Guida La genesi del Monumento: 'Slancio verso l'infinito' - Mostra Guasti, Michelucci | Fiesole
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Credo che questa sia una mostra particolarmente complessa e importante, per più di una ragione. È complessa per il fatto di ar- ticolarsi in diversi momenti – pur strettamente complementari fra loro – e in tre luoghi della città di Fiesole. Sono infatti diversi i piani su cui essa si muove e le implicazioni che affronta: c’è un aspetto storico-documentario, c’è naturalmente un aspetto arti- stico nell’approfondimento della personalità artistica di Marcello Guasti, inserita anche nel più ampio contesto di eminenti artisti a lui contemporanei, a cominciare dalla stretta collaborazione con Giovanni Michelucci; e c’è infine un aspetto più legato alla co- scienza civica e alla memoria di un gesto di così alto valore come quello dei tre eroici Carabinieri. È una mostra importante per- ché frutto di un lungo, rigoroso e appassionato lavoro di ricerca e di studio dei curatori, in particolare di Jonathan Nelson, storico dell’arte, fiesolano di adozione, il quale ha lavorato per oltre due anni a questo progetto in stretta collaborazione col maestro, e al quale va il ringraziamento di questa Amministrazione e mio per- sonale. Ma l’importanza di questa inaugurazione è anche legata, purtroppo, al coinvolgimento emotivo per la recentissima scom- parsa del maestro. A Marcello Guasti, alla sua statura di artista e agli alti valori civici e umani che l’hanno sempre sostenuta, credo non potesse essere offerto un migliore e più affettuoso omaggio. Barbara Casalini Assessore alla Cultura del Comune di Fiesole 4
Jorio Vivarelli, Ritratto di Giovanni Michelucci, bronzo (Fiesole, Fondazione Giovanni Michelucci), 1965 Con piacere e con emozione la Fondazione Michelucci parte- cipa alla mostra dedicata a Marcello Guasti e in particolare al Monumento ai Tre Carabinieri creato dal grande scultore nel 1964, accolto nel Parco della Rimembranza ridisegnato da Gio- vanni Michelucci. Si incrociano in questa mostra alcuni temi che sono necessari, in questi tempi difficili: il significato della memoria, il valore della testimonianza e del sacrificio perso- nale per il bene dell’umanità, l’importanza del dialogo tra gli artisti e gli intellettuali, l’apertura del paesaggio e il suo impli- cito messaggio di accoglienza e di pace. Giancarlo Paba Presidente della Fondazione Giovanni Michelucci 5
I Tre Carabinieri di Fiesole, medaglia d’oro al valor militare alla memoria (da sinistra: Vittorio Marandola, Alberto La Rocca, Fulvio Sbarretti) Il più “anziano” di loro doveva compiere 22 anni, il più giovane ne aveva soltanto 20, allora non era considerato neppure mag- giorenne. Pochi giorni prima i tedeschi avevano torturato e fu- cilato il loro compagno d’armi più caro, il coetaneo Sebastiano Pandolfo. Avevano poi deportato il loro Comandante, il Vicebri- gadiere neppure ventiquatrenne Giuseppe Amico, che li guidava coraggiosamente, in divisa di giorno accanto alla popolazione, con i partigiani di notte contro l’invasore. Erano solo tre ragazzi, ma erano tre Carabinieri… Quando furono costretti a scegliere tra la loro salvezza e quella degli ostaggi civili, i cittadini che avevano giurato di difendere, non si tirarono indietro. Si chia- mavano Alberto La Rocca, Vittorio Marandola e Fulvio Sbarretti. Il Col. Giuseppe De Liso Comandante Provinciale Carabinieri Firenze 6
introduzione La prima parte della mostra è civili fiesolani. Per questo a incentrata sul Monumento ai ciascuno fu conferita una me- Tre Carabinieri, l’imponen- daglia d’oro e, insieme a Salvo te scultura bronzea creata nel D’Acquisto, divennero simbolo 1964 da Marcello Guasti per della lotta dei Carabinieri per la nuova terrazza panoramica la Liberazione dell’Italia. ideata da Giovanni Michelucci Nel dicembre 1963, per com- nel Parco della Rimembranza. memorare il 20° anniversario Fiesole, dunque, onora la me- della Liberazione di Fiesole, il moria dello scultore, da poco Comune decise di realizzare scomparso, e dei Tre Carabi- un progetto atto a «perpetuare nieri Alberto La Rocca, Vittorio il ricordo dei tre Carabinieri [...] Marandola e Fulvio Sbarretti e la memoria di tutti i Partigia- in occasione del 75° anniversa- ni caduti». La scelta di Giovan- rio della liberazione della città. ni Ignesti, sindaco socialista di Nella sezione 1 viene ripro- Fiesole, di un’iniziativa condi- posta la storia di eroismo dei visibile anche dall’opposizio- Tre Carabinieri, attraverso fo- ne, era in linea con la recen- tografie e documenti inediti. te decisione del suo partito di Insieme ai loro colleghi della entrare nella maggioranza del caserma di Fiesole, essi misero governo nazionale. A Fiesole, i a rischio la propria vita negli Carabinieri avevano espresso ultimi mesi dell’occupazione più volte l’auspicio che l’eccidio tedesca, aiutando i partigia- venisse «perennemente onora- ni impegnati contro le brutali to [...] dando ad esso il caratte- forze occupanti straniere. Fu- re di importanza nazionale». rono trucidati dai nazisti il 12 Nel pieno boom economico, il agosto 1944 e il loro sacrificio Comune riuscì a realizzare l’o- salvò la vita a dieci ostaggi biettivo raccogliendo fondi per 7
un monumento in bronzo e ot- la gente, il sole, gli innamorati tenendo la consulenza di un […]». La sua visione di un sito celebre architetto. Micheluc- della memoria come spazio ci propose di collocare il mo- evocativo collettivo – analiz- numento in un ampliamento zata nella Sezione 3 – emerge del Parco della Rimembranza. già nel progetto per un sacra- Come approfondito nella Se- rio a Pisa (1962), dove l’eccidio zione 2, il parco era stato crea- dei soldati uccisi a Kindu era to negli anni Venti e includeva espresso da grandi massi ir- un’ara in pietra con riferimen- regolari. Prevedendo anche a ti fascisti. Nel 1952 il sindaco Fiesole un’opera non figura- socialista aveva tentato, in- tiva per alludere al sacrificio vano, di rimuovere l’ara, ma dei Tre Carabinieri, Michelucci nel 1964 Michelucci riuscì a invitò quattro giovani scultori trasformare l’atmosfera e la astrattisti toscani a partecipa- funzione del parco. Spiegava: re alla selezione per il Monu- «abbiamo aperto il muro che mento, oggetto della Sezione 4. chiudeva il triste parco della In una conversazione del 2016 rimembranza, perché bisogna Guasti affermava di essere sta- aprire, per fare entrare la vita, to l’unico a comprendere che il tema del concorso «era il rap- porto con il paesaggio. Gli altri concorrenti non avevano ca- pito, i loro progetti non erano adatti al luogo. Non avevano lo stesso slancio verso l’infinito». L’originalità della soluzione di Guasti appare recepita nel di- Il Monumento ai Tre Carabinieri, fotografia di Marcello Guasti (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1964, particolare 8
Ferdinando Farulli, Ritratto di Marcello Guasti, acquaforte (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1942 scorso inaugurale pronuncia- to da Renato Cappugi: «Non vi sono infatti nel monumento, come forse ci attenderemmo nel quadro di una concezio- ne tradizionale, le figure dei tre crivellati dalla mitraglia omicida: vi è invece raffigura- ta, in modo erompente, quel- la fiamma di generosa dedi- zione al bene del popolo». In un’intervista del 1995 Guasti primi anni Sessanta, riunite ricordava di aver cercato un nella Sezione 5, richiamano il significato universale: «que- monumento di Fiesole. sta tenaglia che si spalancava Quest’ultimo, tuttavia, è l’u- e si fondeva con questa fiam- nica opera del periodo con- ma, non era tanto la fiamma cepita in armonia con un dei carabinieri, quanto l’avevo contesto specifico, risultato concepita come una lotta tra della fruttuosa collabora- il positivo e il negativo, tra il zione con Michelucci, allo- Bene e il Male», e la terrazza ra impegnato nella celebre diventò un luogo di memo- Chiesa dell’Autostrada. Que- ria. Parlando del monumento, sta appare simbolicamente l’artista spiegava: «ho svilup- intrecciata con il Monumen- pato la ricerca portata avanti to nell’ultima opera compiu- nello studio». Per forma e di- ta dello scultore, un disegno namismo, alcune sue scultu- autografo realizzato apposi- re e xilografie informali dei tamente per questa mostra. 9
1. I Tre Carabinieri di Fiesole (1944) Sebastiano Pandolfi (sinistra); Fulvio Sbarretti, fotografie (coll. famiglia Amico), ca. 1944 Un documento inedito del scoperto. Altri due carabinieri 1945 (appendice) contiene il che erano con lui riuscirono a resoconto più dettagliato del- fuggire ma Pandolfi e Luna- la vicenda dei Tre Carabinieri. ri vennero catturati, torturati Nell’estate del 1944, mentre le e uccisi. Circa una settimana truppe tedesche che occupa- dopo fu deportato il vice bri- vano la Toscana si prepara- gadiere Giuseppe Amico, allo- vano alla ritirata verso nord, ra comandante della caserma quattro coraggiosi carabinieri verso il quale a ragione i na- della caserma di Fiesole per- zisti nutrivano sospetti di col- sero la vita nella lotta per la laborazionismo partigiano. La liberazione dell’Italia. Il primo caserma passò quindi sotto la a cadere sotto il fuoco tedesco responsabilità dell’appunta- fu Sebastiano Pandolfi. Il 29 to Francesco Naclerio. Questi, luglio, stava accompagnando insieme ad Alberto La Rocca, la staffetta dei partigiani Ro- Vittorio Marandola e Fulvio lando Lunari, quando venne Sbarretti, abbandonò la caser- 10
Vittorio Marandola (sinistra); Alberto La Rocca e Vittorio Marandola, fotografie (coll. famiglia Amico), ca. 1944 ma l’11 agosto, con l’intento di furono fucilati nel giardino unirsi ad Amico per collabo- dell’Hotel Aurora. I tre marti- rare coi partigiani alla libe- ri vennero in seguito insigniti razione di Firenze. I quattro, della medaglia d’oro al valor tuttavia, rimasero bloccati a militare, mentre alla memoria Fiesole, isolata dai nazisti, e si di Pandolfi fu attribuita una nascosero tra le rovine del te- medaglia d’argento. La città atro romano. Il giorno seguen- di Fiesole in ricordo dei Tre te i tedeschi, trovando vuota Carabinieri nel 1950 fece ap- la caserma, minacciarono di porre una lapide sulla facciata uccidere dieci civili se i mili- del Palazzo Comunale e suc- tari non si fossero consegnati. cessivamente commissionò Informati dell’imminente pe- l’erezione di un monumento ricolo per gli ostaggi, i quattro (sezione 4), mentre onorò Pan- carabinieri si presentarono. dolfi sul sito della cattura con Naclerio, con maggior rango un cippo. Anche ciascuna cit- e anzianità, fu obbligato a ri- tà di provenienza dedicò un prendere servizio sotto il con- monumento commemorativo trollo delle forze naziste. Gli al martire di Fiesole al quale altri tre, ventenni o poco più, aveva dato in natali. 11
2. IL Parco della Rimembranza (1924, 1964) La decisione del Comune di rita per la prima volta da Dario Fiesole di onorare i Tre Carabi- Lupi (Sottosegretario al Mini- nieri, in occasione del 20° an- stero dell’Istruzione Pubblica), niversario della Liberazione, in un discorso tenuto proprio riportò l’attenzione sul locale a Fiesole nel 1922. Vi furo- Parco della Rimembranza, ubi- no piantati 90 lecci, ciascuno cato sul colle di San Francesco. associato a una targa recante Da una delibera del 12/12/1963 riferimenti essenziali di un si evince l’auspicio dell’Arma soldato caduto in battaglia. Nel dei Carabinieri di ottenere un 1928 vi fu collocata un’ara vo- solenne monumento in ag- tiva in pietra serena, progetta- giunta alla targa commemo- ta dall’architetto Ezio Cerpi e rativa dei Tre Martiri, già po- decorata da scene, oggi molto sta sulla facciata del Comune deteriorate, scolpite su dise- nel 1950. Fiesole rispose «con gno dell’artista Umberto Bar- un sensibile segno di ricono- gellini. Le classicheggianti fi- scenza dello storico fatto». Il gure allegoriche rimandavano Comitato incaricato di attuare all’origine etrusca della città, il progetto contattò Giovanni riflettevano gli ideali del regi- Michelucci, stabilitosi a Fiesole me e includevano un ritratto nel 1956. Fu il celebre architet- di Mussolini. Nel 1950 il par- to a individuare nel Parco del- co fu trasformato in giardino la Rimembranza il luogo ideale pubblico e nel 1952 il Comune per l’erezione del monumento. propose di eliminare l’ara la Il Parco era stato creato nel quale, essendo «costruita in 1924 in onore dei caduti del- uniformità al tipo pagano del la Grande Guerra, come parco Parco della Rimembranza con “del ricordo”, una tipologia, poi graffiti di ispirazione fascista, adottata in tutta Italia, sugge- […] rappresenta ormai un ana- 12
cronismo senza più scopo». A sito verso ovest e, attraverso seguito di proteste, anche dei la nuova terrazza panorami- familiari dei caduti, ne fu de- ca soleggiata, conferì al parco ciso il mantenimento in loco nuova vita e un inedito senso e l’eliminazione del volto del di permeabilità. Nelle parole Duce. La “defascistizzazione” dell’architetto: «Bisogna apri- del parco fu completata dodi- re, per fare entrare la vita, la ci anni dopo, quando la volon- gente, il sole [...]. Vogliamo ri- tà di onorare i Tre Carabinieri trovare dove stare, dove in- fornì l’occasione di celebrare contrarci, dove parlare ed ave- nello stesso luogo le vittime della Prima e della Seconda Parco della Rimembranza con l’Ara Guerra Mondiale. Michelucci ai Caduti, fotografia (Fiesole, Archivio pensò a un ampliamento del Comunale), ca. 1928 13
Parco della Rimembranza con scultura si contraddistingue- il Monumento ai Tre Carabinieri, cartolina va proprio per il suo efficace (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1964 dialogo con il paesaggio aper- to. Una fattura di pagamento, relativa alla nuova terrazza, ci re il contatto con le cose, dove informa che i lavori comporta- risentire il vento magari e il rono il livellamento del terre- calore delle pietre scaldate dal no, la costruzione di struttu- sole. Questo in città non è più re di sostegno e di un accesso possibile; non ci si incontra viabile al monumento nonché più, non ci si conosce più». Per la messa a dimora di nuove il monumento ai Tre Martiri piante. Sebbene da subito fosse Michelucci ideò un concorso a stata pensata per ospitare un invito, vinto da Marcello Gua- monumento, la terrazza pano- sti. Il progetto di ampliamen- ramica ideata da Michelucci fu to, inviato alla Soprintendenza realizzata solo dopo la vittoria per l’approvazione, era corre- di Guasti, segno della stretta dato da un fotomontaggio di unione tra la creazione dell’o- Guasti che mostrava la sua pera in bronzo e l’intervento opera inserita nel contesto. La paesaggistico. 14
3. I “Monumenti” di Michelucci (1960-1972) La sistemazione dell’area sul Giovanni Michelucci, Cappella votiva colle di San Francesco a Fie- ai caduti di Kindu, prima ipotesi di progetto, sistemazione dei blocchi di sole, destinata ad accogliere la pietra, disegno (Fiesole, Fondazione scultura in bronzo di Marcello Giovanni Michelucci), ca. 1961-62 Guasti eretta in memoria dei Tre Carabinieri, non è l’unico incarico affrontato da Giovan- rativo. L’intervento nel Par- ni Michelucci nel suo lungo co della Rimembranza, in cui percorso umano e professio- il paesaggio stesso è scena e nale inerente la progettazione memoria, si accomuna infatti di un monumento commemo- con altri quattro significativi 15
episodi progettuali che vedo- Battista (1960-1964) a Campi no l’architetto impegnato nel- Bisenzio, capolavoro acclama- lo studio di opere nate con la to che consolida e accresce la preminente valenza di monu- notorietà di Michelucci nel mento celebrativo. panorama internazionale. Im- In queste occasioni Micheluc- magine iconica della tenda, ci accetta l’incarico con non simbolo di riparo e accoglien- celata riluttanza nell’affron- za, con il suo volume plastico tare il tema, proponendo con- e scultoreo, incarna il concetto vincenti soluzioni antitetiche ispiratore dell’autore: «Mi sono a quelle richieste, ispirate da reso conto che una tale co- una concezione non conven- struzione avrebbe potuto co- zionale di monumento e in- stituire, per se stessa, un luogo centrate anzi sull’antiretorica d’incontro tra uomini di ogni e sull’anti-monumentalità. Più paese». In questa architettura, che intervenire con elementi commissionata dalla Società simbolici avulsi dal contesto Autostrade per commemora- e impregnati dall’eccentricità re gli operai deceduti durante propria del monumento cele- la costruzione della più impo- brativo tradizionale insiste, nente arteria autostradale ita- con la consueta acutezza e liana dell’epoca, la valenza di sensibilità, nel voler ricreare monumento commemorativo è di volta in volta, sia nei casi affidata ad un semplice blocco di edifici sacri specifici che di di marmo sbozzato collocato aperti spazi urbani, ambienti all’esterno dell’edificio sacro comunitari e luoghi vivaci di sul quale è apposta l’iscrizione aggregazione spontanea, dove ad memoriam qui ceciderunt la vita degli uomini possa pre- operariorum. valere sul ricordo dei morti. Un altro monumento risolto da I “monumenti” di Micheluc- Michelucci in chiave esclusi- ci sono luoghi della memoria vamente spaziale è quello per che evocano la vita. Con que- commemorare i tredici avie- sto spirito affronta il progetto ri italiani trucidati nel 1961 della chiesa di San Giovanni nell’ex-Congo belga, da realiz- 16
zare nei pressi dell’aeroporto e in altri momenti. Proposi an- militare di Pisa. «Quando fui che tutta una trama di percor- chiamato per progettare il mo- si che avrebbero dovuto creare numento ai caduti di Kindu io un interessante movimento proposi di realizzare un’acro- a vari livelli». Come si evince poli: sotto, la cripta con le tre- dalle sue stesse parole, Miche- dici salme e, sopra, una gran- lucci affronta il difficile tema de piazza, una vera e propria basandosi sulla complemen- “agorà”, con l’altare dove la tarità del concetto di vita e di popolazione potesse riunirsi morte e da subito elabora nu- durante la celebrazione dei riti merosi schizzi ideativi di no- tevole suggestione, dai quali traspare la fiducia nel valore Giovanni Michelucci, Modello per Chiesa dell’Autostrada, bronzo (Fiesole, socializzante degli spazi ar- Fondazione Giovanni Michelucci), 1962 chitettonici. 17
Giovanni Michelucci, Memoriale a Michelangelo (da un disegno del 1962), litografia (Fiesole, Palazzo comunale), 1981 18
In seguito all’immane disastro riceve l’incarico per un me- del Vajont, nel 1966 è chiama- moriale da dedicare a Miche- to a progettare la nuova chie- langelo sulle Alpi Apuane, sa per la città di Longarone. Michelucci, pur aderendo allo L’architetto assume il compito spirito che anima l’iniziativa, di costruire un “monumen- non ne condivide le implica- to-ammonimento” che fosse zioni retoriche e celebrative, testimonianza di una trage- e dichiara: «Michelangelo non dia, ricordo delle vittime ma ha bisogno di monumenti». soprattutto luogo di ricom- Propone invece un centro spe- posizione del tessuto sociale rimentale per la lavorazione e identitario di una comuni- del marmo destinato alla co- tà devastata. «Sono andato a munità internazionale di arti- Longarone dopo il disastro del sti, in cui ipotizza il recupero Vajont. […] sono rimasto solo a delle cave da adibire a attività contemplare il paesaggio che espositive e culturali che egli avevo davanti e a fare le mie stesso così descrive: «Il mio considerazioni sulla vita e sul- progetto prevede la creazione la morte. Allora in me comin- di elementi architettonici che ciò a nascere un’idea che por- sono in parte ricavati, “scolpi- tasse all’esaltazione della vita: ti” nel terreno, nella montagna: il Teatro! Allora ho pensato ad un piccolo teatro all’aperto ad una chiesa fatta come un tea- esempio dove potersi ritrova- tro». La chiesa-teatro concepi- re, sarà ottenuto ‘correggendo’ ta come uno spazio vivente è di poco la forma naturale del generata dalla sovrapposizio- suolo. Per questa via, anziché ne del sacrario racchiuso nel un elemento inerte dovrebbe guscio inferiore che ingloba e sorgere sulla foce apuana un avvolge la cavea di copertura. organismo vivo e operante, un E ancora, quando, nel 1972 centro di attività e di cultura». 19
4. IL Monumento ai Tre Carabinieri (1964) Il Monumento ai Tre Carabinieri, in corso di lavoro (con Marcello Guasti), fotografia (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1964 Nel 1964, a distanza di vent’an- lo Guasti, Mino Trafeli e Jorio ni dall’eccidio dei Tre Carabi- Vivarelli (autore del Ritratto di nieri medaglia d’oro, il Comune Michelucci) furono esaminate di Fiesole decise di onorarne da una commissione presiedu- il gesto eroico, realizzando un ta dallo stesso Michelucci, nella monumento commemorativo. quale sedeva tra gli altri il pit- L’architetto Giovanni Miche- tore Ferdinando Farulli (autore lucci propose una risistema- del Ritratto di Guasti). Del con- zione del Parco della Rimem- corso si conservano solo alcu- branza, designato a ospitare ne fotografie delle proposte di la scultura, e ricoprì un ruo- Vivarelli e Guasti. Quest’ultimo lo fondamentale nella genesi nella sua relazione di accompa- dell’opera. Suggerì di invitare gnamento al progetto spiegava formalmente quattro giovani come la questione chiave fosse, artisti toscani a presentare cia- a suo avviso, «l’inserimento in scuno un progetto. Le opere di mezzo al paesaggio aperto ver- Vitaliano De Angelis, Marcel- so il panorama di un elemento 20
che suggerisca un’intenzione la cui azione corrosiva rese la drammatica e fortemente emo- superficie ricca e viva. Come tiva, in uno slancio dinamico si vede nel pannello illustra- che appaia chiaramente indi- tivo eseguito anni dopo dallo viduabile da molteplici punti di stesso scultore, egli assemblò e vista, sia a livello che dall’alto». saldò in loco i quarantacinque Risultato vincitore, Guasti la- elementi in bronzo che com- vorò in stretta collaborazione pongono la colossale tenaglia con Michelucci tanto che, in dal profilo curvilineo e dalla una lettera alla Soprintenden- superficie mossa, ruvida e sa- za, il sindaco Giovanni Igne- pientemente lavorata. Dal cuo- sti indicava come autori del re della tenaglia fuoriescono Monumento sia lo scultore sia lingue di fuoco aggrovigliate e l’architetto. Sviluppandosi dia- acuminate, allusive al simbo- gonalmente tra il massiccio lo della fiamma dell’Arma. Nel muraglione alle sue spalle e la video creato in occasione del- vasta pianura fiorentina verso la mostra Guasti spiega: «Ebbi cui è orientato, il Monumento l’intuizione che quest’opera si risulta in armonia con l’am- doveva protendere verso lo biente circostante. Dapprima spazio, verso la valle. Allora l’i- Guasti realizzò alcuni schizzi, dea fu di fare questa tenaglia uno dei quali sul retro di una e questa fiamma che la squar- ricevuta di pagamento. Suc- ciava. Quindi aveva anche un cessivamente costruì un mo- significato simbolico della lotta dello in legno a grandezza re- fra il bene e il male e doveva ale presso la Fonderia Artistica essere messa in un punto che di Vincigliata, allora recente- si potesse protendere verso mente inaugurata e incaricata l’infinito, verso lo spazio della della fusione (come attesta la valle di Firenze». fattura di pagamento per circa Un cippo in cemento accanto quattro milioni di lire). Sul le- al monumento ne esplica il si- gno Guasti attaccò del polisti- gnificato. Sul cippo, estraneo rolo con una colla neoprenica, a Guasti, appare lo stesso sim- 21
bolo dell’Arma, i nomi delle tre osservazione. Sebbene il mo- vittime e l’epigrafe concepita numento sembri lanciarsi nel da Alessandro Bonsanti che cielo nella direzione della valle recita: «Alla fiamma dell’Ar- sottostante, rimane ben saldo a ma attinsero forza e fede per terra tra gli ulivi e i lecci; una essere fiamma di umanità e fotografia scattata dallo stesso di giustizia». L’opera si carat- Guasti evidenzia la relazione terizza per uno spiccato dina- creatasi tra arte e natura. Inol- mismo, svetta sul colle con le tre, poggiando sullo stesso pia- sue molteplici direttrici, dialo- no degli alberi del Parco della ga efficacemente con lo spazio Rimembranza, crea un collega- circostanze, risulta visibile da mento ideale tra le vittime del- ogni angolazione e può essere la Prima e della Seconda Guer- apprezzata da svariati punti di ra Mondiale. Il Monumento ai Tre Carabinieri, fotografia di Marcello Guasti (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1964, particolare 22
5. L’arte informale di Guasti (1959-64) Marcello Guasti, Scultura n. 4-60, Marcello Guasti, Scultura n. 4-61, bronzo piombo-antimonio (Figline Valdarno, (Figline Valdarno, coll. Giovanni Pratesi), coll. Giovanni Pratesi), 1960 1961 Il Monumento ai Tre Ca- sta rilasciata nel 1995, Guasti rabinieri costituisce il cul- spiegava come le opere da lui mine della breve fase del per- realizzate tra il 1959 e il 1964 corso artistico di Guasti, in cui rappresentassero una reazio- lo scultore esplorò il potenziale ne alle forme pure da lui pre- espressivo dell’arte informa- cedentemente esplorate nelle le, ovvero una variante dell’e- più note figure delle due serie spressionismo astratto ame- dedicate ai Renaioli e ai Gatti: ricano, caratterizzata da una «per me è stato un pretesto per più spiccata attenzione verso uscire da questo rigore formale, la matericità. In un’intervi- e mi sono gettato più a operare 23
Marcello Guasti, Xilografia n. 8, xilografia (Bagno a Ripoli, coll. famiglia Guasti), 1961 direttamente sulla materia con la base come un tronco d’albe- meno schemi». Come ha notato ro, e i raggi orizzontali che si nel 1962 la nota critica d’arte diramano energicamente ver- Lara-Vinca Masini, in molte di so l’esterno. Il processo crea- queste opere si rileva «un vivo tivo per Guasti iniziava con la contrasto tra un nucleo bloc- stesura di un gran numero di cato, un volume-massa, e una schizzi di piccole dimensioni, forma che nasce, libera e ae- tracciati su un taccuino o su rea, da quello». L’energia della pezzettini di carta. Da questi Scultura n. 4-60, per esempio, poi ne selezionava alcuni per deriva dalla ricerca di un equi- creare un disegno più grande e librio tra le forme verticali, compiuto e ne sviluppava altri compatte e solide, radicate nel- per realizzare stampe o scultu- 24
re o entrambe. Gli stessi temi (1965), le opere di quel periodo della scultura del 1960 appaio- racchiudono «gli elementi vi- no nella Xilografia n. 8 (1961), tali che hanno determinato la dove gli elementi orizzontali e struttura e il ritmo dell’opera verticali, realizzati attraverso più impegnata di Guasti: il mo- potenti ombreggiature grigie numento a Fiesole». Qui, tut- con linee vivacissime, emer- tavia, Guasti dovette operare gono drammaticamente dallo su scala monumentale e con- sfondo marrone scuro. Come testualizzare l’opera in un sito affermava Guasti stesso nel specifico. Spiegava egli stesso 1995, a proposito delle sue opere nel 1964: «Michelucci mi ha grafiche del periodo informale, preparato uno spazio dove vi è «non volevo che si manifestas- soltanto la natura senza tem- se con la prospettiva tradizio- po nella sua calma arcaica e nale, [...] lo spazio si sviluppa dove io ho ritrovato le infinite in maniera più organica, più direttrici e traiettorie fisiche e legata alla natura diretta come fantastiche che si dipartono in l’albero, come la pietra, come un raggiare senza dimensioni». un tronco d’albero che cresce». Come faceva ormai da anni, In molte delle opere sia bidi- Guasti si ispirò alla natura e mensionali sia tridimensionali le trasformò in una fiamma di quel periodo compaiono for- che, a suo dire (1995) «si doveva me curvilinee. Nella Scultura espandere, che doveva scap- n. 1-64 un elemento concavo, pare verso la valle di Firenze». quasi un’arca dalla quale si di- Nel documentario girato nel ramano dei raggi, è solidamen- 2018, l’artista ha riassunto le te ancorato a terra. La Scultura tematiche artistiche centrali n. 4-61, invece, sta in equilibrio comuni al Monumento e a tutte su un punto mentre si proten- le sue opere informali: «In mol- de verso l’esterno e si allunga ti diranno: ‘ma cos’è quel coso?’ verso l’alto come una ballerina [...] Molti l’hanno capito, insom- sulle punte. Come ha osserva- ma hanno capito la forza che to Giuseppe Marchiori nella c’è dentro a questa scultura, la prima monografia su Guasti [sua] dinamicità». 25
Appendice Rapporto sui Tre Carabinieri (1945) Legione territoriale dei CC.RR. di Firenze gruppo interno di Firenze N° 318/21/1944 di Prot. Div. 18 Firenze li 21/3/1945v Oggetto: Fucilazione di tre CC.RR. della stazione di Fiesole da parte dei tedeschi. Il 6 agosto 1944 il V. Brig. a piedi dei CC.RR. Amico Giuseppe, coman- dante il distaccamento della G.N.R. [Guardia Nazionale Repubblicana] di Fiesole, venne arrestato per ordine del comando tedesco locale e deportato, insieme ai civili del luogo, al “Passo del Giogo” per escava- zione di trincee facenti parte del sistema della Linea Gotica. In segui- to a tale arresto, della caserma di Fiesole rimanevano soltanto l’ap- puntato a piedi effettivo dei CC.RR. (promosso a tale grado dalla G.N.R. Naclerio Francesco, nato e residente ad Agerola (Napoli) (1910). Carabiniere a piedi effettivo Sbarretti Fulvio, nato e residente a Noce- ra Umbra (Perugia) (1922) Carabiniere a piedi effettivo Marandola Vittorio, nato e residente a Cervato (Frosinone) (1922) Carabiniere a piedi effettivo La Rocca Alberto, nato e residente a Sora (Frosinone) (1924) L’app. Naclerio quale più elevato in grado e più anziano, dovette as- sumere il comando del distaccamento. A Fiesole, fin dal 2 agosto era stato proclamato lo stato di emergenza e, oltre il comando germanico, tenuto da un giovane tenente Hiesserich finora non meglio identifi- cato, erano rimasto qualche autorità italiane, il Vescovo Mons. Gio- vanni Giorgis e il Segr. Comunale Dott. Luigi Oretti. [...] Dopo l’arresto del comandante, l’app. Naclerio si portò dal Vesco- vo, cui chiese appoggio e consiglio per il comportamento da tenere e per l’opera da svolgere insieme ai dipendenti Carabinieri. Il Vescovo 26
Mons. Giorgis fece presente al Militare le necessità di continuare a tutelare l’ordine pubblico del delicato periodo di emergenza e, nell’e- sortarlo in tal senso, di rassicurarlo sui suoi timori a riguardo dei tedeschi [...] L’11 agosto il Naclerio, tramite la domestica Torrini Edilia, ricevette un messaggio inviatogli dal V. Br. D’Amico. Detto messaggio, cui era unita la somma di lire mille, comunicava che in Firenze si combatte- va per le strade, che il sottufficiale era riuscito ad evadere dal “Pas- so del Giogo” e si nascondeva nei pressi di Fiesole, conteneva anche l’ordine per i militari di portarsi a Firenze e abbandonare la caserma, camuffandosi da fratelli della Misericordia a servizio delle portanti- ne di detta Confraternità che giornalmente da Fiesole trasportavano feriti a Firenze [...] Verso le ore 20,30 del giorno stesso, i quattro militari, dopo aver prov- veduto a sotterrare le armi e le munizioni nell’orto della caserma e dopo avere indossati indumenti civili, chiusero la caserma conse- gnandone la chiave alla domestica e si portarono nei locali della Mi- sericordia ove appresero che anche ai portaferiti di detta Confraterni- tà è stato inibito di muoversi. Nell’impossibilità di servirsi del mezzo loro indicato dal V. Brig. D’Amico e di poter effettuare il percorso a piedi traversando la linea di combattimento, i militari, nell’intenzione di profittare appena possibile di altra favorevole occasione, decisero di pernottare nelle grotte dell’Anfiteatro romano. […] Rimasero [lì] fino alle ore 18 del successivo giorno 12, ora in cui un civile si recò a chiamare l’app. Naclerio, dicendogli che Mons. Turri- ni, cancelliere della Curia Vescovile di Fiesole, e il segretario comu- nale Dott. Oretti avevano urgente necessità di parlargli. Il graduato, sull’indicazione ricevuta, si recò nei locali della Misericordia ove tro- vò entrambi i predetti che gli comunicarono come il comando tedesco,
accortosi dell’allontanamento dei militari dell’arma, avevano reso noto che se, entro la sera stessa, i carabinieri non si fossero presen- tati, avrebbero ordinato la fucilazione di dieci ostaggi del paese già in sue mani fin dal giorno 10 agosto. I medesimi non fecero nessuna pressione, né dettero consigli di sorta all’app. Naclerio, cui si limita- rono a dire «che si rimettevano alla coscienza sua e dei suoi uomini», analogamente non si dissero portatori di alcuna garanzia, per il caso che i militari avessero deciso di presentarsi. L’app. Naclerio, fortemente conturbato per la notizia ricevuta, fece ritorno presso i suoi compagni e là comunicò ad essi che ne rima- sero, a loro volta, atterriti. Dopo breve riflessione e consultazione nella quale il Car. Marandola pose in rilievo che se la fucilazione de- gli ostaggi fosse avvenuta, essi non avrebbero più trovato pace per tutta la vita, decisero unitamente di presentarsi ‘senza porre altro indugio’- perfettamente consci del pericolo certo cui si esponevano, pensando alle ineluttabili conseguenze del fatto di aver sotterrate le armi, s’incamminarono immediatamente per presentarsi al comando tedesco. […] Giunti ai locali della Misericordia, incontrarono ancora Mons. Torrini e il Dott. Oretti, che vi erano rimasti in attesa della ri- sposta e ad essi comunicarono la decisione presa, ricevendone lode. Il Dott. Oretti consigliò l’appuntato, che avendo famiglia non abita- va in Caserma, di andare subito a casa e indossare l’uniforme e di presentarsi con lui e Mons. Torrini al Comando Tedesco per dargli comunicazione dell’avvenuto ritorno dei Carabinieri. [N.d.C.: All’epo- ca Naclerio era celibe e dichiarò, nel 1976, che teneva « uniforme e moschetto nei locali della Misericordia».] I tre carabinieri, invece, si inviarono direttamente in caserma, che trovarono già occupata da tedeschi, i quali al loro giungere stavano perquisendo il piano supe- riore. […] Il comandante tedesco aveva ordinato al Rag. Nieri Raffaello, im- piegato comunale, di far guida a due militari tedeschi, che avevano incarico di perquisire la caserma della G.N.R. Detto Nieri, giunto alla caserma e trovatala chiusa, aveva fatto inutile ricerca della chiave dalla domestica, quindi aveva chiamato il fabbro Bartolini Domenico
per forzare il cancello della porta d’ingresso, mentre i tedeschi, impa- zienti dell’attesa si erano introdotti nell’orto scavalcando un muro di cinta. Aperta la porta dal fabbro, Bartolini e il Rag. si introdussero nel- la caserma che presero ad ispezionare minutamente. Mentre perqui- sivano il piano superiore, giunsero i tre carabinieri, che nell’abito ci- vile in cui si trovavano, vennero al cospetto dei militari tedeschi per conto dei quali il Nieri, già a conoscenza di quanto veniva ricercato, gli richiese del luogo dove avevano lasciato le armi. Nell’impossibilità di fare altrimenti, i militari indicarono l’angolo dell’orto ove le ave- vano, e obbedendo all’ingiunzione fatta loro dai tedeschi, con le armi in pugno, provvidero a disseppellirle e quindi, caricatele sulle spalle, le portarono al comando tedesco sotto la scorta dei militari tedeschi. L’app. Naclerio, frattanto, accompagnato da Mons. Torrini e dall’Oretti, si era recato presso il detto comando che aveva assicurato del ritorno dei Carabinieri. Avendo appreso che il Rag. Nieri già si trovava in ca- serma con i soldati tedeschi, vi si diresse anche lui e vi trovò solo il fabbro Bartolini, che lo mise al corrente di quanto era accaduto. Subito preoccupato dal fatto che tra le armi sotterrate vi erano cinque mo- schetti anzicchè tre […], mentre il moschetto del Naclerio era stato na- scosto in casa e da lui stesso rilevato all’atto in cui indossò l’uniforme, si portò di corsa al comune per rilevarvi il Dott. Oretti e insieme a lui si recò nuovamente al comando germanico, ove […] spiegò all’ufficiale che i due moschetti in più appartenevano ai militari che si trovavano in licenza di convalescenza. La giustificazione non sembrò convin- cere il tenente tedesco, che impartì l’ordine di arrestare l’appuntato e di associarlo agli altri militari, che si trovavano, sotto scorta, in altra stanza del comando. Dopo circa venti minuti i quattro militari dell’arma, scortati da mili- tari tedeschi, armati, furono condotti all’albergo Aurora e rinchiusi in sotterraneo dell’albergo stesso. Trascorsero circa tre quarti d’ora, quando i tre carabinieri furono fatti uscire e l’appuntato, rimasto solo, udì dopo pochi minuti tre distinte scariche di fucile mitragliatore, poi, nell’intervallo fra la prima e la seconda, un grido di --Viva l’Italia-- e un lamento, per ultimo alcuni colpi di pistola. 29
La sorte dei tre eroici carabinieri che avevano volontariamente e con piena consapevolezza decisa; con atto della propria volontà spinta all’estremo sacrificio dai più nobili sentimenti di altruismo e di abne- gazione appresi nel diurno compimento del dovere durante il servizio prestato tra le file dell’Arma inesorabilmente compiuto; per essa die- ci vite innocenti erano salve ma di fronte all’eroico comportamento dei tre olocausti, esempio virile di supreme virtù militari e di civica lealtà, la stessa barbarie teutonica rimase perplessa e conturbata ed infatti il cinico ufficiale, da quel momento, rifiutò ogni contatto con persone del paese, si chiuse - quasi vergognoso del delitto commesso - in un completo isolamento che mantenne per tutto il tempo della sua permanenza in Fiesole. Quando verso le ore 21 […] gli venne condotto in presenza l’app. Naclerio, l’animo suo […] probabilmente già percosso da rimorso, non ebbe il coraggio di pronunziare un’altra spietata sen- tenza, e, pur esprimendo minaccia di fucilazione per il caso d’inadem- pienza dei suoi ordini, dopo essersi informato dell’età, del servizio e dello stato di famiglia del militare, gli ordinò di continuare a prestare servizio [...] Il Maggiore Comandante Interinale [firmato Giulio Mannucci Benincasa] [Roma, Archivio Storico dell’Arma dei Carabinieri. L’estratto è pressoché completo e conclude con la proposta per il conferimento della medaglia d’oro ai Carabinieri Sbarretti, Marandola e La Rocca (accolta), e della medaglia d’argento all’Appuntato Naclerio (non accolta).] 30
Marcello Guasti, Giovanni Michelucci e il Monumento ai Tre Carabinieri Promossa da Comune di Fiesole e Fondazione Giovanni Michelucci organizzata da Comune di Fiesole Coordinamento scientifico Jonathan K. Nelson consulenza scientifica Andrea Aleardi, Mirella Branca e Carlo Sisi coordinamento organizzativo Silvia Borsotti progetto grafico E IMPAGINAZIONE Frush design curatela della guida Jonathan K. Nelson testi Nadia Musumeci (sez. 3), Jonathan K. Nelson (introduzione, sez. 1 e 5), Camilla Torracchi (sez. 2 e 4) progetto di allestimento Silvia Catitti video in mostra Associazione Fiesole Futura La genesi del Monumento: ‘Slancio verso l’infinito’ Fiesole, Sala Costantini 17 febbraio – 30 settembre 2019 curatore Jonathan K. Nelson assistente alla ricerca Camilla Torracchi Ringraziamenti Per la realizzazione della guida si ringrazia, per i contributi fondamentali alla ricerca, Marcello Guasti e Artemisia Viscoli Guasti, Maria Teresa e Giorgio Amico, le figlie di Francesco Naclerio, il Colonnello Alessandro Della Nebbia (Archivio Storico dell’Arma dei Carabinieri, Roma), Marta Bonsanti (Istituto Storico della Resistenza in Toscana, Firenze) e Lucia Nadetti (Archivio Comunale, Fiesole). Per la realizzazione della prima parte della mostra, si ringraziano tutti i prestatori: la famiglia di Marcello Guasti, Giovanni Pratesi, la Fondazione Jorio Vivarelli, l’Associazione Nazionale Carabinieri sezione di Fiesole, l’Archivio Comunale di Fiesole e collezionisti privati. con il patrocinio di con il contributo di Pubblicazione stampata dalla tipografia del Consiglio regionale della Toscana, quale contributo ai sensi della l.r. 4/2009 in collaborazione con Fondazione Giovanni Pratesi Associazione amici dell’Archivio comunale di Fiesole
Marcello Guasti, Il Monumento ai Tre Carabinieri e la Chiesa dell’Autostrada, disegno (coll. privata), 2018
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