5 Nuove uscite per accogliere l'estate - Smart Marketing

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5 Nuove uscite per accogliere l'estate - Smart Marketing
5 Nuove uscite per accogliere l'estate
Alle porte dell’estate tanti sono i film e le serie che ci attendono: tra le numerose uscite di giugno ci
sono serie tv che hanno già trovato successo con la prima stagione, ma anche novità tanto attese.

Ecco le 5 scelte di questo mese:

1) ALFREDINO – UNA STORIA ITALIANA

E’ la miniserie Sky Original che porta sugli schermi una delle vicende più tragiche accadute nel
nostro paese: è la storia di Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni caduto in un pozzo artesiano nelle
campagne di Vermicino il 10 giugno 1981, che dopo svariati tentativi di salvataggio, morì dopo tre
giorni. Dopo 40 anni rivive l’incidente di Vermicino di quel bambino che tanto è rimasto nel cuore di
tutti gli italiani e con la miniserie “Alfredino – Una storia italiana” sicuramente chi ha seguito
l’evento si emozionerà con i ricordi e i più giovani conosceranno un’importante pagina di cronaca e
di comunicazione mediatica. L’appuntamento è per il 21 e 28 giugno su Sky Cinema;

2) SUMMERTIME 2

“Summertime” è la serie tv diretta da Lorenzo Sportiello e Francesco Lagi, liberamente ispirata al
romanzo “Tre metri sopra il cielo” di Federico Moccia. Iniziata nel 2020, la prima stagione della
serie ci trasporta nella tipica atmosfera estiva della riviera romagnola, fatta di spiagge, divertimento
e amori sotto il sole. La serie racconta l’incontro tra la protagonista Summer (nome preso dalla
canzone jazz “Summertime”) e il motociclista Alessandro Alba. Dopo il successo della prima
stagione, la seconda, in uscita su Netflix il 3 giugno, continuerà a raccontare le vicende dei due
ragazzi e dei loro amici e speriamo conservi la leggerezza dei primi episodi, insieme alla bellezza
della fotografia e della colonna sonora, curata dal cantautore indie Giorgio Poi;

                Scopri il nuovo numero: “Holiday working”
     Se l’anno scorso abbiamo scoperto il remote, lo smart e il south working, oggi si fa strada un
   nuovo concetto di lavoro: l’holiday working. Con un pc al seguito ed una connessione a internet è
      possibile lavorare ovunque, mantenendo inalterati i livelli di produttività. La rivoluzione è
                            compiuta: non importa dove lo fai, ma cosa fai!

3) SECURITY

E’ il thriller italiano Sky Original, diretto da Peter Chelsom, con gli attori Marco D’Amore, Maya
Sansa, Fabrizio Bentivoglio e Silvio Muccino. Ispirato all’omonimo romanzo di Stephen Amidon
(autore de “Il capitale umano”), “Security” è ambientato a Forte dei Marmi, una tranquilla cittadina
dove si svolge una storia che inizia da un video di una telecamera di sorveglianza. Il regista di questo
film si è avvalso della collaborazione del direttore della fotografia Mauro Fiore, già vincitore del
Premio Oscar per il film “Avatar” nel 2010. L’atteso film uscirà in anteprima assoluta su Sky il 7
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giugno;

4) LUPIN parte 2

La serie Netflix “Lupin”, ha come protagonista Assane Diop, un ladro che per i suoi colpi si ispira al
personaggio dei romanzi di Maurice Leblanc, il famosissimo Arsenio Lupin, il ladro gentiluomo.
Tanto è stato il successo della prima parte, uscita l’8 gennaio scorso, e molto alte sono le aspettative
per questa seconda parte, in uscita su Netflix l”11 giugno. L’attore protagonista Omar Sy (“Quasi
amici”, “Famiglia all’improvviso – Istruzioni non incluse”, “Mood Indigo”) è intenso e piacevole in
questa serie avvincente e dinamica, seguita e apprezzata, tanto da essere stata già confermata per la
terza parte;

5) SWEET TOOTH

“Sweet Tooth” è la serie, tratta dall’omonimo fumetto DC Comics di Jeff Lemire, creata da Jim
Mickle e prodotta dall’attore Robert Downey Jr. e sua moglie, la produttrice Susan Levin. La serie
fantasy drama racconta le vicende di Gus, un bambino metà umano e metà cervo, che si unisce ad un
gruppo di altri ibridi come lui, in cerca di risposte dopo un cataclisma abbattuto sul mondo. Questa
serie tv, le cui riprese si sono svolte in Nuova Zelanda, andrà in onda su Netflix il 4 giugno e già si
preannuncia un prodotto seguitissimo dell’enorme catalogo Netflix.

Prepariamoci per l’estate, quindi, ma non perdiamo il ritmo del binge watching, non sarà la prova
costume, ma l’allenamento dev’essere altrettanto costante.

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5 serie tv e documentari per entrare nel
mondo della spiritualità e della religione
Viviamo tempi di incertezza, incertezza spesso alimentata da una non conoscenza che porta ad
approcciarsi alle cose con la barriera del pregiudizio: tutto questo è una catena che non fa altro che
alimentare le discriminazioni. Tanti sono, purtroppo, gli ambiti in cui crescono sempre più le
discriminazioni e sempre più questa società ci fa sentire in diritto di criticare gli altri, di parlare
degli altri e se questi non rientrano nei nostri schemi mentali, se la loro vita non somiglia alla nostra,
per gusti, abitudini, orientamenti sessuali, politici o religiosi, inizia la critica, il giudizio, la ricerca di
qualcuno simile a noi che ci possa appoggiare e possa fomentare questa guerra al “diverso”.

  Una buona base culturale dovrebbe, potrebbe, rappresentare il punto di partenza per
  essere o diventare persone inclusive e rispettose; la cultura per fortuna non viene solo
  dai libri, viene anche dal dialogo, dai viaggi, dalla conoscenza dell’altro e dal confronto
  con l’altro ed anche dalle nostre passioni, che aprono porte sconosciute dentro di noi,
  pronte a condurci verso l’accoglienza del nuovo. Una tra queste passioni può essere
  rappresentata sicuramente dal cinema e dalle serie tv, passione tanto cara al nostro
  giornale.

A tal proposito varie sono le serie tv e i documentari, presenti sulle diverse piattaforme, che
mostrano, in maniera più o meno aderente alla realtà, differenti religioni e, trascorrendo qualche ora
di relax, questo potrebbe essere uno strumento per potersi avvicinare a mondi distanti da noi e farci
comprendere determinati meccanismi a noi sconosciuti.

La strada più fedele risulterà sicuramente essere quella del documentario, della docu-serie, ma
abbiamo anche molte serie tv, che affrontano il mondo della religione e della spiritualità, alcune
inserendo all’interno della storia una ricostruzione rigorosa delle tradizioni religiose, altre, invece,
servondosi della religione come spunto per narrare un racconto in cui i dogmi sono solo un pretesto
per altri obiettivi narrativi.

            Scopri il nuovo numero: “Le 4 Virtù cardinali del
                              Marketing”
  Pazienza, Perseveranza, Sostenibilità e Gentilezza, sono le 4 virtù cardinali del marketing che vi
  proponiamo. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla velocità, queste virtù ci permettono di
  non sbagliare la rotta (o magari di ritrovarla se smarrita) e di indirizzare correttamente le nostre
  azioni.

Cinque sono gli spunti che voglio dare per avvicinarsi alla tematica
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spirituale e religiosa:
1) Wild Wild Country: è la docu-serie disponibile su Netflix che narra la nascita della comunità
fondata dal maestro spirituale Bhagwan Shree Rajneesh, noto successivamente come Osho. La
serie composta di sei episodi inizia raccontando l’insediamento improvviso di una sorta di setta in un
paese sperduto in Oregon, dove vivevano americani vecchio stampo, che non vedono di buon occhio
questa novità. Piano piano che la serie scorre, si capisce che il protagonista di questa vicenda è il
guru Osho, che da professore di filosofia, abbandona tutto e decide di diventare un maestro
spirituale anticonformista e controverso, che negli anni settanta crea un ashram in India, un luogo di
convivenza e meditazione. “Wild Wild Country” mostra la creazione della comune spirituale in
Oregon e il successivo caso giudiziario, ricostruendo le vicende attraverso interviste recenti e
numerosi filmati d’epoca;

2) Gesù: le origini del cristianesimo: il documentario targato National Geographic è un viaggio
nei luoghi che hanno visto la consacrazione del Cristianesimo a religione ufficiale dell’Impero
romano. Un approfondimento della durata di 44 minuti, presente su Sky, guidato dallo storico
inglese Michael Scott che, partendo dalla crocifissione di Gesù, attraverso filmati di ricostruzioni
storiche ed interviste a studiosi, come ad esempio l’antropologo forense Israel Hershkovitz,
approfondisce la nascita e l’ascesa della religione cristiana. Il viaggio dello storico in Israele, tra
reperti archeologici e mappe, mostra le tappe fondamentali che portarono l’Impero romano a
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divenire cristiano;

3) Le Grandi Religioni del Mondo: è una raccolta di programmi, documentari, interviste, video e
film ad argomento religioso e spirituale, presente sul portale RaiPlay. Tutto il materiale raccolto
offre allo spettatore la possibilità di conoscere le più importanti religioni presenti nel mondo: si va
dall’Ebraismo al Cristianesimo, dalle Religioni orientali all’Islam. Un approfondimento di ciò che
rappresenta un immenso patrimonio culturale mondiale attinto dall’archivio della Rai e messo a
disposizione dell’utente, per un viaggio nella storia, nella fede, nella cultura e nella spiritualità, che
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passa per tradizioni, riti, luoghi sacri e liturgie;

4) Messiah: è una serie americana del 2020, presente su Netflix, creata e prodotta dal regista
australiano Michael Petroni e composta da dieci episodi. Non è basata su fatti reali e racconta la
storia di presunto messia che si fa chiamare Al-Massih e che, partendo dal Medio Oriente, dove è
comparso improvvisamente, dà vita ad una grande folla di seguaci, creando forti tensioni
sociopolitiche a livello mondiale. L’agente della CIA Eva Geller (Michelle Monaghan) sarà incaricata
di indagare su di lui, per cercare di capire se costui può essere davvero un nuovo messia, un grande
truffatore carismatico o rappresentare un pericolo per tutta la società;

5) Sacra bellezza – Storie di santi e reliquie: il tv show Sky Original, trasmesso su Sky Arte,
composto da sei episodi, ha come protagonisti, nella prima stagione, i santi e le loro reliquie, narrati
dalla cantautrice Letizia Cesarini, in arte Maria Antonietta. Un viaggio per conoscere la bellezza
sacra, i luoghi della religione che custodiscono capolavori d’arte che tolgono il fiato, le storie
misteriose, gli oggetti di culto; è un percorso attraverso i secoli in cui la cantautrice ci guida, con il
suo garbo e la sua passione, alla scoperta di quella parte di storia dell’arte che analizza il forte
legame tra umano e divino.

A questi 5 suggerimenti aggiungo un riferimento ad un mio articolo dello scorso dicembre, che
aveva come tema le 10 migliori serie tv del 2020, perché al suo interno sono presenti altre due
serie tv di argomento religioso che vi consiglio di recuperare, intitolate “Ethos” e “Unorthodox”.

Resta il consiglio di andare sempre alla ricerca, se la tematica vi piace, di altre serie, documentari e
film interessanti, perché sono davvero numerosi ed appassionanti.
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Serie tv e nostalgia: perché ci serve così
tanto sapere come va a finire
In questo clima di inizio anno, tante sono le cose che vorremmo fare, i posti che vorremmo visitare, i
progetti che vorremmo iniziare. C’è chi ripone tutta questa energia inespressa pianificando un
futuro, chi crede fortemente che l’unico tempo possibile sia l’istante presente e chi si lascia cullare
dalla nostalgia dei bei tempi andati ormai. A cavalcare il sentiment del “come eravamo” ci pensa
Netflix, con un catalogo pieno di cartoni animati d’infanzia, film e serie tv prequel, sequel o remake
di prodotti anni ottanta e oltre ed è facile lasciarsi prendere e trasportare, soprattutto da un anno a
questa parte.
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A chi vuole rivivere l’adolescenza con serie tv produzione anni ’90-2000 che, in questi tempi di
incertezza totale, ci calmano e rassicurano, basterà sfogliare il catalogo Netflix per trovare telefilm
come Friends, Dawson’s Creek, Gossip Girl, How I Met Your Mother, Una mamma per amica,
accanto a numerosi film e cartoni che ci hanno allietato la vita davanti ad uno schermo. Oggi magari
gli strumenti e i tempi di fruizione sono diversi, anche noi siamo diversi e il nostro modo di recepire
non è più lo stesso. Seguiamo le storie con occhi disincantati, valutiamo i personaggi con metri di
giudizio forse più cinici e razionali oppure, se la vita ha realizzato le nostre aspirazioni d’infanzia,
magari sorridiamo a quei sogni lontani e apprezziamo la nostra situazione attuale, probabilmente
anche più bella di come ce l’aspettavamo.

                     Scopri il nuovo numero: The day after
     Dopo un 2020 così pesante sotto tutti i punti di vista, il 2021 deve rappresentare, per
                             tutti noi, l’alba di un nuovo inizio.

Uno strano corto circuito si innesca in noi, ponendo davanti allo schermo l’io di oggi e l’io di ieri, ma
una certezza resta, la necessità di sapere cosa accadrà, l’esigenza di riguardare film che conosciamo
a memoria, perché abbiamo bisogno di un lieto fine, di qualcosa di controllabile, di staccare un
attimo dall’ansia del futuro, di trovare un luogo dove non c’è rischio, non c’è errore, e potere così
finalmente rifugiarci in un posto a noi familiare, dove sappiamo già come andrà a finire.
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(Gilmore Girls)

Per capire i motivi di questa esigenza, che non è uno stato d’animo nostalgico o semplice amore per
il vintage, ci viene in aiuto una ricercatrice americana Cristel Russell, professoressa di marketing
alla University of Chicago, che ha studiato i motivi che ci spingono a rileggere gli stessi libri,
rivedere cose già viste e ascoltare mille volte la stessa canzone.

  Il fenomeno prende il nome di Volitional Reconsumption (rifruizione intenzionale) e i
  comportamenti ad esso legati rispondono a cinque fattori motivazionali: regressivo,
  progressivo, ricostruttivo, relazionale e riflessivo. Il fattore regressivo è presente nei
  soggetti che vogliono ritornare emotivamente a momenti del passato; altri, invece,
  hanno il desiderio di confermare o cambiare le sensazioni lasciate dalla precedente
  visione o ascolto ed è il fattore progressivo; poi ci sono persone che hanno solo bisogno
  di rinfrescarsi la memoria cercando sempre nuovi dettagli ed è il fattore ricostruttivo;
  c’è poi il fattore relazionale ed è quello di chi vuole condividere l’esperienza con altre
  persone e, infine, c’è chi usa questo rituale di ripetizione per aumentare la propria
  consapevolezza ed il piacere che gli porta e questo meccanismo risponde al fattore
  riflessivo.

Da una prima lettura il mio bisogno personale di rivedere film e serie tv risponde a tutti questi
fattori, nessun escluso, e probabilmente anche ad una forma molto simile ad un’ossessione, ma
questo è un mio problema.

Non è mica colpa mia se guardando e riguardando Dawson’s Creek continuo a sperare che non si
perda tutto quel tempo in inutili discorsi cervellotici e si arrivi subito a dire chi ama chi e perché,
insomma, alla mia età non si ha tutto questo tempo libero per bramare un lieto fine che so già che
sarà lieto, ma anche questo è un mio problema.
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Le 10 serie tv del 2020 che dovete
assolutamente guardare
Dire che questo 2020 sia stato un anno bellissimo sarebbe sicuramente un eccesso di benevolenza
nei suoi confronti, ma, non si può neanche buttar via tutto ciò che è successo in questi dodici mesi.

  Abbiamo conosciuto lo smart working, abbiamo inquinato meno, abbiamo imparato a
  panificare, abbiamo aspettato con ansia un dpcm (il lato positivo di questo punto è l’aver
  posto il nostro interesse, volente o nolente, verso la politica), abbiamo conosciuto
  termini nuovi come “lockdown”, insomma, se ci mettiamo d’impegno qualche lato buono
  lo troviamo in questo anno. Sicuramente tra questi c’è quello di aver avuto molto più
  tempo a disposizione da passare in casa e dedicare ai propri hobby, magari uno di questi
  è guardare per ore ed ore serie tv, c’è chi lo chiama “binge watching”, nascondendo, non
  tanto bene, un’accezione negativa del termine, ma chi può dire che questa pratica non si
  sia rivelata utile in questo 2020?

Serve allenamento, non è facile, non bisogna perdere il filo, non bisogna demordere se una serie
comincia ad annoiare, non bisogna cadere nei facili paragoni, non devi spoilerare con i tuoi simili,
non devi scegliere alla leggera una serie da iniziare, insomma, è una faticaccia.

Molte sono le serie del 2020 degne di essere viste e, concentrandomi solo su quelle iniziate
quest’anno, ho provato a fare una piccola selezione (non una classifica), spaziando tra generi e
tematiche.

Le 10 serie tv del 2020 da guardare assolutamente:
1) Unorthodox
E’ una miniserie disponibile su Netflix, basata sul libro autobiografico “Ex ortodossa. Il rifiuto
scandaloso delle mie radici chassidiche” della scrittrice Deborah Feldman. La serie racconta la
storia di Esty, una ragazza di famiglia ultra-ortodossa chassidica, che a causa della sua fede non può
vivere una vita normale, ma è destinata solo ad essere madre e moglie devota; quando ad Esty
questa vita comincia a star stretta decide di scappare via dall’America per andare in Germania. E’
una serie che mostra un mondo con regole che ai nostri occhi risultano incomprensibili e lo fa in
maniera molto elegante e toccante, in soli quattro episodi;
2) The Midnight Gospel
La serie d’animazione di Netflix più surreale che ci sia. E’ nata dalle mani del regista e
animatore Pendleton Ward e dal comico Duncan Trussell, che è l’autore del podcast che l’ha
ispirata. Il protagonista, negli otto episodi, viaggia attraverso un multiverso di fantastici mondi,
attraverso un simulatore, incontrando assurdi personaggi e affronta con loro tematiche filosofiche e
spirituali, acquistando sempre maggior consapevolezza, tutto sullo sfondo di animazioni visionarie
che si susseguono in un turbine di colori psichedelici;

                  Scopri il nuovo numero: Simply the best
    È indubbio che quest’anno passerà alla storia come l’anno della pandemia. Così come indubbio
                che quest’anno ha portato malessere sociale, psichico ed economico.
          Ma dobbiamo sforzarci di cogliere un bagliore di luce anche in un anno così buio.

3) Romulus
E’ la serie italiana del momento, creata e diretta dal regista Matteo Rovere, che narra le vicende
precedenti alla nascita di Roma. La serie Sky Original, composta da dieci episodi, ricostruisce
fedelmente la società in cui è ambientata, grazie al supporto di storici e archeologi. Il cast è
costituito da numerosi attori visti in altri film e serie tv italiane, come ad esempio “Gomorra”. Il
regista Matteo Rovere si è già cimentato in un progetto a sfondo storico con il film “Il primo re”,
con protagonista Alessandro Borghi;

4) La regina degli scacchi
La miniserie ideata da Scott Frank e Allan Scott, è tratta dal romanzo “The Queen’s Gambit”,
dello scrittore Walter Tevis. La serie americana Netflix, di sette episodi, racconta la storia di
Beth Harmon, una bambina orfana che all’età di otto anni, conosce il mondo degli scacchi a cui si
appassiona in maniera viscerale. Beth inizia presto ad essere dipendente da alcol e psicofarmaci ma,
nonostante la sua natura fragile, riesce a diventare una donna ed una giocatrice forte e tenace,
capace di farsi strada nel mondo degli scacchi. Una serie emozionante, ricca di scenografie e
costumi bellissimi, con la bravissima attrice protagonista Anya Taylor-Joy;
5) Ethos
“Ethos” (titolo originale Bir Başkadır) è una serie Netflix, come “Unorthodox”, basata sulla storia
di una giovane donna influenzata dalle regole della sua religione. Ci troviamo però in Turchia, ad
Istanbul, protagonista degli otto episodi è Meryem, interpretata dall’intensa e bellissima attrice
Öykü Karayel, che vive con la famiglia del fratello a cui è molto devota. La donna comincia ad
andare da una psicologa a causa di svenimenti frequenti e da lì si snodano le storie di personaggi
provenienti da differenti classi sociali con livello culturale e problemi molto diversi tra loro. “Ethos”
è una serie che sta facendo molto discutere in Turchia e che affonda le radici in un profondo
universo psicologico oltre che religioso. I titoli di coda sono quasi tutti accompagnati da videoclip
musicali anni ottanta, un’idea molto originale per una serie tv;

6) Hollywood
E’ la miniserie targata Netflix che con ironia e leggerezza affronta lo spinoso tema della
discriminazione, razziale e sessuale. “Hollywood” racconta la storia di sei giovani ragazzi, aspiranti
attori e registi, con il sogno di aver successo nel mondo del cinema, che dovranno scontrarsi con i
pregiudizi dell’America del secondo dopoguerra. La serie di sette episodi, creata da Ryan
Murphy e Ian Brennan, diretta da Daniel Minahan, è brillante e coinvolgente e ha come ciliegina
sulla torta la straordinaria interpretazione di Jim Parsons (Sheldon Cooper di “The Big Bang
Theory”) nei panni del chiacchierato agente delle star Henry Willson, realmente esistito;

7) We are who we are
E’ la miniserie italo-americana diretta dal regista Luca Guadagnino per Sky Atlantic, co-creata
con lo scrittore Paolo Giordano e la sceneggiatrice Francesca Manieri. Negli otto episodi viene
raccontata una storia di crescita, amicizia, amore, scoperta ed accettazione di sé e degli altri, con
protagonisti l’inquieto e sensibile Fraser e la bellissima e razionale Caitlin. I due adolescenti vivono
in una caserma a Chioggia, base militare statunitense dove lavora il padre di lei e dove la madre di
lui è diventata il nuovo comandante. Un’emozionante serie capace di coinvolgere sia i più giovani
che gli adulti, un prodotto del regista italiano che, dopo il successo del bellissimo “Chiamami col
tuo nome”, torna a raccontare le inquietudini tipiche dell’adolescenza con poesia e raffinatezza e
con riuscite scelte dal punto di vista degli attori, dei costumi e della colonna sonora;
8) I am not okay with this
E’ la serie americana creata e diretta dal regista Jonathan Entwistle, già regista della serie “The
End of the F***ing World”, e prodotta dai produttori di “Stranger Things”. La serie presente nel
catalogo Netflix, è tratta da una graphic novel del fumettista americano Charles Forsman e ha
come protagonista l’adolescente Sydney che improvvisamente si accorge di avere dei superpoteri,
che si manifestano quando è particolarmente arrabbiata o impaurita. Una commedia dark nello stile
anni ottanta, che può piacere anche ai non più adolescenti, ma c’è un però: la prima stagione
composta da sette episodi pare essere anche definitivamente l’ultima, perché la serie è stata
cancellata; non si può dire, quindi, che abbia avuto lo stesso successo delle altre due famose serie
sopra citate;

9) The Last Dance
Il successo planetario che ha riscosso la docu-serie Netflix “The Last Dance” è innegabile. Punto
di forza è sicuramente il fenomeno del basket Michael Jordan e la sua squadra, i Chicago Bulls, e
la possibilità che questa serie offre di seguire tutte le loro vicende, sportive e personali, nei dieci
episodi che raccontano la clamorosa ascesa che la storica squadra dell’NBA ha vissuto negli anni
’90. Un bellissimo mix di spezzoni di partite e interviste a giocatori, allenatori, dirigenti e giornalisti,
coinvolti nella storia del cestista icona mondiale dello sport e nelle vittorie dei Chicago Bulls, la
squadra che vinse per ben sei volte il campionato NBA;

10) The New Pope
“The New Pope” è la miniserie, sequel del già bellissimo e fortunato “The Young Pope”, scritta e
diretta dal regista premio Oscar Paolo Sorrentino per Sky Atlantic. Racconta in nove episodi
l’ingresso in Vaticano di Sir John Brannox, interpretato da uno strepitoso John Malkovich, che
viene nominato Papa col nome di Papa Giovanni Paolo III e subentra a Papa Pio XIII, ovvero Lenny
Belardo, ovvero il fantastico Jude Law. Serie tv meravigliosa sotto tutti i punti di vista, dalla regia
agli attori, dalla sceneggiatura alle scenografie, costumi e musiche. Accanto a mostri sacri come
Malkovich e Law, spicca un ineguagliabile Silvio Orlando, nel ruolo del Cardinale napoletano Angelo
Voiello. Personalmente credo che questa sia, tra le dieci, quella che metto al 1° posto,
assolutamente imperdibile, da vedere solo dopo aver visto “The Young Pope”.

Vi consiglio di guardare tutte queste serie tv ed anche altre interessanti che ho dovuto lasciare fuori
da questa selezione; non cercate solo generi che già conoscete e vi appassionano, ma provate la
visione anche di quei prodotti che vi sembrano molto lontani dai vostri gusti, perché se c’è una
cosa che il 2020 ci ha insegnato è che non dobbiamo mai smettere di metterci alla prova, di
scavalcare i nostri limiti ed anche iniziare una nuova serie tv può essere un ampliamento del nostro
piccolo confortevole mondo.

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Basta con questi virologi in Tv! Per favore,
ridateci il Maestro di “Esplorando il corpo
umano”.
Ve lo ricordate?

Per chi è nato negli anni ’80, lui era il “Maestro” ed anche il generico medico di “Siamo fatti
così/Esplorando il corpo umano”.

https://www.youtube.com/playlist?list=PL0pyTbsnui5SQjevXmmA4W_Odv39RpVAt
L’aspetto che più risaltava di questa serie (dall’alto valore educativo), era la semplicità del
linguaggio e la sua chiarezza. Qualità che ritrovavi, appunto nel Maestro, il grande saggio, che
sapeva pesare le parole e rendere comprensibili concetti complessi. Era il personaggio in grado
di dare sicurezza.

Il mondo della scienza, oggi.
Ogni giorno, e da mesi, vediamo sui vari (social) media l’alternarsi di virologi e scienziati che
rilasciano dichiarazioni e interviste. All’inizio della pandemia questa dinamica è stata vista con
favore: avevamo tutti bisogno di risposte dal mondo scientifico e di competenza. Con il passare del
tempo abbiamo imparato a conoscerli e sono diventati ospiti fissi di trasmissioni televisive e non.

Poi i giorni sono diventate settimane, e poi ancora mesi. La presenza di medici e scienziati si è
trasformata in sovra esposizione. Abbiamo iniziato a simpatizzare per l’uno o per l’altro (il
virologo di fiducia o che ci faceva comodo ascoltare). Sono nati personalismi, contrapposizioni e
passati messaggi incoerenti. Invece di offrire chiarezza, quindi, questa situazione andava ad
aggiungere confusione, incertezza e paura ad una situazione che di confusione, incertezza e paura
già ne aveva (ha) tanta.

Ma la sovra esposizione mediatica da sola non basta.
Questo elemento (che insieme ad altre componenti ha portato all’infodemia) si è unito poi ad una
mancata conoscenza dei principi di comunicazione o, quanto meno, ad una sottovalutazione
dell’effetto che certe dichiarazioni avrebbero potuto ottenere sulle persone.

                Scopri il nuovo numero: Il Natale che verrà
      Che natale sarà? Difficile dirlo o anche solo immaginarlo. Per tanti sarà un Natale senza un
    parente o un amico, per altri un Natale segnato dall’incertezza economica e la paura del futuro,
   per tutti (crediamo) sarà un Natale dove riscoprire un contatto intimo con se stessi e con gli altri.

Frasi del tipo “il virus è clinicamente morto” o la più recente “Il vaccino a gennaio? Io non lo farei”,
hanno portato a deduzioni quali: il virus non esiste più, o posto il fianco ai no vax e ai complottisti.
Certo poi le stesse dichiarazioni sono state magari oggetto di chiarimento, ma intanto il messaggio
(sbagliato) aveva fatto il giro di tutti i media, social compresi.

Insomma si parla di comunicazione.
Se si parla di comunicazione, non è importante quanto viene detto/emesso, piuttosto quanto
viene compreso/ricevuto. Tanti sono gli elementi che entrano in ballo durante il processo
comunicativo: il codice, il canale, il referente, il rumore, oltre al messaggio. Conoscerli, e agire di
conseguenza, certamente aiuterebbe nell’esprimere concetti e opinioni che non possano essere mal
interpretati, scongiurando effetti molto dannosi.
D
a
l
w
e
b

Tornando al nostro “Maestro”, per comunicare in maniera efficace, basterebbe iniziare ad utilizzare
un linguaggio semplice. Attenzione non banale, ma semplice… comprensibile, che non dia adito
a cattive interpretazioni. Un linguaggio, come si dice in questi casi, accessibile anche ad un bambino
di 6 anni.

Ormai sono mesi che conviviamo con questa situazione e altri anni ce ne saranno da qui in avanti;
continuare a ignorare questi principi, così come alimentare la propria vanità personale, non sarebbe
di certo una scelta saggia, per non dire deleteria.

Ti è piaciuto? Hai qualche considerazione in merito? Fammelo sapere nei
commenti. Rispondo sempre.
Se vuoi rimanere in contatto con me questo è il link
giusto: www.linkedin.com/in/ivanzorico

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L'hai visto su YouTube?! Equivale a dire
l'hai visto in TV di qualche anno fa!
Viviamo nell’era dei video e del potere dell’advertising che si può decidere di “saltare” senza
cambiare canale.

C’era una volta la tanto amata videocassetta, ricordate cos’è?
Blockbuster Video Entertainment, ne fece Il suo business, focalizzato sull’acquisto e/o noleggio
di prodotti home video.

  Forse siete più vicini al dvd o al blu-ray… o alcuni di voi, in realtà, conosce i video solo in formato
  streaming.

In effetti, nel 2013 Blockbuster dichiarò fallimento perché il modo di fruire dei video si era
drasticamente evoluto: da YouTube a Netflix basta un click e on demand tutta la videoteca è
pronta a portata di mano.

Gli smartphone hanno cambiato il nostro modo di utilizzare i media e il digitale,
affermandosi come il primo punto di contatto online ed offrendo la possibilità di poter scegliere
cosa guardare, quando farlo e da quale dispositivo, così da poter ridefinire anche i linguaggi
creativi: la freschezza dei contenuti e la necessità di messaggi sempre più efficaci.

Se si pensa all’idea del video oggi la si associa a YouTube: la nuova televisione all’interno della
quale poter scegliere canali e contenuti. Una piattaforma d’intrattenimento e cultura che
diventa giornalmente motore d’innovazione in ambito pubblicitario unendo la potenza di diffusione
offerta da internet e dell’engagement online con il palinsesto e il mondo pubblicitario tipico
della TV fatto di dinamiche di engagement, posizionamento e comunicazione di Brand.

Una volta la pubblicità si inseriva a un’ora specifica in un palinsesto specifico e predefinito
dall’emittente, oggi invece la libertà di offerta ridefinisce il concetto di prime-time a
soprattutto fa del video advertising un’arma di persuasione.
Creative programmatic, realtà virtuale e video a 360 gradi sono la nuova frontiera della
  comunicazione video.

Per la comunicazione di brand, si tratta dell’evoluzione naturale del video advertising perché
permette di stabilire una connessione più profonda con gli utenti. Il monitoraggio continuo e l’analisi
dei dati ne permette la sperimentazione di nuovi formati, creatività e durate per capire quali
funzionano meglio. I classici annunci video da 30 secondi sono sempre validi, ma la vecchia logica di
obbligare lo spettatore a vedere una pubblicità non lo è più, difatti l’utente può decidere se
continuare a vedere un annuncio oltre i primi 5 secondi o decidere di stopparlo.

Il mondo sta cambiando e per restare competitivi è necessario cogliere le nuove opportunità digitali
dove innovazione tecnologica d’eccellenza e attenzione per le esigenze delle persone fanno
da padroni.
Adattarsi al tempo che passa e alle sue novità è il segreto del successo in un contesto dove il
confine tra online e offline non esiste più e siamo costantemente connessi.

Una volta guardavamo la TV con i suoi protagonisti oggi siamo noi ad esserlo con le nostre
storie e quelle dei nostri conoscenti pubblicate in rete e diventate virali.
Non ci credi? Pensaci un po’ su e chiediti se non è davvero così…l’evoluzione dei video in questi anni
ne è un esempio, ma fra non molto lo sarà ancora di più ed in modo ancora differente.
Fake Politics – L’editoriale di Ivan Zorico
Mancano pochi giorni al 4 marzo e ci troviamo quindi nel
vivo della campagna elettorale.
Una delle campagne elettorali che, secondo molti
osservatori, stenta a produrre una discussione pubblica
tesa a risolvere i problemi del paese e che non da risposte
su come creare opportunità per il futuro.

Una campagna elettorale fatta per radicalizzare le fazioni, per esacerbare gli animi e per creare un
clima del “noi contro voi”.

Pur avendo in Italia una corruzione che costa 100 miliardi di euro all’anno, un debito pubblico che
supera di gran lunga i 2000 miliardi di euro – lo ripeto, 2000 miliardi di euro – ed una
disoccupazione del circa il 12%, con quella giovanile ben più alta (oltre il 30% a livello
nazionale), sembra che nel dibattito politico vi sia spazio solo per le battaglie contro l’”Europa
maligna” e contro l’immigrato che toglie il lavoro agli italiani.

Non so, ingenuamente, mi sarei aspettato che si parlasse di temi quali la diminuzione del debito
pubblico o di come cercare di portare all’interno del mercato del lavoro generazioni di giovani
ormai da tempo alla finestra in attesa di mettersi alle spalle gli effetti deleteri di una crisi
infinita o di ricevere buste paghe degne di questo nome, per i più fortunati che in questo periodo
sono riusciti a trovare un lavoro.
Così, solo per fare i primi due esempi che mi vengono in mente.

Nossignore. Meglio parlare della fantomatica Europa che ci limita nell’azione di governo
(voglio ricordare, a scanso di equivoci, che in Europa ci sono i rappresentanti politici anche di quei
partiti che tanto la denigrano e che quindi in quella sede votano quelle stesse leggi/trattati da cui poi
prendono le distanze: fantastico!) o dare fiato alle trombe dei produttori di fake news che tanto
vanno a nozze, ad esempio, con le notizie sugli immigrati causa, a loro dire, di tutti i mali del mondo.

Non dico che la questione dell’immigrazione non sia un tema di cui parlare, anzi. È un tema
politico e come tale dovrebbe essere affrontato. Con capacità e moderazione e non come uno
spauracchio da sventolare per portare acqua al proprio mulino elettorale.
Ricordiamoci che si parla di vite umane, persone.

Ma si potrebbe parlare di infrastrutture, alta velocità, ambiente, istruzione, energie rinnovabili,
nuove tecnologie, digitale, etc. etc, ed invece ci ritroviamo a guardare i proclami elettorali, le
interviste in TV e i profili social dei vari esponenti e partiti politici in cui c’è la gara a rincorrere lo
slogan più acchiappa like/consenso o a scambiarsi accuse reciproche.

Non è un caso che quello dell’astensione pare essere il partito più nutrito. Non certo una cosa di cui
andare fieri in un paese democratico che dovrebbe basarsi, appunto, sulla legittimazione popolare.

                                                                                               Ivan Zorico
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