SARDEGNA SOSTENIBILE Sostenibilità ambientale in Sardegna. Guida e Vademecum per la Pubblica Amministrazione - SardegnaAmbiente
←
→
Trascrizione del contenuto della pagina
Se il tuo browser non visualizza correttamente la pagina, ti preghiamo di leggere il contenuto della pagina quaggiù
SARDEGNA SOSTENIBILE Sostenibilità ambientale in Sardegna. Guida e Vademecum per la Pubblica Amministrazione.
La presente pubblicazione è stata realizzata dalla Regione Autonoma della Sardegna, nell’ambito del progetto Sardegna Sostenibile, finanziato dall’Unione Europea, attraverso il Le trasformazioni del sistema economico, sociale e politico intervenute negli ultimi anni, hanno deter- minato un profondo ripensamento del ruolo e delle funzioni degli Enti locali, divenuti progressivamente GUIDA POR Sardegna 2000-2006. i principali attori di regolazione economica, so- A cura della ATS: ciale e ambientale. Rete ecologica • Progetto Verde Srl In uno scenario complesso ed in continuo muta- Le aree protette ............................................................................................................... 4 • Achab Group Srl mento, il ruolo della Pubblica Amministrazione La rete ecologica ............................................................................................................... 5 • Cnos - Fap Regione Sardegna diviene fondamentale al fine di realizzare nuovi • Nordest Ingegneria Srl La biodiversità ................................................................................................................... 7 modelli di sviluppo dei sistemi locali della Regione Supervisione: Sardegna che siano sostenibili economicamente, Il paesaggio ....................................................................................................................... 8 Regione Autonoma della Sardegna equi dal punto di vista sociale ed ecologica- • Assessorato della Difesa dell’Ambiente • Assessorato del Lavoro, mente compatibili per interpretare e affrontare il cambiamento. Risorsa idrica Formazione professionale, cooperazione La raccolta delle acque di prima pioggia ............................................................................ 10 e sicurezza sociale Molteplici sono gli strumenti che la Pubblica Am- ministrazione ha a disposizione per mettere in atto L’utilizzo di fonti idriche alternative in ambito urbano ........................................................ 12 Elaborazione testi e grafica: strategie di sviluppo sostenibile miranti a ridurre Gli interventi per la riduzione dell’inquinamento diffuso .................................................... 13 • Progetto Verde Srl • Achab Group Srl gli impatti ambientali dei processi di produzione e La fitodepurazione e le aree umide ................................................................................... 15 consumo, attraverso una gestione più responsabile Consulenti scientifici: delle risorse naturali, dei rifiuti e delle fonti ener- • Prof. Ing. Bixio Vincenzo - Univ. Padova • Prof. Dott. Borin Maurizio - Univ. Padova getiche. Difesa del suolo • Prof. Ing. Del Col Davide - Univ. Padova Le scelte della Pubblica Amministrazione posso- La manutenzione della rete idrografica minore ................................................................... 17 • Ing. Giacetti Walter no servire, contemporaneamente, da modello di Individuazione di situazioni di pericolosità idraulica nella rete idrografica minore ............... 19 buon comportamento per le imprese, le istituzio- Illustrazioni: La difesa idraulica nelle trasformazioni del territorio .......................................................... 21 ni private e i cittadini, dando quindi un contributo Tamiazzo Valentina positivo alla protezione ambientale. Interventi di sistemazione idraulico-forestale ..................................................................... 23 Foto: I criteri ambientali servono quindi a privilegiare beni • Regione Autonoma della Sardegna e servizi che: • Archivio Achab Group Srl • riducono la perdita di biodiversità; Rifiuti • Fotolia • sostituiscono le fonti energetiche da non rin- Servizi e prodotti verdi ...................................................................................................... 25 Progetto Grafico: novabili a rinnovabili; L’informatizzazione dell’ecocentro ..................................................................................... 26 Zamengo Federica • riducono la produzione di rifiuti; Ottimizzazione delle modalità di raccolta differenziata ...................................................... 28 Stampa: • riducono le emissioni inquinanti; La gestione dei rifiuti urbani in un contesto turistico .......................................................... 30 Marca Print snc di Pizziolo & C. • riducono i pericoli e i rischi ambientali. Quinto di Treviso (TV) www.marcaprint.it Energia Copyright: Energetica degli edifici ...................................................................................................... 32 Regione Autonoma della Sardegna La ventilazione degli edifici ............................................................................................... 33 Aggiornato a maggio 2008. Si esclude qualsiasi responsabilità per l’utilizzo improprio delle informazioni riportate. Per l’utilizzo di La certificazione energetica degli edifici ............................................................................ 34 dati e normative vanno consultati i testi originali. La produzione di energia elettrica e calore da fonti rinnovabili .......................................... 37 “PROGRAMMA GALAPAGOS“ Progetto cofinanziato dall’Unione Europea Sistemi efficienti di produzione e distribuzione dell’energia negli edifici ............................ 40 mediante il Fondo Sociale Europeo (FSE) POR SARDEGNA 2000- 2006 Asse I L’illuminazione .................................................................................................................. 41 MISURA 1.8 AZIONE B INFOAMB UNIONE EUROPEA REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA 3
RETE ECOLOGICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it LE AREE PROTETTE 1. Cosa si intende per aree protette? 4. Come vengono gestiti i Siti Natura 2000? Le aree protette sono ambiti di particolare pregio naturalistico e geomorfologico nei quali si trovano specie I Siti Natura 2000 hanno la necessità di veder applicate misure di conservazione che implicano all’occorrenza vegetali ed animali caratteristici di quella determinata area o regione geografica. Numerosi sono gli ambiti appropriati Piani di Gestione (specifici od integrati ad altri piani di sviluppo) e le opportune misure regolamentari, che possono essere catalogati come “area protetta”: tra questi ricordiamo i parchi nazionali e regionali, le riserve amministrative o contrattuali che siano conformi alle esigenze ecologiche degli habitat e delle specie presenti naturali, i parchi archeologici, i biotopi, le oasi, le aree di tutela paesaggistica di interesse regionale e provinciale, i nei siti. Il Piano di Gestione costituisce una misura di conservazione e dà indicazioni sulla gestione degli habitat e monumenti naturali, le riserve marine, le aree marine protette. A questo lungo elenco si sono aggiunti negli ultimi delle specie di interesse comunitario; è redatto sulla base di linee guida nazionali e regionali. anni i Siti ricompresi nella Rete Natura 2000 (Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale), che è L’iter di approvazione del Piano di Gestione è il seguente: l’adozione dello stesso da parte di tutti i Comuni interes- stata individuata in seguito all’applicazione di specifiche Direttive comunitarie per la salvaguardia della biodiversità sati, la pubblicazione del piano per dar modo alla popolazione di partecipare, quindi la definitiva approvazione dei negli Stati membri. Comuni ed infine l’approvazione da parte della Regione con decreto dell’Assessore. 2. Perché istituire un’area protetta? 5. Qual’è l’utilità dei Piani di Gestione dei SIC in ambito di valutazione di incidenza ambientale? La necessità di istituire un’area protetta va ricercata nella sempre maggiore richiesta da parte della società moderna di tutelare gli spazi naturali e di proteggerli da futuri cambiamenti d’uso che ne alterino le caratteristiche. I Piani di Gestione per i Siti di Importanza Comunitaria, pur non essendo obbligatori per ogni area protetta dalla Questa necessità è emersa fin dagli inizi del secolo scorso. In Italia, il primo parco è stato istituito nel 1922 (Parco Direttiva Habitat, rappresentano uno strumento estremamente utile a qualsiasi decisione amministrativa o Nazionale del Gran Paradiso) e successivamente numerose zone sono state designate con la seguente istituzione tecnica che si intende prendere in merito al territorio di competenza. delle relative aree protette. Oggi, l’istituzione di un’area protetta, oltre che per diretta volontà dei cittadini, è Il Piano di Gestione, che può coincidere con il piano del parco qualora si tratti di un’area protetta così classificata, promossa dalle Pubbliche Amministrazioni che vedono negli ambiti naturali anche delle possibilità di sviluppo rappresenta il documento che racchiude tutte le informazioni riguardanti il SIC, ne individua le minacce e propone turistico/ricreative di grande interesse. interventi di salvaguardia e ripristino. All’istituzione di un’area protetta deve seguire una azione di acquisizione e divulgazione di informazioni scien- Per ogni piano o progetto ricadente all’interno del sito protetto è d’obbligo una valutazione di incidenza am- tifiche, culturali, etnologiche, per poter attivare processi efficaci di promozione e di pianificazione. Il ruolo bientale che ne individui gli eventuali rischi e proponga le opportune mitigazioni o addirittura compensazioni. del parco non deve essere quello di musealizzare una porzione di territorio ma di poterla rendere fruibile in modo L’autorità competente a livello prima regionale, quindi provinciale e infine comunale, deve verificare quanto af- intelligente dalla maggior parte dei cittadini offrendo spazi di osservazione, conoscenza e svago in uno stretto fermato dai valutatori e approvare o meno il piano/progetto. Lo strumento più importante a cui fare riferimento, rapporto con l’ambiente e secondo precisi piani di fruizione. sia per la stesura della valutazione da parte dei tecnici incaricati, sia per la Pubblica Amministrazione in merito Nel favorire l’esigenza e la necessità di tutelare ambiti di pregio, deve anche emergere il ruolo di vincolo nei all’approvazione degli interventi proposti, risulta essere il Piano di Gestione. confronti dell’urbanizzazione diffusa e della realizzazione di infrastrutture di comunicazione. 3. Come si gestisce un’area protetta? LA RETE ECOLOGICA Gli ambiti naturalistici individuati con le diverse leggi possono essere dati in gestione a figure differenti. Le piccole aree di interesse locale come oasi e riserve possono essere gestite da associazioni di volontari legate ad organismi nazionali come la LIPU o il WWF. I parchi regionali e nazionali sono invece gestiti da organi istituiti per legge e 1. Come nasce il concetto di rete ecologica? con specifiche funzioni (presidente, direttore, giunta, guardie, ecc.). I parchi sono dotati di specifici strumenti di gestione detti generalmente “Piani ambientali”. La loro definizione si trova a livello normativo nella legge qua- Il concetto di rete ecologica nasce, a livello europeo, nei primi anni ‘90 come tentativo di contrastare la fram- dro nazionale del 1991 e nelle leggi regionali di recepimento. I piani ambientali dettano gli indirizzi di gestione mentazione della aree naturali creando delle connessioni fra esse. Fino ad allora le politiche ambientali dei amministrativa, ambientale e di pianificazione urbanistica e sono da considerarsi come strumenti di tutela attiva e vari paesi avevano portato alla creazione di aree protette più o meno estese ma isolate e disperse all’interno di un valorizzazione del territorio. Inoltre riportano i piani di lavoro pluriennali che l’Ente Parco intende perseguire per la territorio fortemente antropizzato. Queste misure erano utili per la protezione delle specie, ma non consentivano realizzazione di interventi coordinati nel tempo. gli scambi genetici tra gli individui. Oggi c’è un passaggio da questa concezione “insulare” ad una concezione “reticolare”: dalle aree protette alle reti ecologiche. 4 5
RETE ECOLOGICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it 2. Come è costituita la rete ecologica regionale della Sardegna? Le siepi hanno numerose funzioni, sia per gli esseri umani che per gli animali. Queste funzioni aumentano consi- derevolmente quando, assieme alle siepi, sono presenti nel territorio altri elementi della rete ecologica, quali ad esempio corsi d’acqua, piccoli boschetti e campi incolti. Il patrimonio naturale della Sardegna è molto vario, ricco di specie animali e vegetali. Se in ambito ecologico rappresentano in primis corridoi ecologici necessari per la protezione e il movimento delle La rete ecologica regionale interessa l’intero territorio ed è finalizzata alla protezione degli ambienti di maggiore specie animali nonché elementi con molteplici aspetti positivi (azione frangivento, produzione di legname, soste- pregio. Essa è costituita dalle seguenti aree protette: 2 Parchi nazionali e 2 regionali, 5 aree marine protette, gno di sponde di canali o fossi, abbellimento del paesaggio e depurazione delle acque superficiali e di falda), in 18 monumenti naturali e 93 Oasi di protezione faunistica. Vi sono poi 92 Siti di Importanza Comunitaria ambiente urbano possono svolgere le seguenti funzioni: e 37 Zone di Protezione Speciale che si sovrappongono in parte alle aree protette precedenti e che vanno a • assorbire e ridurre il rumore causato dal traffico veicolare e dalle fabbriche; costituire la Rete Natura 2000. Le reti ecologiche sono un importante strumento per la gestione sostenibile del • intrappolare le particelle solide e le polveri presenti nell’aria; territorio, per la tutela della natura e la salvaguardia della biodiversità. La presenza di reti ecologiche nel • proteggere gli edifici dall’insolazione, dal freddo e dai venti forti; territorio consente il libero movimento degli animali e l’incontro tra individui di popolazioni differenti. • mascherare zone industriali, cave e discariche; • ombreggiare le strade cittadine e periferiche; • mascherare l’intimità dei giardini privati; • creare corridoi di spostamento (es. marciapiedi, piste ciclabili) protetti dalle auto e dall’inquinamento. 3. Quali sono i campi di interesse della rete ecologica? Le reti ecologiche presentano molteplici espressioni orientate allo specifico campo di interesse: ecologico, infra- strutturale, paesaggistico, agro-ambientale. LA BIODIVERSITÀ L’approccio ecologico è principalmente rivolto allo studio della componente animale e vegetale ed alle loro com- plesse interazioni con gli ecosistemi componenti il territorio. Il secondo prende in considerazione specifiche azioni di tutela e riduzione di impatto nella realizzazione e nel rinno- vamento di strutture viarie, sulla componente ecologica dell’ecosistema. L’approccio estetico-paesaggistico valuta 1. Che cos’è la biodiversità e come si valuta? invece il ruolo delle reti come elemento di abbellimento del paesaggio naturale. Dal punto di vista funzionale le reti ecologiche rientrano a pieno titolo nel vasto filone delle tematiche agroambientali, che negli ultimi anni hanno conosciuto un crescente sviluppo anche sotto la spinta delle normative comunitarie. Con il termine biodiversità si intende la varietà delle forme di vita vegetali ed animali presenti su un certo territorio. Maggiore è la biodiversità, maggiore è la valenza ecologica di un’area geografica. Per determinare la biodiversità si dovrebbe stabilire il numero di specie presenti e il numero di individui per ciascuna specie. Poiché in campo non è possibile contare tutti gli individui di tutte le specie, si ricorre a stime (censimenti) e all’uso di indici (Shannon-Wiever, ecc.). I censimenti e i rilievi naturalistici devono essere effettuati da professionisti del settore, 4. Quali sono gli elementi che costituiscono la rete ecologica? spesso con l’aiuto di volontari. In Sardegna, per esempio, l’Ente Foreste della Sardegna, tra le altre cose, fin dagli anni 70 si occupa del censimento del cervo sardo. Le reti ecologiche sono costituite da diversi elementi che si trovano nel territorio. I più importanti sono le “aree centrali” ad alta naturalità (es. parchi, oasi) ed i “corridoi ecologici” che mettono in collegamento le aree cen- trali (es. siepi, corsi d’acqua, strade di campagna). Altri elementi delle reti ecologiche sono le “aree sparse” intese come aree di superficie contenuta diffuse nel territorio con un ruolo di appoggio per animali molto mobili (es. grandi alberi, pozze d’acqua). Seguono le “fasce di protezione” che, distribuite intorno a tutti gli altri 2. La biodiversità in Sardegna elementi, riducono gli impatti dall’esterno, ed infine le “aree da ripristinare” che sono aree degradate da riqua- lificare o nuove unità ecologiche di realizzazione antropica e che possono essere inserite nella rete. La Sardegna è un territorio molto ricco di habitat e paesaggi diversi e di conseguenza di biodiversità. Vi si trovano il 37% delle specie vegetali e il 50% dei vertebrati presenti in Italia. Inoltre, essendo un’isola, la discontinuità terra-acqua pone dei limiti ben precisi alla distribuzione delle specie, rendendo le sue comunità pressoché chiuse ad interazioni ecologiche con l’esterno. Ne deriva che la Sardegna è ricca di endemismi ovvero di specie vegetali e animali che si trovano solo in questo territorio. Gli endemismi sardi comprendono più di 200 specie vegetali e 5. Qual è l’importanza delle siepi all’interno del verde urbano? più di 20 specie di vertebrati. Le specie endemiche in Sardegna possono essere classificate in: sarde (specie con areale limitato al solo territorio All’interno della rete ecologica assume un’importanza strategica la valorizzazione del verde urbano; l’incremento regionale), sardo-corse (specie comuni alle due isole), tirreniche (specie diffuse sia nel territorio regionale che in delle aree verdi da parte delle Amministrazioni comunali favorisce non solo una distribuzione continua di spazi altre isole del mediterraneo). naturalizzati ma anche una presa di coscienza da parte del cittadino sulla necessità di creare tali zone sul rispetto per la natura e le sue componenti. All’interno delle varie tipologie di zone di verde urbano che possono essere presenti all’interno di un Comune, assumono un ruolo determinante, elementi naturali quali le siepi. 6 7
RETE ECOLOGICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it 3. Cosa sono le liste rosse e le liste blu? 2. Quali strumenti si possono adottare per lo studio del paesaggio? L’uomo con molte delle sue attività è causa di modificazioni ambientali che sono un pericolo per la biodiversità, così Lo studio del paesaggio deve presupporre un approccio olistico e non può essere affrontato separatamente da si è iniziato ad emanare leggi, direttive e convenzioni per tutelarla. In questi documenti sono state elaborate diverse discipline senza un’opportuna integrazione. liste di specie animali e vegetali cui dedicare interventi di protezione. Generalmente, quando si parla di specie estin- Deve essere una disciplina di tipo integrato, sia che si prendano in considerazione gli aspetti percettivi, sia che te o a rischio di estinzione, il pensiero vola all’elefante africano, al panda gigante, ecc. Tuttavia anche nel nostro si intendano perseguire analisi scientifiche sugli elementi ecologici. Non si può più prescindere, insomma, dalla territorio nazionale molte sono le specie minacciate di estinzione o che lo sono state nel recente passato. multidisciplinarietà e della trasversalità dell’argomento. Diversi possono essere gli strumenti adottati per lo studio Le liste rosse, organizzate in diversi livelli (mondiale, nazionale, regionale), contengono le specie a diverso rischio del paesaggio, fra i quali, negli ultimi anni, stanno acquisendo sempre maggiore importanza gli indicatori di di estinzione e le minacce che oggi gravano su di esse. Nelle liste blu invece si trovano quelle specie che, prece- paesaggio. Questi fanno spesso riferimento a banche dati georeferenziate e vengono elaborate tramite l’utilizzo dentemente incluse nelle liste rosse, grazie alla protezione della natura e dell’ambiente, sono state conservate o di Geographic Information System (GIS). propagate con successo diminuendo così il loro rischio di estinzione. Con questi strumenti è possibile gestire, acquisire, archiviare ed elaborare dati relativi al paesaggio ricavando infor- mazioni utili alla sua pianificazione integrata, finalizzata sia alla conservazione che alla valorizzazione. Attraverso un SIT (l’acronimo italiano che sta per Sistema Informativo Territoriale), ogni banca dati può essere associata al territorio da analizzare e possono essere costruite mappe tematiche leggibili e confrontabili tra loro in modo immediato. IL PAESAGGIO 1. Cosa si intende per paesaggio? 3. Cos’è il Piano Paesaggistico Regionale? La corretta definizione di paesaggio deriva dalla Convenzione Europea del Paesaggio secondo la quale esso de- Il Piano Paesaggistico della Regione Sardegna (D.G.R. n. 36/7 del 5 settembre 2006) è uno strumento con il quale signa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall’azione la Regione riconosce le innumerevoli sfaccettature del paesaggio sardo, costituito da elementi naturali, storici di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. In passato il concetto di paesaggio era molto più riduttivo, e culturali, ne disciplina la tutela e ne promuove la valorizzazione. Il P.P.R. è rivolto a tutti i soggetti che operano nella legato ad un carattere di valore e bellezza esclusivo di determinate porzioni di territorio molto limitate: le tipiche pianificazione e gestione del territorio sardo: Regione, Province, Comuni, altri enti pubblici statali o regionali, come “bellezze da cartolina”. La Regione Sardegna è stata all’avanguardia nel recepire queste nuove indicazioni, redi- università e centri di ricerca, e privati. Oltre a tutelare e valorizzare il paesaggio, diventa il quadro di riferimen- gendo il primo Piano Paesaggistico Regionale in Italia. Esso persegue il fine di preservare, tutelare, valorizzare e to e coordinamento per tutti gli atti di programmazione e di pianificazione regionale, provinciale e locale. tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo. Il Piano Tra le finalità fondamentali del documento, oltre a quella di preservare e tramandare alle generazioni future l’iden- è uno strumento con cui la politica del territorio tutela i diritti dell’ambiente, dei beni storici e culturali. tità del territorio sardo in tutte le sue caratteristiche, si trova quella di proteggere la biodiversità del paesaggio na- La biodiversità a livello di paesaggio si concentra sulla presenza degli habitat; la tendenza è quella di considerare i turale e la complessità culturale del territorio. Il P.P.R. promuove tutte le forme di sviluppo sostenibile del territorio, diversi habitat come ecosistemi in grado di sostenere le varie popolazioni. Il paesaggio in quest’ottica viene studiato al fine di migliorarne la qualità. come un insieme di habitat, più o meno naturali, che riportati nella cartografia rappresentano diverse “patches”. Si valuta così la componente spaziale della diversità degli habitat: abbondanza, distribuzione, dispersione, connessio- ne, ecc., dei diversi patches (habitat). L’approccio può sembrare semplicistico ed effettivamente non è ancora del Foresta Burgos tutto accettato dalla comunità scientifica, ma risulta un ottimo strumento da utilizzarsi come supporto informativo per processi decisionali a livello politico. 8 9
RISORSA IDRICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it LA RACCOLTA DELLE ACQUE DI PRIMA PIOGGIA 1. Quali sono le informazioni necessarie per valutare la necessità di effettuare 6. Come si può intervenire se non risulta possibile realizzare vasche di prima un intervento di raccolta delle acque di prima pioggia? pioggia da parte della Pubblica Amministrazione? Le informazioni ed i dati che è necessario raccogliere riguardano due ambiti principali: In questi casi si deve provvedere all’adeguamento delle norme tecniche del Piano Urbanistico Comunale, in 1. le caratteristiche attuali del territorio e le trasformazioni previste; modo da rendere obbligatoria la realizzazione di sistemi per la raccolta delle acque di prima pioggia a carico delle 2. la configurazione del sistema fognario-depurativo. attività che provocano il rilascio nell’ambiente di sostanze inquinanti soggette a dilavamento. I dati raccolti durante questa prima fase conoscitiva potranno poi essere implementati in un sistema informativo, in modo da rendere più agevoli i successivi processi di analisi ed elaborazione delle informazioni. 7. Quali sono le analisi preliminari da effettuare per la progettazione di vasche 2. Come influisce la tipologia di rete fognaria esistente nell’area in esame sulla per la raccolta delle acque di prima pioggia? realizzazione dell’intervento? La prima operazione da effettuare è la perimetrazione del bacino di raccolta, il quale deve avere un’estensione Dall’analisi dei dati e delle informazioni raccolti è possibile individuare la tipologia di rete fognaria presente e limitata al fine di evitare la raccolta di acque non di prima pioggia. Successivamente va calcolato il volume di rilevare l’eventuale presenza di zone non servite dalla rete di fognatura. In quest’ultimo caso si deve prov- prima pioggia sulla base dei parametri di riferimento contenuti nella Disciplina Regionale della Sardegna per gli vedere innanzitutto alla realizzazione della rete fognaria, che dovrà essere obbligatoriamente di tipo separato. È scarichi (in via di approvazione), ed infine va individuata la tipologia di vasca più idonea. necessario intervenire anche nel caso in cui sia stata rilevata la presenza di un sistema fognario di tipo misto: in questo caso si dovrà provvedere alla realizzazione della rete separata. 8. Esistono interventi alternativi alla realizzazione di vasche per la raccolta 3. Chi deve provvedere alla realizzazione di vasche di prima pioggia? delle acque di prima pioggia collegate alla rete di fognatura? Le vasche di prima pioggia possono essere realizzate sia dalla Pubblica Amministrazione che dai privati. Nel pri- Nei casi in cui non sia possibile realizzare vasche per la raccolta delle acque di prima pioggia per mancanza della mo caso le vasche vengono costruite lungo la rete fognaria, mentre nel secondo caso vengono realizzate a servizio rete di fognatura, si può intervenire realizzando sistemi di raccolta e stoccaggio delle acque non collegati della superficie su cui vengono rilasciati gli inquinanti, e poi collegate alla rete fognaria. alla rete, prevedendo il trasporto diretto al depuratore delle acque raccolte, oppure si può provvedere alla rea- lizzazione di interventi di mitigazione, quali corridoi inerbiti o fasce filtro. La vegetazione, che è la componente principale di tali sistemi, permette infatti di effettuare una prima depurazione delle acque intercettate, mediante la sedimentazione dei solidi sospesi e la rimozione dei nutrienti. Tali interventi, tuttavia, non sostituiscono del tutto la 4. Qual’è la normativa nazionale e regionale cui si può fare riferimento realizzazione di vasche per la raccolta delle acque di prima pioggia, in quanto non hanno un potere depurativo tale relativamente alle vasche di prima pioggia? da permettere la rimozione efficace di particolari sostanze quali ad esempio metalli pesanti e tensioattivi. Inoltre, alla pari delle vasche di raccolta, non possono essere realizzati in zone fittamente edificate, in quanto richiedono la presenza di superfici abbastanza estese da permettere lo sviluppo e l’azione efficace della vegetazione. Il D.Lgs. 152/2006 prevede che le Regioni disciplinino i casi in cui può essere richiesto che le acque di prima pioggia siano raccolte e sottoposte a trattamenti di depurazione, quando vi sia il rischio di dilavamento da superfici imper- meabili di sostanze pericolose o che creano pregiudizio per il raggiungimento degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. La Regione Sardegna ha in corso di approvazione una Disciplina Regionale per gli scarichi, che individua le attività che possono rilasciare nell’ambiente sostanze inquinanti e che possono venire dilavate dalle acque meteoriche. 9. È possibile, in attesa della realizzazione di interventi strutturali come la realizzazione di vasche di prima pioggia, ridurre l’entità dell’inquinamento dilavato dalle acque meteoriche? 5. Quali sono le zone cui assegnare la priorità di intervento? Oltre a realizzare gli interventi strutturali, la Pubblica Amministrazione può intervenire attuando protocolli di ma- • Insediamenti produttivi; nutenzione delle pavimentazioni stradali urbane atti ad asportare le polveri e i depositi organici e inorganici • Aree industriali; mediante operazioni di lavaggio. La frequenza e la tipologia dei mezzi di lavoro influenzano decisamente il risultato • Superfici scolanti destinate al deposito o al carico/scarico rifiuti, combustibili e sostanze pericolose in generale. conseguito, che può consentire un rilevante abbattimento delle sostanze inquinanti. 10 11
RISORSA IDRICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it L’UTILIZZO DI FONTI IDRICHE ALTERNATIVE IN AMBITO URBANO 1. Quali sono i principali fabbisogni privati di acqua non potabile in ambito 5. Cosa fare se la disponibilità di acqua non potabile è inferiore al fabbisogno? urbano? Se la disponibilità di acqua non potabile risulta inferiore al fabbisogno complessivo stimato, è necessario valutare I principali fabbisogni privati di acqua non potabile comprendono l’alimentazione delle cassette di scarico dei quali siano gli utilizzi per i quali il fabbisogno può essere soddisfatto, e destinare ad essi la risorsa non potabile. WC e l’irrigazione di orti e giardini privati. Nella valutazione dei fabbisogni è necessario inoltre tenere conto In tal modo sarà possibile sostituire l’acqua non potabile a quella potabile per gli utilizzi per i quali la risorsa è delle eventuali fluttuazioni stagionaIi, di notevole importanza soprattutto nelle aree soggette ad abbondante af- attualmente disponibile in quantità adeguata, e realizzare in ogni caso una rete di distribuzione dell’acqua non flusso turistico. potabile che potrà essere integrata in futuro quando la disponibilità della risorsa sarà maggiore o sarà possibile alimentare la rete anche con una differente tipologia di risorsa idrica alternativa. 2. Quali sono i principali fabbisogni pubblici di acqua non potabile in ambito 6. Ci sono casi in cui la realizzazione della rete di distribuzione dell’acqua non urbano? potabile in zone urbanizzate risulta agevolata? I principali fabbisogni pubblici di acqua non potabile comprendono principalmente il lavaggio delle strade, l’ir- I casi in cui può essere conveniente provvedere alla realizzazione di una rete di distribuzione dell’acqua non pota- rigazione del verde pubblico e l’alimentazione della rete antincendio. bile sono essenzialmente due: • La realizzazione della rete in concomitanza con gli interventi di manutenzione della rete di acquedotto: in tal caso infatti sarà possibile intervenire laddove risulti comunque necessario effettuare operazioni di scavo; • La possibilità di riutilizzare la rete acquedottistica dismessa: in questo caso dovranno essere effettuati adeguati interventi di ripristino, che risulteranno tuttavia meno onerosi rispetto alla posa ex-novo delle condotte. 3. Quali sono le fonti idriche alternative utilizzabili per alimentare la rete di distribuzione dell’acqua non potabile? GLI INTERVENTI PER LA RIDUZIONE • Acque marine o salmastre; • Acque grezze; DELL’INQUINAMENTO DIFFUSO • Acque reflue. Prima dell’utilizzo, tali acque devono essere sottoposte ad adeguati trattamenti, che dipendono dalla tipologia di acqua e dall’uso che se ne deve fare (per maggiori dettagli si rimanda al progetto “Reti duali e riutilizzo dei reflui 1. Quali sono le cause principali dell’inquinamento diffuso? depurati” contenuto all’interno del Manuale). L’inquinamento diffuso è causato dal dilavamento di superfici sulle quali sono state rilasciate sostanze inquinanti. In particolare è dovuto a: • Dilavamento di superfici urbane (oli lubrificanti, liquidi antigelo, sali); 4. In base a quali elementi deve essere effettuata la scelta della tipologia di • Dilavamento di superfici agricole (azoto e fosforo, fitosanitari); • Dilavamento di superfici adibite ad attività zootecniche (sostanza organica, nutrienti, agenti patogeni). risorsa idrica alternativa da utilizzare? La scelta va effettuata innanzitutto sulla base della stima del fabbisogno di acqua non potabile per i vari utilizzi, pubblici e privati. Il fabbisogno stimato, che generalmente risulta pari al 50% della dotazione di acqua 2. Quali sono i parametri che descrivono lo stato di salute di un corpo idrico? potabile in assenza di una rete di distribuzione di acqua non potabile, deve poi essere confrontato con la quantità disponibile di ciascuna risorsa considerata, e devono essere valutati tutti i vincoli connessi all’utilizzo di ciascuna Lo stato di salute di un corpo idrico superficiale è descritto da specifici indicatori che nel loro complesso ne defi- risorsa. Successivamente deve essere valutata la disponibilità della risorsa, in base alla vicinanza della fonte niscono lo Stato Ambientale. Il D.Lgs. 152/2006 prevede l’utilizzo di un metodo di valutazione della qualità dei idrica alternativa al luogo di utilizzo, alla disponibilità della risorsa durante i vari periodi dell’anno ed alla qualità corsi d’acqua superficiali basato sulla determinazione di parametri denominati macrodescrittori. Mediante l’utilizzo della risorsa in base alla qualità richiesta dai potenziali utilizzatori. di questi parametri viene calcolato il cosiddetto Livello di Inquinamento da Macrodescrittori (LIM). Oltre al LIM viene calcolato un altro indice, l’IBE (Indice Biotico Esteso), che si basa sulla popolosità delle comunità di macroinvertebrati che vivono al livello del substrato di fondo. Sulla base di questi due indici viene valutato lo Stato Ecologico del corso d’acqua, suddiviso in classi dal valore 1 (qualità elevata) al valore 5 (qualità pessima). 12 13
RISORSA IDRICA Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it 3. Chi cura la classificazione dei corsi d’acqua in Sardegna 7. I sistemi vegetati per la riduzione dell’inquinamento diffuso necessitano di operazioni di manutenzione? La classificazione dei corsi d’acqua viene effettuata a cura dell’ARPA regionale della Sardegna (ARPAS), ed i dati raccolti possono essere reperiti presso il servizio di Tutela delle Acque dell’Assessorato della Difesa dell’Ambiente Tutti i sistemi vegetati necessitano di periodiche potature e sfalci, in modo da rinnovare la capacità delle piante della Regione Sardegna, dove dal 2005 è attivo il Centro di Documentazione dei bacini idrografici (CeDoc). di rimuovere i contaminanti, così come è necessario effettuare la rimozione dei sedimenti accumulati grazie all’intercettazione da parte della vegetazione. Per quanto riguarda le fasce tampone, sono necessarie ispezioni periodiche al fine di mantenerne intatta la funzionalità. Gli alberi e gli arbusti morti o morenti dovranno essere tempestivamente rimossi e sostituiti, e dovrà essere effettuata l’estirpazione delle piante in competizione, per 4. Quali sono le operazioni che la Pubblica Amministrazione può svolgere per garantire il pieno attecchimento. prevenire il fenomeno di inquinamento diffuso? • Effettuare indagini per l’individuazione delle fonti di inquinamento diffuso, sia in ambito agricolo che urbano, e perimetrare le aree interessate. I dati e le informazioni necessari riguardano le caratteristiche attuali del territorio 8. Possono esserci dei vantaggi trasversali nella realizzazione di sistemi e gli usi del suolo nel bacino scolante, e possono essere reperiti presso la Regione o ricavati dai Piani Urbanistici vegetati per la riduzione dell’inquinamento diffuso? Comunali; • Evidenziare i collegamenti esistenti tra la tipologia di sostanze rilasciate nell’ambiente dalle varie attività e gli effetti della contaminazione eventualmente osservati nel corpo idrico; La realizzazione di sistemi vegetati non comporta solo vantaggi in relazione alla riduzione dell’inquinamento dif- • Stimare i carichi inquinanti prodotti nelle aree agricole ed in quelle urbane individuate all’interno del perimetro; fuso ma, a seconda della tecnica considerata, si hanno anche notevoli benefici aggiuntivi, di carattere ambientale • Individuare le zone maggiormente a rischio; ed economico. In particolare: • Intervenire adattando le norme tecniche dei Piani Urbanistici Comunali in modo da rendere obbligatori, in fu- • Produzione di legna da ardere o da opera e produzione di nettare per le api; turo, interventi per la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento diffuso. • Possibilità di favorire lo sviluppo della selvaggina a fini venatori e l’abbellimento del paesaggio; • Possibilità di favorire l’infiltrazione delle acque nel sottosuolo. 5. Quali sono gli interventi che possono essere effettuati in aree agricole dalla Pubblica Amministrazione per far fronte al problema dell’inquinamento LA FITODEPURAZIONE E LE AREE UMIDE diffuso? • Realizzazione di aree di fitodepurazione; • Realizzazione di fasce tampone boscate e tutela della vegetazione riparia; 1. Cos’è la fitodepurazione? • Adozione di specifici Programmi d’Azione per le zone più a rischio. La fitodepurazione è un processo naturale di depurazione delle acque che si avvale dell’azione di particolari essenze vegetali macrofite, in grado di svilupparsi in condizioni di parziale o totale sommersione. Le piante per crescere utilizzano sostanze nutrienti, quali azoto e fosforo, contribuendo alla rimozione di queste dall’acqua, e nel 6. Quali sono gli interventi che possono essere effettuati in aree urbane dalla contempo fungono da substrato per i microrganismi responsabili dei processi di denitrificazione e degradazione Pubblica Amministrazione per far fronte al problema dell’inquinamento della sostanza organica. diffuso? Per fronteggiare il problema dell’inquinamento diffuso in aree urbane la Pubblica Amministrazione può intervenire realizzando interventi di mitigazione, come: 2. Quali sono gli ambiti in cui può essere efficacemente applicata? • Canali inerbiti; • Fasce filtro; Il processo di fitodepurazione che avviene spontaneamente in natura può essere riprodotto artificialmente median- • Filtri a sabbia superficiali; te appositi impianti. • Canali infiltranti. I trattamenti di fitodepurazione possono essere utilizzati: In caso non vi siano spazi disponibili per la realizzazione di tali sistemi la Pubblica Amministrazione può intervenire • Per l’affinamento dei reflui a valle dei depuratori, anche ai fini del riutilizzo; adeguando le norme tecniche del Piano Urbanistico Comunale. Il rilascio della concessione edilizia per interventi • Per la riduzione dell’inquinamento diffuso in aree agricole o urbane; che causino elevata impermeabilizzazione del terreno, può quindi essere subordinato alla realizzazione di interventi • Per la riduzione dell’inquinamento puntuale a livello domestico, industriale o commerciale. di mitigazione preferibilmente di tipo vegetato. 14 15
RISORSA IDRICA DIFESA DEL SUOLO Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it LA MANUTENZIONE DELLA RETE IDROGRAFICA MINORE 3. Quali sono i vantaggi connessi all’utilizzo della fitodepurazione? In generale la tecnica di fitodepurazione, essendo una tecnica che si avvale dell’azione di piante, presenta van- 1. Cosa si intende per manutenzione della rete idrografica? taggi economici derivanti dall’assenza di macchinari, fatta eccezione per i casi in cui è necessaria la presenza di sistemi di sollevamento. Le operazioni di manutenzione degli impianti sono inoltre molto contenute, e riguardano principalmente i periodici sfalci della vegetazione e la rimozione degli eventuali accumuli di sedimenti. Le attività di manutenzione del reticolo idrografico devono essere finalizzate al mantenimento dell’assetto dei corsi d’acqua (opere ed alvei) che garantisce condizioni di rischio compatibili con le caratteristiche del territorio circo- stante, e devono riguardare ciascuna delle tre componenti che caratterizzano l’alveo fluviale. Esse si compongono quindi delle seguenti parti: • Operazioni di manutenzione delle opere di difesa idraulica; 4. Quali sono i vantaggi trasversali per le aree umide artificiali? • Attività per la tutela ed il controllo della vegetazione ripariale; • Attività per la gestione dei sedimenti d’alveo. Le aree umide artificiali possono essere utilizzate come bacini di laminazione delle portate di pioggia sfiorate dal- la rete di fognatura mista e possono presentare, se adeguatamente progettate, gestite ed integrate nell’ambiente, il vantaggio aggiuntivo di permettere la rinaturalizzazione dell’area in cui sono situate, grazie alla creazione di habitat naturali che portano alla ripopolazione floristica e faunistica dell’area stessa. Un’altimetria irregolare, ad 2. Quali sono le criticità connesse alla mancata manutenzione delle opere di esempio, è un elemento di attrazione per un elevato numero di specie di avifauna, in quanto le diverse profondità difesa idraulica? creano condizioni differenti e compatibili con le modalità di alimentazione preferite dalle diverse specie di uccelli. Anche dal punto di vista paesaggistico, ad esempio per la fruizione del sito ad uso ricreativo, la diversità e la com- L’abbandono dei manufatti di difesa idraulica può creare situazioni di pericolo derivanti dallo sviluppo incontrol- plessità di componenti permettono un migliore impatto visivo e una generale attrattiva, oltre a contribuire a lato della vegetazione o dall’accumulo di materiale solido in prossimità dell’opera, che ne riduce la funzionalità e creare una varietà di habitat. ne può causare il degrado. 5. Quali sono i dati e le informazioni da raccogliere per valutare la possibilità 3. Quali sono le attività da svolgere per effettuare la necessaria manutenzione di utilizzare un’area umida esistente per l’affinamento dei reflui o per delle opere di difesa idraulica? realizzarne una apposita? Gli interventi principali che vanno previsti sono la rimozione della vegetazione, che può ostruire le sezioni di Per valutare la possibilità di realizzare un’area umida di fitodepurazione è necessario come prima cosa individuare passaggio dell’acqua, e la rimozione degli accumuli di sedimenti o altri materiali in prossimità dell’opera, in gli standard di qualità da raggiungere, valutare il grado di pretrattamento delle acque, la portata in ingresso e la modo che sia garantito il libero deflusso della portata. Inoltre se l’opera risulta degradata può rivelarsi necessario tipologia di area umida realizzabile in relazione alle essenze vegetali utilizzate. Sulla base di questi viene poi calco- il suo rifacimento. lata la superficie necessaria. Successivamente è necessario: • In presenza di un’area umida naturale: valutare la superficie disponibile, l’idoneità delle specie presenti alla rimozione delle sostanze inquinanti per il raggiungimento degli standard stabiliti; 4. Quali sono le criticità connesse al mancato controllo della vegetazione ripariale? • In assenza di un’area umida naturale: scegliere il sito più adatto alla realizzazione dell’area umida, partendo dall’analisi di almeno tre siti potenzialmente utilizzabili, valutandone la distanza dal luogo in cui avviene lo scarico Le criticità connesse alla vegetazione ripariale sono la crescita incontrollata in alveo e sulle sponde ed il traspor- delle acque reflue da sottoporre a fitodepurazione, la presenza di ecosistemi soggetti a particolare tutela, le carat- to di materiale vegetale (rami, ecc.) da parte della corrente che in alcuni casi può provocare l’ostruzione delle teristiche topografiche, pedologiche e geologiche del sito e gli espropri necessari. sezioni di deflusso. 5. Quali sono le attività da svolgere per il controllo della vegetazione ripariale? 6. Cosa è possibile fare se la superficie a disposizione non risulta sufficiente per il raggiungimento degli standard di qualità delle acque richiesti? Per evitare che si creino situazioni di pericolo derivanti dalla riduzione della sezione di deflusso è opportuno effet- tuare periodiche manutenzioni atte ad eliminare la vegetazione cresciuta all’interno dell’alveo. Per garantire il In tal caso è necessario aumentare il livello di pretrattamento delle acque in ingresso all’area umida di fito- mantenimento di condizioni di stabilità delle sponde è inoltre necessario effettuare periodici sfalci finalizzati al depurazione: così facendo si riducono le percentuali di rimozione richieste, e di conseguenza anche la superficie controllo ed alla tutela della vegetazione, anche per evitare la caduta in alveo di rami secchi o altro materiale vege- necessaria al trattamento. tale che potrebbe ostruire le luci di passaggio di eventuali manufatti di attraversamento posti a valle. 16 17
DIFESA DEL SUOLO Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it 6. Quali sono le criticità connesse al deposito dei sedimenti in alveo? 10. Quali sono le operazioni da effettuare, dopo avere raccolto tutte le informazioni necessarie, per la redazione di un Piano di manutenzione della Le criticità connesse al fenomeno del trasporto solido sono il deposito dei sedimenti in alveo, che causa la ridu- rete idrografica? zione della sezione di deflusso, e l’erosione del fondo e delle sponde, che ne causa l’instabilità. Perché sia possibile pianificare le operazioni di manutenzione è necessario effettuare la rappresentazione dell’asset- to attuale del territorio in relazione alle esigenze di manutenzione. Tale operazione deriva dalla sintesi delle infor- mazioni raccolte precedentemente e contiene l’analisi dei problemi di dissesto verificatisi nel tempo, l’analisi delle 7. Quali sono le attività da svolgere per la gestione dei sedimenti d’alveo? opere esistenti, la tipologia costruttiva ed il loro stato di funzionalità attuale, l’efficienza e la funzionalità nel tempo di tali opere e l’analisi delle situazioni critiche per assenza di manutenzione. Successivamente vanno individuati gli obiettivi di manutenzione del territorio in relazione alle criticità rilevate ed alle caratteristiche della zona in esa- La riduzione della sezione di deflusso determinata dall’accumulo dei sedimenti in alveo può causare l’innalzamen- me. Il Piano di manutenzione dovrebbe contenere inoltre tutte le procedure e le metodologie necessarie alla to del pelo libero e quindi creare una situazione di pericolo per le zone circostanti. Per tale motivo è necessario realizzazione degli interventi previsti, al controllo ed al monitoraggio delle opere. Infine devono essere individuate effettuare periodiche manutenzioni finalizzate alla rimozione dei sedimenti accumulati sul fondo: tali interventi le competenze ed i finanziamenti da destinare alla realizzazione degli interventi previsti. potrebbero essere effettuati ad esempio dopo eventi di piena, durante i quali si registra il maggior trasporto solido. È importante tuttavia che i sedimenti asportati non vengano totalmente rimossi dall’alveo, ma riutilizzati per in- terventi di regolarizzazione e sistemazione all’interno dello stesso corso d’acqua. L’instabilità causata dall’erosione delle sponde può essere affrontata mediante interventi atti a regolarizzare e ridurre la pendenza oppure a dissipare l’energia della corrente. Nel primo caso si provvede alla realizzazione di soglie e briglie, in grado di trattenere i corpi solidi trasportati dalla corrente; nel secondo caso si utilizzano invece opere quali rampe in massi, INDIVIDUAZIONE DI SITUAZIONI DI PERICOLOSITÀ che dissipano l’energia della corrente e comportano il vantaggio aggiuntivo di contribuire alla stabilità dell’alveo. IDRAULICA NELLA RETE IDROGRAFICA MINORE 8. Quali sono gli strumenti attraverso i quali la Pubblica Amministrazione 1. Quali sono i dati e le informazioni da raccogliere per individuare i casi di può programmare la manutenzione della rete idrografica? interferenze tra la rete idrografica minore e le aree urbane, potenzialmente in grado di creare situazioni di pericolosità idraulica e/o geologica? Lo strumento è il Piano di manutenzione della rete idrografica, che dovrebbe essere redatto sulla base di quanto previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica del 14 aprile 1993. Tale decreto individua infatti gli Per individuare la presenza di situazioni di pericolosità idraulica nell’area in esame è necessario acquisire dati ri- interventi manutentori da effettuarsi, distinguendo tra corsi d’acqua regimati e non regimati, per il ripristino ed guardanti: il mantenimento delle condizioni di sicurezza idrogeologica dell’area considerata. Esso indica inoltre la necessità • Il reticolo idrografico minore; di prevedere dei programmi di intervento, elencando nel contempo le priorità degli interventi da finanziare per • La posizione dei centri e dei nuclei urbani rispetto alla rete idrografica minore; ciascun programma. • La posizione delle vie di comunicazione rispetto alla rete idrografica minore. I dati e le informazioni sopraelencate sono reperibili presso la Regione, i Comuni interessati (facendo ad esempio rife- rimento ai Piani Urbanistici Comunali) oppure mediante il CeDoc (Centro Documentazione sui bacini idrografici), un sistema informativo istituito dalla Regione Sardegna e consultabile in internet all’indirizzo http://cedoc.infogis.it. 9. Quali sono i dati e le informazioni da raccogliere per individuare i casi di potenziale pericolosità idraulica e/o geologica del territorio dovuti a criticità della rete idrografica minore e per la redazione di un Piano di manutenzione? 2. Come va effettuata un’analisi del rischio idraulico in presenza di interferenze Per redigere un Piano di manutenzione della rete idrografica minore è necessario che vengano innanzitutto effet- tra la rete idrografica minore e le aree urbane? tuate le seguenti indagini conoscitive preliminari: • Caratterizzazione fisica dell’ambito di studio, che comporta la ricostruzione del reticolo idrografico in esame Una volta individuate le interferenze tra la rete idrografica minore ed i centri urbani è necessario valutare la peri- e la delimitazione dei relativi bacini idrografici; colosità, rappresentata dalla probabilità di superamento della portata al colmo di piena, individuare gli elementi a • Raccolta ed organizzazione dei quadri conoscitivi del sistema fisico, derivante da studi o Piani vigenti rischio, ovvero persone e cose suscettibili di essere colpiti da eventi calamitosi, ed infine valutare la vulnerabilità, interessanti il territorio in esame; ovvero la capacità di resistere alle sollecitazioni indotte dall’evento e quindi il grado di perdita degli elementi a • Esame degli archivi storici; rischio in caso del manifestarsi del fenomeno. Una volta determinate queste variabili, è quindi possibile definire il • Esame delle criticità e delle proposte di intervento derivanti da studi, progetti e dai Piani vigenti. grado di rischio idraulico. 18 19
DIFESA DEL SUOLO Per ulteriori approfondimenti visita il sito www.infosardegnasostenibile.it Il procedimento che può essere seguito per l’effettuazione di un’analisi di rischio idraulico è il seguente: 5. Quali sono gli interventi possibili per il ripristino delle condizioni di sicurezza • Effettuazione di rilievi e indagini sul campo: in questa fase vengono verificati i dati ricavati inizialmente delle zone risultate pericolose? dalla cartografia, e vengono effettuate le ricerche necessarie ad una più approfondita conoscenza della porzione di territorio in esame e della configurazione del reticolo idrografico minore; vengono inoltre individuate e catalo- gate, eventualmente mediante la compilazione di schede apposite, tutte le opere di interferenza significative quali Interventi di manutenzione: attraversamenti stradali, tombinamenti, ecc.; • La rimozione dei sedimenti accumulati ed il taglio della vegetazione sviluppatasi all’interno dell’alveo; • Verifica idraulica delle sezioni di interferenza: per ciascun bacino ed in ciascuna sezione di interferenza • Il ripristino delle opere di protezione delle sponde e degli argini. individuata vengono calcolate le portate di piena relative ad un determinato tempo di ritorno; Interventi di messa in sicurezza: • Valutazione della pericolosità idraulica ed individuazione degli elementi a rischio: una volta calcolate le • Il rifacimento del manufatto di attraversamento che è risultato essere di sezione non adeguata; portate di piena e noto il grado di insufficienza di ciascuna sezione, è possibile stimare l’estensione delle superfici • La realizzazione di un canale scolmatore in grado di deviare le portate in eccesso e di restituirle a valle della potenzialmente allagabili e perimetrare le aree a rischio di allagamento, individuando gli elementi a rischio; sezione critica; • Calcolo del rischio idraulico: a ciascuna delle aree individuate al punto precedente è possibile associare un • La realizzazione di un invaso di laminazione a monte della sezione critica che permetta di regolare le portate di livello di rischio idraulico; deflusso. • Individuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idraulico: sulla base dei risultati ottenuti è possibile individuare delle ipotesi di intervento per la messa in sicurezza idraulica delle sezioni risultate critiche. Per maggiori approfondimenti si rimanda al progetto “Interventi di sistemazione e manutenzione della rete idrografica” contenuto all’interno del manuale. 3. È sufficiente effettuare la determinazione del rischio idraulico nelle intersezioni rilevate o sono necessarie ulteriori analisi? LA DIFESA IDRAULICA NELLE TRASFORMAZIONI DEL TERRITORIO Per una corretta determinazione delle situazioni di pericolosità idrogeologica connesse alla rete idrografica minore, non è sufficiente effettuare l’analisi del rischio idraulico dove è stata rilevata la presenza di opere di interferenza significative, quali tombinamenti ed attraversamenti stradali, ma è anche necessario effettuare indagini relative allo stato di manutenzione dei corsi d’acqua della rete minore ed alle caratteristiche del territorio all’in- 1. Quali sono i dati necessari per valutare la necessità di un intervento per la terno dell’area in esame. difesa idraulica del territorio? Gli elementi sui quali effettuare le valutazioni sono la conoscenza degli allagamenti avvenuti nel territorio e la pianificazione territoriale. Le fonti da cui reperire i dati per il rilievo degli allagamenti storici avvenuti nel territo- 4. Come viene classificato il rischio idraulico? rio sono: dati raccolti dai Comuni e da altri Enti locali; dati reperibili in vari studi condotti sul territorio comunale; segnalazioni di cittadini; memoria storica di cittadini, di tecnici comunali, di tecnici dei Consorzi di bonifica e/o delle La classificazione del rischio idraulico effettuata dal DPCM 29/09/98 e ripresa dal Piano per l’Assetto Idrogeolo- (ex) Comunità Montane. È inoltre necessario individuare nei piani urbanistici (PUC, ex PDF, PRG) la previsione di gico della Regione Sardegna (PAI) è la seguente: nuove aree di espansione urbana, sia di tipo residenziale che industriale-commerciale, la cui realizzazione va accompagnata a interventi atti a garantire l’invarianza idraulica del territorio. R1 MODERATO Danni sociali, economici e al patrimonio ambientale marginali. R2 MEDIO Sono possibili danni minori agli edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale che non pregiudicano l’incolumità del personale, l’agibilità degli edifici e la funzionalità 2. Sulla base dei dati raccolti, quali sono i parametri principali cui fare riferimento delle attività economiche. nella valutazione della necessità di un intervento per la difesa idraulica del territorio? R3 ELEVATO Sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità degli stessi, la interruzione di funzionalità delle attività socio-economiche e danni rilevanti al patrimonio ambientale. Il parametro fondamentale da considerare è il tempo di ritorno dell’allagamento della zona in esame. In parti- colare se dai dati raccolti è emerso che una parte di territorio è stata soggetta ad allagamento con una frequenza R4 MOLTO ELEVATO Sono possibili la perdita di vite umane e lesioni gravi alle persone, danni gravi agli superiore a uno ogni 5 anni (quindi il tempo di ritorno è minore di 5 anni) si può dedurre che, con buona probabi- edifici, alle infrastrutture e al patrimonio ambientale, la distruzione delle attività lità, la rete di drenaggio delle acque è inadeguata. Ciò può essere causato da un sottodimensionamento della rete, socio-economiche. da una crescita del territorio urbanizzato non congruente con le caratteristiche della rete oppure dalla presenza di criticità nella rete stessa come intersezioni con la rete viaria inadeguate, interimmenti delle condotte o rotture. 20 21
Puoi anche leggere