Geotermia a bassa entalpia nel Comune di Roma - Analisi documentali e potenziali di sviluppo al 2030 per la redazione del Piano di Azione Energia ...
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Geotermia a bassa entalpia nel Comune di Roma Analisi documentali e potenziali di sviluppo al 2030 per la redazione del Piano di Azione Energia Sostenibile di Roma Capitale Contributo GSE - RSE Febbraio 2021
Sommario 1. Contenuti del documento e definizioni principali 3 2. Quadro normativo 5 Normativa europea e nazionale 5 Normativa e policy della Regione Lazio 7 3. Metodi di analisi 17 Principali documenti di riferimento 17 Dati idrogeologici e termodinamici sui Municipi 19 Caratteristiche geologiche del territorio romano 20 4. Stato attuale – Progetti individuati 22 Classificazione del suolo romano - aree disponibili alla nuova geotermia 22 Aree verdi cittadine 23 Aree territoriali consumate 24 Risultati dell’analisi previsionale: superfici sfruttabili 24 5. Scenari di sviluppo al 2030 27 Individuazione dei potenziali di sviluppo 27 Criteri e vincoli per le valutazioni 27 Previsioni conservative di sviluppo 29 Potenziale di sviluppo al 2030: vincoli di suolo, demografia, reddito 29 Potenziale di sviluppo al 2030: massima penetrazione territoriale 32 Consumi regionali al 2030: confronti con il P.E.R. Lazio 33 6. Conclusioni 38 BIBLIOGRAFIA 38 2
1. Contenuti del documento e definizioni principali Il presente documento fornisce un contributo al Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) di Roma Capitale, presentando analisi e approfondimenti relativi allo sviluppo della geotermia a bassa entalpia nell’area comunale di Roma. In particolare, viene ricostruito il quadro degli impianti attualmente in esercizio e individuate le prospettive di sviluppo dei sistemi che sfruttano in forma diretta l’energia termica naturalmente presente nel sottosuolo, con orizzonte al 2030. Il riscaldamento invernale e il condizionamento estivo degli ambienti, specialmente nelle aree urbane, condizionano ormai significativamente, come è noto, i consumi di combustibili fossili e di elettricità; d’altra parte, l’energia geotermica è disponibile nella maggior parte dei territori, mentre le caratteristiche geologiche che ne ostacolano o sconsigliano l’impiego sono piuttosto limitate. Su tali premesse, la geotermia a bassa entalpia si caratterizza in genere per notevoli potenziali di sviluppo, in quanto consente di sfruttare con relativa facilità l’energia presente a basse profondità per utilizzarla come fonte o riserva di calore; in particolare, anche nel territorio romano edifici residenziali e industriali possono trarre un notevole vantaggio sostituendo con pompe di calore geotermiche, ad esempio, le caldaie a gas metano e il gruppo frigo per la climatizzazione e la produzione di acqua sanitaria, limitando significativamente l’emissione dei gas serra. Le attuali soluzioni tecnologiche sfruttano l’impiego diretto del calore terrestre presente negli strati più superficiali. Per queste forme di impiego a bassa entalpia, ben distinte dalle forme di sfruttamento della risorsa geotermica a media e ad alta entalpia (sfruttata laddove sono presenti fluidi sotterranei a temperature molto elevate), è sufficiente la temperatura naturale terrestre, prossima ai 20°C, disponibile nei primi 100-150 metri al di sotto della superficie. La figura successiva riporta alcuni esempi schematici di impianti con installazione delle sonde geotermiche a circuito chiuso: i) in sondaggi verticali (a sinistra), ii) in sbancamenti profondi circa un metro (al centro) e iii) utilizzando i predisposti pali energetici. Come si può osservare, le sonde geotermiche possono essere posizionate anche in orizzontale in appositi sbancamenti del terreno poco profondi (al centro) e, a scala più ampia (condominio, palazzi, uffici), si possono utilizzare le cosiddette palificazioni energetiche, opportunamente predisposte, nelle quali le sonde geotermiche vengono annegate all’interno della struttura portante dei pali di fondazione e dei pilastri. 3
Il mercato offre diverse opzioni impiantistiche realizzative; con riferimento al territorio di Roma, ad esempio, i sistemi geotermici a circuito chiuso sono soluzioni ampiamente sfruttate, da installare in appositi sondaggi di tipo geognostico con profondità contenuta. La figura seguente riporta schemi delle più comuni sonde geotermiche utilizzate. Esempi schematici dei più comuni scambiatori di calore con il terreno: in alto a singola -1U- (a), a doppia U-2U- (b) e coassiale (c); esempio matassa di fornitura. 4
2. Quadro normativo Il capitolo è dedicato all’analisi del contesto normativo di riferimento sui temi legati allo sfruttamento della risorsa geotermica per fini energetici, in ambito nazionale, regionale e locale; sono inoltre analizzati interventi regolatori per facilitare lo sviluppo realizzativo di nuovi impianti negli anni a venire. Nei singoli livelli territoriali, l’esposizione segue un ordine legislativo cronologico. Normativa europea e nazionale Legge 464/84 - “Norme per l’agevolazione dell’acquisizione di conoscenze da parte del servizio della Direzione Generale delle miniere del Ministero dell’Industria, del Commercio e dell’Artigianato di elementi di conoscenza relative alla struttura geologica e geofisica del sottosuolo nazionale”. La legge dispone che per ogni sondaggio meccanico, prova penetrometrica, log geofisico, pozzo per acqua per qualunque uso, pozzo geotermico, sonda geotermica, piezometrico o palificazione, spinti a profondità superiori a 30 metri è obbligatorio l’inoltro di informative all’ISPRA, tramite preventiva comunicazione di inizio attività e successive comunicazione di fine attività o sospensione, con relative risultanze. D.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 - Norme in materia ambientale - (G.U. n. 88 del 14 aprile 2006) - La norma, che attua la legge 15 dicembre 2004, n.308, è di particolare interesse ambientale. Si riportano brevemente gli ambiti di applicazione descritti nella Parte prima - Disposizioni comuni e principi generali: 1. Il presente decreto legislativo disciplina, in attuazione della legge 15 dicembre 2004, n. 308, le materie seguenti: a. nella parte seconda, le procedure per la valutazione ambientale strategica (VAS), per la valutazione d'impatto ambientale (VIA) e per l'autorizzazione ambientale integrata (IPPC); b. nella parte terza, la difesa del suolo e la lotta alla desertificazione, la tutela delle acque dall'inquinamento e la gestione delle risorse idriche; c. nella parte quarta, la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti contaminati; d. nella parte quinta, la tutela dell'aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera; e. nella parte sesta, la tutela risarcitoria contro i danni all'ambiente. Direttiva 2009/28/CE - La direttiva, intridotta dalla UE per promuovere lo sviluppo delle fonti rinnovabili di energia, nell’art.2 definisce l’energia geotermica come “l’energia immagazzinata sotto forma di calore sotto la crosta terrestre”. L’art. 5 della direttiva stabilisce che l’energia geotermica catturata da pompe di calore venga considerata come fonte energetica rinnovabile a condizione che il rendimento finale di energia ecceda in maniera significativa l’apporto energetico primario necessario per far funzionare le pompe di calore. A questo fine la quantità di calore da considerare quale energia da fonti rinnovabili deve essere calcolato secondo la formula prevista dall’allegato VII della direttiva. 5
All’art. 13 la direttiva indica che possono essere incentivate le pompe di calore che oltre a rispondere ai requisiti minimi sopra richiamati, rispondano anche a quelli previsti per il rilascio del marchio di qualità ecologica. L’art. 14, comma 3 e nell’allegato IV, la 2009/28/CE stabilisce un sistema di certificazione di qualità a cui dovranno rispondere gli installatori su piccola scala di sistemi geotermici poco profondi e di pompe di calore. D.lgs 11 febbraio 2010 n°22 - Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell’articolo 27, comma 28, della legge 23 luglio 2009, n. 99. Si riportano alcune utili indicazioni nel Decreto di Riassetto: all’art.1, comma 2, si specifica la tipologia di impianti di interesse geotermico a bassa entalpia: … ”sono risorse geotermiche a bassa entalpia quelle caratterizzate da una temperatura del fluido reperito inferiore a 90°C”; all’art.1, comma 4, si specifica che ”fatto salvo quanto disposto ai commi 3 e 5 sono di interesse locale le risorse geotermiche a media e bassa entalpia, o quelle economicamente utilizzabili per la realizzazione di un progetto geotermico, riferito all'insieme degli impianti nell'ambito del titolo di legittimazione, di potenza inferiore a 20 MW termici ottenibili dal solo fluido geotermico alla temperatura convenzionale dei reflui di 15 gradi centigradi”; all’art.1, comma 6 si legge ”Le risorse geotermiche ai sensi e per gli effetti di quanto previsto e disciplinato dal regio decreto 29 luglio 1927 n. 1443, e dall'articolo 826 del codice civile sono risorse minerarie, dove le risorse geotermiche di interesse nazionale sono patrimonio indisponibile dello Stato mentre quelle di interesse locale sono patrimonio indisponibile regionale”; all’art.1 comma 8, si legge “è esclusa dall'applicazione del presente provvedimento la disciplina della ricerca e coltivazione delle acque termali, intendendosi come tali le acque da utilizzarsi a scopo terapeutico, ai sensi dell'articolo 2 della legge 24 ottobre 2000, n. 323”; all’art.5 si legge “Le piccole utilizzazioni locali di cui al comma 2 sono sottoposte al rispetto della specifica disciplina emanata dalla regione competente, con previsione di adozione di procedure semplificate”…. Nell’art. 10 sono definite le piccole utilizzazioni locali. “1. Sono piccole utilizzazioni locali di calore geotermico quelle per le quali sono soddisfatte congiuntamente le seguenti condizioni: a) consentono la realizzazione di impianti di potenza inferiore a 2 MW termici, ottenibili dal fluido geotermico alla temperatura convenzionale dei reflui di 15 gradi centigradi; b) ottenute mediante l’esecuzione di pozzi di profondità fino a 400 metri per ricerca, estrazione e utilizzazione di fl uidi geotermici o acque calde, comprese quelle sgorganti da sorgenti per potenza termica complessiva non superiore a 2.000 kW termici, anche per eventuale produzione di energia elettrica con impianti a ciclo binario ad emissione nulla.” Sotto il profilo delle tipologie di regolazione dell’uso della risorsa, pertanto, la principale distinzione è tra impianti di potenza superiore a 2 MW termici o con pozzi di profondità superiore a 400 metri, per i quali la concessione di coltivazione fa riferimento alla disciplina mineraria, e impianti di potenza inferiore 2 MW termici e pozzi di profondità inferiore a 400 metri. 6
Al comma 2 si legge ”Sono altresi' piccole utilizzazioni locali di calore geotermico quelle effettuate tramite l'installazione di sonde geotermiche che scambiano calore con il sottosuolo senza effettuare il prelievo e la reimmissione nel sottosuolo di acque calde o fluidi geotermici“. Al comma 3 si legge “Le autorita' competenti per le funzioni amministrative, comprese le funzioni di vigilanza, riguardanti le piccole utilizzazioni locali di calore geotermico sono le Regioni o enti da esse delegate”. Al comma 4 si legge “Le piccole utilizzazioni locali di cui al comma 1, sono concesse dalla Regione territorialmente competente con le modalità previste dal testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici, di cui al regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775.”. Al comma 7 “Gli impianti di potenza inferiore a 1 MW ottenibile dal fluido geotermico alla temperatura convenzionale dei reflui di 15 gradi centigradi geotermico e le utilizzazioni tramite sonde geotermiche sono escluse dalle procedure regionali di verifica di assoggettabilita' ambientale.” D.gls. n.28/2011 di attuazione della Direttiva 2009/28/CE - Il Decreto è in attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili. Se ne riportano di seguito alcuni punti salienti. Il Gestore dei Servizi Energetici – GSE S.p.A. è l’Ente incaricato della preparazione, organizzazione e gestione del sistema nazionale di monitoraggio statistico dello stato in essere e dello sviluppo delle fonti rinnovabili italiane, ai fini della promozione delle fonti rinnovabili e del raggiungimento degli obiettivi minimi di contributo energetico delle fonti rinnovabili rispetto al consumo finale lordo energetico nazionale, obiettivi fissati nelle commissioni e accordi europei e internazionali. In particolare, nell’art. 40 il Decreto affida al GSE la seguente responsabilità: “…il Gestore dei servizi energetici, tenuto conto delle norme stabilite in ambito SISTAN e EUROSTAT, organizza e gestisce un sistema per il monitoraggio statistico dello stato di sviluppo delle fonti rinnovabili, idoneo a rilevare i dati necessari per misurare lo stato di raggiungimento degli obiettivi a livello sia nazionale, che regionale, e che permetta inoltre di stimare i risultati connessi alla diffusione delle fonti rinnovabili e all’efficienza energetica in termini di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra…”; Il GSE è quindi l’Ente incaricato del lavoro statistico annuale che ha per obiettivo “costruire un quadro completo dell’informazione statistica sugli usi finali di risorse geotermiche a scopo energetico (esclusi gli impieghi per la produzione di energia elettrica) in Italia e garantire il monitoraggio statistico di tali usi ai fini della verifica dei livelli di raggiungimento degli obiettivi UE e PAN in termini di utilizzo delle fonti rinnovabili”. Tale monitoraggio è attuato e pubblicato dal GSE attraverso il Sistema Italiano per il Monitoraggio delle Energie Rinnovabili (SIMERI); nel sito istituzionale del GSE, nella sezione Monitoraggio Nazionale, il Sistema rileva e descrive nel tempo la diffusione delle FER in Italia, assicurando il monitoraggio del grado di raggiungimento degli obiettivi nazionali vincolanti fissati dalla Direttiva 2009/28/CE. Normativa e policy della Regione Lazio Green economy regionale - La Regione Lazio persegue l’obiettivo di realizzare un modello di sviluppo sostenibile su scala regionale per ambiti tematici, coniugando la visione di crescita e progresso sociale sostenibile del programma di governo con gli obiettivi tematici della politica di coesione 2014-2020. 7
A tal fine, con Deliberazione del Consiglio Regionale 10 aprile 2014, n. 2, sono state approvato le “Linee di indirizzo per un uso efficiente delle risorse finanziarie destinate allo sviluppo 2014-2020” distinguendo in macro-aree di intervento le tematiche di programmazione per l’attuazione di indirizzo socio-ecosostenibile, tra le quali risaltano le seguenti azioni: promozione per un uso efficiente delle risorse con incentivi per la riqualificazione energetica edilizia; riconversione e rigenerazione energetica; riconversione delle aree produttive in Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA). Il Regolamento (CE) n. 761 del 19 marzo 2001, recante “Adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit (EMAS)”, si propone l'obiettivo di favorire, su base volontaria, una razionalizzazione delle capacità gestionali dal punto di vista ambientale delle organizzazioni, basata non solo sul rispetto dei limiti imposti dalle leggi, ma anche sul miglioramento continuo delle proprie prestazioni ambientali, sulla creazione di un rapporto nuovo e di fiducia con le istituzioni e con il pubblico e sulla partecipazione attiva dei dipendenti. In particolare, l’art. 11 invita esplicitamente i soggetti rappresentativi di un territorio ad adottare azioni di supporto mirate a favorire la partecipazione delle Piccole e Medie Imprese nello stesso schema comunitario. In data 29 novembre 2007, la Regione Lazio ha sottoscritto un Protocollo d’intesa, il cui schema è stato approvato con Deliberazione della Giunta Regionale 9 novembre 2007, n. 880, al fine di aderire alla Rete CARTESIO (acronimo per gestione sostenibile di Cluster, Aree Territoriali e Sistemi di Impresa Omogenei). Promotori della Rete CARTESIO sono state le regioni Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Lombardia. La Rete CARTESIO è indirizzata a costituire un esteso catalogo di buone pratiche e di linee guida quali: il green public procurement; la riduzione delle emissioni di gas climalteranti; la valutazione dell'impronta ambientale di prodotto, nonché le semplificazioni amministrative per le imprese che adottano sistemi e schemi di certificazione ambientale. Appare evidente come, nell’ambito della Rete CARTESIO, le Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) rappresentino uno dei temi di maggiore interesse; a tale riguardo è stato avviato un Tavolo di lavoro tra le Regioni interessate. Il Tavolo Interregionale in materia di APEA è lo strumento attraverso il quale è stato elaborato il documento “Carta per lo sviluppo delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate in Italia (Carta APEA)”. La Regione Lazio, ritenendo necessario dotarsi di un provvedimento attuativo diretto ad ottemperare agli impegni assunti con l’adesione alla Carta APEA, con Deliberazione della Giunta Regionale del 14 luglio 2015, n. 349, ha approvato le “Linee Guida APEA”, al fine di favorire l’istituzione delle Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate attraverso la pianificazione strategica, la destinazione di risorse finanziarie, le facilitazioni amministrative ai necessari investimenti anche dei privati, delineando una strategia articolata per la sostenibilità delle attività produttive, promuovendo l'eco-innovazione nelle infrastrutture, nei prodotti e nei processi produttivi, nonché nei servizi come fattore competitivo del sistema economico esistente e di quello relativo ai nuovi insediamenti produttivi ad ogni livello di pianificazione. Al fine di perseguire gli obiettivi previsti e conseguire i risultati attesi dal Programma Operativo del Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020 in materia di APEA, la Regione Lazio ha previsto l’utilizzo delle risorse delle seguenti Azioni: - Azione 3.1.2 – “Aiuti agli investimenti per la riduzione degli impatti ambientali dei sistemi produttivi”, sub- azione: “Riconversione delle aree produttive in Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA)”, dell’Asse prioritario 3 – Competitività (indicativamente 10 €/mln) approvando, con Deliberazione 20 dicembre 2016, 8
n. 793, la relativa scheda Modalità Operative del Programma Operativo (M.A.P.O.); - Azione 4.2.1 – “Riduzione dei consumi energetici e delle emissioni nelle imprese e integrazione di fonti rinnovabili” sub-azione “Riconversione delle aree produttive in Aree Produttive Ecologicamente Attrezzate (APEA) e riduzione dei costi energia per le PMI” dell’Asse prioritario 4 – Energia sostenibile e mobilità (indicativamente 40 €/mln) approvando, con Deliberazione 21 giugno 2016, n. 342, la relativa scheda Modalità Operative del Programma Operativo (M.A.P.O.). Iniziative regionali sulle energie rinnovabili - Si riporta di seguito il contenuto del sito regionale sulle iniziative in tema di geotermia a bassa entalpia. (fonte: http://www.regione.lazio.it/prl_ambiente/?vw=contenutidettaglio&id=138) “La Regione Lazio con la D.G.R. n. 196/2015, con la Legge Regionale 21 aprile 2016 n. 3 e con le ss.mm. e ii. (L.R. del 14 agosto 2017, n. 9, art. 17, commi 40 e 41) ha stabilito le attività di promozione e disciplina delle piccole utilizzazioni locali di calore geotermico nel territorio regionale, per incentivare l’uso delle risorse geotermiche a bassa entalpia e l’installazione di impianti di produzione di calore da risorsa geotermica, al fine di promuovere la diffusione della geotermia quale fonte di produzione di calore ed energia da fonti rinnovabili. Tali impianti sono già normati nel comma 1 dell’articolo 10 del Decreto legislativo 11 febbraio 2010 n. 22. Nelle applicazioni geotermiche a bassa entalpia, il sottosuolo viene utilizzato come serbatoio in cui trasferire il calore in eccesso durante il periodo estivo e trarre quello necessario durante l’inverno. Già dalla profondità di qualche decina di metri la temperatura del suolo diventa sostanzialmente stabile, risentendo solo in minima parte delle fluttuazioni della temperatura dell'aria in superficie. Quindi, poiché in inverno il terreno è più caldo dell'aria esterna e in estate è più freddo, lo scambio termico, effettuato con una pompa di calore, è energeticamente conveniente. La climatizzazione degli edifici mediante impianti geotermici, è infatti una scelta concreta che utilizza una tecnologia consolidata, con una delle soluzioni più stimolanti dal punto di vista tecnico, economico ed ambientale. Gli impianti geotermici si distinguono in due gruppi in funzione della diversa sorgente termica esterna utilizzata: la forma più diffusa è quella degli impianti a circuito chiuso, dove lo scambio di calore avviene direttamente con il terreno attraverso sonde geotermiche (verticali o orizzontali). La seconda opzione è quella dagli impianti a circuito aperto, nella quale lo scambio di calore si ha con l’acqua di falda presente nel sottosuolo attraverso pozzi di emungimento. Le differenti soluzioni tecnologiche esistenti sono caratterizzate da efficienze molto elevate che assicurano risparmi energetici ed economici in alcuni casi superiori al 50%. Il territorio laziale dispone di un potenziale geotermico molto interessante ed economicamente sfruttabile per una opportuna valorizzazione delle risorse geotermiche a bassa e media entalpia, soprattutto rispetto al ruolo strategico che come risorsa energetica rinnovabile può assumere in funzione degli obiettivi della nuova politica europea del "Piano 20-20 entro il 2020" e del nuovo Piano Energetico Regionale in corso di adozione. In seguito dell’entrata in vigore della sopracitata Legge Regionale 3/2016 è previsto che siano svolte dalla struttura regionale competente le seguenti fondamentali attività: - Istituzione della banca dati degli impianti geotermici denominata “Registro Regionale degli Impianti Geotermici (RIG)”, (articolo 5 comma 1); 9
- Redazione della “Carta Idro-Geo-Termica Regionale”, in base a modelli di analisi territoriale delle caratteristiche del sottosuolo e degli acquiferi, (articolo 5 commi 3 e 4) ; - Emanazione di uno o più regolamenti di attuazione e di integrazione, (articolo 9). Per svolgere le suddette attività ci si è avvalsi di appositi atti di Convenzione con il Dipartimento di Scienze dell’Università degli Studi Roma TRE, approvati con determinazione G03507 del 21 marzo 2017 e con determinazione G13876 del 13 ottobre 2016 e successivamente registrati, (ripettivamente Reg. Cron. n. 19998 del 28 marzo 2017 e Reg. Cron. n. 20787 del 15 novembre 2017). Una volta terminate le fondamentali attività sopra descritte si potrà procedere all’avvio delle necessarie procedure per la realizzazione degli impianti che utilizzano tali fonti energetiche. I principali vantaggi della geotermia a bassa entalpia: - Impianto energetico sostenibile: non ci sono emissioni dirette nell'aria con notevole riduzione di emissione di CO2; la Geotermia a bassa entalpia viene considerata come tecnica di climatizzazione più efficiente ed ecologica. - Risparmio sui consumi: il costo di gestione degli impianti geotermici è conveniente di circa il 50% rispetto ai costi di gestione di impianti alimentati con il gas metano; in assenza di agevolazioni ed incentivi i tempi di rientro del maggior investimento iniziale variano da un minimo di 6 anni ad un massimo di 12 anni; Il massimo vantaggio si ottiene nell’installare un impianto geotermico in edifici nuovi sia per il riscaldamento invernale che per il raffrescamento estivo. In taluni casi le perforazioni per le sonde geotermiche possono essere eseguite contestualmente alle fondamenta, con ulteriore ottimizzazione di tempi e costi. Anche in caso di ristrutturazioni di un edificio è vantaggioso sostituire l’impianto esistente a gasolio o metano con un impianto geotermico a bassa entalpia. - Sicurezza: non ci sono rischi di perdite di monossido di carbonio o di fuoriuscita di gas; prevedendo l'utilizzo delle “cucine a piastra” è possibile anche eliminare definitivamente l'impianto a gas dell'edificio. - Comodità e confort: una volta realizzato l’impianto, la gestione della climatizzazione richiede solamente rari interventi di manutenzione sulla pompa di calore; gli ingombri sono inferiori a quelli degli impianti tradizionali; per alcune tipologie di impianto non è necessario prevedere un locale tecnico dedicato. - Eliminazione dell’impatto architettonico degli impianti di condizionamento, tenuto conto che le sonde geotermiche sono interrate e quindi ‘invisibili’; eliminazione dell’impatto acustico in quanto le apparecchiature a pompa di calore, sostanzialmente silenziose, vengono installate in locali tecnici interni agli edifici. - Ulteriori vantaggi: autonomia dalle reti dei gestori di servizi; investimento sicuro e duraturo (gli impianti sono realizzati per una durata maggiore di 20 anni); nel caso di raffreddamento naturale i carichi elettrici di picco per il condizionamento sono molto ridotti. Limitazioni e Divieti: - L’installazione di impianti geotermici in aree soggette a tutela archeologica, paesaggistica, e ambientale, a tutela delle acque, e salvaguardia degli acquiferi vulnerabili o di ricerca mineraria è soggetta ai nulla osta ed agli ulteriori provvedimenti di autorizzazione preliminari, da parte degli organi amministrativi competenti per territorio, previsti dalla normativa statale e regionale vigente 10
in materia. - Le perforazioni per realizzare gli impianti, devono rispettare le distanze legali previste dal limite di proprietà stabiliti dal codice civile (art. 899) e comunque una distanza minima di almeno quattro metri dal confine della proprietà del richiedente con la proprietà confinante. - L’installazione di impianti geotermici è vietata nelle aree: a) di rispetto delle risorse idropotabili; b) instabili, sottoposte a rischio di dissesto idrogeologico individuate nei vigenti P.A.I. dei Distretti Idrografici; c) con presenza di rischio per fenomeni di sink hole; d) con presenza di plume da inquinamento antropico e siti contaminati soggetti a procedure di bonifica e/o messa in sicurezza; e) con presenza di fuoriuscita anomala di gas endogeni nocivi alla salute umana. Le sopradescritte aree sono individuate nella Carta Idro-Geo-Termica regionale di prossima pubblicazione”. Regione Lazio – Legge Regionale 21 aprile 2016, n. 3 “Disciplina in materia di piccole utilizzazioni locali di calore geotermico” - Si riporta la finalità e l’oggetto riportate all’art. 1 commi 1 e 2 della legge regionale: 1. La Regione sostiene l’uso delle risorse geotermiche a bassa entalpia e l’installazione di impianti di produzione di calore e raffrescamento da risorsa geotermica, al fine di promuovere una adeguata diffusione della geotermia quale fonte di produzione di calore ed energia da fonti rinnovabili, nell’ambito dei principi generali derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea in materia e della normativa statale di attuazione di cui al decreto legislativo 3 marzo 2011, n. 28 (Attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE) e successive modifiche. 2. Per le finalità di cui al comma 1, la presente legge detta disposizioni in materia di piccole utilizzazioni locali di calore geotermico ai sensi dell’articolo 10 del decreto legislativo 11 febbraio 2010, n. 22 (Riassetto della normativa in materia di ricerca e coltivazione delle risorse geotermiche, a norma dell'articolo 27, comma 28, della legge 23 luglio 2009, n. 99). Legge Regionale 14 agosto 2017, n. 9 - Al punto 40 dell’art.17 la legge apporta modifiche normative “Alla legge regionale 2l aprile 2016, n. 3 (Disciplina in materia di piccolo utilizzazioni locali di calore geotermico) sono apportate le seguenti modifiche: a) al comma 2 dell’articolo 3 le parole: “dalla normativa regionale in material di derivazioni ed utilizzazioni di acque pubbliche” sono sostituite dale seguenti: “dalla legge regionale 1l dicembre 1998, n. 53 (Organizzazione regionale della difesa del suolo in applicazione della legge 18 maggio 1989, n. 183) e successive modifiche”; b) il comma 1 dell'articolo 4 è sostituito dal seguente: “1. Le piccole utilizzazioni locali di cui all'articolo 10, comma l, del d.lgs. 22/2010 e di cui all’articolo 3, comma 2, sono autorizzate dalla Città metropolitana di Roma Capitale e dalle province nel rispetto della normativa statale e regionale di cui all’articolo 3, comma 2 e con le modalità previste dal regio decreto 11 dicembre 1933, n. 1775 (Testo unico delle disposizioni di legge sulle acque e impianti elettrici)”; c) il comma 4 dell'articolo 6 è sostituito dal seguente: “4. È vietata l'installazione di impianti geotermici che implicano la realizzazione di pozzi in tutte le aree della Regione, individuate anche nella Carta idro-geo-termica regionale di cui all'articolo 5, comma 3, in cui si 11
riscontra una fuoriuscita anomala di gas endogeni nocivi alla salute umana”.” Piano Energetico Regionale (P.E.R. Lazio) - Con Delibera di Giunta Regionale n. 656 del 17.10.2017 (pubblicata sul BURL del 31.10.2017 n.87 Supplementi Ordinari n. 2, 3 e 4), è stata adottata la proposta di “Piano Energetico Regionale” (l’ultimo in vigore è stato approvato dal Consiglio Regionale del Lazio con Deliberazione n. 45 del 2001). Il Piano Energetico Regionale (PER-Lazio) è lo strumento con il quale vengono attuate le competenze regionali in materia di pianificazione energetica, per quanto attiene l’uso razionale dell’energia, il risparmio energetico e l’utilizzo delle fonti rinnovabili. Il PER Lazio recepisce sia gli indirizzi strategici regionali sia le risultanze dei confronti con gli Stakeholder pubblici e privati (cfr. DGR n. 768 del 29/12/2015 e cfr. Det. n. G08958 del 17.07.2018, pubblicata sul BURL n.61 del 26/07/2018 suppl. n.1 e sul sito web regionale Parere Motivato secondo le risultanze della relazione istruttoria effettuata dall’Area competente per la VAS ai sensi dell’art.15 del D.lgs. n.152/2006) e tiene in debito conto delle dinamiche dei trend energetici globali, degli obiettivi europei al 2020, 2030 e 2050 in materia di clima ed energia e della nuova Strategia Energetica Nazionale (SEN 2017). Il Piano Energetico Regionale (PER-Lazio), il Rapporto ambientale e la Dichiarazione di sintesi del processo di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) sono stati adottati con D.G.R. n. 98 del 10 marzo 2020 (pubblicata sul BURL del 26.03.2020, n.33) per la valutazione da parte del Consiglio Regionale che ne definirà l'approvazione. Il piano è organizzato in cinque Parti: 1) La prima Parte (Contesto di riferimento), dopo una sintetica descrizione del quadro normativo europeo, nazionale e delle loro ricadute sugli obiettivi del presente documento, espone le analisi del Bilancio Energetico Regionale, delle infrastrutture elettriche e del gas di trasmissione nazionali presenti nel Lazio e, infine, dei potenziali sia di sviluppo nella produzione energetica da fonti rinnovabili sia di incremento dell’efficienza energetica negli utilizzi finali; 2) La seconda Parte (Obiettivi strategici e scenari) è dedicata alla descrizione degli obiettivi strategici generali della Regione Lazio in campo energetico ed all’individuazione degli scenari 2020/30/50 di incremento dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili; 3) La terza Parte (Politiche e programmazione) illustra le politiche di intervento che, per il perseguimento degli obiettivi strategici, saranno messe in campo per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e il miglioramento dell’efficienza energetica in ciascun ambito di utilizzo finale, riportando focus specifici in merito agli strumenti e ai regimi di sostegno regionali, nazionali e comunitari; 4) La quarta Parte (Monitoraggio e aggiornamento periodico del PER) accenna i meccanismi e gli strumenti individuati per il monitoraggio e l’aggiornamento periodico e sistematico del PER, indispensabili non solo al fine di verificare il rispetto degli obiettivi prefissati, ma anche per mettere in campo azioni correttive, anche in funzione delle dinamiche di evoluzione del quadro macroeconomico e politico globale. Il documento ha, quindi, natura di Piano in progress che, attraverso le evidenze delle attività di monitoraggio continuo e di valutazione dell’impatto, conoscerà momenti di ricalibrazione, sì da consentire allo stesso di esercitare con efficacia il proprio ruolo di riferimento chiave per gli obiettivi temporali fino al 2050; 5) La quinta Parte (Norme tecniche di attuazione) espone un quadro riepilogativo dei regolamenti nazionali 12
e regionali per l’ottenimento delle autorizzazioni per la costruzione e esercizio degli impianti da fonti rinnovabili e delle interferenze con le principali pianificazioni di settore di tutela ambientale (acqua, aria e suolo) che per le loro caratteristiche intrinseche sono soggette a condizionare l’evoluzione del sistema energetico regionale. Questa Parte contiene anche il disciplinare di attuazione, aggiornamento e monitoraggio del Piano. Lo Scenario Obiettivo è lo scenario energetico che si intende perseguire che recepisce l’esito delle consultazioni pubbliche e le risultanze dei tavoli tematici multi-stakeholder e prevede i seguenti target strategici: - portare al 2020 la quota regionale di rinnovabili elettriche e termiche sul totale dei consumi al 13,4% puntando sin da subito anche sull’efficienza energetica. Un obiettivo più ambizioso visto che il DM Burden Sharing vincolerebbe la Regione esclusivamente al perseguimento dell’obiettivo del 11,9%; - sviluppo delle fonti di energia rinnovabile - accompagnata da un potenziamento delle infrastrutture di trasporto energetico e da una massiccia diffusione di sistemi di storage e smart grid – al fine di raggiungere al 2030 il 21% e, al 2050, il 38 % di quota regionale di energia rinnovabile elettrica e termica sul totale dei consumi; - limitare l’uso di fonti fossili per ridurre le emissioni climalteranti, rispetto al 1990, del 24% al 2020, del 37% al 2030 e dell’80% al 2050 (in particolare al 2050 decarbonizzazione spinta del 89% nel settore civile, del 84% nella produzione di energia elettrica e del 67% nel settore trasporti); - ridurre i consumi energetici negli usi finali (civile, industria, trasporti e agricoltura), rispetto ai valori del 2014, rispettivamente del 5% al 2020, del 13% al 2030 e del 30% al 2050 in primis migliorando le prestazioni energetiche degli edifici (pubblici, privati, produttivi, ecc.) e favorendo una mobilità sostenibile, intermodale, alternativa e condivisa (per persone e merci); - incrementare sensibilmente il grado di elettrificazione nei consumi finali (dal 19% anno 2014 al 40% nel 2050), favorendo la diffusione di pompe di calore, apparecchiature elettriche, sistemi di storage, smart grid e mobilità sostenibile; - facilitare l’evoluzione tecnologica delle strutture esistenti favorendo tecnologie più avanzate e suscettibili di un utilizzo sostenibile da un punto di vista economico e ambientale; - sostenere la R&S e l’innovazione, anche mantenendo forme di incentivazione diretta, per sviluppare tecnologie a basso livello di carbonio e competitive; - implementare sistematicamente forti azioni di coinvolgimento per sensibilizzare e aumentare la consapevolezza dell’uso efficiente dell’energia nelle aziende, PA e cittadinanza diffusa. Regione Lazio – Determinazione del 13 ottobre 2017 - Approvazione dell'appendice all'Atto aggiuntivo tra la Regione Lazio e il Dipartimento di Scienze dell'Università degli Studi Roma Tre, Reg. Cron. n. 19998 del 28/03/2017, riguardante gli lo stralcio degli aspetti tecnici previsti dalla Legge Regionale 21 aprile 2016, n. 3, "Regolamento attuativo della L.R. n. 3/2016, Carta idro-geo-termica regionale e Registro regionale degli impianti geotermici (R.I.G.)". Regione Lazio - Deliberazione 17 luglio 2018, n. 385 - “Disposizioni attuative della legge regionale n.3 del 21 13
aprile 2016 in merito all'applicazione delle procedure autorizzative per le piccole utilizzazioni locali di calore geotermico.” La Regione Lazio ha deliberato 1) di promuovere l’utilizzo di impianti per il riscaldamento e/o raffrescamento a basso impatto ambientale che utilizzano la geotermia a bassa entalpia, per impianti di potenza inferiore a 2 MW termici, ai fini del raggiungimento degli obiettivi comunitari e nazionali di incremento della quota di energia derivante dalle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni in atmosfera di gas climalteranti; 31/07/2018 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 62 2) di stabilire che, nelle more dell’approvazione della Carta Idro-geo-termica, del Registro Impianti Geotermici (R.I.G.) e del Regolamento di attuazione previsti dalla L.R. n.3/2016, sulla base di quanto disposto dalla normativa nazionale e dalle leggi regionali n.53/98, n.14/99, n.16/2011, n.3/2016 e n.9/2017: - le autorità ambientali competenti procedano allo svolgimento delle attività di rilascio dei titoli abilitativi in materia delle piccole utilizzazioni locali di calore geotermico, secondo quanto indicato nel “Quadro sinottico delle procedure autorizzative”, allegato e parte integrante e sostanziale della presente deliberazione; - le autorità competenti, nelle istruttorie tecniche per il rilascio dei titoli abilitativi in materia delle piccole utilizzazioni locali di calore geotermico, debbano ottemperare al rispetto dei divieti e dei vincoli di cui all’art.6 della L.R. n.3/2016 e all’art.17, comma 40, lettera c) della L.R. n.9/2017. Si espone di seguito il “Quadro sinottico delle procedure autorizzative” richiamate nel documento Nella tabella che segue si descrive l’iter autorizzativo comunale “semplificato” per le tipologie a circuito chiuso, e si riportano iter autorizzativi più “impegnativi” per le tipologie di competenza provinciale. 14
Regione Lazio - Proposte di Deliberazioni consiliari 10 marzo 2020, n. 98 - “Proposta di deliberazione consiliare concernente: "Approvazione del nuovo Piano Energetico Regionale (PER Lazio)" e dei relativi allegati ai sensi dell'art.12 della legge regionale n.38 del 22 dicembre 1999.” La Giunta Regionale “DELIBERA per le motivazioni indicate in premessa, che qui si intendono integralmente riportate, di adottare e sottoporre all’esame del Consiglio Regionale, il seguente schema di Deliberazione consiliare concernente l’Approvazione del nuovo “Piano Energetico Regionale” (PER Lazio) e dei relativi allegati ai sensi dell’art.12 della legge regionale n.38 del 22 dicembre 1999.” Il Consiglio Regionale “DELIBERA per le motivazioni riportate in premessa, che costituiscono parte integrante e sostanziale del presente provvedimento: 1) di approvare, ai sensi dell’articolo 12 della legge regionale 6 luglio 1998, il nuovo Piano Energetico (PER Lazio) adottato con DGR n. 656 del 25 luglio 2007, come modificato ai fini dell’approvazione e composto dai seguenti elaborati, firmati digitalmente dal Dirigente della struttura competente in materia di energia e dal Direttore della Direzione Regionale Infrastrutture e Mobilità, che formano parte integrante e sostanziale del presente atto: - Prima Parte - Contesto di riferimento, dopo una sintetica descrizione del quadro normativo europeo, nazionale e delle loro ricadute sugli obiettivi del presente documento, espone le analisi del Bilancio Energetico Regionale, delle infrastrutture elettriche e del gas di trasmissione nazionali presenti nel Lazio e, infine, dei potenziali sia di sviluppo nella produzione energetica da fonti rinnovabili sia di incremento dell’efficienza energetica negli utilizzi finali; - Seconda Parte - Obiettivi strategici e scenari è dedicata alla descrizione degli obiettivi strategici generali della Regione Lazio in campo energetico ed all’individuazione degli scenari 2020/30/50 di 15
incremento dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili; - Terza Parte - Politiche e programmazione illustra le politiche di intervento che, per il perseguimento degli obiettivi strategici, saranno messe in campo per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e il miglioramento dell’efficienza energetica in ciascun ambito di utilizzo finale, riportando focus specifici in merito agli strumenti e ai regimi di sostegno regionali, nazionali e comunitari; - Quarta Parte - Monitoraggio e aggiornamento periodico del PER accenna i meccanismi e gli strumenti individuati per il monitoraggio e l’aggiornamento periodico e sistematico del PER, indispensabili non solo al fine di verificare il rispetto degli obiettivi prefissati, ma anche per mettere in campo azioni correttive, anche in funzione delle dinamiche di evoluzione del quadro macroeconomico e politico globale. Il presente documento ha, quindi, natura di Piano in progress che, attraverso le evidenze delle attività di monitoraggio continuo e di valutazione dell’impatto, conoscerà momenti di ricalibrazione, sì da consentire allo stesso di esercitare con efficacia il proprio ruolo di riferimento chiave per l’obiettivo temporale del 2050; - Quinta Parte - Norme tecniche di attuazione espone un quadro riepilogativo dei regolamenti nazionali e regionali per l’ottenimento delle autorizzazioni per la costruzione e esercizio degli impianti da fonti rinnovabili e delle interferenze con le principali pianificazioni di settore di tutela ambientale (acqua, aria e suolo) che per le loro caratteristiche intrinseche sono soggette a condizionare l’evoluzione del sistema energetico regionale.onsiglio Regionale“. 16
3. Metodi di analisi Ai fini della valutazione del potenziale di sfruttamento della risorsa geotermica nel territorio del Comune di Roma sono state sviluppate ricerche e analisi documentali relative alla idrogeologia del terreno e del sottosuolo, al territorio e all’amministrazione municipale, unitamente allo stato dell’ambiente. Il presente capitolo ne illustra i principali risultati. Principali documenti di riferimento Negli ultimi anni il Comune di Roma ha reso disponibili in rete diverse basi documentali; la disponibilità di dati a livello di singolo Municipio (dal 2013 i Municipi sono stati rideterminati e ricodificati dal numero I al numero XV) consente un notevole miglioramento del dettaglio analitico. Sono stati analizzati, in particolare, i documenti “Le schede dei Comuni e dei Municipi” e “Le risorse ambientali” (rapporti statistici sull’area metropolitana relativi al biennio 2016-2017 prodotti da Città Metropolitana di Roma Capitale - Direzione Generale - Ufficio metropolitano di Statistica - Roma Capitale - Dipartimento Trasformazione Digitale - Ufficio di Statistica) nei quali sono presenti, tra l’altro, informazioni su consumo del suolo e le classi di utilizzo per singolo Municipio. Con riferimento al tema dello sfruttamento del suolo e del sottosuolo di Roma Capitale, invece, nel 2018 la UO di Statistica del Comune di Roma, insieme all’ISPRA, ha curato un progetto sul tema del consumo di suolo con attenzione alle aree a rischio idrogeologico. Il progetto è inserito nel Piano Statistico Nazionale (partner ISPRA ed ISTAT). Questa ricerca ha portato alla realizzazione di una cartografia sul consumo di suolo, dettagliata in scala 1:2000-1:5000, integrata con i dati di Urban Atlas (2016), di Open street Map e della CTR di Roma, usando il III livello di classificazione della mappatura del consumo di suolo (III livello - classificazione dei differenti tipi di copertura del suolo: strade, aeroporti etc.). Il Dipartimento per Il Servizio Geologico d’Italia – Ispra, invece, rende disponibile l’archivio nazionale delle indagini nel sottosuolo (Legge 464/1984), contenente numerose informazioni tecniche sui sondaggi del sottosuolo. La figura che segue, ad esempio, fornisce una utile indicazione sui numerosi pozzi e sorgenti (geotermia e acqua) nell’area comunale di Roma. 17
Distribuzione delle indagini nel sottosuolo dell’area di Roma (fonte Ispra) La seguente scheda, invece, esemplifica le tipologie di dati estraibili dal suddetto archivio Ispra. Esempio di stratigrafia estratta dall’archivio nazionale indagini del sottosuolo (fonte Ispra) 18
Dati idrogeologici e termodinamici sui Municipi Per la modellizzazione dello studio del potenziale di sfruttamento della risorsa geotermica nell’area di Roma sono stati utilizzati, tra l’altro, specifici parametri tecnici, opportunamente selezionati; si illustrano di seguito le valutazioni alla base delle diverse scelte. Le elaborazioni sono state condotte in un’ottica di ottimizzazione dei valori di conducibilità termica dei terreni, al fine di poter ipotizzare una diffusione di tecnologie basate sulla risorsa geotermica tenendo costantemente conto delle particolari e complesse caratteristiche geologiche e termiche dell’area di Roma. Nella prima versione del presente documento (2019), non essendo nota con adeguato livello di dettaglio la presenza di terreni in falda a o comunque umidi, la determinazione dei valori di conducibilità termica dei terreni nei 15 municipi era stata condotta assumendo condizioni geologiche, stratigrafiche e termiche “non ottimali”, ovvero considerando per tutte le aree, in via cautelativa, le condizioni “dry” delle litologie presenti (la conducibilità termica Λ (W/m k) dei terreni, infatti, è fortemente influenzata dalla presenza di acqua all’interno di essi). L’aggiornamento delle stime illustrato nel presente documento è stato invece sviluppato assumendo condizioni geologiche più favorevoli, ovvero considerando le condizioni “wet” delle litologie presenti nei vari municipi, con l’effetto di ottenere valori di conducibilità dei terreni più performanti per un’ipotesi di sviluppo al 2030 della geotermia a bassa entalpia. Tale approccio è stato sviluppato sulla base dei dati di pozzo disponibili sul portale dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale – ISPRA. L’Istituto mette infatti a disposizione diversi dati geologici di diverso tipo, tra cui cartografie geologiche tematiche, sezioni geologiche, sismiche, e soprattutto le stratigrafie di sondaggi perforati sul territorio nazionale per diversi scopi (sondaggi a scopo geotecnico, installazione di piezometri, ecc). I dati di pozzo forniscono, tra l’altro, due importanti informazioni: - la stratigrafia attraversata lungo tutta la profondità fino al fondo foro; - l’eventuale presenza di falde, o livelli di acqua , e il relativo spessore. Per ogni Municipio sono stati selezionati e consultati 4-5 pozzi (per un totale di circa 60 pozzi complessivamente analizzati) con profondità da 80 a 140 metri, al fine di definirne uno rappresentativo delle condizioni stratigrafiche e idrogeologiche dell’area nell’intervallo di 100 metri dal piano campagna, sulla base del tipo di materiali, presenza di acqua e – se presente - spessore della falda. La consultazione dei dati di pozzo ha evidenziato che l’idrogeologia del territorio varia da NE a SW dell’area di Roma, con uno spessore dell’acquifero di base che è in genere intorno a 10-15 m, ma cresce fino a oltre 30-40 m all’altezza della confluenza con l’Aniene; nel tratto nord del fiume vi sono inoltre diverse zone con spessori di 15-20 m, come riportato anche in numerosi lavori di autorevoli autori [1] [2] [3]. L’analisi è stata inoltre ampliata sulla base di cartografie geologiche, stratigrafie e sezioni geologiche reperite in bibliografia. Una volta ricostruite le stratigrafie afferenti i 15 Municipi, sono stati attribuiti: - i valori di conducibilità ai terreni in condizioni di umidità calibrate in base alla ricostruzione idrogeologica effettuata; - i valori di quota di potenza specifica di estrazione (W/m) del terreno sulla base della bibliografia 19
disponibile [4](valori sperimentali di λ per le diverse litologie in diverse condizioni di umidità). Si considera di conseguenza una Potenza specifica di estrazione dal terreno in funzione della conducibilità termica. In particolare: - nei Municipi in cui la conducibilità termica (λ) risulti inferiore a 0,5 (W/m/°k) si ritiene non produttivo il terreno - nel caso di conducibilità termica tra 0,5 ed inferiore a 1,2 (W/m/°K) si applica una potenza specifica di estrazione di 20 W/m - per una conducibilità termica tra tra 1,2 (W/m/°K) ed inferiore a 2 (W/m/°K) si applica una potenza specifica di estrazione di 25 W/m - in corrispondenza ad una conducibilità termica uguale o superior a 2 (w/m/°k), infine, si adotta un valore di potenza specifica di 35 W/m. Tra le altre ipotesi assunte: - si considera il tipo di impianto a circuito chiuso, per la maggiore possibilità di realizzazione dovuta alla caratteristica di maggiore flessibilità impiantistica e di realizzazione e per Ia maggior semplicità deli iter autorizzativi con minori vincoli normativi; - si applica cautelativamente una distanza media tra le sonde di 10 metri (valore è superiore alla distanza minima necessaria per evitare rischi di inefficienza del sistema stesso); - si ipotizza un funzionamento per il riscaldamento invernale e il raffrescamento estivo. L’elaborazione avviene considerando una profondità dei pozzi mediamente di 100 metri; - Si conferma la selezione cautelativa di limitate tipologie di “aree verdi” e alcune zone di “suolo consumate”; - nel potenziale vincolato di sviluppo si applica una valutazione parametrica correlata al consumo del suolo e alla densità demografica e del reddito pro-capite in ogni municipio. Caratteristiche geologiche del territorio romano L’area di Roma Capitale può essere considerata un sito senz’altro idoneo per gli impieghi energetici della geotermia a bassa entalpia; diversi studi geologici, infatti, segnalano nel sottosuolo efficenti risorse geotermiche già a poche decine di metri di profondità, tali da consentire l’estrazione dell’energia termica a costi relativamente contenuti [1]. Dal punto di vista geologico, inoltre, la stratigrafia dell’area di Roma è rappresentata principalmente da depositi vulcanici (tufi, piroclastiti e lave) e depositi alluvionali costituiti da argille, sabbie, limi, conglomerati e ghiaie. Queste litologie, al confronto con rocce compatte come ad esempio i graniti e le metaquarziti, non presentano dei valori molto elevati di conducibilità termica, l (W/m*K), ma la presenza di falde acquifere a profondità modeste [2] ne migliora in modo significativo la conducibilità termica e quindi i potenziali utilizzi. 20
Il caso test di Pietralata Uno studio eseguito nel 2018 da RSE S.p.A. nell’ambito della Ricerca di Sistema elettrico nazionale [3] in collaborazione con Roma Capitale – Assessorato alle Infrastrutture ha dimostrato la fattibilità della tecnologia applicata ad un edificio di una scuola media superiore edificata nella IV Municipalità in zona Pietralata. In tale Municipalità sono presenti, infatti, alcune infrastrutture proposte come case test per l’efficientamento energetico nell’ambito del progetto SmartMed [4] afferente al bando europeo Smart Cities and Communities del programma Horizon 2020 (si precisa che il progetto SmartMed, proposto dall’Assessorato alle Infrastrutture e il Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana (SIMU) di Roma Capitale, proponeva Roma come città di riferimento in un network di altre città mediterranee quali Siviglia, Marsiglia, Atene, Tirana, Limassol). In concreto, nell’area campione di Pietralata è stato eseguito un sondaggio geognostico con profondità di 100 metri dal piano campagna con un duplice obiettivo: a) identificare il profilo stratigrafico di dettaglio e b) stimare la conducibilità termica reale dei terreni attraversati. La litologia rilevata consiste in terreni piroclastici fino alla profondità di circa 29 metri seguiti da una alternanza di limi, sabbie e ghiaie fino a 67 metri. Seguono, fino alla profondità raggiunta di 100 metri, un’alternanza di ghiaie, sabbie e limi, argille di debole spessore, conglomerati e ancora ghiaie. La perforazione ha evidenziato la presenza di una falda acquifera a partire dalla profondità di 29 metri e un contenuto di acqua praticamente quasi continuo ad eccezione di alcuni livelli argillosi e si ricorda che i terreni umidi o saturi sono piuttosto favorevoli per applicazioni geotermiche a bassa entalpia [5]. La conducibilità media (lm) dei terreni attraversati dal sondaggio è stata valutata in 1.6 (W/m*K) che è un valore tipico per sottosuoli sedimentari con presenza di acqua [6]. I fabbisogni energetici dell’edificio scolastico di 5 piani con dimensioni di circa 60 x 10 metri, sono stati stimati in funzione della zona climatica di appartenenza (zona climatica D) e per il riscaldamento stagionale risultano necessari circa 120 x 103 kWh. Nell’ipotesi di soddisfare il 30% di tale fabbisogno energetico con la tecnologia geotermica a bassa entalpia e considerando i risultati ottenuti grazie al sondaggio, è stata calcolata la necessità di un parco di 12 pozzi profondi 100 metri attrezzati con le sonde geotermiche a doppia U distanti 10 metri e un generatore di calore (PdC) con potenza di 100 kW. 21
4. Stato attuale – Progetti individuati Classificazione del suolo romano - aree disponibili alla nuova geotermia Nell’analisi dello stato degli impianti geotermici installati sul territorio comunale, una indagine conoscitiva ha consentito di individuare alcune società operanti nel settore, la specifica tipologia di impianto geotermico prevalente, la posizione geografica, le caratteristiche tecniche idrogeologiche del terreno, la potenza installata e alcuni dati tecnici utili alle valutazioni. Si è provveduto inoltre a ripartire il territorio in aree inadatte ai nuovi impianti (indisponibili a vario titolo) e aree permeabili (alcune aree verdi, incolte, consumate ecc.). Malgrado le difficoltà legate alla diffusione di una tecnologia relativamente poco sfruttata, nel territorio di Roma Capitale esistono alcuni esempi piuttosto significativi di sfruttamento geotermico in edifici pubblici e privati. Progetti e impianti individuati - Si riporta una descrizione sintentica di alcuni impianti più rappresentativi ed emblematici nel Comune di Roma. - Zona Roma Talenti, Municipio III: 190 geosonde fino a 150 metri di profondità, su una superficie totale di 40 ettari, con l’obiettivo di fornire energia termica a circa 600 appartamenti. Il complesso residenziale dispone del più grande impianto geotermico a bassa entalpia italiano ad uso diretto abitativo, la cui potenza è di oltre 1 MW: è un impianto di geoscambio unico nel suo genere integrato da tre pompe di calore ad alto rendimento per produrre acqua calda ed acqua refrigerata con un chiller. L’impianto geotermico soddisfa la gran parte del fabbisogno di energia termica nelle abitazioni (circa il 60%) per la climatizzazione invernale ed estiva e per acqua calda sanitaria. - Università Roma TRE nel Municipio VIII: l’impianto geotermico rappresenta la più grande installazione a livello nazionale che sfrutta l’energia geotermica mediante pali di fondazione. le sonde geotermiche sono annegate all’interno della struttura portante di pali di fondazione e pilastri; questo progetto, anche se non residenziale, dimostra la fattibilità nel Comune di tali strutture medio-grandi nella fase di realizzazione degli edifici. La potenza complessiva degli impianti è di 530 kW (n.120 pali, profondità 55m, diametro 120 cm) [8]. Il sistema di gestione delle pompe di calore privilegia l’utilizzo della geotermia in funzione dell’ottimizzazione del rendimento del sistema: se vengono superati i limiti minimi e massimi imposti per la geotermia, o se si presentano temperature dell’aria favorevoli (per esempio giornate miti in inverno), entra in funzione la PdC aerotermica installata in ausilio a quella geotermica. - Impianto geotermico residenziale in Ostia (RM), inserito nel Piano di Zona “Borghetto dei Pescatori”, è un complesso di alcune palazzine localizzate a Ostia Lido, con involucro edilizio ad alta efficienza energetica, impianto a geoscambio integrato da un sistema di pompe di calore, un sistema di trasmissione del calore a pannelli radianti a pavimento. In totale, nell’area comunale sono sono stati individuati solo pochi impianti geotermici grandi e medi che forniscono energia termica ad edifici di varia destinazione, complessivamente la potenza individuata è di soli 22
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