STORIE CHE RACCONTANO LA TUA
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N. 45– maggio 2021 STORIE CHE RACCONTANO LA TUA XX Giornata Nazionale del Sollievo Domenica 30 maggio 2021 Domenica 30 maggio 2021, si celebrerà la XX Giornata Nazionale del Sollievo, istituita nel 2001 con direttiva del presidente del Consiglio dei Ministri per «promuovere e testimoniare, attraverso idonea informazione e tramite iniziative di sensibilizzazione e solidarietà, la cultura del sollievo dalla sofferenza fisica e morale in favore di tutti coloro che stanno ultimando il loro percorso vitale, non potendo giovarsi di cure destinate alla guarigione». Tre gli enti promotori della Giornata: la Fondazione Nazionale Gigi Ghirotti Onlus (impegnata sin dal 1975 per una cura più umana e rispettosa dei bisogni delle persone malate di tumore e dei loro familiari), il Ministero della Salute, la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome con il sostegno dell’Ufficio per la Pastorale della Salute della Conferenza Episcopale Italiana. La ASL Città di Torino, attraverso la testimonianza di Clelia.,dedica questa giornata a tutti i caregiver, a coloro che “accompagnano” perseveranti i malati nel fine vita. Afferma il direttore Generale della ASL Città di Torino “I caregiver, professionisti o familiari, sono Sostanza del nostro Sistema Sanitario e, come nella deposizione di Clelia, si raccontano senza perdersi in orpelli linguistici riuscendo a vivere anche con un po’ di leggerezza un percorso di dolore nella consapevolezza dell’importanza di ESSERE presenti in quel momento e di viverlo”. Buona lettura. 1- Loredana Masseria – SSS Qualità e Accreditamento Responsabile Social Media Aziendali
N. 45– maggio 2021 STORIE CHE RACCONTANO LA TUA Il caregiver Quando l’accompagnamento è un’opportunità Il caregiver è una persona con un compito preciso ed unico: prendersi cura di un malato. A volte è una scelta professionale, a volte è la vita che consegna questa mission non voluta, non cercata, ma comunque unica. Il periodo covid-19 in alcuni casi ha interrotto quel rapporto di accompagnamento e presa in carico del malato amplificando la sensazione di solitudine che non ha colpito solo il malato ma lo stesso caregiver disorientato dal non poter accudire. Clelia racconta la sua storia di caregiver come professionista prima e, della madre, malata di tumore, in questi ultimi due anni. E’ il racconto lucido di chi è del mestiere e ha le competenze per affrontare situazioni complesse. Ma quando c’è di mezzo un genitore, come cambia l’approccio assistenziale? Clelia, cosa significa essere caregiver parte emotiva che pensavo fosse sia come professionista sia come gestita e invece no. familiare? In realtà la stessa forza e la stessa “Io non ho avuto grosse difficoltà esperienza che ho applicato con i perché arrivo da una esperienza di 11 pazienti la applico nella gestione della anni presso una Fondazione e adesso mi mia mamma e trovo che sia funzionale occupo della mamma. Quindi conosco anche con lei”. tutte le procedure tecniche e assistenziali, ampiamente assorbite nel Quindi tu riesci ad essere empatica e periodo lavorativo, ma c’è una tutta la mantenere quel distacco emotivo che 2- Loredana Masseria – SSS Qualità e Accreditamento Responsabile Social Media Aziendali
N. 45– maggio 2021 STORIE CHE RACCONTANO LA TUA per un professionista è un modo per su ciò che si fa tutti i giorni. Io ho dato evitare il burn out? più valore alle cose che faccio “In realtà non ho mai avuto un distacco quotidianamente. emotivo con i pazienti, il classico velo Sono più concentrata e penso che che il protocollo ti impone per difenderti questo stare in un perimetro costringa da situazioni di burn out io non l’ho mai un po’ tutti a guardarsi dentro, a avuto. prendersi una pausa da quel procedere A distanza di tanti anni credo che il mio velocemente, ad ascoltare e approccio sia stato vincente. Nella reinventarsi. Io ad esempio ho malattia il paziente acquisisce un ricominciato a dipingere. E con mia sensibilità maggiore nel senso che madre abbiamo intenzione di fare un percepisce se tu fingi oppure no. quadro insieme, a quattro mani, sarà Il modus operandi che ho adottato è un free style, dove lei potrà fare quello semplice: li ho sempre trattati come che vorrà in una libera espressione. persone che erano oggettivamente in Quindi si, esperienza come opportunità difficoltà ma non diversi da me. e perché ho sempre pensato che E questa è stata una strategia efficace”. E con tua madre? “Non ho grossi problemi con mia madre perché per tanti anni ha lavorato COES delle Molinette e quindi è lucida, orientata, sa esattamente quello che le sta accadendo e di conseguenza non posso fingere. Quindi anche lei mi sta aiutando perché sappiamo di non poterci dire bugie. Sappiamo cos’ha, del suo tumore alle ovaie, sappiamo molto di ciò che è successo e siamo molto schiette. Lei ha voluto sapere tutto ed io ho assecondato questa richiesta”. Come avete affrontato il periodo rimanere accanto ad una persone nel covid? fine vita fosse un privilegio; malata o “Innanzitutto è stata un’opportunità. morente, ti dà la possibilità di cogliere e So che c’è tanta disperazione nelle prendere quelle sensazioni alle quali persone. Ma è un’opportunità perché diversamente non presteresti questo stare in certo quadro e non attenzione”. uscire ha significato concentrarsi molto 3- Loredana Masseria – SSS Qualità e Accreditamento Responsabile Social Media Aziendali
N. 45– maggio 2021 STORIE CHE RACCONTANO LA TUA La paura del caregiver è la paura di chi “sente” la possibilità che accada l’ineluttabile, cioè la possibilità della morte. La morte è un evento che per ognuno di noi è inevitabile e la malat- tia ci consegna la consapevolezza della nostra caducità. Esserne consapevoli permette di parlarne senza remore? “Ti racconto una aneddoto per far comprendere come affrontiamo il momento. L’ho portata in montagna, dove c’è l’aria buona. Un giorno dopo pranzo propone di andare sul dondolo a prendere un po’ di sole. Eravamo mano nella mano, con gli occhi chiusi verso il sole. Ad un certo punto suggerisco di tornare in casa perché il sole scaldava troppo. Mi giro e non dava segni di vita. Era già foglio di carta tutto il suo male, invece viola, la rianimo, arriva il 118, la di vomitare dopo la chemio.” salvano in ospedale. Adesso è tornata a casa, si è ripresa, Il caregiver vive il presente, l’Oggi, che zappa la terra e abbiamo parlato di quel significa essere consapevoli con la momento. Le ho detto che quello mente e con il corpo di cosa accade sarebbe stato un bel modo per morire: intorno. E il malato? mano nella mano, verso il sole caldo e lei ha risposto semplicemente che non “Parliamo, ha una premura di risolvere era pronta per morire. Si aggrappa alla della cose. Io non credo che occorra vita. necessariamente risolvere tutto. Adesso ci stiamo dedicando a tutte le Impegnarsi a comprendere il perché cose che non siamo riuscite a fare delle cose accadute. Perché? Le cose prima. Ci prepariamo per il mare. non bisogna dirsele per forza e le cose Piantiamo alberi: ho piantato un ulivo insolute possono rimanere anche per lei e quando non ci sarà più, lo vedrò sospese. Bisogna dire e fare solo ciò che crescere e sarà come se ci fosse un po’ si sente di dire e fare. di lei. Quando è arrivato il giorno di “radere il E poi le ho detto di scrivere tutto quello capo” mi ha telefonato per dirmi che che prova, le dico che così vomita su un voleva lo facessi io. Carico in macchina 4- Loredana Masseria – SSS Qualità e Accreditamento Responsabile Social Media Aziendali
N. 45– maggio 2021 STORIE CHE RACCONTANO LA TUA due bottiglie di champagne e vado da dico che avremmo conservato insieme i lei. Le dico che prima di tagliare i capelli miei e i suoi. Ho preso la scatola e li ho dovevamo brindare e ci beviamo due messi dentro. E’ stata una cosa bicchieri di champagne. meravigliosa. Quel giorno c’era le neve. Sono fiera, perché questo Decidiamo di mettere una sedia sulla accompagnamento è il giusto neve e di tagliarli fuori, all’aperto, i risarcimento per una donna che ha capelli. sofferto tantissimo quando era piccola Ho preso la macchinetta, e piano piano, e quindi questa è una fine degna, il mentre sorseggiavamo il nostro risarcimento maggiore. champagne, le rasavo il capo, così come Mia madre ha una forza incredibile. piano piano vedevo le ciocche bianche Non si lamenta, ha una grande fame di che cadevano sulla neve bianca. Bianco vita. su bianco. Io cantavo e lei diceva che Ha fatto amicizia con le altre pazienti ero una figlia straordinaria: sapeva che che fanno chemio, fanno dei lavoretti ne avrei combinata una delle mie. insieme. Si veste di colori e si piace di Vedevo i capelli bianchi sulla neve e ho più senza la parrucca”. pensato che non potevamo lasciarli lì. Allora mi sono ricordata della scatola Occhi lucidi ed è tutto. con i riccioli di quando sono nata. Le 5- Loredana Masseria – SSS Qualità e Accreditamento Responsabile Social Media Aziendali
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