Un assunto per ogni pensionato In Fvg disponibili oltre 3.000 posti - Anci Fvg

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IL MESSAGGERO VENETO
10 DICEMBRE

Il ddl del ministro Bongiorno potrebbe sbloccare concorsi e graduatorie a partire
dal 2019
Gli effetti più massicci attesi nella scuola, nella sanità e nel Comparto unico.
Sindacati prudenti

Un assunto per ogni pensionato
In Fvg disponibili oltre 3.000 posti
UDINE. Centoquarantamila nuovi dipendenti pubblici a livello nazionale, almeno 3 mila in Friuli Venezia
Giulia. Questo, ma solo in teoria, il possibile impatto nel 2019 del disegno di legge Bongiorno,
approvato dal Consiglio dei ministri, alla luce dei contenuti della misura e dei flussi di pensionamento
attesi nei diversi settori delle amministrazioni statali, regionali e locali. Flussi che potrebbero peraltro
essere sensibilmente più corposi nel 2019 e negli anni immediatamente a venire, se dovesse passare
l'ipotesi di quota 100.TURNOVER AL 100%La simulazione sulle potenziali assunzioni a livello
nazionale è stata fatta dal Sole 24 ore sulla base delle rilevazioni della Ragioneria generale dello Stato
e dell'Aran, l'Agenzia nazionale per la contrattazione nel pubblico impiego. Fermo restando che la
norma, attualmente al vaglio della Commissione lavoro pubblico, privato e previdenza del Senato, deve
passare attraverso il vaglio del Parlamento per diventare legge, essa prevede che a partire dal
prossimo anno le pubbliche amministrazioni possano coprire, attraverso nuove assunzioni, il 100% dei
posti lasciati scoperti dai pensionamenti registrati l'anno precedente. Un passo in avanti importante,
dopo un decennio di blocco o di forte limitazione del turnover, anche se i sindacati - come riportiamo
nel pezzo a fianco - sottolineano come questo non basti a coprire il fabbisogno di personale negli uffici
pubblici, ma consenta soltanto di evitare che il deficit si allarghi.

LE VARIABILI

Quanto alle conseguenze pratiche in termini di nuove assunzioni, un conto sono le platee potenziali,
altro gli effetti reali. Molte le variabili da considerare: alcune, come quota 100, potrebbero incrementare
ulteriormente i flussi in uscita fino a 180 mila pensionati per anno nel prossimo triennio, a fronte dei
140-150 mila attesi a norme pensionistiche invariate. Non solo: le assunzioni, in teoria, potrebbero
anche superare le uscite per pensionamento, dal momento che il criterio del 100% viene fissato sulla
spesa, non sulle teste, e che i neoassunti avranno trattamenti mediamente più bassi rispetto ai
lavoratori prossimi alla pensione. In realtà, però, bisogna tenere conto che il turnover comporterà tempi
lunghi, tanto più per le amministrazioni che non potranno attingere a graduatorie o procedere a
stabilizzazioni del personale precario, ma dovranno necessariamente bandire concorsi.

SCUOLA e SANITÀ

Fatte le premesse di cui sopra, i flussi di assunzioni più massicci dovrebbero riguardare la scuola,
settore nel quale il Sole ipotizza nuovi spazi aperti per 55 mila assunzioni a livello nazionale, e
indicativamente 1.100 in Fvg, dove la pubblica istruzione conta attualmente oltre 122 mila lavoratori,
rispetto a un totale nazionale di 1,1 milioni. A seguire la sanità, dove il turnover annuale dovrebbe
riguardare circa 900 degli attuali 20 mila addetti. Altri 700 i lavoratori in uscita nel comparto unico, dove
la competenza sulla copertura del turnover spetta in ogni caso alla Regione. Flussi in uscita massicci,
ma che non devono sorprendere, se si considera l'elevata età media dei lavoratori pubblici (sopra i 50
anni sia nella sanità che negli enti locali): non a caso nel solo ente Regione c'è una previsione di oltre
1.100 pensionamenti tra il 2017 e il 2024, praticamente il 40% dell'attuale organico.

STATO E PARASTATO

Molto più modesto l'impatto nella amministrazioni statali, con poco più di 300 ingressi potenziali (a
fronte di altrettante uscite) tra ministeri, agenzie fiscali e il cosiddetto parastato, dove rientrano enti
come l'Inps o l'Inail. Ancora più contenuto l'impatto sui lavoratori delle forze dell'ordine e dei corpi di
polizia, dove sono previsti solo 2 mila ingressi a livello nazionale, e meno di 100 in regione, in quanto si
tratta di settori che non rientrano nella sfera di applicazione del ddl Bongiorno, e nei quali è previsto
comunque un pacchetto ulteriore di 5.000 assunzioni (sempre su scala nazionale nel triennio 2019-
2021). A completare il conto, con ulteriori 150 assunzioni potenziali, l'università, gli enti di ricerca, i
conservatori e altri enti con contratti pubblici. Ma anche se quei numeri saranno realtà, sostengono i
sindacati, non basteranno a colmare il deficit di personale.

Realizzata in poco più di un anno è una delle opere principali della terza corsia
Castagna: risultato non scontato. Per i tir limite di velocità a 80 e 60 km orari

In A4 tra Friuli e Veneto
aperto il ponte dei record
UDINE. Alle 12 i primi mezzi - provenienti da Trieste e diretti a Venezia - sono transitati sul primo
viadotto sul fiume Tagliamento lungo la A4 aperto ieri al traffico - ma solamente lungo la direzione
Venezia - a tempi record. Si tratta, come ha affermato Autovie Venete, della principale opera del terzo
lotto della terza corsia. Lo definisce un «successo» il presidente della Concessionaria Maurizio
Castagna. «Non si tratta di un risultato scontato - spiega - nella realizzazione di opere di questa
caratura, complesse dal punto di vista tecnico, progettuale e ambientale, le difficoltà ci sono sempre e
solo lavorando in stretta sinergia, con impegno e professionalità, possono essere superate».Il viadotto
è stato aperto in 379 giorni: era il 24 novembre 2017 quando fu posata la prima pietra. In questi ultimi
giorni sono stati posati e fissati i giunti sulla soletta dell'infrastruttura, installate le barriere
fonoassorbenti e posizionati i new jersey centrali che separano le carreggiate. E dalle 21 di sabato,
quando è stata chiusa l'autostrada nel tratto tra l'interconnessione A4/A28 e lo svincolo di Latisana, fino
alle 12 di ieri hanno operato 36 bilici per raccordare vecchia e nuova carreggiata e quindi pareggiare la
quota altimetrica di entrambi i sedimi stradali, in modo tale che i veicoli potessero viaggiare su sei
chilometri di nuovo asfalto.Nei prossimi giorni - aggiunge la Concessionaria - proseguiranno i lavori di
pavimentazione nei nuovi tratti di raccordo in direzione Trieste e verranno spostati i new jersey. La
circolazione, nei prossimi mesi, sarà ancora a doppio senso. Diventerà a tre corsie quando l'altro
viadotto, in fase di costruzione, verrà completato, presumibilmente entro fine 2019. La rapidità dei lavori
della terza corsia è sempre stata un obiettivo fortemente perseguito dal Commissario straordinario per
l'emergenza in A4 e presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga e da Autovie Venete. In soli
10 mesi gli oltre 550 conci (manufatti a forma trapezoidale del peso di circa 80/110 tonnellate) che
compongono il viadotto lungo 1.520 metri, sono stati costruiti e varati.L'infrastruttura in calcestruzzo,
larga 20 metri e 30 centimetri, è costituita da 20 campate con 19 pile, ciascuna con un diametro esterno
di 5 metri e mezzo. Un'opera all'avanguardia che andrà a sostituire l'attuale attraversamento del fiume
Tagliamento sulla A4 risalente al 1964, privo di corsie di emergenza e soprattutto non più in grado di
sopportare il passaggio frequente di mezzi pesanti in transito soprattutto durante gli esodi stagionali.
Varata l'opera si è proceduto in questi ultimi due mesi al collaudo con test statici e dinamici. In fasi
diverse sono stati fatti stazionare su ciascuno dei tre tronconi dell'impalcato, lunghi 500 metri, ben 24
camion pieni di ghiaia per un peso complessivo di 42 tonnellate l'uno. Il peso trasportato dai camion era
maggiore rispetto alla media di ciò che andrà a sopportare l'intero manufatto una volta aperto al traffico.
Sul nuovo viadotto - visto l'attuale restringimento della carreggiata con traffico deviato su due corsie
senza corsia di emergenza - verrà imposto il limite massimo di velocità per i veicoli con massa a pieno
carico fino a 7,5 tonnellate di 80 chilometri orari e di 60 chilometri orari per i mezzi superiori a 7,5
tonnellate. Inoltre varrà il divieto di sorpasso per i veicoli con massa superiore alle 3,5 tonnellate.

a gorizia

Fi fa campagna acquisti in Ar
e passa da 7 a 9 consiglieri
udine. Mentre Progetto Fvg e Autonomia responsabile (Ar) lavorano a un'alleanza con l'obiettivo di
creare un "civicone" dei moderati, la risposta di Forza Italia arriva da Gorizia. Dove il partito, usando le
parole del sindaco Rodolfo Ziberna «non lascia ma raddoppia». Come infatti ha riferito il primo cittadino
di Gorizia, ieri in conferenza stampa con i vertici regionali del partito, il consigliere più votato in
Consiglio comunale e assessore alla Cultura Fabrizio Oreti e la consigliera Nicol Turri della lista
Autonomia Responsabile civica per Gorizia hanno deciso di aderire a Forza Italia. Il numero dei
consiglieri di Fi passa così da 7 a 9. A quanto appreso, sia l'altro consigliere della civica Celestino
Turco, sia altri componenti della maggioranza sarebbero pronti a fare il salto in Fi. «A dimostrazione -
ha continuato Ziberna - che Forza Italia qui non è così stracotta come si dice visto che ha un appeal
maggiore rispetto altre forze politiche. Rafforzare Forza Italia significa rafforzare tutto il centrodestra. E,
sottolineo, non si tratta di una operazione di poltrone». «Si sta prefigurando in regione - ha poi
continuato il sindaco - un avvicinamento tra Ar e Progetto Fvg. Questi consiglieri non vogliono perché
Progetto Fvg punta, nel nuovo assetto degli enti locali, alla cancellazione della provincia isontina e
questo vorrebbe dire la cancellazione di prefettura, Inps, tribunale e molti altri servizi con centinaia di
posti di lavoro persi. Sarebbe uno tsunami cancellare la nostra provincia. Noi siamo per Gorizia e per
l'Isontino e, così come ho annunciato al vicepresidente Riccardo Riccardi e alla coordinatrice regionale
di Forza Italia Sandra Savino presenti alla conferenza, io farò le barricate se nel centrodestra sarà
sostenuta la chiusura della provincia di Gorizia». «Ad oggi - ha poi concluso - la proposta ufficiale non è
ancora pervenuta, ma sia ben chiaro che noi saremo sempre al fianco dei cittadini». Se Ferruccio Saro,
coordinatore regionale di Progetto Fvg, e Renzo Tondo, deputato e "padre" della civica Ar, si
riavvicinano, Sandra Savino, deputata e coordinatrice regionale di Fi, fa dunque campagna acquisti in
Ar. «L'arrivo dei consiglieri Oreti e Turri nel nostro movimento - ha dichiarato - non può che essere
accolto con soddisfazione. A loro rivolgo un caloroso benvenuto. Forza Italia è un movimento vivo e
attrattivo. Sempre più esponenti della società civile nella nostra Regione, così come in tutto il territorio
nazionale, si avvicinano e guardano con interesse all'offerta politica moderata del movimento azzurro».
Savino guarda al futuro con fiducia. «Cresciamo e ci distinguiamo per coerenza - ha sottolineato -,
serietà e assoluta aderenza al territorio. Siamo l'altra Italia, quella che non urla e promette, ma lavora e
dimostra con i fatti come sia possibile fare della buona politica».

Il primo cittadino chiederà più presenza sulle strade ed è pronto ad assumere
anche una ventina di nuovi agenti

Vigili, in 40 per il posto di comandante
A scegliere sarà il sindaco Fontanini
Cristian Rigo Sono una quarantina le candidature arrivate per assumere il comando della polizia di
locale che dal primo gennaio tornerà alle dirette dipendenze del Comune di Udine. Ad annunciarlo è il
sindaco Pietro Fontanini che sarà poi chiamato a scegliere il successore di Fanny Ercolanoni.L'attuale
comandante della polizia locale dell'Uti assumerà invece, sempre a partire dal prossimo anno, l'incarico
di segretario generale dell'ente intermedio. Ercolanoni era stata assunta, con un contratto a termine
della durata di tre anni dal 12 giugno 2017 fino all'11 giugno 2020, dall'ex sindaco Furio Honsell in
qualità di presidente dell'Uti. Adesso toccherà a Fontanini scegliere tra coloro i quali supereranno il
vaglio della commissione. Quello del comandante è un incarico "di fiducia" secondo quanto previsto
dall'articolo 110 del decreto legislativo che consente l'affidamento di incarichi dirigenziali a tempo
determinato negli enti locali proprio per consentire al sindaco di scegliere il proprio "staff".Il termine per
la presentazione delle domande era fissato per il 6 dicembre, ma in caso di invio tramite
raccomandante fa fede il timbro postale e quindi gli uffici stanno ancora aspettando per "ufficializzare"
l'elenco dei candidati che, nel caso in cui ripettino tutte le richieste del concorso, saranno poi sottoposti
al vaglio della commissione con la prova orale fissata per il 28 dicembre, pochi giorni prima del ritorno
della polizia locale alle dipendenze del Comune di Udine.Dopo l'"era" di Giovanni Colloredo, che
assunse l'incarico il 3 ottobre del 2004 in occasione del 138° anno di fondazione del corpo e rimase al
comando della polizia locale fino al 2013 dopo esser stato confermato nel 2008 e nel 2011 attraverso
una selezione pubblica, via Girardini si appresta quindi a cambiare il terzo comandante in pochi anni. A
Colloredo subentrò, il 17 dicembre del 2013, Sergio Bedessi che fu ritenuto il migliore tra 41 aspiranti
comandanti, ma dopo tre anni l'allora sindaco Honsell non gli rinnovò il contratto affidando poi l'incarico
a Ercolanoni. L'esperienza della prima donna alla guida dei vigili però è durata soltanto un anno e sette
mesi: dal primo gennaio si volta pagina.E Fontanini ha già bene in mente quale sarà la prima richiesta:
«Voglio una maggiore presenza di agenti sul territorio, quello del vigili è un ruolo importante e auspico
che in futuro se ne vedano meno in ufficio e più sulle strade». Non a caso l'amministrazione ha istituito
le squadre per la sicurezza affidando l'incarico a una ditta privata che fino al 22 febbraio («ma il
progetto sarà prorogato») deve garantire la presenza di tre pattuglie composte da due agenti tutti i
giorni, dalle 17 alle 24. E dopo il comandante partirà il bando per assumere una ventina di nuovo agenti
e risolvere così il problema dell'organico ridotto basti pensare che soltanto nel 2014 i vigili erano 92, nel
2015 sono diventati 84, nel 2016 sono scesi a 77 e adesso ne sono rimasti 68. Da qui la necessità di
un nuovo bando.

9 DICEMBRE

Con Salvini amministratori, sindaci e militanti della regione
Bordin: vedere tanti giovani ci fa sperare per il futuro

Dal Fvg 300 in piazza
«Il nostro capitano ci ha dato la carica»
Viviana Zamarian Udine. Anche le bandiere del Friuli hanno sventolato ieri in piazza del Popolo. «Sì,
c'era anche la nostra aquila nel cuore di Roma ed è stato bellissimo». I militanti e gli amministratori
della Lega lo dicono orgogliosi. Quattro corriere sono partite dalla nostra regione alle due di notte
direzione capitale. A bordo, amministratori regionali come i consiglieri Diego Bernardis e Alfonso Singh,
sindaci, consiglieri e assessori comunali, sostenitori e, soprattutto, moltissimi giovani. Tanti altri sono
arrivati in treno o in aereo. In tutto oltre 300. Il Carroccio friulano ha detto "presente" alla
manifestazione del vicepremier Matteo Salvini. In piazza ecco il capogruppo in Consiglio regionale della
Lega Mauro Bordin assieme agli assessori Barbara Zilli, Pierpaolo Roberti, Stefano Zannier,
Sebastiano Callari. Con loro i consiglieri Leonardo Barberio, Antonio Calligaris, Luca Boschetti, Elia
Miani, Giuseppe Ghersinich e Simone Polesello e il senatore Mario Pittoni. Sul palco, vicino a Salvini,
c'è il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint mentre il presidente del Fvg Massimiliano Fedriga sale,
assieme ai colleghi del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana, con il ministro Erika
Stefani. «È stata una giornata importante - riferisce Bordin - che ha raccolto a Roma una folla immensa
di persone che credono in Salvini e nel progetto della Lega. Questo rinforza l'impegno quotidiano di tutti
quelli chiamati a rappresentare la Lega a vari livelli perché c'è la volontà di dare riscontro e
soddisfazione alle persone che ci hanno sostenuto. Vedere tanti giovani del Fvg in piazza, così
appassionati, fa molto piacere perché rappresentano davvero una speranza per il futuro». Sono rientrati
in regione «carichi» dalla manifestazione. Loro «gli amici del Friuli» salutati dal palco da Salvini. «Al
giorno d'oggi - aggiunge Bordin - non so se ci sono movimenti che riescono a portare così tanta gente
in piazza. È stato un bel segnale vedere sventolare tante bandiere del Friuli tra tutte quelle delle altre
regioni». La giornata, insomma, anche per il Carroccio del Fvg è di quelle da ricordare. «È andato tutto
benissimo, - racconta il consigliere Boschetti arrivato in treno a Roma venerdì mattina -, c'era
tantissima gente. Salvini ha invitato tutti i presenti a supportarlo nelle sue battaglie, ad avere fiducia in
lui e nel Governo, a portare avanti la linea intrapreso del cambiamento, senza tornare indietro, e a
guardare avanti. Solo così il futuro per i nostri figli potrà essere migliore. C'erano molte bandiere del
Friuli, vuol dire che la gente crede in noi».Una piazza, un popolo entusiasta che sogna, come ha
affermato l'assessore Zilli «un Paese dove il rispetto e la responsabilità sono valori di una comunità che
guarda davvero al futuro». Al rientro in corriere la stanchezza c'è ma più forte è la soddisfazione. Parola
del consigliere Bernardis. «Stanchi ma soddisfatti - dice - perché il riscontro da parte di tutti i militanti,
dei sostenitori e dei tanti cittadini che hanno partecipato è stato grandioso. Il nostro segretario Salvini
ha fatto un discorso ampio che ha toccato vari temi, ha scaldato i cuori e ha dato una carica in più alle
persone soffermandosi sui temi politici del nostro programma. Il momento più toccante è stato il ricordo
delle vittime della tragedia della discoteca in provincia di Ancona. Anche questo non era scontato ma è
stato apprezzato da tutti». In tarda serata le corriere sono rientrate in Fvg. «È stato un onore - conclude
Bernardis - condividere questa giornata con i militanti, con gli amministratori e con tanti cittadini. Così si
rafforza il legame con la gente».

8 DICEMBRE

Tagli a infrastrutture e attività produttive di 18 e 24 milioni
I dem: «Manca una strategia». Ecco la contromanovra

Bilancio, Pd all'attacco
«Per aziende e opere sarà solo un
massacro»
Viviana Zamarian Udine. «Una Finanziaria che massacra settori strategici come le attività produttive e
le infrastrutture». Fatta «senza migliorare gli accordi con Roma» e senza «momenti di condivisione con
le parti sociali». A mancare, sopratutto, per il Pd è una vera strategia per il futuro. Perché, nonostante il
debito, ci sono meno investimenti su economia, infrastrutture ed edilizia. E i dem, riuniti in conferenza,
partono dai numeri per poi illustrare le loro proposte sulla manovra. Numeri che parlano di 18 milioni in
meno stanziati alle infrastrutture (da 381 milioni nel 2018 - con un assestato di 434 - agli attuali 363) e
di 24 milioni in meno per attività produttive (da 111 milioni nel 2018 - con un assestato di 132 milioni - a
87 nella stabilità 2019. «Se è possibile fare una Finanziaria di questo tipo - riferisce il capogruppo in
Consiglio Sergio Bolzonello - è grazie ai 120 milioni in più che derivano dalla ricontrattazione del patto
con Roma fatta lo scorso anno. Oltre alle maggiori entrate di natura fiscale, dovute al rilancio
dell'economia della regione da noi avviato, e alla nuova normativa che rende fattibile un'operazione di
indebitamento per investimenti. Oggi questa finanziaria ha una forza che deriva da cinque anni di
nostro governo». Una giunta «arrogante in regione» ha riferito il segretario del Pd Cristiano Shaurli e
«tremendamente inesistente nel rapporto con Roma. Abbiamo fatto un indebitamento di 319 milioni
prima di avere notizia delle risorse che spettano alla regione. È un salto nel buio». Per il consigliere
regionale Roberto Cosolini «nel settore casa e infrastrutture mancano all'appello oltre 30 milioni rispetto
al 2018. Sulle politiche abitative per garantire la casa il taglio è di oltre 25 milioni. La nostra proposta è
di ripristinare i fondi per la casa e l'edilizia al pari di quanto investito nel 2018». «È assurda la situazione
delle attività produttive e del turismo - spiega Bolzonello - che ha ereditato 35 milioni per investimenti e
ammodernamenti degli impianti sciistici e si ritrova con soli 22 milioni per il totale delle attività produttive
e del turismo. I finanziamenti sono stati suddivisi in mille rivoli per dare risposte elettorali. Non hanno
messo un euro sui Cluster, sui consorzi industriali, sui Confidi. Per il servizio di accesso al credito delle
imprese si passa da 38 a 5 milioni, è inaccettabile». E così il Pd presenta la controriforma. Saranno
presentati emendamenti «per restituire ai Comuni i soldi stanziati per le fantomatiche Province (23
milioni), dare ossigeno alle attività produttive con 25 milioni, finanziare anche i consorzi e il sistema dei
Confidi, 10 milioni sul fondo emergenze e intervenire in maniera importante sul welfare, altro settore
dimenticato dal centrodestra». Al tavolo con le parti sociali e le categorie economiche che ancora non si
è svolto con la giunta, ieri, intanto, si è seduto il Pd.

istruzione

La giunta: agli Atenei
non mancheranno fondi
UDINE. «La Regione è pronta a garantire non solo gli attuali stanziamenti, ma anche le risorse
necessarie a coprire eventuali minori finanziamenti statali per il diritto allo studio e l'edilizia
universitaria». Sono le parole dell'assessore regionale all'Istruzione, Alessia Rosolen, pronunciate
all'inaugurazione del 95º anno accademico 2018/2019 dell'Ateneo di Trieste.L'assessore ha ricordato
come la Regione sia fortemente presente a supporto del sistema universitario del Friuli Venezia Giulia
e come dal 2011 la stessa amministrazione abbia saputo costruire un efficace schema di cooperazione
che vede uniti gli Atenei regionali e dell'alta formazione. Una scelta che, seguendo la stessa
architettura di rapporti tra le università, è stata recentemente adottata anche dal Veneto.

mozione in aula

Fdi chiede di stoppare
la fattura elettronica
UDINE. «Il Governo faccia un passo indietro sulla fatturazione elettronica». È la richiesta di Fratelli
d'Italia esplicitata ieri dal capogruppo in Senato, Luca Ciriani; dal capogruppo in Regione, Claudio
Giacomelli, e dal componente del direttivo provinciale, e portavoce provinciale degli ambulanti di
Gorizia, Marialuisa Tommasini.In Regione Giacomelli ha presentato la mozione con la quale si impegna
la giunta a intervenire nei confronti del Governo per posticipare l'entrata in vigore dell'obbligatorietà per
l'emissione della fattura elettronica, prevista per il 1º gennaio 2019, e al fine di valutare eventuali
migliorie alla norma. In Parlamento invece l'iniziativa è di Ciriani. «La fatturazione elettronica è solo le
punta dell'iceberg della politica economica improvvista e pericolosa portata avanti da parte del
Governo», ha detto Ciriani.
Il presidente: «Nel mio staff scelgo le persone che conosco e di cui mi fido»
Serracchiani: professionalità assenti. Shaurli: torsione preoccupante delle
regole

Dallo scontro sulle nomine
alle stilettate sui matrimoni
Viviana Zamarian Udine. «Dicono che ho nominato i miei amici negli incarichi del mio staff, il capo di
gabinetto e il direttore Arc, ma vi rendete conto?». Da Roma, poco prima delle 9, parte la diretta
Facebook del presidente Fvg Massimiliano Fedriga (nella foto l'annuncio fatto ieri del governatore).
Vuole parlare con i cittadini, dice, senza filtri. Ed è con loro che condivide la sua indignazione per gli
attacchi ricevuti dal centrosinistra.

POLEMICA SULLE NOMINE «Ho nominato persone senza tessere di partito e di altissimo profilo. È
ovvio che prendo nel mio staff persone che conosco e che ho conosciuto negli anni e di cui mi fido»
spiega Fedriga. Si tratta, in questione, di Demetrio Filippo Damiani, spin doctor della sua campagna
elettorale alla guida dell'Agenzia regione cronache, e di Isabella Toppazzini, moglie del suo testimone
di nozze Roberto Fattori, scelta come capo di Gabinetto. È proprio contro i dem che il governatore si
scaglia tra un saluto a chi segue la diretta e l'invito a condividere il video. «Loro avevano nominato chi
era vicesindaco del Pd, che era stato segretario di sezione e capogruppo del partito e accusano me,
che ho preso persone neanche iscritte alla Lega, di lottizzare». Il riferimento è ad Agostino Maio, ex
vicesindaco di Udine, che l'allora governatrice Debora Serracchiani aveva nominato capo di Gabinetto
nel 2013. Un anno prima, da capogruppo del Pd in Consiglio, lo stesso Maio aveva officiato il
matrimonio di Serracchiani nel municipio udinese. Fedriga non ci sta. «Attaccare delle persone giovani
e di alto profilo - prosegue - dimostra lo squallore che alcuni hanno perché cercano di mischiare nel
torbido quando torbido non c'è, purtroppo per loro».

BOTTA E RISPOSTA E la risposta non si fa attendere da Serracchiani: «Eh no, caro Fedriga, non
girare le carte in tavola: è proprio del merito che parliamo. L'aspetto "torbido" di tutta questa vicenda è
che le "altissime professionalità" non ci sono. E quindi avete dovuto adeguare i posti alle persone».
All'attacco anche il segretario del Pd Cristiano Shaurli: «Fedriga fa modificare le norme che regolano le
nomine dei dirigenti regionali, le adatta alle sue necessità e poi si lamenta se arrivano le critiche: una
torsione preoccupante delle regole che non è certo fake news. Ritiene che il consenso derivi non da
buone scelte amministrative ma da attacchi a chi non la pensa come lui, e mette in un mazzo giornali,
diritti, finanziaria regionale, Pd e Europa in sproloqui via Facebook». Ma la diretta è un'occasione per
invitare tutti a partecipare alla manifestazione indetta dalla Lega oggi a Roma e per parlare di sanità e
bilancio.

RIFORMA SANITARIA «Abbiamo approvato la prima parte della riforma sanitaria in tempi record -
dichiara -. Siamo partiti ristrutturando la parte della governance perché avevamo trovato in eredità una
situazione della sanità fuori controllo. Da quando è entrata in vigore la riforma drammatica di
Serracchiani, spendiamo 200 milioni di euro in più all'anno e per questo abbiamo dovuto rimettere dei
controlli. L'abbiamo fatto in sei mesi. Il Pd ci aveva messo più di due anni».
MANOVRA DI BILANCIO Fedriga spiega le novità in tema di Irap con l'azzeramento per i nuovi
insediamenti produttivi. «Questo vuol dire fare politica fiscale seria - dice presentando la manovra -
senza continuare ad aumentare le tasse come ha fatto il Pd ma abbassandole per dare ai cittadini la
possibilità di lavorare. Abbiamo fatto un piano straordinario di investimenti di 319 milioni di euro per
strade, scuole, investimenti in sanità e in sicurezza. E poi pensiamo alle misure di carattere sociale,
come la nuova rete famiglia dopo essere usciti da quella precedente che portava nelle scuole strani
concetti gender».

IL CASO CODROIPO E sul caso della modifica al regolamento dell'asilo nido di Codroipo da cui
l'amministrazione ha tolto ogni riferimento alla "culture di provenienza" dei giocattoli - e che la Rete ha
sintetizzato con molti errori fino a farla diventare una notizia diversa da quella data dal Messaggero
Veneto - il presidente ha affermato che «per integrare i bambini che vengono da paesi lontani non
bisogna dar loro materiale ludico-didattico dei paesi di origine. Questi bambini devono conoscere
tradizione e cultura del territorio in cui si sono trasferiti a vivere. Questo è e fare integrazione».

IL PICCOLO
10 DICEMBRE

Ludopatie
Gianluca Modolo TRIESTE. «Che dici? Ci giochiamo il pareggio del Lilla? Oh, stasera c'è anche il
"superclasico" tra Boca e River, puntiamo qualcosa anche su quella?». I due ragazzi se ne stanno
davanti al computer dell'Eurobet di piazza Goldoni già da una mezzoretta buona a studiare le quote di
quasi tutti i campionati di calcio. Alle loro spalle è un viavai di giovani e meno giovani che tentano la
fortuna con qualche giocata sulla serie A, sull'ippica o mettendo qualche banconota dentro una slot.
«Sì, abbiamo 18 anni», raccontano Marco e Giovanni. Anche se dall'aspetto non si direbbe. «Altrimenti
non ci farebbero nemmeno entrare». E infatti il cartello alla porta lo dice chiaramente: vietato l'ingresso
ai minorenni, anche se accompagnati, i trasgressori saranno segnalati e denunciati. «Ma noi veniamo
solo nel weekend a giocarci qualche partita. Puntiamo poco, al massimo 2-3 euro. Se c'è la Champions
veniamo anche durante la settimana però. Certo, c'è qualcuno che punta anche più "grosso" ma di
solito sono quelli più grandi». E quelli più piccoli, invece? «Magari preferiscono giocare online dove ci
sono meno controlli». E dove nessuno li vede. Basta uno smartphone in tasca e il gioco è fatto. In
effetti, a passeggiare per la città tra sale slot, ricevitorie, centri scommesse e tabaccherie di
giovanissimi pronti a spendere la paghetta per tentare la fortuna non se ne vedono. «Sì, ogni tanto
capita che qualche minorenne voglia entrare a giocare, ma non possiamo altrimenti andiamo nei
casini», racconta il barista della sala slot di piazza Sansovino. «Chiediamo sempre il documento». Un
mantra che ripetono tutti i titolari. oggi mi gioco la paghettaMa se di ragazzini in giro non se ne vedono,
sono i dati a parlare chiaro. Nel 2017 in Italia un milione di studenti tra i 15 e 19 anni ha giocato almeno
una volta. Praticamente un ragazzo su cinque. L'Osservatorio nazionale sulla salute dell'infanzia e
dell'adolescenza stima poi che ben il 25% dei ragazzi tra i 10 e i 17 anni frequenta le agenzie di
scommesse e il 25% dei più piccoli (tra i 7 e i 9 anni) usa la propria paghetta per lotterie e gratta e vinci,
quest'ultimo popolarissimo tra i giovani. E anche in Friuli Venezia Giulia i dati tra i ragazzi sono
preoccupanti (anche se in lievissimo calo). La fotografia dell'ultimo rapporto Espad racconta di un
28,9% di ragazzi tra i 15 e i 19 anni che hanno giocato d'azzardo almeno una volta nell'ultimo anno; un
5,4% di adolescenti con un profilo di gioco "problematico" e un 11,5% "a rischio". A scorrere le tabelle ci
si fa un'idea anche delle cifre spese dai più giovani: la maggior parte (il 75%) dichiara di spendere
meno di 10 euro al mese, il 18% arriva a 50 e solo il 6% supera la soglia della banconota arancione.
«Questo è un campione selezionato di ragazzi che frequentano le scuole superiori. Ma tutti i ragazzi
che non sono in ambito scolastico non appaiono però nelle statistiche», racconta la dottoressa Roberta
Balestra, direttrice del dipartimento delle dipendenze dell'AsuiTs. «E poi c'è il gioco online, una forma
che è molto più difficile controllare». Circa 140 le persone che si rivolgono al dipartimento. «Sono pochi.
C'è molto sommerso perché le persone faticano a riconoscere il gioco d'azzardo come un problema.
Prevalentemente da noi vengono persone in età matura, pensionati, qualche donna».tra bingo e slot in
centroAl bingo di piazza Goldoni il pranzo domenicale si passa segnando con un pennarello i numeri
sulle schedine bianche. «Settantasette, sette-sette», scandisce bene al microfono la signorina. In sala,
una quarantina di persone. C'è anche una coppia di fidanzati, avranno una trentina d'anni. Tra chi ci
lavora c'è però poca voglia di parlare, figurarsi tra i giocatori. «Per dare informazioni devo parlare con
l'azienda, ma oggi è domenica e non c'è nessuno. Ci lasci un numero, la ricontatteremo». Sette i milioni
spesi (quindi persi) dagli amanti del bingo in Fvg lo scorso anno. Meno affollate le sale slot del centro.
Alle due del pomeriggio in via Giulia sono in tre, due uomini e una donna. Capelli biondi ingrigiti dal
fumo, la signora supera i 60 anni. Con la sinistra fuma l'ennesima sigaretta che poi spegne su un
posacenere mezzo pieno. Con la destra il gesto quasi automatico a schiacciare il pulsante della
macchinetta. Alla cassa non c'è nessuno. Solo un barista, cinese, che non parla molto bene e volentieri
l'italiano. Chiunque, anche un ragazzino, potrebbe entrare e comodamente sedersi davanti a una di
queste gigantesche e coloratissime slot mangiasoldi. Qualche ora dopo, la signora è ancora seduta lì,
ha cambiato solo macchinetta: magari porta più fortuna. Chissà. Il posacenere, intanto, straripa. Anche
la sala di via Battisti, poco più in là, è gestita dai cinesi. Aperti dalle 9 alle 2 di notte, recita il cartello
all'entrata. Dentro, penombra e aria viziata. «Qui c'è sempre gente. Però sei sfortunato, oggi è
domenica e al momento ho solo tre clienti. Quanto spendono? Eh, dipende da quanto ti piace giocare»,
scoppia a ridere. «Qualcuno spende anche solo 2-3 euro, qualcuno molto, molto di più. C'è gente che
passa qui anche mezza giornata, quattro o cinque ore davanti alle slot. Giovani e anziani, vengono
tutti». Anche la sala slot di piazza Dalmazia ha lo stesso orario. Anche qui titolari cinesi. Anche qui
vetrine oscurate (nonostante la legge regionale sul contrasto al gioco d'azzardo lo vieti). Ma di avventori
quasi nessuno. In ogni caso, siamo a 270 metri (controllare Google Maps per credere) dal Liceo
Dante.un miliardo di euroUn miliardo e 376 milioni di euro. Questa la cifra raccolta (cioè l'ammontare
complessivo delle puntate effettuate dalla collettività dei giocatori) nel 2017 in Friuli Venezia Giulia.
Trecentotrentaquattro milioni, invece, la spesa: cioè l'effettiva perdita. Sono i dati presentati qualche
giorno fa dall'Agenzia delle dogane e dei monopoli nel suo report annuale. Quasi novemila (8.894) le
macchinette tra Vlt e Newslot in regione. "las vegas" goriziaE anche a Gorizia, così come visto a
Trieste, il gioco d'azzardo è radicato. Nonostante la presenza di una piccola Las Vegas (i casinò di
Nova Gorica) alle porte di casa, nel capoluogo isontino c'è una forte concentrazione di slot machine e di
giocatori. Basta dare una scorsa ai numeri, emersi in occasione del recente annuncio da parte del
Comune di Gorizia della prossima introduzione di "paletti" alla diffusione delle macchinette mangiasoldi
nei bar e nei locali: il capoluogo isontino conta 263 slot attive nei locali della città, senza contare le
centinaia a disposizione degli utenti appena al di là dell'ex confine. E, sempre considerando le sole
macchinette attive a Gorizia, la quota annuale giocata pro capite dai goriziani ammonta a 744 euro:
meno della media regionale (843,60 euro), più di quella nazionale (444 euro) ma comunque una cifra
considerevole e che preoccupa. Tant'è che nel 2016 sono stati bruciati nelle macchinette qualcosa
come 25,86 milioni di euro, senza contare ciò che finisce nei casinò sloveni.«legge inapplicata»«La
legge regionale di contrasto al gioco d'azzardo resta ancora inapplicata nella maggior parte dei comuni
del Fvg», denuncia il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle Andrea Ussai. «Con la legge
regionale 26/2017 si sono introdotte importanti novità migliorative rispetto alla normativa del 2014. Tra
le più rilevanti, sono stati aggiunti luoghi sensibili quali ad esempio scuole, banche e stazioni ferroviarie
e il divieto di oscurare le vetrine dei locali. Nonostante la lotta alla dipendenza sia improba - continua il
consigliere - anche a causa dell'aumento del gioco online, l'applicazione di queste norme potrebbe
davvero essere di vitale importanza per aiutare i cittadini entrati nella spirale dell'azzardo. La
dipendenza dal gioco d'azzardo è in costante aumento, anche in Friuli Venezia Giulia - conclude Ussai
-. Le stime parlano di circa il 3% di giocatori problematici e di circa l'1,5% di giocatori patologici, con
una forbice tra i 6 mila e i 27 mila cittadini di questa regione. Nel 2017 le persone in carico ai servizi
sanitari per problemi legati all'azzardo patologico sono state 502, 100 in più rispetto al 2015». spese e
vinciteTra slot machine, gratta e vinci, superenalotto e scommesse sportive, con 278 milioni Udine è la
provincia in Fvg che ha raccolto più giocate. Almeno nei primi sei mesi dello scorso anno. A divertirsi a
giocare con i numeri ci ha pensato quest'estate Il Sole 24 Ore incrociando i dati del primo semestre del
2017 dell'Agenzia dei monopoli. Una cifra che si riferisce a tutti gli euro che vengono puntati, composta
dalla spesa - i soldi che effettivamente si sborsano - e dalle vincite ripuntate. Se quindi, ad esempio,
acquistiamo un gratta e vinci da un euro, grattiamo e vinciamo un euro e decidiamo di reinvestire
quell'euro in un altro tagliando che però non è vincente, l'Agenzia segnerà due euro come raccolta (il
costo dei due biglietti), un euro come spesa e un euro di vincita reinvestita. A seguire, in questa
classifica delle province, troviamo Pordenone (185 milioni), Trieste (125) e infine Gorizia (93). Andando
a vedere le singole città è Trieste, invece, a vincere a mani basse: 111.727.901,07 euro, centesimo più,
centesimo meno. Il capoluogo giuliano stacca di quasi 28 milioni Udine (83); Pordenone arriva a 29
mentre Gorizia si ferma "solo" a 19. Altri puntini rossi nella mappa - cioè dove si è speso di più - sono
Monfalcone (39), Zoppola (28), Fiume Veneto (23), Tolmezzo (15) e Lignano Sabbiadoro (10). Tutti
esempi, questi, dove la spesa pro capite ha superato ampiamente i 610 euro della media nazionale.
Questo significa che ogni monfalconese ha puntato, in media, 1.426,17 euro; gli abitanti di Zoppola
3.307,57, quelli di Fiume Veneto 2.013,16, a Tolmezzo 1.492,30 e a Lignano 1.490,43. Fin qui la
spesa, ma le vincite? A guardare i dati non ci si discosta molto dalla correlazione cifra raccolta/spesa
sostenuta dai cittadini. E la classifica delle città rispecchia quella accennata sopra. Nei primi sei mesi
del 2017 a Trieste si sono vinti 83 milioni (406 euro a testa, in media, vinti e 547 spesi), 64 a Udine
(652 vinti e 835 spesi), 21 a Pordenone (428 vinti e 579 spesi) e 14 a Gorizia (414 vinti e 555 spesi). --
(ha collaborato Francesco Fain) .

9 DICEMBRE

I partiti iniziano a muoversi verso le elezioni del 2019. Assessori e sindaci fra le
ipotesi. E i due uscenti tenteranno il bis

Le grandi manovre Fvg per le europee
Spuntano i nomi di Zilli, Bini e Cisint
Marco Ballico TRIESTE. Roberto Dipiazza, il più chiacchierato, si tira fuori. «No, non corro per
Bruxelles», ripete alla politica che gli chiede informazioni sul gossip. Ma la stessa risposta arriva da
Anna Cisint, su cui circola pure un sondaggio favorevole: «Le europee sono molto importanti e
ovviamente sono a disposizione del partito. Ma credo sia giusto continuare a lavorare per il rilancio del
Comune». I sindaci di Trieste e Monfalcone, che a quanto dicono non saranno della partita alle elezioni
del 26 maggio, sarebbero due nomi forti da opporre ai colossi del Veneto e dell'Emilia Romagna.
Dipiazza, da indipendente, e Cisint, in modo più ortodosso, sono (sarebbero) in quota Lega. Ma se non
ci staranno, scatterà la ricerca a un'alternativa che possa avere serie possibilità di farcela. Alle elezioni
per l'europarlamento il Friuli Venezia Giulia parte infatti sempre in svantaggio perché più piccolo
rispetto alle regioni che compongono la circoscrizione nord-orientale. A guardare le consultazioni degli
anni 2000 ce l'hanno fatta in pochi. Nel 2004 nessuno; nel 2009 Debora Serracchiani, nel memorabile
exploit che vide l'enfant prodige del centrosinistra superare alle urne Fvg Silvio Berlusconi, e Giovanni
Collino, che finì però per perdere il posto nel 2011 causa riconteggio dei voti; nel 2014 Isabella De
Monte per il Pd e Marco Zullo per il Movimento 5 Stelle. Chi ci proverà stavolta? In casa Lega, mentre
in Veneto c'è più di un sussurro che parla di Luca Zaia direzione Ue, in un ruolo suggerito di recente da
Matteo Salvini, quello di commissario europeo all'Agricoltura, in Fvg l'ipotesi che circola è quella di
Barbara Zilli, l'assessore regionale alle Finanze. Zilli ha sommato alle regionali di fine aprile 4.495 voti
nei collegi dell'Alto Friuli e di Udine, è alla seconda elezione di fila in Regione, sta facendo esperienza
in un assessorato chiave, potrebbe avere l'ambizione per tentare una nuova scalata. Con possibilità di
farcela, ma anche con la prudenza, prima di accettare, dovuta all'assenza di paracadute. Come da
diktat pre-elettorale di Massimiliano Fedriga, infatti, i consiglieri nominati assessori hanno dovuto
dimettersi. Lo stesso discorso riguarderebbe Sergio Bini. Perché sì, tra i rumors a poco meno di sei
mesi dalle europee 2019, ce n'è pure uno che riguarda l'assessore alle Attività produttive. Bini è il
leader di Progetto Fvg, una civica che da sola non avrebbe la forza per presentarsi all'appuntamento
elettorale. Ma i prossimi mesi vivranno una ricomposizione del quadro politico. Soprattutto al centro,
dove Silvio Berlusconi si sta muovendo per costruire una nuova fase con il progetto L'Altra Italia, con
possibile riedizione fuori dal Pd del patto del Nazareno con Matteo Renzi. In quel disegno potrebbero
rientrare anche le civiche. Quante e quali non si sa. Ma Progetto Fvg è stata la terza forza alle regionali
e con Ferruccio Saro a fare da collegamento con Roma, ecco che Bini risulterebbe uno dei maggiori
indiziati per una corsa europea. Con la conseguenza di mettere fuori gioco gli aspiranti forzisti, mentre
su quel fronte qualcuno ha pensato a un altro imprenditore (che pare avere però declinato), Massimo
Blasoni, autoescluso dalla politica nazionale e regionale, ma con risorse economiche personali, fattore
determinante per le europee. Tra le poche certezze, la ricandidatura degli uscenti. «Mi metto a
disposizione», dice Zullo per i grillini nella convinzione di poter centrare un mandato bis. Pure De Monte
è in pista. «Ho difeso i lavoratori e le imprese dei trasporti in Europa e ho aiutato enti e aziende a
sfruttare i fondi europei - le sue parole -. Continuerò a farlo, ascoltando tutti, in particolare i giovani, che
anche in un nostro recente incontro a Padova hanno messo sul tavolo richieste precise: una politica di
sostegno agli affitti che permetta maggiore autonomia, più opportunità di crescita professionali e
stabilità per fare impresa e nel lavoro».

la situazione

Alla ricerca di "specialisti" del consenso
A sinistra, Anna Cisint, sindaco di Monfalcone, e Barbara Zilli, assessore regionale alle Finanze. In alto,
Sergio Bini, delegato alle Attività produttive della giunta Fvg guidata da Massimiliano Fedriga. A destra,
l'europarlamentare in carica Marco Zullo del Movimento 5 Stelle e a fianco la sede dell'europarlamento
a Bruxelles.

IL VOTO FRA IL 23 E IL 26 MAGGIO

All'Italia 76 seggi totali
Stipendio di 8 mila euro più indennità agli
eletti
TRIESTE. Sarà la prima volta delle elezioni europee senza il Regno Unito. Ma l'uscita dall'Unione a
seguito della Brexit comporta anche un'altra conseguenza: l'aggiornamento del numero dei seggi. Il
Parlamento europeo ne conta oggi 751, il numero massimo consentito dai trattati Ue. Di questi, 73
seggi sono assegnati al Regno Unito, lo stesso numero dell'Italia. La scelta sarà di redistribuirne 27 ad
altri Paesi e tenerne da parte 46 per le future adesioni. Dei 705 rimanenti, l'Italia se ne dovrebbe vedere
assegnati 76, 3 in più di oggi. Con aumento di una unità per la circoscrizione nord-orientale: da 14 a 15.
Le certezze riguardano i tempi. Come deliberato dal Consiglio Ue le urne si apriranno tra il 23 e il 26
maggio 2019, ma ogni Stato membro potrà decidere in maniera autonoma la data. Posto ambito, quello
di europarlamentare, anche per l'indennità, non di poco conto. Mensilmente si viaggia tra i 16 e i 19
mila euro lordi, sommando lo stipendio di quasi 8 mila euro al mese (6. 200 netti) al gettone di presenza
di 304 euro al giorno, all'indennità per le spese generali pari a 4.300 euro mensili, a copertura dei costi
di un ufficio e delle attività di rappresentanza nel territorio di elezione, e infine ai rimborsi per le spese di
viaggio e all'indennità di viaggio annuale, stimata in 4.200 euro. Ai 73 eletti italiani della legislatura sono
stati riconosciuti 3,8 milioni l'anno.

Il primo cittadino di Trieste e le voci sulla candidatura: «Invenzioni»
Però l'ipotesi è circolata. Il vice Polidori: «Roberto sta bene dov'è»

Quel pressing "sussurrato" fra le ambizioni
della Lega
Ma Dipiazza chiude la porta
il retroscena «Invenzioni, non c'è nulla da commentare», si limita a dire Roberto Dipiazza. «Il sindaco
sta bene dove sta», aggiunge Paolo Polidori, il vice della Lega. Tra le voci che hanno avviato la corsa
verso le europee - distanti, ma nemmeno troppo - c'è quella di un Dipiazza pronto a candidarsi per
l'europarlamento nel contesto di una Lega cui piacerebbe mettere il timbro su eventuali elezioni
anticipate in città a Trieste. I diretti interessati smentiscono, ma qualcosa, a sentire la politica locale,
pare esserci stato. Almeno nelle scorse settimane. Di certo, e Dipiazza lo sta ripetendo a chi glielo
chiede, il sindaco non è attratto da un nuovo capitolo della sua carriera politica a Bruxelles. Luogo dove
non si incide come vuole lui. Dipiazza ha già avuto un'esperienza simile in Regione. In piazza Oberdan
non si è mai divertito, era uno dei tanti, non il protagonista di vicende quotidiane: il suo pane. Di qui
l'entusiasmo con cui, a metà mandato, ha colto l'opportunità di lasciare l'aula regionale per rituffarsi
prima nella campagna elettorale e poi nel lavoro in municipio. Difficile dunque, se non impossibile,
convincerlo a lasciare il Comune prima di fine mandato: anzi, si dichiara già pronto ad un quarto.
L'addio, dunque, non ci sarà. E lui lo dice a tutti i curiosi. Altra cosa sono le ambizioni di chi vorrebbe a
sua volta fare il sindaco. Polidori, si dice, sarebbe uno di questi. Ma le sue parole sono chiare: «Il posto
è di Roberto, che sta facendo tutto al meglio. Non lo vedo come uno dei tanti in Europa, non in pre-
pensionamento politico, merita di fare quello che gli piace. Lavoriamo bene, io sto bene con lui e spero
che lo stesso lui pensi della collaborazione con me». Eppure, si sussurra, ci sarebbero altri aspiranti. A
Pierpaolo Roberti, che il vicesindaco l'ha già fatto, non dispiacerebbe prima o poi diventare il numero
uno di Trieste. Per adesso dovrà "accontentarsi" di essere il punto di riferimento in giunta di
Massimiliano Fedriga e di gestire una partita assai rilevante come quella di scrivere la riforma degli enti
locali dopo le martellate date dal centrodestra alle Uti. E poi c'è Luisa Polli, funzionaria regionale in
pensione, ora assessore all'Urbanistica a Trieste, che già aveva accarezzato l'idea di fare la vice.
Mettendo pure in mezzo la Curia subito dopo le elezioni regionali. Tutto da rimandare, a quanto pare.
Proprio per la resistenza di Dipiazza. Mandarlo in Europea sarebbe un modo elegante per liberarsene,
ma il diretto interessato non ha alcuna intenzione di assecondare l'operazione.
LA TORNATA PRECEDENTE

Nel 2014 trionfo del Pd
De Monte a Bruxelles con il Cinquestelle
Zullo
TRIESTE. L'ultima volta fu un trionfo Pd. Il partito di Matteo Renzi dominò il voto europeo in regione nel
2014 (57,6% di affluenza) superando il 42%. Al secondo posto, staccatissimo, il Movimento 5 Stelle con
il 18,9%. All'ultimo gradino del podio Forza Italia con il 14,3%. Quindi la Lega Nord con il 9,3%. Il
risultato dem trascinò Isabella De Monte all'elezione con 52.539 preferenze (73.964 complessive in
tutta la circoscrizione). Al secondo posto tra i regionali la coordinatrice forzista Sandra Savino, con
17.036 voti, seguita da un altro candidato triestino, Roberto Dipiazza (all'epoca in lista con il Nuovo
Centrodestra), con 11.872. Seconda in assoluto invece Alessandra Moretti, sempre del Pd, forte di
19.625 voti. Il primo dei grillini fu invece il veronese di origine Marco Zullo, eletto, che in Fvg mise in fila
7.452 preferenze. Quanto alla Lega Nord, Matteo Salvini fu il più votato con 12.984 voti, mentre tra i
leghisti di casa nostra spiccò Aurelia Bubisutti, a quota 3.507, la deputata subentrata nel luglio scorso a
Massimiliano Fedriga diventato presidente della Regione.

8 DICEMBRE

Polemica mai così dura tra i due. Il governatore: «Attacco squallido a
professionisti». L'ex presidente: «Non hanno titoli»

Nomine, è scontro Fedriga-Serracchiani
Diego D'Amelio trieste. L'ultimo giro di nomine del centrodestra provoca il primo duro scontro tra il
presidente Massimiliano Fedriga e l'ex governatrice Debora Serracchiani. Parti politiche diverse ma
anche rispetto reciproco: almeno fino a ieri, quando l'esponente leghista e la deputata dem hanno
incrociato le spade a suon di dirette Facebook e comunicati stampa. Tutto comincia di mattina presto.
Fedriga è già a Roma per l'incontro con il papa, ma trova il tempo per un lungo streaming, in cui difende
le scelte fatte per i ruoli di capo di gabinetto e direttore dell'agenzia stampa della Regione, andati
rispettivamente a Isabella Toppazzini e Demetrio Filippo Damiani. Il govenatore accusa la stampa di
aver diffuso fake news: «Ho nominato persone che non hanno tessere di partito - sottolinea - e nei loro
curriculum hanno laurea, dottorati, esperienza in studi notarili e di avvocato. Ma dicono che ho assunto
amici. Ovvio che nel mio staff prendo persone che ho conosciuto negli anni». Poi la stoccata a
Serracchiani, che per Fedriga «aveva nominato alla stessa carica di capo di gabinetto chi era
vicesindaco del Pd (Agostino Maio, ndr), segretario di sezione e capogruppo del Pd. Accusano me di
lottizzare, quando ho preso persone che non sono neanche iscritte alla Lega». La chiosa assesta
l'ultimo schiaffo: «Attaccare persone che hanno altissime professionalità dimostra lo squallore che
alcune persone hanno perché cercano di mischiare nel torbido quando il torbido non c'è. Ci stanno
misurando con il loro metro ma, cara Serracchiani, il mio metro è diverso dal tuo». La parlamentare
risponde con una nota qualche ora dopo. «Eh no, caro Fedriga, non girare le carte in tavola: è proprio
del merito che parliamo, dei titoli necessari per essere dirigente regionale e delle leggi che ti sei fatto
votare, ad esempio per permettere a chi riveste cariche di partito di essere direttore centrale in
Regione. Questo è il metro con cui ti misuriamo». Per Serracchiani, «l'aspetto "torbido" di tutta questa
vicenda è che le "altissime professionalità" non ci sono. Altrimenti, come sanno anche i muri del
Palazzo, già da tempo certe nomine sarebbero state fatte. E quindi avete dovuto adeguare i posti alle
persone. Spiace per la caduta di stile del presidente che di fronte a una critica politica ha bisogno di
ricorrere all'attacco personale: questo sì, è davvero squallido». Concetti rafforzati dal segretario del Pd
Fvg, Cristiano Shaurli: «Fedriga fa modificare le norme sulle nomine dei dirigenti regionali: una torsione
preoccupante delle regole che non è certo fake news. Speriamo che i debiti della campagna elettorale
siano finiti e possiamo cominciare a occuparci di cose più importanti».

Rapporti personali, relazioni professionali, militanza comune: per i dirigenti vale
il "così fan tutti"
Tondo puntò su Carbonara in nome della dama, la deputata Pd scelse Maio che
l'aveva sposata

La scelta dell'amico fidato vizio bipartisan
del "potere"
il focus Marco Ballico Si chiama nomina fiduciaria ed è scontato che chi ne ha la facoltà scelga persone
che conosce, di cui si fida, che sono pure amici. Massimiliano Fedriga non è il primo e non sarà l'ultimo.
Quando nel 2003 Riccardo Illy porta Angelo Baiguera a Palazzo come portavoce, non fa altro che
proseguire un rapporto di collaborazione avviato dalla prima campagna elettorale per il municipio, con
l'ex playmaker e cantante a curargli la comunicazione. Professionista amico, Baiguera, come del resto
Fabio de Visintini, l'eclettico manager cui il governatore triestino affida la comunicazione della Regione.
A completare la triade, cerchio magico ante litteram, Andrea Viero, il potentissimo direttore generale da
oltre 200 mila euro all'anno che era stato segretario comunale a fianco di Illy sindaco. Arriva il 2008, Illy
perde, Viero intraprende la carriera dirigenziale nelle multutility e in Regione torna Renzo Tondo, che a
inizio anni 2000 aveva indicato portavoce Alessandro Colautti, un comune passato socialista. A chi
tocca stavolta quel ruolo? Sorpresona che nessuno s'aspetta, il presidente chiama Giorgio Carbonara.
Curriculum inattaccabile, come sottolinea in queste ore anche la presidenza Fedriga snocciolando i titoli
di Isabella Toppazzini e Demetrio Filippo Damiani. Carbonara diventa il primo direttore esterno
dell'agenzia di stampa della Regione: vicentino classe 1971, vanta una laurea con 110 e lode in Lettere
e Filosofia alla Sapienza con tesi sulla congiura spagnola contro Venezia nel 1618, master in
comunicazione pubblica e un'esperienza all'Anci nazionale nel settore dell'e-government. «Funzionario
di alto livello», precisa la nota di presentazione con una fumosa aggiunta sulla conoscenza delle lingue
straniere: «All'attivo inglese, francese e tedesco». Per due anni Carbonara aveva fatto l'assistente
parlamentare di Tondo ma più di tutto, forse, aiuta la dama: il passatempo preferito del carnico. Nel
novembre 2006, nel suo blog, Tondo esalta il circolo damistico della capitale che si è appena
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