Tirando le fila - Studio ESSECI
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Tirando le fila … a Dal Prà L Nella storia della conversione religiosa di Francesco d’Assisi, figlio di un ricco mercante di stoffe, Pietro di Bernardone, il momento culminante della sua pubblica rinuncia all’eredità paterna e a un destino agiato, nel 1206, fu la decisione di privarsi pubblicamente delle ricercate vesti che indossava. Al suo gesto eclatante, che fece adirare il padre, corrispose quello prontamente compiuto dal vescovo Guido, che usò il proprio piviale per coprire la nudità del giovane, esprimendo simbolicamente la protezione della Chiesa accordata al nuovo convertito. Mirabilmente tradotto in figura da Benozzo Gozzoli nella chiesa di San Francesco di Montefalco, la pregnante gestualità dell’episodio fa leva di fatto sull’importanza narrativa e simbolica attribuita all’abbigliamento profano di Francesco, assurto a simbolo di una vita da lasciare alle proprie spalle, e su quello, altrettanto ricco ma espressione di contesto ben diverso, del piviale, indumento riservato alla dignità episcopale e manifestazione figurata del caritatevole intervento ecclesiastico. L’episodio, quasi traduzione agiografica di ciò che le successive leggi suntuarie avrebbero provveduto a colpire1, si situa in un radicato universo simbolico che include oggetti e gestualità e non è poi così insolito se lo si avvicina al rito della conver- sione monastica: essa prevede infatti la solenne vestizione del professo con i capi che connotano il nuovo status, atto tanto forte nella coscienza collettiva da originare il detto secolare dell’“abito non fa il monaco”, che si contrappone peraltro a quello altrettanto antico, raccolto da Erasmo, che recita “l’abito fa l’uomo” 2. Di grande significato è egualmente il mantello della Madonna della Misericordia (sch. 9), spesso foderato di vaio o di preziose stoffe e aperto sui fedeli genuflessi ai suoi piedi, lontana reminiscenza figurativa della cerimonia romana di adozione con il gesto del nuovo genitore di accogliere il fanciullo sotto un lembo del proprio abito3. Significati, dunque, attribuiti a vesti profane e a vesti sacre con accezioni diverse, ma pur sempre connessi a una im- portante scala di valori riferiti al tessuto, la cui importanza nei tempi nostri si è, viceversa, gravemente affievolita nella percezione comune. Ma anche indizi di una grande storia di stoffe e di abiti di cui si è persa consapevolezza, complice l’evoluzione dei modi di creazione, produzione, commercio e consumo, che progressivamente ci ha estraniato dai suoi principi originari. 12 | aestro di Hoogstraeten, Vergine in trono con il Bambino e le sante | 13 I Caterina e Barbara, particolare, 1500-1510 circa, olio su tavola, Firenze, Gallerie degli Uffizi
ornamentali, come dimostra la ricca sequenza di velluti N storico, economico e sociologico sul tema, ma ancora si esposti in questa occasione. fatica a restituire il giusto peso a un prodotto che è cer- Tutto ciò è sorretto validamente da un positivo connubio tamente di consumo e di sicura deperibilità nel tempo, tra oculato governo, iniziativa imprenditoriale e capacità che è certamente ancora oggetto di indiscussa reputazione tecnologica che si concretizzò per varie circostanze nei quando è eseguito per le più esigenti sartorie di alta moda, cruciali decenni del pieno Quattrocento, tra norme pro- ma che altrettanto certamente nei secoli scorsi ha riscosso tezionistiche – benché più efficaci a ostacolare la crescita un’attenzione costante da parte dei più facoltosi e raffinati di nuove realtà che a regolare la concorrenza tra centri già esponenti della nobiltà, dell’alta borghesia e del clero, pronti affermati –, e capillare penetrazione mercantile in vaste a sborsare enormi risorse per assicurarsi drappi preziosi aree con la creazione di stabile residenza di colonie italiane, per l’abbigliamento, l’arredamento, i più svariati oggetti, sorretta dall’attività dei banchi nelle più importanti piazze e a farne strumento di esibizione del proprio potere e delle fieristiche dell’intera Europa5. proprie disponibilità economiche4. Questo, oltre all’attenzione per i colori delle livree, l’esi- Tema principale della mostra, quello del tessuto quattro- bizione dei tessuti, l’amore per gli accostamenti variopinti, centesco, dei suoi ornati, e delle applicazioni a ricamo o in ci fa capire il racconto di un attento testimone oculare, materiali preziosi che lo possono arricchire secondo il gusto Olivier de la Marche, maestro di casa di Carlo il Temerario, della committenza si qualifica come un elemento al centro quando, il 3 luglio 1468, un solenne corteo apre le festose di molteplici aspetti di grande rilevanza sociale, riconducibili celebrazioni del matrimonio del duca con Margherita di a un fenomeno collettivo nelle sue caratteristiche fondanti, York a Bruges. Nella calura estiva, al cospetto della sposa oggetto di desideri e di imitazioni, di utilizzi diversificati, di sfilano i rappresentanti delle nazioni straniere: per primi i voglia di innovazione continua e di superamento dei limiti veneziani, tutti a cavallo, in abiti di velluto cremisi, seguiti tecnici. Tutto agevolato, nella costante ricerca di aggiorna- dai servitori in “drap vermeil”, e cinquanta uomini a piedi menti ‘modaioli’ in linea con le novità più chiacchierate, da vestiti egualmente “de vermeil”; quindi i fiorentini, precedu- una crescente interazione tra le corti, città, fiere, che stimola ti da settanta pedoni in vesti di colore blu e da quattro paggi l’interesse verso quanto è elaborato altrove fino a ricercarlo a cavallo con giubbe e vesti dai fili d’argento e mantelline di come un prodotto ambito ed esotico, riconoscendovi l’esito velluto cremisi, cui seguono i mercanti abbigliati “de satin di una specializzazione manifatturiera, come i bordi tessuti noir figuré” con giubba cremisi, ad eccezione di Tommaso di Firenze o quelli di Colonia o, ancora, i rilucenti ricami Portinari, colui che sarà il munifico committente del trittico milanesi. di Hugo van der Goes ora agli Uffizi, e che li guida nel cor- Ma un elemento ulteriormente caratterizzante per il teo in abbigliamento nero, come prescritto per i consiglieri periodo preso in esame tra la metà del Quattrocento e i del duca. È poi la volta dei loro valletti a cavallo vestiti di primi decenni del Cinquecento, che giova sottolineare blu, dei castigliani in damasco viola e relativi servitori in anche in confronto con altri periodi storici, è costituito livrea bicolore, viola e verde, quindi dei mercanti genovesi, dalla grande pervasività nello spazio e nel tempo dei motivi tutti con abiti di “drap violet”, e infine degli anseatici, decorativi che contraddistinguono la produzione tessile di aragonesi, catalani, siciliani, lucchesi, portoghesi 6. È un qualità più elevata, da quello ‘a cammino’ a quello ‘a griccia’. evento politico di grande rilievo, volutamente accompagnato Abbandonati i velluti coloratissimi dei primi decenni (sch. 6, da un’esibizione di sfarzo, dove la sequenza della sfilata è ac- 41), si fanno strada i tessuti con rapporti di disegno sempre curatamente preparata con la ‘pesatura’ dell’importanza dei più grandi via via che ci si inoltra nel pieno Quattrocento, partecipanti, veneziani e fiorentini in primis, in un’apoteosi che mostrano pur nelle innumerevoli varianti decorative di di colori e di preziosi tessuti che sono manifesto pubblico dettaglio un modello di base, evidentemente apprezzato a di capacità economica e produttiva delle rispettive nazioni livello generale ma anche esito di una forma di ‘monopolio’ e, nel contempo, pubblica consacrazione dell’importanza indiscusso delle manifatture fiorentine e veneziane nella delle comunità di banchieri e mercanti delle città italiane a produzione di manufatti di lusso senza entrare in compe- Bruges, a Ginevra, Anversa, Norimberga, Lione per citare tizione con prodotti di minore qualità che coinvolgeva più solo alcuni. centri della penisola. Se si voleva ostentare il proprio status sociale, occorreva dotarsi con abbondanza di drappi con le caratteristiche che contraddistinguevano la produzione Le occasioni del lusso d’eccellenza, e queste stesse caratteristiche, soprattutto i pattern decorativi, avevano un binario consolidato e solo La diffusione merceologica dei prodotti tessili italiani, con relativamente elastico rispetto alle potenziali evoluzioni l’apice rappresentato dai drappi auroserici, è un dato eviden- 14 | anifattura fiorentina, Velluto con fiore di cardo, terzo quarto del XV | 15 I I secolo, Firenze, Museo Stibbert
anche da alcune opere illustrate nella mostra, come le ricchezza, l’esemplare affidato per la vendita da Giovanni dimore più agiate solo le fonti documentarie ci soccorrono le casse cittadine grazie alle tasse praticate per la concessione z splendide dalmatiche della collezione tessile del Castello del Pietro Porri e Costantino de Ello ad Ambrogio de Predis, o i racconti contemporanei, come una Novella del Bandello temporanea di farne sfoggio. Mentre i testi reperiti e studiati Buonconsiglio, confezionate con tessuti di importazione pittore ben voluto alla corte di Massimiliano I d’Asburgo, che descrive la camera da letto di Eleonora da Correggio forniscono descrizioni di abiti sontuosi, altrimenti docu- fiorentini e ricamate da una manifattura dei Paesi Bassi (sch. e descritto come “copertam seu muratam unam rechami, Rusca di Milano, la quale “in luogo di razzi, era di velluto mentati solo grazie ai pittori dell’epoca, rimane la domanda 78), ma anche dalle due opere attribuite al Maestro di Ho- laboratam auri et argenti fini et sirice facti a foliamis in carmesino maestrevolmente ricamato tutta vestita, nel di quanto effettivamente tali interventi regolamentari fossero ogstraeten (sch. 75-76), che ostentano un drappo d’onore zetonino raxi nigri cum frixo uno circum circha facto a mezzo de la quale v’era una condecente tavola coperta d’un efficaci, se non, forse, nel novero degli elementi incentivanti sul trono della Vergine, contraddistinto dal vistoso motivo gruppis et fructibus et aliis diversis laboreriis”, ornata con tapeto di seta, ed era alessandrino” 17. Ancora, a Firenze del cambiamento lento ma avvertibile del secolo successivo, ‘a griccia’. Il risultato di questa vigorosa fase produttiva di lo stemma Asburgo “laboratis auri et argenti fini et sirice et un inventario registra per la camera da letto di Lorenzo il con l’avvento di nuovi modelli d’ornato, che alla lunga segno italiano fu anche quello di non lasciare spazio – dato aliis argentarissi minutis seu laboribus ab aurifice”12. Magnifico in Palazzo Medici Riccardi, accanto a una spal- abbandonano le appariscenti inflorescenze di melagrana, pur l’altissimo contenuto tecnico e materico necessario che a sua Manufatti confezionati con simili stoffe assicurano il liera dipinta con falconi e stemmi dorati su fondo blu, un con la fase del decoro ‘a maglia’, per abbracciare motivi più volta richiedeva un investimento imprenditoriale di grande giusto agio nelle dimore ma in più sono percepiti – come drappo di velluto di circa sette metri18, per continuare con la sobri e con accostamenti coloristici meno audaci. rilevanza – ad iniziative emulative che divenissero di parti- si avverte nelle descrizioni delle fonti documentarie –, favolosa gualdrappa del cavallo di Jacopo Bracciolini, figlio Come già detto, di fronte alla penuria di testimonianze colare pericolosità e potessero, riflettendo sulle conseguenze quale esito di una complessità formale e tecnica che ha il del cancelliere Poggio, in velluto nero con idre ricamate in conservate, la documentazione assicurata dalle fonti in campo artistico, alla lunga provocare sviluppi ornamentali compito di manifestare l’eccellenza di un prodotto entrato perle, esibita nella giostra del 1469, dove esordì Lorenzo figurative è di grande e imprescindibile importanza anche di segno diverso. a buon diritto nel novero dei beni di lusso imprescindibili de Medici19: un contrasto forte tra il nero del tessuto, e il per conoscere diffusione, modalità di utilizzo, evoluzioni Alla domanda più esigente corrisponde un’offerta quan- nei consumi delle classi elevate, con il risultato di suscitare biancore baluginante delle perle. sartoriali inerenti ai tessuti23, e fornire cronologie di mo- titativamente sempre maggiore, con progressivo aumento l’ammirazione nei confronti della ricchezza del proprietario Ma ciò che valeva per i sempre più sontuosi ambienti tivi decorativi, senza le quali, tra l’altro, sarebbe ben più dei profili professionali interessati, dai tintori, ai tessitori, ma soprattutto della sua capacità di farne virtuoso uso con delle residenze signorili, indubbiamente faticava a conciliarsi arduo individuare luoghi di produzione e datazioni di ai battiloro7, ma anche degli imprenditori e dei mercanti liberalitas, ad esempio nel dono di stoffe pregiate ai propri con gli aspri rimbrotti dei predicatori alla san Bernardino innumerevoli frammenti e paramenti di collezioni museali del settore, e qualitativamente indiscussa per la politica di ospiti, con magnificentia, quale modo di dimostrare la da Siena contro la vanagloria degli uomini e delle donne e non. Ogni cautela è d’obbligo nel proporre confronti e controllo delle merci estesa dalla cimosa del singolo drappo propria grandezza, con splendor, nella scelta di oggetti di in primis – secondo una linea di pensiero che comunque giungere a conclusioni, considerando che talvolta dettagli ai privilegi concessi per introdurre nuove manifatture, indiscussa qualità per la propria residenza, tutte doti consi- annoverava precedenti più antichi –, colpevoli non solo di descrittivi accurati sono ad evidenza creazioni immaginarie ai brevetti8. Progressivamente la cultura visiva dell’uomo derate cruciali per il principe nella riflessione umanistica13 e rincorrere le eccessive comodità delle loro case, ma anche dell’artista, solo vagamente aderenti ai modelli coevi, mentre quattrocentesco mostra di non poter prescindere dai tessuti prova tangibile di prosperità e buon governo. e soprattutto di abbigliarsi lussuosamente. D’altronde la altri, invece, riproducono con fedeltà esemplari osservati de di velluto di colori costosi come il cremisi, l’alessandrino, In una ‘pervasività’ di modelli decorativi che non ha molti deperibilità delle vesti e dei loro velluti, anche i più pre- visu, come mostra l’analogia tra il piviale del Sant’Agostino il verde, magari arricchiti di fili rivestiti di lamina dorata confronti possibili anche in altre epoche, ancora non è diffe- ziosi, li rendevano ottimi esempi della transitorietà umana, di Giambono del Museo di Padova (sch. 22) e i ricami o argentata, e non solo per l’abbigliamento femminile e renziato nel disegno il tessuto per l’abbigliamento da quello nonostante che fossero trasmessi come beni patrimoniali di della pianeta di San Pantalon (sch. 21), oppure drappi maschile. L’ampia disponibilità di prodotti di alta qualità per l’arredamento, come dimostra ad evidenza la decorazio- riguardo a generazioni più giovani per via ereditaria, ‘rimessi’ custoditi tra gli oggetti utili dell’armamentario di bottega, induce alla progressiva moltiplicazione di suppellettili nelle ne affrescata da Mantegna nella Camera degli Sposi, a Palazzo in base ai cambiamenti della moda20, fino alla fase finale da tramandare anche per molto tempo e inserire nel dipinto case della borghesia più facoltosa e nelle dimore di nobili Ducale di Mantova, dove le ricche cortine alle pareti fanno del dono alla chiesa locale e del taglio di porzioni grandi e in esecuzione come dettaglio di abbigliamento di qualche e membri del clero. Dagli interni sobri, che i pittori del eco alle vesti ampie di nobildonne e signori, con prevalenza piccole ma in buono stato per confezionare nuovi paramenti facoltoso personaggio: è il caso dei Magi nelle tante Adora- secolo precedente illustravano, indugiando piuttosto sull’e- della tipologia ‘a griccia’ sui tendaggi e ‘a cammino’ sugli ecclesiastici (sch. 61). Molto chiacchierata al tempo fu la zioni del periodo (sch. 74, 76), ma anche di qualche Erode, strema raffinatezza dei tessuti dell’abbigliamento maschile abiti, ben misurabili nei loro rapporti di disegno grazie alla discesa in campo di Nicolosa Castellani, giovane seconda Nicodemo o di qualche Maddalena nelle Crocifissioni per e femminile – ne è traccia residua quel pregiato lembo di fedeltà di riproduzione osservata dal pittore14. Altrettanto, moglie di Nicolò Sanuti, la quale, da raffinata fruitrice di non parlare del diffusissimo drappo d’onore sul trono alle tessuto con i suoi fiabeschi animali che spunta sotto la grandi inflorescenze di melograno si distendono sul finto beni di lusso nella propria casa bolognese21, ebbe l’ardire di spalle della Vergine, diretto ‘parente’ di quelli in voga per pianeta del santo dipinto dal Maestro di San Pier Damiani paramento tessile della Sala del Giudizio di Castelpietra (fig. contestare nel 1453 con l’Orazione per la restituzione de’ vani imperatori e re (fig. I; sch. 75). Come è ormai assodato che il (sch. 45), così vicino alle fantasiose stoffe dei guardaroba 75) o in quello proposto da Marcello Fogolino per la sala ornamenti, probabilmente redatta in latino da un erudito celebre Jan van Eyck, avendo accesso ai tessuti preziosissimi fiorentini registrati tra il 1343 e il 13459 –, si passa al grande del Banchetto di re Cristiano I di Danimarca affrescata nel locale, l’intervento ‘suntuario’ del cardinale Bessarione, che di proprietà del duca di Borgogna Filippo il Buono nel suo assortimento di arredi delle residenze quattrocentesche. Castello di Malpaga15, o ancora nel vistoso rivestimento ‘a intendeva frenare la “soverchia ambizione” muliebre in fatto ruolo di pittore di corte e di “Varlet de chamber” dal 142524, Fastosi tendaggi, rivestimenti tessili alle pareti, drappi sopra griccia’ della cappella di Schloss Bruck a Lienz, eseguito da di abbigliamento, con il bando dei drappi intessuti di oro o poteva agevolmente dipingere un superbo piviale in velluto i tavoli, cuscini per le sedute, baldacchini e cortine per i Simon von Taisten con le figure degli illustri committenti, d’argento22. Solo l’anno dopo, il signore di Bologna, Sante azzurro intenso, come quello indossato da san Donaziano giacigli, portiere, decorazioni da esporre sui davanzali delle Leonardo di Gorizia e Paola Gonzaga. Bentivoglio, cui la Castellani era da anni legata, sposò la gio- nella Madonna del canonico Joris van der Paele del 1436 finestre, a loro volta conoscibili attraverso le testimonianze Le riproduzioni fedeli di rivestimenti tessili utilizzati vanissima Ginevra Sforza ma il fastoso corteo nuziale, forte (Bruges, Groeningemuseum) (fig. 1), altrettanto risulta pittoriche e quelle archivistiche 10, per non parlare del soprattutto nelle stagioni più fredde e poi riposti in attesa di di innumerevoli coppie di nobili sfarzosamente abbigliati, evidente, nei dipinti attribuiti a Rocco Marconi (sch. 77), manufatto che connota la dimora di personaggi d’eccezione, nuove occasioni, avevano il compito di arredare l’ambiente non poté entrare nella cattedrale di San Petronio, interdetta che viene colta costantemente l’opportunità di includere ossia il drappo d’onore steso sopra il trono, come quello che in quelle estive con una soluzione economica, alla stessa per tale motivo, vedendosi costretto a dirigersi alla chiesa lo stesso velluto ‘a griccia’ di alta qualità nelle narrazioni riproduce le armi di Mattia Corvino, fatto eseguire a Firenze stregua dei paliotti dipinti su tavole di legno ad imitazione agostiniana di San Giacomo. dipinte, conservandolo con la debita cura. Se sicuri indizi impiegando un velluto broccato d’oro con ricami su disegno dei decori tessili per le chiese (sch. 11)16, e quindi tuttora ci Se le leggi suntuarie avevano messo nel mirino gli abiti più di una rappresentazione fedele di un tessuto effettivamente del Pollaiolo (1476-1490 circa; Budapest, Magyar Nemzeti tramandano forme e modalità di utilizzo rispetto a quanto preziosi ed appariscenti, in una sorta di regolamentazione imitato sono le pieghe pesanti e larghe, anche il velluto ad Múzeum)11, mentre era per una sala di ricevimento, vista la invece è andato perduto. Tuttavia, per comprendere appieno sociale contro eccessi esagerati e dannosi alle finanze delle inferriata color cremisi del piviale indossato dal principe ve- presenza delle insegne araldiche riprodotte con particolare l’abbondanza reale dei drappi di velluto impiegati nelle famiglie, queste stesse, di converso, risultavano proficue per scovo Johannes Hinderbach nel dipinto su tavola, risalente al 16 | | 17
ans Pleydenwurff, Ritratto I I I del conte Georg von Löwenstein, 1456 circa, tavola, Norimberga, Germanisches Nationalmuseum ritratti di signore e nobiluomini che esibiscono il loro abito 1 1 mariano (Trento, Museo Diocesano Tridentino) riproduce sontuoso accuratamente tagliato affinché gli ornati siano forse un paramento al tempo effettivamente esistente nella valorizzati al meglio, ad esempio sulle maniche, come nei sagrestia della Cattedrale trentina. casi esemplari delle dame del Pollaiolo, dove l’abito a buon Stando alla ritrattistica coeva, il motivo ‘a cammino’ diritto conquista un ruolo di primo piano con il suo velluto e quello ‘a griccia’ godono di totale apprezzamento nel colorato25, così affine al frammento del Museo del tessuto di Quattrocento maturo e nei primi decenni del Cinquecento, Prato (sch. 54). Di densa monocromia cremisi ma con una potendone individuare gli schemi di base in infinite ben riconoscibile inflorescenza di melagrana sul petto appare varianti. Tipici disegni ‘a cammino’ si individuano in tanti quello indossato dal conte Georg von Löwenstein, ritratto da IV. Marx Reichlich, Barbara Mitterhofer con le sante Barbara e Brigitta, portella dell’altare di Florian Waldauf, 1504/1505 circa, tavola, Hall in Tirol, Stadtmuseum 18 | | 19
effetti diversi di dettaglio e di luminosità, impreziosite da per naturale osmosi: sono opere di arte applicata sia per tecniche conosciute da manufatti o ricamatori provenienti la fruizione laica che ecclesiastica, che, a ben guardare, d’Oltralpe, come l’or nué28, le applicazioni a ricamo sono si affiancano al crescente mercato di dipinti fiamminghi. coinvolte a pieno titolo in questa temperie artistica, avendo Se alcune testimonianze portate in mostra confermano già acquisito un loro spazio riconosciuto, e, significativa- tale ricezione (sch. 70, 71, 82, 83), accanto a episodi già mente, ben distinto dai raffinati committenti, desiderosi ben conosciuti dalla critica34, vale la pena rilevare anche di avere opere in opus florentinum, così come già prima si l’importante ma indiretta prova fornita dalla splendida pala erano dotati di esemplari di opus anglicanum, apprezzati dell’Incredulità di san Tommaso e san Magno vescovo, dipinta anche alla corte pontificia29. Certo che, senza escludere le da Cima da Conegliano tra il 1503 e il 1505 per la Scuola attività ricamatorie quale nobile passatempo delle dame del dei Mureri a San Samuele (fig. VI): in questo caso, infatti, tempo eccezionalmente testimoniato in mostra dal paliotto il ricco piviale indossato da san Magno non esibisce i ricami di Pizzighettone (sch. 84), nel XV secolo si attua compiuta- more veneto, ampiamente documentati nelle pianete esposte mente l’affinamento dei processi esecutivi dei lunghi lavori nella mostra e ripresi con dovizia di particolari in tanti altri dei ricamatori, che proseguono sì a lavorare per commissioni dipinti di Cima, bensì un lavoro ad ago con forti affinità nel specifiche, con l’imprescindibile intervento degli artisti rilievo dei pinnacoli con le edicole dei lavori delle Fiandre. che tracciano il disegno preparatorio dei soggetti figurati richiesti, ma mostrano anche di applicare con sempre maggiore frequenza le tecniche di lavorazione seriale, che “I tuoi germogli sono un giardino di melagrani” consentono di ottimizzare i tempi ed implicano più figure (Ct 7, 13) di maggiore e minore esperienza impegnate sulle parti di diversa complessità (fig. V), con relativa diversificazione e In un ‘tempo della Chiesa’ nel quale i materiali più pregia- specializzazione dei processi operativi30. Anche nelle opere ti e la più squisita produzione dell’homo artifex erano visti in mostra si rilevano molteplici i casi di produzione seriale come espressione tangibile del culto e della devozione che di ricami a riserva (sch. 32, 73), più adatta ad economie di andavano tributati al Padreterno nelle celebrazioni liturgiche scala e all’aumento della produttività rispetto a una crescente e nel decorum degli edifici religiosi, i drappi auroserici o richiesta, ma con conseguente processo di standardizzazione i velluti di varie altezze erano destinati ad essere ricercati delle opzioni iconografiche disponibili alla scelta della non solo dai ranghi più elevati dell’aristocrazia, ma anche committenza. dall’alto clero per la confezione dei paramenti sacri da uti- Opera nuoua che insegna alle donne a cusire, Nel comune apprezzamento verso i capi di vestiario lizzare nelle festività più solenni. Come emerge anche dalla V ( ) * + , - - ) . - / * - ) * 0 , 2 3 ) 4 - / 4 5 a racammare & a disegnar a ciascuno […], Venetia, per Giouan Antonio et fratelli da Sabbio, 1527, frontespizio arricchiti profusamente di ricami, ha grande peso l’in- sequenza delle opere esposte in mostra, si predilige il colore fluenza esercitata dai personaggi in vista, le cui scelte rosso, quello più importante anche tra i laici perché tra i sono commentate e imitate nell’ambito della corte e, di lì, più costosi e quello più ambito per il suo antico simbolismo echeggiate nell’area circostante che ne diviene a sua volta connesso al potere, ma nell’alveo sacrale collegato anche e H ! " # $ % % % & ' delle larghe falde di velluto di Barbara Mitterhofer, ritratta cassa di risonanza. Meccanismi riconosciuti a proposito delle soprattutto alla Passione di Cristo e quindi alle celebrazioni da Marx Reichlich con la santa eponima abbigliata con un ricadute dirette e indirette originate da importanti unioni più importanti dell’anno liturgico35. Non è raro l’utilizzo del vistoso velluto ‘a griccia’ per l’altare della chiesa di Hall in matrimoniali tra casate europee, come il matrimonio, nel velluto cremisi con il motivo della melagrana nella tipologia Tirolo (fig. IV). 1477, tra Maria di Borgogna, ultima erede di una raffinata ‘a cammino’, frutto connesso fin dall’antichità al simbolismo Ma alla moda laica non bastano le stoffe lussuose, magari casata, e Massimiliano I d’Asburgo, figlio di quel Federico di immortalità, fecondità, amore, per poi essere collegato auroseriche: accanto ad accessori altrettanto ricercati, grande III, che apprezzava abbigliamenti fastosi, quali appaiono più strettamente, nell’arte cristiana, alle figure di Cristo, sviluppo hanno le applicazioni a ricamo, che aggiungono nell’affresco di Pinturicchio nella Libreria Piccolomini di di Maria e della Chiesa, anche grazie all’interpretazione in preziosità e bagliori con i loro fili di seta, con l’oro filato, Siena, che lo ritrae nel momento dell’incontro con la futura chiave ecclesiologica del dialogo, nel Cantico dei Cantici, tra le perle e perline, le magette di più forme, fino agli smalti e sposa, Eleonora del Portogallo, dopo aver soggiornato a l’amata – “Di buon mattino andremo alle vigne; vedremo alle gemme, raggiungendo esiti ben esemplati dal Ritratto di Firenze, acquistando gioielli e drappi di seta31. In analogo […] se fioriscono i melograni” (Ct 7,13) – e lo sposo – “I Bianca Maria Sforza, cresciuta nella raffinata corte milanese modo, mentre i prodotti italiani si fanno largo nelle corti tuoi germogli sono un giardino di melagrane, con i frutti e divenuta seconda moglie dell’imperatore Massimiliano europee32, da nord delle Alpi provengono ricamatori la cui più squisiti” (Ct 4,13)36. I d’Asburgo (fig. 59)26. Le perle, appunto, come le 1777 presenza è testimoniata dalle fonti e dalle caratteristiche Viene qui alla memoria la già citata Madonna della impiegate per le maniche di un abito di Galeazzo Maria formali ed esecutive di taluni manufatti tuttora conservati, misericordia di Camerino (sch. 9), con la sua bella veste Sforza, padre di Bianca Maria, le 1548 per Filippo Maria o, più semplicemente, prodotti finiti che giungono nella pe- ornata, scelta consapevole forse, se si pone mente al sobrio Sforza e le 1279 per Sforza Maria Sforza27, applicate a capi nisola grazie a una rete sempre più consolidata di trasporto abbigliamento che inizia a farsi strada per la figura mariana di abbigliamento di estremo lusso. di beni di lusso33, dimostrando l’apprezzamento per l’arte in quel periodo, al più giocato sulle tinte del rosso e del blu, VI. Cima da Conegliano, L’incredulità di san Tommaso, particolare, Eseguite con punti a ricamo diversi tra loro per conseguire d’Oltralpe ben oltre le aree frontaliere che le conoscono magari arricchite del bianco del velo e di qualche tocco d’oro 1503-1505, tavola, Venezia, Gallerie dell’Accademia 20 | | 21
del fastoso parato voluto dalle città di Siena e de L’Aquila in n evangelici. Ed altrettanto si può richiamare la previsione della canonizzazione solenne di san Bernardino grande inflorescenza che orna la veste di sante da Siena (sch. 1), nel quale ricorre la scena dell’Incredulità martiri come la Sant’Apollonia magistralmente di san Tommaso in questo caso tessuta espressamente per dipinta da Vincenzo Foppa tra il 1490 e il 1495 tale occasione e completata da particolari a ricamo. Le alte (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo). gerarchie ecclesiastiche mostrano di apprezzare molto anche Come per l’abbigliamento laico, nel desiderio i lavori ad ago prodotti da maestranze d’Oltralpe, come nel di esibire paramenti degni del servizio divino caso della cosiddetta Pianeta di Pio II Piccolomini (Pienza, più solenne, al sontuoso velluto talvolta impre- Museo della Cattedrale)42 o negli esempi esposti nella mo- ziosito dall’‘allucciolatura’, venivano aggiunti stra, come i ricami del parato di Savona (sch. 72) e la pianeta altri ornamenti preziosi col compito di renderlo de Prez della cattedrale di Aosta (sch. 71), a cui si potrebbero ancor più luminoso: ricami, ovviamente, di accostare ulteriori testimonianze ma con la cautela dovuta al cui i committenti più esigenti non potevano fatto che si tratta di opere acquisite sul mercato antiquario rimanere privi. senza certezze sul loro luogo di provenienza originario. Il grande apprezzamento che i lavori ad ago Meno ricercate appaiono invece le peculiari esecuzioni riscuotono nell’ambito delle più alte gerarchie ad ‘alto rilievo’ dei ricamatori austriaci, esemplati magni- ecclesiastiche e nella committenza variegata ficamente dalla casula di Mariazell, al pari della pianeta di che si preoccupava di arricchire i tesori delle sant’Agostino, dipinta da Michael Pacher (Monaco di Bavie- sagrestie ad honorem Dei è dimostrato da casi ra, Alte Pinakothek) (fig. VII): con l’eccezione, significativa, noti come il parato voluto dall’Arte di Calimala delle figure in rilievo che compaiono sulla pianeta e sulla per il Battistero di Firenze e confezionato in mitra del principe vescovo Johannes Hinderbach, scolpite un lungo arco di tempo (1466-1487) con nella pietra rossa per il suo sepolcro nella cattedrale di Trento ventisette ricami eseguiti su disegni di Antonio (fig. VIII), forse addirittura ispirate ai paramenti eseguiti Pollaiolo37 o il parato del vescovo Pallavicino per lui dal ricamatore salisburghese Johannes Goldfuss43, donato alla cattedrale di Lodi38, così come a riprova delle influenze provenienti da nord sulla cultura nell’inventario del 1445 del Duomo di Milano artistica del territorio trentino nel XV secolo e non solo sono registrati 133 paramenti, tra piviali, (sch. 73, 87, 88). pianete e dalmatiche, di cui molti ricamati39. Ma la realizzazione di paramenti sacri con velluti e ricami È facile da immaginare una serie di indumenti – di scuola italiana e non – non esaurisce quanto l’arte per liturgici ornati da formelle con intere scene di la Chiesa ha perfezionato ispirandosi a quel vastissimo re- tema evangelico – con una certa preferenza pertorio ornamentale offerto dalla produzione di tessuti dei verso quelle cristologiche per le pianete e verso più importanti centri della penisola, in completa osmosi di quelle mariologiche per le dalmatiche –, o, più gusto e preferenze con il mondo dei laici. Forse in relazione frequentemente, da ‘tabernacoli’ – così sono ai drappi d’onore che decoravano i seggi regali, come quello chiamati nelle fonti in virtù della loro pros- citato di Mattia Corvino, costituendo un focus ottico di simità formale con gli scomparti dei polittici grande rilevanza nell’esibizione pubblica del potere, e, in lignei 40 –, che racchiudono sequenze variegate parallelo, alle sacre raffigurazioni, in primis quelle della di singoli santi, seduti in cattedra o più spesso Madonna in trono, si sviluppa molto significativamente in piedi, e scelti secondo le richieste devozio- anche la particolare tecnica del pressbrokat, ossia il rilievo nali della committenza a simboleggiare la vera applicato su fondi di tavole dipinte per conseguire l’effetto Chiesa militante in terra. Certamente il ricamo del tessuto broccato d’oro44, probabilmente visto idoneo a eseguito appositamente per la confezione di un VIII. Scultore di ambito veneto, Lastra tombale del principe vescovo Johannes sostituirsi con la sua opulenza visiva al fondo d’oro delle Hinderbach, 1486 circa, pietra rosata ammonitica, Trento, Museo Diocesano paramento poteva agevolmente esaudire specifi- Tridentino tavole, rispettando comunque il consolidato parallelismo che richieste dei committenti dal punto di vista simbolico tra oro e luce divina. La prima introduzione del del suo programma iconografico: lo dimostra il pressbrokat è testimoniata dalle opere di van Eyck, van der piviale in velluto donato da papa Niccolò V Pa- colorum, et in fine utriusque lateris arma episcopi Nicolai Weyden, Robert Campin, con la progressiva diffusione rentucelli, alla basilica romana di Santa Maria papae, … et in scapulari habet assumptionem beatae dai Paesi Bassi alla Renania, alla Baviera, e infine in Tirolo Maggiore “cum figuris Jesu Christi, S. Thomae, Virginis cum sancto Thoma recipiente cingula eiusdem”41. con Stefan Lochner, Nikolaus Gerhaert, nella regione cum frisio aureo, quod a latere destro habet L’apprezzamento verso la figura di san Tommaso da parte di atesina, compreso il Trentino, con Hans Klocker, Simone figuram Trinitatis, tenentem filium figuratum, un personaggio illustre battezzato col nome dell’apostolo fa da Tesido, Ruprecht Potsch, André Haller, Michael Pacher, sancti Petri, et aliorum sanctorum diversorum immaginare quanto fosse stato gradito dal pontefice il dono Michael Parth, Hans Multscher, fino al Bellunese e alle aree 22 | Sant’Agostino, particolare dell’Altare | 23 V I I ) 6 7 , 4 3 8 , 6 7 4 9 5 dei Padri della Chiesa (lato festivo), anni settanta del Quattrocento, Monaco di Baviera, Alte Pinakothek
f : ; < = > ? Dall’Occhio. La trasmissione stessa dei pattern tra artisti della medesima bottega o addirittura ad altre botteghe, tocca un interessante tema sulle influenze reciproche tra diverse personalità ma individua anche un filone non del tutto conosciuto di apprezzamento collettivo di tipologie decorative che originano dai telai fiorentini e veneziani. Se dunque gli ornati ‘a cammino’, soprattutto, adottati da- gli artefici del pressbrokat, forniscono un’ulteriore conferma dello straordinario apprezzamento di tali motivi decorativi, una prova dell’eccezionalità della situazione prodottasi nel pieno Quattrocento è anche la lunga durata di tale tipologia di tessuti nei dipinti di arte sacra per la Chiesa cattolica, ossia il fatto di ritrovarli largamente riprodotti nelle opere di epoche successive, là dove la moda aveva già imposto decori di diversa concezione anche per la realizzazione di nuovi paramenti sacri. Velluti prevalgono nei piviali e nelle pianete dei santi dipinti nel Cinquecento inoltrato e nel Seicento – peculiare quello di Peter Paul Rubens e Anton van Dyck, raffigurante sant’Ambrogio che rifiuta l’ingresso all’imperatore Teodosio e risalente al 1617-1618 (Vienna, Kunsthistorisches Mu- seum) (fig. IX), per l’utilizzo di un velluto ‘a griccia’ tipico del tardo Quattrocento corrispondendo a ben guardare ai paramenti più preziosi che erano confezionati più di un secolo prima per la liturgia delle feste più importanti. Parti fondamentali del complesso rituale della celebrazione eucaristica e pertanto oggetto di particolare custodia nelle sagrestie e di cure sotto la vigilanza dei partecipanti delle pe- riodiche visite pastorali, piviali, pianete e dalmatiche fanno evidentemente tale presa anche sull’immaginario collettivo che giungono a rappresentare l’indiscussa – ed indiscutibile in età di Riforma e Controriforma – autorevolezza della Chiesa. Riproducendo paramenti liturgici confezionati con tessuti preziosi sì ma superati rispetto a quelli in uso al clero – a loro volta collegati alle novità della produzione tessile –, nonché ornati con preziosi ricami che puntual- X. Pittore veronese, Crocifisso con la Madonna e san Lorenzo, particolare, mente echeggiano le elaborate edicole dell’età precedente, prima metà del XVII secolo, tela, Pinzolo, chiesa di San Lorenzo si suggerisce visivamente un ponte tra la Chiesa cattolica contemporanea, sottoposta alle dure critiche protestanti, con una prisca Ecclesia, fatta di uomini eminenti. Prima honorem Dei45. Le immagini di martiri dei primi secoli e di ancora dell’interesse ‘archeologico’ verso riti e abbigliamento santi confessori, paludati con tali paramenti, esprimono i dei primi Padri della Chiesa progressivamente sviluppatosi sacrifici della Chiesa militante ma anche i fasti della Chiesa dopo il Concilio di Trento, la santità di tali personaggi viene trionfante contro i suoi nemici, e ne esaltano il ruolo anche dunque sottolineata dalla sontuosità dei loro paramenti, in contrapposizione con gli assunti evangelici della riforma orgogliosamente esibiti nell’ambito di un’arte sacra che, luterana, come significativamente esprimono i coloratissimi a dispetto di critiche nei confronti dell’eccessivo sfarzo dipinti di Abraham Bloemart, pittore olandese di fede dell’abbigliamento ecclesiastico del tempo, non arretra cattolica in una terra in prevalenza protestante. di fronte all’esecuzione di suppellettile non solo preziosa Ciò spiega perché tipologie tessili ormai ampiamente ma anche della migliore qualità artistica che costituisca cadute in disuso nel tardo Cinquecento e nel Seicento per una silenziosa lode alla creazione divina e un tributo ad quanto riguarda la moda contemporanea godano di una 24 | eter Paul Rubens, L’imperatore Teodosio e sant’Ambrogio, 1615-1616 | 25 I @ 8 circa, olio su tela, Vienna, Kunsthistorisches Museum
XI. Alessandro Turchi, Se imprescindibile è subito apparsa la tematica dei velluti ' ' # # ` = n Allegoria della Speranza, la pala della chiesa di San Lorenzo di Pinzolo, dipinta nella fiorentini e dei velluti veneziani, per i quali è stato fonda- 1625 circa, olio su tela, Verona, Museo di prima metà del XVII secolo (fig. X), mentre il ‘modello’ di mentale la disponibilità delle maggiori istituzioni museali Castelvecchio una santa martire splendidamente abbigliata sia utilizzato italiane che conservano raccolte tessili, successivamente, per la personificazione della virtù della Speranza, forse non con il confronto tra gli studiosi coinvolti, il progetto si è dimentica dell’antico simbolismo della melagrana (fig. XI). allargato a tematiche altrettanto cruciali e complesse, come, A questa considerazione sul significato da attribuire in primis, il fondamentale apporto artistico del ricamo, con alle ricercate stoffe dei dipinti barocchi si affianca un le sue regole e le sue particolarità, per la cui conoscenza ulteriore aspetto da cogliere a riguardo della decorazione occorre avvalersi soprattutto di paramenti liturgici, essendo a ricamo del paramento liturgico, esposto allo sguardo andate distrutte quasi completamente le testimonianze dei fedeli con i suoi ornati, raffiguranti storie evangeliche, materiali di ambito profano. A quel punto, il fatto di scene agiografiche, o addirittura schiere di santi organizzati rintracciare e ‘collazionare’ tra loro più manufatti, pur con in edicole, e, soprattutto, con l’importante motivo della il filtro della loro presenza nelle aree dell’Italia settentrionale Crocifissione apposta sul retro della pianeta del sacerdote, e della loro datazione nel ‘ristretto’ arco cronologico tra che ha un’origine antica e si diffonde in particolare nell’area la metà del XV e l’inizio del XVI, individuato per la sua tedesca ma anche nelle limitrofe zone alpine. È una efficace ‘compattezza’ di forme e di tecnica e, quindi, maggiormente tipologia iconografica, che sfrutta la collocazione sul retro suscettibile degli approfondimenti progettati, è stato visto dell’indumento affinché la scena del sacrificio di Cristo sia quale passo indispensabile, quasi obbligato, per compiere sotto gli occhi di tutti nel momento liturgico della consa- progressi utili alla conoscenza di questo particolare e crazione – quando cioè il sacerdote si volge all’altare posto felice periodo produttivo. Un’indagine a tappeto, condotta ad oriente –, espressione gestuale della transustanziazione, soprattutto da Alessandra Geromel Pauletti e da Viviana allorché il pane e il vino del celebrante divengono il corpo Troncatti 47 ed agevolata in talune aree anche dal data- e il sangue di Gesù46. In tal modo una dottrina di fonda- base della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) relativo al mentale significato per la fede cristiana viene tradotta in patrimonio artistico di proprietà ecclesiastica, è stata quindi figura, andando incontro a quell’esigenza di ‘vedere’ il ruolo impostata per individuare le opere di maggiore rilevanza salvifico di Cristo da parte dei fedeli. Come nella splendida e approntare una schedatura scientifica che le ponesse in sintesi dottrinale compiuta da Rogier van der Weyden, nel relazione con manufatti analoghi. Malgrado la perdita di pannello centrale del Trittico dei sette Sacramenti, 1440-1441 tanti esemplari, le conseguenze della riforma stimolata dal (Anversa, Koninklijk Museum voor Schone Kunste), dove Concilio Vaticano II, e la dispersione dovuta al collezioni- sullo sfondo della Crocifissione un sacerdote rivestito di smo soprattutto di epoca ottocentesca, che hanno eliminato pianeta, eleva la particola sopra la mensa dell’altare nel gesto irreversibilmente la possibilità di conoscere provenienze e della solenne consacrazione, così lo stesso rapporto, ma committenze, la raccolta attuata in questa occasione ha invertito, si rinviene nello scomparto del Polittico di sant’Ivo fornito la base documentaria di grande importanza per i di Defendente Ferrari (fig. 95), nel quale il sacerdote, con conseguenti studi e, ci piace pensare, anche per eventuali pianeta ricamata da un Crocefisso sovrastato dal pellicano, ricerche che seguiranno. eleva il calice verso la figura di Cristo morto tra gli strumenti Ancor più che in altri settori, la ricerca sul campo della Passione per riempirlo del sangue che zampilla dalle costituisce una fase fondamentale nell’approfondimento dei ferite del costato. manufatti tessili, la cui conoscenza specifica passa inevitabil- mente attraverso l’indagine ravvicinata di ogni particolarità tecnica ed esecutiva, rilevando dati e riscontrando interventi posteriori. Grazie a tale attività sono altresì emerse situazioni In conclusione felici dal punto di vista conservativo ed altre meno positive per tanti motivi, non ultimo l’ormai scarsa consuetudine a trattare in maniera idonea manufatti tessili di grande Al momento dell’ideazione della mostra un obiettivo subi- delicatezza e deperibilità, oppure l’abitudine a interventi to emerso era quello di valorizzare due importanti manufatti di ricostruzione non appropriati. Questo ha portato ad acquisiti recentemente alle collezioni museali (sch. 78) non attivare una serie di interventi di restauro che costituiscono solo nella loro grande qualità artistica ma anche nella loro un ulteriore pregio della presente iniziativa, determinando significatività quale testimonianza materiale di flussi migra- provvedimenti conservativi concordati con Diocesi e So- tori di tessuti prodotti in Italia in zone lontane dell’Europa printendenze, che vanno ben al di là del periodo di apertura e, di converso, di analoghi flussi artistici verso la penisola. di una mostra. L’auspicio è quello di aver portato nuova 26 | | 27
servarli da parte del guardarobiere: “…presupponendo che (1539), citato dall’edizione Le bellezze 1622, pp. 241-242. A margine di 37 Conti, Ciatti 2014 e Antonio e Piero del Pollaiolo 2014, pp. 184-191, sch. f z f l tale argomento è il caso di ricordare anche il tema del commercio degli abiti 11 (F. Siddi). costitutiva delle sue testimonianze materiali, contribuendo nella Guardaroba sieno diversi paramenti, et adobbi, di lana, usati assieme a quello di drappi di varia natura, evidentemente recuperati con ciò anche ad attivare per il futuro un’attenzione non di drappo, di fondi d’oro, e cose simili di molto valore, et 38 Dall’atto di donazione sappiamo che era composto da una pianeta di dall’invenduto di tessitori, come traspare dall’Inventarium bonorum repertorum broccato d’oro “rizo cremesino fodrata de cendale cremesino ornata de episodica su tante affascinanti opere che meritano di essere essendo queste robe sotto la cura d’uno, che sia poco pratico in appotecha strazarie societatis alias facte inter Antonium de Ludovisiis, risalente capituli Xj de la historia de la vita de Christo facti de recamo d’oro”, con custodite con ogni attenzione. A chiusura di questo testo di tal mistiero, […] non le riguardando dalle Tignole, dai al 7 maggio 1509, in Frati 1928, pp. 242-247. due dalmatiche, quattro tonicelle, un piviale per il vescovo con formelle con introduttivo alla mostra giova qui riportare il significativo ratti, dalla polvere, dalle macchie, dall’acqua, dal fuoco e da 21 Ivi, pp. 21-23. storie di Cristo a ricamo, e due per gli assistenti, un palio grande broccato in Cfr. La legislazione suntuaria 2002, pp. 148-152. oro “cum el frixe de perle cum tondi sette de argento fino smaltati e indorati brano di un libro riguardante la conduzione della dimora di altri simili accidenti a gli quali possono esser soggette; onde 22 cum figure sette de relevo de la historia de la ascensione de Cristo”, un palio un cardinale, nel quale sono elencati i principali nemici dei in questa guisa verranno a minuire talmente di valore, e di 23 Su questo particolare ma significativo aspetto scrive Tosi Brandi (2017). piccolo decorato allo stesso modo ma “cum uno agnus dei in mezo de perle, paramenti sacri al fine di stimolare la giusta cura nel con- vaghezza, che sarà di danno notabile al Padrone”48. 24 Duijn 2017. cum lo suo festono intorno cun li quattro evangelisti” e altro ancora; inoltre 25 Tosi Brandi 2014. un secondo parato bianco con pianeta di broccato “d’oro rizo biancho fodrata 26 Sulla qualità dei manufatti milanesi del periodo si vedano i contributi de cendale biancho, ornata de undexe capituli de la hystoria de nostra dona”, raccolti nel catalogo Seta Oro Cremisi 2009. dalmatiche, tonicelle e altro: cfr. Marubbi 1998a, pp. 23-24. 27 Venturelli 1998, p. 87. 39 Bergemann 2010a. 28 In proposito si veda il contributo di Marina Carmignani in questo volume. 40 Nell’inventario del duca di Berry del 1403-1405 si fa cenno a edicole che In specifico per testimonianze di ricamatori fiamminghi in Italia cfr. Bonito racchiudono figure di santi o scene sacre come “tabernacle fait en manière de Fanelli 1994, p. 55 e Peri 2008. maconnerie”: cfr. Grünwoldt 1961, pp. 44 e 56-57. 29 Per ricami in Opus anglicanum nei tesori papali del XIII e del XIV secolo, 41 De Angelis 1621, p. 143, citato da Borgioli 2016, p. 182, nota 4. Per altri documentati negli inventari, cfr. Ertl 2007, pp. 139-185 e Gardner 2016. paramenti del pontefice con l’immagine di san Tommaso cfr. Monnas 2008, pp. 9 e 308. 30 Oltre al contributo della scrivente e di Paolo Peri riguardante le dalmatiche del museo, si veda anche Bergemann 2010b e le utili suggestioni di Tomasi 42 I ricami sono attribuiti a manifattura tedesca o fiamminga in Drappi, 2011. velluti 1994, p. 117, sch. 21 (F. Bari). Cfr. anche Stauffer 2010, in particolare alle pp. 53-58. 31 Edler De Roover 1999, p. 115. 43 È il nome che compare nel libro dei conti della Hofkapelle di Innsbruck 32 Risulta fondamentale sotto questo punto di vista il lavoro documentario 1 Come introduce Maria Giuseppina Muzzarelli in questo volume. 15 Cfr. Markowsky 1976, pp. 93-96 e, in particolare, per il cenno al Castello e, per gli anni 1478 e 1479 nei registri delle offerte della chiesa di San Pietro di Veratelli 2013. Nel marzo 1493, ad esempio, è menzionato l’invio a di Malpaga, p. 93, nota 377 e M. Carmignani 2005, p. 24. di Trento, dai quali si evince che gli erano stati commissionati dal principe 2 Erasmo da Rotterdam ed. 2017, p. 1655, n. 2060. Massimiliano I, già sposato in seconde nozze con Bianca Maria Sforza, di vescovo i ricami per una pianeta (dal riferimento al vitto fornito al Goldfuss 16 Markowsky 1973 e Filippini 2001. tessuti preziosi da parte di Pierantonio Bandini Baroncelli: un “drap d’or 3 Si veda in ultimo Zuccari 2016, p. 27. si desume che fosse temporaneamente presente a Trento), per una casula e una tanné, fait a la maniere de culte”, un drappo di “satin cramoisi, brochiè d’or, 17 Bandello ed. 1952, I, p. 53, citato da Cairati, Rossetti 2012, p. 115. mitra con la figura di san Vigilio; l’anno successivo viene invece compensata 4 Fondamentale per l’approfondimento di tali tematiche il recente studio di fait a maniere de nappes”, un drappo di “velour noir”: Ibidem, doc. 49, p. 250. Monnas 2008. 18 Wackernagel 1994, p. 186. Cfr. anche Spallanzani, Gaeta Bertelà 1992. la vedova di un ricamatore fiammingo, morto presso la locanda dove allog- Si vedano anche le interessanti suggestioni di Elsig 2014. giavano, per un paramento da messa: cfr. Ghetta 1992, p. 202; Wetter 2012, 5 Sulla “stretta correlazione fra la crescita della presenza fiorentina alle fiere e 19 Wackernagel 1994, p. 241. A quell’anno risale anche la confezione 33 Stauffer 2010, in particolare alle pp. 53-58 per il piviale del vescovo di p. 31, mentre per la presenza di paramenti commissionati da Hinderbach con la crescita dell’industria serica della città”, cfr. Dini 2006, p. 439. Ma si veda dell’abito della giovane Adimari Strozzi, caso esemplare per l’analisi dei costi Losanna Giorgio di Saluzzo e quello di Giacomo di Savoia, conte di Romont. “recamo relevato […] cum perlis et tremolantijs” nel tesoro della Cattedrale il contributo di Francesco Guidi Bruscoli in questo volume. dei materiali e dell’opera, studiato da Spallanzani 2012; sul tema anche Duits 34 Si rinvia alla nota 27. è utile l’inventario del 1593 pubblicato in Koeppe, Lupo 1991, p. 260. 2000. 6 Cfr. Les Mémoires 1616, p. 524, citato in Galoppini 2014, pp. 326-328. 35 Secondo l’attuale indicazione del Messale romano, il colore rosso, connesso 44 Si veda da ultimo Geelen 2011, in particolare alle pp. 49-57. 20 Non a caso gli inventari del tempo elencano puntualmente le vesti custo- 7 Dini 2006, pp. 443-444. al mantello di porpora indossato da Cristo (Giovanni 19,12), al suo sangue 45 Raccoglie una serie di testimonianze sul vestire ecclesiastico dei secoli dite in vari luoghi dell’abitazione, in primis la stanza da letto: si vedano i casi sparso per la redenzione dell’umanità e a quello dei martiri, è utilizzato nella medievali e relative critiche Fasoli 1993, pp. 130-132. 8 Molà 2016b, p. 32 e Franceschi 2000, p. 405. raccolti in Squarci d’interni 2012, in particolare quello del palazzo di Tristano Domenica delle palme, il Venerdì Santo, Pentecoste – a richiamo delle lingue 9 Si fa riferimento alla ricchissima documentazione quasi ‘dal vivo’ derivata Sforza Visconti del 1478 a pp. 59-60, e quello di Gaspare Ambrogio Visconti 46 Cfr. Verdon 2010, pp. 60 e 68 e Longhi 2010, pp. 104-115. Si rinvia in di fuoco –, nella festa dell’Esaltazione della Croce, nelle feste degli apostoli e dalla Prammatica delle vesti delle donne fiorentine, emanata nel 1343 dal del 1499, a pp. 79-82, nel quale sono anche citati “zupa una de veluto particolare al contributo di Stefanie Paulmichl in questo volume. degli evangelisti, nelle ricorrenze dei santi martiri: cfr. Marchetti 1994, p. 265 Comune di Firenze per dare una regola contro gli eccessi del lusso, e seguita cremexi con le magiete”, “vestito uno de veluto cilestro piano con le magiete” e Panteghini 1998, p. 187. 47 Si rimanda ai rispettivi saggi e alle schede di catalogo in questo volume. dalla redazione di inventari di oltre 2.400 abiti descritti puntualmente dagli e “chamora una de raxo cilestro con le magiete adorate”. Giova riportare lo scherzoso ma efficace brano citato da Bonito Fanelli (1994) dallo scritto di 36 Lexikon 1970, coll. 198-199 (C. Dutilh). 48 Sigismondi 1604, p. 90. incaricati per la bollatura: cfr. Draghi rossi e querce azzurre 2013. Per i tessuti evocati dall’artista si veda Von Fircks 2017. Per il periodo di poco successivo, Alessandro Piccolomini risalente al 1539 e intitolato La Raffaella: dialogo della è altrettanto preziosa la fonte documentaria riguardante la città di Bologna, bella creanza: «Et sappiasi che sopra tutto si conosce la ricchezza del vestire, in su cui Muzzarelli 2003a. haver sempre vesti fresche, e non portar mai una medesima, no vò dir molte settimane, ma almanco molti mesi; perché è molto brutta cosa il portar una 10 Per tale aspetto tuttora fondamentale il lavoro di Thornton 1992, in istessa veste molto tempo, ma bruttissima quando altri si può accorgere che particolare alle pp. 68-84 e 111-191, nonché quello di Schiaparelli 1983, in di una veste ne habbi fatta un’altra, o tingendola, o rivoltandola, o altrimenti particolare alle pp. 195-230. In generale si veda anche il fondamentale lavoro come fece la moglie d’un Signor principale che essendosi fatta, quando era di Goldthwaite (1995). sposa una veste di damaschin bianco, dopo che l’hebe portata parecchi anni 11 Cfr. Bigazzi 2013 e Mattia Corvino e Firenze 2013, pp. 64-65, sch. 14 (C. essendo già molto lorda la rivoltò, ponendo il dentro di fuora; e così se la Kollar). portò cinque anni poi di Domenica in Domenica; ma essendo già fruttissima 12 Venturelli 1998, p. 87: ancora per Massimiliano I, il 19 giugno 1498, il la fece tinger di giugiolino, o leonato, che noi vogliam dire, per parer di mutar pittore con il fratello Bernardino si impegna a fare i disegni per “6 peze da veste, e si perché in quel colore manco si conosce il frutto, che nel bianco recamo”. horamai non si conveniva; hor cominciandosi poi doppo qualche anno più a rompersi gagliardamente, si risolvé pur di guastarla, e fecesene di una parte 13 In riferimento al De splendore di Giovanni Pontano, pubblicato a Napoli frange per non so che camorra paonazza, e di un’altra parte certe manichette, nel 1498, che “in ornamentis domesticis, in cultu corporis, in supelectile, in le quali in pochi dì convertendosi in fila le ricoperse poi con panno di lino apparatu rerum diversarum praelucet”, cfr. Guerzoni 2016, in particolare a tagliato, e così si stanno hoggi; quel che ne seguiterà vederemo: penso ben p. 19. Per un caso approfondito in tal senso si veda Butazzi 1991. che innanzi che il pover damaschino si riponga in sepoltura andarà ancor 14 Frattaroli 2006. scontando i suoi peccati in altre forme qualche anno più»”. Da Piccolomini 28 | | 29
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