Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC

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Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC
Sostenibilità dei processi produttivi
             Anno acc. 2018/19

1° blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici
                Docente: Aurora Magni
Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC
Premessa

1. Perché un ingegnere gestionale deve
   occuparsi di sostenibilità?
2. In quali contesti professionali si troverà a
   misurarsi con questi argomenti?
3. Quali competenze gli saranno richieste?
Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC
1. Perché un ingegnere gestionale deve
      occuparsi di sostenibilità ambientale

• Perché le aziende hanno bisogno di
  competenze che le aiutino a gestire i vincoli di
  legge,
• perché la sostenibilità ambientale è un
  vantaggio competitivo per le imprese
Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC
Quali vantaggi?
1. riduzione costi imputabili alla correzione di
   comportamenti non-sostenibili (esempio:
   depurazione, gestione rifiuti…)
2. risparmio consumi (energia, acqua, materie prime,
   chimica…)
3. sviluppo nuovi prodotti/servizi,
   attribuzione valore ai prodotti e ai servizi proposti
   sul mercato
4. tutela/incremento reputazione /rapporto con gli
   stakeholders
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2. In quali contesti professionali si troverà a
             misurarsi con questi argomenti?
•   Progettazione, sviluppo prodotti, ReS,
•   Marketing,
•   Gestione risorse,
•   Supporto alla gestione di aspetti specifici
    (impianti energetici, depurazione)

                                                   Tecnologie
                                                     Digitali
                                                     Nuove
•   Controllo della supply chain e dei flussi
    produttivi
•   Logistica
•   Testing /controllo
•   Processi di certificazione/gestione evidenze
    documentali
•   Relazioni con gli stakeholders
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Premesso che…
.. la sostenibilità come obiettivo di un
   sistema produttivo necessita di definire il
   contesto e gli strumenti utili per realizzarla
   e misurarla quantitativamente.
                       e che
   ‘non posso valutare e cambiare ciò che
   non misuro’….
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3. Quali competenze?
• Capacità di raccogliere e interpretare dati per definire la realtà
  in cui l’azienda opera (vincoli e opportunità) e di immaginarne lo
  sviluppo futuro
• Conoscenza di materiali/processi
• Metodologia della ricerca (innovazione -procedure-standard…)
• Capacità di favorire il dialogo e la cooperazione tra aree/funzioni
  aziendali diverse e tra l’azienda, la sua fileira fornitori/clienti, gli
  ambiti della ricerca)
• Gestione di progetti di ricerca
• Gestione procedure /sistemi di certificazione
• Applicazione di strumenti di valutazione e validazione
• Comunicazione/reporting
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Il programma (di massima)
lezione   argomenti
  1       Scenario
  2       Motivazioni /macro strategie, Teorie della sostenibilità
          La specificità italiana
  3
  4       Sostenibilità d’impresa /indicatori
  5
  6       Circular economy
          Esemplificazioni: materiali e processi industriali
  7
  8       Chimica Green
  9       Il sistema delle certificazioni ambientali
  10      Strumenti per misurare l’impronta ambientale
  11      Sostenibilità sociale
          Nuovi modelli di business
  12      Gestione rifiuti
  13      Caso aziendale
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Il cambiamento climatico: ‘colpa
  nostra’ o fenomeno naturale?
Sostenibilità dei processi produttivi Anno acc. 2018/19 - 1 blocco tematico: lo scenario/i cambiamenti climatici - My LIUC
• https://www.internazionale.it/video/2015/02/
  09/il-riscaldamento-globale-spiegato-in-un-
  minuto
Cos’è il ciclo del carbonio
•   Il carbonio costituisce buona parte della massa solida degli organismi vegetali ed
    animali. Combinato con l’ossigeno sottoforma di CO2 (biossido di carbonio o
    anidride carbonica) è un gas inerte, inodore ed incolore, uno dei minori ma
    cruciali costituenti dell’atmosfera terrestre.
•   Il ciclo del carbonio si verifica nella biosfera, lo strato più basso della atmosfera, è
    spesso circa 10 km, ed è l’unico strato dove c’è la vita.
•   Gli uomini e gli animali inalano ossigeno dall’aria ed emettono CO2. Le piante
    invece, tramite la fotosintesi, utilizzano l’anidride carbonica dell’aria e la luce del
    sole per produrre energia e, come scarto, l’ossigeno, che viene rimesso in
    atmosfera.
•   La fotosintesi clorofilliana è il processo di costruzione della materia vegetale che
    immagazzina l’energia del sole in legami chimici.
    Grazie all’energia del sole, la molecola dell’anidride carbonica (CO2) viene scissa,
    l’ossigeno va all’aria e il carbonio si lega all’idrogeno e all’ossigeno dell’acqua,
    accumulando in questo legame energia.
•   La CO2 viene anche scambiata tra gli oceani e l’aria grazie alla fotosintesi degli
    organismi marini che utilizzano la CO2 disciolta nell’acqua.
Effetto serra naturale

• La superficie terrestre è circondata da atmosfera, idrosfera, litosfera e
  biosfera. Le interazioni di queste sfere con l’energia solare e con loro
  stesse producono cambiamenti climatici.
• Prima di raggiungere la superficie terrestre, la radiazione solare passa
  attraverso nuvole ed atmosfera, le quali riflettono, diffrangono, assorbono
  e trasmettono diverse quantità di energia. La superficie terrestre riflette
  parte della radiazione solare incidente ed assorbe la rimanente. Non
  appena la superficie terrestre assorbe questa energia, si riscalda e
  trasmette l’energia indietro nello spazio. Molti gas presenti naturalmente
  nell’atmosfera assorbono questa energia e la riemmettono nuovamente
  verso la superficie terrestre. Di conseguenza, calore che verrebbe perso
  nello spazio è intrappolato vicino alla superficie.
Tesi ‘naturaliste’
  Alterazioni climatiche hanno
  segnato la storia del nostro
  Pianeta
• Il Carnico, 228-216 mil di anni
  fa, fu caratterizzato da periodi
  di piogge intense seguiti da
  siccità che cambiarono gli
  ecosistemi (riscaldamento
  globale e aumento della CO2)
  favorendo la diffusione dei
  dinosauri
• L'ultimo periodo glaciale è
  iniziato nel Pleistocene circa
  110.000 anni fa e terminato
  poco meno di 10.000 anni fa.
CO₂ ed effetto serra antropogenico

• Si ritiene che le attività umane, soprattutto connesse all’uso di
  combustibile fossile, siano alla base dell’effetto serra alterato e
  del conseguente surriscaldamento del pianeta.
• Poiché la CO ₂ non è chimicamente attiva, le emissioni terrestri
  (incendi, processi industriali, gas di scarico di automobili etc.)
  tendono ad accumularsi nell’atmosfera, vengono immagazzinate
  negli Oceani (la CO ₂ è in grado di sciogliersi parzialmente in
  acqua) o immagazzinate nella biosfera terrestre.
• Già all’inizio del XIX secolo la concentrazione di CO ₂ atmosferica
  era cresciuta di circa il 25 %, oggi si stima che l'atmosfera della
  Terra contenga 700 miliardi di tonnellate di carbonio sotto forma
  di anidride carbonica e che gli oceani contengano circa 60 volte la
  quantità di C O ₂ che si trova nell'atmosfera.
Principali fonti della produzione di Gas serra

• La combustione di carburanti fossili (carbone, petrolio e gas
   naturale) dovute alla generazione di energia elettrica, ai
   trasporti, al settore civile e industriale(CO2);
• l’agricoltura (CH4) e i cambiamenti nelle destinazioni del suolo,
   come ad esempio la deforestazione (CO2);
• le discariche (CH4);
• l’uso di gas fluorurati e solventi
 CO2eq: la quantità di emissioni di tutti i gas serra equiparate,
   negli effetti di riscaldamento della Terra, alla CO2 secondo
   tabelle di conversione definite. L’effetto del metano CH4 per il
   riscaldamento della Terra è equiparabile a 21 volte quello
   della CO2, mentre quello del protossido di azoto N2O è
   equivalente a 310 volte quello della CO2.”
Origine delle emissioni (Fonte Ocse 2015)

OCSE: Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico
• 2013: IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change)
  lancia un allarme: se non si interverrà, entro fine secolo ci
  registrerà un incremento medio della temperatura di 4 gradi
  (già nel 2020 saremo + 1,3 gradi sopra i livelli preindustriali).
NB: Il calcolo previsionale può variare in funzione dei dati considerati ma la
  sintesi degli studi condotti da enti diversi mostra un quadro preoccupante.

• IPCC:     è il principale organismo internazionale per la valutazione dei
  cambiamenti climatici.
  E’stato istituito nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite,
  l’Organizzazione Metereologica Mondiale (WMO) ed il Programma delle
  Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento
  globale comparando ricerche e studi svolti sul tema da enti accreditati. I
  report elaborati sono alla base degli accordi tra la governance politica
  internazionale.
  Sito ufficiale: http://www.ipcc.ch/
•   Fonte IPCC 2013. Se non si interverrà con programmi di riduzione della CO2 a partire dal 2020
    (ipotesi indicata dalla linea blu) le temperature continueranno ad aumentare (previsione + 4 gradi
    Celsius)
• Fonte: Rapporto 2013 IPCC
L’aumento delle temperature nel 2100,
             previsioni in gradi centigradi.
4.5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5

Obiettivo              Se si            Senza   Se non si
accordi Parigi         rispettano gli   USA     prende alcuna
                       impegni presi            misura

Fonte: Climate interactive, Bbc
Le conseguenze del’incremento della
temperatura del Pianeta
Scioglimento dei ghiacciai (1)
Il permagelo dell’Artico trattiene 1.800 miliardi di tonn di carbonio (più
    del doppio di quanto presente nell’atmosfera terrestre) . Lo
    scioglimento dei ghiacci può liberarlo sotto forma di gas serra (34
    volte più potente della CO₂)
• Alte maree/inondazioni
• Perdita di patrimonio boschivo = meno capacità di rielaborare CO ₂
    che aumenterà
• Perdita di biodiversità e fauna tipica
Scioglimento dei ghiacciai (2)

Epidemie climatiche: nel ghiaccio sono intrappolati agenti
    patogeni di epoche passate che potrebbero tornare attivi
    (esempio: tracce di influenza spagnola che nel 1919 il 5% circa
    della popolazione mondiale sono state trovate in Alaska,
    batteri di vaiolo sono stati identificati in Siberia)
Il surriscaldamento può far evolvere batteri e vettori (es: zanzare,
    papataci..) e la globalizzazione ne favorisce la migrazione. Nel
    2050 la malaria potrà interessare oltre 5miliardi di persone.
Peggioramento qualità aria

Incremento CO₂
• Attualmente valutata in 400 PPM, nel 2050 può arrivare a 1000 PPM
• Effetti sulle persone: respirazione difficoltosa, riduzione capacità cognitive
Aumento di altri inquinanti (es. ozono)
Entro fine secolo 2 miliardi di persone respireranno aria che non rientra negli
   standard di sicurezza dell’Organizzazione mondiale della sanità
Aumento del particolato sottile dovuto ai combustibili fossili
Incremento morti per emissione di fumi durante gli incendi e per
   presenza di inquinanti nell’aria
Riduzione delle possibilità di ventilazione naturale (permanere
   dello smog sulle città con aggravamento delle malattie
   cardiorespiratorie
Qualche previsione ‘locale’

•Nord America: scioglimento ghiacciai e aumento ondate di calore nelle
grandi aree metropolitane,
•America Latina: scomparsa foresta amazzonica rimpiazzata dalla savana,
perdita di biodiversità, riduzione acqua accessibile.
• Europa: inondazioni, erosioni provocate da alluvioni e tempeste, scomparsa
ghiacciai, perdita biodiversità riduzione produzione di vegetali.
•Bacino del Mediterraneo: scarsità d’acqua e desertificazioni di superfici
sempre più estese con significativi impatti anche sull’agricoltura.
•Africa: siccità, scarsità d’acqua e degrado dei suoli potrebbero portare a una
perdita del 75% delle terre arabili non irrigate
•Asia: in Asia meridionale l’innalzamento del livello del mare colpirà l’habitat
del 40% della popolazione dell’area
•Artico: ritiro dei ghiacci polari e innalzamento delle temperature.

fonte: LegaAmbiente
Preoccupante stato di salute di mari e Oceani

• Acidificazione: è il nome dato alla decrescita del valore del pH
  oceanico, causato dalla assunzione di CO2 di origine antropica
  dall’ atmosfera che contamina le acque trasformandosi
  in acido carbonico (H2CO3). Gli effetti sulla qualità della vita
  nei fondali sono gravi. La contaminazione coinvolge la catena
  alimentare.
• Eutrofizzazione : alterazione provocata da eccessiva presenza
  di sostanze nutritive in un dato ambiente, in particolare una
  sovrabbondanza di nitrati e fosfati prodotti da detergenti e
  sostanze chimiche usate nei processi industriali (tessili e
  concia)
Plastica nei mari
• Secondo un rapporto del World Economic Forum (WEF) e della
  fondazione Ellen MacArthur, entro il 2050 gli oceani arriveranno a
  contenere più plastica che pesci in termini di peso, con enormi
  rischi per l'ecosistema mondiale. Uno studio dell'Imperial College
  di Londra ha inoltre stimato che entro quella data il 99% degli
  uccelli marini potrebbe avere dentro di sé residui di plastica.
Il problema delle microplastiche
un singolo lavaggio a macchina
può introdurre nell’acqua marina
  attraverso i suoi scarichi 700mila
micro frammenti di plastica .

  Microplastiche sono presenti
  anche nei detergenti e nei
  cosmetici
Consumo di materie prime

 2000             58 miliardi di tonnellate
 2015            105 miliardi di tonnellate
 2030            162 miliardi di tonnellate

Consumi materie prime, fonte: Seri, – Sustainable Europe Research Institute
Rifiuti

In media, ogni cittadino dell’UE consuma 16–17
tonnellate di materiali l’anno, una cifra che sale a 40–50
tonnellate a persona se si considerano i materiali
inutilizzati (sfidi di lavorazione, parti del materiale non
utilizzabili etc.)
Pacchetto economia circolare UE (aprile 2018):
portare il riciclo dei rifiuti solidi urbani e commerciali al
65% entro il 2035 e ridurre al 10% lo smaltimento in
discarica (due target intermedi del 55% al 2025 e 60%
al 2030).
Clima/Conflitti sociali
• Fenomeni come siccità, incendi, inondazioni, perdita di aree coltivabili
  spingono fasce di popolazione a lasciare i propri insediamenti
• Ad ogni grado di temperatura in più la probabilità di conflitti armati
  aumenta del 10 al 20% (M.Burke, S.Hsiang)
• 2017: numero profughi nel mondo accertati: 65 milioni, previsti entro il
  2015 200/250 milioni (50 mil dalla sola Africa) Fonte: Unef
Rapporto Unicef 2015

• Oltre mezzo miliardo di minori vive in aree a rischio
  inondazioni e altri 160 milioni sono esposti ad altissimi
  livelli di siccità.
• Il cambiamento climatico significa un aumento della siccità,
  più inondazioni. A rischiare di più sono i bambini che vivono
  in condizioni di estrema povertà, per i quali malnutrizione,
  malaria e diarrea sono già la principale causa di morte.
Meno cibo, più conflitti
• Aumento della popolazione mondiale (8,5 miliardi attesi nel
  2030, 9,8 nel 2050,11 nel 2100),
• aumento dei consumi anche grazie al miglioramento della
  qualità della vita in aree del mondo prima escluse dal
  mercato,
• riduzione delle aree coltivabili,
• maggior esposizione delle colture all’imprevedibilità del clima
  quando non a catastrofi,
• acidificazione degli Oceani e moria di pesci e crostacei,
  renderanno insufficienti le materie prime necessarie a
  soddisfare i bisogni primari di vaste aree di popolazione.
• Aumenteranno povertà e disuguaglianze.
• I paesi più vulnerabili hanno meno capacità di
  proteggersi. Sono anche quelli che meno
  contribuiscono alle emissioni globali di gas serra. In
  assenza di provvedimenti, saranno loro a pagare un
  alto prezzo per le azioni altrui
  Kofi Annan (2007)
  I paesi occidentali che si sono arricchiti con lo
  sviluppo industriale basato sul carbonio devono
  rispettare l’impegno preso a Parigi per aiutare le
  nazioni più povere sia ad adattarsi ad una terra più
  calda, sia a ridurre le emissioni senza sacrificare la
  crescita necessaria per uscire dalla povertà
(The economist, 31/8/2018, pag. 38-40)
In tema di disuguaglianze molto resta da fare
Non è vero che si stava meglio quando si stava peggio
•  Negli ultimi 25 anni la quota di popolazione mondiale che soffre la fame è
  diminuita molto; l’incidenza della malnutrizione è scesa dal 19 all’11%, ma
  resta elevata nei paesi a basso reddito e in particolare fra i bambini sotto i 5
  anni e le donne incinte.
• In 56 su 94 paesi nel periodo 2007-2012 il reddito pro capite del 40% più
  povero della popolazione è cresciuto più della media.(Fonte: Banca Mondiale)
però
• Nel mondo 800 milioni di persone sono in una condizione di povertà
  estrema
• 60 milioni in condizione di schiavitù
• 400 milioni sono state colpite da calamità naturali nel 2016
• 700 milioni non hanno accesso ad acqua ulita
• L’1% della popolazione possiede il 50% della ricchezza totale
• Nel 2012, il 13% della popolazione mondiale viveva al di sotto della soglia
  di povertà fissata a livello internazionale a $1.90 al giorno: nel 1990 la
  percentuale era pari al 37%.
• “Sebbene il pianeta sia oggi immensamente più
  disuguale di quanto fosse trecento anni fa,
  nessuno potrebbe avanzare la bizzarra idea che
  si stesse meglio quando si stava tutti peggio. La
  palese assurdità di un tale paradosso
  balzerebbe agli occhi quando si considerasse,
  ad esempio, che nessun paese registra oggi una
  mortalità infantile pari a quella degli anni
  cinquanta del secolo scorso e che un bambino
  "che nasce oggi in Cina o in India (paesi che nel
  2005 contavano insieme più di un terzo della
  popolazione mondiale e quasi la metà di quella
  più povera) può aspettarsi di vivere
  rispettivamente per 73 e 64 anni“.
• La grande fuga (dalla povertà) necessita di
  conoscenza. Gli aiuti possono limitare la
  crescita se non esistono condizioni ambientali
  in grado di consentire alle persone di
  avvantaggiarsene (ambiente salubre, lotta alle
  malattie, scolarizzazione)
Cambiamenti sociali e problematiche ambientali alla
             base delle disuguaglianze

• Dal punto di vista quantitativo cresce nel mondo il ceto medio
  (entro il 2030 5 miliardi di persone contro i 2 miliardi attuali –
  previsione: Banca Mondiale) ma anche la forbice tra i più
  ricchi e i più poveri
• Con la crescita del ceto medio aumentano i consumi (acqua,
  materie prime, energia, rifiuti, inquinamento)
• La durata della vita umana si allunga e con essa i costi del
  welfare
• Le nuove tecnologie digitali (4.0) per quanto creino nuovi
  posti di lavoro generano disoccupazione nelle fasce
  professionalmente deboli
La scarsità di materie prime

• 2000-2010: consumi domestici di materie prime da
  48,7 miliardi di tonn a 71.
• Global Footprint Network: calcola la data in cui il
  consumo mondiale di risorse ha superato i volumi
  prodotti nel (Pianeta Earth overshoot day): nel 2017
  è stata il 2 agosto (nel 2000 era caduta il 4 ottobre).
• L’Italia consuma risorse paragonabili a 2 pianeti e
  mezzo, gli USA 5
L’economia della ciambella di KateRaworth: rappresentazione dello spazio
                    sicuro per gli abitanti del pianeta
Cosa si sta facendo/ si dovrebbe fare?
La governance mondiale discute di clima : le
                 tappe principali
•   1979. Prima Conferenza mondiale sul clima. Il mondo scientifico denuncia come le alterazioni
    in atto possono avere effetti di lungo periodo sull’uomo e l’ambiente. Si stabilisce di dar vita
    al World Climate Programme (WCP).
•   1987 Rapporto Brundltland. Definizione di sostenibilità: processo di consente il
    soddisfacimento dei propri bisongi senza compromettere la possibilità delle generazioni
    future di soddisfare i propri
•   1990. L’Intergovernmental Panel on Climate Change istituito nel 1988 (IPCC) pubblica il suo
    primo rapporto sul clima.
•   1992. Rio de Janeiro: Conferenza sull’Ambiente e sullo Sviluppo delle Nazioni Unite (Summit
    della Terra) con le delegazioni di 154 paesi. Si concluse con la Convenzione Quadro delle
    Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici. Agenda 21: responsabilità paesi industrializzati,
    riduzione delle emissioni di gas serra
•   1995 . Cop 1.Berlino 2^ rapporto IPCC sul clima. Si parla di processo irreversibile in atto.
•   1997. COP‐3 a Kyoto conclusosi con il Protocollo di Kyoto che prevede riduzioni legalmente
    vincolanti delle emissioni di gas serra(-5%) da realizzare fra il 2008 e il 2012. Fra i paesi non
    aderenti gli USA. Quote verdi. Il protocollo entra in vigore nel 2005
•   2000. COP 6 L’Aja. Si discute di crediti con cui i Paesi più industrializzati possono compensare
    le emissioni
•   2001. Cap 6, bis Bonn IPCC presenta il 3^ rapporto sul clima, Gli USA partecipano
•   2007. COP‐ 13 a Bali (presenti anche USA e Cina) Road Map sul dopo Kyoto in cui si
    riconosce la necessità di finanziare le nazioni in via di sviluppo per consentire loro
    di contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici.
•   2009. COP‐15 a Copenhagen. Accordo interlocutorio messo a punto da Stati Uniti e
    Cina, con il contributo di India, Brasile e Sud Africa, sostanzialmente accettato
    dall’Unione Europea che prevede di contenere di 2 gradi centigradi l’aumento
    della temperatura media del Pianeta e un impegno finanziario da parte dei Paesi
    industrializzati nei confronti delle nazioni più povere.
•   2010 COP‐16 a Cancun. Viene elaborato un "pacchetto di accordi" accettato da
    tutti i Paesi, grandi potenze incluse, con la sola esclusione della Bolivia. E’ un
    documento che non contiene impegni vincolanti o operativo. Una delle decisioni
    prese riguarda il Protocollo di Kyoto che dovrà continuare anche dopo la sua
    scadenza naturale del 2010. Gli impegni presi vanno inoltre nella direzione della
    diminuzione netta, entro il 2020, delle emissioni di Co2.
•   2015 COP 21, Parigi L’accordo prevede 0 emissioni di gas serra da raggiungere
    durante la seconda metà del XXI secolo. Le parti si impegnano a "proseguire gli
    sforzi per" limitare l'aumento della temperatura di 1,5 °C.
•   2017, COP 23 Bonn è stato riconosciuto che limitare la crescita della temperatura
    media globale ad un massimo di 2 gradi centigradi, entro la fine del secolo non è
    sufficiente.
L’incognita USA
http://www.adnkronos.com 28/01/2018 12:08
•   Donald Trump sarebbe disposto a far rientrare gli Stati Uniti negli accordi di Parigi
    sul clima, ma solo dopo drastici cambiamenti al trattato. Lo ha detto il presidente
    americano nell'intervista, rilasciata a Davos… Trump non ha mancato però di
    esprimere il suo scetticismo sulle teorie del global warming.
www.focus.it/ 11 MAGGIO 2018
•   Uno dei sistemi più all'avanguardia (per monitorare la Co2)è il Carbon Monitoring
    System (CMS) della Nasa, nato nel 2010 su iniziativa del Congresso Usa per
    organizzare e armonizzare tutte le informazioni relative alle emissioni, per facilitare
    il lavoro dei "decisori" politici e industriali. Il CMS è stato finora finanziato con 10
    milioni di dollari l'anno. Finora, perché l'amministrazione del Presidente degli Stati
    Uniti Donald Trump ha rimosso il CMS dai progetti da finanziare, e questo senza
    alcun clamore. «Questa decisione mette a repentaglio anche i programmi di
    verifica sui tagli alle emissioni di gas serra di altri Paesi, così com'era stato
    deciso alla Cop21, la conferenza sul clima di Parigi», commenta Sims
    Gallagher, direttore del Centro per le politiche internazionali per
    l'ambiente dell’Università di Tufts, nel Massachusetts…
Dall’ambiente alla visione globale

   L’Agenda dello sviluppo 2030 è stata sottoscritta nel
   settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU
   ma non dagli USA. E’ costituita da 17 Obiettivi di sviluppo
   sostenibile (OSS) e da 169 sotto-obiettivi,
I macro obiettivi sono:
   – porre fine alla povertà estrema
   – combattere la disuguaglianza e le ingiustizie
   – mettere un limite ai cambiamenti climatici

• Si guarda con molta speranza all’impegno della Cina
Agenda 2030
UE e cambiamenti climatici
• Si parla di politica ambientale già nel trattato costitutivo della Comunità
  Europea (1957)
• L’UE sostiene l’obiettivo dell’UNFCCC e mira a ridurre, entro il 2050, le
  emissioni di gas a effetto serra dell’80 - 95 % rispetto ai livelli del 1990.
• Si è posta come obiettivo, da realizzare entro il 2020, una riduzione del 20 %
  delle emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e per questo ha
   istituito un sistema per lo scambio di quote di gas a effetto serra (ETS)
  all’interno dell’Unione europea. Allo stesso tempo, ha adottato normative per
  promuovere l’utilizzo di energie rinnovabili, come quella eolica, solare,
  idroelettrica e da biomassa, nonché per migliorare l’efficienza energetica di
  una vasta gamma di apparecchiature ed elettrodomestici.
• L’UE intende inoltre sostenere lo sviluppo di tecnologie di cattura e stoccaggio
  del carbonio per intrappolare e immagazzinare la CO2 emessa dalle centrali
  elettriche e da altri impianti di grandi dimensioni.
• https://www.eea.europa.eu/it/themes/climate/intro
Quale modello di sviluppo sostenibile?

                                           Emissioni
                                           Scarti, rifiuti a
                                           fine vita

Capitale naturale                                              Inquinamento
                         Processo                              ambientale
Capitale sociale
                         produttivo
Capitale umano                             Beni e servizi

                    Salvaguardia risorse   PIL
                    Crescita competenze
                    Ricerca scientifica
                    Incremento
                    produttività
Suggerimenti di lettura

https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/dossierprofughi_ambientali.pdf
http://www.comitatoscientifico.org/temi%20CG/clima/datiglobali.htm
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