SUCCESSO FORMATIVO, INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE: STRATEGIE INNOVATIVE - Semantic ...

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Gaetano Domenici
                                           (a cura di)

                       SUCCESSO FORMATIVO,
                   INCLUSIONE E COESIONE SOCIALE:
                       STRATEGIE INNOVATIVE

                                        VOLUME PRIMO
                 STRATEGIE DIDATTICHE INTEGRATE
                    PER IL SUCCESSO SCOLASTICO
                            E L’INCLUSIONE

                                      Cura e contributi di
                       Gaetano Domenici, Cristina Coggi, Giuseppe Zanniello

                                            ARMANDO
                                             EDITORE

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 3                                                 02/03/18 11:35
SOMMARIO

            Presentazione                                                                                     11
            Gaetano Domenici

            Parte I
            PROGETTO DI RICERCA E RISULTATI PRINCIPALI                                                        15
            Progetto di ricerca e risultati principali                                                        16
                1   Povertà, esclusione e istruzione. Il problema della ricerca e la sua area                 16
                2   Scuola, istruzione e omologazione dei saperi: una eterogenesi dei fini?                   18
                3   Il dibattito culturale, i problemi e la nascita del Progetto                              20
                4   Il Progetto di ricerca: “Successo formativo, inclusione e coesione sociale:               25
                    strategie innovative, ICT e modelli valutativi”. Ipotesi e obiettivi generali
                5 Articolazione del Progetto: specificità, problemi, obiettivi operativi specifici, 28
                    metodologie e procedure adottate, convergenza degli esiti della ricerca
                5.1 Primo Macro-obiettivo: prevenire l’insuccesso scolastico, innalzare                      30
                    significativamente i risultati dell’istruzione e favorire il successo formativo
                    generalizzato (Impegno prioritario di ricerca delle Unità universitarie locali di
                    Torino; Roma Tre; Palermo)
                5.2 Secondo Macro-obiettivo: agevolare l’inserimento nel mondo                               35
                    delle professioni e del lavoro in uscita dall’università (Impegno prioritario di ricerca
                    delle Unità universitarie locali di Verona; Bologna; Roma-Sapienza; Foggia)
                6 Nota conclusiva                                                                            39
                Riferimenti biblio-sitografici                                                               40

            Parte II
            ELABORARE UN MODELLO PER PREVENIRE L’INSUCCESSO                                                   43
            SCOLASTICO IN CONTESTI CON FATTORI DI RISCHIO
            MULTIPLI: LA SPERIMENTAZIONE DEL PROGRAMMA FENIX
            unità di ricerca di torino

            Elaborare un modello per prevenire l’insuccesso scolastico in contesti                            44
            con fattori di rischio multipli: la sperimentazione del programma Fenix
                1     Introduzione                                                                            44
                1.1   Alunni a rischio di insuccesso                                                          45
                2     Modelli di intervento efficace: nuove strategie per potenziare la riuscita scolastica   49
                2.1   Attivare i processi mentali                                                             50
                2.2   Scegliere i contenuti essenziali ed insegnare ad apprenderli                            52

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 5                                                                                      02/03/18 11:35
2.3 Potenziare la motivazione e altri fattori affettivi connessi all’apprendimento    57
                2.4 Favorire lo sviluppo socio-relazionale                                            58
                2.5 Pianificare condizioni organizzative che facilitano l’apprendimento               60
                2.6 Usare in modo mirato le ICT                                                       61
                2.7 Intervenire precocemente                                                          63
                3   Un modello d’intervento innovativo                                                65
                4   Caratteristiche del metodo Fenix per “ri-mediare” l’apprendimento                 67
                4.1 La mediazione cognitiva                                                           67
                4.2 La mediazione affettiva                                                           69
                5   Esiti attesi                                                                      70
                6   Il programma Fenix                                                                70
                6.1  Intervento nella scuola dell’infanzia                                            71
                6.2 Intervento nella scuola primaria e secondaria di primo grado                      72
                7   La valutazione nel progetto Fenix                                                 75
                7.1 Prove strutturate scuola dell’infanzia: lingua, matematica e processi cognitivi   75
                7.2 Prove standardizzate per la primaria e la secondaria di primo grado: lingua,      76
                    matematica e processi cognitivi
                7.3 Rilevazione della motivazione e dei risultati scolastici                           76
                8 Una ricerca empirica: verifica sperimentale del Programma Fenix                      77
                8.1 Scopi della ricerca                                                                77
                8.2 Ipotesi                                                                            78
                8.3 Disegno della ricerca: un piano quasi-sperimentale a due gruppi e varianti         78
                8.4 Il campione                                                                        79
                8.5 L’intervento sperimentale                                                          80
                9 Esiti dell’intervento Fenix                                                          80
                9.1 Efficacia del metodo                                                               81
                9.2 Efficacia del metodo per le singole discipline                                     84
                9.3 Progressi ottenuti con il metodo Fenix                                             85
                9.4 Risultati analitici sui processi cognitivi                                         88
                9.5 Effetti del programma Fenix sui risultati scolastici (voti)                        89
                9.6 Effetti sulla motivazione                                                          91
                9.7 Persistenza degli esiti nel tempo                                                  92
                9.8 Sperimentazione di singoli software                                                94
                9.9 Adattamenti e sperimentazioni con specifiche fasce a rischio                       95
                10 La formazione degli insegnanti al Programma Fenix                                   97
                10.1 Il metodo di formazione                                                           97
                10.2 Esiti della formazione dei futuri insegnanti al metodo                           101
                Conclusioni                                                                           104

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 6                                                                               02/03/18 11:35
Parte III
            PERSONALIZZAZIONE E ORIENTAMENTO.                                                                 107
            PER UNA DIDATTICA INCLUSIVA
            unità di ricerca di palermo

            Personalizzazione e orientamento. Per una didattica inclusiva                                     108
                1     Il processo di ricerca                                                                    108
                1.1   Le finalità della ricerca                                                                 108
                1.2   Gli obiettivi della ricerca                                                               109
                1.3   La metodologia della ricerca                                                              110
                      1.3.1 Le scuole coinvolte                                                                 111
                      1.3.2 Le fasi della ricerca                                                               112
                2     Le azioni di ricerca                                                                      112
                2.1   La consapevolezza professionale del docente: resilienza ed autoregolazione                114
                      2.1.1 Quadro teorico                                                                      115
                      2.1.2 Obiettivi della ricerca                                                             118
                      2.1.3 Descrizione degli strumenti                                                         119
                      2.1.4 Analisi dei dati                                                                    122
                      2.1.5 Discussione dei risultati                                                           123
                2.2   Gli insegnanti si autovalutano: un percorso per la costruzione di una rubrica 128
                      2.2.1 Il quadro teorico                                                                   128
                      2.2.2 Obiettivi dell’intervento                                                           130
                      2.2.3 Il campione e la metodologia formativa                                              130
                      2.2.4 Modalità e strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                   133
                      2.2.5 Miglioramenti rilevati negli insegnanti                                             134
                2.3   La didattica orientativa nell’intervento ADVP                                             135
                      2.3.1 Quadro teorico                                                                      136
                      2.3.2 Gli obiettivi dell’intervento ADVP                                                  138
                      2.3.3 I destinatari dell’intervento ADVP e la descrizione delle attività formative svolte 139
                      2.3.4 Gli strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                          141
                      2.3.5 I miglioramenti rilevati negli alunni                                               144
                      2.3.6 Discussione dei risultati                                                           147
                2.4   Prevenire l’insuccesso scolastico nella scuola secondaria di primo grado:                 147
                      scuola e territorio dialogano
                      2.4.1 Quadro teorico                                                                    148
                      2.4.2 Gli obiettivi dell’intervento                                                     150
                      2.4.3 Conoscenza ed analisi del contesto                                                151
                      2.4.4 Gli interventi di orientamento per gli alunni                                     153

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 7                                                                                         02/03/18 11:35
2.4.5 Le attività per i docenti                                                            156
                     2.4.6 Le attività per i genitori                                                           157
                     2.4.7 Strumenti per la valutazione complessiva dell’efficacia degli interventi formativi   158
                           e di orientamento realizzati
                     2.4.8 Miglioramenti rilevati                                                               159
                2.5 L’orientamento nel primo biennio di un istituto professionale                               161
                     2.5.1 Quadro teorico                                                                       161
                     2.5.2 Obiettivi                                                                            161
                     2.5.3 I partecipanti alle attività formative svolte                                        162
                     2.5.4 Modalità e strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                    163
                     2.5.5 Miglioramenti rilevati                                                               163
                     2.5.6 Discussione dei risultati                                                            165
                2.6 Resilienza ed inclusione                                                                    166
                     2.6.1 Il quadro teorico                                                                    167
                     2.6.2 Obiettivi dell’intervento                                                            169
                     2.6.3 Alunni e insegnanti partecipanti alle attività formative svolte                      170
                     2.6.4 La progettazione e attuazione delle attività                                         170
                     2.6.5 Modalità e strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                    171
                     2.6.6 Miglioramenti rilevati negli insegnanti e negli alunni                               173
                2.7 Inclusione e valorizzazione delle differenze di genere                                      174
                     2.7.1 Quadro teorico                                                                       175
                     2.7.2 Obiettivi dell’intervento                                                            176
                     2.7.3 I soggetti coinvolti                                                                 177
                     2.7.4 Descrizione delle attività formative svolte                                          177
                     2.7.5 Modalità e strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                    178
                2.8 L’osservazione dell’agire iperadattato degli alunni di scuola primaria                      186
                     2.8.1 Quadro di riferimento teorico                                                        186
                     2.8.2 Descrizione delle aree                                                               187
                     2.8.3 La validazione della scheda                                                          189
                     2.8.4 Osservazioni conclusive                                                              191
                2.9 La flipped classroom come strumento di inclusione                                           191
                     2.9.1 Quadro teorico                                                                       193
                     2.9.2 Obiettivi dell’intervento                                                            194
                     2.9.3 I destinatari dell’intervento e la descrizione delle attività formative svolte       195
                     2.9.4 Modalità e strumenti di valutazione dell’efficacia delle attività                    198
                     2.9.5 Risultati                                                                            198
                3 Riflessioni conclusive                                                                        202
                Riferimenti bibliografici                                                                       205

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 8                                                                                         02/03/18 11:35
Parte IV
            STRATEGIA DIDATTICA MODULARE INTEGRATA                                                          221
            E APPRENDIMENTO SCOLASTICO
            unità di ricerca di roma tre
            Strategia Didattica Modulare Integrata e apprendimento scolastico                               222

                1 I problemi e la ricerca                                                                   222
                1.2 Gli elementi strutturali della Strategia Didattica Modulare Integrata                   226
                2 La ricerca                                                                                227
                2.1 Ipotesi                                                                                 230
                2.2 Metodologia e procedure                                                                 231
                2.3 Strumenti e partecipanti                                                                239
                3 Risultati generali                                                                        242
                3.1 Analisi dei dati. Nota metodologica                                                     242
                3.2 Principali risultati della ricerca                                                      244
                Riferimenti bibliografici                                                                   253
                4 La dimensione didattico-valutativa-orientativa                                            258
                4.1 L’applicazione del Modello SDiMI nell’ambito dell’organizzazione didattica              258
                     e della valutazione
                4.2 Analisi dei dati relativi ai risultati di apprendimento nella scuola del Primo ciclo    264
                     e del profilo degli insegnanti che hanno maggiormente applicato il modello SDiMI
                4.3 Considerazioni conclusive                                                               268
                Riferimenti bibliografici                                                                   268
                4.4 Processi valutativi e autovalutativi. Le prove semistrutturate                          270
                  4.4.1 La valutazione e l’autovalutazione come mezzi per l’autoregolazione                 270
                		      delle strategie individuali di apprendimento
                  4.4.2 Le prove semistrutturate. La “simulazione di contesti” per sviluppare               272
                        e valutare le competenze
                  4.4.3 Esiti della ricerca relativi all’attività didattico-valutativa svolta dei docenti   274
                        dei Gruppi-classe Sperimentali (GS)
                Riferimenti bibliografici                                                                     276
                4.5 L’impiego delle TIC nella didattica                                                       278
                    4.5.1 Formazione dei docenti e pratica didattica                                          278
                    4.5.2 Monitoraggio ed esiti                                                               281
                    4.5.3 Descrizione di un esperimento pilota corollario alla ricerca PRIN                   284
                Conclusioni                                                                                   289
                Riferimenti bibliografici                                                                     290
                4.6 Il rilievo delle competenze strategiche nel “Modello di intervento didattico-orientativo, 293
                     integrato, modulare e flessibile”
                     4.6.1 L’autovalutazione di competenze strategiche                                      294
                     4.6.2 La piattaforma per la somministrazione dei questionari                           298
                     4.6.3 La somministrazione del QSA e analisi dei profili                                300

DOMENICI-Volume 1 PRIN.indd 9                                                                                       02/03/18 11:35
4.6.4 Analisi delle Corrispondenze Multiple sui profili studente del QSA              302
                     4.6.5 Il QSAr e processo di standardizzazione                                         303
                     4.6.6 Punteggi normativi e punti stanine                                              305
                     4.6.7 Presentazione dei profili                                                       307
                     4.6.8 La somministrazione del QSAr nell’ambito della ricerca PRIN                     308
                     4.6.9 Analisi delle Corrispondenze Multiple sui profili studente del QSAr             309
                Riferimenti bibliografici                                                                  311
                5 La dimensione dell’inclusione                                                            313
                Premessa                                                                                   313
                5.1 I modelli impliciti ed espliciti dell’inclusione. Gli incontri con gli insegnanti      314
                     5.1.1 L’organizzazione degli incontri: procedure e strumenti                          316
                     5.1.2 Analisi dei risultati                                                           317
                5.2 Strategie didattiche inclusive: il ruolo dei fattori ambientali dell’ICF-CY            319
                    per il successo formativo degli allievi. La ricerca-formazione con gli insegnanti
                     5.2.1 Analisi dei risultati                                                           321
                          Il Core Set ICF-CY nel contesto di ricerca-formazione: il punto di vista
                          degli insegnanti. Alcuni dati sui “fattori ambientali”
                     5.2.2 Analisi dei risultati                                                           328
                          Il Core Set ICF-CY/ Nuovo Index per l’inclusione: il punto di vista
                          degli allievi. Alcuni dati sui “fattori ambientali”
                Riferimenti bibliografici                                                                  335
                6 Le dimensioni dell’interculturalità e del genere                                         341
                6.1 Una prospettiva educativa per la valorizzazione delle differenze                       341
                  6.1.1 Scuola e stereotipi di genere. Ipotesi di un percorso formativo                    341
                		      di valorizzazione delle differenze
                  6.1.2 Scuola multiculturale e risposte educative                                     343
                6.2 Una possibile declinazione didattica della prospettiva proposta                    345
                    6.2.1 Didattica e genere                                                           345
                    6.2.2 Una didattica interculturale                                                 346
                6.3 Osservazioni conclusive                                                            349
                Riferimenti bibliografici                                                              351
                7 La dimensione psico-pedagogica                                                       353
                7.1 Apporti della psicologia dell’apprendimento per l’individualizzazione dei processi 353
                     di insegnamento-apprendimento: temi per la formazione dei docenti
                     partecipanti al Progetto PRIN
                    7.1.1 Indicazioni per lo sviluppo degli schemi mentali e delle motivazioni degli allievi 354
                    7.1.2 Il ruolo dell’atteggiamento del docente                                            358
                7.2 Il contributo della formazione psico-pedagogica dei docenti alla spiegazione             368
                    dei risultati formativi degli allievi
                7.3 La dimensione psico-pedagogica nella formazione in servizio dei docenti:               372
                    problemi e prospettive
                Considerazioni conclusive                                                                  374
                Riferimenti bibliografici                                                                  375

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Presentazione
            Gaetano Domenici1

                I due volumi che qui si presentano illustrano alcuni dei più importanti risultati
            conseguiti con l’attuazione di un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN)
            dal titolo: Successo formativo, inclusione e coesione sociale: strategie innovative, ICT e
            modelli valutativi, cui hanno partecipato sette atenei (Roma Tre, capofila; Torino;
            Verona; Bologna; Roma Sapienza; Foggia e Palermo)* e che ha avuto luogo nel
            triennio che va dal 31 gennaio 2013 all’1 febbraio 2016. Altri risultati, compresa
            la produzione di taluni strumenti opportunamente elaborati o tarati per il nostro
            paese e per compiere la ricerca, sono stati presentati in convegni di studio o hanno
            già trovato collocazione editoriale in Italia e all’estero. In una apposita collana della
            casa editrice internazionale Led, sono usciti finora tre volumi con i quali è stata
            peraltro avviata la pubblicazione dei numerosi strumenti ideati, messi a punto e
            sottoposti a try-out quando non standardizzati per o durante lo svolgimento della
            ricerca: si tratta di strumenti che possono ben trovare impiego in attività di ricerca
            o di servizio nella scuola e nell’università.
                L’obiettivo generale del PRIN è stato la verifica sul campo – anche di tipo spe-
            rimentale per alcune articolazioni del progetto – dell’efficacia di alcuni fattori rite-
            nuti dalla letteratura scientifica internazionale particolarmente rilevanti nella qua-
            lificazione dei processi formativi e di orientamento in ambito scolastico, nonché
            di orientamento e transizione al lavoro in ambito universitario. Lo scopo è stato
            infatti quello di definire, sulla base delle evidenze registrabili attraverso la ricer-
            ca, le condizioni necessarie per poter considerare quei fattori elementi costitutivi
            di un sistema integrato di intervento didattico-orientativo a livello scolastico e di

                * I Coordinatori delle Unità universitarie locali di ricerca sono stati: Cristina Coggi (Torino); Agostino Portera
            (Verona); Maria Lucia Giovannini (Bologna); Pietro Lucisano (Roma Sapienza); Isabella Loiodice (Foggia); Giu-
            seppe Zanniello (Palermo); Gaetano Domenici (Roma Tre), Responsabile scientifico nazionale del Progetto.

                                                                                                                              11

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orientamento e transizione al lavoro a livello universitario, perciò in grado: a) di
            prevenire l’insuccesso scolastico, innalzare i risultati dell’istruzione e favorire il suc-
            cesso formativo generalizzato; b) di agevolare l’orientamento e l’inserimento nel
            mondo delle professioni e del lavoro in uscita dall’università.
                L’innalzamento della qualità dei sistemi di istruzione e dei loro prodotti cultu-
            rali da una parte e la maggiore efficacia delle attività di orientamento e transizione
            al lavoro, dall’altra, costituiscono, non a caso, due tra i più importanti obiettivi che
            l’Unione europea si è recentemente dati in campo educativo. Istruzione, formazio-
            ne e apprendimento permanente sono considerati, infatti, elementi chiave di uno
            sviluppo che se vuole essere davvero sostenibile deve in qualche modo estendere
            alla totalità delle persone i suoi benefici. Si ritiene perciò a ragione che il successo
            formativo diffuso possa diventare strumento non secondario sia della lotta con-
            tro la povertà, l’esclusione e la mancata partecipazione al mercato del lavoro, sia
            della valorizzazione delle diversità e della promozione di una coesione sociale non
            conformista, di “società solidali, innovative e sicure” (Europa 2020). Purtroppo
            però, nel nostro Paese si registrano ancora alti tassi di insuccesso e di abbandono
            scolastici e universitari, con indici più elevati per le fasce socio-culturali deboli, e
            grandissime difficoltà nella transizione al lavoro, indicatori della non eccellente
            qualità del nostro sistema educativo. Innalzare la produttività culturale in termini
            quali-quantitativi del sistema è perciò divenuta una vera e propria urgenza naziona-
            le, per la cui risposta oltre all’intervento politico può risultare decisivo il contributo
            della ricerca in campo educativo.
                Muovendo dalle prime suggestioni circa il contributo potenziale della ricerca
            educativa alla soluzione almeno tecnico-scientifica del problema; passando, poi,
            dagli opportuni approfondimenti preliminari dello stesso problema attraverso la
            ricognizione della specifica letteratura nazionale e internazionale, nonché, e so-
            prattutto, da una attenta valutazione degli esiti conoscitivi delle molteplici indagini
            condotte dai molti componenti il gruppo di ricerca confluito poi nel progetto
            comune, si è progressivamente arrivati alla formulazione dell’ipotesi generale posta
            a base del Prin. Una ipotesi secondo cui da una parte è possibile prevenire l’insuc-
            cesso scolastico, innalzare i risultati dell’istruzione e favorire il successo formativo
            generalizzato in modo significativo attraverso l’impiego coerente e sistematico nella
            scuola di specifici modelli di intervento di didattica laboratoriale e di didattica mo-
            dulare integrata; dall’altra, è possibile agevolare l’orientamento e l’inserimento nel
            mondo delle professioni e del lavoro in uscita dall’università attraverso l’impiego di
            specifici e-portfolio e delle “comunicazioni obbligatorie” per l’impiego.
            12

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In estrema sintesi, la ricerca, unitariamente, seppur articolata secondo l’aggre-
            gazione delle Unità locali attorno alle due specifiche aree di riferimento costitutive
            del problema e delle ipotesi, è consistita nella messa a punto e nella prova sul
            campo – che come viene mostrato ha dato risultati che convalidano le ipotesi for-
            mulate e ha prodotto esiti-corollario di grande interesse – dei modelli di intervento
            operativo ritenuti in grado: a) di potenziare la riuscita attraverso la stimolazione
            di processi cognitivi che stanno alla base dell’apprendimento, e della motivazione,
            operando su fattori quali la resilienza, di tipo personale e di tipo sociale; di rendere
            praticabile la valorizzazione delle diversità inter e intra-individuali e l’autovaluta-
            zione delle strategie cognitive e motivazionali; di far superare talune difficoltà e
            rimuovere alcuni ostacoli dell’apprendimento, compresi i Disturbi Specifici, anche
            attraverso l’applicazione del modello bio-psico-sociale (ICF); di usare strategie per
            l’inserimento e l’inclusione di allievi con differente background culturale, parti-
            colarmente di allievi figli di immigrati stranieri e la valorizzazione delle differenze
            di genere; b) di rendere l’orientamento un processo oltre che informativo anche, e
            soprattutto, diacronico-formativo capace di valorizzare interessi, attitudini e mo-
            tivazioni, e di facilitare il passaggio dalla formazione universitaria al lavoro, anche
            attraverso l’impiego dell’ePortfolio e delle comunicazioni obbligatorie.
                Il Volume Primo dà conto delle caratteristiche e dei risultati complessivi del
            Prin, nonché degli esiti analitici di quella parte della ricerca relativa alla preven-
            zione dell’insuccesso scolastico, all’innalzamento degli esiti dell’istruzione come
            condizione del successo formativo generalizzato, attraverso il contributo specifico
            delle Unità universitarie locali di ricerca di Torino; Palermo e Roma Tre.
                Il Volume Secondo illustra invece gli esiti di quella parte della ricerca rivolta
            alla prova sul campo dell’affidabilità e dell’efficacia di procedure e strumenti volti
            a rendere l’orientamento un processo di valorizzazione di interessi, competenze e
            informazioni nel passaggio dalla formazione universitaria al lavoro, attraverso il
            contributo delle Unità universitarie locali di ricerca di Bologna; Verona; Foggia e
            Roma Sapienza.

                                                                                                 13

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PARTE I
                                 Progetto di ricerca e risultati principali*

                * A cura di Gaetano Domenici.

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Progetto di ricerca e risultati principali1*

            1 Povertà, esclusione e istruzione. Il problema della ricerca e la sua area

                L’innalzamento della qualità dei sistemi di istruzione e dei loro prodotti formativi
            da una parte, e la maggiore efficacia delle attività di orientamento e transizione al
            lavoro, dall’altra, sono tra i più rilevanti obiettivi sottesi tanto alla strategia “Euro-
            pa 2020” quanto a quella del programma di finanziamento della ricerca “Horizon
            2020”. Istruzione, formazione e apprendimento permanente sono considerati infatti
            dall’Unione Europea elementi chiave di uno sviluppo che volendo essere sostenibile
            dovrebbe permettere l’estensione a tutti i cittadini dei suoi benefici.
                Si ritiene che il successo scolastico generalizzato proprio perché considerato condi-
            zione di offerta di autentiche opportunità di scelta formativa e lavorativa, possa diven-
            tare strumento non secondario sia della lotta contro la povertà, l’esclusione e la mancata
            partecipazione al mercato del lavoro, sia della crescita e dell’occupazione, oltre che di
            promozione di “società solidali, innovative e sicure” (Europa 2020). Si ritiene altresì
            che un’alta cultura individuale diffusa, rappresentando a sua volta una base conoscitiva
            necessaria per la partecipazione consapevole alla vita sociale e democratica, oltre ad es-
            sere un bene in sé, possa diventare una risorsa aggiuntiva a disposizione, proprio perché
            un’elevata capacità di apprendimento autonomo permanente qualifica il lavoro e contri-
            buisce ad alimentare il benessere individuale e collettivo.
                È convincimento diffuso che un simile successo possa realmente offrire maggiori
            risorse conoscitive non solo per promuovere una economia competitiva, ma anche
            per facilitare lo sviluppo della capacità di elaborazione e di gestione dei conflitti,
            requisito indispensabile per far sviluppare la convivenza pacifica, l’accettazione e la
            valorizzazione delle diversità, e far praticare una coesione sociale non conformista.

                * I due volumi che qui si presentano illustrano alcuni dei più importanti risultati conseguiti con l’attuazione di
            un Progetto di Ricerca di Interesse Nazionale (PRIN) dal titolo: Successo formativo, inclusione e coesione sociale: strategie
            innovative, ICT e modelli valutativi, cui hanno partecipato sette atenei (Roma Tre, capofila; Torino; Verona; Bologna;
            Roma Sapienza; Foggia e Palermo) e che ha avuto luogo nel triennio che va dal 31 gennaio 2013 all’1 febbraio 2016.

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Ma se per un verso povertà e disoccupazione risultano in buona parte correlate nega-
            tivamente con il livello di istruzione, per altro verso alti tassi di abbandono e di ritardo
            degli studi assieme alle difficoltà di transizione al lavoro (Istat 2010) sono indicatori del-
            la non eccellente qualità del sistema educativo nel suo complesso. Si consideri, peraltro,
            che povertà e occupazione sono fenomeni che rappresentano una marcata disuguaglian-
            za sociale ed economica, per giunta accentuatasi con la recente crisi finanziaria mondiale
            (v. Dossier 1/2015 Fondazione David Hume, sulla Disuguaglianza economica in Italia
            e nel mondo) e che i tassi di abbandono italiani sono tra i più alti nella UE a 27 e circa
            il doppio di quelli previsti dagli obiettivi “Europa 2020”, con punte più elevate tra le
            fasce sociali deboli. È doloroso constatare, infatti, che in Italia gli esiti quali-quantitativi
            dell’istruzione scolastica e universitaria – rispettivamente tipologia e capacità di impie-
            go autonomo delle conoscenze e delle competenze fatte acquisire, e tassi di successo
            – risultano, ancora oggi, tutt’altro che soddisfacenti, come confermano gli ultimi dati
            disponibili (Camera dei deputati, 2014; Alma Laurea, 2014; Anvur, 2013).
                Rispetto ai traguardi di Lisbona 2010, che erano, conviene ricordarlo: riduzione
            sotto il 10% degli abbandoni scolastici; riduzione del 20% della fascia più bassa nel
            possesso delle competenze chiave rilevate con le indagini PISA; tasso di scolarizza-
            zione per la secondaria superiore maggiore all’85% delle corrispondenti leve di età;
            incremento del 15% dei laureati in matematica, scienze e tecnologia; percentuale
            di partecipazione degli adulti all’apprendimento permanente superiore ai 12 punti,
            l’Italia si è collocata, non a caso, tra quei Paesi della Unione Europea a 27, che risul-
            tavano più lontani.
                Nel programma “Europa 2020” assieme agli obiettivi di una più alta occupazione
            (75% di donne e uomini tra i 20 e i 45 anni) sono stati riaffermati come prioritari per
            la formazione del capitale umano e per lo sviluppo, per l’inclusione sociale e la lotta
            alla povertà, gli obiettivi della valorizzazione e del potenziamento sia della ricerca,
            innalzamento al 3% della quota Pil ad essa dedicata*, sia dell’istruzione (diminuzione
            sotto il 10% del drop-out; superamento della soglia del 40% dei 30-34enni laureati),
            ma nella determinazione ufficiale dei traguardi nazionali per il 2020, il nostro paese
            ha purtroppo fissato, invece, a 1.5% la crescita in Pil del suo investimento in R&S;
            al 15-16% gli abbandoni, e al 26-27% il numero di laureati tra i giovani 30-34enni.

                 * Aumento al 3% del Pil, che tra l’altro avrebbe un effetto previsto in circa 3.700.000 nuovi posti di lavoro nella UE,
            di cui quasi 1 ml nella ricerca, secondo la stima comunicata da M. Alì, Direttore Generale per l’internazionalizzazione
            della Ricerca, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca, nella sua relazione di apertura al Convegno: Europa 2020:
            rendere l’Italia protagonista, organizzato dall’Accademia dei Lincei e dall’Istituto della Enciclopedia Italiana in Roma,
            presso la sede dell’Accademia, il 14 novembre 2011.

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2 Scuola, istruzione e omologazione dei saperi: una eterogenesi dei fini?

                Per una corretta analisi del contesto preso a riferimento dalla ricerca occorre tener
            conto che alla allarmante dimensione quantitativa del fenomeno degli abbandoni e
            dei ritardi negli studi, e della bassa qualità delle conoscenze promosse dalla nostra
            scuola (IEA PIRLS, 2007; IEA TIMSS, 2009) si è considerata anche l’inattesa fun-
            zione omologatrice svolta dai saperi e dalla “cultura” sottesi a gran parte dei curricoli
            educativi scolastici. Fenomeno recentissimo, quest’ultimo, che viene considerato non
            a torto una vera e propria eterogenesi se non dei fini perseguiti con i sistemi educativi
            formali, certamente delle aspettative riposte nello sviluppo tecnologico e nell’aumen-
            to della scolarizzazione.
                La rivoluzione delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione e la
            conseguente globalizzazione dei mercati hanno in effetti prodotto uno stravolgimento
            degli assetti scolastico-formativi di quasi tutti i Paesi, il cui portato socio-culturale co-
            mincia solo ora a delinearsi nitidamente, mentre da tempo ormai la dimensione mon-
            diale dei fenomeni culturali e formativi era diventata un dato costitutivo delle società
            contemporanee. I sistemi educativi di molti Paesi da alcuni decenni stanno sempre più
            modificandosi verso una sorta di modello formativo unico che in qualche modo lascia
            prefigurare il rischio che si arrivi alla identificazione di un modello unico di allievo e di un
            profilo unico di studente in uscita dai principali percorsi di istruzione (Domenici, 2010).
                Ormai, quasi in tutto il mondo, le scuole, pur nella loro specificità geo-territo-
            riale, tendono infatti sempre più a somigliarsi reciprocamente. Ed è anche per tale
            ragione che sono diventate circa la metà del totale le nazioni che partecipano (proprio
            perché le caratteristiche ordinamentali e curricolari dei loro sistemi possono permet-
            terlo) alle rilevazioni Ocse-Pisa degli apprendimenti promossi, nei quindicenni, dai
            “diversi” sistemi scolastici, rilevazioni che pur hanno grande e meritorio rilievo nella
            offerta di basi di dati utili per la strutturazione di decisioni di politiche educative
            coerenti con i più nobili obiettivi educativi.
                È come se, anche per via “scolastica”, le nostre Società oggi più di ieri corrano
            pericoli che oscillano tra l’avveramento dell’utopia negativa dell’Orwell del Grande
            Fratello, della sopraffazione tecnologica di un grande e moderno dittatore, ovvero del
            “pensiero unico”, e la accettazione di una sopraffazione di gran lunga più sofisticata
            dell’altra, ma più prossima all’esperienza attuale di molti Paesi democratici occiden-
            tali, della delega a pochi, della fatica di pensare, delega voluta dal basso, da una
            cultura “cafonesca” – come la definisce Neil Postman (2010) –, che ha solo voglia di
            “divertirsi da morire”, paventata da A. Huxley nel Ritorno al mondo nuovo.
                Per cercare di garantire un futuro democratico e di maggiore benessere, da più
            parti si va perciò auspicando una formazione con caratteri più connotati e influenzati

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dalle tradizioni culturali dei singoli paesi e dalla difesa della biodiversità umana, ov-
            vero delle differenze inter oltre che intra-individuali, multi e interculturali.
                Questo aspetto, assieme a quello di cittadinanza attiva, sta diventando il discrimine
            classificatorio della qualità formativa delle nuove generazioni. Laddove si vuole pro-
            muovere lo sviluppo economico senza compromettere la struttura democratica della
            società e dei rapporti internazionali, si assiste al delinearsi di un progetto di formazione
            nuova, cioè di formazione di un uomo capace di essere assieme produttore partecipante
            ma anche critico; cittadino consapevole del mondo ma anche della comunità civile in
            cui opera; fruitore, sì della più rappresentativa tradizione artistico-culturale umana, ma
            anche della tradizione culturale e artistica locale. Ma creare le condizioni di istruzione
            formale per perseguire con successo tali obiettivi non è affatto semplice.
                Come è stato mostrato anche empiricamente (Vertecchi, 1978; Allulli, 2000) e so-
            stenuto di recente attraverso nuove evidenze con questa stessa ricerca PRIN (si veda, tra
            gli altri, Domenici, Biasi & Patrizi, 2016) un’alta qualità dei processi e degli esiti edu-
            cativi formali potrebbe infatti aversi quando la proposta di istruzione, cioè di esperienze
            significative di apprendimento, risulti ben calibrata rispetto alle caratteristiche peculiari
            cognitive, culturali, emotive e relazionali – di chi deve apprendere (cioè di un allievo
            storicamente determinato – oggi certamente nuovo e poco conosciuto), dei contesti
            appositamente allestiti e dei traguardi formativi esplicitamente desiderati che includa-
            no quanto meno quelli sopra accennati. Un’azione educativa altamente qualificata si
            avrebbe pertanto con una scuola capace di promuovere in tutti – anche attraverso forme
            opportune di organizzazione dei processi di apprendimento e di insegnamento – il pos-
            sesso di quel patrimonio comune “globale” di conoscenza, una sorta di DNA culturale,
            e quel diverso patrimonio conoscitivo “locale”, entrambi indispensabili per la valorizza-
            zione della diversità inter e intra-nazionali e inter e intra-individuali. Nella società della
            conoscenza, satura com’è di merci, linguaggi e interscambi simbolici, l’uomo diventa
            umano se acquisisce quella dotazione culturale e critico-conoscitiva che gli permette un
            adattamento dinamico e una capacità modificativa del mondo in cui gli è dato di vivere.
            Sembrerebbe – in estrema sintesi – che le più nobili finalità sociali assegnate con tanta
            enfasi alla formazione e all’istruzione in molti Paesi – compreso il nostro –, possano o
            non possano raggiungersi a seconda della qualità dei processi formativi, ovvero delle
            capacità e delle condotte culturali e professionali dei docenti. D’altro canto, dalla quasi
            totalità delle indagini svolte in tutto il mondo a partire dagli inizi degli anni Settanta
            per conoscere il prodotto culturale scolastico, la variabile relativa alla didattica e all’orga-
            nizzazione dei processi formativi si pone come uno dei fattori decisivi nella codetermi-
            nazione degli esiti di istruzione e formazione (IEA PIRLS, 2007; IEA TIMSS, 2009).
                 Una variabile, questa dell’organizzazione dei processi di insegnamento e di ap-
            prendimento in contesti educativi formali, il cui peso specifico risulta, dalle indagini

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citate, inferiore solo a quello delle variabili socio-culturali – in particolare titolo di
            studio della madre – sulle quali è certo possibile incidere nel medio e lungo termi-
            ne, ma solo con accorte politiche socio-economiche.
                Anche per queste ragioni innalzare la produttività culturale in termini quali-quan-
            titativi di scuola e università, era stata considerata già da molti anni – ma continua
            ad esserlo ancora oggi – una vera e propria urgenza nazionale per la cui risposta può
            risultare di grande rilievo il contributo della ricerca in campo educativo.
                Oltre che sui fattori di qualificazione che hanno effetti nel lungo periodo, occorre
            perciò operare anche su quelli, più facilmente attuabili in termini relativi, e più effi-
            caci nel breve e nel medio termine.

            3 Il dibattito culturale, i problemi e la nascita del Progetto

                In questi ultimi anni, all’interno del quadro problematico appena delineato è ri-
            sultato particolarmente vivace il dibattito in ambito scientifico su come tentare di
            risolvere nei migliori dei modi possibili il problema della qualificazione dei processi e
            dei risultati educativi delle strutture formali di istruzione e formazione, soprattutto in
            considerazione della presenza di una popolazione studentesca sempre più composita
            e multiculturale. In particolare, nel campo delle scienze dell’educazione alcune inda-
            gini conoscitive (IEA PIRLS, 2007; IEA TIMSS, 2009; OCSE-PISA, 2010; INVAL-
            SI, 2011) nel confermare l’influenza dei fattori socio-economici e socio-culturali,
            hanno evidenziato, come si è detto, il peso crescente delle variabili relative all’orga-
            nizzazione didattica nei contesti di apprendimento formale, nella codeterminazione
            quali-quantitativa dei processi e dei prodotti culturali delle strutture formative.
                Tuttavia, a fronte della molteplicità e varietà delle condizioni di provenienza, che
            concorrono a definire le caratteristiche della popolazione in formazione, rivelandone
            anche i bisogni specifici individuali, non è difficile rilevare come, anche a livello na-
            zionale e internazionale, gli studi, le ricerche e i tentativi di risoluzione del complesso
            problema della qualificazione della didattica risultino tuttora privilegiare poche varia-
            bili alla volta o essere comunque centrati su un numero ridotto di fattori per quanto
            significativi e in specifici settori disciplinari. Le applicazioni sul piano operativo che
            conseguono a tale approccio settoriale, e quindi parziale, sono destinate per lo più a
            determinare risultati a breve termine, anche apprezzabili, ma non in grado di proiet-
            tarsi nel medio e nel lungo tempo, con grave danno alle fasce più deboli della società,
            cui appartengono i soggetti a rischio di esclusione dal sistema dell’istruzione, della
            formazione, e del lavoro. Una società equa non deve ignorare i bisogni formativi di
            ciascun individuo, bensì deve progettare gli interventi necessari e considerare in primis

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l’onere che grava sui professionisti e sulle strutture che se ne devono fare carico (Do-
            menici, 1998; Benadusi & Bottani, 2006; Field et al., 2007).
                Da questo punto di vista, una “strategia didattica integrata”, caratterizzandosi per
            l’impiego contestuale e coerente di strumenti, materiali e procedure di intervento pro-
            venienti da una pluralità di teorie interpretative del fenomeno educativo, assume una
            prospettiva teorico-pratica multidimensionale di soluzione di un problema complesso
            quale è quello della qualificazione dei processi di istruzione e formazione delle nuove ge-
            nerazioni nelle società odierne. L’ampiezza del problema è anche determinata dalla crisi
            economica e dal persistente flusso migratorio che stanno generando un incremento pre-
            occupante delle fasce deboli, con effetti negativi anche sulla scolarizzazione (Eurostat,
            2010). Si rilevano infatti percentuali significative di alunni che stentano a raggiungere
            standard minimi di apprendimento, specie tra gli stranieri, e un aumento progressivo
            delle distanze tra gli esiti conseguiti dagli studenti (Caille & Rosenwald, 2006). Tali
            differenze nei risultati di apprendimento si incrementano nel corso degli anni (defi-
            cit cumulativo), generando negli alunni più in difficoltà abbandoni precoci. Secondo
            gli studi più accreditati, i fallimenti scolastici hanno spesso radici nella prima infanzia,
            ovvero nelle carenze di readiness, che emergono al momento dell’ingresso nella scuola
            primaria (Guay, Reid & CÔté, 2010). Tali difficoltà se si mantengono nella scuola pri-
            maria, vanno ad incidere sull’alfabetizzazione di base, con evidenti ripercussioni negli
            ordini successivi di scuola e con esiti di fallimento ed esclusione sociale. Accade così che
            nel passaggio dalla scuola primaria alla scuola secondaria di primo grado, alcuni alunni,
            pur essendo in possesso di sufficienti potenzialità cognitive, non riescono ad adattarsi ai
            normali schemi delle proposte formative curricolari, ed entrano in conflitto con l’istitu-
            zione scolastica e con gli insegnanti. In definitiva, questi allievi richiedono un’attenzione
            educativa particolare, degli interventi didattici diversificati a seconda delle cause profon-
            de dei loro problemi scolastici e in base alla diversità delle loro potenzialità validamente
            accertate. Il rischio dell’esclusione sociale è notevole. La diversità all’interno del contesto
            scolastico rappresenta una sfida che coinvolge tutti i principali agenti di cambiamento:
            insegnanti, dirigenti scolastici, famiglie ed agenzie educative extrascolastiche, ognuno
            con specifiche funzioni. Il conseguimento della meta dell’inclusione di questo tipo di
            alunni richiede, da parte degli insegnanti, prassi didattiche sempre nuove, soluzioni
            originali e tempestive, adattate ai singoli alunni e ai contesti, la cui affidabilità sia stata
            provata, in generale, da ricerche scientifiche. Emerge su tutto, la necessità di interventi
            precoci, con strumenti adeguati, finalizzati ad accompagnare l’attivazione delle poten-
            zialità anche dei bambini e ragazzi sottoposti a fattori di rischio multipli.
                Uno dei filoni di ricerca più promettenti risulta essere a questo proposito quel-
            lo che ha assunto il paradigma della resilienza (Thomson, 2002; Ungar, Dumond &
            McDonald, 2005; Krovetz, 2008). Tale modello teorico rappresenta un’evoluzione

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degli studi sui fattori di rischio e ha messo in luce l’opportunità di focalizzare l’attenzio-
            ne sui fattori protettivi e promozionali della persona, dell’ambiente di vita e del conte-
            sto sociale. Si è giunti solo negli ultimi anni a definire e verificare programmi complessi
            finalizzati a potenziare la resilienza (Goldstein & Brooks, 2006). In ambito scolastico
            sono stati messi a punto programmi che si propongono di incidere sui diversi fattori
            che incrementano la resilienza (Brown, D’Emidio-Caston & Benard, 2001; Benard,
            2004). Questi si rifanno anche alla lunga tradizione di studi statunitense sugli interven-
            ti volti a contrastare l’insuccesso scolastico delle minoranze a rischio e delle fasce deboli.
            Tali interventi hanno messo in luce l’opportunità di progetti complessi, multifattoriali,
            centrati prevalentemente sui minori, a partire dalla prima infanzia e l’efficacia degli
            approcci ludici all’apprendimento (Hirsh-Pasek, Michnick Golinkoff, Berk & Singer,
            2009), piuttosto che di curricoli di alfabetizzazione precoce delle fasce a rischio, che
            hanno evidenziato effetti di demotivazione (Schweinhart et al., 1986; Schweinhart &
            Weikart, 1997). In questa stessa prospettiva, si pone la progettazione di percorsi for-
            mativi “learning centered” poiché pongono rilevante attenzione a tutte le dimensioni
            della personalità dell’alunno (cognitiva, metacognitiva, affettiva, relazionale-sociale)
            in contesti “autentici”, in cui l’interazione comunicativa e sociale si realizza con altri
            soggetti, i pari e gli insegnanti, anche grazie alle nuove tecnologie dell’informazione e
            della comunicazione. Le ICT possono costituire l’elemento catalizzatore non solo del
            processo di apprendimento ma anche del contesto in cui tale processo avviene. Le in-
            novazioni tecnologiche tuttavia non hanno ancora inciso in maniera significativa sulle
            azioni didattiche dei docenti, che hanno continuato a praticare una didattica prevalen-
            temente trasmissiva. La mediazione dei contenuti da apprendere attraverso la multime-
            dialità asseconda una abilità cognitiva sempre più diffusa tra i digital native: il pensiero
            visivo (Bagnara, 2007). Pur con le opportune integrazioni pedagogiche, è innegabile
            che l’interesse dei preadolescenti per lo studio aumenta se gli insegnanti si relazionano
            con i propri alunni usando il linguaggio per loro più familiare; ciò vale innanzitutto
            nell’insegnamento della matematica e della lingua italiana. Inoltre la presenza diffusa
            delle nuove tecnologie nella vita di ogni giorno sia in forma di strumenti che in forma
            di applicazioni web 2.0, consente agli insegnanti di attivare più agevolmente lo svilup-
            po delle competenze metacognitive e decisionali negli alunni.
                La didattica metacognitiva e la didattica orientativa, con il supporto delle ICT, posso-
            no contribuire al successo scolastico degli alunni con difficoltà di apprendimento. La ca-
            pacità della didattica di promuovere l’orientamento rappresenta oggi un’emergenza per
            il soggetto contemporaneo che è chiamato a muoversi con responsabilità, padronanza e
            flessibilità in modo da saperne gestire le continue trasformazioni piuttosto che farsene
            sopraffare (Domenici, 1998; Guichard, 2003; Gardner, 2007). Ne deriva l’esigenza di
            metterne in luce la dimensione formativa ripensando e reinterpretando l’orientamento

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come processo più complesso finalizzato al sostegno della costruzione dell’identità perso-
            nale, culturale, professionale e sociale del soggetto. L’idea è quella di fondare tale dimen-
            sione, che integra al suo interno la dimensione informativa, facendo confluire l’orien-
            tamento all’interno di un processo educativo di lungo percorso, inteso come sostegno
            ai processi di empowerment ed emancipazione­personale e sociale. In questa prospettiva
            interpretativa dell’orientamento si muovono i più recenti documenti europei, che non
            a caso sottolineano la necessità di ridefinire la dimensione orientativa come misura di
            accompagnamento per l’intero corso della vita come afferma il Memorandum sull’istru-
            zione e la formazione permanente, 2000. La diffusività e pervasività della dimensione
            formativo-orientativa in prospettiva lifelong e lifewide hanno coinvolto negli ultimi anni
            anche l’università, che ha avviato in tal senso un processo di progressiva formalizzazio-
            ne e realizzazione di percorsi formativi “estesi” a una pluralità differenziata di studenti,
            con una specifica attenzione a due variabili fondamentali: la variabile età e la variabile
            genere (Loiodice, 2004, 2007; Alberici et al., 2007). Da qui, l’esigenza di confrontarsi
            con la necessità di avviare nuovi interventi orientativi, personalizzati e individualizzati
            rispetto alle differenze che contraddistinguono oggi l’utenza universitaria, proprio al fine
            di fronteggiare e superare il permanente fenomeno della dispersione esplicita e della
            dispersione implicita, provocata dalla gestione inadeguata, da parte degli studenti, delle
            proprie risorse cognitive e dalla loro scarsa partecipazione al processo di apprendimen-
            to. Tale forma di dispersione è, tra l’altro, favorita dalla condizione di spaesamento e
            problematicità che caratterizza la società complessa nella quale viviamo, e che produce
            ricadute negative sull’occupazione giovanile. In Italia, infatti, il tasso di disoccupazione
            (dicembre 2011) è pari all’8,9% (+0,1% rispetto al mese precedente e +0,8% rispetto al
            2010), mentre, il tasso di disoccupazione giovanile è pari al 31,0%. La fase recessiva che
            si è manifestata nel primo semestre 2012 ha aggravato i problemi occupazionali, specie
            se si considera la difficoltà di ingresso al lavoro dei giovani laureati. Diverse fonti, tra cui
            l’Eurostat, mostrano che i laureati hanno tassi di occupazione più elevati della media
            e tassi di disoccupazione più ridotti. In Italia, il tasso di occupazione dei laureati è del
            79,2%, mentre quello dei diplomati è del 73,1% e dunque studiare conviene. Tuttavia
            il possesso di un titolo universitario non implica l’accesso a occupazioni stabili e di li-
            vello qualificato. La transizione dei giovani verso posti di lavoro dignitosi dipende dalla
            domanda delle imprese, dalla preparazione dei laureati, e ancora dalle modalità in cui è
            organizzato l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. I provvedimenti legislativi di po-
            litiche per il lavoro hanno coinciso con interventi di riforma dell’Università che toccano
            anche il tema della transizione al lavoro dei laureati.
                 La conoscenza dei percorsi di ingresso nel mondo del lavoro dei laureati ad oggi è limi-
            tata a ricerche basate su interviste telefoniche che tracciano un quadro parziale dei processi
            di inserimento nel mondo del lavoro, come mostra il recente Rapporto di Almalaurea.

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I dati delle comunicazioni obbligatorie consentono invece di tracciare per il lavoro
            dipendente e parasubordinato un quadro molto dettagliato di questa transizione e di
            cogliere in particolare tutte le fasi di questi percorsi segnati da numerose attivazioni
            e cessazioni di brevi rapporti di lavoro sottopagati (con basso o nullo differenziale
            rispetto a soggetti con minore investimento in formazione) che producono insoddi-
            sfazione della propria posizione professionale.
                Occorre perciò operare per fare in modo, ed è questo un aspetto della ricerca, che
            i dati consentano per i settori citati di tracciare un quadro della domanda reale di
            lavoro da parte delle aziende, che per ora è nota solo sulla base di indagini sulle in-
            tenzioni. È evidente che i sistemi di istruzione e formazione (e le figure professionali
            che operano in tali settori) rivestono un’importanza strategica per lo sviluppo econo-
            mico, la coesione sociale e l’esercizio di una cittadinanza attiva, così come l’impegno
            volto a facilitare l’accesso a tali sistemi e il successo formativo nelle “fasce deboli”
            della popolazione. Nel contesto italiano si evidenziano serie criticità rispetto ai livelli
            di competenze posseduti dalla popolazione adulta e alla quota di giovani adulti con
            basso titolo di studio.
                Gli esiti dell’indagine internazionale Adult Litercy and Lifeskills (Gallina, 2006)
            mostrano l’esistenza di ampie fasce della popolazione italiana con bassa scolarità e
            con livelli di literacy inadeguati alle esigenze della società della conoscenza; l’Italia
            risulta infatti caratterizzata da un minore sviluppo del lifelong learning rispetto agli
            altri Paesi per le limitate competenze della popolazione (in particolare quella al di
            sopra dei 45 anni).
                Questo problema rischia di protrarsi anche in futuro per le caratteristiche dei
            giovani adulti italiani: nel nostro Paese risulta relativamente elevata la quota di
            giovani tra 18-24 anni che possiedono al massimo il titolo di licenza media e non
            sono inseriti in percorsi di istruzione-formazione (i cosiddetti early school leavers).
            Rispetto a tale indicatore, l’Italia appare ancora lontana dall’obiettivo europeo di
            giungere entro il 2020 a una media del 10%: la quota di early school leavers si atte-
            sta ancora al 18,8% (Censis, 2011). Per effetto della crisi socio-economica in Italia
            è inoltre aumentato il numero di giovani che non lavorano e non partecipano a
            percorsi di istruzione-formazione, i cosiddetti Neet (Not in Education, Employment
            or Training). Se nel periodo 2005-08 i Neet tra 15 e 29 anni erano pari al 20%
            circa della popolazione nella stessa fascia d’età, nel 2010 tale percentuale è salita al
            23,4%; sempre nel 2010, inoltre, l’incidenza dei Neet era pari al 24,8% tra i giovani
            non diplomati contro il 21,9% per quelli con il diploma, e tale differenza permane
            anche nel segmento dei “meno giovani” (25-29 anni) dove è più frequente la pre-
            senza di diplomati (Banca d’Italia, 2011).

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4 Il Progetto di ricerca: “Successo formativo, inclusione e coesione
              sociale: strategie innovative, ICT e modelli valutativi”. Ipotesi e
              obiettivi generali
                Nel quadro problematico appena descritto, il Progetto di ricerca i cui risultati qui
            si presentano, è venuto via via delineandosi a partire da un terreno conoscitivo e di
            esperienza abbastanza dissodato – anche grazie agli esiti delle indagini scientifiche cui
            sono pervenuti gruppi di docenti delle sette sedi universitarie coinvolte -. Con esso
            ci si è posti la questione di definire (compresi il perché e il come) – le condizioni di
            accettabilità e di praticabilità di un sistema di intervento educativo coerente e capace
            di connettere, potenziandone gli effetti, gli elementi qualificanti la comunicazione cul-
            turale in ambito formativo (ovvero la didattica e l’orientamento formativo), elementi
            sui quali si è generalmente operato, sia in ambito di ricerca, sia in termini applicativi,
            considerandoli isolatamente, uno alla volta o quasi, e quasi sempre con scarsa efficacia.
                Sul rilievo di questi specifici elementi o variabili, sui modi di intervenire su di essi
            per qualificare questo o quell’aspetto dei processi di insegnamento-apprendimento e
            dell’apprendimento medesimo, la letteratura nazionale e internazionale è assai vasta,
            così come assai articolate sono le proposte e le esperienze applicative di cui si ha co-
            noscenza diffusa.
                 Mancava tuttavia – come si è detto – la messa in atto di tentativi consapevoli e
            rigorosi volti a condurre a sistema sia gli esiti delle più accreditate ricerche settoriali
            nelle quali anche i docenti delle università citate avevano potuto fino alla messa a
            punto del PRIN impegnarsi e distinguersi per i risultati raggiunti; sia, soprattutto, le
            teorie e le pratiche da cui derivano o cui rimandano i più affidabili modelli di inter-
            vento formativo.
                Si è a ragione ipotizzato che porre a sistema tale articolato insieme di elaborazioni,
            esperienze, studi e riflessioni e provarle sul campo, anche attraverso interventi speri-
            mentali, avrebbe potuto favorire nella pratica formativa un apprendimento significa-
            tivamente più qualificato e diffuso dell’ordinario; nella ricerca, lo sviluppo di ulteriori
            conoscenze derivanti, peraltro, dalla cooperazione del tutto inusuale nel quadro degli
            studi pedagogico-educativi nazionali e internazionali, tra differenti ambiti disciplinari,
            aree e metodologie di indagine, quantitative e qualitative, in campi di ricerca empirico-
            sperimentali e non-sperimentali – cooperazione resa possibile dalla composizione del
            gruppo di ricerca PRIN –, e dall’effetto concomitante di azioni multifattoriali.
                Da tale collaborazione pluri e interdisciplinare, risultata necessaria per avviare e
            condurre a buon fine il progetto di ricerca che qui viene illustrato, sono infatti sca-
            turite alcune risposte ai problemi complessi fin qui accennati, quali certamente sono
            quelli posti dalla qualificazione dei processi di istruzione e formazione delle nuove

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generazioni nella società d’inizio del XXI secolo, e in un periodo che non sarà certo
            breve di crisi non solo economico-finanziaria. Lavorando tra le zone di confine tra
            discipline e saperi specialistici diversi, si sono perseguiti, e raggiunti con successo,
            risultati conoscitivi − anche non ipotizzati – di fatto rappresentativi di aspetti della
            realtà educativa non conosciuti. Risultati che posti su apposita piattaforma di un
            portale che è parte costitutivo della stessa indagine, saranno a disposizione innanzi
            tutto di docenti e di scuole, oltre che di ricercatori.
                 Anche per tali ragioni il progetto di ricerca elaborato ha inserito in un’unica cor-
            nice le ICT e quelli che dalla più ampia letteratura sono considerati i principali fat-
            tori concomitanti del successo educativo, interpretando la promozione del successo
            educativo generalizzato come risultato di impiego sistematico e integrato di strate-
            gie di intervento didattico, orientativo e auto valutativo, dall’ingresso scolastico fino
            all’università e all’inserimento lavorativo, poiché in grado di rimuovere tempestiva-
            mente e progressivamente le difficoltà, valorizzare le diversità inter e intra-individua-
            li, e promuovere i requisiti per l’apprendimento permanente.
                 Come ormai più volte si è detto, obiettivo generale del Progetto unitario è stato
            dunque la verifica sul campo – in alcune sue articolazioni anche di tipo sperimen-
            tale – dell’efficacia relativa di alcuni fattori ritenuti dalla letteratura scientifica inter-
            nazionale particolarmente rilevanti nella qualificazione dei processi formativi e di
            orientamento in ambito scolastico, nonché di orientamento. Lo scopo è stato quello
            di definire, sulla base delle evidenze registrabili attraverso la ricerca, le condizioni
            necessarie per poterli considerare elementi costitutivi di un sistema integrato di in-
            tervento didattico-orientativo a livello scolastico e di orientamento e transizione al la-
            voro a livello universitario, che fondamentalmente articolato in due Macro-obiettivi,
            risultasse capace di:
            a) prevenire l’insuccesso scolastico, innalzare significativamente i risultati dell’istru-
                 zione e favorire il successo formativo generalizzato (impegno prioritario di ricerca
                 delle Unità universitarie locali di Torino; Roma Tre; Palermo);
            b) agevolare l’inserimento nel mondo delle professioni e del lavoro in uscita dall’u-
                 niversità (impegno prioritario di ricerca delle Unità universitarie locali di Verona;
                 Bologna; Roma-Sapienza; Foggia).

               In particolare, le indagini locali, di ogni ateneo – i cui sviluppi progressivi han-
            no informato le attività di ricerca di tutte le Unità attraverso discussioni e scambi
            reciproci di informazioni per mezzo di un’apposita piattaforma, oltre che attraverso
            molteplici incontri seminariali – hanno perseguito e in gran parte raggiunto, come
            emerge dall’analisi della ricerca presentata in questi due volumi, entrambi i due Ma-
            cro-obiettivi, nonché una serie di Obiettivi corollario.

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