Stefàno attacca la Raggi e spacca il M5S romano - L'Osservatore d'Italia

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Stefàno attacca la Raggi e
spacca il M5S romano

Dopo la secca bocciatura della politica e dei romani,
l’ipotesi “Raggi bis” viene impallinata da Enrico Stefàno,
uomo di spicco del MoVimento e della maggioranza capitolina.
«Prima di parlare di Raggi Bis Tris, secondo, terzo e quarto
mandato», attacca, «mi sarebbe piaciuto avviare una seria
riflessione interna per discutere di cosa a Roma ha funzionato
e cosa no, di quali e quanti errori sono stati commessi».
Basta «con i post trionfanti sull’ordinaria amministrazione,
col vittimismo, le manie di persecuzione e il            mito
dell’onestà». Della serie, c’eravamo tanto amati.

Pesa lo sfogo del Presidente della commissione alla Mobilità,
che secondo i bene informati avrebbe dovuto ricoprire il ruolo
di assessore ai trasporti al posto della Meleo e di Calabrese.
E ora rischia di spaccare la base e mandare in frantumi la
maggioranza, facendo saltare i piani della Sindaca. «Vi prego
di contestare quanto da me scritto nel merito, se possibile
argomentando», cioè, tradotto, non rispondete a vanvera o con
i insulti, consuetudine tipica dei militanti grillini quando
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vengono criticati.

Regola Terzo mandato. «Oggi c’è una regola nel MoVimento,
giusta o sbagliata, ma c’è. Vogliamo aprire una riflessione su
questa regola? Sicuramente ce ne sarebbe bisogno», scrive
Stafàno, «sono d’accordo che debba essere rivista, non sono
una persona dogmatica ma assolutamente pratica. Ma non a dieci
mesi dalla tornata elettorale e quando si è coinvolti in prima
persona. Sindaci che proposero la stessa cosa qualche anno fa
furono cacciati dal MoVimento e accusati di poltronismo, mi
chiedo, cosa è cambiato oggi?».

Raggi bis. «Prima di parlare di Raggi Bis, Tris, secondo,
terzo e quarto mandato, mi sarebbe piaciuto avviare una seria
riflessione interna e un ampio dibattito per discutere di cosa
a Roma ha funzionato e cosa no, di quali e quanti errori sono
stati commessi (perché ne sono stati commessi) e come evitare
di ripeterli in futuro. Degli obiettivi raggiunti e quelli
mancati. Tanto per dirne una da oltre due anni siamo senza
Assessore ai Rifiuti. E, solo dopo questo percorso, decidere
di passare oltre i due mandati attraverso una sana votazione,
e ancora, soprattutto, scegliere il candidato sindaco
attraverso le famose “comunarie”. Perché possiamo anche
togliere il limite dei due mandati ma magari attraverso una
selezione e dibattito interno troviamo qualcun altro bravo da
valorizzare». Avrebbe «voluto mettere le idee al centro prima
delle persone. Fare un percorso “dal basso”, coinvolgendo chi
ha capacità e voglia. Che poi sono i principi dai quali è nato
il MoVimento. Siamo nati per rompere gli schemi», si sfoga,
«non per riproporre la brutta copia di quelli vecchi».

Sul merito. «Al di là degli errori», recita la nota, «che per
carità tutti abbiamo commesso, e del fatto, che va
riconosciuto a Virginia, di averci messo la faccia in
situazioni sicuramente difficili, quello che è mancato in
questi anni è stata una visione e idea di città, del ruolo al
quale vuole aspirare la Capitale di un Paese del G7. Ci
(ri)presentiamo ai cittadini con i post “trionfanti” di strade
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asfaltate, alberi potati, ceppi tagliati, panchine riparate e
roba simile? Ovvero l’ordinaria amministrazione? Ritengo
invece che dovremmo aspirare a ben altro e andare oltre. Come
la città di Roma vuole rispondere alle sfide che avremo
davanti in questi decenni, dai cambiamenti climatici alla
crisi economica, come colmare rapidamente il gap
infrastrutturale e tornare di nuovo ad essere competitivi e
creare lavoro. Di tutto questo non vi è assolutamente traccia
nel dibattito cittadino, va detto in tutti i partiti».

Basta col vittimismo. «Non se ne può più con questa retorica
del passato, con questo vittimismo, con le manie di
persecuzione. Basta con questo mito dell’onestà, mentre il
Presidente dell’Assemblea Capitolina sta a processo per
corruzione. Ora, un’ultima preghiera. Dopo questo mio post,
verrò tacciato nell’ordine di essere: Lombardiano, Renziano,
Rettiliano ecc. Vi pregherei, a chi non la pensa come me (ci
può stare non ritengo di avere la verità in tasca) di
contestare quanto da me scritto nel merito, se possibile
argomentando». E ancora: «molti di quelli che oggi sono stati
folgorati sulla via del “Raggi-Bis” e fanno un post al giorno
in suo sostegno con paragoni improbabili sono personaggi che
fino a l’altro ieri remavano contro e chiedevano la sua testa.
Mi chiedo quindi che credibilità possono avere queste persone
e soprattutto chi si vuole ricandidare supportato (almeno in
parte) da queste persone».

Lo sfogo non è passato inosservato ma rischia di ricordare
«quello di Pasquale Amitrano (alias Carlo Verdone) in Bianco
Rosso e Verdone (1981)», secondo il giornalista Giacomo Di
Stefano, «che durante il viaggio subisce angherie e
disavventure e infine sbotta con un monologo difficilmente
comprensibile», prima ancora di aprire una discussione
politica. L’accostamento appare azzeccato, infatti, oggi
Stefàno critica ma fino a ieri affermava che andava tutto
bene, madama la marchesa, adesso si scaglia contro i «post
trionfalistici», quando egli stesso ha inondato la sua bacheca
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con messaggi di quel tipo. Come la mettiamo? «Stefàno arriva a
scoppio ritardato sulla Sindaca», afferma il dem. Stefano
Pedica, «dopo cinque anni si accorge dei suoi disastri».
«Qualunque siano le ragioni alla base dell’atto accusatorio (e
auto accusatorio) una cosa è certa: non gli si può dare
torto», affonda la deputata azzurra Annagrazia Calabria. «Pur
di restare ai posti di comando», prosegue, «i grillini hanno
accettato di veder distruggere sotto i loro occhi la Capitale
d’Italia, negando l’evidenza di un Città ridotta ai minimi
termini. Se nel M5S ci fossero stati più onestà intellettuale,
più coraggio e più amore per Roma, la giunta Raggi non sarebbe
arrivata fino a questo punto. Dopo 5 anni tragici, le critiche
e le lacrime di coccodrillo grilline hanno il sapore di una
beffa».

Al netto degli elogi e critiche, il vero merito di Stefàno,
considerata anche la tempistica, è quello di aver rimesso in
discussioni gli accordi chiusi a tavolino nei piani alti del
MoVimento, costruiti intorno alla figura della Raggi e
consacrati da Luigi Di Maio in primis. E non è poco. Ora
bisognerà vedere quanto la sua posizioni pesi, nell’alveo
laziale, e quanto la base romana abbia recepito. Oggi si
chiude la votazione nella piattaforma Rousseau. Due i quesiti
posti: «Uno relativo alla modifica del mandato zero per i
consiglieri comunali», che, se approvato, consente la
ricandidatura della Raggi, «e uno relativo alle alleanze delle
liste del Movimento 5 Stelle a livello comunale con i partiti
tradizionali». Scrive il blog delle stelle.

Roma,                          sostenibilità
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ambientale e sociale: Poste
Italiane rafforza la flotta
green

105 autovetture, 180 motomezzi e 197
nuovi motocicli elettrici a tre ruote
ROMA – Salgono a oltre 480 i mezzi ecologici in forza nei 19
Centri di Recapito dai quali ogni giorno partono i
portalettere per la consegna di corrispondenza e pacchi ai
circa 3 milioni di abitanti della Capitale.

La flotta green romana è composta da 105 autovetture, 180
motomezzi e 197 nuovi motocicli elettrici a tre ruote. In
particolare nei contesti urbani, Poste Italiane sta puntando
molto nella fornitura dei nuovi tricicli poiché garantiscono
emissioni zero, maggiore capacità di carico, stabilità e
sicurezza.
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Alimentati elettricamente al 100%, infatti, hanno una potenza
di 4 kW che garantisce una velocità massima di 45km/h, in
linea con i limiti imposti dal codice della strada nei centri
abitati e sono dotati di un’autonomia energetica di circa 60
km, tale da permettere ai portalettere di consegnare la
corrispondenza e i pacchi giornalieri con una sola ricarica.

La particolare conformazione del veicolo a tre ruote, inoltre,
ne aumenta la stabilità e la sicurezza per il conducente e
permette l’installazione di uno speciale baule che aumenta la
quantità di pacchi e lettere trasportabili: fino a 270 litri,
contro i 76 dei motocicli tradizionali, caratteristica ancora
più importante visto il costante aumento dei pacchi da
consegnare grazie allo sviluppo importante dell’e-commerce.

“Ogni giorno abbiamo circa 33.500 mezzi che girano per il
paese – ha dichiarato Matteo Del Fante – per cui abbiamo molto
a cuore il tema della sostenibilità. Ci siamo dati l’obiettivo
di ridurre di circa il 40% le emissioni entro il 2022 passando
da circa l’11% di mezzi green ad oltre il 50%. Anche i nostri
nuovi Centri di Recapito – ha concluso Del Fante – sono
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pensati e realizzati in base a standard energetici di
altissimo livello”.

Il piano “green” di Poste Italiane è in linea con l’ESG – il
piano d’azione in materia di sostenibilità ambientale e
sociale approvato dal Consiglio di Amministrazione ad agosto
2018, che ha l’obiettivo di garantire la definizione degli
indirizzi del Gruppo con ricadute positive per tutto il
territorio.

Nemi, causa alla Germania per
i danni di guerra? Una strada
già   percorsa   inutilmente
dalla Grecia e da Fornelli

NEMI (RM) – Il sindaco di Nemi, la piccola cittadina
incastonata nel cuore del parco dei Castelli romani, ha
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recentemente annunciato di voler proporre una causa
risarcitoria nei confronti della Germania per i fatti che
videro le due navi di Caligola andate distrutte a causa di un
incendio avvenuto la notte tra il 31 maggio e il 1 giugno del
1944 ad opera, secondo quanto riportato nella relazione della
Commissione d’inchiesta del 21 luglio 1944, delle truppe
tedesche.

Una strada già percorsa inutilmente

Il video servizio trasmesso a Officina Stampa del 13/08/2020
Un’iniziativa, quella del primo cittadino nemese, che trova
già due precedenti nella recente storia: il sindaco di
Fornelli, cittadina in provincia di Isernia, ha già avviato
analoga procedura risarcitoria nei confronti della Germania
per i fatti del 4 ottobre 1943 dove il paese divenne teatro di
una strage nazista dove sei persone furono uccise per
rappresaglia dai tedeschi. E ancora più nota la richiesta
avanzata nel 2015 dalla Grecia nei confronti dello stato
tedesco per ottenere i danni di guerra.

Richieste queste con probabilità di successo uguale a zero
secondo il governo tedesco che ha ricordato il trattato sulla
risoluzione dei contenziosi con la Germania, noto come
“Trattato 2+4”, firmato nel settembre 1990 dalla Germania
occidentale e da quella orientale con le quattro potenze
vincitrici (Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione
Sovietica) due mesi prima della riunificazione tedesca.

Il presidente dell’ANPI di Nemi Prof. Vairo Canterani e il
Consigliere comunale di “Ricomincio da Nemi” Carlo Cortuso a
Officina Stampa del 13/08/2020 per commentare l’iniziativa del
sindaco e i fatti storici relativi l’incendio delle navi di
Caligola avvenuto nel 1944
 I quattro vincitori rinunciavano infatti ad ogni pretesa di
risarcimento nei confronti della Germania. Il documento era
stato approvato anche da altri Paesi, tra cui la Italia e
Grecia. Secondo Berlino, dunque questo trattato sgombera il
campo da ogni pretesa di risarcimento nei confronti della
Germania per i danni relativi alla Seconda guerra mondiale.

I fatti storici
Il video documentario con la ricostruzione storica trasmesso a
Officina Stampa del 13/08/2020
Nel gennaio del 1944 inizia l’avanzata delle forze alleate
verso Roma per liberarla dall’occupazione tedesca. E dopo mesi
di combattimenti, il 18 maggio con la caduta di Cassino viene
definitivamente sfondata la linea Gustav, che passava a sud
della Capitale, costringendo così le truppe di Hitler ad
arretrare.

I tedeschi rimasero quindi intrappolati nella morsa delle
forze alleate che da Cassino procedevano verso nord in
direzione di Roma e di quelle sbarcate ad Anzio che
intercettarono la ritirata tedesca.

L’attacco principale venne sferrato verso i Colli Albani e
verso Velletri, occupata qualche giorno dopo, mentre Alexander
aveva ordinato di tagliare la ritirata nemica sulla via
Casilina puntando in forze su Valmontone. Clark invece preferì
puntare direttamente su Roma, e Valmontone fu presa solo il 2
giugno, dopo che i tedeschi avevano completato il
ripiegamento.

Le Armate alleate potevano ora avviarsi ora verso la Capitale:
l’VIII° armata per la via Casilina e la V° lungo la via Appia.
E in questo quadro generale la notte tra il 27 e il 28 maggio
del 1944 al Museo delle Navi di Nemi si presentava il
comandante del 163° Gruppo Antiaereo Motorizzato tedesco che
ordinava ai custodi e alle loro famiglie di sgomberare
immediatamente il Museo dove poi si stanziarono i soldati
tedeschi. Venne quindi posizionata una batteria di 4 cannoni
accanto all’edificio fra le rovine del tempio di Diana. Iniziò
il cannoneggiamento sulle truppe alleate che però riuscirono
presto a individuare la batteria tedesca.

Così tra il 29 e il 30 maggio 4 granate alleate caddero
davanti il capannone che custodiva la seconda nave di Caligola
fracassando i vetri della facciata e un gran numero di porte e
finestre oltre a mettere fuori uso uno dei cannoni tedeschi e
provocando il ferimento di molti militari della Wermacht. La
mattina del 31 maggio, poi, il sito venne bombardato
dall’aviazione alleata senza però subire danni o incendi come
testimoniato da Giacomo Cinelli uno dei custodi del Museo.

La sera dello stesso giorno tra le 19:50 e le 20:15 seguì un
furioso cannoneggiamento alleato che, sempre secondo la
testimonianza del custode, non provocò nessun incendio.

Giacomo Cinelli racconta poi che verso le 21.20 di quel 31
maggio 1944, dopo un’ora dal bombardamento alleato, avrebbe
visto un lume girare all’interno del Museo e dopo 40 minuti
verso le 22 divampare l’incendio che trasformò la struttura in
un vero e proprio braciere distruggendo per sempre le due navi
custodite all’interno.

La Commissione istituita per accertare le circostanze e le
cause dell’incendio nella relazione del 21 luglio 1944
conclude scrivendo: “Pur tenuto conto delle circostanze che le
indagini sono rimaste per forza unilaterali, nella
impossibilità di interrogare i soldati germanici della
batteria che si installò presso il Museo dal 28 maggio a tutto
il 1 giugno del 1944. Si può concludere che, con ogni
verisimiglianza, l’incendio che distrusse le due navi fu
causato da un atto di volontà da parte dei soldati germanici
che si trovavano nel Museo la sera del 31 maggio 1944”.

Anguillara Sabazia, elezioni:
Michele Cardone ufficializza
la candidatura a sindaco
“Mi candido con un progetto civico
e di centrosinistra per cambiare la
città che amo”
Michele Cardone ha ufficializzato la sua candidatura a sindaco
di Anguillara. A sostenerlo una coalizione di centrosinistra,
composta dal Partito Democratico, da Italia Viva e una serie
di associazioni e figure del mondo civico che da anni e con
successo operano in città: “Mi candido sindaco di Anguillara –
dice Cardone – per cambiare la città che più amo. Abbiamo
obiettivi chiari, frutto della nostra conoscenza del
territorio, di metodo e analisi delle esigenze dei cittadini.
Vogliamo risollevare Anguillara, scuoterla dal torpore e dalla
sfiducia, proteggere e valorizzare la nostra città, al fine di
generare valori e benessere”.
Proprio in queste ore il candidato Sindaco con la sua squadra
stanno quadrando il grande interesse espresso attorno alla sua
candidatura, percepita da molti mondi, anche nuovi alla
politica tradizionale, come di reale cambiamento, mettendo a
punto le liste che correranno con lui alla prossima tornata di
Settembre.
“Il nostro desiderio – prosegue il candidato sindaco di
centrosinistra – è alimentare la partecipazione di tutti.
Ascoltando tutti, dalla periferia al centro e dal centro alla
periferia, mettendoci a disposizione, dando risposte chiare su
problemi urgenti, dalla tutela delle strutture scolastiche,
alla gestione delle emergenze attuali e su visioni di medio e
lungo periodo”.
L’obiettivo è quello di lanciare una sfida positiva a tutta la
città, conclude il candidato primo cittadino: “Possiamo e
dobbiamo vivere in un ambiente più sano, organizzato, più
sicuro e ricco. Vogliamo un luogo in cui tutte le scelte di
sviluppo siano sostenibili. C’è tanto lavoro da fare!
Rendiamolo insieme stimolante!”
Cardone lancia dunque una sfida di reale cambiamento, che non
sarà un salto nel buio in nome del nuovissimo fine a stesso,
né un elenco di roboanti promesse vuote e neanche un asfittico
elenco manutentivo: “Nei prossimi giorni vi presenterò
l’intera squadra e i punti programmatici che abbiamo studiato
con impegno e professionalità. Abbiamo scelto di vivere in
questo luogo, rendiamolo insieme un posto più bello”.
Modena, torna                      il      Festival
della Fiaba

MODENA – Narrazioni in voce semplice di fiabe della
tradizione, spettacoli, performance, oltre a conferenze,
concerti e momenti dedicati al gusto e altro ancora: tanti gli
appuntamenti ideati ad hoc in programma per la settima
edizione del Festival della Fiaba, da venerdì 11 a domenica 13
settembre presso il circolo culturale Filatoio e in varie
location nel Quartiere adiacente al Museo casa Enzo Ferrari,
vicino al centro storico di Modena.

Torna la manifestazione unica sul territorio nazionale per
originalità e target di riferimento, nata da un progetto di
Nicoletta Giberti, performer e regista teatrale che da anni
indaga attraverso linguaggi eterogenei il genere “Fiaba” con
uno sguardo ampio e profondo.

Tema caratterizzante di questa settima edizione sarà la Baba
Jaga, ovvero la “Grande Madre”, declinata e indagata da
scrittori, professori e pensatori in diversi aspetti e
sfumature, in particolare nell’ambito di un ciclo di
conferenze dedicate, che si svolgeranno a ingresso gratuito
ogni sera presso lo spazio ProgettoLavoratorio, nel rispetto
delle normative vigenti.

Tra le altre, venerdì 11 settembre sarà protagonista Amanda
Louise Michel Azzurra, fondatrice de “Il cammino di Sofia”, un
percorso di crescita attraverso il viaggio nella “Grande Madre
Terra”, che terrà una conferenza dal titolo: “La Grande Madre
e il potere del Femminile”. Sabato 12 sarà la volta di “AMAM:
un viaggio alle origini del ventre”, a cura di Battistina
Casula ed Elena Annovi, mentre domenica 13 Alessandra Cussini
tratterà de “La Casina delle storie, un luogo di deposizione.
Il vuoto della perdita, la memoria, la custodia. Dove si mette
ciò che resta?”.

Anche quest’anno le fiabe di una volta saranno le protagoniste
assolute del Festival a loro dedicato. Narrate in voce
semplice dal gruppo narratori 2020 in vari luoghi della
manifestazione ogni ora e mezza circa – per una capienza che
varierà a seconda degli spazi per mantenere la distanza nel
rispetto delle norme anti Covid – saranno quelle della
tradizione tedesca, norvegese e russa. Vassilissa la Bellaad
esempio – Fiaba di riferimento dell’edizione 2020 – sarà
narrata tre volte ogni sera presso la stanza 22 dell’Hotel La
Pace, una delle location della settima edizione del Festival,
in cui ogni evento sarà in dialogo con lo spazio che lo
ospita. A ospitare gli appuntamenti della manifestazione
saranno anche l’Atelier di Andrea Cappucci, la liuteria di
Michele Notari, Spazio Loom coworking di Laura
Turrini,Veronesi Italia-Ron Varadero – dove si importa il Rum
– StART60, civico 51, l’Officina di restauro di auto e moto
d’epoca El Grippo – Il Capanno, la cooperativa di servizi
tecnici per lo spettacolo Tempi tecnici, la falegnameria
d’arte Tempo di Recupero e la palestra La Tigre bianca.

Tra gli spettacoli – con un biglietto dal costo variabile e
prenotazione obbligatoria – da non perdere AMAM, ovvero madre
al contrario. Un percorso di ricerca archeologico-musicale
legato al culto della Dea Madre e alla vibrazione del divino
femminile che scaturisce dalla Terra. Il progetto nasce con
l’intento di relazionare il corpo – attraverso la danza di
Elena Annovi – alla musica, musica generata da strumenti in
argilla e dal suono scritto da Manuel Attanasio, per
restituire una “vibrazione” che connette il passato con il
presente nella visione di Battistina Casula, che ne scrive la
regia attingendo ai suoi studi di archeologia. Il progetto è
stato creato in Sardegna attraverso una lunga ricerca nei siti
archeologici di dodici Domus de Janas sparse in tutta l’isola.

Altro importante appuntamento sarà con il progetto di
narrazione Frankenstein, ossia il Prometeo moderno, a cura di
Cajka Teatro d’Avanguardia, con la regia di Riccardo Palmieri.
La madre – creatrice e generatrice di vita – si fa da parte e
lascia spazio alla volontà dell’uomo di sconfiggere la natura
e le leggi che la governano. Una donna, Mary Shelley, che
nella sua proposta (che oggi sarebbe definita “distopica”)
rinuncia al ruolo di creatrice della vita immaginando di poter
essere sostituita dalla scienza (all’epoca ambito unicamente
maschile).

La musica sarà invece protagonista nel concerto a due di
Valentina Lugli e Alessandra Fogliani, che si esibiranno in
“Voci della Grande Madre”: una suggestione musicale che
ripercorre la fiaba di Vassilissa e la Baba Jaga attraverso la
rivisitazione di brani tratti dalle artiste donne
contemporanee.

“Ci è stato detto che la Grande Madre ha le sembianze di una
vecchia, talmente brutta che come avrei potuto osare
rappresentarla? Ho quindi scelto di evocarla, non limitandomi
a un quadro unico ma affrontando la tematica attraverso un
ciclo di opere che cercano di raccontarla, alle volte con
ironia, altre con stupore”, spiega l’artista Stefania Gagliano
(Stella), che ha anche realizzato l’immagine simbolo del
Festival 2020 ed esporrà una personale sul tema nell’ambito
della manifestazione. “Sono tele inchiodate al muro, come
faccio di solito. Carboncino e creta la tecnica: una ricerca
di nero su nero che mi permetta di andare a scavare sempre più
in profondità”.

Alla Caffetteria del Filatoio si potranno poi gustare cose
buone da mangiare, attendendo il proprio turno per andare ad
ascoltare una fiaba e incontrandosi per scambiare parole,
pensieri e suggestioni. Nel Giardino del circolo, anima
pulsante del Festival, ci saranno anche la bottega di
Lu_Ghirò, attenta artigiana dell’antica arte del ricamo, e la
Casina di Alessandra Cussini, custode di un archivio
itinerante a cui far arrivare oggetti e memorie.

“Mai come quest’anno, dopo tutto quello che l’emergenza
sanitaria ha comportato – spiega Nicoletta Giberti, direttrice
artistica e ideatrice del Festival della Fiaba – abbiamo
bisogno di luce e bellezza, per aprire riflessioni personali e
collettive. La fiaba in questo senso viene in nostro soccorso:
con i suoi simboli che si ripetono dalle origini in tutto il
mondo ha un effetto vivificante, che aspira alla felicità,
all’impulso di essere esattamente chi si è, senza timori. Ora
più che mai abbiamo bisogno di questo tipo di speranza e
incoraggiamento”.
Ecco allora un Festival unico su tutto il territorio
nazionale, che ricrea quello che un tempo veniva definito
“focolare”, celebrando il rito della narrazione e
predisponendo i suoi visitatori a uno stato di ascolto, perché
le fiabe mettono in scena da sempre la stessa storia:
l’identificazione del sé. Ogni volta che una fiaba della
tradizione viene raccontata, qualcosa di prezioso viene
condiviso e compreso da tutti in un’epifania personale e
collettiva.

Il Festival della Fiaba gode del Patrocinio della Regione
Emilia Romagna e del Comune di Modena, oltre che
dell’Università di Bologna, dipartimento di Scienze
dell’Educazione.
Ragusa, ancora 64 migranti
con   coronavirus.    Razza:
“Pesanti sottovalutazioni da
parte di Roma”

“Ho appena appreso dai sanitari dell’Asp di Ragusa che a
Pozzallo altri 64 migranti ospiti dell’hotspot sono risultati
positivi al Coronavirus. Tutto questo in un solo giorno! Spero
che adesso si capisca perché da mesi parliamo della necessità
di un protocollo sanitario e di pesanti sottovalutazioni da
parte di Roma”. Lo rende noto l’assessore alla Salute della
Regione Sicilia, Ruggero Razza.

“Le (non) decisioni adottate – aggiunge Razza – stanno
contribuendo drasticamente al contagio continuo dei migranti
tra loro con pesanti ripercussioni in termini di sicurezza”.
Spero che ora tutti comprendano che nessuno ha mai voluto
strumentalizzare alcunché: semmai si sta verificando
semplicemente quello che avevamo rappresentato da subito alle
autorità competenti. Basta. La Sicilia non lo merita!”

34   esimo    Rapporto    sul
Commercio Estero: l’Italia
nell’economia internazionale
Nel 2019 l’export italiano ha registrato una crescita del 2,3%
e la bilancia commerciale un saldo positivo di 53 miliardi di
euro. Nel 2020 le esportazioni italiane subiranno una brusca
frenata e chiuderanno l’anno in flessione del 12%, a prezzi
costanti, per poi crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel
2022, anno su anno.

È quanto emerge dalla XXXIV edizione del Rapporto sul
commercio        estero       L’Italia        nell’economia
internazionale realizzato dall’Agenzia ICE in collaborazione
con Prometeia, Istat, Fondazione Masi, Università Bocconi e
Politecnico di Milano. La ripresa degli scambi mondiali nel
2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti Asia, Cina in
testa. Lo studio è stato illustrato presso la sede dell’ICE,
alla presenza del Ministro degli Affari Esteri e della
Cooperazione    internazionale,     Luigi   Di   Maio;   del
Sottosegretario agli Affari Esteri e alla Cooperazione
Internazionale, Manlio Di Stefano; del Presidente di
Istat Gian Carlo Blangiardo e del Presidente dell’ICE, Carlo
Ferro. L’evento, aperto dal Ministro Di Maio, ha permesso di
approfondire le linee direttrici del rilancio economico del
nostro Paese a seguito degli effetti della pandemia ponendo
particolare attenzione ai settori dell’innovazione, e-
commerce, finanza al servizio dell’economia reale, sostegno
all’internazionalizzazione. “Sappiamo quanto l’economia
italiana abbia sofferto in questi mesi” -ha affermato il
Sottosegretario- “ecco perché durante la crisi Covid abbiamo
lavorato incessantemente guardando alla ripresa economica,
fino ad arrivare alla firma dell’ormai celebre Patto per
l’Export, lo scorso 8 giugno.”
Il Presidente dell’CE, Carlo Ferro, col ministro degli Esteri,
Luigi Di Maio, foto ICE
Il Sottosegretario Di Stefano si è inoltre soffermato sulla
recente acquisizione da parte del Ministero degli Affari
Esteri e della Cooperazione Internazionale delle competenze in
materia di commercio internazionale, che rendono la Farnesina
un interlocutore chiave nel sostegno al processo di
internazionalizzazione delle imprese, anche grazie alla sua
estesa Rete estera, composta da oltre 300 Sedi tra Ambasciate,
Consolati, Rappresentanze Permanenti e Istituti Italiani di
Cultura, alla quale si aggiungono i 78 Uffici di ICE Agenzia e
i 12 Uffici del Gruppo CDP-SACE-SIMEST. “Grazie a tale
riforma”, ha evidenziato Di Stefano “dal gennaio scorso le
aziende italiane trovano nella Farnesina un interlocutore
unico per le loro esigenze di tutela e promozione all’estero,
cui si affianca innanzitutto il supporto offerto da ICE
Agenzia quale braccio operativo delle politiche di promozione
commerciale”.

In conclusione del suo intervento, il Sottosegretario Di
Stefano ha sottolineato in particolare l’impegno del Patto per
l’Export per fornire alle imprese italiane gli strumenti
digitali a sostegno dell’export, quali i dirigenti temporanei
per l’export o la messa in opera di una nuova piattaforma
online dedicata agli strumenti per le imprese che costituirà
un “punto unico d’accesso” in cui le aziende potranno
informarsi e approfondire le numerose opportunità messe a
disposizione dalle Istituzioni italiane, ad ogni livello.

Il 2019
“Idati consuntivi confermano che nel 2019 l’export italiano
godeva di un ottimo stato di salute. Aveva terminato l’anno
con una crescita del 2,3% attestandosi a 476 miliardi di euro
e mantenuto la quota di mercato sul commercio mondiale stabile
al 2,84%. Un risultato importante perché ottenuto in un
periodo turbolento sui mercati mondiali, particolarmente per i
Paesi europei, stretti nella disputa commerciale USA-Cina,
pressati dai dazi americani su molti beni esportati
dall’Europa e confusi nell’incertezza su tempi e termini della
Brexit” – afferma Carlo Ferro, Presidente dell ICE.

La   crescita    ha   riguardato,     in   particolare,     il
settore farmaceutico (+25,6%), le bevande (+ 6,8%), i prodotti
del sistema moda (+ 6,2%), la metallurgia (+5,3%). Le vendite
all’estero di macchine e apparecchi meccanici non sono
cresciute (-0.5%) ma il settore continua a contribuire con
oltre 50 miliardi di euro alla formazione dell’avanzo
commerciale e “paga” la bolletta energetica italiana (-42
miliardi di euro). Dal punto di vista dei mercati, inoltre, la
crescita ha riguardato principalmente il Giappone (+19,7%)
anche grazie all’accordo di libero scambio con l’Unione
Europea in vigore da febbraio 2019 e la Svizzera (+16,6%), hub
di smistamento internazionale. Anche verso gli Stati Uniti
l’export italiano è cresciuto (+7,5%), nonostante i dazi
imposti a fine 2019 su alcune categorie di merci, per le quali
ICE ha reso immediatamente disponibile un piano straordinario
di supporto. Tra le Regioni italiane, la crescita più
sostenuta si è avuta per Toscana (+15,6%) e Lazio (+15,3%);
subito dopo vengono Molise (+11,7%) Puglia (+9,1%) e Campania
(+8,1%). Mentre Germania (12.2% sull’export totale italiano),
Francia (10.5%) e Stati Uniti (9.6%) sono rimasti i primi tre
mercati di sbocco. Macchinari (17.2%), moda (11,9%) e la
filiera agro-alimentare (9,1%) i tre settori che
contribuiscono maggiormente al nostro export. E Lombardia
(27%), Emilia-Romagna (14.1%) e Veneto (13.7%) sono le tre
regioni che esportano di più.

Il 2020
“Anche i primi due mesi del 2020 sono stati positivi per
l’export: +4.7% tendenziale, nonostante a febbraio fosse già
evidente il rallentamento dei flussi con la Cina. Istat ha
recentemente pubblicato le rilevazioni del periodo
gennaio–maggio 2020 che vedono l’export in caduta tendenziale
del 16%, sintomo evidente della pandemia globale, da una
parte. Dall’altra l’andamento congiunturale segna una crescita
del 35% da aprile a maggio: primo segno di ripresa delle
attività” – continua Ferro.

Ad aprile ICE stimava, su dati Prometeia, una flessione
dell’export italiano di beni – a prezzi costanti e
nell’ipotesi di stabilità della quota di mercato per paese di
destinazione – nell’ordine del 12% quest’anno, per poi
crescere del 7,4% nel 2021 e del 5,2% nel 2022, anno su anno.
In questo quadro, l’export del nostro Paese tornerà ai livelli
del 2019 solo nel 2022. Il Covid-19 segna infatti una brusca
frenata facendo “perdere” tre anni al percorso di crescita
dell’export italiano, che era in marcia dal 2010. Istat ha
previsto per il 2020 un calo del 13,9%, per beni e servizi e
la Commissione europea, sempre per beni e servizi, stima una
flessione del 13%. D’altra parte, la difficoltà di previsione
in questo scenario è evidente nell’ampiezza della forchetta
con cui il WTO stima la caduta degli scambi internazionali:
un range che va dal 12% al 35%.

La ripresa nel 2021: reazione e visione
Secondo lo studio ICE-Prometeia, la ripresa degli scambi
mondiali nel 2021 sarà guidata dall’aggregato degli Emergenti
Asia (+10,3% e +8,2% per l’import di manufatti rispettivamente
nel 2021 e 2022), Cina in testa. Il maggiore utilizzo dell’e-
commerce, in questi Paesi, potrebbe diventare strutturale,
agendo da volano per gli scambi, soprattutto nell’ambito dei
beni di consumo.

Dal punto di vista delle categorie merceologiche, i cali più
importanti nel 2020 sono previsti nei mezzi di trasporto, con
l’import mondiale di autoveicoli e moto in contrazione del 16%
a prezzi costanti e una domanda globale di cantieristica in
forte flessione (-12%). Il ridimensionamento potrà essere più
contenuto nei settori meno ciclici e favoriti nel paniere di
spesa associato all’emergenza, quali la chimica farmaceutica
(-9,6%), l’alimentare e bevande (-10,6%) – con una forte
contrazione della domanda del canale Ho.Re.Ca – e elettronica
ed elettrotecnica (- 10% circa).

“Più che ragionare sui numeri è ora importante orientare
l’azione combinando reazione e visione perché le sfide di oggi
si giocano in un contesto globale diverso dal passato.
Digitale, innovazione e sostenibilità sono le parole chiave
per rivolgersi alle nuove generazioni di consumatori globali.
Per rispondere all’urgenza del momento e rafforzare il
posizionamento strategico del Made in Italy sui mercati di
domani è quanto mai importante l’azione di supporto del
Sistema Paese.” – continua Ferro. “La risposta a questa sfida
collettiva, in aggiunta agli interventi sulla liquidità delle
imprese, è il Patto per l’Export voluto dal Ministro Di Maio e
come ICE siamo impegnati a supportare il MAECI nella sua
attuazione. Da aprile scorso i servizi di avvio all’export da
parte dei nostri 78 uffici esteri sono stati resi gratuiti per
le imprese fino a 100 addetti. Allo scoppio dell’emergenza
Covid abbiamo deciso l’offerta gratuita del primo modulo di
partecipazione a fiere estere per il 2020 e il 2021 e i
rimborsi alle imprese per gli oneri sostenuti per fiere estere
non      svolte”       –     continua        Ferro.      “Con
il Patto per l’Export abbiamo sottoscritto l’impegno in questo
percorso di ammodernamento e di servizio e acceleriamo ora con
una serie di azioni mirate tra cui: accordi con l’obiettivo
di portare le imprese italiane in 59 iniziative nei canali e-
commerce e della grande distribuzione offline to online in 28
Paesi nel mondo; il progetto Fiera Smart 365 che consentirà
alla manifestazione di vivere 365 giorni all’anno; la
formazione di 150 nuovi digital export manager; i progetti di
impiego della tecnologia blockchain per la tutela del Made in
Italy;” – continua Ferro. “Quest’edizione del Rapporto sul
Commercio estero, infine, presenta tre aree di focus collegate
a questa visione: e-commerce, Mezzogiorno e innovazione.
Le vendite on line costituiscono un mercato che si rivolge a
1.45 miliardi di consumatori nel mondo e cresce a ritmi del 9%
all’anno. È pertanto fondamentale l’accesso all’e-commerce per
le PMI. L’export delle regioni del Sud rappresenta solo il
10,3% dell’export nazionale e questo dato è sostanzialmente
fermo da 10 anni. Proponiamo quindi uno studio che quantifica
in 17 miliardi di euro il potenziale di export addizionale
dalle Regioni del Sud da cogliere nel breve termine e lo
declina per settore, mercato di destinazione e regione di
provenienza. Il focus sull’innovazione riconosce, infine,
l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo
sviluppo virtuoso di: finanziamento, innovazione e crescita
delle Start-up” – continua Ferro, che conclude: “Ecco, dunque,
i nuovi strumenti per reagire nella ripresa e riposizionare
con visione gli strumenti di marketing internazionale.
Superata l’emergenza, ne sono convinto, prevarrà l’eccellenza
del Made in Italy, prevarrà il riconoscimento della qualità
dei nostri prodotti, perché tutti nel mondo amano l’Italia,
ambiscono al suo stile di consumo e apprezzano il fascino
della combinazione di storia-cultura-territorio”.

Caronia, Dj trovata morta: si
cerca il figlio di 4 anni
Proseguono senza sosta le ricerche di Gioele, 4 anni, il
figlio di Viviana Parisi, 43 anni, la dj trovata morta a
Caronia che secondo gli investigatori era con lei nel bosco
dove è stata ritrovata. L’ipotesi più drammatica, fatta dagli
inquirenti, è che la donna potrebbe avere ucciso il figlio
seppellendolo nella zona prima di suicidarsi. Decine di
persone con unità cinofile stanno perlustrando le campagne.
“Fino ad oggi – spiegano i vigili del fuoco abbiamo
perlustrato più di 500 ettari con l’ausilio dei cani e dei
droni. È complicato perché si tratta di boschi e luoghi
impervi dove è difficile spostarsi”.

E’ di Viviana Parisi il cadavere trovato nei boschi attorno a
Caronia. La conferma è arrivata dalla fede che la donna aveva
al dito e dalle scarpe indossate. Il corpo è stato portato
via. Sarà eseguito sia l’esame del dna che l’autopsia.

Le speranze di ritrovare viva la 43enne originaria di Torino
che aveva fatto perdere le sue tracce insieme al figlio
Gioiele di 4 anni, sei giorni fa, si sono così infrante sul
quel cadavere scoperto nei boschi in provincia di Messina. Il
corpo, irriconoscibile e in stato di decomposizione, indossava
un paio di pantaloncini jeans, una maglietta e un paio di
scarpe bianche: una era al piede l’altra è stata trovata
vicino al cadavere che giaceva bocconi tra gli alberi di una
boscaglia non molto distante dal punto dell’autostrada A20 da
cui Viviana si è allontanata.

E uno degli indumenti sin da subito è stato riconosciuto dal
marito come uno di quelli che portava la piemontese, un primo
indizio che aveva spinto gli investigatori a ipotizzare che
fosse lei fin quando, dopo l’arrivo del medico legale, è
arrivata la conferma dalla fede nuziale. Per avere comunque la
certezza assoluta dell’identità si attende l’esame del dna.
Sara eseguita anche l’autopsia sul corpo. Nessuna segno invece
al momento che nella zona possa esserci anche il bambino.
Soccorritori e investigatori stanno setacciando i boschi ma
del piccolo Gioele non c’è alcuna traccia. Le ricerche sono
riprese con un massiccio impegno di uomini, mezzi e cani
molecolari che proseguiranno per tutta la notte.

L’area divisa per reticoli è di oltre 300 ettari. Le
esplorazioni si svilupperanno a partire dal punto in cui è
stato ritrovato il cadavere. In linea d’aria è a meno di un
chilometro dalla galleria Pizzo Turda nel quale Viviana ha
avuto il lieve incidente con il furgone degli impiegati di una
ditta di manutenzione. Secondo la ricostruzione degli operai,
che si sono subito fermati per deviare il traffico, la donna
avrebbe proseguito per un tratto e poi sarebbe scomparsa. I
vigli del fuoco hanno seguito le sue tracce per alcune
centinaia di metri. La logica avrebbe voluto che Parisi
imboccasse un varco sul lato destro della carreggiata. Invece,
la posizione del cadavere indica che abbia lasciato a piedi
l’autostrada scavalcando il guard rail a sinistra. Da qui si
sarebbe allontanata per alcune centinaia di metri prima di
trovare la morte nella boscaglia vicina. Gli operai sostengono
che era sola (altri dicono che fosse con il figlio). Resta da
capire a questo punto dove sia finito Gioele. “Mia moglie
durante il coronavirus stava male – aveva detto il marito di
Viviana anche lui dj – temeva sia per me che per il bimbo.
Siamo una coppia che è sempre stata vicina, lei è una mamma
speciale. Le dico di tornare a casa”. ” E ora alla memoria
tornano in mente le parole dell’ultimo post pubblicato dalla
dj sui social: “Non ho più niente ma pian piano se arrivano
alcune serate vorrei riprendermi il mio passato per andare
avanti con il presente e il futuro se Dio vuole, riprendere un
po’ la mia vita lavorativa per vivere, per ritornare nella
famiglia, per condividere di nuovo tutto, collaborare con il
mio compagno di viaggio che comunque da solo ha continuato a
lottare come si fa con tutto nella vita per il lavoro e la
quotidianità”.

Lutto nel mondo del teatro,
della Tv e del cinema: morta
Franca Valeri
E’ morta Franca Valeri. L’attrice, nata a Milano nel 1920,
aveva appena compiuto 100 anni il 31 luglio.   Si è spenta
intorno alle 7.40 nella sua casa di Roma.

Franca Valeri “si è spenta serenamente, nel sonno, circondata
dall’affetto di tutta la famiglia e degli amici. Ha conservato
la sua ironia fino all’ultimo, fino a pochi giorni fa: è stata
la sua chiave di vita fino alla fine”. Lo dice all’ANSA
Stefania Bonfadelli, la figlia di Franca Valeri.

Cent’anni fra ironia e classe, una vitalità e longevità
straordinarie, senza perdere il contatto col mondo e le sue
trasformazioni. Franca Valeri la prima vera voce femminile
autonoma della scena italiana, fin dal suo debutto nel 1948.
Ma anche le icone popolari della Signorina     Snobo della Sora
Cecioni. Un umorismo raffinato e una satira   capaci di sedurre
gli intellettuali e conquistare il pubblico   più popolare. Una
protagonista anche nella scrittura teatrale   e nella regia per
la lirica.

”Ogni volta che mi illudo d’incontrare quel signore che
ritengo sia il teatro, mi rendo conto di vivere la più bella
illusione della mia vita”, ha sempre dichiarato Franca Valeri
ed in questa illusione, in questo incontro è stato il segreto
della sua vitalità e della sua longevità, senza mai perdere il
contatto col mondo e le sue trasformazioni. L’attrice è morta
oggi a Roma, circondata dall’affetto della famiglia, a pochi
giorni dal centesimo compleanno, il 31 luglio.
Era nata a nel 1920 a Milano, di buona famiglia di origine
ebraica. Facile dire, di un’ artista che ha interpretato da
subito dopo la guerra i vizi, i mutamenti, le debolezze di una
società in grande trasformazione e poi decadenza, ricordando
che questa signora, colta, ironica, di gusto, è stata la prima
vera voce femminile autonoma della scena italiana, sin dal suo
debutto nel 1948. In ”Bugiarda no, reticente” poco prima dei
90 anni, aveva scritto ”La nostra generazione era preparata.
La preparazione non è solo forza fisica, ed è indubbio che noi
siamo più robusti dei giovani, l’esercizio è soprattutto di
genere morale”. Allora ancora saliva in scena e stava per
debuttare con una nuova commedia, ”Non tutto risolto”, mentre
si batteva pubblicamente e riusciva a far cancellare il
progetto di una discarica vicino a Villa Adriana.

E mentre tutti la ricordavano ancora come la Signorina Snob o
la Sora Cecioni, figure divenute icone popolari di strepitoso
successo e di cui a lungo si è sentita prigioniera, amava
sottolineare come a un certo punto avessero ”riconosciuto
Franca Valeri come scrittrice e autrice di vari libri e
commedie” e non più solo come attrice comica tv, tra l’altro
tradita sulle sue origini culturali dal proprio nome d’arte,
derivato dal raffinato poeta francese Paul Valery, ”perché mio
padre non voleva facessi teatro”, al posto dell’originale
Franca Maria Norsa. E infatti la sua grandezza è stata proprio
nella raffinatezza del suo umorismo, come della sua satira,
capace di sedurre gli intellettuali e assieme di conquistare
il pubblico pi popolare, in un percorso che nasce nel
dopoguerra e dal suo sodalizio con Vittorio Caprioli (poi
diventato suo marito) e Valerio Bonucci con cui diede vita nel
1951 ai ”Gobbi”, creatori di una rivista da camera intitolata
”Carnet des notes”, un nuovo modo di fare cabaret con mordente
satira della società italiana, che fu lanciata anche dal
travolgente successo ottenuto a Parigi. La sua carriera si
divide agli inizi, prima che arrivi l’impegno con la musica e
la lirica, tra teatro e cinema, che la rende nota con i vari
film di Caprioli (da ‘Leoni al sole’ a ‘Parigi o cara’) e in
particolare con ‘Il segno di Venere’ del 1955 di Dino Risi, in
cui sfoggia tutta la sua grinta teatrale, duettando con
l’antagonista Sordi e senza farsi mettere in ombra da Sophia
Loren. Ma a farle guadagnare un posto nell’antologia dei
caratteristi italiani è la straordinaria prova al fianco
sempre di Sordi ne ‘Il vedovo’ (1959) come poi ”Crimen’ di
Camerini nel 1960, anno in cui in teatro l Piccolo nella
‘Maria Brasca’ di Testori, e via via sarà anche in spettacoli
d’autore come ‘Fior di pisello’ di Bourdet, diretto da
Giuseppe Patroni Griffi, e ‘Gin Game’ di Coburn con Paolo
Stoppa. Presso il grande pubblico comunque lei resta legata ai
suoi personaggi femminili, maschere se si vuole ma non
macchiette e dotate di una loro sincera umanità.

La popolarità arriva con la radio e poi la tv dove divenne una
delle attrazioni dei varietà firmati da Antonello Falqui. E’
l’epoca della romana Sora Cecioni, pigra e di cattivo gusto
nella sua irruenza, lanciata da Studio Uno e diventata un
piccolo classico, assieme alla più sofisticata e milanese
Signorina Snob, che per la sua creatrice ”non era la figurina
di uno sketch, ma qualcosa di vero e vissuto in cui traspare
anche la tragedia dello snob, quella di non riuscire a
adeguarsi alla realtà che lo circonda”. In tv, più avanti,
prenderà anche parte ad alcune fiction, dalla sit-com con
Bramieri ‘Norma e Felice’ sino ancora nel 2000, ottantenne,
accanto a Nino Manfredi in ‘Linda, il brigadiere e…’ su Rai1.

Il suo sguardo ironico di interprete e testimone partecipe dei
cambiamenti della società italiana nella seconda metà del
secolo scorso troverà un momento alto di espressione quando,
dopo un esordio nel 1961 con ”Le catacombe”, pochade che
inverte i ruoli e rende sciocco e vanesio protagonista un
uomo, negli anni ’70 comincia a scrivere e interpretare
commedie proprie cui tiene moltissimo, da ‘Lina e il
cavaliere’ a ‘Meno storie’ o ‘Tosca e altre due’ (divenuta
anche film nel 2003) e ‘La vedova Socrate’ sino a ”Non tutto
risolto” del 2011 e ”Il cambio dei cavalli” del 2014 sulle
illusioni e ambiguità della vita indagando il rapporto e il
passaggio tra generazioni, che la vedono in scena sino a 94
anni a Spoleto col partner sodale Urbano Barberini e il
regista Giuseppe Marini, per il quale ha preso parte alle
impegnative ‘Serve’ di Genet con la Guarneri nel
2007, nonostante la lotta col male, il morbo di Parkinson, che
già la affliggeva. Nel frattempo, con la solita vitalità e
curiosità, aveva iniziato seriamente a darsi alla musica
appoggiata dal suo nuovo compagno, il musicista Maurizio
Rinaldi, sia come regista lirica, sia dando vita al concorso
‘Battistini’ per giovani cantanti. Del resto ricordava sempre
che la mamma le aveva insegnato a non festeggiare i compleanni
e a guardare invece sempre avanti, per lei sempre con la
voglia e la nostalgia del palcoscenico: ”Oggi sto qui a casa e
non nella mia casa naturale, il teatro. Non recito più e non
capisco quasi nemmeno il perché. Vorrei ancora ripagare
l’affetto della gente continuando a lavorare”, aveva detto non
molto tempo fa, rifiutando di autocelebrarsi, davanti al
pubblico o in un’intervista, con la sua eterna ottica
autoironica.

Anguillara Sabazia, tennis.
Finali   Replat  Open:  tra
organizzatori,    sportivi,
politici e sponsor tutte le
video interviste di Chiara
Rai

 #Anguillara #Tennis #FinaliReplatOpen – #ChiaraRai intervista
 #CarloZugarelli

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #BenedettaSensi

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020
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 #AnneSchaefer

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #MicheleCardone

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #AntonioFioroni
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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #EmilianoMinnucci

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #SergioManciuria

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #FabrizioGhera

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #FrancescoPizzorno

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Venerdì 7 agosto 2020

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 #RosarioAmodeo

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Sabato 8 agosto 2020

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 #Anguillara #Tennis #FinaliReplatOpen – #ChiaraRai intervista
 #SaverioPaoletti

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Sabato 8 agosto 2020

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 #AlessioAureli

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 Pubblicato da L'Osservatore d'Italia su Domenica 9 agosto
 2020

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Guidonia,       oggi       la
mobilitazione      cittadina
contro l’impianto TMB: gli ex
5 stelle Marco Cacciatore e
Claudio Zarro in prima linea
per dire no
GUIDONIA (RM) – Mobilitazione a Guidonia-Montecelio per dire
un «no al TMB dell’Inviolata», alla spalle della
megadiscarica, seconda solo a Malagrotta, nel cuore del Parco
Regionale Archeologico Naturale. «Il nostro territorio ha già
dato», attacca Claudio Zarro, organizzatore e consigliere
comunale, «c’è un’alta concentrazione di siti industriali e di
roghi tossici che minano l’ambiente». L’appuntamento è per
oggi pomeriggio, 7 agosto, alle ore 17.30 al Parco Giochi in
prossimità dello svincolo autostradale del comune, di fronte a
Bartolini. Con distanziamento fisico, ovviamente.

L’ Obiettivo è «dare un futuro sostenibile ai nostri figli, ai
nostri nipoti, la difesa della salute è trasversale», riprende
Zarro, «intendiamo sensibilizzare tutti i cittadini di
Guidonia e dei territori limitrofi». E cioè, il VI Municipio
di Roma e oltre, al di là della Tiburtina. «Dove insiste
un’altra discarica simile all’Inviolata e il TMB di Rocca
Cencia», fa eco il Comitato Spontaneo No TMB Guidonia, «coi
suoi miasmi nauseabondi, a soli 14 chilometri da qui. Non
siamo contrari alla chiusura del ciclo dei rifiuti, troviamo
assurdo che sia sempre il nostro quadrante a pagarne le
conseguenze. La salute prima di tutto». Tra l’altro c’è il
progetto di realizzare un impianto di Biogas a Lunghezza,
ancora più vicino, e un’altra discarica sotto Villa Adriana,
nel Comune di San Gregorio da Sassola. Per non parlare dei
fumi alla diossina che si levano quasi ogni giorno
dall’Albuccione, Salone e Salviati, tanto per gradire. «Basta,
si devono ficcare in testa che non siamo il territorio della
monnezza», risponde il Comitato, «occorre unire le forze.
Invitiamo a partecipare massicciamente al sit-in, l’aria che
respiriamo non ha confini, e a certificare la propria
contrarietà firmando la petizione online [cliccare qui]».

Dalla Pisana, arriva il sostegno di Marco Cacciatore,
Presidente della Commissione regionale sui Rifiuti, nettamente
contrario al Piano della gestione e raccolta della Regione
Lazio. «Parteciperò al sit-in di oggi», dichiara perentorio,
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