente. Il corso A privilegia l’analisi, e richiede approfondimenti a casa, compiti e relazioni da consegnare e dibattere in classe. In un corso B si pone l’accento sulle nozioni, ed è sufficiente essere partecipi e attenti a scuola. Verifiche frequenti, del tipo a scelta multipla, rappresentano sia un mezzo per apprendere e rinforzare, sia uno strumento di valutazione. Ma attenzione, non vi sono insegnanti di serie A o serie B. Ogni insegnante si occupa di tutte le tipologie di corsi, i quali richiedono una diversa gestione del quadro orario settimanale: gli studenti si separano e si ricongiungono secondo il corso prescelto (immagino lo sgomento dei colleghi che si occupano dello schema orario). In alcuni paesi, tutti gli iscritti allo stesso anno di corso sono un’unica classe allargata. 11 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 In questo opuscolo descrivo aspetti generali, trasversali fra i sistemi di istruzione in nord Europa, i quali hanno però, ciascuno, caratteristiche e aspetti singolari. Nei paesi anglosassoni non esistono differenti istituti di istruzione superiori, come da noi, a indirizzo liceale, tecnico o professionale, a loro volta suddivisi per tipologie più specifiche. Vi è una sola ed unica scuola secondaria superiore. Come già accennato, materie fondamentali come Matematica e fisica, chimica, madrelingua, ecc. vengono insegnate a due e, talvolta, più livelli di approfondimento, (per es. Advanced, Normal, Basic), e gli studenti fluttuano attraverso i vari livelli in base alla loro predisposizione. Ne consegue che la matematica, la chimica, la filosofia, la madrelingua, ecc., non risultano più facili o più difficili in una scuola piuttosto che in un’altra (mentre da noi, non offrendo scelta fra corsi A o B, si sviluppa, quasi in automatico, una matematica del liceo scientifico, una del liceo artistico, una del professionale, ecc. – per non parlare delle differenze che possono emergere fra liceo e liceo, sia nel territorio, sia nel confronto nazionale). Una omogeneità di valutazione viene garantita da verifiche standard obbligatorie (prove INVALSI) nelle principali materie – in quei paesi assolutamente vincolanti per un docente ai fini della valutazione che andrà a esprimere su ogni studente. Un voto finale significativamente più alto o più basso di quello ottenuto nelle prove standard, va motivato per iscritto al dirigente scolastico e, eventualmente, a un ispettore didattico (la questione del merito è di importanza centrale in quei sistemi). Ciascun istituto introduce nella sua offerta formativa una miriade di corsi complementari – i quali generano anche un sensibile incremento delle cattedre (fotografia, falegnameria, disegno, igiene e cura di un animale domestico, lingue europee e orientali, 12 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 tessitura, agronomia, economia domestica, cucina e pasticceria, tornitura, saldatura, meccanica applicata, ecc.). Questi corsi costituiscono una vera attrazione per i giovani meno avvezzi allo studio e, una strada, finiscono per trovarla tutti, poiché c’è chiarezza di idee e non si lesina sull’istruzione. I paesi leader di oggi sono tali in quanto hanno capito da tempo che la qualità dell’offerta formativa non è mai un costo, e che la non-qualità, invece, lo è sempre. L’intera società è chiamata a pagare un conto molto salato in termini di crescita e benessere. Il numero di materie viene via via ridotto negli ultimi anni, e gli studenti si focalizzano sulle materie richieste per uno specifico percorso universitario. In ogni caso, nessuna strada è preclusa ad alcuno. Chiunque sia in possesso del solo livello B in una materia divenuta decisiva per un nuovo percorso, può integrare il livello mancante successivamente, seguendo corsi ad hoc e superando i singoli esami, tenuti ciclicamente in istituti accreditati. I coetanei europei dei nostri ragazzi, a 15/16 anni, non sono più brillanti, ma occupano nei loro paesi una posizione prominente. Le società anglosassoni hanno, per lunga tradizione, considerato prioritaria la spesa destinata all’istruzione. Persino in piena crisi bellica, mentre la Germania si accingeva a invadere l’Inghilterra, il consiglio dei ministri inglese propose a Winston Churchill di dirottare i fondi dell’istruzione sui necessari armamenti. Il Premier diede una risposta lapidaria: “Togliere i soldi ai nostri ragazzi e alle scuole? E per cosa stiamo combattendo, allora? I giovani, in quei paesi, sono più sostenuti dei nostri, hanno più scelta e più risorse. In una parola, sono più importanti. L’offerta formativa, in Italia, non regge il confronto. Nulla di strano in altri paesi i ragazzi siano ben disposti verso la scuola, più lucidi sull’ambito professionale in cui andranno ad operare. 13 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Benefici a) Ogni studente può concentrarsi nelle materie che ritiene più aderenti al suo progetto personale. Diviene consapevole della strada per lui/lei più congeniale e persegue obiettivi realistici. b) Differenziando e allargando l’offerta, si ottiene un’azione didattica di qualità. c) Non si organizzano corsi di recupero, poiché ogni studente si è già ritagliato il livello del suo impegno. d) Il voto è unico per tutte le materie. La verifica orale, tuttavia, è raramente utilizzata, poiché oltre a essere troppo carica di suggestioni soggettive, non lascia traccia materiale misurabile. e) I docenti non devono più fare acrobazie inverosimili per adattare il corso ad un amalgama di studenti troppo differenziato per capacità, ambizioni e motivazioni: come proporre a tutta la classe l’inglese di Chaucer, Shakespeare e Milton, sapendo che solo un paio di studenti in una classe riescono appena a decifrarli? È evidente che il resto del gruppo ha fame di General English – in cui i nostri ragazzi sono notoriamente carenti. Lo stesso vale per qualsiasi altra materia. f) Cresce il rispetto per l’istituto; gli studenti si sentono più legati alla loro scuola; i docenti, più investiti di responsabilità. g) La valutazione del singolo docente è l’unica attendibile. h) Non si riscontrano problemi disciplinari di rilievo. Il registro di classe non contempla neanche la voce Note disciplinari. Marinare la scuola è uno stratagemma goliardico poco diffuso. Docenti e studenti marcano il cartellino all’ingresso e all’uscita, e non è richiesta alcuna giustifica. La dispersione scolastica è uguale a zero: i ragazzi più brillanti possono alimentare le loro ambizioni; i meno predisposti allo studio provano la sensazione di farcela, di non venire esclusi. Nessuno giunge a credere che la scuola – e la società – siano 14 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 entità ostili. In tal modo, vengono meno anche le premesse di devianze potenzialmente pericolose. i) I genitori si sentono chiamati in causa in modo naturale, per valutare periodicamente sia l’andamento didattico, sia le attività extrascolastiche dei figli. Dunque, l’insolvenza di un percorso scolastico ha le sue origini in idee confuse sui principi e sulle procedure fondanti di una moderna conduzione didattica. Inoltre, le ambizioni poste sui contenuti sono inadeguate, sproporzionate e talvolta obsolete: come se i vertici stessi del MIUR ben poco sappiano di istruzione, o non abbiano mai neanche messo piede in una scuola negli ultimi dieci anni. Secondariamente, appare subito come le risorse assegnate all’istruzione, già gravemente non conformi al resto d’Europa, siano spese in modo a dir poco arbitrario. Terza mossa Semplificare, apprezzare e incentivare il lavoro del docente. Questa terza mossa, sprona naturalmente ogni insegnante a dare il meglio di sé, e trova automatica attuazione in conseguenza delle due mosse precedenti. Un insegnante, in Italia, fatica di più rispetto ai suoi colleghi d’oltralpe, tuttavia, subisce spesso atteggiamenti allusivi di sottovalutazione, talvolta di aperto disprezzo. Pochi sono al corrente delle proibitive condizioni in cui si trova ad esprimere la sua professionalità. Nell’immaginario collettivo, grazie al cinema o a ricordi scolastici di chissà quali tempi, ricorre la figura del prof che assegna compiti e legge il giornale in classe, che se la spassa tutta l’estate, e angoscia i giovani. Coesiste anche l’immagine di studenti seduti composti, che pendono dalle labbra del docente, 15 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 intenti a cogliere il massimo da quella fonte di sapere così imperturbabile, alienata da qualsivoglia contaminazione esterna. Come spiegare ai non addetti ai lavori che nella realtà non esiste nulla di tutto ciò? Chi insegna in Italia, oggi, è divenuto un parafulmine sociale, con il compito improbo di aiutare giovani confusi sulla propria identità e sulle sfide che li aspettano; la cui principale certezza è l’assoluta incertezza del futuro, più propensi ad appassionarsi ai sogni dettati dai media che ai loro propri; giovani poco avvezzi, per educazione o abitudini familiari, alla lettura, al lavoro e alla disciplina come strumenti funzionali a risolvere problemi, a migliorare la qualità della vita. Tutti gli sforzi pedagogici degli ultimi 30 anni, hanno posto l’accento su “come” educare – tipico di un impianto autoritario, che deve spiegare ai sottoposti come operare. Non rimane molto spazio per i perché. Se qualcosa va storto, è perché una direttiva – per assunto infallibile – è stata disattesa. Un sistema piramidale riserva i perché al discernimento dei quadri dirigenti. I perché sono un’arma a doppio taglio: definiscono la messa a fuoco, individuano nessi e fanno giungere a conclusioni. Possono ribaltare un intero punto di vista e, soprattutto, inchiodano i veri responsabili di un défault. Ma chiunque sia veramente interessato a migliorare un certo stato di cose, è costretto a ripartire dal semplice, e ripensare il “perché” della sua azione, risalendo alle cause di un disagio, ovunque esse si annidino. Ma esiste una volontà vera di farlo? Sorge sempre più insistente il dubbio che a qualcuno interessi conservare questa situazione caotica e inconcludente, del tutto anacronistica e perdente nel confronto europeo. Da quando il pensiero democratico ha cominciato ad operare realmente, modificando alla radice i rapporti fra i sessi e le generazioni, le premesse su cui fondare un corresponsabile 16 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 progetto educativo sono cambiate. L’autorità automatica su cui un insegnate o un dirigente potevano contare fino a 10 anni fa, proveniente dall’alto, viene ora rimpiazzata dall’autorevolezza, un riconoscimento che parte dal basso. Il rispetto dello studente non è più incondizionato, ne’ può manifestarsi a senso unico. In Italia non siamo ancora preparati a cambiamenti di tale portata, che esigono di pensare in modo diverso: è il percorso di ogni giovane apparato democratico, qual è quello italiano. Nel frattempo, esplicite espressioni di sfida da parte di ragazzi e ragazze sono sempre più frequenti, e possono toccare pericolosi picchi di fisicità, mentre i genitori negano l’evidenza e faticano a credere che i loro figlioli siano capaci di tali atteggiamenti. Quando infine giungessero ad accettarlo, invece di collaborare per risolvere un problema comportamentale, si arrampicano sugli specchi, cercano scusanti nell’approccio sbagliato dei professori. Il timore di passare per cattivi genitori prevale sulla necessaria disponibilità al dialogo. E si delinea una nuova sfida: aiutare i genitori a essere educatori più attenti. E quale agenzia pubblica avrebbe maggiori possibilità di successo in questo compito, della stessa scuola? Mai come in questi ultimi anni i docenti devono far fronte a sfide educative considerate ardue anche dai professionisti dei disturbi da apprendimento. Ciononostante, mai sono stati così additati come i principali responsabili di ogni tipo di fallimento. Inspiegabilmente, i successi passano inosservati: i promossi costituiscono l’80% dei frequentanti, ma non piovono elogi. Cosa può spingere tanti soggetti, anche all’interno della scuola, a ignorare questo dato straordinario? Possibile che dietro questo disfattismo vi sia un disegno preciso? Se sì, quale? Torniamo al dato di fatto: moltissimi ragazzi, semplicemente, non trovano motivazioni sufficienti per seguire le lezioni, per 17 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 lasciarsi incuriosire, partecipare. Perché? La dirigenza raramente se lo chiede, anzi sembra del tutto disinteressata alla questione. Anno dopo anno, i docenti si trovano costretti ad abbassare ancora un poco l’asticella, e si è ora giunti a lavorare su livelli B. Eppure, ancora, si cerca testardamente fra i soli professori la causa principale di questa regressione. Tale atteggiamento, oltre a essere ingiustificato, sleale e pesantemente offensivo, distrae da una più rigorosa analisi delle reali cause del declino – perché indagare ulteriormente se il responsabile è già stato individuato? Trattasi di un suicidio didattico operato dalla stessa scuola. Nulla di strano che tanti docenti si sentano a disagio di fronte ai test dell’INVALSI. Potrebbe essere un ulteriore strumento di critica nei confronti del loro operato. Solo in un clima più sereno e obiettivo questi test standard avrebbero la legittima, fondamentale importanza che ricoprono nei paesi in cui gli insegnanti non sono messi alla gogna. Una persona estranea all’ambiente scolastico non può sapere cosa significhi entrare in una classe, oggi, e trovare 25 paia di occhi puntati addosso: sguardi critici, scettici o, peggio, vuoti e indifferenti. Quanti percepiscono il lavoro sottile da compiere per mettere un filo di luce in quegli occhi? – pur sapendo che quella apertura non è a tempo indeterminato, che quel lampo si attiverà quel giorno, ma non si può mai darlo per acquisito. I giovani vivono in un mondo divenuto parallelo, che gli adulti, genitori inclusi, ignorano completamente. Mentre i colleghi docenti europei possono contare su un incondizionato sostegno da parte delle famiglie, della società e dei dirigenti scolastici, in Italia, mentre si insegna la matematica, l’inglese, l’italiano, ecc., si rendono necessari interventi straordinari per instillare principi e valori fondamentali, altrove già profondamente radicati. 18 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Ci si ritrova a dover spiegare perché è importante essere impegnati in una buona causa, in attività sportive, nello sviluppo di talenti e atteggiamenti che portino un contributo alla comunità. Ancora, provare a infondere nei ragazzi fiducia nella società e motivarli a battersi contro la corruzione; con un certo imbarazzo, indurli all’onestà, alla laboriosità – mentre l’iniquità di politici e amministratori è quotidianamente manifesta, impunita e ben remunerata. Nel frattempo, la scuola della forma annega nelle carte, nelle statistiche, in interminabili adempimenti liturgici; tiene uno sterile conteggio delle ore di assenza degli studenti, ma rimuove il perché di quelle rigeneranti fughe; si inquieta per il calo degli iscritti, entra in concorrenza con le scuole limitrofe e si affanna per ottenere più visibilità nel territorio, in cui l’alunno è divenuto il cliente da accontentare, non il cittadino da formare. La scuola della forma è una maniaca del controllo, spia l’operato dei docenti e la quantità dei contenuti – ma non si sofferma sulle ricadute negative di una organizzazione obsoleta sull’ambiente di lavoro, e di certe procedure sulla didattica e sulle competenze degli studenti; si domanda come fare per portare a termine un programma, sebbene Popper abbia spiegato che vi sono mille strade per giungere alla meta, tutte percorribili se si diviene consapevoli del perché. Il come – e la stessa metodologia –, per qualsiasi docente dotato di buon senso, ne diviene naturale conseguenza, e giunge spesso come un’illuminazione: proprio nell’ambito di questa piccola magia viene esercitata la libertà e la professionalità del prof. I ragazzi di oggi sono molto diversi da quelli di 20 anni fa. Il contesto sociale muta così radicalmente e rapidamente da una generazione alla successiva, che ogni anno è necessario acquisire nuove chiavi comunicative d’accesso. 19 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Fatta eccezione per poche scuole d’élite, popolate da giovani ben guidati dalle famiglie e ben scolarizzati, prima ancora di iniziare a fare lezione, un docente deve tener conto di una moltitudine inimmaginabile di variabili che mettono a dura prova sia la sua competenza, sia le sue più intime convinzioni personali. Solo per questo, il suo lavoro dovrebbe essere riconosciuto e premiato. Quanto sopra costituisce da circa un ventennio il pane quotidiano di ogni docente, al punto da far sorgere il dubbio che possa esistere un qualsivoglia corso teorico che insegni ad insegnare, poiché l’oggetto del suo lavoro non è statico e prevedibile come può esserlo un organismo semplice, ma un elemento in continuo divenire: il comportamento di giovani in crescita. Non è come puntare ad un bersaglio immobile, bensì come cercare di colpire un proiettile con un altro proiettile. Premendo il grilletto, ti accorgi che l’obiettivo non solo si è già spostato, ma è anche mutato nella sua sostanza: è diventato qualcos’altro. E diviene necessario cambiare approccio: tutto da rifare! Ogni cittadino deve sapere che oggi, più di ieri, il lavoro dell’insegnante non è una questione di quantità, calcolabile in mesi, giorni o ore; ma è più esattamente definibile in pochi, intensi minuti di alta qualità, alla ricerca del momento propizio per trovare con 20/30 ragazzi unici e particolari quell’intesa che rende attuabile un piano di lavoro in squadra: mi riferisco al momento in cui le loro menti riescono a ignorare i telefonini che vibrano negli zaini, e si accorgono che puoi tornare utile; che la possibilità di sentirsi realizzati dipende da quello che sono disposti a fare oggi, lì, in quell’aula. E all’improvviso sanno come si scrive una relazione, come va fatta una ricerca, come si svolge un determinato esercizio, che tipo di impegno profondere: intuiscono tutto ciò senza sforzo apparente, appena dopo aver capito perché ne valga la pena. 20 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 I docenti italiani non sono né migliori, né peggiori dei loro colleghi nel resto del mondo occidentale, ma sono certamente i meno aiutati, i meno apprezzati, i meno pagati, quelli più oberati dalla burocrazia. Numerose indagini confermano che la categoria docente in Italia è fra quelle a maggiore rischio di burn out. Come se non bastassero le difficoltà oggettive, laddove un insegnante operi in contesti che rendono il suo compito quasi proibitivo, i successi hanno del prodigioso e vengono ottenuti nonostante – non grazie al – sistema. I docenti fanno fatica ad applicare le ordinarie strategie educative, poiché esperienza e metodologia vengono vanificate da basilari problemi di impostazione, di organizzazione e di ruoli male interpretati, a partire da quello del dirigente scolastico, sinapsi fisica fra amministrazione e corpo docente, una figura considerata dai prof sempre più avulsa dalla realtà didattica. Se la nostra scuola non recupera i perché e i motivi per cui val la pena di investire nei giovani, diventerà il mezzo più improbabile per acquisire competenze spendibili nella società, e nessuna riforma potrà mai definirsi tale finché non porrà mano a elementari questioni di impostazione e organizzazione didattica. Qualcuno potrebbe darmi del malpensante, ma dopo molti anni mi sono fatto convinto, che gli insegnanti siano divenuti progressivamente il capro espiatorio da immolare allo scopo di liberare un sistema macchinoso da ogni responsabilità. Se si trattasse anche di preservare un tornaconto, allora possiamo esser certi che quel sistema non farà passi indietro, e sempre di più vorrà annientare chiunque minacci la sua conservazione. Un vecchia storia, insomma, che un numero crescente di docenti non è più disposto a tollerare. Chi è così stolto da credere che, dando addosso agli insegnanti, si possa creare una buona scuola? 21 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Cito l’assennata dichiarazione dell’ex ministro dell’istruzione, il prof. Tullio De Mauro: “200 giorni di scuola in Danimarca, Paesi Bassi e Italia; 185 in media negli altri paesi europei. Chi blatera sugli insegnati sfaccendati e privilegiati dalle troppe vacanze, non solo dice sciocchezze ma, contribuendo ad abbassarne la stima sociale, concorre alla loro demotivazione e danneggia quindi l’intero sistema dell’istruzione.” Tuttavia, si delineano netti i criteri con cui scegliere pubblici rappresentanti, dirigenti e funzionari. Voci sempre più insistenti si domandano: - Sono interessati davvero, questi signori e queste signore nei palazzi dei bottoni, a introdurre equità e meritocrazia? - Quanto stanno investendo nella scuola e nei nostri figli? - Quali controlli stanno adottando a tutela della trasparenza? È evidente che vi sono soggetti che non vogliono cittadini accorti e competenti. Una buona scuola è incompatibile con un sistema egemone corrotto, poiché istruzione, legalità e democrazia sono figlie di una igiene mentale meritocratica. Che cos’è? Cominciamo a definire cosa non è. “Una infinità di inchieste hanno già appurato, con condanne definitive, che la funzione pubblica viene spesso interpretata da un dirigente o da un funzionario come un mezzo per ottenere privilegi per sé e per coloro che fanno parte del sistema, trascurando completamente l’interesse di tutta la comunità.” (Gherardo Colombo in conferenza a Brindisi, giugno 2015) Senza giungere a pensare a corruzione, concussione o turbative d’asta, ciò include spesso l’abuso di potere e l’abuso d’ufficio. La magistratura ha già accertato che tutte le mafie e tutte le amministrazioni corrotte vedono la cultura del merito come fumo negli occhi. 22 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 “Perché la cultura fa tanta paura? Perché ti indica la strada per la libertà, della scelta, ti insegna a pensare, a non essere gregge. Uno stato dittatoriale la prima cosa che uccide è la scuola.” (Primo Levi) La questione assume connotazioni non solo antropologiche ma anche politiche che, come le questioni economiche e finanziarie, non mi sento all’altezza di trattare – pur confidando che altri se ne occuperanno nelle sedi adeguate. Sono certo, tuttavia, che il lettore comprenderà i motivi che mi spingono a farvi cenno, vale a dire al puro scopo di evidenziare l’ampiezza e la portata che una vera riforma dovrebbe avere. Un apparato leale che aspiri a migliorarsi, non cerca capri espiatori, non piagnucola, ma guarda avanti, ci mette la faccia, si pone domande e cerca vere soluzioni; certamente, non punta il dito su un singolo anello della catena – i docenti –, i più esposti alla critica, in quanto sempre in prima linea. Gli insegnanti, nel senso più lato, costituiscono evidentemente l’ultima delle preoccupazioni del nostro sistema di istruzione. Un dispositivo democratico divergente – come vorrebbe essere la nostra scuola nelle migliori, teoriche intenzioni – non ubbidisce al motto di regime: “Tutti sono utili, nessuno è indispensabile”, una parafrasi del concetto “Adeguati al sistema, se no guai a te”. Piuttosto, afferma il pensiero: “Tutti sono indispensabili, in quanto socialmente e reciprocamente utili”. Ma è impossibile avere un’immagine completa del mondo dell’istruzione senza spendere qualche parola su una figura centrale della scuola che, come i docenti, la occupa in modo altrettanto intensivo ed estensivo: il dirigente scolastico – una funzione divenuta alquanto complessa e controversa, descritta in un articolo di Anna Maria Bellesia, ne La tecnica della scuola. Per motivi di spazio, mi permetto di stralciarlo, sforzandomi però di rispettarne il senso e lo spirito: 23 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 “Con la riforma proposta da Renzi, i dirigenti scolastici credono di poter trarre grande vantaggio dalle nuove norme per rafforzare ulteriormente il loro ruolo. Credono di poter avere esclusiva competenza sull’organizzazione del lavoro e sulle modalità di utilizzazione del personale, che prima rientravano nella contrattazione integrativa. Particolari interpretazioni – alquanto forzate – delle norme, esautorano il collegio docenti dal deliberare il piano annuale delle attività. Già appare chiaro che il collegio dei docenti si sta trasformando in un collegio del preside. Una buona scuola non può prescindere da buoni, anzi, eccellenti dirigenti scolastici. Ma chi valuta il loro lavoro? Loro stessi! Pur dicendo debolmente di voler essere valutati, sono sempre riusciti a guizzare via da ogni forma di valutazione, e quindi dalla responsabilità di risultato. Eppure questi dirigenti esigono che i docenti siano valutati, e vogliono essere loro stessi a farlo, ad attribuire le premialità, e perfino a scegliersi i docenti migliori. Nel bel Paese del nepotismo, clientelismo, raccomandazioni e corruzione, nessuna persona assennata scommetterebbe un centesimo che questa sia la strada giusta per migliorare la scuola.” Secondo La buona scuola i docenti devono essere valutati. Giusto! Assolutamente doveroso. Ma perché partire proprio dai docenti? Vi sono almeno una dozzina di elementi ben più urgenti da vagliare, e riguardano soprattutto le procedure, i protocolli, i fondi insufficienti – delle cui insolvenze divengono naturali bersagli proprio i dirigenti scolastici. Questi sono posti costantemente nella posizione di dover difendere l’indifendibile, e per un solo banale motivo: se non lo facessero sarebbe il caos e la struttura si accartoccerebbe su se stessa. Il loro primo compito è salvaguardare la correttezza formale di ogni attività. Ancora una volta, la sostanza non sembra essere la priorità, ma un fastidioso ronzio che interferisce con le procedure. Chi a malincuore, chi votato al prestigioso 24 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 compito, ubbidiscono tutti alla lettera, raramente all’intento ultimo della legge. Ma troppo spesso si rendono colpevoli, per partito preso, di un grave errore: pur conoscendo le dure condizioni di lavoro dei docenti, le rimuovono o le ignorano. Ho osservato nel corso di tanti anni questa prodigiosa metamorfosi in decine di colleghi divenuti irriconoscibili una volta diventati presidi – pur con certe lodevoli eccezioni. La Riforma, proprio, non riesce a mettere mano, neanche per caso, ad alcuna misura migliorativa di un sistema che, se non cade in pezzi, è solo grazie all’impegno degli insegnanti. Praticamente nessun articolo o comma della nuova legge mette il dito nelle vere piaghe della nostra scuola. Sono rivelati l’incoerenza e il raffazzonato patchwork di misure e direttive privi di qualsiasi logica. Solo toppe su toppe, nell’evidente sforzo di trovare un equilibrio inesistente. Al contrario, traspaiono prepotenza e aggressività, indicatori inequivocabili di sostanziale debolezza e insicurezza di un apparato decadente. Se riflettiamo sulle modalità con cui il lavoro di un docente dovrebbe essere giudicato, rimaniamo sconcertati: il comitato di valutazione è composto, fra gli altri, dal dirigente scolastico, da un genitore e da uno studente. Ma che senso ha? Cosa ne sa di problematiche e contingenze didattiche il più giudizioso dei ragazzi o ragazze, o qualsiasi genitore. Il lavoro di un docente è divenuto straordinariamente complesso e articolato, e spazia trasversalmente fra una miriade di competenze – antropologia, pedagogia, metodologia, meta- comunicazione: sono infinite le variabili, troppo differenziata l’utenza, troppo problematico trovare il baricentro su cui impostare una lezione. Come si può valutare onestamente il 25 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 lavoro di un falegname che non abbia una officina adeguata, gli attrezzi necessari, il legname appropriato? Secondo la stessa logica sconnessa, un medico dovrebbe essere valutato da un infermiere, un paziente e un familiare; un impiegato di Equitalia da una coppia di debitori; un architetto da un muratore e un carpentiere; ministro, sottosegretari e dirigenti scolastici… da due insegnanti, appunto! (Lucia Fantauzzi) Questo criterio di valutazione è una tale forzatura, sostenuto da idee così confuse, che non trova pari nel mondo. In nessun paese civilizzato è osservabile un simile delirio di norme incongruenti. E immagino che presto si convertiranno in presidi anche i politici mancati... Ho percepito più volte l’ipotesi sottesa di far partecipare al concorso da dirigente chiunque, e non solo chi abbia almeno 5 anni di ruolo da docente. La Bellesia continua: “La scuola non è un’azienda e, per la sua stessa natura di comunità, necessita di una governance partecipativa e non verticistica. Persino all’epoca di Berlusconi-Gelmini-Brunetta non fu toccato l’art. 25 del D. ivo 165/2001 sui dirigenti scolastici, che devono confrontarsi con le competenze degli organi collegiali. Non solo nella scuola, ma in tutta la pubblica amministrazione, l’attuale linea di tendenza a livello dei Paesi OCSE più evoluti va verso una governance inclusiva e partecipativa, che rende accessibile e cooperativo il processo decisionale, favorendo corresponsabilità e capacità civica. Invece di puntare sulla funzione di coordinamento ed esercitare una leadership fondata su processi trasparenti, inclusivi, aperti e democratici, i dirigenti scolastici hanno scelto di concentrarsi sul monocratico, depotenziando le funzioni decisionali degli stessi organi collegiali competenti per legge. Hanno mortificato il corpo docente e tenuto ai margini le altre componenti. Famiglie e studenti hanno continuato ad essere considerati “destinatari”, e l’unica “centralità” pervicacemente perseguita è stata quella focalizzata sul capo. Non c’è da meravigliarsi se la percezione della dirigenza è stata sentita sempre più come antagonista e poco adatta alla scuola. Ma a chi risponde del suo operato? Chi controlla e garantisce dagli 26 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 abusi? Tutto questo va contro il Testo Unico della P.A., che prevede valutazione e retribuzione di risultato come caratteristica intrinseca ed ineludibile della qualifica dirigenziale. Ma anche contro l’esito della consultazione, da cui è emerso che nella scuola deve prevalere il clima collaborativo, non la competizione e il conflitto permanenti.” In tal modo, il dirigente scolastico si auto-esclude dalla comunità del popolo della scuola, qualificandosi piuttosto come un ulteriore ostacolo alla realizzazione di un progetto educativo corresponsabile. Per non parlare della controversa autonomia scolastica accordata a ogni singolo dirigente. Una simile idea di autonomia è introvabile in qualsiasi altro paese. La gestione e i protocolli guida di qualsiasi ente pubblico sono strettamente centralizzati e definiti. Il governo che consente discrezionalità di gestione è un governo debole o incapace di assumersi le sue responsabilità, scaricandole comodamente addosso ai dirigenti scolastici. La riforma appena passata in parlamento non fa che complicare la loro posizione. Nulla di strano che si siano così focalizzati sulla correttezza formale. Immagino che l’euforia iniziale di avere carta bianca su tante questioni sarà presto seguita dallo sgomento e da un insostenibile stress. Allo stesso tempo, la maggior parte dei dirigenti – a cui, scientemente, non si lesinano incentivi – pare non rendersi conto di entrare in una trappola. La categoria dirigente diviene via via talmente assuefatta a certi vantaggi, così dipendente dal sistema, che è disposta a combattere per difenderlo, pur riconoscendone pecche e contraddizioni. Dunque, prevedo grane per i dirigenti scolastici, che dovranno rispondere personalmente di ogni minimo errore di interpretazione di norme o codicilli – come se già non bastasse il gravoso compito loro imposto di dirigere più plessi/istituti. 27 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Molti ritengono che la riforma 2015 sia un fallimento in partenza poiché troppo vulnerabile al cospetto di elementari e fondanti articoli della Costituzione, per non parlare delle note posizioni già passate in giudicato dalla Corte di Giustizia Europea di Strasburgo, che non potrebbe che respingere e, ancora, sanzionare quegli errori di interpretazione. Non sono pochi gli esperti in materia di legislazione scolastica che intravedono la possibilità di una class action. Per la prima volta nella storia della scuola tutti i sindacati, congiunti, hanno portato in tribunale il testo della riforma. Secondo Anna Maria Bellesia: “Non basterebbe neppure il 100% di bravi docenti… Per fare una buona scuola ci vuole un bravo dirigente. E col suo lessico da marketing lo dice pure La Buona Scuola: “il timoniere è essenziale” per cambiare rotta. Il bravo dirigente scolastico, come qualsiasi leader aziendale di successo, “coordina” e “valorizza” le risorse umane, “rispetta” le competenze degli organi collegiali, facendoli ben funzionare, punta al “benessere organizzativo”, è attento alla comunicazione, cura la qualità dei processi formativi, sapendo che deve misurarsi con diritti riconosciuti in Costituzione. Il bravo dirigente è capace di aiutare con la sua autorevolezza chi ha qualche difficoltà, di coinvolgere e guidare l’organizzazione verso gli obiettivi … Ma quale docente, dopo l’avvento dell’autonomia, non si è imbattuto in dirigenti che a scuola non ci dovrebbero stare? L’identikit del pessimo dirigente scolastico è presto fatto: un burocrate, non un leader. Per farsi ascoltare deve urlare, per farsi ubbidire deve minacciare, per comandare deve sanzionare. Per lui il confronto è un affronto. In collegio perde le staffe. Non lesina il sarcasmo, ma non tollera la battutina. La comunicazione è giurassica, benché arrivi online. I sindacati lo sanno bene. Mega collettori di quotidiane lamentele, riconoscono che oggi funzionano le scuole dove ci sono dirigenti scolastici autorevoli e di “buon senso”. Al contrario, regna un pessimo clima dove i dirigenti sono autoritari, con comportamenti spesso vessatori nei confronti dei docenti. (Anna Maria Bellesia, La tecnica della scuola) 28 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
Una riforma della scuola in tre mosse, Messaggi invisibili, di Ugo Libardo, Stupor Mundi 2005 Occupandomi fondamentalmente dei meccanismi dell’educare (ex ducere, accompagnare, condurre fuori), mi rendo conto che a questo opuscolo, già estremamente riassuntivo e incompleto, mancherebbe qualcosa di essenziale se non accennassi ai criteri di selezione normalmente adottati all’estero per scegliere insegnanti e dirigenti scolastici. Si è già accennato al fatto che solo in Italia si diventa docenti o dirigenti scolastici per concorso pubblico – un criterio selettivo spesso fonte di scandali, equivoci e irregolarità. All’estero, oltre alle competenze e alla laurea specifica nelle materie di insegnamento, il futuro insegnante deve vantare esperienze lavorative continuative in ambiti non-scolastici, deve aver assunto mansioni di gestione delle risorse umane per almeno 5 anni (ass. sportive, aziende, servizio militare, enti benemeriti o di volontariato, Scout, ecc.). L’asticella è posta molto in alto. La sommatoria dei vari titoli e crediti porta alla selezione dei soggetti più idonei, i quali, prima di salire in cattedra, seguono un corso teorico-pratico di un anno in pedagogia e metodologia, affiancati, ciascuno, da un docente in servizio, che per un intero anno scolastico fa da Tutor nella programmazione didattica e nella conduzione di lezioni frontali, progetti, viaggi di istruzione e varie attività extrascolastiche. Periodicamente, e senza preavviso, un ispettore didattico osserva i candidati in azione e ne valuta l’impatto didattico. Nel mio anno di tirocinio teorico- pratico, in Svezia, in cui fui fortunosamente ammesso grazie alla mia esperienza di allenatore federale e grazie ad una quota parte destinata a candidati stranieri, tutti gli aspiranti alla cattedra hanno superato brillantemente il corso. Ma si possono avere dubbi in proposito, considerati i pre-requisiti? Trenta anni fa correva voce a Goteborg che fosse più facile diventare ministro che insegnate. 29 Feedback: ugo.libardo@gmail.com
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