STUDIO ROMA AFFRONTARE LA CRISI: SAPERI E STRUMENTI ALLA PROVA - Istituto Svizzero di Roma gennaio - marzo 2015
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STUDIO ROMA AFFRONTARE LA CRISI: SAPERI E STRUMENTI ALLA PROVA Istituto Svizzero di Roma gennaio – marzo 2015
STUDIO ROMA AFFRONTARE LA CRISI: SAPERI E STRUMENTI ALLA PROVA
STUDIO ROMA Studio Roma è un program- ma di ricerca transdisci- plinare dell’Istituto Svizzero di Roma, che offre borse di studio a giovani artisti e ricercatori, sostegno alla mobilità internazionale e soggiorni di ricerca per studiosi, finalizzati alla sperimentazione di pratiche formative nell’ambito della produzione artistica e sci- entifica. Studio Roma è lo «studio d’artista» metropolitano. Un luogo di produzione, trasformazione e lavoro in cui verificare il ruolo e il potenziale dell’arte e dei saperi. Uno spazio tra il dentro e il fuori in cui la ricerca non è condizionata dall’attesa di risultati immediati. Con i suoi laboratori e workshop, le ricerche sul campo, gli eventi e le letture in comune, Studio Roma sostiene l’interdipendenza di tre forme di sapere: la scienza (epistéme), la pratica (pràxis) e la produzione (poíesis). Questo indirizzo si pre- STUDIO ROMA È LO «STUDIO D’ARTISTA» METROPOLITANO. senta come radicalmente UN LUOGO DI PRODUZIONE, alternativo a quelli che TRASFORMAZIONE E LAVORO muovono da una pros- IN CUI VERIFICARE IL RUOLO pettiva disciplinare. Ogni E IL POTENZIALE DELL’ARTE E DEI SAPERI. anno viene individuato un tema di lavoro con cui modellare un sapere trasformativo e generativo capace di mettere in crisi lo specialismo. Tale metodo vuole rifuggire da qualsiasi standard del fare ricerca per scorgere paesaggi fuori misura, ibridi assemblaggi di esperienze, compe- tenze e formalizzazione dei saperi. Un percorso non-lineare, che conosce la grammatica del paradosso ed esalta le frizioni, talvolta decisive, per esplorare un’epistemologia delle traiettorie multiple, A Planisfero di Fra Mauro del 1450 ca. dalla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia
per problematizzare il presente anziché ripetere facili risposte. Studio Roma vuole affermare gerarchie qualitative e intensive che non si limitino a riprodurre ciò che è dato; relazioni differenziali oltre la polarizzazione tra arte e scienza, formazione e ricerca, sa- pere formale e informale. Tale metodo innesca relazioni produttive tra differenti campi di applicazione, gettando le premesse per una conoscenza capace di effetti, implicazioni e concrete aperture. L’ambizione è definire un significato di eccellenza nella produzione di sapere, intesa come capacità di connettere modelli altamente distributivi di comunicazione a forme intensive di cooperazione. Studio Roma è un territorio eccedente i luoghi classici della for- mazione; è il modello per un istituto di ricerca internazionale delle arti, della cultura e delle scienze.
AFFRONTARE Il programma di ricerca sione delle discipline; è uno strumento con cui rompere il metodo LA CRISI: 2014/2015 di Studio Roma unico del fare ricerca, moltiplicare pratiche di lavoro e osservare SAPERI E approfondisce il tema della crisi, già introdotto nel primo le loro mutue implicazioni, talvolta inaspettate, così come le loro dissonanze e attriti. STRUMENTI anno di attività, mettendo in Studio Roma vuole continuare a interrogare la produzione di ALLA PROVA discussione alcuni assunti sapere dentro e fuori l’accademia, esaltando le differenze e le relativi all’organizzazione dei sovrapposizioni tra istituzioni nella continuità di luoghi, funzioni saperi e dei modelli conoscitivi. La crisi, infatti, non è solo eco- e geografie. Quando è l’arte a sollecitare la formazione di criteri e nomica, politica o sociale, ma investe tanto il sapere quanto gli standard, si afferma una produzione sufficientemente articolata strumenti della scienza e dell’arte, e può essere affrontata a pat- da resistere alla minaccia dell’accademizzazione delle istituzioni to di interrogare le categorie stesse con cui ordiniamo la nostra artistiche, come nuova espressione di conformismo naïf. Al di là esperienza. di ogni caricatura accademica, è questa la traccia che vogliamo Affrontare la crisi problematizzando i metodi, i valori e i criteri continuare a percorrere, proponendo un programma di attività della produzione artistica e della ricerca scientifica vuol dire, in dove testare i valori e i rapporti di forza necessari alla loro messa un certo senso, situarsi al loro confine moltiplicandolo: come in discussione. Quest’anno ci immergiamo nelle turbolenze pro- ambito di ricerca capace di mettere in tensione la relazione tra il dotte dall’aver reso espliciti i conflitti latenti che attraversano le soggetto e l’oggetto dello studio, come strumento conoscitivo e gerarchie del sapere: lo spazio della ricerca in comune di Studio come luogo da attraversare. Roma è una frontiera di giustapposizioni e contraddizioni. Abbiamo scelto il confine tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo per osservarne la capacità di assemblare e disgregare, di dare forma alla realtà che viviamo connettendo e dividendo, separan- do e sovrapponendo. Ciò che di questo confine ci interessa non è tanto il tracciare una chiara linea divisoria tra un presunto den- tro, omogeneo e conosciuto, e un ipotetico fuori. Piuttosto, la sua capacità di produrre zone indistinte, prospettive contraddittorie e punti di vista ambivalenti. Il confine è un esercizio di traduzione e di dislocazione, un’attività che anima opposizioni e scontri entro le quali negoziare la divi- A 1 7 8
ISTITUTO SVIZZERO DI ROMA I LUOGHI Studio Roma attraversa la città, va oltre i Sin dalla sua fondazione, l’Istituto Svizzero di Roma è meta di classici confini nazionali, abita luoghi diver- studiosi e artisti svizzeri, punto di riferimento delle attività arti- si: l’intensità spaziale della ricerca, la dimensione estensiva al di là stiche e scientifiche della Svizzera in Italia. Favorisce il dialogo di Villa Maraini, punto nodale di una rete e non più insula felix sul e lo scambio con attori culturali presenti sul territorio grazie a colle del Pincio. Nel percorso di Studio Roma, i luoghi cessano di una variegata partecipazione che attrae un pubblico sempre più essere edifici architettonici di enunciazioni definite e, con le loro numeroso e qualificato. Il suo elemento distintivo è da sempre connessioni, affermano attraversamenti di pratiche e linguaggi stato la convivenza tra persone provenienti da discipline artisti- estranei ai codici e ai criteri di appartenenza. L’Istituto Svizzero che e accademiche diverse. Avamposto nel cuore di Roma e del apre spazi per introdurvi un senso alle volte anomalo, spiazzan- Mediterraneo, intraprende oggi un percorso per adattare la pro- done l’uso abituale, o ribadendone la necessità per la vita cultura- pria attività alla realtà contemporanea, tanto istituzionale quan- le. Studio Roma ambisce a disegnare una mappa degli spazi della to storico-sociale. Affrontando le sfide del presente e la crisi che cultura (teatri, biblioteche, cinema, parchi, chiese, musei, archivi) non cessa di produrre i suoi effetti di trasformazione, l’Istituto attraverso il loro uso. sperimenta formati artistici e di ricerca che aspirano a divenire I luoghi scelti di Studio Roma fanno della dislocazione la formu- modelli ripetibili, per cogliere l’occasione di rimettere mano alle la con cui intraprendere la ricerca: il Nuovo Cinema Palazzo e il fondamenta istituzionali e non continuare a ripetere forme con- quartiere di San Lorenzo, la biblioteca Angelica, prima biblioteca sumate dal tempo. Un’istituzione che cerca di trasformarsi e di europea aperta al pubblico, la biblioteca Casanatense, le mura definire le proprie regole, a partire dai risultati che le sue attività aureliane e vari altri luoghi nella città di Roma moltiplicano gli suggeriscono, verificano, praticano. Le intersezioni feconde con spazi di attività. Una costellazione a cui si accompagna la diver- il sistema reticolare svizzero di istituzioni artistiche, università, sificazione del pubblico dell’Istituto Svizzero di Roma. Ma Studio scuole d’alta formazione, spazi giovanili autogestiti, artisti e ri- Roma attraversa anche le mura della città e i confini nazionali per cercatori consentono all’Istituto di attraversare Roma, crogiolo evitare la trappola del nazionalismo metodologico, dove l’unità millenario e inattuale di civiltà. e la coerenza dello Stato-nazione vengono assunti come unico riferimento degli interrogativi del presente. Il fiume Evros sarà il luogo della ricerca sul campo: confine tra Grecia e Turchia, con- fine militarizzato tra Europa e Asia, frontiera esterna dell’Unione Europea, è lo spazio dove costruire nuove scale per osservare il mondo e i suoi cambiamenti. A 2 4 5 6 3 8 9 10 11 12 13 14
LO SPAZIO Fare ricerca oggi vuol dire DI RICERCA addentrarsi nella crisi di un particolare ordine dei saperi fondato sulla distinzione tra arte e scienze sociali, tra studi uma- nistici e scienze naturali, che ha segnato la nascita delle disci- pline così come le conosciamo. Questa sorta di igiene mentale epistemologica ha misurato STUDIO ROMA la conoscenza avvalendosi È LA MISE EN SCÈNE di leggi universali. Non solo. DI DIFFERENTI SAPERI A questa gerarchia valoriale PER RIPENSARE LA PROPRIA che ha codificato il diritto ca- POSIZIONE IN QUESTO CONTESTO. nonico di ciò che viene con- È IL FARE SPAZIO DEI SAPERI siderata conoscenza, si è CONTRO I TERRITORI affiancata la sua spazializza- DELLE DISCIPLINE zione: l’Europa ha rappresentato il centro “naturale” di tale ordine della conoscenza e del mondo. Proprio per questo, fare ricerca in Europa impone di disturbare l’economia politica del mondo ac- cademico, e mettere in crisi l’ordine di un sapere storicamente e geograficamente dato. La ricerca di Studio Roma vuole, prima di ogni altra cosa, rendere esplicito il disfacimento di questo ordine epistemologico e spaziale, e forgiare strumenti con cui osservare le linee di faglia nei protocolli disciplinari e affrontare la presunta neutralità del sapere. Studio Roma è la mise en scène di differenti saperi per ripensare la propria posizione in questo contesto. È il fare spazio dei saperi contro i territori delle discipline: questo laboratorio di ricerca na- sce proprio qui, lungo i confini tra l’accademico e l’artigiano, tra le arti e le scienze, in bilico sul crinale di questo ordine del mondo. La posta in palio sta allora nella spazializzazione della ricerca e B Nicolas Bion, Trattato sulla costruzione e sui principi di uso e strumenti matematici, Parigi, 1725
la messa in rete dei protagonisti che assumono la sfida della co- struzione di una nuova geografia della produzione di sapere, una sperimentazione intensa che sottrae all’indagine il carattere indi- viduale per restituirgli quell’attitudine collettiva che gli è propria. Studio Roma moltiplica, dislocandolo, il luogo della ricerca: l’atti- vità del viaggio di studio, caratteristica fondante del programma, dischiude una prospettiva dove lo spazio è direttamente impiega- to nella costruzione di sapere. Questa dislocazione delle attività s’inscrive all’interno di un vero e proprio mutamento geografico in cui le istituzioni ripensa- LE PRATICHE FORMATIVE DI STUDIO ROMA no la loro collocazione nello FANNO DELLA CONOSCENZA spazio e, ancor di più, fanno LO SPAZIO IN CUI PRENDERE dello spazio una questione IMMAGINATE POSIZIONE: IN UN TEMPO da indagare e un elemento QUANTO NECESSARIO, SPECIFICO, CONCRETO E MATERIALE, DOVE IL LORO attivo della produzione di NIENTE DI PIÙ, FARSI SI DÀ ATTRAVERSO I sapere. Uno strumento del A UN DATO MOMENTO, MOVIMENTI E LE RELAZIONI fare ricerca è allora quel NECESSARIO NIENTE DI PIÙ, CHE LE ANIMANO. vecchio portolano usato dai navigatori del Mediterraneo che predilige gli elementi di mobi- ANDATO, lità e di connessione, dove segnare le distanze stimate e le rot- MAI STATO. te possibili tra l’Accademia di arte e design di Basilea, l’Istituto SAMUEL BECKETT HyperWerk del disegno post-industriale, l’Università di scienze applicate e arte della Svizzera nord-occidentale, il Dipartimento di urbanistica della Sapienza di Roma, l’Università norvegese di scienze e tecnologia, la Scuola nazionale superiore di Belle arti di Parigi, l’Istituto Piet Zwart di Rotterdam, l’Accademia Bildenden Künste di Vienna, il Royal Institute of Art di Stoccolma, l’Università delle arti di Amburgo e l’Università Künste di Berlino, l’Università Mimar Sinan Güzel Sanatlar di Istanbul.
Le pratiche formative di Studio Roma fanno della conoscenza lo spazio in cui prendere posizione: in un tempo specifico, concre- to e materiale, dove il loro farsi si dà attraverso i movimenti e le relazioni che le animano. La partecipazione alle attività di artisti, studenti e ricercatori provenienti da città come Ginevra, Zurigo, Losanna, Parigi, Roma, Istanbul, Basilea, Trondheim, Bruxelles, Vienna, Rotterdam, Amburgo e Berlino, tra le altre, definisce la mobilità transnazionale come attitudine a comporre le differenze e federare le istituzioni. Allo stesso tempo, l’invito ad artisti e studiosi capaci di interro- gare e mettere radicalmente in discussione l’eurocentrismo della ricerca alimenta la traduzione di pratiche formative e strumenti epistemici. Il carattere transdisciplinare di Studio Roma rende esplicite le tensioni tra le discipline, dove alimentare i conflitti che emergo- no per poter vivere questa crisi con strumenti adeguati. L’unica convergenza tra scienze sociali, umane e arte a cui abbiamo as- sistito sinora si è compiuta all’insegna della burocrazia che va di pari passo con l’incremento dei criteri di validazione e valutazione che dettano cosa può contare come conoscenza. Invece, l’attività di ricerca e le pratiche artistiche diventano l’esito di una relazione che non si poggia mai sui confini di questa o quella disciplina, ma vive nel territorio del “tra”, uno spazio ambiguo che lavora con l’attitudine di un laboratorio di traduzione fra linguaggi, pratiche e temi differenti, in cui lo statuto professionale e autoriale del sin- golo è messo costantemente in crisi. Uno spazio che esplicita il “tra” delle discipline, così come il “tra” delle scale geografiche in cui creare pratiche eterodosse. I luo- ghi di confine e le periferie non marginali assumono la centralità epistemica di pratiche formative espansive capaci di comporre le differenze e tessere le maglie di uno spazio che si fa sapere. Enciclopedia o dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri, Parigi, 1765
MEMBRI ISR L’Istituto Svizzero di Roma offre PARTECIPANTI Artisti e studiosi interessati 2014/2015 dodici residenze a Villa Maraini al tema di ricerca in corso, o nell’ambito del programma di ricerca Studio Roma. Artisti e ri- legati a istituzioni educative dei residenti dell’Istituto Svizzero di cercatori di varie discipline accademiche hanno l’opportunità di Roma, invitati a partecipare alle attività di Studio Roma. vivere e lavorare a Roma per la durata di un anno. Francesco Baroni (1980) Niku Alex Muçaj (1979) Bernhard Böhm (1986) Isaline Deléderray-Oguey Studi delle religioni, Université Arti visive Ricercatore in Ars Electronica, (1987) de Lausanne Futurelab, Linz Dottoranda in Museologia Virginie Nobs (1984) e Storia dell’arte, Université Ivan Foletti (1980) Archeologia classica, Andrew P. Carlin (1969) de Neuchâtel e Aix-Marseille Storia dell’arte, Université Université de Genève e École Bibliotecario e ricercatore Université de Lausanne e Masarykova, pratique des hautes études independente Univerzita Brno (EPHE), Parigi Ronnie Fueglister (1980) Alioscia Castronovo (1985) Graphic designer Gina Folly (1983) Grégoire Oguey (1985) Attivista e dottorando in Arti visive Storico del Medioevo e del Tecnica urbanistica DICEA, Alessandro Giannì (1989) Rinascimento, Université La Sapienza Università Artista Davide Fornari (1979) de Neuchâtel di Roma Scienze del design, Scuola Emmanuelle Lainé (1973) universitaria professionale Coralie Rouet (1987) Wania Castronovo (1988) Artista della Svizzera italiana (SUPSI) Arti visive Accademia di Belle arti Valentina Nascimben di Roma Céline Hänni (1974) Benjamin Valenza (1980) (1987) Musicista Arti visive Ezgi Bakçay Çolak (1980) Artista Dottoranda in Sociologia, Anne Le Troter (1985) Hannah Weinberger (1988) Hatice Özlem Sarıyıldız Mimar Sinan Güzel Sanatlar Arti visive Arti visive (1978) Üniversitesi, Istanbul Attivista, regista Pauline Milani (1982) di documentari Storia contemporanea, Université de Fribourg Sally Schonfeldt (1983) Artista B 4 2 9 10 11 12 13 14 5 2 11
ISTITUZIONI I partecipanti a Studio Roma E PARTNER 2014/2015 provengono dalle seguenti accademie d’arte. Giorgio Bloch (1982) Sara Lindeborg (1984) Cecilie Hundevad Meng Inka Meißner (1980) Marian Mayland (1988) MFA pittura/disegno, prof. (1986) Master in Critical Studies, Institut Kunst, direttrice Jutta Koether, Samuel Richter (1993) Akademie der bildenden dell’istituto: Chus Martínez, Hochschule für bildende BA, MFA, prof. Hinrich Sachs, Künste, Vienna Fachhochschule Künste, Amburgo Kungliga Konsthögskolan, Nordwestschweiz FHNW, Stoccolma Basilea Claire Tenu (1983) Dottoranda ARP/SACRe Dayna Desireé Bartoli Matthias Maurer (1987) (Sciences, Arts, Création, (1987) Institut HyperWerk, direttore Recherche), École nationale Amalia Marie Fonfara dell’istituto: Mischa Schaub, supérieure des Beaux-Arts, (1985) Fachhochschule Parigi Mari Sanden (1988) Nordwestschweiz FHNW, Institutt for billedkunst, MFA, Basilea Clément Boudin (1991) Atelier Marc Pataut, Patrick direttore: Florian Schneider, Annika Högner (1987) Faigenbaum, École nationale Kunstakademiet i Trondheim Leon Kahane (1985) supérieure des Beaux-Arts, (KIT), Norges Teknisk Lisa Woite (1989) Parigi Naturvitenskaplige Universitet Facoltà di Belle arti, (NTNU) prof. Josephine Pryde, Seecum Cheung (1984) Universität der Künste, MFA direttrice: Vivian Sky, Anke Dyes (1980) Berlino Rehberg Piet Zwart Institute, Dottoranda in Teoria dell’arte Rotterdam, Willem de Kooning e Cultural Studies, prof. Academie Diedrich Diederichsen, Akademie der bildenden Künste, Vienna B 6 2 11
ARTISTS & SCHOLARS Maria Thereza Alves è un’artista brasiliana il cui lavoro interro- Sandro Dernini è fondatore e coordinatore del Forum sulle cul- ga le circostanze sociali che diamo per acquisite e indaga il modo ture dei cibi mediterranei e co-fondatore e segretario generale in cui identifichiamo noi stessi e le cose che ci circondano. della Fondazione internazionale per la dieta mediterranea. Dal 2009 è consulente della FAO per le diete e i cibi sostenibili. Eduardo Castaldo è un fotogiornalista napoletano che si divide tra Israele, Palestina, Egitto e Italia. Corinne Diserens è curatrice e dirige l’École de Recherche Graphique (erg) di Bruxelles. In passato è stata direttrice del Laura Celesti-Grapow è professore di Botanica ambientale e Museo di Marsiglia, del Musée des Beaux-Arts de Nantes e di applicata a La Sapienza Università di Roma. Svolge attività di ri- Museion a Bolzano. cerca in Ecologia vegetale occupandosi della relazione tra piante e impatto antropico. Thea Djordjadze è un’artista che realizza sculture e istallazioni con riferimento alla letteratura, la musica e la storia dell’arte, uti- Iain Chambers insegna Studi culturali e postcoloniali all’Univer- lizzando oggetti, materiali e processi di lavoro in grado di stimo- sità L’Orientale di Napoli dove è anche presidente del Centro stu- lare i sensi e allo stesso tempo suggestionare sullo spettatore. di postcoloniali e di genere, oltre che responsabile del progetto MeLa*: European Museums in an Age of Migrations. Roger Eberhard è un artista svizzero, fotografo e fondatore della casa editrice b.frank book. Lidia Curti è professore onorario di Letteratura inglese all’U- niversità L’Orientale di Napoli. Ha pubblicato studi sul pensiero Gianluca Gatta insegna Antropologia dello sviluppo all’Univer- postcoloniale, sulla narrativa femminile anglofona e sulle lettera- sità di Napoli L’Orientale. Sta svolgendo ricerche sul campo a ture femminili della migrazione. Lampedusa, Roma e Napoli, con particolare attenzione alle pra- tiche di “produzione della clandestinità”. Manon De Boer è un’artista i cui video trattano di narrazione personale e interpretazione musicale come strumenti per esplo- Giorgio Grappi è assegnista di ricerca presso il Dipartimento rare la relazione tra linguaggio, tempo, ricordo e verità. di Scienze politiche e sociali dell’Università di Bologna. La sua ri- cerca si concentra sui corridoi logistici e le trasformazioni dello Emanuele Del Guacchio è consulente professionale e si occu- Stato. pa di studi botanici e di ricerche scientifiche per amministrazioni pubbliche, enti di protezione della natura e università italiane. B 7 9 11 12 13
Gabriella Ghermandi è performer, romanziera, cantante e Sandro Mezzadra è professore di Filosofia politica all’Universi- scrittrice di storie brevi. Nata ad Addis Abeba, ha fondato la rivi- tà di Bologna. Il suo lavoro di ricerca si sofferma sulla relazione sta di letteratura migrante El Ghibli. tra globalizzazione, migrazioni, cittadinanza e trasformazioni del lavoro. Giulia Grechi è caporedattrice della rivista online roots§routes – research on visual cultures e socio fondatore del collettivo cu- Brett Neilson insegna all’Institute for Culture and Society della ratoriale Routes Agency, basato a Roma. University of Western Sydney. Ha contribuito a studi sulla globa- lizzazione, la migrazione e i movimenti transnazionali e la prolife- Michael Hagner è professore alla Eidgenössische Technische razione dei confini. Hochschule (ETH) di Zurigo. I suoi studi vertono sulla storia della ricerca sul cervello nelle scienze umane, sul ruolo delle immagini Igiaba Scego si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca in- nella ricerca scientifica e sulla storia del libro nelle scienze. centrata sul dialogo tra culture e la dimensione della transcultu- ralità e della migrazione. Latifa Laâbissi è artista e coreografa formatasi al Cunningham Studio di New York. Il suo lavoro utilizza il corpo come zona delle Christoph Schifferli è direttore di oScope Media, impresa spe- esperienze multiple. cializzata nell’archiviazione digitale e nello sviluppo di applicazio- ni intuitive per dispositivi multimediali; è collezionista di libri di Pierre Leguillon è artista e insegna alla HEAD (Haute Ecole arte e fotografia. d’Art et de Design) di Ginevra. È iniziatore del progetto Il museo degli errori. Dagmar Varady ha studiato grafica, arte dei media e industrial design in Germania, perfezionandosi negli Stati Uniti. Xavier Le Roy è dottore in Biologia molecolare all’Università di Montpellier, Francia. Dal 1991 lavora come ballerino e coreografo. Christophe Wavelet curatore, studioso e critico. Dopo essere stato performer, lavora oggi a progetti sperimentali e transdisci- Miguel Mellino è docente di Antropologia culturale e Studi po- plinari in Europa, America del Sud, Asia e Africa. stcoloniali all’Università di Napoli L’Orientale. Si occupa di studi sulle società complesse, in particolare sulle migrazioni, sul razzi- smo e sul multiculturalismo. B 7 9 11 12 13
PROGRAMMA DIBATTITO WORKSHOP Sandro Mezzadra e Brett Neilson erg e carta blanca éditions IL CONFINE COME METODO ABC BAU: FROM TRANSMISSION TO PERFORMANCE 14 gennaio 2015 Dal 9 al 14 marzo 2015 Biblioteca Angelica, Roma Istituto Svizzero di Roma WORKSHOP SEMINARIO DI RICERCA Philippe Sormani Michael Hagner CROSSING BOUNDARIES, LIVING RESEARCH: L’ORDINE DEL LIBRO ETNOGRAFIA, ETNOMETODOLOGIA E SPERIMENTAZIONE Dal 19 al 22 marzo 2015 19 gennaio 2015 Istituto Svizzero di Roma, Biblioteca Casanatense Istituto Svizzero di Roma RICERCA SUL CAMPO WORKSHOP EVROS IN SITU Maria Thereza Alves , Iain Chambers, Lidia Curti Dal 25 al 31 marzo 2015 HISTORIES HIDDEN IN PLAIN SIGHT Zona di confine del fiume Evros-Meriç Dal 16 febbraio al 1 marzo 2015 Istituto Svizzero di Roma e diversi luoghi della città B 8 1 3 9 10 11 12 13 14
ARTEFICI L’Atelier di Studio Roma è DI ISTITUZIONI dove l’artista e il ricercato- re imparano a essere arti- giani esercitando l’immaginazione nell’impiego degli strumenti di lavoro: artefici di un sapere tattile prodotto per contatto, impu- gnando arnesi di guida e di precisione. Cosa significa mettere alla prova gli strumenti, se non usarli? Una domanda che lascia immediatamente spazio a un’altra: come usarli? Cercando di sottrarre tali quesiti al tenore dell’ovvietà, il maldestro e il sicuro sono posti fianco a fianco interrogandosi su- gli strumenti da usare, e sulla possibilità che questi possano es- sere modificati dall’uso stesso: se adattare la nostra postura alla loro forma o impugnarli in modo imprevisto e incerto, saggiando il punto di applicazione della forza e maneggiando posizioni di- verse. Un processo lavorativo che contempla mosse false, vicoli ciechi e giri a vuoto. Sono proprio gli strumenti messi alla prova a fare dell’intuizione qualcosa che può essere costruito e portare a risultati produttivi. È forse a questo che Walter Gropius si rife- riva quando insisteva sulla necessità di un’accurata formazione artigianale per gli studenti della Bauhaus per poter spazzolare contropelo l’accademia: «niente strutture meccaniche ma espe- rimenti vivi, organici. Tentare, sperimentare, progettare, rigetta- re». Come Gropius, sappiamo che la potenza dell’immaginazione ha una fertilità che comporta necessariamente incompletezza e ambiguità e che la conoscenza, come le abilità, si costruisce in maniera irregolare, facendo continue deviazioni. Studio Roma produce esperienze instabili, afferma un’attitudine dalla quale possono emergere soluzioni provvisorie. Prendere in mano la produzione del sapere significa, anzitutto, imparare a C Enciclopedia o dizionario ragionato delle Scienze, delle Arti e dei Mestieri, Parigi, 1765
lasciare la presa: su un vicolo cieco o una certezza, almeno tem- to, una qualità della conoscenza prodotta nello scambio dove l’u- poraneamente, per capire di cosa si tratta e poterlo poi afferrare guaglianza di vedute è considerata una minaccia piuttosto che un da una nuova angolatura. La libertà di sperimentare intreccia un fattore unificante. È proprio questa profonda ineguaglianza, dove susseguirsi di aperture a interrogativi in un ritmo che si ripresenta i saperi di uno sono esposti più e più volte. Importante non è tanto innalzare un edificio, piut- alla esplorazione dell’altro, a RIPENSARE LA RELAZIONE TRA SAPERE E POTERE, tosto usare l’ambiguità di una esperienza formativa per rendere fare del laboratorio di ricerca È AFFERRARE visibile il telaio di edifici possibili, come di nuovi possibili problemi una guida al cambiamento. IL MOMENTO ISTITUZIONALE intimamente legati a soluzioni precedentemente trovate. Pensare alla cooperazione ARTEFICE DI SPAZI APERTI, In questo laboratorio di ricerca non convenzionale, che rimette non deve far perdere di vista CAPACI DI RIMANERE TALI: PARADOSSALI, CONTRADDITORI in discussione l’eredità storica delle classiche divisioni tra arte e il suo termine complemen- E CONFLITTUALI. mestiere, tra tecnica e scienza, essere artigiani è sperimentare tare: il conflitto e la sua ca- una cooperazione basata sul coinvolgimento e la promiscuità in- pacità di mutamento, innovazione e trasformazione. Così come tellettuale, dove la dimensione collettiva e quella produttiva non la cooperazione, il conflitto tiene in conto la presenza altrui ma possono essere disgiunte. lo fa costruendo un’interdipendenza di grado superiore, capace Immergendosi nel lavoro concreto, la cooperazione non deve di mutare continuamente i termini di interazione tra le parti. Al IMMERGENDOSI NEL LAVORO essere scambiata con una contempo, essi non giacciono semplicemente come esperienze CONCRETO, LA COOPERAZIONE generica tendenza alla so- antagoniste all’accademizzazione del mondo dell’arte o delle uni- NON DEVE ESSERE SCAMBIATA cialità umana: essa fonda versità. CON UNA GENERICA TENDENZA materialisticamente la figu- Quali istituzioni per pensare l’estensione delle pratiche formative ALLA SOCIALITÀ UMANA: ESSA FONDA MATERIALISTICAMENTE ra dell’artigiano nel proces- e, simultaneamente, immaginare relazioni verticali secondo un LA FIGURA DELL’ARTIGIANO so produttivo in un lavoro carattere non-finito, aperto, che impedisca la repentina chiusura NEL PROCESSO PRODUTTIVO combinato e intrecciato. del processo? Oggi che la produzione ha una tonalità istituzionale IN UN LAVORO COMBINATO Forza creativa per eccellen- e le istituzioni un carattere produttivo, come sostenere l’occasio- E INTRECCIATO. za, la cooperazione descri- ne sempre aperta di soluzioni diverse? ve una relazione sistemica alla dipendenza di ciascuno nei con- Quello che a noi preme è tratteggiare istituzioni del mutamento fronti di tutti. Forza produttiva per eccellenza, la cooperazione piuttosto che interrogarci sul mutamento istituzionale: questo è una realtà che esiste sono nella relazione. Il suo spazio non è vuol dire pensare la temporalità del mutamento e le sue condi- mai la somma dei contributi di ciascuno: fin dall’inizio del proces- zioni di possibilità oltre le qualità dell’effimero o del durevole. Una so produttivo, vi è una dimensione non riconducibile alla somma continuità mutevole, una discontinuità ostinata di sempre nuovi aritmetica dei singoli. Alternativa alla predica della competizione processi materiali, un ritmo capace di fare di una pratica un sape- individuale, è dove sperimentare un’eccellenza dall’accesso aper- re tacito, e di una tecnica di lavoro una consuetudine. Tra abitudini
e innovazione, l’organizzazione dei saperi è l’esito di strategie ca- paci di continue variazioni, di pratiche irriducibili alla routine am- ministrativa. Fare di questa logica, che impedisce la rapida chiu- sura, la guida con cui ripensare la relazione tra sapere e potere, è afferrare il momento istituzionale artefice di spazi aperti, capaci di rimanere tali: paradossali, contradditori e conflittuali. Organizza- re l’aperto significa, infatti, accettare il continuo conflitto tra po- sizioni, modelli e razionalità parziali senza la volontà di risolverlo. Un processo sempre rinnovabile dove assemblare competenze e abilità parziali. Una istituzione capace di lasciare intatte le tracce della sua cresci- ta: come il disegno abbozzato il cui complesso di segni giustap- posti prefigura, in termini generali, l’insieme non definitivamente cristallizzato in ogni suo particolare. La non-finitezza dell’abbozzo rappresenta non tanto il primo avvio nella ideazione di un’opera, bensì la visione vitale capace di anticipare la tendenza ammetten- do una certa dose di incompletezza, lasciando volontariamente alcuni aspetti irrisolti. Il tratteggio di istituzioni radicalmente im- potenti, capaci di produrre abitudini collettive e di rafforzare la necessità del mutamento. TUTTA LA CONOSCENZA È UN NODO CONDENSATO IN UN CAMPO DI FORZE ANTAGONISTE. DONNA HARAWAY Thomas Martin, Il circolo delle arti meccaniche, Londra, 1813
WORKSHOP ERG E CARTA BLANCA ÉDITIONS ABC BAU: FROM TRANSMISSION TO PERFORMANCE Le opere sceniche prodotte durante l’esperienza storica della Bau- haus hanno contribuito a formare paradigmi plastici, visivi e core- ografici inerenti al progetto della modernità artistica. Opere che meritano di essere esplorate e studiate con attenzione. Attraverso l’indagine di materiali d’archivio legati alle rappresentazioni di Oskar Schlemmer durante i suoi anni di lavoro alla Bauhaus, si studieran- no le procedure di elaborazione di tali opere, la loro genealogia e ricezione. La dinamica collettiva di questa ricerca permetterà di passare da un’attenta analisi iconografica e storico-artistica, a una dimensione più propriamente pratica di ricostruzione e rimessa in scena delle opere di Schlemmer. Una combinazione di metodi per sedimentare la conoscenza dei materiali studiati, e per affermare quella pratica artistica che ha sempre cercato di emanciparsi dagli schemi che dirigono le espressioni culturali, o che governano la vita sociale. Grazie al contributo di artisti, coreografi e storici dell’arte, questo workshop si apre a sperimentazioni che non possono esse- re anticipate perché non ancora immaginate, analizzate o testate. Le sperimentazioni si creano solo nella pratica. Una settimana di lavoro per fare del termine “Arte” un dispositivo epistemico e stori- co, capace di legare opere a contesti diversi. Un’opera artistica che esiste in relazione a materiali e idee, dove affermare le logiche di ciò che è condiviso e in comune, e cimentarsi con le nozioni di produ- zione, iscrizione e destinazione. C 12 1 7 8 Oskar Schlemmer, costume in fil di ferro per il Balletto Triadico
SEMINARIO DI RICERCA MICHAEL HAGNER L’ORDINE Nella storia della tecnolo- umana, un testo digitale è accessibile, in determinati formati, an- DEL LIBRO gia è ormai assodato che la che a “lettori” macchinici. Con ciò è trasformato in dati, da analiz- “rivoluzione della stampa”, zare secondo determinati algoritmi. come suggerisce la storica americana della Rivoluzione francese Queste trasformazioni non sfidano soltanto la nostra fantasia sul Elizabeth Eisenstein, ha profondamente mutato la produzione, valore della conoscenza e sull’idea della “leggibilità del mondo” la rappresentazione e la circolazione del sapere. Nelle arti, negli sostenuta dal filosofo tedesco Hans Blumenberg, ma ci ricordano studi umanistici così come nelle scienze, il libro stampato è stato anche di riflettere sul ruolo del libro stampato in un ambiente di- lo strumento ufficiale della comunicazione scientifica per più di gitale. Quale futuro per il libro stampato? Che ruolo potrà o dovrà cinquecento anni. I libri sono oggetti individuali, pratici, maneg- avere? I cambiamenti di cui siamo testimoni ci stanno indicando gevoli, con una vita longeva, custodiscono ciò che noi pensiamo già nuove direzioni? Può il libro del futuro svolgere il ruolo di og- essere parte dell’intelligibilità del mondo. getto liminale condiviso anziché esclusivo che fu del libro di Gu- Come il filosofo e sociologo canadese Marshall McLuhan afferma, tenberg? Ciò darebbe la possibilità di integrare differenti culture, il libro ha facilitato l’individualismo moderno e il dominio della cul- pratiche e valori che si muovono nelle arti e nelle scienze. tura occidentale. McLuhan, inoltre, ci ricorda che siamo alla fine Questioni simili chiamano in causa la forma-libro in generale, ri- della galassia Gutenberg. Dall’avvento del World Wide Web negli volgendosi anche ai libri degli artisti, alla fotografia, alla cultura vi- anni Novanta, la profezia della morte del libro è stata ripetuta più siva e alla relazione tra il lavoro dell’artista e quello dello studioso. volte. Un workshop dove definire il ruolo e l’ontologia del libro, per ri- Non c’è dubbio che oggi siamo testimoni della dismissione di flettere sulla sua funzione nel mondo della ricerca coinvolgendo questo strumento cartaceo, di fronte all’avanzata delle pubblica- editori, stampatori e artisti che presenteranno una prospettiva zioni in formato digitale. Questo sviluppo è rafforzato da iniziative tanto pratica quanto teorica. Un lavoro ai confini delle discipline di carattere politico quali l’Open Access nelle scienze e negli studi per offrire una visione aggiornata sullo stato dell’oggetto-libro nel umanistici, così come nei nuovi modelli economici che smercia- conflitto aperto tra la carta e il digitale, la quantificazione e la nar- no e-book e tablet. Il cambiamento è così profondo da intaccare razione, i beni comuni e le merci. l’ontologia dei contenuti nel medium-libro. Mentre, per esempio, il contenuto di un libro stampato è diretto esclusivamente al letto- re umano, presupponendo che resti intelligibile per la sola mente C 13 1 3 7 8
LA LINEA D’OMBRA La prima edizione di Studio Roma ha in- trapreso l’indagine del terremoto, in particolare delle sue linee di frattura, contigue e al contempo spezzate, che seguono il precipi- tare di una crisi. Quest’anno indaghiamo la formazione di un altro tipo di linea, quella della separazione e della gerarchia, nelle sue estensioni e trasformazioni, tanto materiali quanto epistemiche. Imporre la distinzione tra esterno e interno è sempre stato l’atto con cui segnare il limite dell’impero, delle colonie, della sovranità nazionale. Dalla muraglia cinese al vallo di Adriano, dallo stretto sul Bosforo alla raya del 46° meridiano, dal vallo della Patagonia alle enclosure, dal filo spinato delle praterie alle 21 leghe del Be- nadir, confini immaginati hanno solcato i continenti per inventa- re comunità e proteggere appartenenze, linee fortificate si sono dispiegate tra dense popolazioni per imporre diritti proprietari e nuovi ordini di potere. Da sempre i confini hanno inciso la tela del mondo per segnare una differenza immediata, una distinzione tra due spazi contigui e incompatibili. Una linea si fa confine per rappresentare una conte- sa, annunciare un conflitto aperto e mostrare rapporti di forza tra entità disomogenee. Se già il confine fisico moderno presentava una complessità nella sua estensione e tipologia, quello attuale – globalizzato e mutato nella crisi – esprime un vero e proprio eser- cizio di differenziazione che penetra l’interno del territorio stesso in cui dimora. Uno strumento eterogeneo che attraversa i territori per captare il plusvalore prodotto dalla forma cooperativa messa a lavoro, ordinata all’interno di gerarchie – definite dall’alto ver- so il basso – secondo linee di genere, razza e classe allo scopo di governarla. Il confine, piuttosto che operare come semplice D Antica illustrazione scientifica (incisione su rame) raffigurante la costruzione di una meridiana, 1700
blocco dei flussi, funziona articolandoli, gestendoli temporal- plicazione e polisemia, diviene uno spazio interstiziale e ibrido ri- mente e spazialmente. Oltre la semplice distinzione territoriale spetto alle identità rigide della nazionalità. Le appartenenze fisse tra Stati, ormai del tutto erosa, è ora impossibile individuare e sono spiazzate per aprirsi alle contraddizioni, alle ambivalenze e comprendere gli attriti in termini di relazioni bilaterali, tantomeno alla conflittualità delle terre di confine che operano come un para- comparare identità fittizie. Al contempo, neanche lungo lo stesso digma dell’attraversamento, della circolazione, della mescolanza confine, metropolitano materiale e della resistenza. TUTTE LE FORME ASSUNTE o trans-nazionale, si dà Il metodo dell’indagine di Studio Roma è profondamente immer- DALL’ESERCIZIO DEL CONFINE SI SONO ADDOSSATE SU QUELLA uno sviluppo omogeneo so in questa ambiguità. Al contempo, usiamo la poliedricità della LINEA D’OMBRA CHE VIVE TRA IL in ogni suo punto, mentre linea d’ombra senza tralasciare il contesto della sua emergenza. NON-PIÙ DEL PRESENTE E IL NON- la sua percezione e i suoi Qui, confini immaginati e fortificati sono stati imposti per difen- ANCORA DELLO SPAZIO. QUELLA effetti sono sempre diffe- dere tratte della schiavitù e bloccare linee di mobilità, gestire le LINEA D’OMBRA IN CUI GIACE LA TRANSIZIONE IN CORSO. renti, se non antagonisti, capacità produttive dei corpi quanto dividerli secondo i classici su coloro che abitano un binomi della colonizzazione: un vero e proprio vocabolario delle lato oppure l’altro di esso. Il mondo – cielo, terra e mare – si è opposizioni che durante la modernità dell’Occidente si è anda- popolato di molte e nuove linee, aree di confine, frontiere del va- to implementando attraverso appropriazioni, imposizione della lore, arcipelaghi e corridoi della mobilità, enclave militarizzate e valorizzazione, mercificazione delle risorse e rappresentazione zone di eccezione, regioni transfrontaliere: il confine con la sua dell’alterità. I percorsi turbolenti creati dai migranti e la nuova cen- funzione di protezione, differenziazione e regolazione ha disfatto tralità assunta dalle periferie non marginali ci parlano di una dislo- la geografia degli atlanti noti per consegnarci la sua decisa spa- cazione del baricentro epistemico e della mutabilità dei rapporti zializzazione. di dominazione. Nel momento di proliferazione dei confini, non è Tutte le forme assunte dall’esercizio del confine si sono addos- più rilevante stabilire il lato forte e il corpo debole, ma intercet- sate su quella linea d’ombra che vive tra il non-più del presente tare la capacità di disarticolare le gerarchie e aprire nuovi varchi e il non-ancora dello spazio. Quella linea d’ombra in cui giace la di attraversamento, incrementare le tracce che ricompongono le transizione in corso. Non è detto che essa avvenga per rotture rotte della mobilità, individuare le trappole delle rappresentazioni drastiche e sovversioni dirompenti. Proprio per questo è ancor e dell’immaginario che segnano i corpi sulla prima fortificazione più necessario cogliere i mutamenti e le ambiguità dello spazio di un lungo viaggio di confini. per saper disegnare, approssimando, la cartografia dei nostri Allora è opportuno annotare le coordinate sul diario di bordo per movimenti al fine di indagare il contesto in cui si sta producendo e non perdersi lungo uno dei confini più antichi della rappresenta- forgiare un metodo, anche se orientativo e temporaneo, che sap- zione e uno dei più recenti delle istituzioni non nazionali. Meriç, pia fronteggiare l’ordine dei confini materiali quanto immateriali. fiume che scorre da Edirne al mare di Samotracia, segna adesso I corpi stessi sono attraversati da confini, da gerarchie che strap- il confine tra Grecia e Turchia, tra Unione Europea e il suo esterno, pano o moltiplicano le appartenenze. Il confine, nella sua molti- tra cittadini e “illegali”, tra...
DIBATTITO SANDRO MEZZADRA E BRETT NEILSON IL CONFINE Fare del confine un metodo, COME METODO vuol dire indagarlo come “strumento epistemico” per afferrare le trasformazioni, l’articolazione spaziale, la produzio- ne di sapere e le tensioni del nostro tempo. Come opera il confi- ne? Come funziona questa istituzione? Con le sue interferenze, dissonanze, continuità e discontinuità, interroga le pratiche che dividono quanto quelle che connettono, mette al centro i conflitti e afferma l’ambiguità come regola. Quando parliamo di confine, parliamo della sua capacità di articolare e gestire flussi tempo- ralmente e spazialmente. I confini, tanto materiali che attraver- sano le metropoli quanto immateriali che segnano i corpi, sono il motore di riconfigurazione e di moltiplicazione del lavoro vivo. Ne emerge un elemento capace di dare forma al mondo che cono- sciamo: essi sono produttivi della temporalità, dello spazio e dei saperi del nostro tempo. Della nostra esperienza e conoscenza del mondo. Il confine è allora un’istituzione poliedrica e flessibile, con le sue molteplici componenti giuridiche, sociali, linguistiche, culturali, economiche e simboliche. Indagare come il capitalismo produce confini nella soggettiva- zione, è un modo di produrre sapere. Come il confine, facendosi metodo, ci pone una questione epistemologica che ha a che fare con la produzione di sapere e con i limiti che in esso sono stati prodotti? Operazioni su una Ultra Large Container Ship, Porto del Pireo. Foto di Giorgio Grappi. D 9 1 3 8 14
WORKSHOP PHILIPPE SORMANI THE DE-MYSTIFIED WORLD AND THE PERMANENT CRISIS CROSSING BOUNDARIES, OF MODERNITY HAVE BECOME ONE LIVING RESEARCH: AND THE SAME IN POLITICIZED LIFE. ETNOGRAFIA, IT IS NO LONGER IMPORTANT ETNOMETODOLOGIA E WHERE THE LAWLESS SITES ARE, OR WHAT THEY ARE CALLED. SPERIMENTAZIONE FROM LAMPEDUSA TO BARI TO MILAN, Gli studi delle scienze sociali sulle pratiche scientifiche e di ri- THE CENTRI DI IDENTIFICAZIONE ED cerca hanno approfondito sia l’analisi che il lavoro sul confine, così come le forme ibride di collaborazione tra e attraverso le ESPULSIONE(CIE) CORRESPOND – discipline. Questo incontro è progettato come un workshop in- BEYOND THE MARE NOSTRUM – WITH terdisciplinare sull’ “attraversamento dei confini” nella ricerca THE LIBYAN INTERNMENT CAMPS IN sul campo, con una particolare attenzione per l’etnografia, l’et- MISRATAH, SABAH, AND KUFRAH, WHICH nometodologia e la sperimentazione. ARE CO-FINANCED Ci sono molteplici forme di etnografia che si rivolgono alla “vita BY THE ITALIANS AND THE EUROPEAN quotidiana”, quest’ultima rappresentata da qualsiasi cultura o contro-cultura. Sebbene questo fatto non sia nuovo, ci offre non- UNION. PRESERVATIONISTS AND dimeno l’opportunità di sottolineare la differenza tra l’evolversi ARCHEOLOGISTS PAY THEM NO HEED. di una situazione e i confini di una disciplina accademica come REFUGEES HAVE REPLACED THE OLD base della conoscenza, differenza che l’etnografia può richiama- CARAVANS, BUT THE DESERT REMAINS re all’attenzione. THE SAME. WHATEVER DIRECTION L’etnometodologia è stata introdotta da Harold Garfinkel negli ONE LOOKS, THERE ARE ONLY BUILDING anni Sessanta con l’intento di studiare i metodi utilizzati nella vita BLOCKS OF FORGETTING. quotidiana, metodi di ogni tipo impiegati in sinergia e cooperanti nella produzione situazionale di senso. Dei metodi si trasforma- PETER FRIEDL no, quindi, in fenomeni. Al tempo stesso, l’osservazione dei vari 10 1 3 8 14
modi e metodi incarnati della pratica sociale apre il campo alla riflessione – una riflessione legata al suo fenomeno. È in questo contesto che si pone la domanda circa la sperimen- tazione. Perché la sperimentazione? Il pragmatismo di John Dewey raccomandava la sperimentazione sia nella ricerca, sia nella politica. Cosa significa una “politica di sperimentazione” per una ricerca sul campo, secondo la versione etnografica o anche quella etnometodologica? Tale questione è al centro della riflessione sviluppata in questo workshop sull’ “attraversamento dei confini” tra discipline, arti e scienze – in situ e in vivo. D 10 1 3 8 14 Portolano di Angelino Dulcert, 1339
WORKSHOP eterotopi, che esistono cioè sebbene non ancora registrati o rico- nosciuti, ci porta a scavare nella costruzione del contemporaneo MARIA THEREZA ALVES, come rappresentazione univoca del reale, e trasformarla in un IAIN CHAMBERS, LIDIA CURTI cantiere per restituire un’immagine nel suo insieme più caotica e HISTORIES HIDDEN più inclusiva del presente. IN PLAIN SIGHT L’artista Maria Thereza Alves, insieme ai residenti dell’Istituto Svizzero e ai partecipanti di questo workshop provenienti da dif- Dall’arte, dalla letteratura, dal cinema il pensiero critico ha im- ferenti città europee, esplorerà, in particolare, la flora di Roma. parato l’importanza di esercitare lo sguardo da lontano e quello Prima dei vari restauri, il Colosseo è stato un paradiso naturali- ravvicinato. Dove le strade della Storia e delle storie si incrociano stico dove convivevano molteplici varietà di piante trasportate inesorabilmente. da persone o animali. Nel XIX secolo la botanica Elisabetta Fiorini L’obiettivo di questo workshop è esplorare le zone ambigue e Mazzanti arrivò a elencare ben 272 diverse specie. instabili che costituiscono i confini: limiti fisici o immateriali che Come sono arrivate le piante a Roma? Dove si trovano i grandi siti indicano il transito tra diversi territori di appartenenza e di cono- in cui la flora si accumula? Quali sono le specie non-autoctone e scenza. Per quanto flessibili possano risultare nella modernità, i quali varietà sono diventate così onnipresenti da essere percepite confini sono essenzialmente luoghi di autorità e delimitazione, sia come tali? Qual è la provenienza d’origine degli ingredienti utiliz- tra l’Europa e il mondo extra-europeo, sia tra le discipline e la loro zati nei piatti romani? Queste sono alcune domande che verran- rivendicazione sulla conoscenza. I confini cercano di contenere e no affrontate nei vari formati di Botanical Evidences of Movement, di separare, di definire la popolazione globale attraverso differen- Migration and Commerce: il tentativo di comprendere il modo di ze razziali e di genere. Allo stesso tempo, essi sono costantemen- osservare e ridefinire il paesaggio romano partendo dalle narra- te traditi dal passaggio continuo di corpi, storie, culture, linguaggi zioni ufficiali e da altre possibili. I partecipanti presenteranno al e saperi che rifiutano questo tipo di regole e di costrizioni. Un ri- pubblico le “prove” trovate e realizzate durante le giornate di wor- fiuto che apre una tensione paradossale: all’interno della moder- kshop. Genere, razza, nazione, cittadinanza, il Mediterraneo, il nità, accanto al desiderio di esercitare al meglio il controllo e lo confine,la necessità di ripensare gli archivi nella costruzione della sfruttamento tanto in termini economici che epistemici, si affer- memoria collettiva saranno invece alcuni dei temi che gli studiosi ma una spinta alle sue origini essenzialmente mobile e migrante. Iain Chambers e Lidia Curti indagheranno in Borderscapes: Mi- Histories Hidden in Plain Sight esplora i paradossi e le frizioni in- gration and the Hybridisation of Space and Time con il contributo terne alla modernità – in termini etici ed estetici – cercando di di storici, sociologi, registi, attivisti, musicisti, lavoratori di istitu- aprire spazi inattesi, e possibilità per la critica e per la pratica ar- zioni museali, educative e culturali. tistica. La comprensione di questi spazi che potremmo chiamare Maria Thereza Alves, untitled, 2014. Photo (inkjet print on paper), 60x45 cm. Cortesia dell'artista D 11 1 3 4 5 6 7 8 14
SAPERE La ricerca di Studio Roma NEL MEDIO-SUD è circostanziale e comu- ne, rimane nelle condizio- ni, fa parte di una situazione, è legata a un contesto. Il sapere così prodotto ci permette di essere intercettati e coinvolti in di- scussioni e opere di altri. La sua mise en scène necessita di pre- messe sociali: è in stretta dipendenza con strumenti, materiali e azioni. È indissociabile dall’ambiente in cui avviene: lo spazio è infatti materialità del tempo condiviso, il tempo cristallizzato del- la cooperazione. Lo sfondo emerge allora in primo piano dove si situano i processi dello scegliere e dell’usare strumenti, e come intreccio di rapporti; in altre parole, il pubblico senza il quale la conoscenza, semplicemente, non si dà. In tal modo, Studio Roma propone una prospettiva situata, per- mettendoci di superare la distinzione tra conoscenza e espe- rienza, tra la produzione di conoscenza e il fare esperienza. Al confine tra arte e scienza si sviluppa un duplice legame: tra la conoscenza e la pratica, tra la pratica e il contesto. Allo stesso tempo, la ricerca di Studio Roma è una ricerca di par- te. È una parzialità capace di mettere in questione lo sguardo e le gerarchie implicite dell’interrogare. Propone un punto di vista dove situare la pluralità delle dimensioni biografiche e culturali, e da cui osservare le asimmetrie fuggendo sia il pericolo di ro- manticizzare l’altro, sia di appropriarsi della visione e delle parole di coloro che non sono in una posizione di forza. Invece, si tratta di comprendere l’angolazione delle asimmetrie e di ogni speci- fica posizione. Un punto di vista parziale in tutte le sue forme, mai finito o integro, mai originale, sempre costruito e ricucito imperfettamente, e perciò capace di unirsi a un altro per vedere E Miltos Manetas, Medio Sud, 2012. Cortesia dell'artista
insieme senza pretendere di essere un altro. Una parzialità non e esperienze, che rifuggono la dipendenza o il vincolo all’ordine fine a sé stessa, ma diretta a inattesi collegamenti e aperture. epistemico del Nord. L’Europa allora, piuttosto che essere la Tutto questo è reso possibile da un posizionamento: è la parzia- somma di Stati nazione o la divisione tra distinte aree di egemo- lità, non l’universalità, la condizione di produzione del sapere. nia, è uno spazio frastagliato dove il Sud e il Nord continuamente Una connessione spaziale quanto parziale per una ricerca della si sovrappongono, lottano e coesistono l’uno dentro l’altro. traduzione. Qui i processi di selezione legati ai saperi e alla provenienza ge- Studio Roma si posiziona nel Medio-sud, terreno di mezzo del- ografica producono gerarchie forse anche più dure e efficaci di la traduzione dove Nord e Sud si contendono e si contrastano. quelle precedenti, dando La traduzione, lontano dall’essere un processo di omogeneiz- luogo a una sistematica SI SPIEGANO LINEE DI FUGA zazione e operazione di differenziazione geo-isti- CHE SOVVERTONO I RAPPORTI È LA PARZIALITÀ, DI SCALA ESISTENTI, CREANDO equivalenza, è un atto di tuzionale. In questo con- CONTINUAMENTE PRATICHE NON L’UNIVERSALITÀ, LA CONDIZIONE proiezione, di negozia- testo, la crescente impor- DI RESISTENZA ALL’ORDINE DI PRODUZIONE DEL SAPERE. zione che istituisce una tanza del Mediterraneo è NEOLIBERALE, SPERIMENTANDO UNA CONNESSIONE SPAZIALE relazione nello spazio attraversata dalla nuova FORME DI SOLIDARIETÀ, QUANTO PARZIALE PER UNA MUTUALISMO E PRODUZIONE dell’incommensurabilità. centralità del confine FONDATE SULL’USO. RICERCA DELLA TRADUZIONE. Come scrive l’artista Mil- orientale verso l’Eurasia, tos Manetas: «Nella parte occidentale del Nord sta nascendo un dove Italia, Grecia e Turchia in particolare, diventano il perno su nuovo Medio-sud. Il nuovo Medio-sud è già visibile in territori in cui costruire uno spazio di traduzione. Studio Roma vuole segui- trasformazione come la Grecia e l’Italia da Roma in giù». Il Me- re le tracce dei movimenti e le esperienze conflittuali che vivono dio-sud è dove i vettori che tramano il potere globale afferma- in questo Medio-sud, dove le trasformazioni indipendenti sono no un’espansione, giocata su diversi livelli di scala dove tutti, in continuamente sfidate nel conteso spazio europeo. modi diversi, sono coinvolti. Nel Medio-sud, il Nord si è radicato Studio Roma è allora un campo di forze posizionato non tanto in attraverso strategie di espropriazione e appropriazione, ma la una località fissa, piuttosto tra tensioni, risonanze, trasformazio- sua presenza e il suo operare non sono dati una volta per tutte ni, resistenze e complicità. Tutto risulta evidente quanto elusivo, sono onnipresenti. impenetrabile quanto esplorabile, estraneo e familiare allo stes- Allo stesso tempo, nel Medio-Sud si spiegano linee di fuga che so tempo: tale ambiguità è lo spazio in cui si posiziona il tradutto- sovvertono i rapporti di scala esistenti, creando continuamente re facendosi investire in pieno dalla differenza. pratiche di resistenza all’ordine neoliberale, sperimentando for- me di solidarietà, mutualismo e produzione fondate sull’uso. In breve, il Medio-sud è lo spazio dell’uso comune di competenze
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