STUDIO ROMA AFFRONTARE LA CRISI: SAPERI E STRUMENTI ALLA PROVA - Istituto Svizzero di Roma gennaio - marzo 2015

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STUDIO ROMA
AFFRONTARE
  LA CRISI:
   SAPERI
E STRUMENTI
 ALLA PROVA
  Istituto Svizzero di Roma
    gennaio – marzo 2015
STUDIO ROMA
AFFRONTARE
  LA CRISI:
   SAPERI
E STRUMENTI
 ALLA PROVA
STUDIO ROMA                            Studio Roma è un program-
                                           ma di ricerca transdisci-
    plinare dell’Istituto Svizzero di Roma, che offre borse di studio a
    giovani artisti e ricercatori, sostegno alla mobilità internazionale
    e soggiorni di ricerca per studiosi, finalizzati alla sperimentazione
    di pratiche formative nell’ambito della produzione artistica e sci-
    entifica.
    Studio Roma è lo «studio d’artista» metropolitano. Un luogo di
    produzione, trasformazione e lavoro in cui verificare il ruolo e il
    potenziale dell’arte e dei saperi. Uno spazio tra il dentro e il fuori in
    cui la ricerca non è condizionata dall’attesa di risultati immediati.
    Con i suoi laboratori e workshop, le ricerche sul campo, gli eventi
    e le letture in comune, Studio Roma sostiene l’interdipendenza
    di tre forme di sapere: la scienza (epistéme), la pratica (pràxis)
    e la produzione (poíesis).
    Questo indirizzo si pre- STUDIO ROMA È LO «STUDIO
                                    D’ARTISTA» METROPOLITANO.
    senta come radicalmente          UN LUOGO DI PRODUZIONE,
    alternativo a quelli che TRASFORMAZIONE E LAVORO
    muovono da una pros-             IN CUI VERIFICARE IL RUOLO
    pettiva disciplinare. Ogni       E IL POTENZIALE DELL’ARTE
                                               E DEI SAPERI.
    anno viene individuato
    un tema di lavoro con cui modellare un sapere trasformativo e
    generativo capace di mettere in crisi lo specialismo. Tale metodo
    vuole rifuggire da qualsiasi standard del fare ricerca per scorgere
    paesaggi fuori misura, ibridi assemblaggi di esperienze, compe-
    tenze e formalizzazione dei saperi. Un percorso non-lineare, che
    conosce la grammatica del paradosso ed esalta le frizioni, talvolta
    decisive, per esplorare un’epistemologia delle traiettorie multiple,

A
    Planisfero di Fra Mauro del 1450 ca. dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia
per problematizzare il presente anziché ripetere facili risposte.
Studio Roma vuole affermare gerarchie qualitative e intensive che
non si limitino a riprodurre ciò che è dato; relazioni differenziali
oltre la polarizzazione tra arte e scienza, formazione e ricerca, sa-
pere formale e informale.
Tale metodo innesca relazioni produttive tra differenti campi di
applicazione, gettando le premesse per una conoscenza capace
di effetti, implicazioni e concrete aperture.
L’ambizione è definire un significato di eccellenza nella produzione
di sapere, intesa come capacità di connettere modelli altamente
distributivi di comunicazione a forme intensive di cooperazione.
Studio Roma è un territorio eccedente i luoghi classici della for-
mazione; è il modello per un istituto di ricerca internazionale delle
arti, della cultura e delle scienze.
AFFRONTARE                           Il programma di ricerca             sione delle discipline; è uno strumento con cui rompere il metodo
LA CRISI:                            2014/2015 di Studio Roma            unico del fare ricerca, moltiplicare pratiche di lavoro e osservare
SAPERI E                             approfondisce il tema della
                                     crisi, già introdotto nel primo
                                                                         le loro mutue implicazioni, talvolta inaspettate, così come le loro
                                                                         dissonanze e attriti.
STRUMENTI                            anno di attività, mettendo in       Studio Roma vuole continuare a interrogare la produzione di
ALLA PROVA                           discussione alcuni assunti          sapere dentro e fuori l’accademia, esaltando le differenze e le
                                     relativi all’organizzazione dei     sovrapposizioni tra istituzioni nella continuità di luoghi, funzioni
saperi e dei modelli conoscitivi. La crisi, infatti, non è solo eco-     e geografie. Quando è l’arte a sollecitare la formazione di criteri e
nomica, politica o sociale, ma investe tanto il sapere quanto gli        standard, si afferma una produzione sufficientemente articolata
strumenti della scienza e dell’arte, e può essere affrontata a pat-      da resistere alla minaccia dell’accademizzazione delle istituzioni
to di interrogare le categorie stesse con cui ordiniamo la nostra        artistiche, come nuova espressione di conformismo naïf. Al di là
esperienza.                                                              di ogni caricatura accademica, è questa la traccia che vogliamo
Affrontare la crisi problematizzando i metodi, i valori e i criteri      continuare a percorrere, proponendo un programma di attività
della produzione artistica e della ricerca scientifica vuol dire, in     dove testare i valori e i rapporti di forza necessari alla loro messa
un certo senso, situarsi al loro confine moltiplicandolo: come           in discussione. Quest’anno ci immergiamo nelle turbolenze pro-
ambito di ricerca capace di mettere in tensione la relazione tra il      dotte dall’aver reso espliciti i conflitti latenti che attraversano le
soggetto e l’oggetto dello studio, come strumento conoscitivo e          gerarchie del sapere: lo spazio della ricerca in comune di Studio
come luogo da attraversare.                                              Roma è una frontiera di giustapposizioni e contraddizioni.
Abbiamo scelto il confine tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo
per osservarne la capacità di assemblare e disgregare, di dare
forma alla realtà che viviamo connettendo e dividendo, separan-
do e sovrapponendo. Ciò che di questo confine ci interessa non
è tanto il tracciare una chiara linea divisoria tra un presunto den-
tro, omogeneo e conosciuto, e un ipotetico fuori. Piuttosto, la sua
capacità di produrre zone indistinte, prospettive contraddittorie
e punti di vista ambivalenti.
Il confine è un esercizio di traduzione e di dislocazione, un’attività
che anima opposizioni e scontri entro le quali negoziare la divi-

     A             1                                                                                                                 7     8
ISTITUTO SVIZZERO DI ROMA                                                 I LUOGHI                 Studio Roma attraversa la città, va oltre i
Sin dalla sua fondazione, l’Istituto Svizzero di Roma è meta di                                    classici confini nazionali, abita luoghi diver-
studiosi e artisti svizzeri, punto di riferimento delle attività arti-    si: l’intensità spaziale della ricerca, la dimensione estensiva al di là
stiche e scientifiche della Svizzera in Italia. Favorisce il dialogo      di Villa Maraini, punto nodale di una rete e non più insula felix sul
e lo scambio con attori culturali presenti sul territorio grazie a        colle del Pincio. Nel percorso di Studio Roma, i luoghi cessano di
una variegata partecipazione che attrae un pubblico sempre più            essere edifici architettonici di enunciazioni definite e, con le loro
numeroso e qualificato. Il suo elemento distintivo è da sempre            connessioni, affermano attraversamenti di pratiche e linguaggi
stato la convivenza tra persone provenienti da discipline artisti-        estranei ai codici e ai criteri di appartenenza. L’Istituto Svizzero
che e accademiche diverse. Avamposto nel cuore di Roma e del              apre spazi per introdurvi un senso alle volte anomalo, spiazzan-
Mediterraneo, intraprende oggi un percorso per adattare la pro-           done l’uso abituale, o ribadendone la necessità per la vita cultura-
pria attività alla realtà contemporanea, tanto istituzionale quan-        le. Studio Roma ambisce a disegnare una mappa degli spazi della
to storico-sociale. Affrontando le sfide del presente e la crisi che      cultura (teatri, biblioteche, cinema, parchi, chiese, musei, archivi)
non cessa di produrre i suoi effetti di trasformazione, l’Istituto        attraverso il loro uso.
sperimenta formati artistici e di ricerca che aspirano a divenire         I luoghi scelti di Studio Roma fanno della dislocazione la formu-
modelli ripetibili, per cogliere l’occasione di rimettere mano alle       la con cui intraprendere la ricerca: il Nuovo Cinema Palazzo e il
fondamenta istituzionali e non continuare a ripetere forme con-           quartiere di San Lorenzo, la biblioteca Angelica, prima biblioteca
sumate dal tempo. Un’istituzione che cerca di trasformarsi e di           europea aperta al pubblico, la biblioteca Casanatense, le mura
definire le proprie regole, a partire dai risultati che le sue attività   aureliane e vari altri luoghi nella città di Roma moltiplicano gli
suggeriscono, verificano, praticano. Le intersezioni feconde con          spazi di attività. Una costellazione a cui si accompagna la diver-
il sistema reticolare svizzero di istituzioni artistiche, università,     sificazione del pubblico dell’Istituto Svizzero di Roma. Ma Studio
scuole d’alta formazione, spazi giovanili autogestiti, artisti e ri-      Roma attraversa anche le mura della città e i confini nazionali per
cercatori consentono all’Istituto di attraversare Roma, crogiolo          evitare la trappola del nazionalismo metodologico, dove l’unità
millenario e inattuale di civiltà.                                        e la coerenza dello Stato-nazione vengono assunti come unico
                                                                          riferimento degli interrogativi del presente. Il fiume Evros sarà il
                                                                          luogo della ricerca sul campo: confine tra Grecia e Turchia, con-
                                                                          fine militarizzato tra Europa e Asia, frontiera esterna dell’Unione
                                                                          Europea, è lo spazio dove costruire nuove scale per osservare il
                                                                          mondo e i suoi cambiamenti.

     A             2                                  4      5     6        3                            8     9 10 11 12 13 14
LO SPAZIO                              Fare ricerca oggi vuol dire
    DI RICERCA                             addentrarsi nella crisi di un
                                           particolare ordine dei saperi
    fondato sulla distinzione tra arte e scienze sociali, tra studi uma-
    nistici e scienze naturali, che ha segnato la nascita delle disci-
    pline così come le conosciamo. Questa sorta di igiene mentale
    epistemologica ha misurato
                                                 STUDIO ROMA
    la conoscenza avvalendosi                È LA MISE EN SCÈNE
    di leggi universali. Non solo.          DI DIFFERENTI SAPERI
    A questa gerarchia valoriale        PER   RIPENSARE LA PROPRIA
    che ha codificato il diritto ca-       POSIZIONE       IN QUESTO
                                                   CONTESTO.
    nonico di ciò che viene con- È IL FARE SPAZIO DEI SAPERI
    siderata conoscenza, si è               CONTRO I TERRITORI
    affiancata la sua spazializza-             DELLE DISCIPLINE
    zione: l’Europa ha rappresentato il centro “naturale” di tale ordine
    della conoscenza e del mondo. Proprio per questo, fare ricerca in
    Europa impone di disturbare l’economia politica del mondo ac-
    cademico, e mettere in crisi l’ordine di un sapere storicamente e
    geograficamente dato. La ricerca di Studio Roma vuole, prima di
    ogni altra cosa, rendere esplicito il disfacimento di questo ordine
    epistemologico e spaziale, e forgiare strumenti con cui osservare
    le linee di faglia nei protocolli disciplinari e affrontare la presunta
    neutralità del sapere.
    Studio Roma è la mise en scène di differenti saperi per ripensare
    la propria posizione in questo contesto. È il fare spazio dei saperi
    contro i territori delle discipline: questo laboratorio di ricerca na-
    sce proprio qui, lungo i confini tra l’accademico e l’artigiano, tra le
    arti e le scienze, in bilico sul crinale di questo ordine del mondo.
    La posta in palio sta allora nella spazializzazione della ricerca e

B   Nicolas Bion, Trattato sulla costruzione e sui principi di uso
    e strumenti matematici, Parigi, 1725
la messa in rete dei protagonisti che assumono la sfida della co-
struzione di una nuova geografia della produzione di sapere, una
sperimentazione intensa che sottrae all’indagine il carattere indi-
viduale per restituirgli quell’attitudine collettiva che gli è propria.
Studio Roma moltiplica, dislocandolo, il luogo della ricerca: l’atti-
vità del viaggio di studio, caratteristica fondante del programma,
dischiude una prospettiva dove lo spazio è direttamente impiega-
to nella costruzione di sapere. Questa dislocazione delle attività
s’inscrive all’interno di un vero e proprio mutamento geografico
                                         in cui le istituzioni ripensa-
   LE PRATICHE FORMATIVE
        DI STUDIO ROMA                   no  la loro collocazione nello
FANNO DELLA CONOSCENZA                   spazio   e, ancor di più, fanno
LO SPAZIO IN CUI PRENDERE dello spazio una questione                             IMMAGINATE
   POSIZIONE: IN UN TEMPO                da indagare e un elemento           QUANTO NECESSARIO,
   SPECIFICO, CONCRETO E
  MATERIALE, DOVE IL LORO
                                         attivo della produzione di             NIENTE DI PIÙ,
 FARSI SI DÀ ATTRAVERSO I                sapere. Uno strumento del           A UN DATO MOMENTO,
 MOVIMENTI E LE RELAZIONI fare ricerca è allora quel                       NECESSARIO NIENTE DI PIÙ,
       CHE LE ANIMANO.                   vecchio portolano usato dai
navigatori del Mediterraneo che predilige gli elementi di mobi-
                                                                                   ANDATO,
lità e di connessione, dove segnare le distanze stimate e le rot-                 MAI STATO.
te possibili tra l’Accademia di arte e design di Basilea, l’Istituto          SAMUEL BECKETT
HyperWerk del disegno post-industriale, l’Università di scienze
applicate e arte della Svizzera nord-occidentale, il Dipartimento
di urbanistica della Sapienza di Roma, l’Università norvegese di
scienze e tecnologia, la Scuola nazionale superiore di Belle arti di
Parigi, l’Istituto Piet Zwart di Rotterdam, l’Accademia Bildenden
Künste di Vienna, il Royal Institute of Art di Stoccolma, l’Università
delle arti di Amburgo e l’Università Künste di Berlino, l’Università
Mimar Sinan Güzel Sanatlar di Istanbul.
Le pratiche formative di Studio Roma fanno della conoscenza lo
spazio in cui prendere posizione: in un tempo specifico, concre-
to e materiale, dove il loro farsi si dà attraverso i movimenti e le
relazioni che le animano. La partecipazione alle attività di artisti,
studenti e ricercatori provenienti da città come Ginevra, Zurigo,
Losanna, Parigi, Roma, Istanbul, Basilea, Trondheim, Bruxelles,
Vienna, Rotterdam, Amburgo e Berlino, tra le altre, definisce la
mobilità transnazionale come attitudine a comporre le differenze
e federare le istituzioni.
Allo stesso tempo, l’invito ad artisti e studiosi capaci di interro-
gare e mettere radicalmente in discussione l’eurocentrismo della
ricerca alimenta la traduzione di pratiche formative e strumenti
epistemici.
Il carattere transdisciplinare di Studio Roma rende esplicite le
tensioni tra le discipline, dove alimentare i conflitti che emergo-
no per poter vivere questa crisi con strumenti adeguati. L’unica
convergenza tra scienze sociali, umane e arte a cui abbiamo as-
sistito sinora si è compiuta all’insegna della burocrazia che va di
pari passo con l’incremento dei criteri di validazione e valutazione
che dettano cosa può contare come conoscenza. Invece, l’attività
di ricerca e le pratiche artistiche diventano l’esito di una relazione
che non si poggia mai sui confini di questa o quella disciplina, ma
vive nel territorio del “tra”, uno spazio ambiguo che lavora con
l’attitudine di un laboratorio di traduzione fra linguaggi, pratiche
e temi differenti, in cui lo statuto professionale e autoriale del sin-
golo è messo costantemente in crisi.
Uno spazio che esplicita il “tra” delle discipline, così come il “tra”
delle scale geografiche in cui creare pratiche eterodosse. I luo-
ghi di confine e le periferie non marginali assumono la centralità
epistemica di pratiche formative espansive capaci di comporre le
differenze e tessere le maglie di uno spazio che si fa sapere.

                              Enciclopedia o dizionario ragionato delle Scienze,
                                           delle Arti e dei Mestieri, Parigi, 1765
MEMBRI ISR                        L’Istituto Svizzero di Roma offre
                                                                      PARTECIPANTI                           Artisti e studiosi interessati
2014/2015                         dodici residenze a Villa Maraini                                           al tema di ricerca in corso, o
nell’ambito del programma di ricerca Studio Roma. Artisti e ri-       legati a istituzioni educative dei residenti dell’Istituto Svizzero di
cercatori di varie discipline accademiche hanno l’opportunità di      Roma, invitati a partecipare alle attività di Studio Roma.
vivere e lavorare a Roma per la durata di un anno.
Francesco Baroni (1980)             Niku Alex Muçaj (1979)            Bernhard Böhm (1986)                Isaline Deléderray-Oguey
Studi delle religioni, Université   Arti visive                       Ricercatore in Ars Electronica,     (1987)
de Lausanne                                                           Futurelab, Linz                     Dottoranda in Museologia
                                    Virginie Nobs (1984)
                                                                                                          e Storia dell’arte, Université
Ivan Foletti (1980)                 Archeologia classica,             Andrew P. Carlin (1969)
                                                                                                          de Neuchâtel e Aix-Marseille
Storia dell’arte, Université        Université de Genève e École      Bibliotecario e ricercatore
                                                                                                          Université
de Lausanne e Masarykova,           pratique des hautes études        independente
Univerzita Brno                     (EPHE), Parigi                                                        Ronnie Fueglister (1980)
                                                                      Alioscia Castronovo (1985)
                                                                                                          Graphic designer
Gina Folly (1983)                   Grégoire Oguey (1985)             Attivista e dottorando in
Arti visive                         Storico del Medioevo e del        Tecnica urbanistica DICEA,          Alessandro Giannì (1989)
                                    Rinascimento, Université          La Sapienza Università              Artista
Davide Fornari (1979)
                                    de Neuchâtel                      di Roma
Scienze del design, Scuola                                                                                Emmanuelle Lainé (1973)
universitaria professionale         Coralie Rouet (1987)              Wania Castronovo (1988)             Artista
della Svizzera italiana (SUPSI)     Arti visive                       Accademia di Belle arti
                                                                                                          Valentina Nascimben
                                                                      di Roma
Céline Hänni (1974)                 Benjamin Valenza (1980)                                               (1987)
Musicista                           Arti visive                       Ezgi Bakçay Çolak (1980)            Artista
                                                                      Dottoranda in Sociologia,
Anne Le Troter (1985)               Hannah Weinberger (1988)                                              Hatice Özlem Sarıyıldız
                                                                      Mimar Sinan Güzel Sanatlar
Arti visive                         Arti visive                                                           (1978)
                                                                      Üniversitesi, Istanbul
                                                                                                          Attivista, regista
Pauline Milani (1982)
                                                                                                          di documentari
Storia contemporanea,
Université de Fribourg                                                                                    Sally Schonfeldt (1983)
                                                                                                          Artista

     B             4           2    9 10 11 12 13 14                    5                                                         2    11
ISTITUZIONI                     I partecipanti a Studio Roma
E PARTNER                       2014/2015 provengono dalle
                                seguenti accademie d’arte.

Giorgio Bloch (1982)            Sara Lindeborg (1984)           Cecilie Hundevad Meng             Inka Meißner (1980)
Marian Mayland (1988)           MFA pittura/disegno, prof.      (1986)                            Master in Critical Studies,
Institut Kunst, direttrice      Jutta Koether,                  Samuel Richter (1993)             Akademie der bildenden
dell’istituto: Chus Martínez,   Hochschule für bildende         BA, MFA, prof. Hinrich Sachs,     Künste, Vienna
Fachhochschule                  Künste, Amburgo                 Kungliga Konsthögskolan,
Nordwestschweiz FHNW,                                           Stoccolma
Basilea                         Claire Tenu (1983)
                                Dottoranda ARP/SACRe            Dayna Desireé Bartoli
Matthias Maurer (1987)          (Sciences, Arts, Création,      (1987)
Institut HyperWerk, direttore   Recherche), École nationale     Amalia Marie Fonfara
dell’istituto: Mischa Schaub,   supérieure des Beaux-Arts,      (1985)
Fachhochschule                  Parigi                          Mari Sanden (1988)
Nordwestschweiz FHNW,                                           Institutt for billedkunst, MFA,
Basilea                         Clément Boudin (1991)
                                Atelier Marc Pataut, Patrick    direttore: Florian Schneider,
Annika Högner (1987)            Faigenbaum, École nationale     Kunstakademiet i Trondheim
Leon Kahane (1985)              supérieure des Beaux-Arts,      (KIT), Norges Teknisk
Lisa Woite (1989)               Parigi                          Naturvitenskaplige Universitet
Facoltà di Belle arti,                                          (NTNU)
prof. Josephine Pryde,          Seecum Cheung (1984)
Universität der Künste,         MFA direttrice: Vivian Sky,     Anke Dyes (1980)
Berlino                         Rehberg Piet Zwart Institute,   Dottoranda in Teoria dell’arte
                                Rotterdam, Willem de Kooning    e Cultural Studies, prof.
                                Academie                        Diedrich Diederichsen,
                                                                Akademie der bildenden
                                                                Künste, Vienna

     B             6                                                                                                     2      11
ARTISTS & SCHOLARS
Maria Thereza Alves è un’artista brasiliana il cui lavoro interro-    Sandro Dernini è fondatore e coordinatore del Forum sulle cul-
ga le circostanze sociali che diamo per acquisite e indaga il modo    ture dei cibi mediterranei e co-fondatore e segretario generale
in cui identifichiamo noi stessi e le cose che ci circondano.         della Fondazione internazionale per la dieta mediterranea. Dal
                                                                      2009 è consulente della FAO per le diete e i cibi sostenibili.
Eduardo Castaldo è un fotogiornalista napoletano che si divide
tra Israele, Palestina, Egitto e Italia.                              Corinne Diserens è curatrice e dirige l’École de Recherche
                                                                      Graphique (erg) di Bruxelles. In passato è stata direttrice del
Laura Celesti-Grapow è professore di Botanica ambientale e            Museo di Marsiglia, del Musée des Beaux-Arts de Nantes e di
applicata a La Sapienza Università di Roma. Svolge attività di ri-    Museion a Bolzano.
cerca in Ecologia vegetale occupandosi della relazione tra piante
e impatto antropico.                                                  Thea Djordjadze è un’artista che realizza sculture e istallazioni
                                                                      con riferimento alla letteratura, la musica e la storia dell’arte, uti-
Iain Chambers insegna Studi culturali e postcoloniali all’Univer-     lizzando oggetti, materiali e processi di lavoro in grado di stimo-
sità L’Orientale di Napoli dove è anche presidente del Centro stu-    lare i sensi e allo stesso tempo suggestionare sullo spettatore.
di postcoloniali e di genere, oltre che responsabile del progetto
MeLa*: European Museums in an Age of Migrations.                      Roger Eberhard è un artista svizzero, fotografo e fondatore
                                                                      della casa editrice b.frank book.
Lidia Curti è professore onorario di Letteratura inglese all’U-
niversità L’Orientale di Napoli. Ha pubblicato studi sul pensiero     Gianluca Gatta insegna Antropologia dello sviluppo all’Univer-
postcoloniale, sulla narrativa femminile anglofona e sulle lettera-   sità di Napoli L’Orientale. Sta svolgendo ricerche sul campo a
ture femminili della migrazione.                                      Lampedusa, Roma e Napoli, con particolare attenzione alle pra-
                                                                      tiche di “produzione della clandestinità”.
Manon De Boer è un’artista i cui video trattano di narrazione
personale e interpretazione musicale come strumenti per esplo-        Giorgio Grappi è assegnista di ricerca presso il Dipartimento
rare la relazione tra linguaggio, tempo, ricordo e verità.            di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna. La sua ri-
                                                                      cerca si concentra sui corridoi logistici e le trasformazioni dello
Emanuele Del Guacchio è consulente professionale e si occu-           Stato.
pa di studi botanici e di ricerche scientifiche per amministrazioni
pubbliche, enti di protezione della natura e università italiane.

     B            7                                                                                                    9    11 12 13
Gabriella Ghermandi è performer, romanziera, cantante e                Sandro Mezzadra è professore di Filosofia politica all’Universi-
scrittrice di storie brevi. Nata ad Addis Abeba, ha fondato la rivi-   tà di Bologna. Il suo lavoro di ricerca si sofferma sulla relazione
sta di letteratura migrante El Ghibli.                                 tra globalizzazione, migrazioni, cittadinanza e trasformazioni del
                                                                       lavoro.
Giulia Grechi è caporedattrice della rivista online roots§routes
– research on visual cultures e socio fondatore del collettivo cu-     Brett Neilson insegna all’Institute for Culture and Society della
ratoriale Routes Agency, basato a Roma.                                University of Western Sydney. Ha contribuito a studi sulla globa-
                                                                       lizzazione, la migrazione e i movimenti transnazionali e la prolife-
Michael Hagner è professore alla Eidgenössische Technische             razione dei confini.
Hochschule (ETH) di Zurigo. I suoi studi vertono sulla storia della
ricerca sul cervello nelle scienze umane, sul ruolo delle immagini     Igiaba Scego si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca in-
nella ricerca scientifica e sulla storia del libro nelle scienze.      centrata sul dialogo tra culture e la dimensione della transcultu-
                                                                       ralità e della migrazione.
Latifa Laâbissi è artista e coreografa formatasi al Cunningham
Studio di New York. Il suo lavoro utilizza il corpo come zona delle    Christoph Schifferli è direttore di oScope Media, impresa spe-
esperienze multiple.                                                   cializzata nell’archiviazione digitale e nello sviluppo di applicazio-
                                                                       ni intuitive per dispositivi multimediali; è collezionista di libri di
Pierre Leguillon è artista e insegna alla HEAD (Haute Ecole            arte e fotografia.
d’Art et de Design) di Ginevra. È iniziatore del progetto Il museo
degli errori.                                                          Dagmar Varady ha studiato grafica, arte dei media e industrial
                                                                       design in Germania, perfezionandosi negli Stati Uniti.
Xavier Le Roy è dottore in Biologia molecolare all’Università di
Montpellier, Francia. Dal 1991 lavora come ballerino e coreografo.     Christophe Wavelet curatore, studioso e critico. Dopo essere
                                                                       stato performer, lavora oggi a progetti sperimentali e transdisci-
Miguel Mellino è docente di Antropologia culturale e Studi po-         plinari in Europa, America del Sud, Asia e Africa.
stcoloniali all’Università di Napoli L’Orientale. Si occupa di studi
sulle società complesse, in particolare sulle migrazioni, sul razzi-
smo e sul multiculturalismo.

     B            7                                                                                                    9    11 12 13
PROGRAMMA
DIBATTITO                                                WORKSHOP
Sandro Mezzadra e Brett Neilson                          erg e carta blanca éditions
IL CONFINE COME METODO                                   ABC BAU: FROM TRANSMISSION TO PERFORMANCE
14 gennaio 2015                                          Dal 9 al 14 marzo 2015
Biblioteca Angelica, Roma                                Istituto Svizzero di Roma

WORKSHOP                                                 SEMINARIO DI RICERCA
Philippe Sormani                                         Michael Hagner
CROSSING BOUNDARIES, LIVING RESEARCH:                    L’ORDINE DEL LIBRO
ETNOGRAFIA, ETNOMETODOLOGIA E SPERIMENTAZIONE            Dal 19 al 22 marzo 2015
19 gennaio 2015                                          Istituto Svizzero di Roma, Biblioteca Casanatense
Istituto Svizzero di Roma
                                                         RICERCA SUL CAMPO
WORKSHOP                                                 EVROS IN SITU
Maria Thereza Alves , Iain Chambers, Lidia Curti         Dal 25 al 31 marzo 2015
HISTORIES HIDDEN IN PLAIN SIGHT                          Zona di confine del fiume Evros-Meriç
Dal 16 febbraio al 1 marzo 2015
Istituto Svizzero di Roma e diversi luoghi della città

     B            8                                                            1    3     9 10 11 12 13 14
ARTEFICI                                 L’Atelier di Studio Roma è
    DI ISTITUZIONI                           dove l’artista e il ricercato-
                                             re imparano a essere arti-
    giani esercitando l’immaginazione nell’impiego degli strumenti di
    lavoro: artefici di un sapere tattile prodotto per contatto, impu-
    gnando arnesi di guida e di precisione.
    Cosa significa mettere alla prova gli strumenti, se non usarli? Una
    domanda che lascia immediatamente spazio a un’altra: come
    usarli? Cercando di sottrarre tali quesiti al tenore dell’ovvietà, il
    maldestro e il sicuro sono posti fianco a fianco interrogandosi su-
    gli strumenti da usare, e sulla possibilità che questi possano es-
    sere modificati dall’uso stesso: se adattare la nostra postura alla
    loro forma o impugnarli in modo imprevisto e incerto, saggiando
    il punto di applicazione della forza e maneggiando posizioni di-
    verse. Un processo lavorativo che contempla mosse false, vicoli
    ciechi e giri a vuoto. Sono proprio gli strumenti messi alla prova a
    fare dell’intuizione qualcosa che può essere costruito e portare
    a risultati produttivi. È forse a questo che Walter Gropius si rife-
    riva quando insisteva sulla necessità di un’accurata formazione
    artigianale per gli studenti della Bauhaus per poter spazzolare
    contropelo l’accademia: «niente strutture meccaniche ma espe-
    rimenti vivi, organici. Tentare, sperimentare, progettare, rigetta-
    re». Come Gropius, sappiamo che la potenza dell’immaginazione
    ha una fertilità che comporta necessariamente incompletezza e
    ambiguità e che la conoscenza, come le abilità, si costruisce in
    maniera irregolare, facendo continue deviazioni.
    Studio Roma produce esperienze instabili, afferma un’attitudine
    dalla quale possono emergere soluzioni provvisorie. Prendere in
    mano la produzione del sapere significa, anzitutto, imparare a

C   Enciclopedia o dizionario ragionato delle Scienze,
    delle Arti e dei Mestieri, Parigi, 1765
lasciare la presa: su un vicolo cieco o una certezza, almeno tem-           to, una qualità della conoscenza prodotta nello scambio dove l’u-
  poraneamente, per capire di cosa si tratta e poterlo poi afferrare          guaglianza di vedute è considerata una minaccia piuttosto che un
  da una nuova angolatura. La libertà di sperimentare intreccia un            fattore unificante. È proprio questa profonda ineguaglianza, dove
  susseguirsi di aperture a interrogativi in un ritmo che si ripresenta       i saperi di uno sono esposti
  più e più volte. Importante non è tanto innalzare un edificio, piut-        alla esplorazione dell’altro, a       RIPENSARE LA RELAZIONE
                                                                                                                      TRA SAPERE E POTERE,
  tosto usare l’ambiguità di una esperienza formativa per rendere             fare del laboratorio di ricerca                È AFFERRARE
  visibile il telaio di edifici possibili, come di nuovi possibili problemi   una guida al cambiamento.            IL MOMENTO ISTITUZIONALE
  intimamente legati a soluzioni precedentemente trovate.                     Pensare alla cooperazione ARTEFICE DI SPAZI APERTI,
  In questo laboratorio di ricerca non convenzionale, che rimette             non deve far perdere di vista         CAPACI DI RIMANERE TALI:
                                                                                                                PARADOSSALI, CONTRADDITORI
  in discussione l’eredità storica delle classiche divisioni tra arte e       il suo termine complemen-                    E CONFLITTUALI.
  mestiere, tra tecnica e scienza, essere artigiani è sperimentare            tare: il conflitto e la sua ca-
  una cooperazione basata sul coinvolgimento e la promiscuità in-             pacità di mutamento, innovazione e trasformazione. Così come
  tellettuale, dove la dimensione collettiva e quella produttiva non          la cooperazione, il conflitto tiene in conto la presenza altrui ma
  possono essere disgiunte.                                                   lo fa costruendo un’interdipendenza di grado superiore, capace
  Immergendosi nel lavoro concreto, la cooperazione non deve                  di mutare continuamente i termini di interazione tra le parti. Al
 IMMERGENDOSI NEL LAVORO essere scambiata con una                             contempo, essi non giacciono semplicemente come esperienze
CONCRETO, LA COOPERAZIONE generica tendenza alla so-                          antagoniste all’accademizzazione del mondo dell’arte o delle uni-
NON DEVE ESSERE SCAMBIATA cialità umana: essa fonda                           versità.
CON UNA GENERICA TENDENZA materialisticamente la figu-                        Quali istituzioni per pensare l’estensione delle pratiche formative
ALLA SOCIALITÀ UMANA: ESSA
FONDA MATERIALISTICAMENTE ra dell’artigiano nel proces-                       e, simultaneamente, immaginare relazioni verticali secondo un
  LA FIGURA DELL’ARTIGIANO                    so produttivo in un lavoro      carattere non-finito, aperto, che impedisca la repentina chiusura
 NEL PROCESSO PRODUTTIVO combinato e intrecciato.                             del processo? Oggi che la produzione ha una tonalità istituzionale
  IN UN LAVORO COMBINATO                      Forza creativa per eccellen-    e le istituzioni un carattere produttivo, come sostenere l’occasio-
          E INTRECCIATO.                      za, la cooperazione descri-     ne sempre aperta di soluzioni diverse?
  ve una relazione sistemica alla dipendenza di ciascuno nei con-             Quello che a noi preme è tratteggiare istituzioni del mutamento
  fronti di tutti. Forza produttiva per eccellenza, la cooperazione           piuttosto che interrogarci sul mutamento istituzionale: questo
  è una realtà che esiste sono nella relazione. Il suo spazio non è           vuol dire pensare la temporalità del mutamento e le sue condi-
  mai la somma dei contributi di ciascuno: fin dall’inizio del proces-        zioni di possibilità oltre le qualità dell’effimero o del durevole. Una
  so produttivo, vi è una dimensione non riconducibile alla somma             continuità mutevole, una discontinuità ostinata di sempre nuovi
  aritmetica dei singoli. Alternativa alla predica della competizione         processi materiali, un ritmo capace di fare di una pratica un sape-
  individuale, è dove sperimentare un’eccellenza dall’accesso aper-           re tacito, e di una tecnica di lavoro una consuetudine. Tra abitudini
e innovazione, l’organizzazione dei saperi è l’esito di strategie ca-
paci di continue variazioni, di pratiche irriducibili alla routine am-
ministrativa. Fare di questa logica, che impedisce la rapida chiu-
sura, la guida con cui ripensare la relazione tra sapere e potere, è
afferrare il momento istituzionale artefice di spazi aperti, capaci di
rimanere tali: paradossali, contradditori e conflittuali. Organizza-
re l’aperto significa, infatti, accettare il continuo conflitto tra po-
sizioni, modelli e razionalità parziali senza la volontà di risolverlo.
Un processo sempre rinnovabile dove assemblare competenze e
abilità parziali.
Una istituzione capace di lasciare intatte le tracce della sua cresci-
ta: come il disegno abbozzato il cui complesso di segni giustap-
posti prefigura, in termini generali, l’insieme non definitivamente
cristallizzato in ogni suo particolare. La non-finitezza dell’abbozzo
rappresenta non tanto il primo avvio nella ideazione di un’opera,
bensì la visione vitale capace di anticipare la tendenza ammetten-
do una certa dose di incompletezza, lasciando volontariamente
alcuni aspetti irrisolti. Il tratteggio di istituzioni radicalmente im-
potenti, capaci di produrre abitudini collettive e di rafforzare la
necessità del mutamento.

         TUTTA LA CONOSCENZA
        È UN NODO CONDENSATO
  IN UN CAMPO DI FORZE ANTAGONISTE.
           DONNA HARAWAY

                    Thomas Martin, Il circolo delle arti meccaniche, Londra, 1813
WORKSHOP
ERG E CARTA BLANCA ÉDITIONS
ABC BAU:
FROM TRANSMISSION
TO PERFORMANCE
Le opere sceniche prodotte durante l’esperienza storica della Bau-
haus hanno contribuito a formare paradigmi plastici, visivi e core-
ografici inerenti al progetto della modernità artistica. Opere che
meritano di essere esplorate e studiate con attenzione. Attraverso
l’indagine di materiali d’archivio legati alle rappresentazioni di Oskar
Schlemmer durante i suoi anni di lavoro alla Bauhaus, si studieran-
no le procedure di elaborazione di tali opere, la loro genealogia e
ricezione. La dinamica collettiva di questa ricerca permetterà di
passare da un’attenta analisi iconografica e storico-artistica, a una
dimensione più propriamente pratica di ricostruzione e rimessa in
scena delle opere di Schlemmer. Una combinazione di metodi per
sedimentare la conoscenza dei materiali studiati, e per affermare
quella pratica artistica che ha sempre cercato di emanciparsi dagli
schemi che dirigono le espressioni culturali, o che governano la vita
sociale. Grazie al contributo di artisti, coreografi e storici dell’arte,
questo workshop si apre a sperimentazioni che non possono esse-
re anticipate perché non ancora immaginate, analizzate o testate.
Le sperimentazioni si creano solo nella pratica. Una settimana di
lavoro per fare del termine “Arte” un dispositivo epistemico e stori-
co, capace di legare opere a contesti diversi. Un’opera artistica che
esiste in relazione a materiali e idee, dove affermare le logiche di ciò
che è condiviso e in comune, e cimentarsi con le nozioni di produ-
zione, iscrizione e destinazione.

     C             12                                          1      7       8
                  Oskar Schlemmer, costume in fil di ferro per il Balletto Triadico
SEMINARIO DI RICERCA
MICHAEL HAGNER
L’ORDINE                                 Nella storia della tecnolo-      umana, un testo digitale è accessibile, in determinati formati, an-
DEL LIBRO                                gia è ormai assodato che la      che a “lettori” macchinici. Con ciò è trasformato in dati, da analiz-
                                         “rivoluzione della stampa”,      zare secondo determinati algoritmi.
come suggerisce la storica americana della Rivoluzione francese           Queste trasformazioni non sfidano soltanto la nostra fantasia sul
Elizabeth Eisenstein, ha profondamente mutato la produzione,              valore della conoscenza e sull’idea della “leggibilità del mondo”
la rappresentazione e la circolazione del sapere. Nelle arti, negli       sostenuta dal filosofo tedesco Hans Blumenberg, ma ci ricordano
studi umanistici così come nelle scienze, il libro stampato è stato       anche di riflettere sul ruolo del libro stampato in un ambiente di-
lo strumento ufficiale della comunicazione scientifica per più di         gitale. Quale futuro per il libro stampato? Che ruolo potrà o dovrà
cinquecento anni. I libri sono oggetti individuali, pratici, maneg-       avere? I cambiamenti di cui siamo testimoni ci stanno indicando
gevoli, con una vita longeva, custodiscono ciò che noi pensiamo           già nuove direzioni? Può il libro del futuro svolgere il ruolo di og-
essere parte dell’intelligibilità del mondo.                              getto liminale condiviso anziché esclusivo che fu del libro di Gu-
Come il filosofo e sociologo canadese Marshall McLuhan afferma,           tenberg? Ciò darebbe la possibilità di integrare differenti culture,
il libro ha facilitato l’individualismo moderno e il dominio della cul-   pratiche e valori che si muovono nelle arti e nelle scienze.
tura occidentale. McLuhan, inoltre, ci ricorda che siamo alla fine        Questioni simili chiamano in causa la forma-libro in generale, ri-
della galassia Gutenberg. Dall’avvento del World Wide Web negli           volgendosi anche ai libri degli artisti, alla fotografia, alla cultura vi-
anni Novanta, la profezia della morte del libro è stata ripetuta più      siva e alla relazione tra il lavoro dell’artista e quello dello studioso.
volte.                                                                    Un workshop dove definire il ruolo e l’ontologia del libro, per ri-
Non c’è dubbio che oggi siamo testimoni della dismissione di              flettere sulla sua funzione nel mondo della ricerca coinvolgendo
questo strumento cartaceo, di fronte all’avanzata delle pubblica-         editori, stampatori e artisti che presenteranno una prospettiva
zioni in formato digitale. Questo sviluppo è rafforzato da iniziative     tanto pratica quanto teorica. Un lavoro ai confini delle discipline
di carattere politico quali l’Open Access nelle scienze e negli studi     per offrire una visione aggiornata sullo stato dell’oggetto-libro nel
umanistici, così come nei nuovi modelli economici che smercia-            conflitto aperto tra la carta e il digitale, la quantificazione e la nar-
no e-book e tablet. Il cambiamento è così profondo da intaccare           razione, i beni comuni e le merci.
l’ontologia dei contenuti nel medium-libro. Mentre, per esempio,
il contenuto di un libro stampato è diretto esclusivamente al letto-
re umano, presupponendo che resti intelligibile per la sola mente

     C            13                                                                                                         1     3     7     8
LA LINEA D’OMBRA                                La prima edizione di
                                                    Studio Roma ha in-
    trapreso l’indagine del terremoto, in particolare delle sue linee di
    frattura, contigue e al contempo spezzate, che seguono il precipi-
    tare di una crisi. Quest’anno indaghiamo la formazione di un altro
    tipo di linea, quella della separazione e della gerarchia, nelle sue
    estensioni e trasformazioni, tanto materiali quanto epistemiche.
    Imporre la distinzione tra esterno e interno è sempre stato l’atto
    con cui segnare il limite dell’impero, delle colonie, della sovranità
    nazionale. Dalla muraglia cinese al vallo di Adriano, dallo stretto
    sul Bosforo alla raya del 46° meridiano, dal vallo della Patagonia
    alle enclosure, dal filo spinato delle praterie alle 21 leghe del Be-
    nadir, confini immaginati hanno solcato i continenti per inventa-
    re comunità e proteggere appartenenze, linee fortificate si sono
    dispiegate tra dense popolazioni per imporre diritti proprietari e
    nuovi ordini di potere.
    Da sempre i confini hanno inciso la tela del mondo per segnare
    una differenza immediata, una distinzione tra due spazi contigui e
    incompatibili. Una linea si fa confine per rappresentare una conte-
    sa, annunciare un conflitto aperto e mostrare rapporti di forza tra
    entità disomogenee. Se già il confine fisico moderno presentava
    una complessità nella sua estensione e tipologia, quello attuale –
    globalizzato e mutato nella crisi – esprime un vero e proprio eser-
    cizio di differenziazione che penetra l’interno del territorio stesso
    in cui dimora. Uno strumento eterogeneo che attraversa i territori
    per captare il plusvalore prodotto dalla forma cooperativa messa
    a lavoro, ordinata all’interno di gerarchie – definite dall’alto ver-
    so il basso – secondo linee di genere, razza e classe allo scopo
    di governarla. Il confine, piuttosto che operare come semplice

D   Antica illustrazione scientifica (incisione su rame)
    raffigurante la costruzione di una meridiana, 1700
blocco dei flussi, funziona articolandoli, gestendoli temporal-         plicazione e polisemia, diviene uno spazio interstiziale e ibrido ri-
  mente e spazialmente. Oltre la semplice distinzione territoriale        spetto alle identità rigide della nazionalità. Le appartenenze fisse
  tra Stati, ormai del tutto erosa, è ora impossibile individuare e       sono spiazzate per aprirsi alle contraddizioni, alle ambivalenze e
  comprendere gli attriti in termini di relazioni bilaterali, tantomeno   alla conflittualità delle terre di confine che operano come un para-
  comparare identità fittizie. Al contempo, neanche lungo lo stesso       digma dell’attraversamento, della circolazione, della mescolanza
                                            confine, metropolitano        materiale e della resistenza.
     TUTTE LE FORME ASSUNTE                 o trans-nazionale, si dà      Il metodo dell’indagine di Studio Roma è profondamente immer-
DALL’ESERCIZIO DEL CONFINE SI
  SONO ADDOSSATE SU QUELLA uno sviluppo omogeneo                          so in questa ambiguità. Al contempo, usiamo la poliedricità della
LINEA D’OMBRA CHE VIVE TRA IL in ogni suo punto, mentre                   linea d’ombra senza tralasciare il contesto della sua emergenza.
NON-PIÙ DEL PRESENTE E IL NON- la sua percezione e i suoi                 Qui, confini immaginati e fortificati sono stati imposti per difen-
 ANCORA DELLO SPAZIO. QUELLA effetti sono sempre diffe-                   dere tratte della schiavitù e bloccare linee di mobilità, gestire le
 LINEA D’OMBRA IN CUI GIACE LA
      TRANSIZIONE IN CORSO.                 renti, se non antagonisti,    capacità produttive dei corpi quanto dividerli secondo i classici
                                            su coloro che abitano un      binomi della colonizzazione: un vero e proprio vocabolario delle
  lato oppure l’altro di esso. Il mondo – cielo, terra e mare – si è      opposizioni che durante la modernità dell’Occidente si è anda-
  popolato di molte e nuove linee, aree di confine, frontiere del va-     to implementando attraverso appropriazioni, imposizione della
  lore, arcipelaghi e corridoi della mobilità, enclave militarizzate e    valorizzazione, mercificazione delle risorse e rappresentazione
  zone di eccezione, regioni transfrontaliere: il confine con la sua      dell’alterità. I percorsi turbolenti creati dai migranti e la nuova cen-
  funzione di protezione, differenziazione e regolazione ha disfatto      tralità assunta dalle periferie non marginali ci parlano di una dislo-
  la geografia degli atlanti noti per consegnarci la sua decisa spa-      cazione del baricentro epistemico e della mutabilità dei rapporti
  zializzazione.                                                          di dominazione. Nel momento di proliferazione dei confini, non è
  Tutte le forme assunte dall’esercizio del confine si sono addos-        più rilevante stabilire il lato forte e il corpo debole, ma intercet-
  sate su quella linea d’ombra che vive tra il non-più del presente       tare la capacità di disarticolare le gerarchie e aprire nuovi varchi
  e il non-ancora dello spazio. Quella linea d’ombra in cui giace la      di attraversamento, incrementare le tracce che ricompongono le
  transizione in corso. Non è detto che essa avvenga per rotture          rotte della mobilità, individuare le trappole delle rappresentazioni
  drastiche e sovversioni dirompenti. Proprio per questo è ancor          e dell’immaginario che segnano i corpi sulla prima fortificazione
  più necessario cogliere i mutamenti e le ambiguità dello spazio         di un lungo viaggio di confini.
  per saper disegnare, approssimando, la cartografia dei nostri           Allora è opportuno annotare le coordinate sul diario di bordo per
  movimenti al fine di indagare il contesto in cui si sta producendo e    non perdersi lungo uno dei confini più antichi della rappresenta-
  forgiare un metodo, anche se orientativo e temporaneo, che sap-         zione e uno dei più recenti delle istituzioni non nazionali. Meriç,
  pia fronteggiare l’ordine dei confini materiali quanto immateriali.     fiume che scorre da Edirne al mare di Samotracia, segna adesso
  I corpi stessi sono attraversati da confini, da gerarchie che strap-    il confine tra Grecia e Turchia, tra Unione Europea e il suo esterno,
  pano o moltiplicano le appartenenze. Il confine, nella sua molti-       tra cittadini e “illegali”, tra...
DIBATTITO
SANDRO MEZZADRA
E BRETT NEILSON
IL CONFINE                             Fare del confine un metodo,
COME METODO                            vuol dire indagarlo come
                                       “strumento epistemico” per
afferrare le trasformazioni, l’articolazione spaziale, la produzio-
ne di sapere e le tensioni del nostro tempo. Come opera il confi-
ne? Come funziona questa istituzione? Con le sue interferenze,
dissonanze, continuità e discontinuità, interroga le pratiche che
dividono quanto quelle che connettono, mette al centro i conflitti
e afferma l’ambiguità come regola. Quando parliamo di confine,
parliamo della sua capacità di articolare e gestire flussi tempo-
ralmente e spazialmente. I confini, tanto materiali che attraver-
sano le metropoli quanto immateriali che segnano i corpi, sono il
motore di riconfigurazione e di moltiplicazione del lavoro vivo. Ne
emerge un elemento capace di dare forma al mondo che cono-
sciamo: essi sono produttivi della temporalità, dello spazio e dei
saperi del nostro tempo. Della nostra esperienza e conoscenza
del mondo. Il confine è allora un’istituzione poliedrica e flessibile,
con le sue molteplici componenti giuridiche, sociali, linguistiche,
culturali, economiche e simboliche.
Indagare come il capitalismo produce confini nella soggettiva-
zione, è un modo di produrre sapere. Come il confine, facendosi
metodo, ci pone una questione epistemologica che ha a che fare
con la produzione di sapere e con i limiti che in esso sono stati
prodotti?                      Operazioni su una Ultra Large Container Ship,
                                         Porto del Pireo. Foto di Giorgio Grappi.

      D               9                               1      3      8 14
WORKSHOP
                                      PHILIPPE SORMANI
       THE DE-MYSTIFIED WORLD
     AND THE PERMANENT CRISIS         CROSSING BOUNDARIES,
  OF MODERNITY HAVE BECOME ONE        LIVING RESEARCH:
  AND THE SAME IN POLITICIZED LIFE.   ETNOGRAFIA,
     IT IS NO LONGER IMPORTANT        ETNOMETODOLOGIA E
    WHERE THE LAWLESS SITES ARE,
      OR WHAT THEY ARE CALLED.        SPERIMENTAZIONE
 FROM LAMPEDUSA TO BARI TO MILAN,     Gli studi delle scienze sociali sulle pratiche scientifiche e di ri-
  THE CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED    cerca hanno approfondito sia l’analisi che il lavoro sul confine,
                                      così come le forme ibride di collaborazione tra e attraverso le
   ESPULSIONE(CIE) CORRESPOND –       discipline. Questo incontro è progettato come un workshop in-
 BEYOND THE MARE NOSTRUM – WITH       terdisciplinare sull’ “attraversamento dei confini” nella ricerca
  THE LIBYAN INTERNMENT CAMPS IN      sul campo, con una particolare attenzione per l’etnografia, l’et-
MISRATAH, SABAH, AND KUFRAH, WHICH    nometodologia e la sperimentazione.
           ARE CO-FINANCED            Ci sono molteplici forme di etnografia che si rivolgono alla “vita
 BY THE ITALIANS AND THE EUROPEAN     quotidiana”, quest’ultima rappresentata da qualsiasi cultura o
                                      contro-cultura. Sebbene questo fatto non sia nuovo, ci offre non-
    UNION. PRESERVATIONISTS AND       dimeno l’opportunità di sottolineare la differenza tra l’evolversi
 ARCHEOLOGISTS PAY THEM NO HEED.      di una situazione e i confini di una disciplina accademica come
 REFUGEES HAVE REPLACED THE OLD       base della conoscenza, differenza che l’etnografia può richiama-
CARAVANS, BUT THE DESERT REMAINS      re all’attenzione.
   THE SAME. WHATEVER DIRECTION       L’etnometodologia è stata introdotta da Harold Garfinkel negli
ONE LOOKS, THERE ARE ONLY BUILDING    anni Sessanta con l’intento di studiare i metodi utilizzati nella vita
       BLOCKS OF FORGETTING.          quotidiana, metodi di ogni tipo impiegati in sinergia e cooperanti
                                      nella produzione situazionale di senso. Dei metodi si trasforma-
            PETER FRIEDL              no, quindi, in fenomeni. Al tempo stesso, l’osservazione dei vari

                                       10                                             1     3     8 14
modi e metodi incarnati della pratica sociale apre il campo alla
riflessione – una riflessione legata al suo fenomeno.
È in questo contesto che si pone la domanda circa la sperimen-
tazione. Perché la sperimentazione? Il pragmatismo di John
Dewey raccomandava la sperimentazione sia nella ricerca, sia
nella politica. Cosa significa una “politica di sperimentazione”
per una ricerca sul campo, secondo la versione etnografica o
anche quella etnometodologica? Tale questione è al centro della
riflessione sviluppata in questo workshop sull’ “attraversamento
dei confini” tra discipline, arti e scienze – in situ e in vivo.

    D           10                            1      3      8 14
                                     Portolano di Angelino Dulcert, 1339
WORKSHOP                                                                   eterotopi, che esistono cioè sebbene non ancora registrati o rico-
                                                                           nosciuti, ci porta a scavare nella costruzione del contemporaneo
MARIA THEREZA ALVES,                                                       come rappresentazione univoca del reale, e trasformarla in un
IAIN CHAMBERS, LIDIA CURTI                                                 cantiere per restituire un’immagine nel suo insieme più caotica e
HISTORIES HIDDEN                                                           più inclusiva del presente.

IN PLAIN SIGHT                                                             L’artista Maria Thereza Alves, insieme ai residenti dell’Istituto
                                                                           Svizzero e ai partecipanti di questo workshop provenienti da dif-
Dall’arte, dalla letteratura, dal cinema il pensiero critico ha im-        ferenti città europee, esplorerà, in particolare, la flora di Roma.
parato l’importanza di esercitare lo sguardo da lontano e quello           Prima dei vari restauri, il Colosseo è stato un paradiso naturali-
ravvicinato. Dove le strade della Storia e delle storie si incrociano      stico dove convivevano molteplici varietà di piante trasportate
inesorabilmente.                                                           da persone o animali. Nel XIX secolo la botanica Elisabetta Fiorini
L’obiettivo di questo workshop è esplorare le zone ambigue e               Mazzanti arrivò a elencare ben 272 diverse specie.
instabili che costituiscono i confini: limiti fisici o immateriali che     Come sono arrivate le piante a Roma? Dove si trovano i grandi siti
indicano il transito tra diversi territori di appartenenza e di cono-      in cui la flora si accumula? Quali sono le specie non-autoctone e
scenza. Per quanto flessibili possano risultare nella modernità, i         quali varietà sono diventate così onnipresenti da essere percepite
confini sono essenzialmente luoghi di autorità e delimitazione, sia        come tali? Qual è la provenienza d’origine degli ingredienti utiliz-
tra l’Europa e il mondo extra-europeo, sia tra le discipline e la loro     zati nei piatti romani? Queste sono alcune domande che verran-
rivendicazione sulla conoscenza. I confini cercano di contenere e          no affrontate nei vari formati di Botanical Evidences of Movement,
di separare, di definire la popolazione globale attraverso differen-       Migration and Commerce: il tentativo di comprendere il modo di
ze razziali e di genere. Allo stesso tempo, essi sono costantemen-         osservare e ridefinire il paesaggio romano partendo dalle narra-
te traditi dal passaggio continuo di corpi, storie, culture, linguaggi     zioni ufficiali e da altre possibili. I partecipanti presenteranno al
e saperi che rifiutano questo tipo di regole e di costrizioni. Un ri-      pubblico le “prove” trovate e realizzate durante le giornate di wor-
fiuto che apre una tensione paradossale: all’interno della moder-          kshop. Genere, razza, nazione, cittadinanza, il Mediterraneo, il
nità, accanto al desiderio di esercitare al meglio il controllo e lo       confine,la necessità di ripensare gli archivi nella costruzione della
sfruttamento tanto in termini economici che epistemici, si affer-          memoria collettiva saranno invece alcuni dei temi che gli studiosi
ma una spinta alle sue origini essenzialmente mobile e migrante.           Iain Chambers e Lidia Curti indagheranno in Borderscapes: Mi-
Histories Hidden in Plain Sight esplora i paradossi e le frizioni in-      gration and the Hybridisation of Space and Time con il contributo
terne alla modernità – in termini etici ed estetici – cercando di          di storici, sociologi, registi, attivisti, musicisti, lavoratori di istitu-
aprire spazi inattesi, e possibilità per la critica e per la pratica ar-   zioni museali, educative e culturali.
tistica. La comprensione di questi spazi che potremmo chiamare
                                                                           Maria Thereza Alves, untitled, 2014. Photo (inkjet print on paper), 60x45 cm.
                                                                           Cortesia dell'artista

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SAPERE                                     La ricerca di Studio Roma
    NEL MEDIO-SUD                              è circostanziale e comu-
                                               ne, rimane nelle condizio-
    ni, fa parte di una situazione, è legata a un contesto. Il sapere
    così prodotto ci permette di essere intercettati e coinvolti in di-
    scussioni e opere di altri. La sua mise en scène necessita di pre-
    messe sociali: è in stretta dipendenza con strumenti, materiali e
    azioni. È indissociabile dall’ambiente in cui avviene: lo spazio è
    infatti materialità del tempo condiviso, il tempo cristallizzato del-
    la cooperazione. Lo sfondo emerge allora in primo piano dove si
    situano i processi dello scegliere e dell’usare strumenti, e come
    intreccio di rapporti; in altre parole, il pubblico senza il quale la
    conoscenza, semplicemente, non si dà.
    In tal modo, Studio Roma propone una prospettiva situata, per-
    mettendoci di superare la distinzione tra conoscenza e espe-
    rienza, tra la produzione di conoscenza e il fare esperienza. Al
    confine tra arte e scienza si sviluppa un duplice legame: tra la
    conoscenza e la pratica, tra la pratica e il contesto.
    Allo stesso tempo, la ricerca di Studio Roma è una ricerca di par-
    te. È una parzialità capace di mettere in questione lo sguardo e
    le gerarchie implicite dell’interrogare. Propone un punto di vista
    dove situare la pluralità delle dimensioni biografiche e culturali,
    e da cui osservare le asimmetrie fuggendo sia il pericolo di ro-
    manticizzare l’altro, sia di appropriarsi della visione e delle parole
    di coloro che non sono in una posizione di forza. Invece, si tratta
    di comprendere l’angolazione delle asimmetrie e di ogni speci-
    fica posizione. Un punto di vista parziale in tutte le sue forme,
    mai finito o integro, mai originale, sempre costruito e ricucito
    imperfettamente, e perciò capace di unirsi a un altro per vedere

E
    Miltos Manetas, Medio Sud, 2012. Cortesia dell'artista
insieme senza pretendere di essere un altro. Una parzialità non        e esperienze, che rifuggono la dipendenza o il vincolo all’ordine
fine a sé stessa, ma diretta a inattesi collegamenti e aperture.       epistemico del Nord. L’Europa allora, piuttosto che essere la
Tutto questo è reso possibile da un posizionamento: è la parzia-       somma di Stati nazione o la divisione tra distinte aree di egemo-
lità, non l’universalità, la condizione di produzione del sapere.      nia, è uno spazio frastagliato dove il Sud e il Nord continuamente
Una connessione spaziale quanto parziale per una ricerca della         si sovrappongono, lottano e coesistono l’uno dentro l’altro.
traduzione.                                                            Qui i processi di selezione legati ai saperi e alla provenienza ge-
Studio Roma si posiziona nel Medio-sud, terreno di mezzo del-          ografica producono gerarchie forse anche più dure e efficaci di
la traduzione dove Nord e Sud si contendono e si contrastano.          quelle precedenti, dando
La traduzione, lontano dall’essere un processo di omogeneiz-           luogo a una sistematica           SI SPIEGANO LINEE DI FUGA
                                         zazione e operazione di       differenziazione geo-isti- CHE SOVVERTONO I RAPPORTI
         È LA PARZIALITÀ,                                                                              DI SCALA ESISTENTI, CREANDO
                                         equivalenza, è un atto di     tuzionale. In questo con-         CONTINUAMENTE PRATICHE
      NON L’UNIVERSALITÀ,
          LA CONDIZIONE                  proiezione, di negozia-       testo, la crescente impor-         DI RESISTENZA ALL’ORDINE
  DI PRODUZIONE DEL SAPERE. zione che istituisce una                   tanza del Mediterraneo è NEOLIBERALE, SPERIMENTANDO
 UNA CONNESSIONE SPAZIALE relazione nello spazio                       attraversata dalla nuova            FORME DI SOLIDARIETÀ,
   QUANTO PARZIALE PER UNA                                                                              MUTUALISMO E PRODUZIONE
                                         dell’incommensurabilità.      centralità del confine                 FONDATE SULL’USO.
 RICERCA DELLA TRADUZIONE.
                                         Come scrive l’artista Mil-    orientale verso l’Eurasia,
tos Manetas: «Nella parte occidentale del Nord sta nascendo un         dove Italia, Grecia e Turchia in particolare, diventano il perno su
nuovo Medio-sud. Il nuovo Medio-sud è già visibile in territori in     cui costruire uno spazio di traduzione. Studio Roma vuole segui-
trasformazione come la Grecia e l’Italia da Roma in giù». Il Me-       re le tracce dei movimenti e le esperienze conflittuali che vivono
dio-sud è dove i vettori che tramano il potere globale afferma-        in questo Medio-sud, dove le trasformazioni indipendenti sono
no un’espansione, giocata su diversi livelli di scala dove tutti, in   continuamente sfidate nel conteso spazio europeo.
modi diversi, sono coinvolti. Nel Medio-sud, il Nord si è radicato     Studio Roma è allora un campo di forze posizionato non tanto in
attraverso strategie di espropriazione e appropriazione, ma la         una località fissa, piuttosto tra tensioni, risonanze, trasformazio-
sua presenza e il suo operare non sono dati una volta per tutte        ni, resistenze e complicità. Tutto risulta evidente quanto elusivo,
sono onnipresenti.                                                     impenetrabile quanto esplorabile, estraneo e familiare allo stes-
Allo stesso tempo, nel Medio-Sud si spiegano linee di fuga che         so tempo: tale ambiguità è lo spazio in cui si posiziona il tradutto-
sovvertono i rapporti di scala esistenti, creando continuamente        re facendosi investire in pieno dalla differenza.
pratiche di resistenza all’ordine neoliberale, sperimentando for-
me di solidarietà, mutualismo e produzione fondate sull’uso. In
breve, il Medio-sud è lo spazio dell’uso comune di competenze
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