The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso

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The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
The Midnight Sky: recensione
del film post-apocalittico
diretto e interpretato da
George Clooney

Netflix propone a partire dal 23 dicembre questo
film post-apocaliptico, ambientato nel 2049, che
vede George Clooney impegnato nel duplice ruolo di
regista e attore principale, nei panni dello
scienziato Augustine Lofthouse.

Questi è un malato terminale, che si rifiuta di
abbandonare la stazione di ricerca antartica Barbeau
Observatory, mentre un non meglio precisato evento
climatico sta spazzando via ogni forma di vita dal
nostro pianeta. Quello che resta dell’umanità si
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ritira in cerca di precario riparo in alcuni rifugi
sotterranei, ma è evidente che non c’è speranza.

Augustine decide di affrontare il suo destino da
solo, anche perché ha una missione da compiere:
mettersi in contatto con la nave spaziale Aether, in
fase di rientro da una missione su una luna di
Giove, dove ha verificato la possibilità di creare
una colonia umana. Il suo obiettivo è di avvertire
gli astronauti di quanto sta accadendo sulla Terra.

The Midnight Sky: due storie parallele che si
congiungono nel finale
Buona parte delle due ore del film sono quindi
dicotomicamente divise in due ambienti diversi: da
un lato le vicende di Augustine, che ben presto deve
abbandonare il Barbeau Observatory per raggiungere
un’altra stazione con una antenna più potente,
dall’altro gli accadimenti sulla nave spaziale
Aether, alle prese con i pericoli presenti in una
regione dello spazio sconosciuta.

Il film scorre molto lentamente, e all’inizio mostra
solo la routine quotidiana del solitario e malato
Augustine, di cui ci vengono forniti alcuni flash-
back della sua vita passata. Il monotono tran-tran
viene però interrotto dalla scoperta che nel Barbeau
Observatory è rimasta anche la piccola Iris
(interpretata dalla bravissima esordiente Caoilinn
Springall), una silenziosa bambina di cui lo
scienziato deve obtorto collo prendersi cura.

I due poi devono affrontare insieme i pericoli del
viaggio verso un altra stazione polare, affrontando
dure esperienze che cementeranno il loro rapporto.
Anche i membri della nave spaziale Aether devono
affrontare aventi non certo piacevoli, a cominciare
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dal solito sciame di frammenti vari che danneggiano
il vascello.

Difficile non pensare a Gravity, film dove George
Clooney interpretava il ruolo di Matt Kowalswy,
comandante di uno space shuttle colpito da una
gragnuola di detriti spaziali. La vita a bordo della
Aether risente anche del fatto che uno dei membri
dell’equipaggio, Sully, la compagna del comandante,
è incinta.

Le due storie scorrono parallele, ma per buona parte
del film si fa fatica a percepire un nesso profondo
tra loro, fino al colpo di scena finale, che
tuttavia non salva un quadro d’insieme non
esaltante.

The Midnight Sky: un film lento e intimista, forse
anche troppo
In effetti forse è proprio la sceneggiatura di Mark
L. Smith il punto debole di questa pellicola, la cui
storia è tratta dal libro Good Morning, Midnight (La
Distanza tra le Stelle), di Lily Brooks-Dalton. Si
tratta dello stesso sceneggiatore di The Revenant,
film che viene in mente guardando alcune scene nelle
vicende antartiche di The Midnight Sky.

Insomma mentre questa pellicola scorre lentamente
davanti ai nostri occhi, è difficile non pensare che
sia un collage di cose già viste, un assemblaggio di
situazioni (il rapporto tra un vecchio e un bambino,
l’ultimo uomo sulla Terra, la missione spaziale alla
ricerca di un pianeta dove sopravvivere) che di per
sé funzionano, ma per come sono state messe insieme
formano un guazzabuglio eterogeneo, del quale si fa
fatica ad avere una visione d’insieme.
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Troppi aspetti rimangono poco definiti, a cominciare
dalla caratterizzazione dei personaggi, nel
complesso scarsamente delineati e privi di arco
narrativo. Gli stessi eventi che portano l’umanità
all’autodistruzione non vengono esplicitati. Forse
in questa pellicola c’è una eccessiva pretesa di
autorialità da parte di George Clooney, che magari
ha fatto il passo più lungo della gamba, volendo
fare una pellicola troppo esistenzialista e
meditabonda, che alla fine rischia però di fare
sbadigliare lo spettatore.

The Midnight Sky: un film che non ricorderemo
Perché, nonostante gli sforzi profusi per calarsi
nel personaggio, che gli sono valsi anche un
ricovero in ospedale per gli effetti della dieta a
cui si è sottoposto per dimagrire, George Clooney
non è riuscito a dare spessore ad Augustine. Non
basta aggirarsi meditabondi in una base spaziale con
una bottiglia di whisky in mano per tenere gli
spettatori attaccati allo schermo.

Perché sono cose già viste. Perché, dopo un po’, ci
si chiede cosa stia succedendo veramente e che
storia abbia alle spalle il triste ubriacone che
vaga di water in water a vomitare dopo l’ennesima
sbronza solitaria. E in due ore di pellicola il
tempo per farsi domande non manca di certo, mentre
le risposte vengono centellinate e non sono mai
veramente esaustive.

Il discorso cambia se lo spettatore sceglie di farsi
trasportare dal lento flusso narrativo e di non
porsi mai domande, facendosi ipnotizzare dalle
malinconiche ambientazioni e dagli splendidi scenari
antartici e spaziali.
The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
Perché gli effetti speciali sono di alta qualità e
la recitazione nel complesso è molto buona, a
cominciare dalla giovanissima ed esordiente Caoilinn
Springall, capace di dare vita a una convincente
Iris, che dà colore anche al personaggio di
Augustine.

Ma questo non basta per rimediare a una storia
zoppicante che ricicla molti cliché del cinema di
fantascienza. .

Peccato, perché l’idea di base non è male e la
pellicola comunque regala anche qualche momento di
forti emozioni, ma nel complesso questo film, tanto
atteso dal grande pubblico, scivola via senza
lasciare grossi ricordi.

Riprovaci ancora, George.

Mercoledì 23 dicembre ore 20
in diretta Facebook dal Polo
Nord LA CONFERENZA STAMPA DI
BABBO NATALE
                Mercoledì 23 dicembre ore 20

             in diretta Facebook dal Polo Nord

            LA CONFERENZA STAMPA DI BABBO NATALE

   che annuncerà il nuovo DPBN (Decreto Personale di Babbo
                           Natale)
The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
Seguite la conferenza stampa in diretta dalla pagina Facebook
di

Anà-Thema Teatro, saranno collegati anche gli Elfi giornalisti
e potrete scrivere a Babbo Natale facendo domande o esprimendo
gli ultimi desideri. Solo Anà-Thema, in esclusiva mondiale
ospiterà la conferenza stampa di Babbo Natale!       Seguitela
numerosi e interagite in diretta!

R-EVOLUTION 2020, 30 MINUTI
CON GIOVANNA BOTTERI: domani
MARTEDI 22 DICEMBRE DALLE 18
IN ESCLUSIVA
PORDENONE – È uno dei volti più amati e familiari del
giornalismo televisivo italiano: osservatrice attenta della
realtà statunitense, per essere stata corrispondente RAI da
New York per oltre 12 anni, ma anche sguardo vigile sul “far
East” del mondo da dove ha raccontato, nella prima linea di
Pechino, l’irrompere della pandemia in Cina e quindi in tutto
il pianeta, Giovanna Botteri è analista di vaglia degli
scenari geopolitici e come inviata speciale ha seguito alcuni
dei più rilevanti avvenimenti internazionali, come il crollo
dell’Unione Sovietica e l’inizio dei bombardamenti su Baghdad
nel 2003. Vincitrice 2015 del premio Speciale Luchetta e
presidente della Giuria 2020, in esclusiva per la Digital
edition 2020 Giovanna Botteri con la sua analisi chiuderà,
martedì 22 dicembre, il cartellone di R-evolution dedicato al
Turnover” nel pianeta virale. Appuntamento alle 18, come
sempre sul sito e sulla pagina facebook del Teatro Verdi di
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Pordenone, come tutti gli interventi di R-evolution sarà poi
consultabile sul canale youtube del Teatro Verdi Pordenone.
“Trenta minuti con Giovanna Botteri” è un’occasione davvero
imperdibile che R-evolution offre per spaziare con lo
sguardo a tutto campo verso il 2021, partendo dai due grandi
competitor, Stati Uniti e Cina, per focalizzare sull’Europa e
infine sull’Italia, sempre più alle prese con la criticità
della seconda ondata pandemica, in prospettiva di un complesso
avvio del nuovo anno, stretto fra l’attesa campagna di
vaccinazione e il rischio di una terza ondata.

«Da parte di Pechino – anticipa Giovanna Botteri – c’è la
piena consapevolezza che la questione economica fra USA e Cina
vada ben al di là del presidente eletto, e che le cose
cambieranno poco con Biden. Questo perché la questione cinese
è fondamentale nel mercato globale internazionale: la Cina è
un competitor che gioca molto forte sull’export, con una
valuta sottovalutata che non rispecchia l’andamento
internazionale e con regole che non sono giudicate corrette
dagli altri partecipanti al mercato internazionale. La Cina
non ha bisogno dei prodotti americani, che sono parte limitata
delle sue importazioni, al contrario le importazioni di merci
cinesi negli USA sono molto più consistenti. La Cina punta a
un know how che non abbia più bisogno di Apple, Microsoft e
prodotti USA: per questo il tema 5G e Huawei è assolutamente
centrale nella prospettiva dei rapporti fra i due Paesi.
E l’egemonia globale della Cina punta al primato tecnologico
per controllare il mondo, non a quello militare come hanno
fatto gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale
ad oggi. La comunicazione aggressiva di Trump è stata solo
fumo negli occhi: di fatto ha prodotto faticosamente un
accordo che era stato sottoscritto due giorni prima dello
scoppio della pandemia, adesso i colloqui ripartiranno con
altri interlocutori, con grande difficoltà per arrivare ad un
qualsiasi agreement». E per l’Italia, ci sono chance residue
rispetto alla Via della seta?      «L’opzione Cina resta una
possibilità, se a portarla avanti saranno interlocutori
The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
competenti e preparati – spiega Giovanna Botteri – In questo
caso potremmo spuntare buoni accordi per Pechino ma anche per
noi, con il beneplacito degli Stati Uniti».

R-evolution. Cronache dal futuro del mondo è il format di
Lezioni di storia del nostro tempo promosso dal Teatro Verdi
Pordenone con interventi curati per l’Associazione Europa
Cultura da Daniela Volpe e Paola Sain. Il montaggio dei video
proposti è stato realizzato dal regista Tommaso Lessio. La
Digital Edition 2020 trova il sostegno dell’ufficio
EuropDirect del Comune di Pordenone e di web partner
Esploratori Culturali CGN ed ha il patrocinio dell’Ordine dei
Giornalisti del Friuli Venezia Giulia.

BEETHOVEN risuona al Castello
di Miramare con l’omaggio
della   star   mondiale   del
violoncello LUKA SULIC

foto © Simone Di Luca
The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
In occasione del 250esimo anniversario dalla nascita di Ludwig
van Beethoven – uno dei più grandi geni musicali di tutti i
tempi – al Castello di Miramare risuona la sua musica grazie
al sensazionale omaggio di Luka Šulić, la star mondiale del
violoncello e co-fondatore dei 2Cellos, che ha scelto uno dei
luoghi simboli della città di Trieste per girare il suo nuovo
video: link YouTube https://bit.ly/3p1EElW.

Ancora oggi in grado di parlarci attraverso la sua musica,
Beethoven è stato e continua a essere una fonte di
straordinaria ispirazione per milioni e milioni di musicisti e
ancora oggi viene giustamente celebrato in tutto il mondo.
Anche Luka Šulić ha voluto dedicargli un “piccolo tributo”
risuonando l’Inno alla Gioia, il tema finale

                                          foto © Simone Di
                                          Luca

della Nona Sinfonia in re minore, scritta da Beethoven quando
era già completamente sordo, in un momento di profonda crisi
esistenziale, quasi come una reazione spirituale a ciò che
stava vivendo, uno slancio verso l’amore e la gioia universale
che, forse mai come oggi, risuona più potente che mai e vuole
proprio essere un augurio di luce in questo presente di crisi
e sordità che stiamo tutti vivendo.
The Midnight Sky: recensione del film post-apocalittico diretto e interpretato da George Clooney - Il Discorso
Nota anche come Sinfonia corale, l’ultima sinfonia di
Beethoven è una delle opere più conosciute ed eseguite di
tutto il repertorio ed è considerata uno dei più grandi
capolavori della musica occidentale, anche in quanto simbolo
universale di unità e fratellanza. Il tema finale, l’Inno alla
Gioia, composto da Beethoven sui versi dell’Ode alla gioia di
Friedrich Schiller, è stato adottato nel 1972 come l’Inno
ufficiale dell’Unione europea e successivamente lo spartito e
il testo della Nona sinfonica sono stati proclamati
ufficialmente Patrimonio Universale dell’Umanità dall’Unesco.

Il video della performance di Luka Šulić, pubblicato oggi sui
canali ufficiali dell’artista è stato girato nei giorni scorsi
al Castello di Miramare a Trieste, grazie alla collaborazione
con il Ministero per i beni e le attività culturali per il
turismo, il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare.

C.L.

PORDENONELEGGE            E
PROMOTURISMO, LA SCRITTRICE
ILARIA TUTI CI ACCOMPAGNA IN
CARNIA E VAL RESIA
Sarà l’ultimo itinerario 2020 e, a ridosso delle festività
natalizie, ci proietterà in luoghi magici, misteriosi e ricchi
di storia come le montagne della Carnia e la Val Resia, in
compagnia di una guida decisamente speciale, la scrittrice
Ilaria Tuti.   Appuntamento sabato 19 dicembre con “Friuli
Venezia Giulia terra di scrittori. Alla scoperta dei luoghi
che li hanno ispirati”, il format dei Viaggi digitali
d’autore promosso da Fondazione Pordenonelegge insieme
alla Regione Friuli Venezia Giulia e a PromoTurismoFVG. Alle
10 si riparte, sabato mattina, su Facebook e Youtube di
pordenonelegge      e  successivamente      sui   canali    di
PromoTurismoFVG, in direzione della Carnia di Ilaria Tuti: un
accostamento inscindibile, perché, spiega l’autrice, «l’amore
per la mia terra nutre tutte le mie storie. È ricerca delle
origini e cura della memoria che passa anche attraverso la
memoria collettiva delle comunità, e quindi del territorio.
Una terra che parla la lingua della natura con suoi simboli
arcani e arcaici: per questo foreste e montagne sono così
importanti in tutti i miei libri. E nelle storie che racconto
le ho attraversate tutte: dal tarvisiano con i Laghi di
Fusine, l’Orrido dello Slizza, le miniere di Raibl, fino alla
Val Resia, con la sua cultura antichissima che arriva da molto
lontano, i balli e canti unici al mondo come il loro
Carnevale».

Ilaria Tuti ci guiderà in particolare alla scoperta dei
Sentieri delle portatrici carniche: «consiglio di salire dal
Timau verso il Pal Piccolo e il Pal Grande, fino al Freikofel
– racconta la scrittrice – e quindi sino alle trincee che
nella prima Guerra Mondiale videro all’opera queste donne
straordinarie e gli eserciti che si combattevano. Suggerisco
anche una visita al Museo della Grande Guerra di Timau dove
sono custoditi reperti storici importantissimi, con una sala
interamente dedicata alle Portatrici, culla della loro
memoria. Per le mie storie – osserva Ilaria Tuti – sono
importanti gli incontri che faccio e i racconti che le persone
mi donano: è andata così anche per Ninfa dormiente, grazie
all’incontro con una persona che è la memoria storica della
Val Resia. Mentre mi raccontava alcuni aneddoti della sua
vita, si stava già intessendo la storia che poi è finita nel
mio romanzo».

Novità di questa nuova edizione che sottolinea l’attenzione
degli organizzatori al tema dell’accessibilità: i viaggi
digitali saranno realizzati anche in LIS (Lingua Italiana dei
segni). “Friuli Venezia Giulia terra di scrittori. Alla
scoperta dei luoghi che li hanno ispirati” proseguirà
nel 2021 con quattro ulteriori viaggi digitali: sulle tracce
di Carlo Sgorlon, Biagio Marin e Carlo Emilio Gadda, mentre lo
scrittore Enrico Galiano ci guiderà alla scoperta della
“sua” Pordenone. Itinerari che completano quelli già proposti
nel 2020 e che si possono ritrovare sul canale Youtube di
pordenonelegge e sul sito turismofvg.it

Argento vivo
Un intreccio di storie ambientate nella provincia pisana,
terra d’origine dello scrittore Marco Malvaldi, di professione
chimico, autore dei romanzi della serie “dei vecchietti del
Bar Lume” noti al grande pubblico per l’omonima serie
televisiva.

In questo romanzo diversi personaggi diventano i protagonisti
di un gioco alchemico fondato sull’equivoco delle situazioni,
sul dialogo surreale e al tempo stesso ovvio. Una commedia
poliziesca in cui si alternano un famoso scrittore in crisi,
stanco di essere etichettato come lo scrittore che scrive di
golf e non riesce a concludere il suo ultimo libro dedicato
alla storia di un matematico alla ricerca della bellezza, un
giovane lettore bulimico per passione e ingegnere informatico
a tempo determinato, la bella agente di polizia che vorrebbe
condurre le indagini ma che deve competere con il laido
superiore, una banda di balordi e il tecnico specializzato in
sistemi di allarme appena disoccupato.

Tutto inizia con una rapina e da quel momento le storie di
questi personaggi, che per sorte sarebbero lontanissime, si
uniscono come le goccioline sferiche e perfette di argento
vivo (il mercurio) che grazie alla loro forza di adesione si
rompono e si riuniscono di continuo per ritrovarsi alla fine
in un’unica forma perfetta.

Nello stesso momento, in un grande albergo della zona, si sta
svolgendo un importante Congresso Internazionale di
Matematica. Tra i partecipanti c’è molta attesa per la
relazione di Carlo, matematico di fama mondiale che nel corso
della sua relazione finale svelerà i risultati della ricerca a
cui ha dedicato tutta la sua vita.

E’ possibile calcolare la bellezza? Esiste un algoritmo dal
quale ottenere un numero, un singolo numero, che misuri la
bellezza della musica di Mozart, Bach o Haendel?

Sono le pause, i punti di silenzio, la punteggiatura della
musica, il non detto che ci permettono di riconoscere il
grande musicista?

Un giallo dai toni blandi in quanto a suspance, caratterizzato
dal consueto umorismo fondato sull’equivoco, dalla bravura
linguistica e dalla proprietà di linguaggio dello scrittore.

Un’ investigazione sull’incontro tra il caso, la libertà di
agire e il corso necessario delle cose.

Un libro che ci fa divertire senza scadere nel cattivo gusto o
nel superficiale e che anche a distanza di tempo offre spunti
di riflessione.
Il Rally di Monza ha chiuso
un  campionato   del  mondo
anomalo ed ha portato la
vittoria del titolo a Ogier
Con l’Aci Rally Monza e l’incoronazione a campioni del mondo
di Sebastien Ogier e Julien Ingrassia per la settima volta si
è concluso un Mondiale Rally a dir poco anomalo, la pandemia
ha infatti rivoluzionato completamente sia il calendario che
le modalità di svolgimento del World Rally Championship 2020
stravolgendo quello che era l’impianto iniziale di una
stagione che si preannunciava stimolante per piloti e team ma
soprattutto per il pubblico.

  Sebastien Ogier

Dopo la disputa delle prime due gare in calendario (Monte-
Carlo e Svezia) il Covid-19 ha fatto sentire i suoi effetti a
livello globale e il Rally del Messico si è improvvisamente
ritrovato a dover fare i conti con questo nemico invisibile e
a dover annullare l’ultima giornata di prove speciali per
permettere il rientro a casa di team e piloti prima di venire
bloccati dalle restrizioni che via via venivano imposte dai
singoli paesi.

Il resto è storia recente, con gli annullamenti a catena delle
varie tappe del mondiale ed il ritorno sui tracciati di gara
l’estate scorsa – pur con limitazioni – in Estonia, Turchia e
Sardegna quando il virus aveva perso la carica virale (o
sembrava averne persa), per poi terminare con le difficoltà
nuovamente insorte con la cosiddetta seconda ondata del
Coronavirus.

Siamo così arrivati all’ultima gara del campionato, l’ACI
Rally Monza, una gara anomala rispetto a quelle solitamente in
programma nel calendario WRC, ideata e messa in atto nel giro
di poche settimane per permettere la validità del campionato
che, lo ricordiamo, prevede un minimo di sette gare per poter
assegnare il titolo.

Il rally all’autodromo di Monza è stato molto criticato,
soprattutto sui social network, per aver snaturato l’essenza
propria delle gare su strada (in effetti le due giornate di
gara svolte all’interno del circuito brianzolo e nelle strade
interne di collegamento risultavano a lungo andare un po’
noiose e ripetitive) ma ha avuto il pregio di tenere alto
l’interesse sul titolo mondiale fino al termine con un finale
da thriller come poche volte successo fino ad ora: Sebastien
Ogier e Julien Ingrassia si sono aggiudicati l’ACI Rally Monza
e con esso anche il titolo di Campioni del mondo (7 le loro
vittorie nel mondiale) mentre Elfyn Evans, in testa al
campionato con 14 punti sul compagno di squadra Ogier prima
dell’avvio delle ostilità a Monza, è rimasto con un pugno di
mosche in mano causa una banale uscita di strada sulla
ripetizione della prova “Gerosa” – una delle tre in programma
nella giornata di sabato quando il rally si è trasferito nella
bergamasca – che gli ha impedito di rientrare in strada
costringendolo al ritiro.

Elfyn Evans

Il britannico è poi rientrato domenica con la formula del
super rally con la speranza di marcare punti pesanti nella
power stage, speranza infrantasi dopo l’arrivo degli altri
concorrenti che gli sono stati davanti, primo fra tutti il
compagno di squadra Katsuta Takamoto che si è aggiudicato la
power stage.

Un Rally di Monza anomalo, dicevamo, chicane artificiali,
balle di paglia e jersey a delimitare i tracciati all’interno
dell’autodromo non hanno soddisfatto i puristi della
specialità, mentre la maggior parte del pubblico che ha goduto
della copertura televisiva della Rai ha giudicato
positivamente il format; lo stesso Andrea Adamo – direttore
tecnico di Hyundai Motorsport – ha ipotizzato che questo
potrebbe essere il futuro dei rally, con buona pace dei
detrattori delle innovazioni messe in atto a Monza.

Non entriamo invece in merito sulle polemiche insorte – sempre
sui social – riguardo all’annullamento per neve della prova
Costa Valle Magna, troppe le variabili da tenere in
considerazione e le problematiche insorte con una scelta del
genere.

Altalenanti le prestazioni dei piloti nel weekend brianzolo
che hanno dovuto fare i conti con un meteo a dir poco
inclemente e con un fondo dalle condizioni continuamente
mutevoli e pieno di insidie, ma vediamoli nel dettaglio:

Di Elfyn Evans abbiamo già parlato, l’elfo britannico aveva il
titolo mondiale a portata di mano e fino al momento della sua
uscita di strada ha guidato senza prendere rischi eccessivi
rimanendo sempre nelle posizioni di vertice, riuscendo anche
ad aggiudicarsi due prove speciali; siamo cerrti che sarà solo
una questione di tempo vedere Elfyn con in mano la coppa di
campione del mondo.
Elfyn Evans

Ogier, dall’alto della sua esperienza ha gestito perfettamente
la difficile situazione del week end brianzolo, solo un
piccolo errore – per fortuna innocuo ai fini della classifica
– quando ha centrato una rotoballa, e uno spavento in power
stage per l’improvviso bloccaggio dei tergicristalli, che non
gli hanno impedito di procedere come un rullo compressore
nelle ultime due giornate di gara, sue buona parte delle prove
speciali a riprova della indiscussa classe del transalpino.

Non abbiamo finora parlato molto degli altri protagonisti del
circus iridato, il baby prodigio Kalle Rovanperä (anch’egli su
Yaris Wrc) a 20 anni appena compiuti ha concluso in quinta
posizione assoluta un rally che non è mai riuscito a
interpretare nella giusta maniera, siamo certi che il prossimo
anno il biondino finlandese riuscirà a stupirci con risultati
eclatanti così come il suo compagno di squadra Katsuta
Takamoto, uscito di scena fin dalle prime battute del rally e
una volta rientrato è riuscito solo ad aggiudicarsi la power
stage (risultato di rilievo comunque); piuttosto deludenti le
sue prestazioni nell’arco del campionato, pochi sprazzi
velocistici a cui hanno fatto da contraltare numerosi errori
che lo hanno relegato al 13° posto in campionato; il 2021 sarà
un’occasione di riscatto per lui?

Abbiamo parlato esclusivamente del team Toyota, ma bisogna
ricordare che la Hyundai ha comunque portato a casa il
campionato del mondo costruttori per il secondo anno
consecutivo, un risultato di rilievo per la squadra coreana
con sede in Germania guidata dall’ingegnere italiano Andrea
Adamo; uno squadrone composta da “piedi pesanti” che, anche se
con discontinuità, sono riusciti a raccogliere i punti
necessari per accaparrarsi il titolo.

In primis Ott Tänak, campione del mondo uscente, che deve
ancora affinare il feeling con la vettura, al volante della
i20 da una sola stagione si è piazzato secondo a Monza e terzo
in campionato, siamo certi che il prossimo anno potrà puntare
a vincere l’alloro per la seconda volta; un altro pilota
velocissimo dello squadrone Hyundai è Thierry Neuville,
nonostante le sue doti velocistiche il belga inizia a soffrire
la sindrome da eterno secondo – non sempre per causa sua – non
riuscendo mai ad arrivare al tanto agognato titolo, a Monza ha
commesso un grosso errore che ha irrimediabilmente compromesso
il risultato finale.

Dani Sordo

Standing ovation invece per Daniel “Dani” Sordo, lo spagnolo,
saltuariamente in servizio alla Hyundai, riesce sempre ad
esprimersi al meglio portando punti preziosi alla squadra e
arrivando sempre ai vertici delle classifiche; con il terzo
posto di Monza si è aggiudicato il rinnovo per il 2021 che si
avvicenderà con Breen sulla terza vettura della Hyunday
Motorsport. Non dimentichiamoci poi di Sebastian Loeb, sempre
meno impegnato nei rally ma pronto a mettere tutti in riga
quando vi partecipa ed a piazzarsi in ottime posizioni; infine
la Hyundai può contare sul giovane Craig Breen sempre più a
suo agio sulla i20 Wrc – che dividerà con Sordo nel 2021 –
dopo l’apprendistato con la coupè coreana in versione R5.

Ford Fiesta Wrc

Il team M-Sport Ford ha in forze Esapekka Lappi (ottimo quarto
posto finale in Brianza per lui) e Teemu Suninen, buon piede
per entrambi, soprattutto per il giovane Teemu – sfortunato a
Monza, ritirato per problemi al motore – ma con pochi
risultati di rilievo, probabilmente anche a causa
dell’inferiorità della vettura rispetto alla concorrenza
(ricordiamo che M-Sport non è una squadra ufficiale ma un team
satellite di Ford) oltre a Gus Greensmith, presenza fissa nel
mondiale ma ancora troppo falloso – ritirato a Monza causa
incidente – e poco performante, forse gli manca ancora un po’
di esperienza.

Terminato il mondiale 2020 si guarda già al futuro, quest’anno
le vacanze per i piloti però saranno corte perche, Covid
permettendo, il 21 gennaio 2021 il campionato ripartirà con la
storica tappa del Rally di Monte Carlo che giunge al suo 110°
anniversario.

Dario e Guendy    Furlan   –   Foto   darionnenphotographer   e
Monfe_23_Ph

L’Incredibile         Storia
dell’Isola     delle    Rose:
recensione dell’ultimo film
di Sydney Sibilia disponibile
su Netflix
Questa piacevole commedia è basata su un incredibile
fatto realmente accaduto negli anni Sessanta in
Italia: l’ingegnere meccanico Giorgio Rosa
costruisce una piattaforma di acciaio al largo di
Rimini, 500 metri al di fuori delle acque
territoriali. Il 1 maggio 1968 l’isola artificiale
si dichiara Stato indipendente.

La nuova Nazione adotta una propria moneta, il Mill,
e l’esperanto come lingua ufficiale, per rimarcare
la diversità dallo Stato italiano e la sua vocazione
internazionale, in linea con lo spirito contestatore
del Sessantotto. La piccola piattaforma, di solo 400
metri quadrati di superficie, diventa ben presto una
meta turistica ambita, e, sotto l’occhio perplesso
delle autorità italiane, imbarcazioni vanno e
vengono    continuamente     dalla   neoproclamata
Repubblica.

Il Governo italiano reagisce però duramente: 55
giorni dopo la dichiarazione di indipendenza, il 25
giugno 1968, la piattaforma viene occupata, senza
spargimento di sangue, da Carabinieri, agenti della
DIGOS e della guardia di Finanza, con una operazione
al limite del diritto internazionale.

Nonostante i vari ricorsi tentati da Giorgio Rosa,
l’isola artificiale viene minata dagli incursori
della Marina Militare Italiana, che tuttavia resiste
incredibilmente alle detonazioni delle cariche
esplosive, piazzate una prima volta l’11 febbraio e
una seconda il 13 dello stesso mese. Sarà una
burrasca,    alla    fine,   a   fare   inabissare
definitivamente la struttura il 26 febbraio 1969.

Una storia dimenticata che parla dell’eterna
contrapposizione tra le regole della società e la
creatività degli individui
Diciamolo subito: questa storia acchiappa. Perché
alla sua base c’è un’idea molto potente: la lotta
dell’individuo contro le regole della società, per
realizzare i suoi sogni, le sue utopie, e dare
libero sfogo alla propria creatività. In pieno
spirito sessantottino, del quale il film ci fa
vedere una versione patinata e indolore.

Inoltre questa pellicola ha l’indubbio merito di
fare ricordare un evento della storia della
Repubblica Italiana che era stata completamente
dimenticata, e che fa riflettere su quanta acqua è
passata sotto i ponti da allora. Negli anni Sessanta
c’era ancora la Guerra Fredda, e una delle
preoccupazioni del Governo di allora era che
l’autoproclamata Repubblica dell’Isola delle Rose
potesse finire sotto l’influenza del nemico oltre la
Cortina di Ferro, se non dell’Albania di Enver
Hoxha, al tempo già uscito dal Patto di Varsavia.

Questi aspetti sono solo accennati nel film, ma
guardare la pellicola può essere uno stimolo per
rispolverare questi aspetti della nostra storia
ormai finiti nel dimenticatoio. Certo, gli
accadimenti sono ampiamente romanzati, tanto che nel
film l’assalto all’Isola delle Rose viene lanciato
dall’incrociatore lanciamissili Andrea Doria, fiore
all’occhiello della Militare Italiana del tempo,
mentre nella realtà i militari arrivarono su una
decina di pilotine. Ma questo film è una commedia,
non un documentario storico, e quindi questo fatto è
ampiamente accettabile.

L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose: una
godibile commedia senza troppe pretese
Il protagonista del film, l‘ingegnere Giorgio Rosa
(Emilio Germano), è un sognatore e un genio
incompreso, che si trova a lottare contro il muro di
gomma delle istituzioni italiane per potere
applicare nella pratica le proprie idee innovative,
e viene anche lasciato dalla fidanzata Gabriella
(Matilda De Angelis), che gli preferisce un partito
più stabile e in linea con le aspettative sociali.

L’idea dell’isola gli viene ispirata da un
cartellone pubblicitario, per guardare il quale si
distrae e provoca un incidente nell’autodromo di
Imola, che avrebbe potuto avere conseguenze
disastrose.     Ovviamente      nella    finzione
cinematografica tutto finisce con una spettacolare
esplosione e qualche livido, in linea con
l’atmosfera leggera del film.
Il Capo del Governo italiano del tempo è Giovanni
Leone (un irriconoscibile Luca Zingaretti), con al
suo fianco il Ministro dell’interno Franco Restivo
(Fabrizio Bentivoglio). Nel film questi due
personaggi storici diventano delle improbabili
macchiette,    creando   un   clima   surreale   e
dissacratorio, probabilmente strizzando l’occhio a
quello che si respira ne Il Dottor Stranamore di
Kubrik.

Alla feroce ironia sull’autorità costituita si
affianca – ovviamente – la ritrovata passione tra
Gabriella e Giorgio. L’ingegnere sognatore
recupererà il suo amore, ma perderà la sua isola,
sotto    il    grandinare     delle    cannonate
dell’incrociatore da battaglia Andrea Doria.

Questo film insomma è una piacevole commedia, con
una venatura romantica, ma approfondisce poco,
restituendo una immagine palesemente posticcia e
didascalica del tempo e degli accadimenti narrati.
Molto bella la colonna sonora, purtroppo i
personaggi sono scarsamente caratterizzati, specie
quelli secondari, che appaiono alle volte piatti e
scontati.

Nel complesso L’Incredibile Storia dell’Isola delle
Rose è un film che si fa comunque vedere volentieri,
se non si hanno molte pretese e se desiderano solo
due ore di sano relax.
TORINO 2 UDINESE 3 – TERZA
VITTORIA  DI   FILA  DELLE
ZEBRETTE
Una partita al cardiopalma, in poco più di cinque minuti tre
gol che decidono il risultato a favore dell’Udinese. I
friulani, padroni del campo per buona parte del match,
subiscono un blackout a metà del secondo tempo che permette al
Torino di recuperare i due gol di svantaggio in meno di tre
minuti. Per fortuna l’ingresso     di Nestorovski risolve la
partita a due minuti dall’ingresso in campo.

Apre la partita al 24′ Pussetto e raddoppia De Paul al 54′.
Poi i friulani sembrano imbambolati e in due minuti vengono
raggiunti con i gol di Belotti (al 66′) e Bonazzoli (67′).
L’ingresso di Nestorovski sigilla al 69′ il risultato su 3 a 2
per lUdinese.

                                             Redazione sportiva.

Ecco il calendario benefico
di “Oltre Lo Sport”
É   fresco   di   stampa   il   calendario   2021   degli   amici
dell’associazione “Oltre Lo Sport” di Udine che, dal 1993,
attraverso l’attività sportiva e le materie ludiche, lavora
quotidianamente, grazie ai suoi volontari, per favorire
l’inserimento dei ragazzi disabili psicointellettivi nella
società. Come di consueto, anche quest’anno, l’incasso
raccolto dalla vendita del calendario da muro (12 euro a
copia) sarà destinato al sostegno delle attività di questi
atleti speciali che durante l’anno sono impegnatissimi negli
allenamento delle più disparate discipline, dalla scherma alla
ginnastica ritmica, passando per il nuoto e il bowling.

“É stato un anno complicato – ha spiegato Elda Del Dò,
presidente della onlus -. Come tutti, ci siamo trovati
costretti, in più riprese, a bloccare le nostre attività a
causa dell’emergenza sanitaria. Per loro è stata
particolarmente dura. Pur comprendendo la necessità di stare a
casa e di vedersi solo attraverso lo schermo di un cellulare o
di uno smartphone, prima, mantenere una certa distanza
interpersonale, poi, essere costretti a rinunciare
all’attività sportiva, alle risate in compagnia e agli
abbracci, è stato per i nostri ragazzi ancor più complicato
che per noi”.

Nonostante tutto, quando la situazione e le normative lo hanno
permesso, gli “Oltre Lo Sport” (Muriel, Fabio, Valentina,
Diana, Antonino, Valentino, Jo, Tiziana, Andrea, Dino, Zakhar)
sono riusciti anche a ritagliarsi qualche giornata di semi-
normalità ed ecco che, in quelle circostanze, sono state
scattate le immagini del calendario in cui i ragazzi sono in
compagnia di simpatici rapaci che hanno avuto modo di
“conoscere”, durante un pomeriggio trascorso all’asd “Ali
nella notte”, scuola di falconeria sportiva e trekking
didattico-naturalistico con rapace al pugno, di Forgaria nel
Friuli.

Per chi fosse interessato è possibile acquistare il calendario
contattando il 338.6972077. In alternativa è possibile
comprare    la   propria    copia    recandosi    alla   sede
dell’Associazione Sportiva Udinese (via Lodi 1, Udine) partner
di “Oltre Lo Sport”.

E.L.
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