The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
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The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney Netflix propone a partire dal 23 dicembre questo film post-apocaliptico, ambientato nel 2049, che vede George Clooney impegnato nel duplice ruolo di regista e attore principale, nei panni dello scienziato Augustine Lofthouse. Questi è un malato terminale, che si rifiuta di abbandonare la stazione di ricerca antartica Barbeau Observatory, mentre un non meglio precisato evento climatico sta spazzando via ogni forma di vita dal nostro pianeta. Quello che resta dell’umanità si
ritira in cerca di precario riparo in alcuni rifugi sotterranei, ma è evidente che non c’è speranza. Augustine decide di affrontare il suo destino da solo, anche perché ha una missione da compiere: mettersi in contatto con la nave spaziale Aether, in fase di rientro da una missione su una luna di Giove, dove ha verificato la possibilità di creare una colonia umana. Il suo obiettivo è di avvertire gli astronauti di quanto sta accadendo sulla Terra. The Midnight Sky: due storie parallele che si congiungono nel finale Buona parte delle due ore del film sono quindi dicotomicamente divise in due ambienti diversi: da un lato le vicende di Augustine, che ben presto deve abbandonare il Barbeau Observatory per raggiungere un’altra stazione con una antenna più potente, dall’altro gli accadimenti sulla nave spaziale Aether, alle prese con i pericoli presenti in una regione dello spazio sconosciuta. Il film scorre molto lentamente, e all’inizio mostra solo la routine quotidiana del solitario e malato Augustine, di cui ci vengono forniti alcuni flash- back della sua vita passata. Il monotono tran-tran viene però interrotto dalla scoperta che nel Barbeau Observatory è rimasta anche la piccola Iris (interpretata dalla bravissima esordiente Caoilinn Springall), una silenziosa bambina di cui lo scienziato deve obtorto collo prendersi cura. I due poi devono affrontare insieme i pericoli del viaggio verso un altra stazione polare, affrontando dure esperienze che cementeranno il loro rapporto. Anche i membri della nave spaziale Aether devono affrontare aventi non certo piacevoli, a cominciare
dal solito sciame di frammenti vari che danneggiano il vascello. Difficile non pensare a Gravity, film dove George Clooney interpretava il ruolo di Matt Kowalswy, comandante di uno space shuttle colpito da una gragnuola di detriti spaziali. La vita a bordo della Aether risente anche del fatto che uno dei membri dell’equipaggio, Sully, la compagna del comandante, è incinta. Le due storie scorrono parallele, ma per buona parte del film si fa fatica a percepire un nesso profondo tra loro, fino al colpo di scena finale, che tuttavia non salva un quadro d’insieme non esaltante. The Midnight Sky: un film lento e intimista, forse anche troppo In effetti forse è proprio la sceneggiatura di Mark L. Smith il punto debole di questa pellicola, la cui storia è tratta dal libro Good Morning, Midnight (La Distanza tra le Stelle), di Lily Brooks-Dalton. Si tratta dello stesso sceneggiatore di The Revenant, film che viene in mente guardando alcune scene nelle vicende antartiche di The Midnight Sky. Insomma mentre questa pellicola scorre lentamente davanti ai nostri occhi, è difficile non pensare che sia un collage di cose già viste, un assemblaggio di situazioni (il rapporto tra un vecchio e un bambino, l’ultimo uomo sulla Terra, la missione spaziale alla ricerca di un pianeta dove sopravvivere) che di per sé funzionano, ma per come sono state messe insieme formano un guazzabuglio eterogeneo, del quale si fa fatica ad avere una visione d’insieme.
Troppi aspetti rimangono poco definiti, a cominciare dalla caratterizzazione dei personaggi, nel complesso scarsamente delineati e privi di arco narrativo. Gli stessi eventi che portano l’umanità all’autodistruzione non vengono esplicitati. Forse in questa pellicola c’è una eccessiva pretesa di autorialità da parte di George Clooney, che magari ha fatto il passo più lungo della gamba, volendo fare una pellicola troppo esistenzialista e meditabonda, che alla fine rischia però di fare sbadigliare lo spettatore. The Midnight Sky: un film che non ricorderemo Perché, nonostante gli sforzi profusi per calarsi nel personaggio, che gli sono valsi anche un ricovero in ospedale per gli effetti della dieta a cui si è sottoposto per dimagrire, George Clooney non è riuscito a dare spessore ad Augustine. Non basta aggirarsi meditabondi in una base spaziale con una bottiglia di whisky in mano per tenere gli spettatori attaccati allo schermo. Perché sono cose già viste. Perché, dopo un po’, ci si chiede cosa stia succedendo veramente e che storia abbia alle spalle il triste ubriacone che vaga di water in water a vomitare dopo l’ennesima sbronza solitaria. E in due ore di pellicola il tempo per farsi domande non manca di certo, mentre le risposte vengono centellinate e non sono mai veramente esaustive. Il discorso cambia se lo spettatore sceglie di farsi trasportare dal lento flusso narrativo e di non porsi mai domande, facendosi ipnotizzare dalle malinconiche ambientazioni e dagli splendidi scenari antartici e spaziali.
Perché gli effetti speciali sono di alta qualità e la recitazione nel complesso è molto buona, a cominciare dalla giovanissima ed esordiente Caoilinn Springall, capace di dare vita a una convincente Iris, che dà colore anche al personaggio di Augustine. Ma questo non basta per rimediare a una storia zoppicante che ricicla molti cliché del cinema di fantascienza. . Peccato, perché l’idea di base non è male e la pellicola comunque regala anche qualche momento di forti emozioni, ma nel complesso questo film, tanto atteso dal grande pubblico, scivola via senza lasciare grossi ricordi. Riprovaci ancora, George. Mercoledì 23 dicembre ore 20 in diretta Facebook dal Polo Nord LA CONFERENZA STAMPA DI BABBO NATALE Mercoledì 23 dicembre ore 20 in diretta Facebook dal Polo Nord LA CONFERENZA STAMPA DI BABBO NATALE che annuncerà il nuovo DPBN (Decreto Personale di Babbo Natale)
Seguite la conferenza stampa in diretta dalla pagina Facebook di Anà-Thema Teatro, saranno collegati anche gli Elfi giornalisti e potrete scrivere a Babbo Natale facendo domande o esprimendo gli ultimi desideri. Solo Anà-Thema, in esclusiva mondiale ospiterà la conferenza stampa di Babbo Natale! Seguitela numerosi e interagite in diretta! R-EVOLUTION 2020, 30 MINUTI CON GIOVANNA BOTTERI: domani MARTEDI 22 DICEMBRE DALLE 18 IN ESCLUSIVA PORDENONE – È uno dei volti più amati e familiari del giornalismo televisivo italiano: osservatrice attenta della realtà statunitense, per essere stata corrispondente RAI da New York per oltre 12 anni, ma anche sguardo vigile sul “far East” del mondo da dove ha raccontato, nella prima linea di Pechino, l’irrompere della pandemia in Cina e quindi in tutto il pianeta, Giovanna Botteri è analista di vaglia degli scenari geopolitici e come inviata speciale ha seguito alcuni dei più rilevanti avvenimenti internazionali, come il crollo dell’Unione Sovietica e l’inizio dei bombardamenti su Baghdad nel 2003. Vincitrice 2015 del premio Speciale Luchetta e presidente della Giuria 2020, in esclusiva per la Digital edition 2020 Giovanna Botteri con la sua analisi chiuderà, martedì 22 dicembre, il cartellone di R-evolution dedicato al Turnover” nel pianeta virale. Appuntamento alle 18, come sempre sul sito e sulla pagina facebook del Teatro Verdi di
Pordenone, come tutti gli interventi di R-evolution sarà poi consultabile sul canale youtube del Teatro Verdi Pordenone. “Trenta minuti con Giovanna Botteri” è un’occasione davvero imperdibile che R-evolution offre per spaziare con lo sguardo a tutto campo verso il 2021, partendo dai due grandi competitor, Stati Uniti e Cina, per focalizzare sull’Europa e infine sull’Italia, sempre più alle prese con la criticità della seconda ondata pandemica, in prospettiva di un complesso avvio del nuovo anno, stretto fra l’attesa campagna di vaccinazione e il rischio di una terza ondata. «Da parte di Pechino – anticipa Giovanna Botteri – c’è la piena consapevolezza che la questione economica fra USA e Cina vada ben al di là del presidente eletto, e che le cose cambieranno poco con Biden. Questo perché la questione cinese è fondamentale nel mercato globale internazionale: la Cina è un competitor che gioca molto forte sull’export, con una valuta sottovalutata che non rispecchia l’andamento internazionale e con regole che non sono giudicate corrette dagli altri partecipanti al mercato internazionale. La Cina non ha bisogno dei prodotti americani, che sono parte limitata delle sue importazioni, al contrario le importazioni di merci cinesi negli USA sono molto più consistenti. La Cina punta a un know how che non abbia più bisogno di Apple, Microsoft e prodotti USA: per questo il tema 5G e Huawei è assolutamente centrale nella prospettiva dei rapporti fra i due Paesi. E l’egemonia globale della Cina punta al primato tecnologico per controllare il mondo, non a quello militare come hanno fatto gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ad oggi. La comunicazione aggressiva di Trump è stata solo fumo negli occhi: di fatto ha prodotto faticosamente un accordo che era stato sottoscritto due giorni prima dello scoppio della pandemia, adesso i colloqui ripartiranno con altri interlocutori, con grande difficoltà per arrivare ad un qualsiasi agreement». E per l’Italia, ci sono chance residue rispetto alla Via della seta? «L’opzione Cina resta una possibilità, se a portarla avanti saranno interlocutori
competenti e preparati – spiega Giovanna Botteri – In questo caso potremmo spuntare buoni accordi per Pechino ma anche per noi, con il beneplacito degli Stati Uniti». R-evolution. Cronache dal futuro del mondo è il format di Lezioni di storia del nostro tempo promosso dal Teatro Verdi Pordenone con interventi curati per l’Associazione Europa Cultura da Daniela Volpe e Paola Sain. Il montaggio dei video proposti è stato realizzato dal regista Tommaso Lessio. La Digital Edition 2020 trova il sostegno dell’ufficio EuropDirect del Comune di Pordenone e di web partner Esploratori Culturali CGN ed ha il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Friuli Venezia Giulia. BEETHOVEN risuona al Castello di Miramare con l’omaggio della star mondiale del violoncello LUKA SULIC foto © Simone Di Luca
In occasione del 250esimo anniversario dalla nascita di Ludwig van Beethoven – uno dei più grandi geni musicali di tutti i tempi – al Castello di Miramare risuona la sua musica grazie al sensazionale omaggio di Luka Šulić, la star mondiale del violoncello e co-fondatore dei 2Cellos, che ha scelto uno dei luoghi simboli della città di Trieste per girare il suo nuovo video: link YouTube https://bit.ly/3p1EElW. Ancora oggi in grado di parlarci attraverso la sua musica, Beethoven è stato e continua a essere una fonte di straordinaria ispirazione per milioni e milioni di musicisti e ancora oggi viene giustamente celebrato in tutto il mondo. Anche Luka Šulić ha voluto dedicargli un “piccolo tributo” risuonando l’Inno alla Gioia, il tema finale foto © Simone Di Luca della Nona Sinfonia in re minore, scritta da Beethoven quando era già completamente sordo, in un momento di profonda crisi esistenziale, quasi come una reazione spirituale a ciò che stava vivendo, uno slancio verso l’amore e la gioia universale che, forse mai come oggi, risuona più potente che mai e vuole proprio essere un augurio di luce in questo presente di crisi e sordità che stiamo tutti vivendo.
Nota anche come Sinfonia corale, l’ultima sinfonia di Beethoven è una delle opere più conosciute ed eseguite di tutto il repertorio ed è considerata uno dei più grandi capolavori della musica occidentale, anche in quanto simbolo universale di unità e fratellanza. Il tema finale, l’Inno alla Gioia, composto da Beethoven sui versi dell’Ode alla gioia di Friedrich Schiller, è stato adottato nel 1972 come l’Inno ufficiale dell’Unione europea e successivamente lo spartito e il testo della Nona sinfonica sono stati proclamati ufficialmente Patrimonio Universale dell’Umanità dall’Unesco. Il video della performance di Luka Šulić, pubblicato oggi sui canali ufficiali dell’artista è stato girato nei giorni scorsi al Castello di Miramare a Trieste, grazie alla collaborazione con il Ministero per i beni e le attività culturali per il turismo, il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare. C.L. PORDENONELEGGE E PROMOTURISMO, LA SCRITTRICE
ILARIA TUTI CI ACCOMPAGNA IN CARNIA E VAL RESIA Sarà l’ultimo itinerario 2020 e, a ridosso delle festività natalizie, ci proietterà in luoghi magici, misteriosi e ricchi di storia come le montagne della Carnia e la Val Resia, in compagnia di una guida decisamente speciale, la scrittrice Ilaria Tuti. Appuntamento sabato 19 dicembre con “Friuli Venezia Giulia terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi che li hanno ispirati”, il format dei Viaggi digitali d’autore promosso da Fondazione Pordenonelegge insieme alla Regione Friuli Venezia Giulia e a PromoTurismoFVG. Alle 10 si riparte, sabato mattina, su Facebook e Youtube di pordenonelegge e successivamente sui canali di PromoTurismoFVG, in direzione della Carnia di Ilaria Tuti: un accostamento inscindibile, perché, spiega l’autrice, «l’amore per la mia terra nutre tutte le mie storie. È ricerca delle origini e cura della memoria che passa anche attraverso la memoria collettiva delle comunità, e quindi del territorio. Una terra che parla la lingua della natura con suoi simboli arcani e arcaici: per questo foreste e montagne sono così importanti in tutti i miei libri. E nelle storie che racconto le ho attraversate tutte: dal tarvisiano con i Laghi di Fusine, l’Orrido dello Slizza, le miniere di Raibl, fino alla Val Resia, con la sua cultura antichissima che arriva da molto lontano, i balli e canti unici al mondo come il loro Carnevale». Ilaria Tuti ci guiderà in particolare alla scoperta dei Sentieri delle portatrici carniche: «consiglio di salire dal Timau verso il Pal Piccolo e il Pal Grande, fino al Freikofel – racconta la scrittrice – e quindi sino alle trincee che nella prima Guerra Mondiale videro all’opera queste donne straordinarie e gli eserciti che si combattevano. Suggerisco anche una visita al Museo della Grande Guerra di Timau dove
sono custoditi reperti storici importantissimi, con una sala interamente dedicata alle Portatrici, culla della loro memoria. Per le mie storie – osserva Ilaria Tuti – sono importanti gli incontri che faccio e i racconti che le persone mi donano: è andata così anche per Ninfa dormiente, grazie all’incontro con una persona che è la memoria storica della Val Resia. Mentre mi raccontava alcuni aneddoti della sua vita, si stava già intessendo la storia che poi è finita nel mio romanzo». Novità di questa nuova edizione che sottolinea l’attenzione degli organizzatori al tema dell’accessibilità: i viaggi digitali saranno realizzati anche in LIS (Lingua Italiana dei segni). “Friuli Venezia Giulia terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi che li hanno ispirati” proseguirà nel 2021 con quattro ulteriori viaggi digitali: sulle tracce di Carlo Sgorlon, Biagio Marin e Carlo Emilio Gadda, mentre lo scrittore Enrico Galiano ci guiderà alla scoperta della “sua” Pordenone. Itinerari che completano quelli già proposti nel 2020 e che si possono ritrovare sul canale Youtube di pordenonelegge e sul sito turismofvg.it Argento vivo
Un intreccio di storie ambientate nella provincia pisana, terra d’origine dello scrittore Marco Malvaldi, di professione chimico, autore dei romanzi della serie “dei vecchietti del Bar Lume” noti al grande pubblico per l’omonima serie televisiva. In questo romanzo diversi personaggi diventano i protagonisti di un gioco alchemico fondato sull’equivoco delle situazioni, sul dialogo surreale e al tempo stesso ovvio. Una commedia poliziesca in cui si alternano un famoso scrittore in crisi, stanco di essere etichettato come lo scrittore che scrive di golf e non riesce a concludere il suo ultimo libro dedicato alla storia di un matematico alla ricerca della bellezza, un giovane lettore bulimico per passione e ingegnere informatico a tempo determinato, la bella agente di polizia che vorrebbe condurre le indagini ma che deve competere con il laido superiore, una banda di balordi e il tecnico specializzato in
sistemi di allarme appena disoccupato. Tutto inizia con una rapina e da quel momento le storie di questi personaggi, che per sorte sarebbero lontanissime, si uniscono come le goccioline sferiche e perfette di argento vivo (il mercurio) che grazie alla loro forza di adesione si rompono e si riuniscono di continuo per ritrovarsi alla fine in un’unica forma perfetta. Nello stesso momento, in un grande albergo della zona, si sta svolgendo un importante Congresso Internazionale di Matematica. Tra i partecipanti c’è molta attesa per la relazione di Carlo, matematico di fama mondiale che nel corso della sua relazione finale svelerà i risultati della ricerca a cui ha dedicato tutta la sua vita. E’ possibile calcolare la bellezza? Esiste un algoritmo dal quale ottenere un numero, un singolo numero, che misuri la bellezza della musica di Mozart, Bach o Haendel? Sono le pause, i punti di silenzio, la punteggiatura della musica, il non detto che ci permettono di riconoscere il grande musicista? Un giallo dai toni blandi in quanto a suspance, caratterizzato dal consueto umorismo fondato sull’equivoco, dalla bravura linguistica e dalla proprietà di linguaggio dello scrittore. Un’ investigazione sull’incontro tra il caso, la libertà di agire e il corso necessario delle cose. Un libro che ci fa divertire senza scadere nel cattivo gusto o nel superficiale e che anche a distanza di tempo offre spunti di riflessione.
Il Rally di Monza ha chiuso un campionato del mondo anomalo ed ha portato la vittoria del titolo a Ogier Con l’Aci Rally Monza e l’incoronazione a campioni del mondo di Sebastien Ogier e Julien Ingrassia per la settima volta si è concluso un Mondiale Rally a dir poco anomalo, la pandemia ha infatti rivoluzionato completamente sia il calendario che le modalità di svolgimento del World Rally Championship 2020 stravolgendo quello che era l’impianto iniziale di una stagione che si preannunciava stimolante per piloti e team ma soprattutto per il pubblico. Sebastien Ogier Dopo la disputa delle prime due gare in calendario (Monte-
Carlo e Svezia) il Covid-19 ha fatto sentire i suoi effetti a livello globale e il Rally del Messico si è improvvisamente ritrovato a dover fare i conti con questo nemico invisibile e a dover annullare l’ultima giornata di prove speciali per permettere il rientro a casa di team e piloti prima di venire bloccati dalle restrizioni che via via venivano imposte dai singoli paesi. Il resto è storia recente, con gli annullamenti a catena delle varie tappe del mondiale ed il ritorno sui tracciati di gara l’estate scorsa – pur con limitazioni – in Estonia, Turchia e Sardegna quando il virus aveva perso la carica virale (o sembrava averne persa), per poi terminare con le difficoltà nuovamente insorte con la cosiddetta seconda ondata del Coronavirus. Siamo così arrivati all’ultima gara del campionato, l’ACI Rally Monza, una gara anomala rispetto a quelle solitamente in programma nel calendario WRC, ideata e messa in atto nel giro di poche settimane per permettere la validità del campionato che, lo ricordiamo, prevede un minimo di sette gare per poter assegnare il titolo. Il rally all’autodromo di Monza è stato molto criticato, soprattutto sui social network, per aver snaturato l’essenza propria delle gare su strada (in effetti le due giornate di gara svolte all’interno del circuito brianzolo e nelle strade interne di collegamento risultavano a lungo andare un po’ noiose e ripetitive) ma ha avuto il pregio di tenere alto l’interesse sul titolo mondiale fino al termine con un finale da thriller come poche volte successo fino ad ora: Sebastien Ogier e Julien Ingrassia si sono aggiudicati l’ACI Rally Monza e con esso anche il titolo di Campioni del mondo (7 le loro vittorie nel mondiale) mentre Elfyn Evans, in testa al campionato con 14 punti sul compagno di squadra Ogier prima dell’avvio delle ostilità a Monza, è rimasto con un pugno di mosche in mano causa una banale uscita di strada sulla ripetizione della prova “Gerosa” – una delle tre in programma
nella giornata di sabato quando il rally si è trasferito nella bergamasca – che gli ha impedito di rientrare in strada costringendolo al ritiro. Elfyn Evans Il britannico è poi rientrato domenica con la formula del super rally con la speranza di marcare punti pesanti nella power stage, speranza infrantasi dopo l’arrivo degli altri concorrenti che gli sono stati davanti, primo fra tutti il compagno di squadra Katsuta Takamoto che si è aggiudicato la power stage. Un Rally di Monza anomalo, dicevamo, chicane artificiali, balle di paglia e jersey a delimitare i tracciati all’interno dell’autodromo non hanno soddisfatto i puristi della specialità, mentre la maggior parte del pubblico che ha goduto della copertura televisiva della Rai ha giudicato positivamente il format; lo stesso Andrea Adamo – direttore tecnico di Hyundai Motorsport – ha ipotizzato che questo
potrebbe essere il futuro dei rally, con buona pace dei detrattori delle innovazioni messe in atto a Monza. Non entriamo invece in merito sulle polemiche insorte – sempre sui social – riguardo all’annullamento per neve della prova Costa Valle Magna, troppe le variabili da tenere in considerazione e le problematiche insorte con una scelta del genere. Altalenanti le prestazioni dei piloti nel weekend brianzolo che hanno dovuto fare i conti con un meteo a dir poco inclemente e con un fondo dalle condizioni continuamente mutevoli e pieno di insidie, ma vediamoli nel dettaglio: Di Elfyn Evans abbiamo già parlato, l’elfo britannico aveva il titolo mondiale a portata di mano e fino al momento della sua uscita di strada ha guidato senza prendere rischi eccessivi rimanendo sempre nelle posizioni di vertice, riuscendo anche ad aggiudicarsi due prove speciali; siamo cerrti che sarà solo una questione di tempo vedere Elfyn con in mano la coppa di campione del mondo.
Elfyn Evans Ogier, dall’alto della sua esperienza ha gestito perfettamente la difficile situazione del week end brianzolo, solo un piccolo errore – per fortuna innocuo ai fini della classifica – quando ha centrato una rotoballa, e uno spavento in power stage per l’improvviso bloccaggio dei tergicristalli, che non gli hanno impedito di procedere come un rullo compressore nelle ultime due giornate di gara, sue buona parte delle prove speciali a riprova della indiscussa classe del transalpino. Non abbiamo finora parlato molto degli altri protagonisti del circus iridato, il baby prodigio Kalle Rovanperä (anch’egli su Yaris Wrc) a 20 anni appena compiuti ha concluso in quinta posizione assoluta un rally che non è mai riuscito a interpretare nella giusta maniera, siamo certi che il prossimo anno il biondino finlandese riuscirà a stupirci con risultati eclatanti così come il suo compagno di squadra Katsuta Takamoto, uscito di scena fin dalle prime battute del rally e una volta rientrato è riuscito solo ad aggiudicarsi la power stage (risultato di rilievo comunque); piuttosto deludenti le sue prestazioni nell’arco del campionato, pochi sprazzi velocistici a cui hanno fatto da contraltare numerosi errori che lo hanno relegato al 13° posto in campionato; il 2021 sarà un’occasione di riscatto per lui? Abbiamo parlato esclusivamente del team Toyota, ma bisogna ricordare che la Hyundai ha comunque portato a casa il campionato del mondo costruttori per il secondo anno consecutivo, un risultato di rilievo per la squadra coreana con sede in Germania guidata dall’ingegnere italiano Andrea Adamo; uno squadrone composta da “piedi pesanti” che, anche se con discontinuità, sono riusciti a raccogliere i punti necessari per accaparrarsi il titolo. In primis Ott Tänak, campione del mondo uscente, che deve ancora affinare il feeling con la vettura, al volante della i20 da una sola stagione si è piazzato secondo a Monza e terzo
in campionato, siamo certi che il prossimo anno potrà puntare a vincere l’alloro per la seconda volta; un altro pilota velocissimo dello squadrone Hyundai è Thierry Neuville, nonostante le sue doti velocistiche il belga inizia a soffrire la sindrome da eterno secondo – non sempre per causa sua – non riuscendo mai ad arrivare al tanto agognato titolo, a Monza ha commesso un grosso errore che ha irrimediabilmente compromesso il risultato finale. Dani Sordo Standing ovation invece per Daniel “Dani” Sordo, lo spagnolo, saltuariamente in servizio alla Hyundai, riesce sempre ad esprimersi al meglio portando punti preziosi alla squadra e arrivando sempre ai vertici delle classifiche; con il terzo posto di Monza si è aggiudicato il rinnovo per il 2021 che si avvicenderà con Breen sulla terza vettura della Hyunday Motorsport. Non dimentichiamoci poi di Sebastian Loeb, sempre meno impegnato nei rally ma pronto a mettere tutti in riga quando vi partecipa ed a piazzarsi in ottime posizioni; infine
la Hyundai può contare sul giovane Craig Breen sempre più a suo agio sulla i20 Wrc – che dividerà con Sordo nel 2021 – dopo l’apprendistato con la coupè coreana in versione R5. Ford Fiesta Wrc Il team M-Sport Ford ha in forze Esapekka Lappi (ottimo quarto posto finale in Brianza per lui) e Teemu Suninen, buon piede per entrambi, soprattutto per il giovane Teemu – sfortunato a Monza, ritirato per problemi al motore – ma con pochi risultati di rilievo, probabilmente anche a causa dell’inferiorità della vettura rispetto alla concorrenza (ricordiamo che M-Sport non è una squadra ufficiale ma un team satellite di Ford) oltre a Gus Greensmith, presenza fissa nel mondiale ma ancora troppo falloso – ritirato a Monza causa incidente – e poco performante, forse gli manca ancora un po’ di esperienza. Terminato il mondiale 2020 si guarda già al futuro, quest’anno le vacanze per i piloti però saranno corte perche, Covid
permettendo, il 21 gennaio 2021 il campionato ripartirà con la storica tappa del Rally di Monte Carlo che giunge al suo 110° anniversario. Dario e Guendy Furlan – Foto darionnenphotographer e Monfe_23_Ph L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose: recensione dell’ultimo film di Sydney Sibilia disponibile su Netflix
Questa piacevole commedia è basata su un incredibile fatto realmente accaduto negli anni Sessanta in Italia: l’ingegnere meccanico Giorgio Rosa costruisce una piattaforma di acciaio al largo di Rimini, 500 metri al di fuori delle acque territoriali. Il 1 maggio 1968 l’isola artificiale si dichiara Stato indipendente. La nuova Nazione adotta una propria moneta, il Mill, e l’esperanto come lingua ufficiale, per rimarcare la diversità dallo Stato italiano e la sua vocazione internazionale, in linea con lo spirito contestatore del Sessantotto. La piccola piattaforma, di solo 400 metri quadrati di superficie, diventa ben presto una meta turistica ambita, e, sotto l’occhio perplesso delle autorità italiane, imbarcazioni vanno e vengono continuamente dalla neoproclamata
Repubblica. Il Governo italiano reagisce però duramente: 55 giorni dopo la dichiarazione di indipendenza, il 25 giugno 1968, la piattaforma viene occupata, senza spargimento di sangue, da Carabinieri, agenti della DIGOS e della guardia di Finanza, con una operazione al limite del diritto internazionale. Nonostante i vari ricorsi tentati da Giorgio Rosa, l’isola artificiale viene minata dagli incursori della Marina Militare Italiana, che tuttavia resiste incredibilmente alle detonazioni delle cariche esplosive, piazzate una prima volta l’11 febbraio e una seconda il 13 dello stesso mese. Sarà una burrasca, alla fine, a fare inabissare definitivamente la struttura il 26 febbraio 1969. Una storia dimenticata che parla dell’eterna contrapposizione tra le regole della società e la creatività degli individui Diciamolo subito: questa storia acchiappa. Perché alla sua base c’è un’idea molto potente: la lotta dell’individuo contro le regole della società, per realizzare i suoi sogni, le sue utopie, e dare libero sfogo alla propria creatività. In pieno spirito sessantottino, del quale il film ci fa vedere una versione patinata e indolore. Inoltre questa pellicola ha l’indubbio merito di fare ricordare un evento della storia della Repubblica Italiana che era stata completamente dimenticata, e che fa riflettere su quanta acqua è passata sotto i ponti da allora. Negli anni Sessanta c’era ancora la Guerra Fredda, e una delle preoccupazioni del Governo di allora era che l’autoproclamata Repubblica dell’Isola delle Rose
potesse finire sotto l’influenza del nemico oltre la Cortina di Ferro, se non dell’Albania di Enver Hoxha, al tempo già uscito dal Patto di Varsavia. Questi aspetti sono solo accennati nel film, ma guardare la pellicola può essere uno stimolo per rispolverare questi aspetti della nostra storia ormai finiti nel dimenticatoio. Certo, gli accadimenti sono ampiamente romanzati, tanto che nel film l’assalto all’Isola delle Rose viene lanciato dall’incrociatore lanciamissili Andrea Doria, fiore all’occhiello della Militare Italiana del tempo, mentre nella realtà i militari arrivarono su una decina di pilotine. Ma questo film è una commedia, non un documentario storico, e quindi questo fatto è ampiamente accettabile. L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose: una godibile commedia senza troppe pretese Il protagonista del film, l‘ingegnere Giorgio Rosa (Emilio Germano), è un sognatore e un genio incompreso, che si trova a lottare contro il muro di gomma delle istituzioni italiane per potere applicare nella pratica le proprie idee innovative, e viene anche lasciato dalla fidanzata Gabriella (Matilda De Angelis), che gli preferisce un partito più stabile e in linea con le aspettative sociali. L’idea dell’isola gli viene ispirata da un cartellone pubblicitario, per guardare il quale si distrae e provoca un incidente nell’autodromo di Imola, che avrebbe potuto avere conseguenze disastrose. Ovviamente nella finzione cinematografica tutto finisce con una spettacolare esplosione e qualche livido, in linea con l’atmosfera leggera del film.
Il Capo del Governo italiano del tempo è Giovanni Leone (un irriconoscibile Luca Zingaretti), con al suo fianco il Ministro dell’interno Franco Restivo (Fabrizio Bentivoglio). Nel film questi due personaggi storici diventano delle improbabili macchiette, creando un clima surreale e dissacratorio, probabilmente strizzando l’occhio a quello che si respira ne Il Dottor Stranamore di Kubrik. Alla feroce ironia sull’autorità costituita si affianca – ovviamente – la ritrovata passione tra Gabriella e Giorgio. L’ingegnere sognatore recupererà il suo amore, ma perderà la sua isola, sotto il grandinare delle cannonate dell’incrociatore da battaglia Andrea Doria. Questo film insomma è una piacevole commedia, con una venatura romantica, ma approfondisce poco, restituendo una immagine palesemente posticcia e didascalica del tempo e degli accadimenti narrati. Molto bella la colonna sonora, purtroppo i personaggi sono scarsamente caratterizzati, specie quelli secondari, che appaiono alle volte piatti e scontati. Nel complesso L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose è un film che si fa comunque vedere volentieri, se non si hanno molte pretese e se desiderano solo due ore di sano relax.
TORINO 2 UDINESE 3 – TERZA VITTORIA DI FILA DELLE ZEBRETTE Una partita al cardiopalma, in poco più di cinque minuti tre gol che decidono il risultato a favore dell’Udinese. I friulani, padroni del campo per buona parte del match, subiscono un blackout a metà del secondo tempo che permette al Torino di recuperare i due gol di svantaggio in meno di tre minuti. Per fortuna l’ingresso di Nestorovski risolve la partita a due minuti dall’ingresso in campo. Apre la partita al 24′ Pussetto e raddoppia De Paul al 54′. Poi i friulani sembrano imbambolati e in due minuti vengono raggiunti con i gol di Belotti (al 66′) e Bonazzoli (67′). L’ingresso di Nestorovski sigilla al 69′ il risultato su 3 a 2 per lUdinese. Redazione sportiva. Ecco il calendario benefico di “Oltre Lo Sport” É fresco di stampa il calendario 2021 degli amici dell’associazione “Oltre Lo Sport” di Udine che, dal 1993, attraverso l’attività sportiva e le materie ludiche, lavora quotidianamente, grazie ai suoi volontari, per favorire l’inserimento dei ragazzi disabili psicointellettivi nella società. Come di consueto, anche quest’anno, l’incasso raccolto dalla vendita del calendario da muro (12 euro a
copia) sarà destinato al sostegno delle attività di questi atleti speciali che durante l’anno sono impegnatissimi negli allenamento delle più disparate discipline, dalla scherma alla ginnastica ritmica, passando per il nuoto e il bowling. “É stato un anno complicato – ha spiegato Elda Del Dò, presidente della onlus -. Come tutti, ci siamo trovati costretti, in più riprese, a bloccare le nostre attività a causa dell’emergenza sanitaria. Per loro è stata particolarmente dura. Pur comprendendo la necessità di stare a casa e di vedersi solo attraverso lo schermo di un cellulare o di uno smartphone, prima, mantenere una certa distanza interpersonale, poi, essere costretti a rinunciare all’attività sportiva, alle risate in compagnia e agli abbracci, è stato per i nostri ragazzi ancor più complicato che per noi”. Nonostante tutto, quando la situazione e le normative lo hanno permesso, gli “Oltre Lo Sport” (Muriel, Fabio, Valentina, Diana, Antonino, Valentino, Jo, Tiziana, Andrea, Dino, Zakhar) sono riusciti anche a ritagliarsi qualche giornata di semi- normalità ed ecco che, in quelle circostanze, sono state scattate le immagini del calendario in cui i ragazzi sono in compagnia di simpatici rapaci che hanno avuto modo di “conoscere”, durante un pomeriggio trascorso all’asd “Ali nella notte”, scuola di falconeria sportiva e trekking didattico-naturalistico con rapace al pugno, di Forgaria nel Friuli. Per chi fosse interessato è possibile acquistare il calendario contattando il 338.6972077. In alternativa è possibile comprare la propria copia recandosi alla sede dell’Associazione Sportiva Udinese (via Lodi 1, Udine) partner di “Oltre Lo Sport”. E.L.
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